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scheda progetto per impegnare i giovani nel servizio civile regionale in Emilia-Romagna anno 2019 (ex scheda 1 B)

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allegato A4 scheda progetto per impegnare i giovani nel servizio civile regionale in Emilia-Romagna – anno 2019 (ex scheda 1 B)

1) Ente proponente il progetto:

ASSOCIAZIONE COMUNITA’ PAPA GIOVANNI XXIII

Codice di accreditamento: NZ00394

CARATTERISTICHE PROGETTO

2) Titolo breve del progetto: CONDIVIDIAMO LA STRADA

3) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica

(vedi allegato 1 D.M. 11/5/2018):

ASSISTENZA

Adulti e terza età in condizioni di disagio

4) Descrizione specifica:

a) del contesto territoriale di riferimento del progetto

Al 1° gennaio 2018, nei 55 comuni della Città Metropolitana di Bologna la popolazione era secondo i dati ISTAT di 1.011.291 residenti, ovvero 3.437 unità in più rispetto all’anno precedente. Se consideriamo che nel 2001 la popolazione era pari a 914.809 residenti, ciò significa che negli ultimi 16 anni la Città metropolitana ha visto un aumento del 10%. Tale crescita appare maggiore nei comuni dell’area metropolitana di quella osservata per il Comune di Bologna.

I dati sulla distribuzione della popolazione per classi di età a cura dell’ufficio di Statistica della Città Metropolitana di Bologna su dati delle Anagrafi comunali mostra che nel quindicennio tra il 2001 e il 2016 sono aumentati sia gli ultraottantenni che i minori di 14 anni. Una particolare attenzione richiederà presto la fascia di popolazione adulta in età superiore a 80 anni. Possiamo infatti notare che questo gruppo raggiunge ormai una consistenza considerevole: più di 35.600 persone che, in prospettiva, richiederanno servizi e assistenza domiciliare in misura crescente. L’apporto dell’influsso migratorio all’andamento demografico descritto sopra è evidente. Sul totale dei residenti nell’area metropolitana di Bologna, oggi, l’11.7% è straniero. Il saldo naturale è ormai da diversi decenni negativo: a fronte di una mortalità più o meno stabile, infatti, questo ha riflettuto una contrazione della natalità (pari al 7.5%

nell’ultimo anno). Nel complesso l’area metropolitana bolognese registra un tasso di crescita naturale negativo pari al -2,8%, inferiore a quello regionale del -3,6%. La crescita della popolazione è stata quindi determinata esclusivamente da saldi migratori esteri e interni sistematicamente positivi, che si sono confermati anche nel periodo più recente, pur caratterizzato da una prolungata crisi economica.

(2)

b) dell’area d’intervento del progetto, con la situazione di partenza;

Il rapporto “La situazione economica e sociale bolognese” a cura della fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo con riferimento alla Città Metropolitana basato un’analisi dei redditi individuali e delle famiglie percepiti, grazie alla disponibilità dei dati relativi ai redditi dichiarati al fisco (ai fini dell’addizionale IRPEF) evidenzia che tra il 2007 e il 2015, il reddito medio per contribuente nell’area metropolitana è calato del 2.1%, mentre quello del capoluogo è cresciuto del 9.8%. È evidente come la crisi economica iniziata nel 2008 si sia fatta sentire, con un calo del reddito percepito a livello metropolitano ed un aumento appena contenuto a livello del capoluogo. Il suddetto rapporto evidenzia poi come la concentrazione del reddito a Bologna sia aumentata di ben sette punti percentuali in soli 8 anni, tra il 2007 e il 2015. La crisi ha peggiorato la distribuzione del reddito a vantaggio delle fasce più ricche.

Negli ultimi anni si parla di molti “nuovi” poveri: sono aumentate le cause che possono contribuire a far cadere un individuo in condizione di povertà, il lavoro non è più una garanzia di reddito fisso, ma precario e spesso insufficiente (working poor).

I dati forniti dal comune di Bologna possono essere esemplificativi: tra il 2005 e il 2012, si è assistito ad un incremento del 30% nel numero di persone e/o famiglie che usufruiscono dei servizi deputati ad aiutare i poveri. A Bologna sono diverse le categorie di persone che utilizzano i servizi di aiuto quali mense, sportelli sociali, dormitori (escludiamo qui le categorie dei minori, che non interessano il presente progetto): le donne, che hanno una situazione lavorativa più instabile, non riescono in alcuni casi a reinserirsi nel mondo del lavoro dopo la maternità o devono prendersi cura dei figli a causa dei i tagli ai servizi per la prima infanzia; i nuclei familiari che ricorrono sempre più spesso agli sportelli sociali offerti dalla città per quanto riguarda il pagamento di utenze o rate dell’affitto, banchi alimentari; gli “over 50” che non riescono a reinserirsi nel mondo lavorativo dopo un licenziamento o il fallimento della propria attività. Molti di questi si trovano tra i senza fissa dimora;

giovani nella fascia di età tra i 18 e i 35 anni, in cerca della prima occupazione o con soluzioni lavorative temporanee; stranieri residenti disoccupati o precari e stranieri senza il permesso di soggiorno; oltre alle categorie tradizionalmente bisognose: persone senza fissa dimora;

donne sole con figli a carico; donne vittime della tratta o rifugiate che non hanno ottenuto il riconoscimento della loro richiesta di asilo;

carcerati o ex carcerati che hanno difficoltà a reinserirsi nella società;

tossicodipendenti; immigrati che non hanno mai ottenuto il permesso di soggiorno.

Sul territorio della Città Metropolitana di Bologna, l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII opera dagli anni ‘80 in diversi settori, in un rapporto stabile e consolidato con i servizi sociali. Attualmente l’associazione è presente nell’area con le seguenti strutture e iniziative:

1 comunità terapeutica, 1 casa post programma terapeutico, 1 unità di strada per persone vittime di tratta, 1 unità di strada per tossicodipendenti, 1 unità di strada per senza dimora e per elemosinari, 1 centro diurno per persone disabili, 1 cooperativa sociale che si occupa di inserimento lavorativo, 1 casa di fraternità e accoglienza, 11 case famiglia, 5 famiglie aperte, 1 casa per donne vittime di tratta, oltre alle strutture aderenti

al presente progetto.

(3)

Nell’ambito del disagio adulto l’attenzione è rivolta sia ai portatori di bisogni tradizionali, quali persone in stato di impoverimento estremo e senza domicilio, tossicodipendenti o alcool dipendenti, persone con disagio psichico, detenuti ed ex-detenuti, immigrati che vivono in condizione di indigenza o irregolarità, nuclei familiari problematici, persone che hanno interrotto ogni vincolo sociale, sia alle “nuove povertà”, in forte aumento:

situazioni di sofferenza/vulnerabilità (spesso di natura economica, ma non solo) che, se non affrontate, possono aggravarsi. L’accoglienza è rivolta a soggetti di entrambi i sessi con ridotte risorse personali e sociali, spesso con anamnesi di prolungata dipendenza e possibile disturbo psichico correlato ben compensato, che si trovino in situazione di esclusione sociale, segnalati dai Ser.T. o da altro Servizio Sanitario, dal Servizio accoglienza interno all’associazione, dai servizi socio-assistenziali territoriali, dai Centri di Servizio sociale del Ministero di Grazia e Giustizia, da privati o persone entrate direttamente in contatto con la struttura. La modalità di accoglienza mira a riunire le persone ospitate in una comunità di vita stabile e regolata, finalizzata al massimo reinserimento sociale possibile. Essa costituisce una realtà abitativa protetta di tipo familiare, in cui si realizzano percorsi riabilitativi personalizzati volti al massimo reinserimento sociale possibile. L’equipe degli operatori ne costituisce il punto di riferimento, che guida il percorso educativo e condivide la dimensione di vita quotidiana con le persone accolte. Lo scopo non è solo quello di fornire un tetto sulla testa e un letto in cui dormire, ma calore umano, attraverso momenti importanti di condivisione che permettano di instaurare relazioni significative.

Aderiscono al presente progetto in particolare 2 strutture dell’associazione ubicate nel comune di Castelmaggiore (Bologna): si tratta della Casa Pronta Accoglienza per Adulti San Giovanni Battista, e della Casa per senza dimora. Tali strutture si rivolgono a: persone senza dimora;

donne sole con figli a carico; donne vittime della tratta o rifugiate che non hanno ottenuto il riconoscimento della loro richiesta di asilo;

carcerati o ex carcerati che hanno difficoltà a reinserirsi nella società;

tossicodipendenti; immigrati senza permesso di soggiorno.

La presenza di giovani in servizio civile negli ultimi anni ha contribuito al potenziamento dell’offerta formativa interna ed esterna alle strutture.

In particolare:

- sono state introdotte nuovi attività interne alle strutture, quali il laboratorio culturale denominato “Scuola del Sasso”, che prende nome da una frase del film “La strada” di Fellini (“Se questo sasso non serve a nulla, non c’è nulla che serva, neanche le stelle”), finalizzato a esercitare la capacità di stupirsi, di esplorare la realtà, di ammirare la bellezza, tramite momenti comunitari di: focus group, lavori creativi, cineforum, visite a mostre/teatri etc. su un tema stabilito comunitariamente (tema analizzato lo scorso anno: la speranza);

- esternamente alle strutture sono stati elaborati moduli formativi rivolti alle scuole sul tema delle dipendenze e delle forme di emarginazione presenti sui territori interessati dal progetto.

Inoltre, le strutture portano avanti quotidianamente le seguenti attività:

 Colloqui individuali: 1 o più a settimana (con gli operatori di riferimento)

 Colloqui specialistici: 1 o più mensili (con figure professionali quali psichiatra, psicoterapeuta etc.)

(4)

 Incontri di verifica di gruppo: 1 a settimana (con gli operatori di riferimento)

 Attività di gruppo:

- Attività ergoterapiche e lavorative: tutti i giorni (manutenzione della casa, attività di laboratorio: assemblaggio, confezionamento etc., percorsi lavorativi protetti c/o enti della rete associativa), per un totale di 20 ore settimanali;

- Laboratorio culturale denominato “Scuola del Sasso”: 1 volta a settimana, 3 ore settimanali;

- Gruppo di arte-terapia e musicoterapia: 1 volta a settimana (percorsi personali di espressione, rielaborazione e crescita di sé attraverso l’arte: disegno, mandala, musica), 4 ore settimanali;

- Laboratorio teatrale: 1 volta a settimana, 3 ore settimanali;

- Attività di gioco-sport: 1 volta a settimana, 2 ore settimanali.

 Attività formativo-culturali: 1 volta a settimana (uscite, visite guidate, partecipazione a iniziative culturali nonché manifestazioni/eventi pubblici o organizzati dalla Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, incontri a tema, incontri con testimoni, cineforum, incontri/testimonianze con gruppi giovanili), per un totale di 6 ore settimanali;

 Attività ludico-ricreative: 2 volte a settimana (attività e tornei sportivi, uscite: parchi cinema etc.) per un totale di 6 ore settimanali.

c)del bisogno-utilità sociale su cui interviene il progetto;

Dall’analisi del contesto territoriale e dell’area di intervento sopra descritti, emergono diversi bisogni, diversificati in base alle necessità dell’ampio gruppo target:

 qualificazione dell’accoglienza di persone senza dimora, soprattutto nei periodi più critici, come l’inverno, e in situazione di emergenza;

 qualificazione dell’accoglienza di persone in misura alternativa al carcere, e applicazione delle normative relative al recupero e alla rieducazione del detenuto nelle carceri, con conseguente superamento dell’idea di una struttura carceraria con esclusivo ruolo di isolamento dalla società;

 qualificazione all’accoglienza delle donne vittime di abusi e di tratta, in particolare nei percorsi di recupero post traumatici;

 potenziamento e implementazione di attività di osservazione del disagio sul territorio;

 potenziamento e implementazione di percorsi specifici e individualizzati finalizzati al recupero dell’autonomia personale;

 potenziamento degli inserimenti abitativi in strutture di accoglienza residenziali;

 potenziamento degli inserimenti lavorativi in ambito protetto o semi protetto;

 informazione e sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche e della cittadinanza sulla reale

 situazione del disagio adulto in Italia, sulle potenzialità della giustizia riparativa come valida opportunità per il reinserimento sociale degli ex-detenuti e come alternativa all’attuale sistema.

Si rileva infine il seguente bisogno specifico, con particolare riferimento ai destinatari sotto specificati: carenza di consapevolezza del territorio circa motivazioni e condizioni del disagio adulto, mancanza di una cultura

(5)

della prevenzione e conseguente carenza di occasioni relazionali significative e di inserimento sociale per i 28 utenti supportati dalle 2 strutture aderenti al progetto.

d)dei destinatari (target da quantificare) del progetto

Destinatari del presente progetto sono le 28 persone adulte accolte nelle due strutture aderenti al progetto, di cui in particolare:

Numero di persone accolte per fascia d’età, tipologia di accoglienza (residenziale e notturna) Fascia d’età Comune di Castel

Maggiore

Accoglienza residenziale

Accoglienza notturna

F M N. totale

18-40 7 3 4 4 3 7

41-65 15 10 5 6 9 15

Over 65 6 0 6 3 3 6

Totale 28 13 15 13 15 28

5) Obiettivi specifici delle attività previste (descrizione

coerente e conseguente di voce 4, anche con indicatori ex ante ed ex post):

In risposta al bisogno specifico sopra individuato, con particolare riferimento ai 28 destinatari del presente progetto, si individua il seguente obiettivo specifico: potenziare i percorsi di sensibilizzazione e formazione rivolti alla cittadinanza, in particolare ai giovani, sulle cause e condizioni del disagio adulto, nonché sulle modalità dell’accoglienza e del reinserimento sociale dei portatori di tale disagio, in modo da garantire ai 28 utenti accolti dalle 2 strutture aderenti al progetto un tessuto sociale maggiormente inclusivo.

n.pro gr

obiettivi (*) descrizione

indicatori indicatori ex ante (situazion e di partenza)

indicatori ex post (situazion e di arrivo) 1. Potenziare i percorsi

di sensibilizzazione e formazione rivolti alla cittadinanza, in

particolare ai giovani, sulle cause e

condizioni del disagio adulto, nonché sulle modalità

dell’accoglienza e del reinserimento sociale dei portatori di tale disagio, in modo da garantire ai 28 utenti accolti dalle 2

strutture aderenti al progetto un tessuto sociale maggiormente inclusivo.

N. di ore di attività esterne alla

struttura, quali uscite/visite sul territorio a

carattere ricreativo o educativo offerte ai 28 utenti

supportati dal progetto

Incremento del numero di uscite e visite sul

territorio a

carattere formativo/

culturale, da 2 a 3 iniziative mensili, ovvero da 12 a 18 ore

mensili di attività.

Realizzazi one di 18 ore

mensili di attività esterne alle

strutture.

Aumentata conoscenza del

territorio ,

aumentato contatto con

l’ambiente e

aumentate occasioni di

socializza

(6)

zione per i 28 utenti supportati dal

progetto.

2. N di ore mensili di

attività per

l’informazione e la sensibilizzazione della cittadinanza sulle tematiche inerenti il disagio adulto con

testimonianza degli utenti supportati

Incremento del numero di ore di attività di

informazio ne e sensibiliz zazione presso parrocchie , centri sociali, circoli culturali, bibliotech e etc. da 0 a 6, pari a un incremento del numero di

incontri mensili della durata di 3 ore ciascuno da 0 a 2.

Realizzazi one di 2 incontri mensili dedicati all’inform azione e sensibiliz zazione sui temi inerenti le cause e le

circostanz e delle diverse forme di disagio adulto, con

testimonia nza di utenti ed operatori.

3. N di persone

partecipanti alle iniziative di informazione e sensibilizzazione

Incremento del numero di

partecipan ti alle iniziative di

informazio ne e sensibiliz zazione da 0 a 40 (circa 20 partecipan ti ad incontro realizzato ).

Raggiunte ogni mese 40 persone partecipan ti alle attività di

sensibiliz zazione.

Aumentata comprensio ne del fenomeno e dei

progetti di

accoglienz a e

aumentata accoglienz a da parte del

territorio verso i 28 utenti supportati

(7)

.

Aumentato riconoscim ento sociale sul

territorio dei 28 utenti supportati dal

progetto.

N. di ore mensili di

attività di

prevenzione delle dipendenze rivolta alle fasce di

popolazione giovanile delle scuole del territorio e agli insegnanti

Potenziame nto

dell’offer ta

formativa finalizzat a alla prevenzion e rivolta a

insegnanti e allievi delle scuole del territorio interessat o dalle strutture aderenti al

progetto, con

incremento da 0 a 48 ore

all’anno, pari a un incremento nella realizzazi one di eventi formativi finalizzat i alla prevenzion e da 0 a 8 eventi all’anno, della durata di 6 ore ciascuno, suddivisi in moduli di 3 incontri da 2 ore ciascuno.

Realizzazi one di 48 ore

annuali di attività di

prevenzion e rivolte a

insegnanti e

studenti, suddivisi in 8 percorsi formativi di 3 incontri della durata di 2 ore ciascuno.

Aumentata consapevol ezza di insegnanti e studenti rispetto a rischi e modalità delle diverse forme di dipendenza , nonché alle conseguenz e e

possibili ripercussi oni sul progetto di vita dell’indiv iduo.

(8)

N. di giovani e di insegnanti

all’interno di scuole e centri giovanili raggiunti

dall’attività di prevenzione

Incremento del numero di classi raggiunte dalle attività di

prevenzion e da 0 a 8, per un totale di circa 160 studenti e 8

insegnanti nei comuni di Bologna e Castel Maggiore.

Raggiunte annualment e circa 168 persone partecipan ti ai percorsi formativi finalizzat i alla prevenzion e.

Aumentata comprensio ne del fenomeno dipendenze e delle forme del disagio adulto, aumentate possibilit à di prevenzion e del disagio e aumentata possibilit à di

inclusione da parte del

territorio verso i 28 utenti accolti dalle strutture aderenti al

presente progetto.

Situazione di arrivo: attraverso le attività indicate i 28 beneficiari del progetto godranno di un maggior riconoscimento sociale da parte del territorio di appartenenza, e il territorio stesso godrà di maggiori opportunità di conoscenza e di prevenzione del disagio adulto.

In relazione alla crescita dei giovani in servizio civile coinvolti nell’esperienza, ci si pone l’obiettivo di potenziare l’offerta formativa, in modo che i giovani possano, non solo entrare in contatto diretto con le diverse situazioni di disagio sociale sopra descritte, ma aggiungere a questa esperienza diretta un’importante azione educativa quale gesto concreto di rimozione delle cause dell’emarginazione, sperimentano così direttamente la solidarietà sociale e la cittadinanza attiva.

6) Descrizione tipologia dell’intervento che definisca in modo

puntuale le attività previste dal progetto (6.1), con

(9)

particolare riferimento alle attività dei giovani in SCR (6.3), nonché le risorse umane dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo (6.2):

6.1

Complesso delle attività del presente progetto realizzate dall’Ente, compresa quella del tutor

Si specifica che le attività previste a progetto sono comuni alle due sedi d’attuazione

OBIETTIVO SPECIFICO: Potenziare i percorsi di

sensibilizzazione e formazione rivolti alla cittadinanza, in particolare ai giovani, sulle cause e condizioni del disagio adulto, nonché sulle modalità dell’accoglienza e del

reinserimento sociale dei portatori di tale disagio, in modo da garantire ai 28 utenti accolti dalle 2 strutture aderenti al progetto un tessuto sociale maggiormente inclusivo.

AZIONI E ATTIVITA' 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0

1 1 12 AZIONE 0: Fase

preparatoria 0.1 Analisi e valutazione

degli interventi finora

effettuati 0.2 Analisi dei bisogni

emergenti

AZIONE 1:

Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con

il territorio 1.1 Definizione di micro-

obiettivi individuali inerenti gli aspetti

relativi alla

socializzazione e allo

sviluppo delle

potenzialità di interazione con il territorio per ciascun

utente supportato 1.2 Identificazione di

eventuali partner locali 1.3 Realizzazione di

uscite e visite sul

territorio

AZIONE 2:

Sensibilizzazione e informazione della cittadinanza sulle tematiche inerenti il

disagio adulto 2.1 Ampliare i contatti

con parrocchie,

associazioni, centri

(10)

sociali, circoli etc.

2.2 Realizzazione di 2 incontri mensili presso le strutture individuate sui temi inerenti lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, il perdono, l’emarginazione sociale, le reti della criminalità, la

situazione carceraria, la situazione dei senza dimora, la situazione delle vittime di sfruttamento della prostituzione e dei questuanti in Italia, le modalità di misura

alternativa alla

detenzione, il perdono e l’accoglienza. Gli

incontri prevedranno la testimonianza diretta di uno o più tra i 28

utenti supportati e tra gli operatori delle

strutture coinvolte Azione 3: realizzazione

del modulo formativo

“Pensiero indipendente”

finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze e delle forme del disagio

adulto.

3.1 Ideazione del modulo

formativo

3.2 Promozione della proposta e raccolta delle

adesioni

3.3 Avvio e realizzazione

dei percorsi formativi AZIONE 4: Valutazione del

lavoro svolto e analisi

dei risultati 4.1 Sondaggio tra tutti

gli attori coinvolti

nelle attività 4.2 Confronto tra

operatori in equipe 4.3 Confronto con i

servizi sociali, sanitari e carcerari che

collaborano al progetto

(11)

4.4 Analisi dei risultati

raggiunti

Attività tutor: La figura del tutor sarà punto di riferimento e supervisore di tutte le attività previste a progetto e in cui sono coinvolti i volontari.

6.2 Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste nel presente progetto, con la speci- fica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività (indicare da ultimo il nr.totale delle persone coinvolte)

n. rif.attività voce

6.1(§) professionalità/

qualifica

tipo rapporto diretto (dipendente,

a contratto, …) con l’ente titolare del

progetto/co- progettante

per-nr.

sone

AZIONE 0: Fase preparatoria

0.1 Analisi e valutazione degli interventi finora effettuati

0.2 Analisi dei bisogni emergenti

AZIONE 1: Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con il territorio (quali attività di uscite e visite sul territorio).

1.1 Definizione di micro- obiettivi individuali inerenti gli aspetti

relativi alla

socializzazione e allo

sviluppo delle

potenzialità di

interazione con il territorio per ciascun utente supportato

1.2 Identificazione di eventuali partner locali

AZIONE 2:

Sensibilizzazione e informazione della cittadinanza sulle tematiche inerenti il disagio adulto

2.1 Ampliare i contatti

con parrocchie,

associazioni, centri sociali, circoli etc.

2.2 Realizzazione di 2 incontri mensili presso le strutture individuate sui temi inerenti lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, il perdono, l’emarginazione

Responsabile della

struttura “Casa

accoglienza Senza Fissa Dimora, Castelmaggiore”.

Frate conventuale, da 26 anni dedica il suo interesse pastorale e culturale allo studio delle dinamiche sociali, esperienza di vita e accompagnamento personale a giovani in percorsi di affrancamento dalle dipendenze patologiche da sostanze. Responsabile dell’unità di strada

rivolta a

tossicodipendenti e a senza dimora.

Volontario

1

(12)

sociale, le reti della criminalità, la situazione carceraria, la situazione dei senza dimora, la situazione delle vittime di sfruttamento della prostituzione e dei questuanti in Italia, le modalità di misura alternativa alla detenzione, il perdono e l’accoglienza. Gli incontri prevedranno la testimonianza diretta di uno o più tra i 28 utenti supportati e tra gli operatori delle strutture coinvolte.

AZIONE 4: Valutazione del lavoro svolto e analisi dei risultati

4.1 Sondaggio tra tutti gli attori coinvolti nelle attività

4.2 Confronto tra operatori in equipe

4.3 Confronto con i servizi sociali, sanitari e carcerari che collaborano al progetto 4.4 Analisi dei risultati raggiunti

AZIONE 0: Fase preparatoria

0.1 Analisi e valutazione degli interventi finora effettuati

0.2 Analisi dei bisogni emergenti

AZIONE 1: Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con il territorio (quali attività di uscite e visite sul territorio).

1.1 Definizione di micro- obiettivi individuali inerenti gli aspetti

relativi alla

socializzazione e allo

sviluppo delle

potenzialità di

interazione con il territorio per ciascun utente supportato

1.2 Identificazione di eventuali partner locali 1.3 Realizzazione di uscite e visite sul territorio

Azione 3: realizzazione

Operatore. Diplomato

presso istituto

magistrale, ha studiato canto e improvvisazione jazz corale. Attualmente studente presso il seminario di Bologna. Da 3 anni operatore residente all’interno della Casa accoglienza Senza Fissa Dimora.

Volontario 1

(13)

del modulo formativo

“Pensiero indipendente”

finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze e delle forme del disagio adulto.

3.1 Ideazione del modulo formativo

3.2 Promozione della proposta e raccolta delle adesioni

3.3 Avvio e realizzazione dei percorsi formativi AZIONE 4: Valutazione del lavoro svolto e analisi dei risultati

4.1 Sondaggio tra tutti gli attori coinvolti nelle attività

4.2 Confronto tra operatori in equipe

4.3 Confronto con i servizi sociali, sanitari e carcerari che collaborano al progetto 4.4 Analisi dei risultati raggiunti

AZIONE 1: Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con il territorio (quali attività di uscite e visite sul territorio).

1.1 Definizione di micro- obiettivi individuali inerenti gli aspetti

relativi alla

socializzazione e allo

sviluppo delle

potenzialità di

interazione con il territorio per ciascun utente supportato

1.2 Identificazione di eventuali partner locali 1.3 Realizzazione di uscite e visite sul territorio

AZIONE 2:

Sensibilizzazione e informazione della cittadinanza sulle tematiche inerenti il disagio adulto

2.1 Ampliare i contatti

con parrocchie,

associazioni, centri

Operatore. Frate minore, da 1 anno operatore all’interno della Casa accoglienza Senza Fissa Dimora

Volontario 1

(14)

sociali, circoli etc.

2.2 Realizzazione di 2 incontri mensili presso le strutture individuate sui temi inerenti lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, il perdono, l’emarginazione sociale, le reti della criminalità, la situazione carceraria, la situazione dei senza dimora, la situazione delle vittime di sfruttamento della prostituzione e dei questuanti in Italia, le modalità di misura alternativa alla detenzione, il perdono e l’accoglienza. Gli incontri prevedranno la testimonianza diretta di uno o più tra i 28 utenti supportati e tra gli operatori delle strutture coinvolte.

Azione 3: realizzazione del modulo formativo

“Pensiero indipendente”

finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze e delle forme del disagio adulto.

3.1 Ideazione del modulo formativo

3.2 Promozione della proposta e raccolta delle adesioni

3.3 Avvio e realizzazione dei percorsi formativi AZIONE 1: Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con il territorio (quali attività di uscite e visite sul territorio).

1.3 Realizzazione di uscite e visite sul territorio

AZIONE 2:

Sensibilizzazione e informazione della cittadinanza sulle tematiche inerenti il disagio adulto

2.1 Ampliare i contatti

con parrocchie,

Giovane volontaria residente all’interno della struttura.

Volontaria 1

(15)

associazioni, centri sociali, circoli etc.

Azione 3: realizzazione del modulo formativo

“Pensiero indipendente”

finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze e delle forme del disagio adulto.

3.2 Promozione della proposta e raccolta delle adesioni

3.3 Avvio e realizzazione dei percorsi formativi AZIONE 0: Fase preparatoria

0.1 Analisi e valutazione degli interventi finora effettuati

0.2 Analisi dei bisogni emergenti

AZIONE 1: Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con il territorio (quali attività di uscite e visite sul territorio).

1.1 Definizione di micro- obiettivi individuali inerenti gli aspetti

relativi alla

socializzazione e allo

sviluppo delle

potenzialità di

interazione con il territorio per ciascun utente supportato

1.2 Identificazione di eventuali partner locali

AZIONE 2:

Sensibilizzazione e informazione della cittadinanza sulle tematiche inerenti il disagio adulto

2.1 Ampliare i contatti

con parrocchie,

associazioni, centri sociali, circoli etc.

2.2 Realizzazione di 2 incontri mensili presso le strutture individuate sui temi inerenti lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, il perdono, l’emarginazione sociale, le reti della

Responsabile della struttura “Pronta accoglienza S. Giovanni Battista” Castelmaggiore.

Infermiera, counsellor Gestisce i rapporti istituzionali e con i Servizi invianti. Coordina con gli altri responsabili di struttura la gestione della rete delle comunità terapeutiche. Coordina l’equipe interna di struttura (operatori e volontari). Coordina la programmazione delle attività riabilitative e educative.

Conduce: colloqui clinici singoli e di gruppo;

laboratorio di

arteterapia.

Dipendente a

contratto 1

(16)

criminalità, la situazione carceraria, la situazione dei senza dimora, la situazione delle vittime di sfruttamento della prostituzione e dei questuanti in Italia, le modalità di misura alternativa alla detenzione, il perdono e l’accoglienza. Gli incontri prevedranno la testimonianza diretta di uno o più tra i 28 utenti supportati e tra gli operatori delle strutture coinvolte.

AZIONE 4: Valutazione del lavoro svolto e analisi dei risultati

4.1 Sondaggio tra tutti gli attori coinvolti nelle attività

4.2 Confronto tra operatori in equipe

4.3 Confronto con i servizi sociali, sanitari e carcerari che collaborano al progetto 4.4 Analisi dei risultati raggiunti

AZIONE 0: Fase preparatoria

0.1 Analisi e valutazione degli interventi finora effettuati

0.2 Analisi dei bisogni emergenti

AZIONE 1: Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con il territorio (quali attività di uscite e visite sul territorio).

1.1 Definizione di micro- obiettivi individuali inerenti gli aspetti

relativi alla

socializzazione e allo

sviluppo delle

potenzialità di

interazione con il territorio per ciascun utente supportato

1.2 Identificazione di eventuali partner locali 1.3 Realizzazione di uscite e visite sul territorio

Azione 3: realizzazione del modulo formativo

Operatrice. Laureanda in psicologia,

musicoterapeuta.

Collabora nella gestione e conduzione del gruppo e della casa. Conduce

laboratorio di

musicoterapia

Dipendente a

contratto 1

(17)

“Pensiero indipendente”

finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze e delle forme del disagio adulto.

3.1 Ideazione del modulo formativo

3.2 Promozione della proposta e raccolta delle adesioni

3.3 Avvio e realizzazione dei percorsi formativi AZIONE 4: Valutazione del lavoro svolto e analisi dei risultati

4.1 Sondaggio tra tutti gli attori coinvolti nelle attività

4.2 Confronto tra operatori in equipe

4.3 Confronto con i servizi sociali, sanitari e carcerari che collaborano al progetto 4.4 Analisi dei risultati raggiunti

AZIONE 1: Riqualificazione e potenziamento delle attività volte alla maggiore interazione con il territorio (quali attività di uscite e visite sul territorio).

1.1 Definizione di micro- obiettivi individuali inerenti gli aspetti

relativi alla

socializzazione e allo

sviluppo delle

potenzialità di

interazione con il territorio per ciascun utente supportato

1.2 Identificazione di eventuali partner locali 1.3 Realizzazione di uscite e visite sul territorio

AZIONE 2:

Sensibilizzazione e informazione della cittadinanza sulle tematiche inerenti il disagio adulto

2.1 Ampliare i contatti

con parrocchie,

associazioni, centri sociali, circoli etc.

Supervisore. Psicologa, psicoterapeuta

Supervisione della equipe, consulenza clinica sui casi

Libero

professionista,

consulenze esterne 1

(18)

2.2 Realizzazione di 2 incontri mensili presso le strutture individuate sui temi inerenti lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, il perdono, l’emarginazione sociale, le reti della criminalità, la situazione carceraria, la situazione dei senza dimora, la situazione delle vittime di sfruttamento della prostituzione e dei questuanti in Italia, le modalità di misura alternativa alla detenzione, il perdono e l’accoglienza. Gli incontri prevedranno la testimonianza diretta di uno o più tra i 28 utenti supportati e tra gli operatori delle strutture coinvolte.

Azione 3: realizzazione del modulo formativo

“Pensiero indipendente”

finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze e delle forme del disagio adulto.

3.1 Ideazione del modulo formativo

3.2 Promozione della proposta e raccolta delle adesioni

3.3 Avvio e realizzazione dei percorsi formativi Punto di riferimento e supervisore di tutte le attività previste a progetto e in cui sono coinvolti i volontari.

Tutor del progetto. Dal novembre 2013 ha affiancato lo RLEA dei progetti di SCN e nei progetti di SCR dell’ente

“Comunità Papa Giovanni XXIII”. Dal 2016 è RLEA e referente del servizio civile nazionale e regionale per l'ente su Bologna, Imola e Modena.

Segue i volontari in servizio civile nella formazione specifica e nel tutoraggio dal 2013.

Esperienza nella progettazione,

monitoraggio e valutazione degli interventi

Volontaria, associato dell’ente proponente

1

(19)

educativi.

totale numero persone coinvolte: 8

6.3 Attività SPECIFICHE e ruolo previsti per i giovani in SCR nell’ambito del presente progetto

La presenza di volontari in servizio civile all’interno delle strutture aderenti al progetto avrà un importante funzione di

“ponte” verso il territorio per gli utenti supportati, oltre che di supporto per gli operatori. L’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII investe inoltre da anni sulla riflessione e la formazione dei suoi membri alla nonviolenza, nonché sulla ricerca di strade che rendano concreto il cammino nonviolento nella quotidianità. In questo senso, l’associazione constata che l’affiancamento alle persone fragili, verso le quali i giovani in servizio civile avranno un ruolo di figura educativa di supporto, facilitatori della comunicazione e dei rapporti interpersonali, sostegno all'esercizio delle autonomie, contribuisce a sviluppare negli stessi giovani volontari un nuovo punto di vista sulla marginalità e un nuovo senso di responsabilità, contribuendo così a diffondere la cultura di una società meno escludente e meno violenta. Ai giovani in servizio civile verrà inoltre proposta la partecipazione a marce, convegni a tema e iniziative di sensibilizzazione

nell’ottica di aiutarli a conoscere le modalità di cittadinanza attiva e di nonviolenza attiva attuabili oltre l’anno del

servizio civile. Si specifica che le attività previste per i volontari sono comuni alle due sedi d’attuazione.

n. rif.attività

voce 6.1(§) specifiche attività dei giovani

in SCR ruolo dei giovani in SCR

AZIONE 0: Fase preparatoria

.

0.1. Analisi e valutazione degli interventi finora effettuati I volontari parteciperanno agli incontri di equipe in preparazione al progetto. Sarà per loro occasione di conoscere gli operatori che si troveranno a supportare.

Affiancamento degli operatori

0.2. Analisi dei bisogni emergenti I volontari parteciperanno agli incontri di analisi dei bisogni emergenti. Sarà per loro occasione per iniziare a comprendere il contesto, nonchè i principi educativi e valoriali delle strutture che accolgono adulti in situazione di disagio, oltre a riflettere sul proprio ruolo e porre gli eventuali dubbi

Collaborazione con i referenti delle attività

AZIONE 1:

Riqualificazione

(20)

e potenziamento delle attività volte alla maggiore

interazione con il territorio

1.2. Identificazione di eventuali partner locali

I volontari potranno supportare i referenti del progetto nella realizzazione di un’indagine di ricognizione degli enti, associazioni di volontariato, sport all’aria aperta, escursionismo, associazioni culturali, etc. presenti sul territorio e contribuire alla gestione dei contatti con gli enti individuati

Supporto ai referenti del progetto

1.3 Realizzazione di uscite e visite sul territorio

I volontari potranno prendere parte alle attività eventualmente svolte con tali enti, quali uscite sul territorio. La loro partecipazione garantirà agli utenti un’opportunità in più di interazione e di socialità.

Supporto agli operatori

AZIONE 2:

Sensibilizzazione e informazione della

cittadinanza sulle tematiche inerenti il disagio adulto

2.1. Ampliare i contatti con

parrocchie, associazioni, centri sociali, circoli etc.

I volontari potranno supportare il lavoro di segreteria collegato alla raccolta dei contatti, realizzazione di un data base, calendarizzazione degli incontri

Supporto agli operatori nello svolgimento delle attività

2.2. Realizzazione di 2 incontri mensili presso le strutture individuate sui temi inerenti lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, il perdono, l’emarginazione sociale, le reti della criminalità, la situazione carceraria, la situazione dei senza dimora, la situazione

Collaborazione e supporto agli operatori di riferimento

(21)

delle vittime di sfruttamento della prostituzione e dei questuanti in Italia, le modalità di misura alternativa alla detenzione, il perdono e l’accoglienza. Gli incontri prevedranno la testimonianza diretta di uno o più tra i 28 utenti supportati e tra gli operatori delle strutture coinvolte.

I volontari potranno supportare

gli incaricati

all’organizzazione logistica degli incontri, e prendere parte agli incontri stessi, sia come osservatori dei processi e delle dinamiche in atto, sia come portatori di testimonianza quali giovani che hanno scelto di svolgere un servizio a contatto con adulti in situazione di disagio.

Azione 3:

realizzazione del modulo formativo

“Pensiero indipendente”

finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze da sostanze.

3.2. Promozione della proposta e raccolta delle adesioni.

I volontari potranno essere di supporto nell’attività di raccolta delle adesioni al percorso formativo, della eventuale suddivisione in gruppi, calendarizzazione delle attività di formazione.

Supporto ai referenti delle attività

3.3. Avvio e realizzazione dei percorsi formativi

I volontari potranno prendere parte agli incontri formativi insieme agli operatori incaricati e fornire eventualmente la loro testimonianza quali giovani che hanno scelto di svolgere un servizio a contatto con adulti in situazione di disagio. La testimonianza e la presenza dei giovani in servizio civile sarà tanto più preziosa nel momento in cui incontreranno giovani della loro stessa fascia di età

Collaborazione e

affiancamneto nella realizzazione del percorsi

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