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I CORPI SOCIALI, QUALEFUTURO?

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I CORPI SOCIALI, QUALE

FUTURO?

 13.10.2015     1 commenti

L’intervento di Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera del 28 settembre mi spinge a fare una riflessione sul tema della rappresentanza.

Non  credo  assolutamente  alla  “delenda  rappresentanza”  che,come  dice  De  Rita, vive “nell’immorale immobilismo”, i cui“protagonisti sgomitano senza un progetto”.

È  vero  che  il  mondo  del  sindacato  e  delle  associazioni  datoriali  stanno  per  giungere a un momento di svolta, non perché è la politica a imporlo ma perché è il mercato del lavoro, il mondo economico rinnovato e mutato che ci obbliga a cambiar pelle.

Lo  scenario  economico  si  è  trasformato  e  la  forza  dei  corpi  intermedi,  come  tutte  le componenti istituzionali del Paese, ha risentito di tali cambiamenti.

I partiti sono in crisi, la politica e i suoi rappresentanti lo sono ancor di più, ma ciò non vuol dire che bisogna mandare tutto al macero.

I corpi sociali erano stati “fissati” nella Costituzione in più parti, il professor Michele Ainis, grande conoscitore della Carta dei nostri padri costituenti, durante il suo intervento alla Conferenza  di  Sistema  Confcommercio  di  Chia,  ne  ha  individuati  ben  sette  punti  che legittimano il ruolo dell’associazionismo in Italia.

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Un grande passo in avanti nella definizione del nuovo ruolo sociale che le associazioni saranno chiamate a ricoprire in Italia esige una riflessione sull’ articolo 39, che in verità non ha mai trovato la sua completa applicazione se non nel suo primo comma.

Non si tratta semplicemente di riprendere in mano l’abaco per fare la conta e dimostrare la legittimazione nel rappresentare gli interessi nostri associati.

Si tratta di una delle soluzioni possibili.

È comunque necessario individuare forme e metodi istituzionaliche oggi, nella società digitale dell’economia globalizzata e della finanza globale, rispettino e diano corpo al diritto­dovere di rappresentanza.

Senza adeguate misure, ne conseguirebbe la scomparsa di ogni ponte degno di questo nome  tra  politica  ed  economia  reale  e  ne  sarebbero  gravemente  colpiti  il  lavoro autonomo e l’imprenditoria diffusa, da noi ampiamente rappresentati, che costituiscono i soggetti  sociali  che  alimentano  la  continua  generazione  di  valore  nell’intero  territorio nazionale.

Un caro saluto,

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