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A cura di: Giampaola BelliniPer chiarimenti sul contenutodella pubblicazione rivolgersi a:ISTAT, Dipartimento per i Censimenti e gli archivi amministrativi e statisticiServizio Censimenti Economici

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(1)

6° Censimento Generale dell’Agricoltura

UTILIZZO DELLA RISORSA

IDRICA A FINI IRRIGUI

(2)
(3)

6° Censimento Generale dell’Agricoltura

UTILIZZO DELLA RISORSA

IDRICA A FINI IRRIGUI

(4)

A cura di: Giampaola Bellini

Per chiarimenti sul contenuto

della pubblicazione rivolgersi a:

ISTAT, Dipartimento per i Censimenti e gli archivi amministrativi e statistici

Servizio Censimenti Economici

6° Censimento Generale dell’Agricoltura

UTILIZZO DELLA RISORSA IDRICA A FINI IRRIGUI IN AGRICOLTURA

© 2014

Istituto nazionale di statistica

Via Cesare Balbo, 16 - Roma

ISBN: 978-88-458-1805-9

Salvo diversa indicazione la riproduzione è libera,

a condizione che venga citata la fonte.

Immagini, loghi (compreso il logo dell’Istat),

marchi registrati e altri contenuti di proprietà di terzi

appartengono ai rispettivi proprietari e

(5)

Indice

Introduzione

.

...

7

Capitoli

Capitolo 1. Politiche e domanda informativa sull’utilizzo dell’acqua ...

9

Capitolo 2. L’irrigazione nel 6° Censimento generale dell’agricoltura ...

15

Capitolo 3. L’irrigazione in Italia ...

19

3.1 Un quadro d’insieme ...

19

3.2 L’irrigazione attraverso i Censimenti dell’agricoltura dal 1982 al 2010 ...

23

3.3 Il ricorso all’irrigazione e le caratteristiche strutturali dellle aziende agricole ....

28

3.4 Le fonti di approvvigionamento ...

33

3.5 I sistemi di irrigazione ...

37

3.6 Colture irrigate ...

44

3.6.1 Focus su colture protette e orti familiari ...

48

Capitolo 4. Un approccio territoriale a rilevanza ambientale: i distretti di bacino

idrografico

...

51

4.1 I distretti nel dettaglio ...

51

4.2 Metodologia per l’assegnazione delle aree di aziende agricole irrigue

ai distretti idrografici ...

53

4.3 Descrizione dei principali indicatori ...

54

Conclusioni ...

59

Riferimenti bibliografici ...

61

Tavole statistiche

Avvertenze ... .

65

Indice delle tavole ...

67

Sezione I Indicatori sull’irrigazione ...

73

Sezione II Aziende irrigue, superfici irrigate, volumi irrigui (Capitoli 1, 2 e 3) ...

79

(6)

Appendici

APPENDICE I

Il calcolo dei consumi irrigui delle aziende agricole

con il modello MARSALa ...

281

1. Descrizione del modello MARSALa ...

281

1.1 Stima del consumo irriguo per la coltivazione del Riso ...

284

1.2 Stima del consumo irriguo per le colture protette ...

285

2. Dati di input ...

287

2.1 Dati agro-meteorologici ...

287

2.2 Dati pedologici ...

287

2.3 Dati sulle caratteristiche colturali ...

288

3. Alcune Considerazioni ...

290

Riferimenti bibliografici ...

293

APPENDICE II

Water use for irrigation purpose by agriculture

holdings as bases for the production of statistical

data at River Basin District level ...

297

1. Introduction ...

298

2. Agriculture holdings and water use for irrigation ...

299

2.1 2010 agriculture census and data available

on irrigation phenomenon ...

299

2.2 Estimation of irrigation water volumes by MARSALa model ...

300

3. River Basin Districts and data geocoding ...

303

3.1 The River Basin Districts ...

303

3.2 Cartography implemented per census purposes

and the integration of different geographical data sets ...

305

3.3 Geocoding agricultural holdings ...

306

4. Methodology for the calculationof water volume

used per district ...

308

4.1 Assigning enumeration areas to districts ...

308

4.2 Assigning agricultural units to River Basin Districts ...

310

5. Results ...

311

6. Conclusions ...

314

References

...

315

(7)

INTRODUZIONE

1

Il crescente interesse per lo stato dell’ambiente e la necessità della tutela

del-le risorse naturali hanno modificato gli orientamenti deldel-le politiche di settore che

hanno integrato, negli ultimi decenni, gli obiettivi economici con quelli di tipo

am-bientale. E’ un processo che, nel caso del settore agricolo, ha avuto origine agli

inizi degli anni novanta e che ancora oggi si arricchisce di nuovi elementi.

La statistica ha il ruolo di cogliere tali cambiamenti e definire il modo per misurare

in maniera efficace ed efficiente i fenomeni considerati rilevanti, al fine di fornire

le informazioni utili al decisore pubblico, così come più in generale all’opinione

pubblica.

Nel caso dell’uso delle risorse irrigue in agricoltura, l’Istat ha adottato - in

occasio-ne del 6° Censimento geoccasio-nerale dell’agricoltura - una strategia per raccogliere

in-formazioni di dettaglio utili al calcolo di indicatori relativi alla modalità di gestione

dell’acqua irrigua e all’elaborazione di stime sulle quantità d’acqua utilizzate, così

come richiesto anche dal Regolamento (Ce) n. 1166/2008 del Parlamento europeo

e del Consiglio del 19 novembre 2008, relativo alle indagini sulla struttura delle

aziende agricole e all’indagine sui metodi di produzione agricola e che abroga il

Regolamento (Cee) n. 571/88 del Consiglio.

Tale strategia ha previsto, tra l’altro, l’integrazione del questionario d’indagine, in

collaborazione con l’Inea, in modo da rilevare dati sui parametri previsti nel

mo-dello MARSALa

2

. Inoltre, l’attività di elaborazione vera e propria dei dati censuari

è stata condotta da Inea, sotto la supervisione di un Gruppo di lavoro

opportuna-mente costituito nell’ambito della gestione di un contratto stipulato tra i due Enti

3

.

Tale esperienza ha costituito il primo esempio in Italia di definizione e applicazione

di un modello per il calcolo dei consumi irrigui in modo estensivo sull’intero

uni-verso delle aziende agricole. Tale dato si è affiancato alle tradizionali statistiche

prodotte e relative alle superfici irrigate, alle colture irrigue, ai sistemi di irrigazione

e alla fonte di approvvigionamento cui si ricorre.

Il presente volume intende mettere insieme i frutti di questa esperienza,

presentan-do e valorizzanpresentan-do sotto vari punti di vista le informazioni raccolte.

In particolare, il Capitolo 1 –

Politiche e domanda informativa sull’utilizzo

dell’ac-qua raccoglie i principali aspetti del fenomeno che sono target delle politiche,

in-sieme alla domanda informativa che da esse scaturisce. Il Capitolo 2 –

L’irrigazio-ne L’irrigazio-nel 6° Censimento geL’irrigazio-nerale dell’agricoltura descrive i contenuti della sezioL’irrigazio-ne

sull’irrigazione del questionario del 6° Censimento dell’agricoltura. Il Capitolo 3

L’irrigazione in Italia presenta i risultati dell’ultimo Censimento, attraverso una

sintesi resa mediante calcolo di indicatori, e un’analisi dei diversi elementi che

1 Si ringrazia Massimo Greco per la revisione dei contenuti della presente pubblicazione.

2 Lupia, F., (2010). MARSALa (Modelling Approach for irrigation wateR eStimation at fArm Level) - Project Report.

Eurostat Grant Programme 2008, Grant Agreement No. 40701.2008.001-2008.140.

(8)

8

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

condizionano la modalità di gestione dell’acqua e le quantità utilizzate, a livello

nazionale e regionale. In tale contesto vengono altresì forniti elementi di confronto

tra la gestione irrigua adottata dalle aziende nel complesso e da quelle che

appli-cano il metodo di produzione biologica. Completa il quadro l’analisi in serie storica

dei dati relativi agli ultimi quattro Censimenti dell’agricoltura. Nel Capitolo 4 –

Un

approccio territoriale a rilevanza ambientale: i distretti di bacino idrografico si

prendono in considerazione i distretti di bacino, quale livello territoriale di interesse

ad alta rilevanza ambientale in tema di utilizzo della risorsa irrigua.

Le appendici completano il quadro informativo. In particolare, l’Appendice I

con-tiene un’articolata nota metodologica relativa al modello utilizzato per la stima dei

consumi, messo a punto dall’Inea; l’Appendice II contiene il lavoro originale relativo

all’irrigazione per distretto di bacino idrografico presentato all’International

Con-ference on Agricultural Statistics (ICAS), tenutasi il 25 ottobre 2013 a Rio de Janeiro

(Brasile). L’Appendice III contiene il questionario di azienda agricola utilizzato per la

raccolta delle informazioni nel corso del 6° Censimento generale dell’agricoltura.

Infine, la sezione Tavole statistiche contiene tutte le tavole

4

sull’irrigazione cui si fa

riferimento in questa pubblicazione.

(9)

CAPITOLO 1

Politiche e domanda informativa sull’utilizzo dell’acqua

in agricoltura

5

I nuovi orientamenti delle politiche europee in materia di uso delle risorse

prendo-no atto di una situazione prendo-notevolmente compromessa per cui il 60 per cento dei

principali ecosistemi del pianeta risulterebbe già degradato o sfruttato in modo

non sostenibile

6

. E’ per questo che la Comunicazione

7

della Commissione “Tabella

di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse” al Parlamento

eu-ropeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle

regioni mette in guardia rispetto alla possibilità, concreta, sul fatto che entro il

2050 – in assenza di radicali modifiche strutturali al nostro sistema di

produzio-ne e consumo - avremo bisogno complessivamente dell’equivalente delle risorse

di oltre due pianeti. Tale Comunicazione si inserisce nella più ampia azione

de-finita Europa 2020

8

e presenta aspetti di dettaglio rispetto alla Comunicazione

9

“Un’Europa efficiente nell’uso delle risorse”. Va nella stessa direzione

l’affermazio-ne del World Council for Sustainable Development, il quale ritiel’affermazio-ne che se vogliamo

evitare tale prospettiva occorrerà moltiplicare l’efficienza delle risorse entro il 2050

da 4 a 10 volte rispetto all’attuale assetto.

Per fare ciò occorre trasformare l’economia nel rispetto degli ecosistemi naturali,

sui quali si basa la nostra esistenza. Per quanto riguarda le risorse idriche, queste

sono vitali oltre che per il mantenimento in vita degli esseri viventi e per la salute

umana anche per diversi settori produttivi tra cui l’agricoltura. A livello europeo si

stima che venga sprecata dal 20 al 40 per cento della risorsa prelevata, tanto che

l’efficienza potrebbe aumentare del 40 per cento grazie ai soli miglioramenti

tec-nologici (EU water saving potential, 2007).

Gli obiettivi della Comunicazione COM(2011) 571 def. summenzionata sono di

ren-dere pienamente attuati i piani di gestione dei bacini idrografici (di cui alla Direttiva

quadro sulle acque

10

) e - per quanto riguarda l’agricoltura - l’obiettivo è quello di

ricorrere a colture adattate alle mutate condizioni climatiche (maggiore resistenza

alla siccità), all’aumento della ritenzione idrica dei suoli agricoli e all’adozione di

sistemi di irrigazione più efficienti.

5 Il capitolo è stato curato da Giampaola Bellini.

6 Fonte: COM(2011) 571 definitivo.

7 COM(2011) 571 definitivo.

8 COM (2010) 2020: Europe 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

9 COM(2011) 21.

(10)

10

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

Inoltre, l’estrazione di acqua non dovrebbe superare il 20 per cento delle risorse

idriche rinnovabili disponibili. Gli Stati membri dovrebbero pertanto, entro il 2020,

stabilire obiettivi in materia di efficienza idrica a livello di singolo bacino

idrografi-co, sulla base di una metodologia comune nell’Ue.

Altro elemento che emerge è rappresentato dai modelli alimentari che hanno

portato a diffusi usi di proteine animali, la cui produzione comporta un utilizzo

enorme di acqua di buona qualità. La stessa OMS è in procinto di redigere una

co-municazione sull’alimentazione sostenibile, al fine di ridurre gli sprechi idrici nella

catena alimentare e valutare come ridurre l’impatto ambientale della produzione

alimentare e dei consumi (vedi comunicazione COM(2011) 500 per “Un bilancio per

la strategia 2020”).

Un altro passo verso lo sviluppo di un’economia sostenibile è stato fatto attraverso

l’approvazione del 7° PAA – Programma generale di azione dell’Unione in materia

di ambiente “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”, che sarà in vigore fino

al 2020 e che pone tra gli obiettivi primari la necessità della tutela delle risorse.

Tramite questo programma di azione, l’Ue si è prefissata di intensificare i propri

sforzi tesi a proteggere il nostro capitale naturale, stimolare una crescita e

un’in-novazione a basse emissioni di carbonio, che siano efficienti nell’uso delle risorse,

nonché salvaguardare la salute e il benessere della popolazione, nel rispetto dei

limiti naturali della Terra.

In particolare nell’ambito dell’Obiettivo prioritario 1 ”Proteggere, conservare e

mi-gliorare il capitale naturale dell’Unione”, il PAA si prefigge di ridurre

considerevol-mente entro il 2020 l’impatto delle pressioni sulle acque di transizione, costiere e

dolci (comprese le acque di superficie e le acque sotterranee) così da

raggiunger-ne, preservarne o migliorarne il buono stato, come definito nella Direttiva quadro

sulle acque.

A tale fine è necessario dare piena attuazione al Piano per la salvaguardia delle

risorse idriche europee

11

, tenendo in debito conto le situazioni specifiche degli Stati

membri e garantendo che gli obiettivi relativi alla qualità dell’acqua siano

adegua-tamente supportati da misure strategiche applicabili alla fonte.

Nell’ambito dell’Obiettivo prioritario 2 “Trasformare l’Unione in un’economia a

basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e

com-petitività” viene richiamato il tema della necessità di raggiungere una maggiore

efficienza nell’uso delle risorse idriche. Sebbene siccità e carenze idriche siano

fenomeni in continua espansione in Europa, la manutenzione della rete di

distri-buzione e l’adozione di tecnologie più efficienti consentirebbe risparmi

considere-voli, riducendo perdite e inefficienze. Dai modelli disponibili emerge un potenziale

di miglioramento considerevole in termini di efficienza idrica nell’Unione. Inoltre,

si prevede che l’aumento della domanda e gli impatti dei cambiamenti climatici

aggraveranno significativamente la pressione cui sono esposte le risorse idriche

europee.

(11)

In tale contesto viene richiamato inoltre il tema del ricorso a meccanismi di

mer-cato, quali una tariffazione delle acque che rispecchi l’effettivo valore dell’acqua,

come anche altri strumenti educativi e di sensibilizzazione. Tra i principali settori

di consumo, vengono ancora una volta annoverati la produzione di energia e

l’a-gricoltura, i quali dovrebbero essere incoraggiati a dare la priorità a un uso più

efficiente dell’acqua.

Infine, nell’ambito dell’Obiettivo prioritario 5 “Migliorare le basi di conoscenza e le

basi scientifiche della politica ambientale dell’Unione”, è stato ribadita

l’importan-za della implementazione del Sistema europeo di informazione sull’acqua (WISE

– accessibile alla pagina http://water.europa.eu/).

Tale nuova impostazione delle politiche, volta ad assicurare un uso sostenibile

delle risorse, è stata di ispirazione anche per la stesura della Regolamento (Ue) n.

1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 sul

soste-gno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale

(Feasr) e che abroga il Regolamento (Ce) n. 1698/2005 del Consiglio, che definisce

gli obiettivi e finanzia fino al 2020 le azioni e le misure di sviluppo rurale adottate

in agricoltura.

L’obiettivo primario di tale Regolamento è garantire lo sviluppo sostenibile delle

zone rurali, nell’ottica di una maggiore redditività e competitività dell’attività

agri-cola. Tale sviluppo può essere raggiunto mediante la promozione di tecnologie

in-novative, l’organizzazione della filiera agroalimentare, compresa la

trasformazio-ne e la commercializzaziotrasformazio-ne dei prodotti agricoli, la salvaguardia, il ripristino e la

valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alle foreste, la

promozio-ne dell’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni

di carbonio nel settore agroalimentare e forestale, nonché l’inclusione sociale, la

riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

In tale contesto, gli investimenti per l’utilizzo dell’acqua vengono considerati e

trat-tati in maniera puntuale

12

. Il sostegno pertanto a iniziative in materia di irrigazione

è vincolato al rispetto di quanto previsto dalla Direttiva quadro sulle acque, ossia è

erogato in presenza di un piano di gestione del bacino idrografico e di misuratori

dell’acqua prelevata (se già esistenti o se installati in occasione del nuovo

investi-mento). Gli investimenti pianificati devono, inoltre, raggiungere un miglioramento

nell’efficienza di utilizzo della risorsa e, nel caso di prelievo da un bacino già sotto

stress idrico, dovranno condurre a una riduzione nell’utilizzo della quantità

d’ac-qua complessivamente utilizzata.

L’articolo 30 “Indennità Natura 2000 e indennità connesse alla Direttiva quadro

sull’acqua” del citato Regolamento (Ue) n. 1305/2013, inoltre, prevede la

formu-lazione di un indennizzo per quegli agricoltori che svolgano attività agricola nelle

zone agricole incluse nei piani di gestione dei bacini idrografici ai sensi della

Di-rettiva quadro sulle acque e interessate dall’applicazione della stessa, nel caso

in cui si richiedano cambiamenti rilevanti riguardo al tipo di utilizzo del suolo e/o

(12)

12

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

limitazioni rilevanti della pratica agricola, con conseguenti perdite significative di

reddito.

Tale indennizzo non è compatibile con i pagamenti per l’adozione di pratiche

be-nefiche per il clima e per l’ambiente e/o di pratiche equivalenti previsti dall’art 43

dello stesso Regolamento (Allegato IX).

Ai fini del monitoraggio della Politica agricola comunitaria (PAC) stessa, inoltre,

come descritto nell’Allegato I del Regolamento (Ue) 1306/2013 del Parlamento

eu-ropeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 sul finanziamento, sulla gestione e

sul monitoraggio della Politica agricola comune e che abroga i regolamenti del

Consiglio (Cee) n. 352/78, (Ce) n. 165/94, (Ce) n. 2799/98, (Ce) n. 814/2000, (Ce) n.

1290/2005 e (Ce) n. 485/2008, ai fini della protezione delle risorse idriche si

richie-dono informazioni sui sistemi di irrigazione sostenibili e a basso volume adottati

e sulle modalità per ottimizzare i sistemi pluviali, per promuovere l’uso efficiente

dell’acqua, nonché informazioni sulla riduzione dell’uso dell’acqua in agricoltura,

compresa la scelta delle colture, sul miglioramento dell’humus del terreno al fine

di aumentare la ritenzione idrica e sulla riduzione della necessità di irrigare.

La convergenza della normativa per il sostegno all’attività agricola nell’ottica di uno

sviluppo rurale sostenibile sugli obiettivi definiti dalla Direttiva quadro sulle acque

semplifica e armonizza gli interventi in materia di protezione e uso sostenibile

del-la risorsa idrica, tenuto conto del fatto che l’attività agricodel-la rappresenta uno dei

settori economici che maggiormente la utilizzano.

La Direttiva quadro sulle acque definisce il quadro giuridico a livello europeo per

proteggere le acque pulite ed eventualmente ripristinarne la qualità, nonché per

garantirne un utilizzo sostenibile sul lungo termine. In particolare, essa si riferisce

alla protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle

acque costiere e sotterranee. Gli Stati membri sono pertanto tenuti a proteggere,

migliorare e ripristinare tutti i corpi idrici superficiali con l’obiettivo di raggiungere

il buono stato delle acque.

La Direttiva introduce un criterio innovativo per la gestione delle acque basato sui

bacini idrografici, ossia le unità geografiche e idrologiche naturali, e fissa

scaden-ze specifiche entro cui gli Stati membri sono tenuti a raggiungere obiettivi

ambien-tali ambiziosi per gli ecosistemi acquatici. Per raggiungere ambien-tali obiettivi, gli Stati

membri sono tenuti a istituire programmi di monitoraggio dello stato delle acque

all’interno di ciascun bacino. In questo senso, la quantità e la dinamica dei flussi

d’acqua rappresentano gli elementi fondanti più importanti da monitorare.

Visti gli obiettivi e la rilevanza di alcuni fattori, che determinano l’uso della risorsa

idrica, la verifica del raggiungimento degli obiettivi stessi è realizzata mediante

calcolo di indicatori.

Su tali aspetti è intervenuta già dal 2006, dopo processo di consultazione e

defi-nizione statistica, la Comunicazione

13

della Commissione al Consiglio e al

Parla-mento europeo “Elaborazione di indicatori agroambientali per controllare

(13)

grazione della dimensione ambientale nella Politica agricola comune” adottata

dalla Ce, che individua e definisce 28 indicatori agroambientali e le relative fonti di

dati potenzialmente utilizzabili, con particolare riferimento alle pratiche di gestione

agricola e all’uso di input agricoli.

In tale contesto rivestono un ruolo importante indicatori relativi alle modalità in cui

l’irrigazione si realizza (considerate “drivers” del fenomeno di pressione “prelievo

di acqua per uso irriguo”) e più precipuamente all’uso di acqua. In particolare,

quindi, meritano attenzione le informazioni relative alle superfici irrigabili, a quelle

irrigate e la loro incidenza percentuale sulla superficie agricola, alla superficie

delle colture irrigate e ai sistemi di irrigazione adottati, che tanto si differenziano

tra loro in termini di efficienza nell’uso di acqua. In termini di uso occorre, inoltre,

monitorare le quantità prelevate nel tempo in termini complessivi.

A queste informazioni, considerate inizialmente prioritarie, si sono

successiva-mente affiancate altre esigenze informative, derivate soprattutto dall’affermarsi di

un’attenzione particolare sull’efficienza di utilizzo, che, in termini informativi, può

essere sintetizzata con l’indicatore relativo all’utilizzo di acqua per ettaro.

A tale proposito a livello internazionale, l’OECD

14

elabora indicatori relativi al

prelie-vo di acqua da parte del settore agricolo (in termini assoluti e percentuali sul totale

dei prelievi), alla superficie irrigata, nonché la quantità d’acqua utilizzata per ettaro.

L’analisi dei trend mostra che in alcuni casi le quantità assolute diminuiscono così

come gli impieghi per ettaro, questo in relazione essenzialmente agli investimenti

in tecnologie a maggiore efficienza di utilizzo, visto che i trend relativi alla

superfi-cie irrigata non presentano notevoli variazioni.

Tuttavia occorre mantenere alta l’attenzione, visto che le previsioni sono di

aumen-to degli utilizzi soprattutaumen-to nei paesi considerati in staaumen-to di stress idrico, tra cui è

compresa l’Italia, le cui coltivazioni tendono - in relazione alle mutate condizioni

climatiche - ad avere via via maggiore fabbisogno di acqua.

Infine l’Agenzia europea per l’ambiente calcola il WEI water exploitation index

os-sia il tasso di estrazione di acqua annuale come percentuale delle risorse idriche

disponibili nel lungo periodo, che si riferisce alle estrazioni nel complesso.

Que-sto indicatore rappresenta un buon metodo per verificare in maniera sintetica la

pressione esistente sulla risorsa idrica. A livello di settore permane l’attenzione su

quello agricolo, che assume rilevanza tale da meritare di essere monitorato.

(14)
(15)

CAPITOLO 2

L’irrigazione nel 6° Censimento generale dell’agricoltura

15

Data l’enorme e crescente attenzione sviluppata sul fenomeno irriguo, anche la

statistica ufficiale ha dovuto definire strategie statistiche per la rilevazione e la

misurazione di diversi aspetti dell’irrigazione. A livello europeo i Regolamenti

re-lativi alla rilevazione della struttura dell’azienda agricola hanno definito nel tempo

sia gli aspetti da rilevare a livello censuario - ogni decennio -, che campionario

– nell’intervallo intercensuario. L’Istat ha tuttavia mostrato una certa sensibilità sul

tema tenendo conto della necessità di andare oltre il mandato normativo, vista la

peculiarità e la rilevanza che il fenomeno riveste a livello nazionale.

Il Regolamento (Ce) n. 1166/2008 relativo alle indagini sulla struttura delle aziende

agricole e all’indagine sui metodi di produzione agricola ha definito i contenuti

del questionario da somministrare alle aziende agricole in occasione dell’ultima

tornata censuaria, richiedendo, oltre alle informazioni sulla superficie irrigabile e

irrigata, a livello censuario, anche altre informazioni di dettaglio – seppure a livello

campionario - e relative alle colture irrigue, ai sistemi di irrigazione adottati, alla

tipologia di fonte di approvvigionamento. Infine - per la prima volta – ha richiesto

la produzione di statistiche sui volumi d’acqua utilizzati a fini irrigui a livello

azien-dale, sempre a livello campionario. Nel nostro Paese tale dato è stato stimato

me-diante l’adozione del modello MARSALa messo a punto dall’Inea (cfr. l’Appendice I

per approfondimenti metodologici).

L’Italia, nella realizzazione del 6° Censimento generale dell’agricoltura, è andata

oltre il mandato dell’Unione europea: in primis, tutte le informazioni sono state

richieste a livello censuario, inoltre, sono state realizzate modifiche a modalità di

quesiti esistenti e ne sono stati inseriti ex novo altri, al fine di misurare alcuni

pa-rametri che hanno alimentato il modello MARSALa. Questo ha reso possibile il

rila-scio di dati a un maggiore dettaglio territoriale e tematico.

In particolare, le modifiche apportate rispetto alla richiesta comunitaria si

riferi-scono, per quanto riguarda le colture irrigate, alla rilevazione distinta delle

su-perfici per mais verde, foraggere temporanee e permanenti, che da Regolamento

costituirebbero un’unica voce; mentre l’arboricoltura da legno, non prevista dal

Regolamento, è rimasta in lista per garantire la confrontabilità in serie storica dei

dati Istat. Sono stati inoltre rilevati, in riferimento al sistema di irrigazione, quello

adottato per singola coltura (richiesto dal Regolamento in riferimento all’azienda

agricola nel suo complesso), un maggiore dettaglio per il sistema di irrigazione

superficiale (distinguendolo in “scorrimento superficiale e infiltrazione laterale” e in

(16)

16

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

“sommersione”); nonché la modalità di consegna in caso di distribuzione collettiva

dell’acqua (se a turno o a domanda) e il ricorso a servizi di consulenza irrigua. E’

da rilevare che il Regolamento considera irrigati per default, e in quanto tali non

rilevati esplicitamente nel box relativo all’irrigazione, sia le colture protette (ortaggi,

meloni e fragole sotto vetro o altra copertura protettiva accessibile; fiori e piante

ornamentali -esclusi i vivai - sotto vetro o altra copertura protettiva accessibile) sia

gli orti familiari.

Nell’allegato questionario è possibile visionare il contenuto del box 22 – Irrigazione

che contiene i quesiti utili alla rilevazione del fenomeno (cfr. Appendice III).

Le variabili relative all’irrigazione descritte hanno alimentato il modello

denomi-nato MARSALa per la stima dei volumi di acqua utilizzati per l’irrigazione durante

l’annata agraria 2009‐2010. Tale stima è disponibile per ogni azienda agricola

censita che utilizza acqua a scopo d’irrigazione, come richiesto dal Regolamento

1166/2008 e per singola coltura irrigata (dettaglio non richiesto dal Regolamento),

comprese quelle irrigate per default già menzionate e l’arboricoltura da legno.

La diffusione di dette informazioni ha seguito quella delle altre variabili, che sono

state pertanto rilasciate sia in forma aggregata, mediante data warehouse, sia a

livello di microdato.

E’ da notare che i dati rilevati sono stati pre-trattati per essere utilizzati nel modello,

per due motivi differenti:

A) le categorie delle colture irrigue rilevate possono in realtà essere

un’aggrega-zione di un numero di colture specifiche, pertanto tali categorie devono essere

disaggregate nelle singole componenti combinando le informazioni sulle

col-ture irrigate con quelle presenti nella sezione sull’utilizzo dei terreni dichiarate

dalla medesima azienda agricola. Sono state quindi definite regole diverse a

seconda delle colture interessate. Il primo caso si ha quando una categoria

irrigua è suddivisa in diverse colture in altra sezione del questionario, come

nel caso di “altri seminativi irrigui” e di “altre colture permanenti”. Nelle colture

permanenti una priorità viene data alla superficie dei nuovi impianti non

an-cora in produzione su quella già produttiva, la restante è attribuita alle altre

coltivazioni possibili secondo l’incidenza relativa sul totale. Il secondo caso si

verifica quando anche la categoria colturale dichiarata nella sezione relativa

all’utilizzazione del terreno è ancora una macro-categoria, come nel caso delle

ortive. Sono stati considerati a tale proposito i risultati dell’indagine Istat

an-nuale su superfici e produzione delle colture, mediante i quali sono stati

deter-minati i pesi di ogni coltivazione sul totale a ortive della provincia. La superficie

irrigata a ortive viene quindi disaggregata nelle voci componenti sulla base di

tale peso;

(17)

Le superfici delle colture irrigate per comune e i relativi volumi irrigui

rappresenta-no degli intermedi di lavorazione, che seppur rappresenta-non diffusi dall’Istituto, sorappresenta-no

dispo-nibili per studi e approfondimenti. La dispodispo-nibilità di tali dati è stata fondamentale

per le elaborazioni rilasciate a livello di distretto idrografico.

In realtà, il modello è costituito da tre componenti che si riferiscono ai principali

aspetti del consumo di acqua: il fabbisogno idrico delle colture (Modello A),

l’ef-ficienza dei sistemi di irrigazione (modello B) e la strategia di irrigazione del

con-duttore (modello C). Ogni modello è stato sviluppato tenendo in considerazione: le

metodologie disponibili al momento di realizzazione del prodotto, la disponibilità

e la qualità dei dati di base (andamento climatico, caratteristiche pedologiche e

caratteristiche delle colture) a livello nazionale e le conoscenze degli esperti. Per

un maggiore dettaglio sui singoli modelli utilizzati si rimanda al report sul progetto

MARSALa.

L’utilizzo dei modelli B e C presenta delle caratteristiche innovative rispetto agli

ap-procci classici della modellistica per la stima del fabbisogno delle colture (Modello

A), in quanto quest’ultima può essere corretta tenendo conto dell’efficienza del

sistema di irrigazione e della gestione nel suo complesso, sulla base di alcune

va-riabili rilevate. In questo modo la stima dovrebbe approssimare in modo migliore i

quantitativi utilizzati della risorsa idrica per una determinata coltura.

(18)
(19)

CAPITOLO 3

L’irrigazione in Italia

16

3.1 Un quadro d’insieme

L’Italia è tra i paesi europei che maggiormente fanno ricorso all’irrigazione. E’

se-conda in termini di superficie irrigata (escludendo colture protette e orti familiari)

solo alla Spagna con più di 2,4 milioni di ettari (la Spagna ne irriga circa 3 milioni)

e quarta in termini di incidenza della superficie irrigata sulla SAU con circa il 19

per cento, dopo Malta, Cipro e la Grecia, tra le quali merita menzione - in termini

di rilevanza - la Grecia la quale si assesta su valori simili a quelli italiani irrigando

circa un 20 per cento della SAU

17

.

Nel dettaglio, in Italia, nell’annata agraria 2009-2010, il volume di acqua irrigua

utilizzata dall’agricoltura è pari a 11.618 milioni di metri cubi. Il fenomeno interessa

nel complesso 708.449 aziende che irrigano 2.489.914,70 ettari.

Alcuni principali indicatori

18

sono qui presentati per delineare una sintesi del

ri-corso all’irrigazione nell’agricoltura nazionale ed evidenziare se tale pratica viene

realizzata con maggiore o minore intensità, concentrazione e attenzione per

l’am-biente e in relazione a quali tipologie di aziende. In particolare sono stati

calcola-ti

19

la percentuale di superficie irrigata su quella irrigabile, la percentuale di SAU

irrigata sulla SAU totale, e i volumi di acqua per ettaro utilizzati nell’annata agraria

2009-2010.

Nel complesso la propensione all’utilizzo delle potenzialità irrigue (superficie

irri-gata in percentuale sulla irrigabile) e la propensione all’irrigazione (SAU irriirri-gata

sulla SAU) sono rispettivamente del 65,6 e 19,3 per cento; mentre i volumi d’acqua

utilizzati per ettaro di superficie irrigata sono pari a 4.666,1 metri cubi (Tavola 1).

In riferimento alla forma giuridica e di conduzione, la maggiore diffusione

dell’ir-rigazione sulla superficie irrigabile e agricola utilizzata si evidenzia con la Società

semplice e la conduzione con salariati (73,1 e 38,6 per cento nel primo caso e 63,7

e 24,3 nel secondo). Nel confronto per forma di conduzione, quella con salariati è

anche quella che realizza la maggiore intensità di utilizzo dei volumi irrigui (5.061

metri cubi per ettaro di superficie irrigata), mentre la forma giuridica che si

aggiu-dica il primato in tal senso è l’“altra società di persone” con 6.342 metri cubi per

ettaro. L’azienda individuale, che è anche quella più diffusa con il 92,9 per cento

16 Il capitolo è stato curato da: Giampaola Bellini §§ 3.1, 3.3, 3.4, 3.6.1; Maria A. Liguori § 3.2 e Silvia Vanino §§ 3.5, 3.6.

17 Fonte: Eurostat.

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/product_details/dataset?p_product_code=EF_POIRRIG

18 Si vedano a tale proposito le relative Tavole statistiche, alla Sezione I.

(20)

20

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

delle aziende irrigue con tale caratteristica

20

, presenta basso ricorso all’irrigazione

(solo il 17,3 per cento della SAU è irrigata). Tutte le forme societarie, invece,

mostra-no un maggiore investimento nell’agricoltura irrigua (percentuali di SAU irrigata

maggiori del 20 per cento), fatta eccezione per la società cooperativa che invece

ha un valore pari a 18,3 per cento. Infine, le Amministrazioni o Enti pubblici e gli Enti

o Comuni che gestiscono proprietà collettive presentano i valori più bassi di ricorso

all’irrigazione, in relazione anche alla caratteristica di queste aziende che è quella

di gestire prevalentemente prati e pascoli permanenti (Tavola 1).

In riferimento alle caratteristiche del capoazienda si evidenzia, in particolare per

quanto riguarda il genere, che le donne hanno una minore intensità di utilizzo

del-la risorsa idrica rispetto ai colleghi uomini con 4.338 metri cubi utilizzati per ettaro,

a loro corrisponde però una minore propensione all’adozione dell’irrigazione con

il 13,2 per cento della SAU da loro gestita interessata da tale pratica. Per i

capo-azienda maschi i valori si attestano su 4.720 metri cubi di acqua per ettaro - per

quanto riguarda l’uso della risorsa - e su 20,9 per cento - per quanto riguarda la

percentuale di SAU irrigata (Tavola 2).

In riferimento all’età, si nota che non ci sono grandi differenze di comportamento

in termini di intensità di utilizzo (volumi di acqua per ettaro) tra le varie classi di età

e i due estremi del range si registrano nelle classi di età maggiori con un massimo

per le aziende gestite da capoazienda con 60-74 anni e pari a 4.780,31 metri cubi

per ettaro e un minimo pari a 4.463,28 per quelle gestite da capoazienda con più

di 74 anni, queste ultime inoltre si caratterizzano per avere la minore propensione

all’irrigazione con una percentuale della SAU interessata dall’irrigazione pari a

14,5. La SAU irrigata raggiunge la massima incidenza sulla SAU nelle fasce d’età

intermedie, cioè dai 30 ai 59 anni con valori tra il 20 e il 21 per cento (Tavola 2).

Il titolo di studio in indirizzo agrario prelude a una maggiore propensione alla

pratica dell’irrigazione, i valori più elevati e che vanno dal 23,8 al 33,6 per cento di

SAU irrigata si registrano, infatti, per aziende gestite da capoazienda con una

for-mazione specifica e che nel complesso gestiscono il 17,6 per cento della superficie

irrigata. Tra queste tipologie, si registrano il valore più alto di metri cubi utilizzati

per ettaro pari a 5.813 nel caso di laurea o diploma universitario e uno dei più

bas-si, 3.638 metri cubi per ettaro, per i capoazienda con diploma che non permette

accesso universitario. Più frequentemente la superficie è irrigata in aziende gestite

da capoazienda con il solo titolo di scuola media inferiore, in una misura del 33,3

per cento di quella complessivamente irrigata (Tavola 2).

E’ interessante il trend di tali fenomeni mostrato dalle aziende in relazione alle

dimensioni, in valore assoluto, della superficie irrigata: all’aumentare della

super-ficie irrigata aumentano i volumi irrigui unitari utilizzati, con valori che vanno dai

circa 3.000 metri cubi per le aziende con meno di un ettaro irrigato a più di 7.000

per quelle con 100 ettari e più irrigati; al contempo la propensione all’irrigazione

diminuisce da 34,5 per cento della SAU irrigata all’11,6. Ciò evidenzia da una parte

(21)

che le aziende più piccole utilizzano con maggiore parsimonia l’acqua a

disposi-zione e che le grandi - visto le considerevoli risorse economiche necessarie alla

realizzazione dell’irrigazione e in relazione ai diversi orientamenti produttivi che

queste possono realizzare - attrezzano per tale pratica quote della SAU via via

minori (Tavola 3).

Passando alla tipologia di fonte d’acqua cui le aziende ricorrono

21

, quella

sotterra-nea viene utilizzata con maggiore oculatezza visto che mediamente si raggiungono

bassi valori di intensità di utilizzo con circa 3.500 metri cubi per ettaro irrigato,

men-tre per quelle superficiali tali valori sono nettamente superiori con 4.300 metri cubi

circa utilizzati nel caso di fonti interne all’azienda e circa 5.000 per quelle esterne.

Nel caso della consegna mediante acquedotto si registra una dicotomia di

com-portamento: nel caso della consegna a turno la quantità d’acqua distribuita per

ettaro è di circa 4.500 metri cubi, mentre per quella a domanda è di circa 6.000. In

entrambi i casi la lettura del fenomeno fa emergere che ad una maggiore

disponi-bilità di acqua corrisponde un uso meno oculato. Meriterebbe un approfondimento

il caso delle aziende con consegna a turno nelle quali la propensione all’irrigazione

raggiunge valori superiori al 60 per cento (percentuale di SAU irrigata) (Tavola 3).

I valori dei metri cubi utilizzati per ettaro e sistema di irrigazione

22

adottato

mostra-no un trend che ci riporta direttamente ai tassi di efficienza di utilizzo dell’acqua dei

medesimi, crescenti all’aumentare dell’inefficienza: si passa infatti dai circa 3.000

metri cubi per ettaro irrigato nel caso della microirrigazione ai 3.500

dell’asper-sione, ai 5.500 dello scorrimento superficiale e infiltrazione laterale ai 15.000 della

sommersione (Tavola 3).

Il ricorso ai servizi di consulenza – seppur ancora poco diffuso (interessa solo lo 0,7

per cento delle aziende) sembra contenere l’intensità di utilizzo dell’acqua irrigua,

infatti, si passa dai 4.700 metri cubi per ettaro irrigato delle aziende che non vi

ricorrono ai 4.200 di chi vi ricorre (Tavola 3).

A livello territoriale, il Nord-ovest rappresenta il sistema agricolo maggiormente

idrovoro con circa 6.800 metri cubi di acqua distribuiti per ettaro e il maggiore

tasso di investimento irriguo sul terreno (il 46,3 della SAU risulta irrigata), in questo

territorio è la Lombardia a presentare i massimi valori con circa 8.000 metri cubi

distribuiti per ettaro e il 59 per cento della SAU irrigata. I valori minimi si registrano

nel Nord-est con 2.500 metri cubi per ettaro, a questo si associa un ricorso

all’irri-gazione sul 25 per cento della SAU. Centro e Sud registrano valori intorno a 3.500

metri cubi per ettaro, mentre nelle Isole intorno a 5.000. Il Centro e le Isole, infine,

presentano la minore diffusione della pratica irrigua, che interessa meno del 10

per cento della SAU (Tavola 4).

In termini di zona altimetrica, i territori di pianura concentrano la maggior parte

della superficie irrigata nazionale, in una misura pari al 71,8 per cento, nonché

21 La fonte utilizzata non è stata rilevata - così come da Regolamento - per quelle aziende che irrigano solo le colture

protette e/o gli orti familiari.

(22)

22

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

la maggiore propensione alla pratica irrigua e intensità di utilizzo dell’acqua: qui

infatti il 41,8 per cento della SAU è irrigata e i volumi unitari per ettaro arrivano a

5.245 metri cubi. Anche lo sfruttamento della potenzialità irrigua è massima, infatti

il 66,9 per cento della superficie irrigabile risulta irrigata. I territori di collina e

mon-tagna - nell’ordine – mostrano propensioni all’irrigazione inferiori, in particolare in

collina – dove si colloca il 22,1 per cento della superficie irrigata - solo il 9,5 per

cento della SAU risulta irrigato e vengono utilizzati 3.573,9 metri cubi di acqua per

ettaro, mentre in montagna – dove sono allocate le rimanenti superfici irrigue - la

percentuale di SAU irrigata arriva al 5,4 per cento e sono utilizzati solo 1.813,6 metri

cubi per ettaro (Tavola 4).

Occorre tenere presente che tali informazioni si riferiscono a tutte le aziende

irri-gue e a tutte le superfici irrigate. Tuttavia è da rilevare che le aziende che irrigano

solo colture protette

23

e/o orti familiari pesano sul complesso delle aziende irrigue

per ben il 43,7 per cento, mentre le superfici di colture protette e orti familiari nel

complesso (ossia da queste coltivate così come dalle altre aziende irrigue)

rappre-sentano il 2,9 per cento del totale irrigato e richiedono il 4,7 per cento dei volumi

irrigui complessivamente utilizzati. Viste le peculiarità del settore (numerose

azien-de che irrigano piccole superfici

24

), nel prosieguo, le descrizioni degli andamenti si

riferiscono al complesso delle aziende e alle colture irrigue scorporate dei valori di

quelle sopra indicate.

Rimanendo sull’analisi a livello territoriale

25

, si evidenziano interessanti andamenti

dei valori relativi ai volumi d’acqua utilizzati, alle aziende irrigue e alle relative

su-perfici irrigate. Il prelievo di acqua per l’irrigazione costituisce la principale forma di

pressione sulla risorsa e per tale motivo vengono qui analizzati per primi i volumi

irrigui utilizzati, seguono gli andamenti delle aziende e delle superfici che

determi-nano tale pressione.

In particolare si registra che il consumo di acqua a fini irrigui

26

si concentra al Nord:

il 59,1 per cento dei volumi irrigui è utilizzato nel Nord-ovest e il 13,9 per cento nel

Nord-est. Seguono il Sud con il 13,5 per cento, le Isole con l’8,9 e il Centro con il 4,5.

Le regioni che utilizzano i maggiori quantitativi di acqua sono quindi la Lombardia

col 42,3 per cento, il Piemonte con il 16,6, l’Emilia-Romagna con il 6,8 per cento,

la Sicilia con il 6,2 per cento, la Puglia col 5,9 per cento e il Veneto con il 5,5 per

cento. Tutte le rimanenti regioni utilizzano meno del 5 per cento dei volumi irrigui

nazionali (Tavola 3.21). Anche nel caso delle aziende biologiche

27

si registra una

concentrazione degli usi irrigui nelle regioni del Nord-ovest (44,6 per cento),

tutta-via si ribalta l’ordine delle ripartizioni geografiche che seguono nella graduatoria,

infatti le regioni del Sud e delle Isole risultano utilizzare rispettivamente il 26,1 e il

23 Le colture protette comprendono: ortive e fiori e piante ornamentali protette, nonché le coltivazioni legnose agrarie in

serra.

24 Si veda a tale proposito il focus riportato nel paragrafo 3.6.1.

(23)

16,3 per cento del totale nazionale. Nello specifico, le regioni con i maggiori usi

ir-rigui sono la Lombardia che consuma il 31,6 per cento del totale nazionale, seguita

dalla Sicilia col 14,6 per cento, dal Piemonte con il 12,8 per cento, dalla Puglia col

9,4 per cento e dalla Calabria con il 9,4 per cento (Tavola 3.29).

In termini di aziende

28

, l’attività irrigua si concentra invece al Sud dove sono attive

il 36 per cento delle aziende irrigue nazionali e nel Nord-est con il 23,3.

seguo-no Nord-ovest (16,4), Isole (16,1) e Centro (8,3). Nel confronto con le composizioni

percentuali delle aziende nel complesso, si evince che il Nord-est e il Nord-ovest

sono i territori in cui c’è un maggiore ricorso all’irrigazione, infatti la quota delle

aziende qui presenti è inferiore a quella raggiunta dalle aziende irrigue di circa 7

punti percentuali. L’andamento delle superfici segue invece l’andamento dei

volu-mi utilizzati: nel Nord-ovest e nel Nord-est, infatti, si irrigano rispettivamente il 40

e il 25,8 per cento del totale irrigato a livello nazionale, segue il Sud con il 19,5. A

livello regionale, la Puglia e la Sicilia concentrano il maggior numero di aziende

(16 e 12,5 per cento del totale nazionale rispettivamente), mentre per le superfici si

distingue ancora la Lombardia (24 per cento del totale irrigato nazionale), seguita

dal Piemonte (15,1 per cento). Nel comparto biologico

29

gli andamenti geografici si

ribaltano - rispetto al complesso delle aziende - per quanto riguarda le superfici,

al Sud infatti troviamo il 40 per cento delle superfici totali irrigate da aziende

biolo-giche, cui si aggiunge un altro 17,5 per cento delle Isole (Tavola 3.01).

3.2 L’irrigazione attraverso i Censimenti dell’agricoltura dal 1982

al 2010

30

Dal Censimento dell’agricoltura del 1982 a quello del 2010

31

si assiste a una

ridu-zione delle aziende che irrigano di quasi il 15 per cento, la riduridu-zione è però meno

che proporzionale rispetto al calo delle aziende agricole in generale, infatti, è da

considerare che nei quasi trenta anni che sono intercorsi tra i Censimenti, il

nume-ro di aziende agricole, a prescindere dall’irrigazione, si è quasi dimezzato. Il trend

delle aziende che irrigano non è però lineare: si registra dapprima un incremento

nel primo decennio (1982-1990), poi un consistente decremento in quello

successi-vo e infine un leggero decremento avvenuto nel decennio scorso. Non si può

iden-tificare, invece, un vero e proprio trend per la superficie irrigata, che comunque dal

1982 diminuisce solo di un punto percentuale, a fronte di una riduzione di SAU,

re-lativa a tutte le aziende, comprese quelle non irrigue, di quasi 20 punti percentuali.

28 I dati qui descritti si riferiscono a 398.979 aziende agricole irrigue che irrigano 2.418.920,7 ettari.

29 I dati qui descritti si riferiscono a 14.500 aziende agricole biologiche irrigue che irrigano 159.329,31 ettari.

30 I dati descritti sono contenuti nelle Tavole statistiche, alla Sezione II.

(24)

24

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

Classe di SAU

La diminuzione complessiva delle aziende irrigue assume invece andamenti

oppo-sti in riferimento alla dimensione aziendale. Nell’ultimo decennio tale diminuzione

si concentra nella classe di SAU inferiore all’ettaro: qui i valori subiscono un calo

del 33 per cento rispetto al 2000, quando erano circa il 37,5 delle aziende con

irrigazione; nel 2010 rappresentano, invece, poco più di un quarto delle aziende

irrigue. La riduzione delle aziende irrigue con SAU inferiore all’ettaro risulta essere

nettamente più contenuta rispetto alle aziende totali con le medesime dimensioni,

il cui numero diminuisce del 50 per cento rispetto al 2000. Al contrario, le aziende

che irrigano, con una SAU maggiore di un ettaro, sono in aumento e l’incremento

maggiore si registra nelle aziende dai 50 ai 100 ettari di superficie agricola

uti-lizzata; esse, infatti, rispetto al 2000 aumentano del 37 per cento (a fronte di un

aumento delle aziende totali con SAU tra i 50 e i 100 ettari più moderato, pari al 22

per cento) e la loro incidenza percentuale passa dall’1,4 al 2 per cento.

Osservando gli andamenti negli ultimi quattro Censimenti, si evidenzia un

fenome-no di concentrazione della pratica irrigua: le aziende con superficie di SAU fifenome-no a 10

ettari infatti diminuiscono, mentre la superficie irrigata aumenta in quelle di 20

et-tari e più, la cui numerosità stessa aumenta. In particolare la classe delle aziende

con 100 ettari e più di SAU aumenta del 23,3 per cento in termini di aziende e del

40 per cento circa in termini di superficie irrigata. È interessante inoltre

sottolinea-re che si riscontra un’accelerazione dei processi di concentrazione del fenomeno

irrigazione, tra il 1990 e il 2000 e in modo più accentuato negli ultimi 10 anni: se

nel decennio 1990 – 2000 infatti aumenta la superficie irrigata solo nelle aziende

con 50 ettari e più e di pochi punti percentuali, nell’ultimo decennio l’incremento è

consistente in quelle con 30 ettari e più di SAU e assume valori tra il 10 e il 30 per

cento, mentre la numerosità aumenta di 30 - 40 punti percentuali circa.

Nel complesso, nel 2010, il 5,8 per cento delle aziende (quelle con 30 ettari di SAU

e più) irrigano più del 50 per cento della superficie irrigata. Inoltre, si evince che

un’altra quota consistente di superficie irrigata, pari quasi al 15 per cento del

tota-le, si trova nelle aziende con una dimensione compresa tra i 10 e i 20 ettari di SAU

(Tavola 1.1).

Forma di conduzione

(25)

subisce un lieve decremento, per chiudere con un aumento complessivo (rispetto

al 1982) di poco più di due punti percentuali. Nello scenario collettivo, relativo cioè

alle aziende che irrigano ma anche alle aziende che non praticano l’irrigazione,

la SAU di quelle con la conduzione diretta del coltivatore subisce un decremento

quasi lineare nel corso dei quattro Censimenti, di 13,5 punti percentuali. Le aziende

irrigue con conduzione diretta del coltivatore, invece, si riducono, rispetto al 1982,

di più di 10 punti percentuali anche se nel 1990 si assiste ad un picco massimo; la

riduzione raggiunge quasi il 50 per cento se si considerano anche le aziende che

non irrigano (Tavola 1.3).

Titolo di possesso dei terreni

Poco più del 68 per cento delle aziende irrigue ha la proprietà totale dei terreni

utilizzati, si tratta in particolare di circa 483 mila aziende che irrigano quasi 905

mila ettari di superficie. Tale incidenza percentuale sale al 73,3 per cento se si

con-siderano anche le aziende che non irrigano. L’incidenza percentuale delle aziende

che praticano l’irrigazione ed hanno la totalità dei terreni in proprietà ha subito

una riduzione significativa nello scorso ventennio, in quanto risultava essere più

dell’82 per cento nel 1990; per compensazione, tra i due decenni aumenta la quota

percentuale delle aziende che si avvalgono di tutti gli altri titoli di possesso dei

ter-reni, le aziende infatti affiancano alla proprietà dei terreni anche l’affitto o, in alcuni

casi, l’uso gratuito dei medesimi. Lo scenario si conferma analizzando la totalità

delle aziende, comprendendo quindi anche quelle che non praticano irrigazione.

La superficie irrigata in aziende irrigue con terreni esclusivamente in proprietà,

invece, più o meno si dimezza, passando da 1,4 milioni di ettari nel 1982 a quasi

905 mila ettari nel 2010. La superficie irrigata delle aziende che hanno i terreni

esclusivamente in affitto, è in leggero aumento; mentre la superficie irrigata dalle

aziende che si avvalgono sia della proprietà sia dell’affitto dei terreni da loro gestiti

è in costante aumento dal 1982 ad oggi. Considerando anche le aziende che non

irrigano, la riduzione della SAU nelle aziende con la proprietà totale dei terreni è

ancora più accentuata e si riduce anche la SAU nelle aziende, che irrigano e non,

con terreni in parte in proprietà e in parte in affitto mentre aumenta in modo più

significativo, rispetto al sottoinsieme di aziende che irrigano, la SAU nelle aziende

con i terreni solo in affitto (Tavola 1.4).

Coltivazioni irrigate

(26)

cor-26

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

so degli scorsi quattro Censimenti, tutte le incidenze percentuali, anche se in

misu-ra diversa, si sono ridotte a beneficio delle altre coltivazioni irrigate. Tale scenario si

conferma nell’analisi complessiva, quella cioè che considera anche le aziende non

irrigue. Tra le aziende che praticano irrigazione, in termini di incidenza sulla

super-ficie irrigata complessiva, al primo posto si collocano i terreni coltivati a mais da

granella (20,8 per cento), seguiti dalle foraggere avvicendate (15,1 per cento) e

dal-le ortive (10,5 per cento); escluse dal-le ‘altre coltivazioni’ (34,1 per cento), nessuna altra

superficie supera il 10 per cento della superficie irrigata; nell’analisi delle aziende

totali invece, solo la superficie delle foraggere avvicendate supera il 10 per cento.

Generalmente, si assiste in questi 30 anni a una riduzione consistente delle

azien-de irrigue e a una esigua riduzione azien-della superficie irrigata, mentre le variazioni

delle superfici delle singole colture sono sensibili. In particolare, le foraggere

av-vicendate si riducono sia in termini di aziende (-71,2 per cento) che di superficie

(-42,1 per cento); tale riduzione si verifica anche se si considerano le aziende che

non praticano l’irrigazione, ma con percentuali più ridotte, soprattutto per quel che

riguarda la superficie. Si riduce anche la superficie irrigata degli agrumi del 33 per

cento e del mais da granella di poco più del 7 per cento, inoltre cali di tali superfici

si registrano anche nelle aziende che non praticano l’irrigazione. Tutte le altre

col-ture irrigate subiscono un incremento, tra queste spiccano i fruttiferi irrigui che

au-mentano in termini di superficie di quasi il 35 per cento. Tale aumento è da

eviden-ziare anche perché ha un trend inverso rispetto a ciò che accade nella totalità delle

aziende, tra queste, infatti, la superficie dei frutteti si riduce in modo significativo.

Si riduce in modo rilevante, inoltre, in questo universo, anche la superficie a vite.

E’ interessante analizzare l’andamento nei quattro Censimenti delle colture

irriga-te che occupano i primi posti in irriga-termini di quoirriga-te, ossia mais da granella e ortive.

Queste colture erbacee sembrano essere oggetto di incrementi e decrementi in

alternanza (prendendo come anno base il 1982) e in opposizione. Mentre infatti la

superficie a mais da granella irrigata decrementa nel 1990 e nel 2010 ed aumenta

nel 2000, l’inverso avviene per la superficie a ortive irrigate. Nel complesso risulta

abbastanza eclatante la metamorfosi che subisce l’irrigazione del mais, tra il 1982

e il 2010, infatti, a fronte di una diminuzione della superficie irrigata di poco più del

7 per cento, il numero di aziende interessate si è ridotto quasi del 70 per cento,

passando da 200 mila a 68 mila unità; pertanto la superficie irrigata a mais per

azienda è passata da 2,8 ettari nel 1982 a 7,6 ettari nell’ultimo Censimento.

(27)

Dati regionali

La regione con la superficie irrigata più estesa è la Lombardia, in tale territorio si

irrigano, infatti, quasi 600 mila ettari di superficie, corrispondenti al 23,6 per

cen-to della superficie irrigata nazionale. A seguire le regioni del Piemonte,

dell’Emi-lia-Romagna, del Veneto e della Puglia detengono rispettivamente il 14,8, il 10,4, il

9,9 e il 9,8 per cento della superficie irrigata nazionale.

È interessante sottolineare che la regione Lombardia detiene solo il 7,7 della SAU

nazionale, collocandosi al sesto posto per quota di SAU nazionale, dopo la Sicilia

(che ne detiene l’10,8 per cento), la Puglia (10 per cento), la Sardegna (9 per cento),

L’Emilia-Romagna (8,3 per cento) e il Piemonte (7,9 per cento).

A dimostrazione del fatto che nel Nord sono presenti le aziende agricole con le

maggiori dimensioni irrigue, la graduatoria in termini di quota di aziende che

pra-ticano irrigazione sul totale nazionale cambia e, infatti, la più alta incidenza

per-centuale, in termini di aziende, si trova in Puglia (12,2 per cento), seguono la Sicilia

con il 10 per cento delle aziende e il Veneto e la Campania con poco più del 9 per

cento delle aziende italiane che praticano l’irrigazione. Se si classificano le regioni

in base al numero di aziende agricole presenti si confermano le prime due

posizio-ni, la Puglia, infatti, detiene il 16,8 per cento delle aziende italiane e la Sicilia il 13,6

per cento, seguono però la Calabria con l’8,5 per cento delle aziende, la

Campa-nia (8,4 per cento) e il Veneto (7,4 per cento).

Tali incidenze percentuali rimangono pressoché invariate nel corso dei decenni,

tranne per la Puglia, che, nel 1982, detiene il 6,3 per cento della superficie irrigata

e il 7,2 per cento del numero di aziende irrigue nazionali e nel 2010 registra un

aumento di quota della superficie di 3,5 punti percentuali e delle aziende di 5

punti percentuali. Riduzioni significative si presentano, invece, in Liguria, che vede

diminuire la quota delle proprie aziende con irrigazione sul complesso nazionale

di 3,5 punti percentuali, in Sicilia e in Campania, con riduzioni rispettivamente di

3,4 e di 3,1 punti percentuali.

Continuando ad analizzare i cambiamenti intercorsi tra i Censimenti, salta

all’oc-chio la situazione del Molise che passa da quasi 3.800 aziende irrigue nel 1982

a più di 11.600 aziende nel 2010, con una superficie irrigata che aumenta più

del 76 per cento. È da evidenziare anche che, nei quasi 30 anni intercensuari,

le aziende agricole molisane si riducono di più del 40 per cento, passando da

quasi 45 mila a poco più di 26 mila e la SAU subisce una riduzione di quasi il 23

per cento.

(28)

28

Utilizzo della risorsa idrica a fini irrigui in agricoltura

dei quattro Censimenti, un aumento del 66 per cento delle aziende e una riduzione

della superficie del 52,2 per cento.

Infine, aumentano quasi del 50 per cento le aziende con irrigazione a Bolzano; si

riducono, invece, in Liguria e in Valle d’Aosta del 67 e del 58 per cento

rispettiva-mente (Tavola 1.7).

3.3 Il ricorso all’irrigazione e le caratteristiche strutturali delle

azien-de agricole

32

I dati

33

- relativi ad aziende nel complesso e aziende che adottano il metodo di

produzione biologico – vengono presentati in relazione agli andamenti per le

di-verse variabili di classificazione considerate – singolarmente o combinate, come

indicato nel prosieguo.

Forma giuridica

In Italia il 62,9 per cento del volume di acqua utilizzata per l’irrigazione sulla

super-ficie agricola aziendale viene impiegata da aziende individuali, mentre il 32,3 per

cento da società di persone ed il 4,6 per cento da società di capitali e/o società

cooperative (Tavola 2.27). A livello di ripartizione gli andamenti si diversificano: nelle

regioni del Nord-ovest e Nord-est i volumi utilizzati dalle aziende individuali

raggiun-gono quote inferiori (54,3 per cento e 60,9 per cento) di quelli nazionali a vantaggio

di quelli consumati dalle società di persone che raggiungono valori pari a 42,1 per

cento e 32,7 per cento. Casi degni di nota risultano essere quello del Trentino-Alto

Adige, dove le aziende individuali utilizzano il 92,8 per cento dell’acqua, quello della

Lombardia, dove le aziende individuali e le società di persone consumano all’incirca

la stessa quantità di acqua (49,1 per cento e 46,5 per cento) e quelli della Toscana e

dell’Umbria, dove le società di capitali e/o società cooperative utilizzano più del 10

per cento dell’acqua complessiva rispetto a una media nazionale del 4,6 per cento

(Tavola 3.21).

In termini di aziende irrigue nel complesso, nel 92,9 per cento dei casi si tratta di

aziende individuali e nel 6 per cento di società di persone, nello 0,9 per cento di

società di capitali e/o società cooperative, che irrigano rispettivamente il 67,6, il

24,4 e il 4,7 per cento della superficie complessivamente irrigata (Tavola 2.2).

In ambito biologico, i valori dei volumi irrigui utilizzati sono simili al comparto nel

complesso nel caso delle aziende individuali (63,8 per cento dell’acqua utilizzata a

livello nazionale), mentre quelli delle aziende gestite da società di persone (il 27,1

per cento) perdono qualche punto percentuale a favore delle società di capitali e/o

società cooperative (8,8 per cento) (Tavola 2.40). A livello regionale le uniche

parti-colarità che si discostano dalla media nazionale riguardano il Friuli-Venezia Giulia

e il Molise, in cui i maggiori volumi di acqua, rispettivamente 42,5 per cento e 51,3

32 I dati descritti sono contenuti nelle Tavole statistiche, alla Sezione II.

(29)

per cento, vengono utilizzati dalle aziende biologiche gestite da società di capitali

e/o società cooperative (Tavola 3.30).

In ambito biologico, l’ordinamento decrescente della distribuzione delle aziende

per forma giuridica risulta essere lo stesso del settore nel complesso, con la

diffe-renza che la superficie irrigua gestita dalle società di capitali e/o società

coopera-tive raggiunge il 10,9 per cento, a fronte di un 68,8 gestito da aziende individuali e

di un 19,6 per cento gestito da società di persone (Tavola 2.15).

Forma di conduzione

L’83,9 per cento dell’acqua viene utilizzata da aziende a conduzione diretta del

coltivatore, il 15,5 da quelle condotte con salariati e lo 0,6 dall’altra forma di

con-duzione. Anche se in media la disponibilità di terreni in proprietà o in affitto,

sin-golarmente o nelle due modalità combinate, è mediamente uguale nelle diverse

forme di conduzione (nel complesso circa il 90 per cento di acqua è utilizzata da

questo tipo di aziende), prevale su tutte la modalità di possesso dei terreni sia in

proprietà sia in affitto (per una quota parte del 44,4 per cento) (Tavola 2.29). A

livel-lo livel-locale, alcune regioni hanno quote percentuali nettamente distanti dalla media

nazionale riguardo all’acqua utilizzata nelle aziende con i diversi tipi di

conduzio-ne: in Umbria l’acqua utilizzata nelle aziende a conduzione diretta è del 69,4 per

cento, mentre quella usata nelle aziende a conduzione con salariati è del 29,1 per

cento, valori simili si hanno nelle regioni Toscana (77,54 e 21,9), Sicilia (77,4 e 22,3)

e Calabria (79,4 e 20,4). Si collocano agli antipodi nella distribuzione, la provincia

autonoma di Trento, con 96,9 e 3 per cento rispettivamente, la Valle d’Aosta, con

96,8 e 3,2 per cento, e la Liguria, con 95,3 e 4,2 (Tavola 3.22).

Riferimenti

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