(senza pretesa di completezza) Misura degli angoli in radianti
In una circonferenza avente centro nell’origine degli assi e raggio arbitrario, consideriamo l’angolo orientato α.
Chiamiamo:
RP = arco sotteso dall’angolo α;
Il rapporto fra la lunghezza dell’arco orientato RP ed il raggio OR non dipende dalla particolare circonferenza, ma solo dall’ampiezza dell’angolo α. In altre parole, tale rapporto è una funzione dell’angolo α. Definiamo allora come misura in radianti dell’angolo orientato α il rapporto fra la lunghezza dell’arco orientato RP sotteso dall’angolo α e la lunghezza del raggio OR della circonferenza.
r l
rad
= α
Es.: misura dell’angolo giro in radianti.
Poiché, per l’intera circonferenza, è l = 2πr , applicando la formula troviamo che, per l’angolo giro, α
rad= 2π. Similmente, per l’angolo piatto si ottiene α
rad= π.
Per passare dai gradi ai radianti, e viceversa, possiamo dunque utilizzare questa proporzione:
180 : : α ° = π α
radQuindi:
gradi 0° 30° 45° 60° 90° 180° 270° 360°
radianti 0 π/6 π/4 π/3 π/2 π 3π/2 2π
D’ora in poi utilizzeremo sempre la misura degli angoli in radianti; di conseguenza ometteremo sempre il pedice “
rad” ed indicheremo gli angoli con una lettera greca (α, β, γ, …) o con la lettera x.
Seno, coseno, tangente di un angolo
Consideriamo un triangolo rettangolo. Indichiamo con α uno dei due angoli acuti.
Definiamo:
o = cateto opposto all’angolo a = cateto adiacente all’angolo i = ipotenusa
Consideriamo ora due triangoli rettangoli simili, di lati rispettivamente o, a, i ed o', a', i' (v. figura).
Dalla similitudine dei triangoli segue l’uguaglianza dei rapporti tra i lati corrispondenti:
' ' i o o = ; i
' ' i a a = ; i
' ' a o a o = .
È chiaro, quindi, che tali rapporti non dipendono dalle dimensioni del triangolo, ma solo dalla misura dell’angolo α. Conviene allora dare loro un nome.
a
o i
α
a a'
o o' i
i'
O
P
α R
l
r
Definiamo:
• seno di α
i
= o α
sen (cateto opposto / ipotenusa)
• coseno di α
i
= a α
cos (cateto adiacente / ipotenusa)
• tangente di α
a
= o α
tg (cateto opposto / cateto adiacente)
N.B.: Nei testi americani e sulle calcolatrici si trova “sin” al posto di “sen”, e “tan” al posto di “tg”.
Notiamo che:
α
=
=
⋅
= α =
α tg
cos sen
a o a i i o i a i o
; di conseguenza,
α
= α α cos tg sen .
Relazioni tra gli elementi di un triangolo rettangolo
i = ipotenusa
a = cateto adiacente (all’angolo α) o = cateto opposto (all’angolo α)
• i
= o α sen
• i
= a α cos
• α
= α
=
α cos
tg sen a
o , (per α ≠
2π)
o = i · sen α = i · cos β a = i · cos α = i · sen β o = a · tg α; a = o · tg β
Il seno e il coseno come funzioni dell’angolo α
Nel piano cartesiano consideriamo una circonferenza con centro nell’origine del sistema di assi coordinati, e raggio r = 1. La circonferenza di raggio unitario è detta circonferenza goniometrica;
nella circonferenza goniometrica la misura di un angolo è numericamente uguale a quella dell’ arco sul quale esso insiste.
Sulla circonferenza goniometrica prendiamo un punto P, e congiungiamo P al centro O; il segmento OP forma con l’asse orizzontale un certo angolo, che indicheremo con la lettera α.
Consideriamo il triangolo rettangolo OHP. La sua ipotenusa coincide con il raggio della circonferenza, e quindi ha lunghezza pari ad 1.
Si definisce seno dell’angolo α (e si indica con sen α) il rapporto tra la misura del segmento orientato HP e quella del raggio OP; tenendo conto che la lunghezza di OP è pari a 1, avremo dunque:
sen α = HP/OP = y
P.
Si definisce invece coseno dell’angolo α (e si indica con cos α) il rapporto tra la misura del segmento orientato OH e quella del raggio OP; dunque:
cos α = OH/OP = x
P.
Le funzioni definite tramite la circonferenza goniometrica si chiamano funzioni trigonometriche (o goniometriche).
Il seno ed il coseno visti come funzioni possono assumere sia
i α
o
a β
O
P(xP, yP)
sen α
cos α
H K
α
sen α:
+ sopra – sotto cos α:
+ a destra
– a sinistra
di sopra dell’asse x, e negativa quando P si trova al di sotto dell’asse x; analogamente, l’ascissa di P è positiva quando P si trova a destra dell’asse y, e negativa quando P si trova a sinistra dell’asse y.
Di conseguenza sarà:
sen α > 0 quando P è nel semipiano delle y positive, sen α < 0 quando P è nel semipiano delle y negative; invece, cos α > 0 quando P è nel semipiano delle x positive, cos α < 0 quando P è nel semipiano delle x negative. I segni delle funzioni seno e coseno nei vari quadranti saranno perciò quelli evidenziati qui a lato.
Per il teorema di Pitagora applicato al triangolo OHP, si ha inoltre (sen α)
2+ (cos α)
2= 1. Poiché non abbiamo fatto alcuna ipotesi circa l’angolo α, è facile convincersi che quest’equazione vale qualunque sia l’angolo α in questione. Quest’equazione è detta perciò l’identità fondamentale della goniometria e più spesso si scrive, con notazione abbreviata,
1 cos
sen
2α +
2α = ,
dove sen
2α è da intendersi come una notazione compatta per (sen α)
2, e cos
2α una notazione compatta per (cos α)
2.
La tangente come funzione dell’angolo α
Si definisce tangente dell’angolo α (e si indica con tg α) il rapporto tra la misura del segmento orientato HP e quella del segmento orientato OH:
tg α = HP/OH = sen α / cos α = y
P/x
P.
Sia R il punto di coordinate (0; 1); la tangente in R alla circonferenza incontra il prolungamento del lato OP nel punto T. Per le proprietà dei triangoli simili, il rapporto tra le lunghezze dei segmenti orientati HP ed OH è uguale a quello tra le lunghezze dei segmenti orientati RT ed OR; tenendo conto del fatto che OR è il raggio della circonferenza goniometrica, avremo dunque:
tg α = RT/OR = y
T.
Il segno di tg α nei vari quadranti si ricava dal prodotto dei segni di sen α e cos α; esso sarà pertanto positivo quando le coordinate di P hanno segno concorde (nel 1° e nel 3° quadrante), negativo quando le coordinate di P hanno segno discorde (nel 2° e nel 4° quadrante).
Funzioni goniometriche di alcuni angoli particolari
α° α
radsen α cos α tg α
0° 0 0 1 0
30° 6
π
2 1
2 3
3 3
45° 4
π
2 2
2
2 1
60° 3
π
2 3
2
1 3
O
P
sen α
cos α tg α
H K
R T
α
tg α: –
tg α: – tg α: +
tg α: +
sen α cos α
tg α
90° 2
π 1 0 –
180° π 0 –1 0
270°
2
3π –1 0 –
360° 0 0 1 0
Angoli associati (angoli che differiscono da α per un multiplo intero di π/2)
Osservando la figura e tenendo inoltre conto della periodicità delle funzioni goniometriche, è immediato stabilire le relazioni che intercorrono tra le funzioni goniometriche relative all’angolo α e quelle relative agli angoli associati, ossia:
–α π/2 ± α π ± α 2π ± α
Abbiamo dunque:
( ) − α = − sen α
sen cos ( ) − α = cos α tg ( ) − α = − tg α
α
=
π + α 2 cos
sen = − α
π + α 2 sen
cos = − α
+ π 2 ctg
tg x
α
=
π − α 2 cos
sen = α
π − α 2 sen
cos = α
π − α 2 ctg tg
( π + α ) = − sen α
sen cos ( π + α ) = − cos α tg ( π + α ) = − tg α
( π − α ) = sen α
sen cos ( π − α ) = − cos α tg ( π − α ) = − tg α
( 2 π + α ) = sen α
sen cos ( 2 π + α ) = cos α tg ( 2 π + α ) = tg α
( 2 π − α ) = − sen α
sen cos ( 2 π − α ) = cos α tg ( 2 π − α ) = − tg α
Formule di addizione e sottrazione
β α
± β α
=
= β
± α
sen cos cos
sen ) sen(
β α β
α
=
= β
± α
sen sen cos
cos ) cos(
∓ α β
β
±
= α β
±
α 1 tg tg
tg ) tg
tg( ∓
Formule di duplicazione (caso particolare di quelle di addizione, quando β = α) α
α
=
α ) 2 sen cos 2
sen( 1 2 sen 2 cos 1
sen cos
) 2 cos(
2 2
2 2
− α
= α
−
=
= α
− α
= α
α
−
= α
α
2tg 1
tg ) 2
2 tg(
Formule di bisezione cos
sen α = ± 1 − α 1 cos
cos α = ± + α α = ± 1 − cos α
tg
O
α π/2 + α
– α π + α
π/2 – α
π – α
(servono per trasformare una somma di funzioni goniometriche in un prodotto)
cos 2 sen 2
2
sen sen
β α β
±
= α
= β
± α
∓
cos 2 cos 2
2
cos cos
β
− α β +
= α
= β + α
sen 2 sen 2
2 cos cos
β
− α β +
− α
=
= β
− α
N.B.: Attenzione alla differenza tra i segni ± e ∓ . Formule per la risoluzione dei triangoli
Le seguenti formule sono valide per triangoli qualsiasi, anche non rettangoli.
Indichiamo i vertici del triangolo con le lettere A, B, C, i corrispondenti angoli con α, β, γ, ed i lati opposti con a, b, c.
Teorema dei seni
= γ
= β
α sen sen
sen
c b
a
Teorema del coseno o di Carnot
a
2= b
2+ c
2– 2bc cos α;
b
2= a
2+ c
2– 2ac cos β;
c
2= a
2+ b
2– 2ab cos γ Area di un triangolo
β
= α
= γ
= sen
2 sen 1 2 sen 1 2
1 ab bc ac
S
Teoremi di frequente impiego
Teorema di Pitagora: a
2= b
2+ c
2(ovvero il quadrato costruito sull’ipotenusa è la somma dei quadrati costruiti sui cateti) Primo teorema di Euclide: b
2= b
1· a, c
2= c
1· a
(ovvero il quadrato costruito su un cateto è equivalente al rettangolo che ha per lati l’ipotenusa e la proiezione del cateto sull’ipotenusa; o ancora, un cateto è medio proporzionale tra l’ipotenusa e la sua proiezione sull’ipotenusa)
Secondo teorema di Euclide: h
2= b
1· c
1(ovvero il quadrato costruito sull’altezza relativa all’ipotenusa è uguale al rettangolo che ha per lati le proiezioni dei cateti sull’ipotenusa; o ancora, l’altezza relativa all’ipotenusa è media proporzionale tra le due proiezioni dei cateti sull’ipotenusa)
h
a
c b
c1 b1
A
B C H
Grafico della funzione y = sen x
La funzione y = sen x ha come dominio l’insieme dei numeri reali (D
sen x= R) e come insieme immagine l’intervallo chiuso I = [–1; +1].
• È una funzione periodica, di periodo 2π.
Definizione. Una funzione y = f(x) è detta periodica se esiste un numero positivo T, detto periodo, tale che, per ogni x, risulta f(x + T) = f(x). [Si assume come periodo il più piccolo tra i numeri che godono di questa proprietà.]
Il periodo della funzione y = sen x è T = 2π. Infatti, sen x = sen (x + k·2π), dove k è un numero intero qualsiasi.
• È una funzione limitata.
Definizione. Una funzione y = f(x) è detta limitata se esiste un numero positivo M, tale che, per ogni x nel dominio, risulta –M ≤ f(x) ≤ M.
In questo caso, –1 ≤ sen x ≤ 1.
Osservando il grafico della funzione y = sen x, possiamo inoltre dire che essa è una funzione continua. La definizione esatta di funzione continua sarà data più avanti durante il corso; per il momento diciamo solo che il grafico di una funzione continua è costituito da un’unica linea, senza interruzioni.
Grafico della funzione y = cos x
La funzione y = cos x, come la precedente, ha come dominio l’asse reale (D
cos x= R) e come insieme immagine l’intervallo chiuso I = [–1; +1].
-1 -0.5 0 0.5 1
-2pi -3pi/2 -pi -pi/2 0 pi/2 pi 3pi/2 2pi
-0.5 0 0.5 1
-2pi -3pi/2 -pi -pi/2 0 pi/2 pi 3pi/2 2pi
• periodica, di periodo 2π
• limitata
• continua
Grafico della funzione y = tg x
La funzione y = tg x ha come dominio l’insieme dei numeri reali, esclusi i punti per i quali cos x = 0 (quindi, D
tg x= {x ∈ R | x ≠ π/2 + kπ}) e come insieme immagine l’intero insieme R.
La funzione y = tg x è una funzione:
• periodica, di periodo π
• non limitata
• non continua
La funzione tangente è periodica di periodo π, poiché, in tutti i punti x in cui essa è definita, risulta tg x = tg(x + kπ).
Abbiamo detto che la funzione tangente non è definita per x = π/2 + kπ. Ci interessa vedere che cosa succede quando x si avvicina ad uno di questi valori, ad esempio a π/2. Il comportamento è differente, a seconda che x tenda a π/2 da sinistra (x → π/2
–) o da destra (x → π/2
+).
Si intuisce facilmente che:
• tg x prende valori positivi e grandi a piacere in valore assoluto, quanto più x prende valori vicini a π/2 ma inferiori a tale numero (cioè, quando x tende a π/2 “da sinistra”)
• tg x prende valori negativi e grandi a piacere in valore assoluto, quanto più x prende valori vicini a π/2 ma superiori a tale numero (cioè, quando x tende a π/2 “da destra”)
Utilizzando il formalismo matematico, questo si scrive:
+∞
−
=
→π
x
x
tg lim
2
−∞
+
=
→π
x
x
tg lim
2
“Il limite di tg x, per x che tende a π/2 da sinistra, è +∞.”
“Il limite di tg x, per x che tende a π/2 da destra, è –∞.”
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-2pi -3pi/2 -pi -pi/2 0 pi/2 pi 3pi/2 2pi