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Academic year: 2021

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04-10-2020

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INTERVISTA ALLA SEGRETARIA DELLA CISL

«Basta teatrini, il governo ci ascolti»

Furlan: vedo troppa confusione su manovra e

f

ondi Ue, pronti alla mobilitazione

NICOLA PINI

arebbe un grave erro-re se il governo pen-w casse di predispone la legge di bilancio senza un con-fronto serio con le parti sociali sulle misure da mettere in cam-po sulla crescita, sul fisco, sulla difesa dei posti di lavoro, sulle in-frastrutture, sulle risorse neces-sarie per rinnovare i contratti pubblici. Dopo le manifestazio-ni umanifestazio-nitarie che abbiamo fatto a luglio e a settembre aspettava-mo la convocazione dal presi-dente Conte. Noi rinnoviamo questa richiesta al premier. Non resteremo fermi. Se non avremo risposte proporremo a Cgil e Uil di continuare la mobilitazione». Annamaria Furlan, segretaria ge-nerale della Cisl, avvisa il gover-no e rilancia la necessità e l'ur-genza di un patto sociale per af-frontare la crisi: «Occorre una ca-bina di regia a Palazzo Chigi per definire gli obiettivi da raggiun-gere e i settori dove convogliare le risorse del Recovet y fund. Non possiamo disperdere i soldi in u-na miriade di interventi, senza u-na linea chiara e condivisa tra go-verno e parti sociali. Vedo trop-pa confusione, tante iniziative scoordinate dei singoli ministri. Non è così che si creano le con-dizioni per quel grande patto che serve oggi al Paese per risollevarsi dal Covid.

Quali priorità per il Recovery fund?

Penso che dovremmo seguire o-gni tanto l'esempio di altri Paesi. La Francia ha già il suo piano pre-ciso ed accanto alle priorità ha individuato quante risorse inve-stire e attraverso quali progetti. Al presidente del Consiglio Con-te diciamo che tutte le risorse de-vono assolutamente essere spe-se per crescita e lavoro. A partire dallo sblocco delle infrastruttu-re materiali ed immateriali, do-ve abbiamo 100 miliardi blocca-ti da anni. E al contrario di quel-lo che è stato fatto nell'ultimo

ventennio, occorrono tanti inve-stimenti in ricerca, innovazione, digitalizzazione e formazione, di questo il Paese ha bisogno. Ai fondi del Recovery devono esse-re sommati i 37 miliardi del Mes per rafforzare la sanità pubblica. Basta con queste ambiguità, con le bandierine dei partiti e i tea-trini della politica.

Come giudica quanto detto dal presidente di Confindustria Bo-nomi. L'Italia è un Sussidistan? Guardi, se per "sussidistan" ci si riferisce agli ammortizzatori so-ciali da estendere a tutti i lavora-tori, al sostegno da dare alle fa-miglie bisognose di assistenza, o alle imprese che investono, so-prattutto nel Sud, in innovazio-ne, ricerca e formazioinnovazio-ne, noi pensiamo che l'Italia debba fare molto di più. Anche il Reddito di cittadinanza è stato uno stru-mento importante nella lotta contro la povertà che sarebbe un errore cancellare. Ma il lavoro dei giovani si crea favorendo gli in-vestimenti produttivi, con le po-litiche attive, con un rapporto si-nergico tra scuola, imprese, ter-ritori. Anche qui siamo molto in ritardo.

Sui contratti a che punto siamo? Gli industriali dicono che non c'è spazio per aumenti salariali: cosa rispondete?

I contratti vanno rinnovati. Lo abbiamo detto con chiarezza al presidente Bonomi. Ha fatto be-ne Confindustria a sbloccare il contratto della sanità privata. Faccia lo stesso con tutti gli altri contratti aperti, lasciando le so-luzioni sui giusti aumenti sala-riali alla contrattazione con le no-stre categorie. Non abbiamo bi-sogno di conflitti o di mostrare i muscoli in questo momento. So-lo con la contrattazione e la par-tecipazione dei lavoratori ren-diamo più competitive le nostre imprese, alziamo la qualità dei prodotti e del lavoro. E mi lasci sottolineare una cosa: mi dispia-ce che Fca non abbia mantenu-to la promessa di far indicare ai lavoratori italiani un membro nel

Cda di Stellantis. E stata una de-cisione miope, un pregiudizio sulla democrazia economica, un'occasione perduta per il no-stro capitalismo.

Blocco dei licenziamenti e cas-sa integrazione di emergenza per tutti non potranno durare all'infinito. Che succederà? Va assolutamente evitata l'e-morragia di posti lavoro. Guai a noi se allo sblocco dei licenzia-menti non partissero gli investi-menti pubblici e gli interventi per la crescita. Non lo reggeremmo in termini sociali. Lo diciamo al go-verno: dobbiamo avere prospet-tive di ripresa sicure ma anche prepararci a coprire quei lavora-tori che potrebbero perdere il po-sto di lavoro.

Quota 100 non sarà prorogata. Si può evitare lo scalone di 5 an-ni per le pensioni senza manda-re all'aria i conti pubblici? Abbiamo bisogno di un sistema pensionistico flessibile che ten-ga conto della diversa gravosità dei mestieri, dei periodi di ma-ternità, delle carriere disconti-nue delle donne e dei giovani. Bisogna evitare lo scalone ma finora abbiamo letto tante ipo-tesi sui giornali. Aspettiamo u-na proposta chiara del governo che tenga conto di questi a-spetti, nel quadro delle compa-tibilità finanziarie.

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«Serve una cabina dì

regia con le parti

sociali, crescita e

lavoro le priorità.

Fca ha tradito

le promesse sul

rappresentante dei

lavoratori nel Cda»

Cristiani e autonomi, partito al via

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