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NOTE BOTANICHE E FAUNISTICHE SU UN BREVE TRATTO DEL FIUME ANIENE SOTTO TIVOLI

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NOTE BOTANICHE E FAUNISTICHE SU UN BREVE TRATTO DEL FIUME ANIENE SOTTO TIVOLI

Introduzione

Le informazioni qui riportate sono il risultato di un breve sopralluogo, di neanche due ore, effettuato in data 10 dicembre 2018 in due diverse stazioni di un piccolo tratto di Fiume Aniene poco sotto Tivoli, a monte di Ponte Lucano: la prima alla confluenza tra il Fiume Aniene e il Fosso delle Prata, la seconda, poco più a monte, presso il cosiddetto Lago di Favale, di recente formazione, sotto via di Favale; si tratta in realtà di un tratto di fiume il cui alveo si è molto ampliato a causa della realizzazione di una piccola diga in una posizione davvero scellerata. La diga è stata infatti costruita all'altezza di uno dei siti preistorici più importanti del Lazio, quello di Grotta Polesini. Questa grotta fu indagata a partire dal 1953 da A. M. Radmilli che, in quattro campagne, scavò un'area di oltre 114 m2 dove fu evidenziato un deposito pluristratificato che copriva un ampio arco cronologico, a cominciare dal Paleolitico superiore. Il livello Paleolitico restituì oltre 500.000 reperti litici, tra i quali strumenti lavorati e un ricco campionario di arte mobiliare di eccezionale valore su ciottolo, lastrine e osso (RADMILLI, 1957, 1974; ROLFO et al., 2015). Ancora una volta, purtroppo, si è persa pertanto l'occasione, in questa massacrata area a nord-est di Roma, di comportarsi da persone civili e illuminate valorizzando adeguatamente siti di enorme importanza culturale come quello di Grotta Polesini, ma anche del vicino sito di Ponte Lucano e del mausoleo dei Plauzi, altro eccezionale monumento dell'area tiburtina che versa ancora oggi in un vergognoso stato di degrado.

Fig. 1 – Scorcio del Lago di Favale. Al centro, sullo sfondo, si intravedono le costruzioni dell’abitato di Tivoli (foto M. Giardini).

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2 La vegetazione in questo tratto di fiume si presenta sorprendentemente diversificata. Essa mostra infatti, oltre a molti degli elementi tipici della vegetazione ripariale delle aste fluviali, anche elementi della vegetazione forestale che un tempo doveva estendersi nelle aree planiziali circostanti, ma anche elementi termofili e sempreverdi mediterranei, che si osservano in stazione rupestre sulle ripide pareti travertinose visibili a più riprese risalendo il fiume. A queste tipologie vegetazionali si aggiunge quella della vegetazione sinantropica, costituita da specie nitrofile e ruderali, la cui presenza è favorita dal disturbo causato dalle attività antropiche.

Cenni floristici e vegetazionali

Nella prima stazione, quella alla confluenza con il Fosso delle Prata, sebbene pesantemente sfoltita, la vegetazione mostra comunque una notevole varietà. Si osservano sulle sponde enormi esemplari di pioppo nero (Populus nigra), accompagnati da olmo (Ulmus minor), nocciolo (Corylus avellana), salice (Salix sp.) e, più sporadicamente, elementi maggiormente nitrofili come il fico (Ficus carica) e il sambuco (Sambucus nigra). Sui loro tronchi si arrampicano specie lianose come il vilucchio bianco (Calystegia sepium), la vitalba (Clematis vitalba) e, soprattutto, l'edera (Hedera helix). Alla loro base, qua e là, compaiono folti grovigli di rovi (Rubus ulmifolius) e, nello strato erbaceo, crescono rigogliose l'ortica (Urtica dioica), la parietaria (Parietaria officinalis), il caglio asprello (Galium aparine), il caglio tirolese (Galium mollugo), Symphytum cfr.

bulbosum, Rumex sp., Lamium sp. Lungo le sponde, affacciati sull'acqua, si osservano i densi, caratteristici ciuffi del carice maggiore (Carex pendula) e, a volte per lunghi tratti, densi popolamenti di canna domestica (Arundo donax).

Vi si osservano poi vari elementi dei boschi mesofili planiziali, importanti testimoni della vegetazione forestale di pianura che doveva coprire un tempo vaste distese intorno al fiume. Tra questi possiamo citare l'alloro (Laurus nobilis), l'evonimo (Euonimus europaeus), il corniolo sanguinello (Cornus sanguinea), il pungitopo (Ruscus aculeatus) e, nello strato erbaceo, il ranuncolo lanuto (Ranunculus lanuginosus), il gigaro chiaro (Arum italicum), la silene a foglie larghe (Silene latifolia), in fiore al momento del sopralluogo, la bardana (Arctium cfr. minus). I boschi planiziali sono oggi molto rari, e ormai difficilmente se ne trovano vaste estensioni, come ad es. nel caso della Selva di Sabaudia. Si osservano tuttavia importanti testimonianze di boschi planiziali in diverse aree alla base dei Monti Tiburtini e nel vicino Parco Naturale Archeologico Regionale dell’Inviolata di Guidonia, in cui si osserva frequentemente la farnia (Quercus robur), uno degli elementi maggiormente rappresentativi di queste formazioni vegetazionali (GIARDINI, 2005).

Compaiono sporadicamente plantule di specie schiettamente termo-xerofile come il bagolaro (Celtis australis) e la roverella (Quercus pubescens), provenienti dalle stupende rupi di travertino da cascata che si affacciano sul fiume. Si tratta di specie ben più diffuse sui rilievi calcarei circostanti dei Monti Tiburtini, Cornicolani e Lucretili, dove si osservano talvolta esemplari veramente imponenti di entrambe le specie, come ad es. il gigantesco bagolaro (noto localmente come cicipicchiu) che si poteva osservare fino all’anno 2000 sulla collina di Poggio Cesi, poi abbattuto dal vento (GIARDINI, 2000a,b).

Troviamo in quest'area anche elementi di vegetazione nitrofila e ruderale, oltre che alcune specie alloctone. Tra i primi, oltre ad alcune delle specie già citate, si osservano la mercorella comune (Mercurialis annua), la malva comune (Malva neglecta) e almeno una specie di chenopodio (Chenopodium album), mentre, tra le seconde, si possono citare rari

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3 esemplari di ligustro giapponese (Ligustrum lucidum), specie esotica originaria dell’estremo oriente che si trova qua e là spontaneizzata, come ad es. nel boschetto che ricopre uno dei gioielli della Piana delle Acque Albule, il preziosissimo Montarozzo del Barco (GIARDINI, 2013), e l'ormai onnipresente astro annuale (Symphyotrichum squamatus), altra specie esotica, questa volta di origine americana, fortemente invasiva.

Sull’arrivo e l’espansione di questa specie, nota nel Lazio già dal 1927, ha scritto Giuliano Montelucci, guidoniano, botanico tra i più grandi del secolo scorso (MONTELUCCI, 1942, 1955).

Malgrado il periodo, poco adatto alla realizzazione di studi di carattere floristico, e l’ambiente piuttosto degradato nel tratto visitato, anche al Lago di Favale si è osservata una certa varietà di specie vegetali. La vegetazione ripariale arborea è costituita da pioppi, sia pioppo bianco (Populus alba) sia pioppo nero (Populus nigra), cui si accompagnano l’olmo (Ulmus minor), l’alloro (Laurus nobilis) e l’ontano (Alnus glutinosa). Tra le specie erbacee sono presenti giunchetto minore (Scirpoides holoschoenus), veronica acquatica (Veronica cfr. beccabunga), tifa a foglie larghe (Typha latifolia), carice maggiore (Carex pendula), canna domestica (Arundo donax), cannuccia di palude (Phragmites communis), equiseto massimo (Equisetum telmateja), canapa acquatica (Eupatorium cannabinum), zigolo (Cyperus cfr. rotundus). A causa della presenza degli orti e della strada non sorprende che siano numerose le nitrofile e ruderali, quali l’ebbio (Sambucus ebulus), l’erba morella (Solanum nigrum), il ravanello selvatico (Raphanus raphanistrum), la saeppola di Naudin (Erigeron sumatrensis), la veronica di Persia (Veronica persica), la piantaggine maggiore (Plantago major), la piantaggine lanceolata (Plantago lanceolata), la mercorella comune (Mercurialis annua), l’astro annuale (Symphyotrichum squamatum), il verbasco sinuoso (Verbascum sinuatum), il verbasco polline (Verbascum blattaria), la linaria comune (Linaria vulgaris), diverse specie di Sonchus, tra cui S. tenerrimus, e l’alloctona artemisia dei fratelli Verlot (Artemisia verlotiorum), altra specie esotica della cui diffusione si è occupato MONTELUCCI (1934a,b).

Sulle rupi travertinose osservabili a pochi metri dalla riva del lago crescono invece specie termofile come il terebinto (Pistacia terebinthus) e il mediterraneo alaterno (Rhamnus alaternus), insieme a ombelico di venere (Umbilicus sp.), le nitrofile vetriola minore (Parietaria judaica) e ortica minore (Urtica urens), e il graziosissimo ciombolino dei muri (Cymbalaria muralis), specie tipica di muri e ambenti rupestri.

Dall’altro lato del fiume le imponenti pareti travertinose sono rivestite da una fitta vegetazione, che sembra essere dominata dal leccio (Quercus ilex), quercia sempreverde mediterranea che predilige stazioni di tipo rupestre.

Ben altro tipo di vegetazione si sviluppa sui travertini della Piana delle Acque Albule, di eccezionale interesse botanico. Essi, oltre a dare la possibilità di osservare l’evoluzione della vegetazione a partire da stadi pionieri fino alle forme di vegetazione più evolute, ospitano aspetti di vegetazione di notevole valore scientifico, la cui presenza ha portato all’istituzione di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC), area protetta individuata in base alle indicazioni della Direttiva Habitat dell’Unione Europea (Direttiva 92/43/CEE)ed inserita nella Rete europea di aree protette “Natura 2000”

(http://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT6030033). La perimetrazione definitiva di quest’area protetta e le misure di conservazione sono state state approvate con DGR n. 813 del 6 dicembre 2017, pubblicato sul BUR n. 101 del 19 dicembre 2017. L’area dei travertini, ospitando un notevole numero di specie protette e/o rare o rarissime nel Lazio, è anche di eccezionale interesse floristico. Il primo a mettere in

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4 evidenza il valore botanico dei travertini delle Acque Albule è stato, ancora una volta, Giuliano Montelucci, cui si deve la descrizione dei principali aspetti botanici dell’area (MONTELUCCI, 1947). Contributi più recenti sono stati pubblicati da GIARDINI (2002, 2013) e GIARDINI et al. (2007).

Anche lungo il Fiume Aniene è possibile rilevare la presenza di uno degli habitat individuati dalla Direttiva 92/43/CEE come habitat da proteggere. Gli aspetti di vegetazione ripariale a salici e pioppi, osservabili anche nel tratto di fiume visitato, possono essere infatti ricondotti all’habitat di interesse comunitario 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba” (http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa&idSegnalazione=38;

Angelini et al., 2016).

Nell’elenco che segue le specie vegetali osservate.

Elenco floristico 1. Alnus glutinosa 2. Arctium cfr. minus 3. Artemisia verlotiorum 4. Arum italicum

5. Arundo donax 6. Calystegia sepium 7. Carex pendula 8. Celtis australis 9. Chenopodium album 10. Clematis vitalba 11. Cornus sanguinea 12. Corylus avellana 13. Cymbalaria muralis 14. Cyperus cfr. rotundus 15. Equisetum telmateja 16. Erigeron sumatrensis 17. Euonimus europaeus 18. Eupatorium cannabinum 19. Hedera helix

20. Ficus carica 21. Galium aparine 22. Galium mollugo 23. Lamium sp.

24. Laurus nobilis 25. Ligustrum lucidum 26. Linaria vulgaris 27. Malva neglecta 28. Mercurialis annua 29. Parietaria judaica 30. Parietaria officinalis 31. Pistacia terebinthus 32. Plantago lanceolata 33. Plantago major 34. Populus alba

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5 35. Populus nigra

36. Phragmites communis 37. Quercus ilex

38. Quercus pubescens 39. Ranunculus lanuginosus 40. Raphanus raphanistrum 41. Rhamnus alaternus 42. Rubus ulmifolius 43. Rumex sp.

44. Ruscus aculeatus 45. Salix alba

46. Salix sp.

47. Sambucus ebulus 48. Sambucus nigra

49. Scirpoides holoschoenus 50. Silene latifolia

51. Solanum nigrum 52. Sonchus tenerrimus

53. Symphyotrichum squamatus 54. Symphytum cfr. bulbosum 55. Typha latifolia

56. Ulmus minor 57. Umbilicus sp.

58. Urtica dioica 59. Urtica urens

60. Verbascum blattaria 61. Verbascum sinuatum 62. Veronica cfr. beccabunga 63. Veronica persica

Note faunistiche

Nel corso del sopralluogo è stato possibile osservare, in particolare al lago di Favale, un certo numero di specie animali, soprattutto Uccelli. Il lago è infatti frequentato da numerose specie acquatiche, in parte già osservabili lungo l'Aniene precedentemente alla realizzazione della diga e alla conseguente nascita del “lago”, in parte attirate dal nuovo ecosistema acquatico, che fornisce nicchie ecologiche in precedenza assenti nell'area.

La specie più comune tra quelle osservate è certamente la folaga (Fulica atra), insieme al germano reale (Anas platyrrhinchos). La presenza di entrambe le specie è stata rilevata anche alla confluenza con il Fosso delle Prata. Frequente è anche il cormorano (Phalacrocorax carbo), osservato complessivamente in una decina di esemplari, alcuni dei quali in volo e altri posati sui rami più alti di imponenti pioppi secchi. Sono state inoltre osservati la comune gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), l'altrettanto comune, ma elegantissimo, airone cenerino (Ardea cinerea), un paio di esemplari di gabbiano reale (Larus michahellis) e il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), un esemplare del quale spariva repentinamente in acqua per ricomparire tra le canne e viceversa. Più o meno nella stessa parte di fiume in cui è stato osservato il tuffetto una grossa nutria (Myocastor coypus) è

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6 stata vista percorrere a nuoto un breve tratto di fiume. Noto roditore alloctono di origine sudamericana la nutria è stata importata in Italia nel 1928 ed allevata per la pelliccia;

sfuggita alla cattività o rilasciata in natura negli anni ‘60 ha ormai colonizzato gran parte degli ambienti acquatici italiani.

Fig. 2 – A sinistra: airone cenerino (Ardea cinerea). A destra: alcune folaghe (Fulica atra) (foto M.

Giardini).

Tra i rami di un grosso salice bianco (Salix alba) svolazzavano alcuni esemplari di luì piccolo (Phylloscopus collybita), che si staccavano dal salice per brevi tratti per poi tornare a posarsi tra i suoi rami, probabilmente a caccia di effimere ed altri piccoli insetti.

Altro piccolo uccello osservato in mezzo al lago, in diversi esemplari e a caccia di insetti, ma questa volta tra i tronchi d’albero caduti in acqua, è l’elegantissima ballerina gialla (Motacilla cinerea). Nell’area è stato anche possibile osservare un esemplare della congenere ballerina bianca (Motacilla alba).

Un discorso a parte merita un’altra specie alloctona, originaria di Africa e Asia, che si è rivelata particolarmente frequente nell’area, oltre che estremamente chiassosa. Alcuni degli enormi alberi secchi in mezzo al lago erano infatti continuamente meta di piccoli gruppi di parrocchetti dal collare (Psittacula krameri), eleganti pappagalli di colore verde brillante la cui presenza in quel contesto richiamava fortemente alla mente ecosistemi acquatici amazzonici, o comunque tropicali. Le prime osservazioni di individui in libertà risalgono all’inizio degli anni ‘70 del secolo scorso. A Roma la prima nidificazione di parrocchetto dal collare accertata risale al 2002 ed è attualmente specie molto diffusa e in forte espansione. E’ oggi molto comune anche nell'hinterland, e si osserva oramai da parecchi anni anche nel nord-est romano, dove è possibile imbattersi, ancora più frequentemente, anche nel simile parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus), altra specie alloctona, proveniente dal Sudamerica, presente ormai stabilmente nel nostro territorio. Nidificando in cavità degli alberi, il parrocchetto dal collare entra in competizione con i picchi, dei quali sfrutta i siti di nidificazione provocando consistenti riduzioni delle popolazioni di queste specie autoctone. E’ attualmente incluso tra le 100 peggiori specie invasive in Europa (MONACO, 2014).

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7 Altre specie censite sono state il piccione selvatico (Columbia livia), del quale passavano di tanto in tanto piccoli gruppi di 4-5 esemplari in direzione delle alte pareti travertinose presenti sulla sponda opposta a quella di via di Favale; il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), osservato un paio di volte volare tra gli alberi secchi in mezzo al fiume; il picchio verde (Picus viridis), specie non osservata ma la cui presenza è stata rilevata grazie all’ascolto del suo caratteristico verso; il comune merlo (Turdus merula); il comunissimo storno (Sturnus vulgaris) e, per finire, due specie di corvidi, una delle quali è l'onnipresente cornacchia grigia (Corvus cornix) e, l'altra, la molto meno frequente gazza (Pica pica), almeno nell'area a nord-est di Roma.

Fig. 2 – A sinistra: picchio rosso maggiore (Dendrocopos major). A destra: parrocchetto dal collare (Psittacula krameri), specie alloctona che entra in competizione con i picchi per i siti di nidificazione.

Tredici delle diciotto specie osservate compaiono negli elenchi del “Repertorio della fauna italiana protetta”, poiché tutelate da leggi nazionali (L. 157/92), dalla Direttiva Uccelli (79/409/CEE), dalla Convenzione di Berna o altre normative. L’elenco delle specie incluse nel “Repertorio della fauna italiana protetta” può essere scaricato all’indirizzo http://www.minambiente.it/pagina/repertorio-della-fauna-italiana-protetta.

Elenco delle specie di uccelli osservate 1. Anas platyrrhinchos

2. Ardea cinerea 3. Columba livia 4. Corvus cornix 5. Dendrocopos major 6. Fulica atra

7. Gallinula chloropus 8. Larus michahellis 9. Motacilla alba 10. Motacilla cinerea 11. Phalacrocorax carbo 12. Phylloscopus collybita 13. Pica pica

14. Picus viridis 15. Psittacula krameri

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8 16. Sturnus vulgaris

17. Tachybaptus ruficollis 18. Turdus merula

Mammiferi osservati 1. Myocastor coypus Conclusioni

In conclusione, considerato il periodo poco favorevole e l’esiguità del tempo dedicato al sopralluogo effettuato, si può certamente affermare che il Fiume Aniene presenti una flora e una vegetazione piuttosto ricche e diversificate. Tra le specie osservate non si segnalano specie rare o protette, la cui eventuale presenza potrebbe tuttavia essere messa in evidenza da osservazioni prolungate nel tempo attraverso le diverse stagioni dell’anno. Degna di segnalazione è certamente la presenza dell’habitat di interesse comunitario 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba” (Direttiva 92/43/CEE “Dir. Habitat”). Di notevole interesse la presenza di numerose specie di Uccelli, il cui numero è sicuramente destinato a crescere grazie all’aumento del numero di nicchie trofiche causato dalla realizzazione della diga che ha portato alla formazione del cosiddetto Lago di Favale. La maggior parte delle specie di Uccelli osservate è oggetto di tutela, poiché inserita negli elenchi delle specie da proteggere di varie norme italiane, europee o internazionali.

Marco Giardini

Istituto d’Istruzione Superiore di Via Roma 298 Guidonia Segretario della Sezione Laziale “G. Montelucci” della Società Botanica Italiana Collaboratore esterno del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Roma “La Sapienza”

Sant’Angelo Romano, 15 gennaio 2019

Bibliografia

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Associazione culturale onlus Amici dell’Inviolata Guidonia, Provincia di Roma.

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9 GIARDINI M., 2013. La flora vascolare del Montarozzo del Barco (Tivoli, Roma). Annali del

Museo Civico di Rovereto. Sez.: Arch., St., Sc. nat., 28(2012): 161-198.

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