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Arrivano i cambiamenti! I L

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Dossier RESTAURO

Editoriale

Andrea Dari

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magazine

www.ingenio-web.it 2013 #16

Modelli numerici per l’analisi strutturale

Al SAIE si fa il punto sull’innovazione tecnica nelle costruzioni

L

a crisi ha colpito duramente il mondo delle costruzioni e in particolare le aziende che vi operano. Al contrario, la ricerca e lo sviluppo tecnologico nel settore delle costruzioni hanno tratto da questo periodo di riflessione nuovi spunti ed impul-

so. Infatti, la necessità di trovare soluzioni per uscire dalla crisi ha portato molte aziende a concentrarsi sullo sviluppo di nuove tecnologie, collaborando a questo scopo in modo più stretto che in passato con i centri di ricerca e le università.

a pagina 2

Il rischio d’incendio

degli impianti fotovoltaici

Euro Marangoni

I

pannelli fotovoltaici provocano incendi? Sì, un impianto FV pur se posa- to correttamente può comunque essere causa di incendi. Recenti statistiche confermano ciò ed esprimono in dettaglio dati d’incendi associabili ad im- pianti fotovoltaici avvenuti in Italia, evidenziandone altresì una forte crescita rispetto agli anni precedenti. Tali installazioni pur non rientranti nell’elenco delle attività soggette al controllo VV.F. (vedasi D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151), sono comunque da esaminare attentamente nel loro contesto autorizzativo complessivo, implicando il coinvolgimento di molti fattori e rischi associabili.

a pagina 5

Gli eventi sismici, anche catastrofici, susse- guitisi negli ultimi decenni hanno messo in risalto la vulnerabilità della maggior parte delle costruzioni antiche che di frequente sono ancora utilizzate come residenze, edi- fici pubblici o altre destinazioni d’uso. Si è quindi reso necessario consolidare murature storiche, spesso meccanicamente scadenti, in cui l’alternativa alla demolizione o alla “fede- le ricostruzione” non è affatto semplice da realizzare. Nel dossier vengono presentati i metodi di consolidamento più tradizionali di edifici storici in muratura, quali inserimento di catene, contrafforti, regolazione dei rinfianchi, iniezioni e cucitura delle lesioni e cerchiature, e le indagini necessarie per la riqualificazione funzionale di edifici in calcestruzzo “storico”, pre-requisito essenziale soprattutto quando l’oggetto risulta un bene vincolato ai sensi del Codice dei Beni Culturali.

a pagina 26 Sul numero 15 di INGENIO ho

evidenziato come sia necessario avviare una svolta di tipo sociale per rilanciare non solo le costru- zioni ma l’intera economia del nostro Paese.

Dopo questo articolo, si è veri- ficato in un ambito più grande, quello degli Stati Uniti, un pro- blema che mi riporta su questo argomento: con il blocco per leg- ge del debito pubblico americano all’importo di 16,69 trilioni di dollari (ovvero 16.690 miliardi) sono stati bloccati i pagamenti degli stipendi della PA e chiusi numerosi servizi (tra cui la Sta- tua della Libertà). La chiusura dei servizi federali non essenziali non è una novità nella storia america- na, visto che si è verificata già per diciassette volte.

a pagina 3

Marco Savoia

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SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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Ottobre 2013 • numero 16

L

a crescente disponibilità di nuovi strumenti di calcolo e di attrezzature sperimentali ha consentito di sviluppare nuove soluzioni e di poter avviare confronti anche a livello interna- zionale.

L’esigenza di aumentare la sicurezza delle nostre costruzioni, di ridurre i consumi energetici, così come quella di ridurre il consumo del suolo e quin- di di costruire edifici sempre più alti e complessi ha delineato nuovi obiettivi per questi studi.

Questa accelerazione tra tecnologia e mondo pro- fessionale ha tuttavia portato ad accrescere il diva- rio fra le competenze dei progettisti e delle aziende e le opportunità offerte dall’innovazione tecnologi- ca, divario che se colmato potrà certamente contri- buire a rilanciare l’edilizia.

Al SAIE 2013, con l’ausilio di un importante Co- mitato Scientifico e delle aziende più innovative del settore delle costruzioni, abbiamo costruito una piattaforma di aggiornamento tecnico, coinvolgen- do anche gli ordini professionali, allo scopo dare un supporto al settore per colmare questo divario.

Il nuovo SAIE, così come lo ha voluto definire il Presidente Campagnoli, si delinea quindi in un nuo- vo format, che favorisce un contatto diretto tra isti- tuzioni, università, industria e professioni.

Al centro di questo format il FORUM PERMA- NENTE per il nuovo costruire, dedicato per il 2013 ai temi del BETTER BUILDING & SMART CI- TIES. Il FORUM si declinerà in tre diverse sezioni parallele:

• i General Meetings

sei general meetings che rappresentano il momento di riflessione istituzionale sui grandi temi dell’edi- lizia: sostenibilità, sicurezza, agenda digitale e ur- bana, semplificazione;

• le Lessons e Workshop

seminari tecnici di aggiornamento sui temi più in- teressanti del costruire sicuro, sostenibile e sulla progettazione innovativa;

• gli incontri della regione Emilia Romagna per la Ricostruzione

incontri tra comuni e aziende dell’area del cratere con professionisti e fornitori di tecnologie, per ca- pire come e dove si interverrà per la ricostruzione Oltre al FORUM vi saranno numerosi altri eventi e iniziative, tra cui vorrei evidenziare la presenza di una ventina di centri di ricerca, accompagnati dalle aziende con le quali hanno sviluppato progetti di ricerca e nuove soluzioni tecnologiche.

Primo piano

segue da pag 1

SAIE 2013: laboratorio di innovazione

Marco Savoia

*

*tecnica delle Costruzioni, Università di Bologna Direttore Centro Interdipartimentale di ricerca Industriale su edilizia e Costruzioni, Presidente Comitato Scientifico SAIe

Intervista a Marco Savoia a cura di Beta Formazione

In questa area, anche grazie alla presenza di mock up e dei ricercatori universitari che guideranno i vi- sitatori, sarà possibile vedere, toccare, approfondire le innovazioni più interessanti messe a punto negli ultimi anni e capire come utilizzarle nei propri pro- getti.

Nel programma generale degli eventi, vi sono altre numerose occasioni di approfondimento e aggior- namento. Ritengo molto interessante ricordare:

• gli incontri che si svolgeranno sul tema della sicurezza sismica e strutturale delle scaffalatu- re e dei sistemi di stoccaggio: un tema nuovo, fino ad oggi poco considerato sia in fase di progetto che di realizzazione;

• i numerosi incontri sul BIM - Building Infor- mation Modeling, organizzati in collaborazio- ne con il CNI, di BUILDING SMART ITA- LIA e Innovance;

• il convegno di ISI dedicato alla classificazione sismica, un argomento di sicuro interesse per l’intero settore delle costruzioni;

• i seminari organizzati da geologi e geotecnici.

Tutto questo tra il 16 e il 19 ottobre,

presso il quartiere di Bologna Fiere

di Bologna

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16 numero • 2013 Ottobre SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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P

er quanto dannoso, lo shutdown ha una portata limitata; il vero pericolo si chiama default tecnico, un’eventualità non così remota per l’economia più grande del mondo.

Perché è accaduto ora? L’anno fiscale negli Sta- ti Uniti finisce il 30 settembre, una prassi che si è diffusa in molte multinazionali anche a livel- lo europeo. Anche il governo federale adotta lo stesso calendario per il proprio bilancio e alla conclusione dell’anno fiscale 2013 molti servi- zi pubblici dell’amministrazione statunitense si sono ritrovati senza soldi. Dopo settimane di ne- goziazione infuocata infatti i repubblicani che controllano la Camera dei Rap- presentanti non hanno trovato un accordo con i democratici, in maggioranza al Senato, per presentare un bilancio per l’anno prossimo, iniziato il primo ottobre dal punto di vista fiscale. Uno stallo che ha costretto il governo federale ad interrompere temporaneamente i servizi federali giudicati come non es- senziali. La chiusura ha avuto un impatto sui dipendenti dell’amministrazione centrale, che sono poco più di quattro milioni. Ottocento mila di loro sono sta- ti congedati senza stipendio, visto che le loro mansioni saranno sospese fino all’approvazione del nuovo bilancio. Il restante 80% dei lavoratori federali, di- visi tra civili e militari, potrebbero subire pagamenti nei ritardi dello stipendio, ma potranno continuare a lavorare. I servizi essenziali dell’amministrazione saranno garantiti: le carceri, i tribunali, il controllo degli aeroporti e cosi via ri- marranno aperti così come le Poste, visto che il loro finanziamento non dipende dallo spese discrezionali stanziate dal Congresso.

L’impatto però è già stato avvertito da milioni di cittadini statunitensi.

Tra questi la sezione dell’Alaska del servizio meteorologico nazionale degli Usa ha lanciato l’appello “Please pay us” neanche tanto velatamente nascosto all’interno di un bollettino meteo di venerdì. Al momento, poco meno di 4.000 dipendenti del Noaa statunitense (l’agenzia federale che si occupa di meteo, clima ed oceani) sono in servizio nonostante lo shutdown, ma questi 4.000 su- perstiti non sanno se e quando riceveranno lo stipendio.

Questo appello mi ha fatto pensare alla situazione italiana e a tutte quelle im- prese che hanno lavorato in questi anni in appalti pubblici e stanno aspettando di essere pagati. Gli annunci fino ad oggi ci sono stati, anche ad alta voce. Se andiamo a riprendere gli ultimi 100 comunicati stampa di ANCE vedremo che

Editoriale

segue da pag 1

Please pay us, please live

with us!

il 90% sono collegati a questo problema, e nell’ultima Assemblea di ANCE anche il vice Presidente UE Tajani è intervenuto per sostenere questa richiesta.

Ad oggi sono mancati però ancora i comunicati dei dipendenti, perché spesso a fare da cuscino per questa situazione, ormai paradossale, sono stati gli im- prenditori italiani.

Il parallelo è surreale: negli Stati Uniti se mancano i soldi si sospendono i servizi non essenziali, in Italia li si fanno spendere alle aziende.

Due le conseguenze: negli USA si genera un temporaneo problema sociale, ma si frena la spesa, e si pongono le basi per una riduzione del fabbisogno. In Italia non si frena la spesa, anzi alcuni politici continuano a godere dei nostri soldi (vedi Consiglieri della Regione Sardegna, che con i rimborsi della regione si sono pagati orologi e pecore) mentre affossiamo il sistema industriale italiano, creando comunque un problema sociale. Il problema sociale dei nuovi disoccu- pati esiste per entrambe i Paesi, ma con modalità e prospettive completamente diverse.

Attenzione: negli USA quando si sono accorti che mancavano i soldi non hanno aumentato l’IVA, introdotto l’IMU e aumentato a dismisura la TARSU, hanno ridotto i costi.

Sul numero 15 di INGENIO, come su accennato, avevo scritto dell’esigenza di una riforma che guardasse al Sociale, che consentisse una riduzione dei costi delle famiglie, per rimettere in moto la capacità di spesa e l’economia.

Questo “shutdown” americano evidenzia l’esigenza, semmai vi fosse stata, di una riduzione dei costi anche a livello pubblico.

Parafrasando Marx: “uno spettro si aggira per l’Italia: è lo spettro del politi- cismo”. Nel Manifesto Marx scrive “La moderna società borghese, sorta dal tramonto della società feudale, non ha superato le contrapposizioni di classe.

Ha solo creato nuove classi al posto delle vecchie, ha prodotto nuove condizioni dello sfruttamento, nuove forme della lotta fra le classi. La nostra epoca, l’epo- ca della borghesia, si caratterizza però per la semplificazione delle contrappo- sizioni di classe. L’intera società si divide sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi che si fronteggiano direttamente: borghesia e proletariato.”

Il nuovo confronto di classe che si sta creando in Italia non è più fra borghesia e proletari, industriali e sindacati, ma tra politici e cittadini, tra una classe di persone che può permettersi incarichi plurimi, iper-pensioni, rimborsi onni- comprensivi, e spesso con la capacità di esercitare anche un potere baronale, e un popolo arrivato allo stremo delle forze, in cui le imprese per sopravvivere si fregano ormai una con l’altra con il meccanismo del concordato di continuità, i professionisti hanno redditi da apprendisti, i neolaureati cercano lavori da ca- meriere estivo, e si sta creando un nuovo tipo di disoccupato: il dirigente di 50 anni diventato troppo presto un “peso” per i costi delle aziende.

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SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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Ottobre 2013 • numero 16

La Professione

ASSIcurAzIone profeSSIonALe

Tutte le risposte del Centro Studi del CNI

Una sezione dedicata alle FAQ degli iscritti

Anna Manzoni – ingegnere libero professionista e risk manager Area Professioni tecniche di gAVA Broker s.r.l.

n

essuna proroga dell’ultima ora è giunta, quest’anno, a rinviare l’obbligo assicurati- vo per i liberi professionisti che è pertan- to scattato, come previsto dal D.P.R. 07/08/2012 n.137, a partire dal 15/08 u.s.

Ancora tanti però sono i dubbi e le incertezze tra i professionisti sull’effettiva estensione e applicabi- lità di tale obbligo nei diversi casi concreti e nelle varie forme di svolgimento della professione; dubbi e incertezze dovuti fondamentalmente a disposizio- ni normative troppo generiche che lasciano spazio a diverse possibili interpretazioni.

Davvero utile e, in molti casi, risolutiva, è risultata quindi l’iniziativa del Centro Studi del CNI che ha dedicato una sezione del proprio sito alle domande più frequenti poste dagli iscritti.

L’interpretazione della norma da parte del CNI è fondamentale e determinante anche e soprattutto perché l’eventuale inottemperanza al nuovo obbli- go costituisce “illecito disciplinare” (unica “pena”

attualmente prevista dalla legge) e quindi gli Ordini professionali (che, pur avendo assoluta autonomia decisionale in ambito disciplinare sul proprio terri- torio provinciale, seguiranno certamente le indica- zioni del CNI) sono proprio il soggetto formalmen- te demandato a “giudicare” il rispetto o meno, da parte del professionista, delle prescrizioni normati- ve in questo ambito.

I dubbi interpretativi si concentrano sostanzialmen- te su due punti del sintetico disposto normativo:

cosa si debba intendere per “esercizio della pro- fessione” e quale sia il “cliente” a cui la norma fa riferimento.

Per quanto riguarda il primo punto, il Centro Studi ribadisce quanto già espresso con la nota n.67 del 20/05 u.s., ovvero che l’obbligo di assicurazione professionale ricade esclusivamente sui professio- nisti iscritti agli Ordini che esercitino in modo effettivo l’attività professionale quindi:

- I professionisti non iscritti all’albo non sono sog- getti all’obbligo assicurativo,

- l’iscrizione all’Ordine è condizione necessa- ria ma non sufficiente a far scattare l’obbligo assicurativo: l’esercizio dell’attività professio- nale deve essere, infatti, effettivo e concreto nei confronti di un “cliente” proprio perché solo in questo caso il professionista è nella condizione

di poter arrecare quei danni per i quali la norma richiede la polizza,

- l’obbligo di stipula diviene efficace solo al mo- mento del conferimento del primo incarico di- retto da parte di un “cliente” dopo il 15/08 u.s.

- i professionisti iscritti all’albo professiona- le sono soggetti all’obbligo di stipula anche qualora svolgano un’attività professionale che non richieda tale iscrizione (ad esempio un’at- tività in ambito informatico)

In altre parole la stessa attività professionale (che non richieda “timbro e firma”) comporta o meno l’obbligo di stipula a seconda che il professioni- sta sia iscritto o meno all’albo e questo in quanto

“lo svolgimento di attività riconducibili – ancor- ché non in via esclusiva – alla professione di in- gegnere implica, per gli iscritti all’Albo, l’assun- zione di precisi obblighi correlativi, a garanzia dell’utenza (su tutti, l’aggiornamento professio- nale continuo e, per l’appunto, la stipulazione di un’assicurazione per responsabilità civile)”

Quest’ultimo aspetto è particolarmente rilevante in quanto, come sottolinea giustamente il Centro Studi, costituisce un evidente aggravio, soprattut- to nell’attuale congiuntura economica, per il pro- fessionista iscritto all’albo rispetto ad altri profes- sionisti che operano nello stesso settore ma senza iscrizione all’ordine professionale, per cui sarebbe

“auspicabile che, a fronte dei nuovi obblighi di legge, il legislatore giungesse, in tempi brevi, al ri- conoscimento di precise riserve di competenza nei confronti degli iscritti all’Albo”.

E’ altrettanto vero però che già allo stato attuale i professionisti iscritti agli albi godono di tutele maggiori rispetto ai soggetti non professionali e l’iscrizione all’albo costituisce, per il cliente, una garanzia aggiuntiva a certificazione del titolo pro- fessionale, del rispetto dell’etica professionale e, dal 15/08 u.s., anche della formazione e aggiorna- mento continui del professionista e dell’esistenza di una tutela assicurativa contro eventuali danni pro- curati nello svolgimento dell’incarico stesso.

Per quanto riguarda il secondo punto, il Centro Stu- di del CNI ritiene che la norma faccia riferimento unicamente al “cliente finale” in quanto “l’obbligo di assicurazione professionale è stato introdotto nell’interesse esclusivo dell’utenza”.

Pertanto sono da ritenersi esclusi dall’obbligo di stipula tutti i professionisti che non abbiano un rapporto contrattuale diretto con la clientela quali ad esempio:

- i professionisti che esercitino la libera profes- sione, in via esclusiva, a favore di altri colle- ghi, studi associati o società di ingegneria (le cosiddette “false partita IVA”)

- i professionisti che svolgano attività di ricerca o docenza o altre attività che non comportino il rapporto diretto con la clientela

- i professionisti che esercitino la professione (anche firmando e timbrando) in forma dipen- dente (sia in ambito privato che pubblico) in quanto, in questo caso, l’obbligo di risarcimento di un eventuale danno nei confronti del cliente finale, è in capo al datore di lavoro

Ovviamente in tutti i casi sopra menzionati il pro- fessionista torna ad essere soggetto all’obbligo di legge nel momento in cui assuma, in forma per- sonale ed autonoma, uno o più incarichi diretti da un “cliente finale” indipendentemente dalla natura, dalla frequenza o dall’entità di tali inca- richi professionali.

Un altro importante distinguo, evidenziato dal Cen- tro Studi in diverse FAQ, è quello tra “responsa- bilità” e “obbligo assicurativo”: il fatto che un professionista non risulti soggetto all’obbligo di stipula non significa che non abbia comunque una responsabilità professionale.

E’ il caso ad esempio delle cosiddette “false Partita Iva” ovvero dei liberi professionisti che svolga- no la loro attività esclusivamente a favore di altri professionisti (studi o società di ingegneria) che, in base agli ultimi chiarimenti, sono da ritenersi esenti dall’obbligo: anche in questo caso il professionista è responsabile del proprio operato del quale potreb- be essere chiamato a rispondere in primis proprio da parte del proprio “datore” di lavoro (o in forma di rivalsa, dalla relativa compagnia assicurativa) Pertanto è opportuno e consigliabile anche per que- sti professionisti la stipula di idonea polizza assi- curativa ancorchè non obbligatorio ai sensi della legge L. 148/11.

Ricordiamo infine che la norma prevede anche l’obbligo di comunicazione al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, degli estremi della po- lizza RC Professionale, del relativo massimale e di ogni variazione successiva e che quindi è opportuno, ai fini della dimostrazione di aver ottemperato anche a tale prescrizione, inserire nell’offerta o nel disci- plinare d’incarico un’indicazione di questo genere:

“Ai sensi della L.14/09/2011 n.148 e del D.P.R.

n.137 del 07/08/12, nonché dell’ art. 9 della Leg- ge n°27 del 24/03/2012, il sottoscritto dichiara di essere assicurato per i rischi connessi all’esercizio dell’attività professionale presso la compagnia as- sicurativa ………, con Polizza n. ……- massimale

€…….. - scadenza ……”

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16 numero • 2013 Ottobre SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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D

i fatto, in caso di installazione di impianti fotovoltaici a margine e/o

“confinanti” ad attività VVF già autorizzate e che comportino aggra- vio delle preesistenti condizioni di sicurezza antincendio, (e ciò da valutarsi con specifica analisi dei rischi come richiesto dal comma 6 dell’art.

4 del D.P.R. stesso), esiste sempre l’obbligo, a volte disatteso, di riavviare le procedure autorizzative.

Vedasi all’uopo quanto ripreso in dettaglio nella “Nota Prot. n.1324 del 07 feb- braio 2012” con allegata la “Guida per l’installazione degli impianti fotovoltai- ci” del Ministero dell’Interno alla quale tutti i Comandi Provinciali Vigili del Fuoco si stanno attenendo per la valutazione degli stessi.

segue da pag 1

L’informazione tecnica foToVoLTAIco

Gli incendi degli impianti fotovoltaici, un fattore in crescita

euro Marangoni*

L’operare secondo le indicazioni di base di cui alle speciifiche ivi riportate, riduce certamente il rischio, non ancora però elidendolo oltre un ragionevole valore, per cui molte ricerche sono in corso, vari test sono in fase di sperimenta- zione e nuove misure di mitigazione possibili sono allo studio, specie associate all’estinzione dell’arco elettrico.

I moduli fotovoltaici sono stati a volte direttamente implicati in incendi, la causa è risultata generarsi da archi elettrici “a bordo” motivati da insufficien- te isolamento, errata installazione, cablaggio difettoso, surriscaldamenti, ecc.

Tuttavia gli impianti fotovoltaici sono composti da molte altre e varie parti quali cavi, quadri elettrici di campo, connettori, inverters, ecc., questi sono tutti componenti che partecipano nel loro insieme a rendere l’installazione nel suo complessivo, corretta oppure critica.

Incendi FV

Analisi cause e indicazioni di prevenzione

Emergenti problematiche fanno presagire da qui a pochi anni un estendersi di fenomeni d’incendio di sistemi fotovoltaici comunque già fortemente riscontra- ti tali da creare fin d’ora preoccupazione e che viste in prospettiva, considerata la relativa “gioventù impiantistica FV” fanno presumere, a seguire, esse incide- ranno in modo sempre maggiore sull’impiantistica fotovoltaica.

Gli incendi accaduti spingono ad incrementare sia mirate verifiche e revisio- ni sugli impianti esistenti, che ovviamen-

te a dare maggior attenzione installativa nell’esecuzione di nuovi impianti anche con la corretta applicazione di innovative tecnologie e di componenti consoni d’insie- me al fine di ridurre l’insorgenza di guasti o limitarne i medesimi.

Il rischio d’incendio di impianti FV è gene- ricamente associabile all’invecchiamento dei materiali dei moduli ed alle caratteri- stiche dei componenti e parti d’impianto Bruciatura laterale e cavi di ingresso danneggiati

Termografia

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SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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Ottobre 2013 • numero 16

*Ingegnere Libero professionista, esperto in impiantistica elettrica e prevenzione incendi

...continua a leggere su www.ingenio-web.it correlate quali componenti di bassa qualità e/o mal assemblati in fabbrica o

danneggiatisi nel trasposto, ecc. che portano alle relative criticità; fenomeni metereologici, carenze manutentive ed altre varie cause esterne, possono infine incidere ulteriormente nel degrado latente che porta ad aumentare esponenzial- mente la probabilità di incidenti vari.

Grazie all’osservazione dei fenomeni e del ciclo di vita dei materiali dei vari componenti attualmente presenti negli impianti FV e previo analisi delle mi- surazioni dei parametri caratteristici indicatori dei malfunzionamenti già av- venuti, sempre con maggiore definizione si potranno individuare ed indicare i conseguenti possibili sistemi di protezione da incendi ove generati dai sistemi FV. In attesa che vengano immessi sul mercato nuovi dispositivi e sistemi con maggiore affidabilità, oggi tuttavia occorre ben valutare come lo “stato dell’ar- te” permetta comunque di porre in campo le necessarie e migliori contromisu- re operative possibili. Progettazioni che hanno a volte tralasciato il potenziale rischio d’incendio non meglio approfondendo le analisi relative, installazioni a volte non corrette, mal eseguite e/o non rispettose di norme e di note dei costruttori o per mancate osservanze ad indicazioni tecniche di corretta posa in genere, direzione lavori approssimative, verifiche superficiali od incomplete, fan si che trascorrendo il tempo rispetto alla data di posa delle moltissime in- stallazioni, si acquiscano i problemi ove consistano tali “carenze di base”, pur anche singolarmente.

Statistiche di incendi generati da impianti fotovoltaici, non solo di riferimen- to nazionale, evidenziano come il fenomeno sia generalizzato e preoccupante specie pensando al potenziale suo evolversi nei prossimi anni. Nel considerare che trattasi di impiantistiche recenti ed in funzione da pochi anni, con ciclo di vita atteso di almeno 20 anni e che le prime indagini compiute ad accertarne le cause d’incendio denotano spesso una iniziale semplificazione data ai temi di sicurezza e prevenzione incendi e/o sottovalutazione dei rischi elettrici di innesco d’arco spesso strettamente correlati (p.e. cablaggi), è da presumere che il fenomeno sia solo all’inizio. La corsa sfrenata agli incentivi a partire dal pri- mo Conto Energia e come poi vissuta negli ultimi anni, ha sospinto e facilitato l’ingresso nel settore delle fonti rinnovabili di molteplici Figure professionali e non, l’esteso mercato domanda–offerta ha creato anche facili aspettative ai fruitori finali e spesso permesso superficialità nell’intero processo coinvolto a partire dalle fasi progettuali, trascinando poi in “un modus operandi” sempli- ficativo l’intera catena tecnico commerciale partecipata, a partire da forniture, istallazioni, verifiche a fine opere, ecc. sempre o troppo spesso tutte fasi ed azioni correlate al principale obiettivo di ottimizzare i soli costi-benefici, spesso mettendo in secondo piano la questione sicurezza, coi rischi associati conse- guenti, rimasti spesso irrisolti. La specializzazione p.e. per gli installatori come imposta da corsi di qualificazione ed obblighi od indicazioni in tal senso corre- late, sono purtroppo giunte tardi e/o mai di fatto attivate (vedasi art 15 D.Lgs n. 28/11 “Attuazione della direttiva 2009/28/CE” sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili e s.v.i.). Il business creatosi molto velocemente nel settore, ecc. ha facilitato anche le importazioni di componenti non sempre meglio certificati, pareri VV.F. mancanti in quanto mai richiesti e fasi di col-

laudo e verifiche in corso d’opera mirate (limitate queste ultime spesso alle sole necessità di rispondere velocemente ai questionari Enel o GSE), ecc., oltre all’aver messo in marcia anche processi non ortodossi, hanno nell’insieme e troppo spesso permesso attivazioni d’impianti FV coi conseguenti rischi asso- ciati come qui declarati.

Tralasciando aspetti giuridici ed assicurativi, terminata codesta prima fase di “corsa al business fotovoltaico”, ora per molti Titolari di impianti fotovoltaici (intesi dal GSE come Soggetti Responsabili) si affacciano nuovi scenari che in alcuni casi ob- bligano a rivedere le istallazioni per porvi rimedio, ove ciò fattibile o per modificarle anche con pesanti interventi, al fine scongiurare – limitare i potenziali inneschi verso scenari d’incendi anche gravosi per quanto i medesimi se prossimi, possono coin- volgere costruzioni ed attività sulle quali gli impianti fotovoltaici spesso insistono.

Molte attività di ricerca e studio si stanno concentrando sia in Italia che a livello internazionale ad individuare le principali cause al fine di porre rimedio al rischio d’incendi in impianti FV ed impegni notevoli sono in atto nel perfezionare norma- tive e tecniche di prevenzione incendi e nell’esaminare altresì come ridurre i rischi elettrici specie nei confronti di operatori coinvolti nelle fasi del soccorso a seguito di incendio.

Scarica il Decreto recante “Disposizioni relative alle modalità di presentazione del- le istanze concernenti i procedimenti di prevenzione incendi e alla documentazione da allegare, ai sensi dell’articolo 2, comma 7, del decreto del Presidente della Re- pubblica 1° agosto 2011, n. 151”.

Scarica la Guida per l’installazione degli impianti fotovoltaici - Edizione Anno 2012.

Causa d’incendio determinata dall’innesco d’arco elettrico

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16 numero • 2013 Ottobre SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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L’informazione tecnica SISMIcA

L’ingegneria sismica in Italia

Un primo approfondimento dedicato all’ingegneria sismica italiana con una serie di memorie tratte dal XV Convegno Nazionale dell’ANIDIS, grazie ad un accordo sottoscritto con l’Associazione. Sul sito di Ingenio il dossier “XV Convegno ANIDIS” con gli abstract di tutte le memorie presentate al convegno e molti degli articoli scaricabili integralmente.

XV convegno AnIDIS

L’ingegneria sismica in Italia, si propone di essere, oltre che il tra- dizionale incontro della comunità scientifica nazionale impegnata nel campo dell’ingegneria sismi- ca, anche un’occasione per fare il punto sui riflessi che i più recenti eventi sismici stanno avendo sul- la comunità civile, stante l’estre- ma e generalizzata sensibilizza- zione della popolazione e delle istituzioni verso temi quali:

• La reale sicurezza delle costruzioni, in particolare dell’enorme patri- monio edilizio ed infra-strutturale esistente;

• Le concrete possibilità, sotto il profilo tecnico ed economico, di at- tuare un piano nazionale di riduzione del rischio sismico, e il ruolo di istituzioni pubbliche e private in tale contesto;

• Il ruolo e le funzioni degli ordini professionali e del mondo produttivo legato alle costruzioni, prima, durante e dopo gli eventi sismici.

A tale scopo sono stati presentati, oltre che dei contributi tipici del conve- gno scientifico, anche di apporti provenienti dal mondo delle professioni, sia tecniche che giuridico-amministrative, anche legate alla finanza ed alle assicurazioni; dal mondo produttivo, in particolare di materiali e com- ponenti che abbiano attinenza con la sicurezza strutturale in condizione sismica; dal mondo istituzionale, sia quello più stretta-mente collegato all’emergenza (Protezione Civile) sia quello collegato alla prevenzione (dalla Programmazione del Territorio alla Gestione di Servizi).

Franco Braga, Claudio Modena

Comportamento sismico di edifici

danneggiati: confronto tra analisi statica e dinamica non lineare

Maria polese, Marco Gaetani d’Aragona, Andrea prota, Gaetano Manfredi – Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università di Napoli federico II

I

l comportamento sismico di edifici danneggiati può essere espresso in funzio- ne della Capacità Residua (RECag) definita come la minore accelerazione ag di ancoraggio spettrale tale da indurre il collasso. RECag, che rappresenta la capacità sismica dell’edificio “modificata” a seguito del danno, può essere ricavata tramite Analisi di Pushover (PA). Adottando un modello a plasticità concentrata, infatti, i legami di cerniera plastica possono essere opportunamente modificati per tener conto del livello di danneggiamento raggiunto nei singoli elementi. Tuttavia, nonostante l’applicabilità delle PA sia stata dimostrata per strutture regolari e che vibrano secondo un modo principale, resta da verificare la significatività di tale tipo di analisi per strutture che abbiano subito un danno. Questo lavoro affronta tale problematica, confrontando i risultati ottenibili da analisi PA per edifici danneggiati con quelli di analisi dinamiche non lineari (NTH). Ipotizzando che per effetto di un sisma si siano raggiunti predeterminati livelli di danno Di globali, viene valutata la corrispondente RECag mediante PA. RECag viene confrontata con quella ottenibile con analisi NTH effettuate per coppie di accelerogrammi opportunamente scalati. I risultati dello studio suggeriscono che il livello di approssimazione della PA esegui- ta su edifici danneggiati, rispetto ad analisi NTH su sequenze sismiche, non varia rispetto all’approssimazione delle PA su edifici intatti rispetto alla analoga NTH.

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L’informazione tecnica Sismica

L’autorizzazione sismica preventiva e le NTC08

Aggiornamento del monitoraggio

delle problematiche più ricorrenti e calibrazione della metodologia di controllo

utilio nasini, elisabetta Aisa, Luciano Baldi, Alessio Bragetti, Luigi Daniele, Alessandro De Maria, Gianluca fagotti,

Sara Mascelloni, federica Modesti, Marco Tanci, francesco Savi Provincia di Perugia, Servizio Controllo Costruzioni e Protezione Civile pier Luigi Betori, Luisa cincini, Andrea Marconi,

Giacomo Menichelli, Guglielmo nasini, Andrea pascolini, Simone pompei, Ilaria rogari, Milena Scorteccia

gruppo di monitoraggio ed elaborazioni

L’

articolo aggiorna un lavoro presentato dagli stessi Autori al Con- vegno ANIDIS 2011, sulla scorta di un numero maggiore di dati rilevati. La finalità primaria è ottenere un quadro complessivo e ne- cessariamente sintetico della realtà progettuale nel territorio della provincia di Perugia, indicando le principali difficoltà riscontrate da parte dei tecnici (pro- gettisti ed istruttori) nel corso dell’iter autorizzativo delle pratiche edilizie. Si perviene alla definizione della qualità progettuale tramite l’implementazione di un modello di valutazione creato in automatico da un database dinamico dei progetti valutati. Un’altra finalità del lavoro presentato è la verifica dell’effetti- va applicabilità della nuova normativa tecnica sulle costruzioni, con proposte di miglioramento e risoluzione di eventuali problemi interpretativi, per la revisio- ne prevista per il 2013 delle stesse NTC08. L’analisi è stata condotta su un con- sistente numero di progetti relativi ad autentiche richieste di autorizzazione ed in collaborazione stretta con i tecnici istruttori della Provincia da marzo 2012 a novembre 2012. Da tutti i verbali di istruttoria si è cercato di sintetizzare in ca- tegorie le diverse richieste di integrazione, configurando così un insieme di “ca- renze progettuali” e di dati relativi ad ogni singolo progetto. Tali informazioni sono state poi analizzate, per arrivare alla redazione di un rapporto di sintesi.

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RE.SIS.TO ® : una metodologia speditiva per la valutazione di vulnerabilità sismica di edifici in muratura e calcestruzzo armato

ciriaco chinni, claudio Mazzotti, Marco Savoia

DICAm Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei materiali, Università di Bologna

Gianluca perri – U.O. Progettazione e D.L. Strutture, Sismica.

Settore LL.PP. Provincia di Bologna

L

a presente memoria propone una metodologia speditiva per la valuta- zione della vulnerabilità sismica di edifici in calcestruzzo armato e mu- ratura; l’obiettivo principale è quello di fornire uno strumento in grado di valutare comparativamente lo stato di criticità di edifici appartenenti a grandi patrimoni immobiliari, sia pubblici che privati, consentendo quindi la defini- zione di priorità di intervento. L’affinamento del metodo e la calibrazione nei riguardi di numerosi casi studio consentono di raggiungere stime di vulnerabi- lità sufficientemente affidabili. La procedura trae spunto da metodi sviluppati in letteratura per la valutazione della vulnerabilità su larga scala, conducendo alla definizione di un’accelerazione al suolo di collasso dell’edificio attraverso la valutazione del taglio resistente dello stesso. Quest’ultimo viene valutato facendo uso di considerazioni meccaniche semplificate e prevede l’utilizzo del giudizio esperto per tenere conto della reale complessità della costruzione in esame. I valori quantitativi vengono poi confrontati con intervalli di vulnerabi- lità proposti in una classificazione denominata RE.SIS.TO®, che è utilizzabile per definire in livello di criticità del fabbricato. Nella nota sono infine descritti i risultati dell’applicazione del metodo ad un numero consistente di edifici stra- tegici della Provincia di Bologna mettendoli a confronto, in un caso, con quelli ottenuti mediante analisi di vulnerabilità più accurate.

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SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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Ottobre 2013 • numero 16

L’informazione tecnica Sismica

Adeguamento sismico di un edificio strategico mediante isolamento alla base e traslazione

G. Monti, M. Vailati – Dipartimento di Ingegneria Strutturale e geotecnica, Sapienza Università di roma

r. Marnetto – De.La.Be.Ch. Costruzioni Srl

G. Ducci, c. Schiavi – Autostrade per l’Italia SpA, roma

I

n questa memoria si presenta una soluzione, di una certa originalità, per adeguare sismicamente un fabbricato di grande valenza strategica. In parti- colare, si evidenziano alcune questioni di carattere applicativo e accessorio che spesso accompagnano gli interventi eseguiti con la tecnica dell’isolamento sismico alla base. In questi casi si presentano, infatti, problematiche tecniche affatto secondarie quali: il mantenimento dell’integrità degli impianti a seguito del movimento del piano d’isolamento, il possibile martellamento dell’edificio isolato con gli eventuali edifici attigui e la manutenibilità del sistema d’isola- mento. Sono, questi, aspetti che condizionano in maniera decisiva la fattibilità e l’efficacia finale dell’intervento. Fra tutti, però, si vuole qui approfondire la soluzione individuata per evitare il martellamento in condizioni sismiche con un edificio in adiacenza, separato da un giunto di ampiezza insufficiente. Tale obiettivo è stato raggiunto mediante la traslazione rigida dell’edificio, ottenuta inserendo alla sua base degli isolatori predeformati, il cui ritorno elastico ha prodotto la traslazione dell’edificio, col conseguente ampliamento del giunto.

Questa modalità di intervento ha consentito di mantenere operative le varie attività strategiche anche nel corso delle lavorazioni.

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Il ruolo del livello di conoscenza

nella verifica sismica di tipologie ricorrenti di ponti in c.a. e in muratura

carlo pellegrino, Mariano Angelo zanini, paolo zampieri, claudio Modena – Dipartimento di Ingegneria Civile, edile e Ambientale, Padova

I

l lavoro illustra i principali risultati di una campagna di verifiche sismiche effettuata su 71 ponti stradali esistenti di competenza della società Veneto Strade S.p.A., ritenuti rappresentativi delle principali tipologie ricorrenti di

infrastrutture presenti lungo la rete stradale del Veneto. Per ciascuna struttura è stata svolta un’iniziale campagna di prove sui materiali in situ e in laboratorio, differenti per le varie tipologie costruttive analizzate, con l’obiettivo di andare a caratterizzare i principali parametri meccanici dei materiali costituenti gli ele- menti strutturali. In seguito sono state eseguite le relative verifiche di resistenza nei confronti dell’azione sismica sulle sottostrutture (spalle e pile) dei ponti in calcestruzzo armato e sui timpani e gli archi dei ponti in muratura. Tutti i risul- tati ottenuti sono stati quindi confrontati con i dati relativi a un’analisi condotta solo sulla base di ipotesi sulle caratteristiche meccaniche dei materiali costi- tuenti in accordo con i documenti di progetto originari (ove rinvenuti) e con le consuetudini costruttive dell’epoca di costruzione dei manufatti.

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Restauro e consolidamento statico della torre di Noale (Ve)

patrizia Valle – Studio Valle Architettura e Urbanistica Venezia.

I

l sistema fortificato di Noale, del 1200, era costituito dalla Rocca, dal Ca- stello e strutture difensive.

Lo stato di conservazione della Torre dell’orologio e della porta ha richie- sto urgenti interventi di restauro e consolidamento statico, finalizzati al riuso e valorizzazione del monumento, nel rispetto del suo valore di bene culturale.

Una prima fase di conoscenza e di analisi ha permesso di definire il progetto di restauro.

Rispetto al comportamento strutturale dell’opera è stato condotto uno studio con livello di valutazione LV2 mediante analisi cinematica lineare. Il restauro, finalizzato al recupero delle strutture lignee esistenti, ha richiesto anche inter- venti sulle murature eseguiti tramite il ripristino superficiale con il riempimen- to delle fughe tra mattone e mattone, con sostituzione e allettamento dei laterizi e applicazione di protezione finale.

I materiali utilizzati nel restauro sono simili a quelli originali, con cui venne costruita la fortificazione. Sono state innestate delle coppie di tiranti in acciaio inossidabile e un sistema di cerchiaggio in acciaio corten a livello del tetto, e consolidata una profonda lesione mediante connettori realizzati con tessuto unidirezionale in fibra d’acciaio al carbonio.

Oltre a questi interventi strutturali sono state eseguite opere di manutenzione degli ingranaggi degli orologi e delle campane.

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16 numero • 2013 Ottobre SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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L’informazione tecnica Sismica

Influenza della tamponatura

sul comportamento sismico di un edificio intelaiato: analisi numerica e sperimentale

Giuseppe rossi, felisiano propato – Planning Workshop s.r.l.

Giovanni Bongiovanni, Giacomo Buffarini, paolo clemente eNeA, Centro ricerche Casaccia

L

e norme tecniche non richiedono che gli edifici progettati con tecniche tradizionali siano in grado di sopportare le azioni sismiche al sito rima- nendo in campo elastico. In caso di sisma di elevata intensità le strutture devono essere in grado di dissipare l’energia trasmessa dal suolo in maniera diffusa e controllata, senza crollare. La struttura deve avere, quindi, la capacità di impegnare i materiali oltre i loro normali limiti elastici, mobilitando compor- tamenti post-elastici anche ampi, al fine di garantire un comportamento duttile dell’insieme strutturale, ossia un’elevata capacità dissipativa. Un caso reale è stato oggetto di studio, numerico e sperimentale. L’edificio, realizzato con evidenti irregolarità che avrebbero potuto comprometterne il comportamento in caso di sisma, è stato migliorato sismicamente mediante l’inserimento di tamponature in mattoni che, pur non garantendo l’integrità strutturale, possono certamente contribuire a regolarizzare il comportamento e a dissipare energia in caso di sisma. L’analisi modale, l’analisi simica a spettro di risposta e l’analisi push-over sul telaio più significativo sembrano avvalorare questa ipotesi.

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Studio numerico-sperimentale

di pareti murarie in pietrame rinforzate mediante intonaco armato con rete in GFRP

natalino Gattesco, claudio Amadio, Stefano Barelli, chiara Be- don, Giovanni rinaldin, fabio zorzini – Dipartimento di Ingegneria e Architettura, Università degli Studi di trieste

I

n questo lavoro si presentano i risultati di uno studio sperimentale e nume- rico volto a valutare il comportamento ciclico di pareti murarie in pietrame rinforzate con intonaco armato mediante rete in GFRP (Glass Fiber Reinfor- ced Polymer), solidarizzato alla muratura esistente mediante opportuni connet- tori passanti, anch’essi in GFRP. In particolare, si analizza la risposta ciclica di

pannelli murari sottoposti a prove di taglio-compressione e compressione diago- nale. Il vantaggio principale apportato dalla tecnica di rinforzo analizzata, come evidenziato dai test sperimentali, consiste nel notevole incremento di resistenza e duttilità dei pannelli murari oggetto di studio. Gli intonaci armati, in particolare, contrastano l’apertura di fessura, riducendo considerevolmente il tipico danneg- giamento dei pannelli murari sottoposti a taglio-compressione o compressione diagonale. In tale contesto, un importante ruolo è affidato ai connettori passanti in GFRP, i quali garantiscono la solidarizzazione e la completa collaborazione tra muratura ed intonaco. Le simulazioni numeriche, eseguite mediante il codice ABAQUS su modelli tridimensionali ad elementi finiti, confermano l’efficacia della tecnica di rinforzo proposta. Allo stesso tempo, esse consentono di analiz- zare in dettaglio le modalità di collasso e l’interazione tra muratura e rinforzo.

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Solidarizzazione delle tamponature per il miglioramento sismico di edifici esistenti

Andrea fiore, Mauro Mezzina, francesco porco, Giuseppina uva Dipartimento DICAteCh, Politecnico di Bari

G

li eventi sismici hanno evidenziato un patrimonio esistente caratteriz- zato da una diffusa fragilità delle connessioni nodali e delle tampona- ture. Tale scenario ha spinto ad intervenire sulle strutture colpite dai recenti terremoti, mediante tecniche di rinforzo finalizzate a colmare deficit in- trinseci e quindi avulsi da valutazioni numeriche preliminari. Pertanto, insieme all’imprescindibile rinforzo dei nodi strutturali a favore di un incremento della duttilità globale della struttura, sono stati adottati idonei sistemi di rinforzo delle tamponature per scongiurare il rischio di ribaltamento nei confronti delle azioni trasversali al pannello e ottenere, in via indiretta e secondo i casi, miglioramenti prestazionali per sismi di bassa o alta intensità. Il presente lavoro propone alcune riflessioni sul miglioramento sismico delle costruzioni esistenti conseguente al rinforzo delle tamponature mediante solidarizzazione del pannello agli elementi dello scheletro portante, fornendo in tale ambito, alcune valutazioni sull’altera- zione delle modalità di collasso e l’effettiva capacità in termini di spostamento.

Con l’ausilio di un caso reale di studio, rappresentato da un edificio scolastico ricadente in una più ampia indagine sulla valutazione della vulnerabilità sismica su scala territoriale, sono raccolti e presentati i risultati delle analisi ottenute rin- forzando le tamponature, evidenziando le differenze rispetto ai comportamenti della struttura pre-intervento nella doppia configurazione nuda e tamponata.

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Ottobre 2013 • numero 16

Software per le costruzioni

Dossier

Prosegue su questo numero il dossier dedicato al software per le costruzioni.

La prima parte è stata pubblicata sul n. 15 di Ingenio

Validazione o non validazione del Software…questo è il problema?

roberto nascimbene – eucentre

L’

entrata in vigore dell’Ordinanza 3274- 3431 prima, del D.M. 14 Gennaio 2008 successivamente e, nulla pensia- mo cambierà con le revisione che ver- ranno introdotte nelle prossime Norme Tecniche, ha fatto sì che il ruolo dell’analisi strutturale nell’ambito dell’ingegneria sismica diventasse di primaria importanza a tal punto da far pensare che il progettista non possa essere tale senza l’ausi- lio di un opportuno strumento di calcolo. Questa “è cosa buona” quando l’ingegnere “formato” domina lo strumento di calcolo “efficiente”.

Ma quando uno strutturista, un edile-architetto oppure anche un idraulico o un ambientale,…, si possono considerare che posseggano l’attributo di

“formati”? Ma quando un software ad elementi finiti generico (“general purpo- se”) oppure orientato ai ponti, alla progettazione del nuovo come alla verifica ed adeguamento degli esistenti, si può dire che sia “efficiente”?

Rispondiamo per ora alla prima domanda. Come dicevamo prima, nell’ultimo decennio le metodologie numeriche di analisi hanno subito modifiche sostan- ziali nelle nuove norme tecniche. Scendiamo nel dettaglio: si è evoluti da me- todologie lineari statiche (nel materiale e nella geometria solitamente anche a telaio bidimensionale) all’uso di modelli, spesso per non dire sempre tridimen- sionali, altamente non lineari (effetti del secondo ordine, parametri costitutivi di calcestruzzo ed acciaio, grandi deformazioni, ecc.). Per esempio se prima il legame dei materiali coinvolti era lineare, elastico, isotropo ed omogeneo e le procedure di analisi confondevano la configurazione indeformata con la deformata (i “piccoli spostamenti” della Scienza delle Costruzioni), ora si usa un modello di Menegotto-Pinto per l’acciaio insieme al legame di Mander a confinamento costante per il calcestruzzo a cui va aggiunta una analisi in gran- di spostamenti (e rotazioni) che tenga conto degli effetti del secondo ordine!!

Inoltre, va aggiunto, ad ulteriore complicazione, che lo studio di vulnerabilità degli edifici esistenti richiede di determinare nel modo più accurato la possi- bile la risposta strutturale non solo nei confronti delle azioni in condizione di esercizio, ma anche allo stato limite ultimo e che spesso l’analisi più efficace è la dinamica nonlineare ottenuta applicando almeno sette accelerogrammi spet- trocompatibili da selezionare opportunamente. Quindi l’ingegnere strutturista non può, anzi non deve, “fidarsi” in maniera incontrollata dei risultati ot- tenuti e, di conseguenza, non deve “affidarsi” ciecamente al software strut-

turale impiegato, ma deve diventare un utilizza- tore consapevole, preparato e critico di procedure numeriche sempre più complesse. Questo significa che il nuovo strutturista deve essere capace di com- piere scelte, secondo criteri scientifici, nel passare dalla struttura reale, al modello numerico attraverso una opportuna discretizzazione del continuo, come schematizzato in Figura 1, fino a giungere alla solu- zione finale con le relative relazioni di calcolo. Du- rante questi delicati passaggi vengono compiute dal progettista delle scelte, più o meno consape- voli, che introducono nella procedura di analisi approssimazioni ed errori successivi che, se non adeguatamente pesati, controllati e criticamen- te tenuti in considerazioni, portano a risultati molto lontani dalla realtà fisica di partenza. Basti osservare in Figura 2 la differenza nella scelta della matrice di rigidezza iniziale o tangente in rapporto al reale comportamento rilevato sperimentalmente. Nell’idealizzare la struttura reale da progettare attraverso un modello matematico con un opportuno grado di dettaglio il professionista, previa visione accurata di tutto il materiale a di- sposizione (sezioni, prospetti, rilievi, ecc.), deve arrivare a decidere: geometria (bidimensionale o tridimensionale), vincoli, connessioni (elemento di elevata criticità nelle strutture prefabbricate come dimostrato nei passati eventi del 20 e 29 maggio in Emilia), carichi, masse (concentrate o distribuite), orizzonta- menti (rigidi o flessibili), eccentricità locali e globali, interazioni con il suolo.

Da aggiungere anche una delle approssimazioni maggiori richieste in questa fase: la scelta del materiale come riportato sopra. Nelle nuove costruzioni un modello costitutivo lineare, elastico, isotropo ed omogeneo può essere suffi- ciente, mentre nel caso di verifica di edifici esistenti la trattazione della non linearità (sia nel materiale e ancora più nella geometria) diventa una richiesta obbligata. Successivamente l’analista numerico deve saper scegliere un approc- cio alle forze oppure agli spostamenti, considerando che la scelta dell’una o dell’altra alternativa non è assolutamente ininfluente. Basti pensare, nel non lineare, alla scelta di modellare travi e pilastri con elementi a plasticità diffusa (elementi fibra) in forza oppure in spostamento: la discretizzazione (numero di elementi) e l’integrazione delle equazioni risolventi (numero di punti di gauss) condiziona fortemente i risultati. Come è possibile per il professionista districarsi tra queste innumerevoli scelte senza poi dover rifare innumerevoli volte il modello?

Figura 1 – Schema del passaggio tra modello reale e discretizzazione ad elementi fibra per la compa- razione/calibrazione con una prova sperimentale svolta in Eucentre.

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16 numero • 2013 Ottobre SIStemA INtegrAtO DI INfOrmAzIONe teCNICA

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comparazione tra prova sperimentale (Eucentre) e simulazione numerica.

del progettista, si devono affiancare Istituzioni e Centri di Ricerca atti a prendersi carico della scrittura di linee guida di supporto al professio- nista molto simili a quelle prodotte nel 1984, ma tuttora considerabili un caposaldo nel settore, da NAFEMS e intitolate “Guidelines to finite element practice”. Tutto ciò, insieme ad una esperienza prolungata sull’argomento, “vali- derebbe” l’ingegnere, ma questo non basta!!

La Validazione del Software

Infatti entra in gioco un nuovo protagonista, che introduce la seconda domanda fatta sopra, ed è proprio lo strumento di calcolo che deve sempre fornire un manuale utente, un manuale di utilizzo, una serie di esempi ed un testo teo- rico di riferimento, aggiornati, esaustivi, chiari e di immediato impiego. Quindi alla “validazione” del progettista, si devono affiancare, lavorando di con- certo, Istituzioni, Centri di Ricerca e in prima battuta software-house che devono avere fra i propri obiet- tivi la “validazione” dei codici tramite: casi studio analitici in letteratura scientifica, comparazione con altri solutori, ma soprattutto confronti con dati sperimentali che nell’ambito non lineare sono imprescindibili.

Esiste quindi un rapporto stretto e biunivoco tra va-

lidazione e sperimentazione, tra software e prove di laboratorio, che dovrebbe avere un obiettivo comune a varie figure coinvolte (ricercatori, progettisti, svilup- patori, professionisti): la scrittura del classico (alme- no in ambito anglosassone) manuale di “Verification Report” che dovrebbe diventare un dovere fondamen- tale di ogni produttore, implementatore e distributore di software. Facili anche i capitoli che dovrebbero contenere: una introduzione, un primo paragrafo di confronto con calcoli a mano tipici della Scienza delle Costruzioni, un secondo capitolo di comparazione con i casi classici presenti in letteratura scientifica (come il telaio di Lee risalente al 1968 oppure la trave inclinata di Williams del 1964) ed infine una sezione di calibra- zione con dati sperimentali sia a scala reale che ridot- ta. In questo modo si arriverebbe ad avere una buona valutazione della stabilità degli algoritmi coinvolti, del condizionamento delle matrici, della robustezza del solver, delle prestazioni richieste, etc. Una seria ed opportuna implementazione operativa delle fasi tracciate in precedenza costituirebbe per il futuro una buona regolamentazione nel panorama confuso degli utilizzatori e distributori indiscriminati di “black box”

a risultato garantito che hanno come vero e unico ri- sultato garantito quello di assopire la principale dote dell’ingegnere, l’INGENIO che è anche la testata sul- la quale sto scrivendo.

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L

a procedura di progettazione sismica basata sul metodo agli sposta- menti (Direct Displacement Based Design - DDBD) è stata sviluppata molto per diversi sistemi strutturali e varie tipologie di materiali. Tut- tavia, al momento, non sembrano esserci ancora applicazioni softwa- re che implementino tale approccio. E’ stato pertanto avviato un progetto di ricerca al EUCENTRE, finanziato dal Dipartimento della Protezione Civile, per lo sviluppo di un programma per computer denominato DBDSoft per la

progettazione sismica di strutture basato sul metodo DDBD. Lo sviluppo del programma ha richiesto la risoluzione di diverse problematiche e un approc- cio innovativo rispetto ai tradizionali programmi di ingegneria. Nel presente articolo sono riportati alcuni cenni di teoria del metodo implementato e sono

1L’autore ha contribuito al progetto di ricerca DBDSoft durante la sua attività presso l’EUCENTRE.

Riferimenti

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