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Con il termine “amianto” viene indicato comunemente un gruppo di silicati caratterizzati da abito fibroso, ampiamente sfruttati per scopi industriali e applicazioni tecnologiche.

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Academic year: 2021

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Capitolo I

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I Introduzione

I.1 Premessa

Con il termine “amianto” viene indicato comunemente un gruppo di silicati caratterizzati da abito fibroso, ampiamente sfruttati per scopi industriali e applicazioni tecnologiche.

L’estrazione, l’utilizzo e la commercializzazione di tali minerali sono stati vietati sia nell’Unione Europea che negli Stati Uniti d’America, a causa dei comprovati effetti dannosi, prevalentemente a carico dell’apparato respiratorio, che le fibre di amianto possono causare. Attualmente i rischi derivanti dall’esposizione ambientale a tali fibre provengono dalla impropria conservazione di manufatti che sono tuttora installati in ambienti di vita e lavoro e dalla perturbazione di rocce che per loro natura contengono minerali fibrosi classificabili come amianto.

Gli affioramenti ofiolitici costituiscono siti in cui possono essere presenti minerali fibrosi potenzialmente dannosi per la salute, alcuni dei quali classificati come amianto. I minerali fibrosi occupano prevalentemente il riempimento di macro- e micro-fratture della roccia che li ospita. Processi naturali di alterazione chimico-fisica o attività antropiche in questi siti possono contribuire a rilasciare in atmosfera fibre minerali respirabili. In natura esistono inoltre decine di specie mineralogiche aventi abito fibroso, che non necessariamente hanno avuto un impiego industriale e che, pertanto, non vengono considerate amianto dalla normativa vigente. Alcuni di questi minerali possono avere rilevanza ambientale, in quanto è stato dimostrato che sono in grado di indurre le stesse patologie attribuibili all’esposizione a fibre di amianto.

La normativa nazionale, nonostante sia conforme alle direttive comunitarie che vietano

l’estrazione, l’utilizzo e la commercializzazione dei minerali classificati come amianto,

consente l’estrazione e la commercializzazione di materiali in breccia, lastre e blocchi

derivanti da rocce che possono contenere tali specie minerali. L’estrazione di queste rocce

in Italia è regolamentata dal D.M. del 14 Maggio 1996. Questo decreto fornisce un elenco

di rocce che possono contenere amianto e stabilisce che, ove interessate da attività

estrattive, devono essere sottoposte ad indagini per la valutazione del contenuto in

minerali fibrosi, ma manca di precise disposizioni per la regolamentazione di queste

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indagini. Tale decreto costituisce l’unico testo normativo che si occupa di amianto proveniente da fonte naturale, ma limitatamente ad attività estrattive. Il rischio che si può generare dalla movimentazione di rocce contenenti minerali fibrosi, però, non è legato soltanto ad attività estrattive, ma anche a scavi e sbancamenti per la costruzione di infrastrutture come strade e gallerie.

Gli affioramenti ofiolitici degli Appennini costituiscono aree in cui sono presenti rocce che possono contenere minerali fibrosi, anche classificati come amianto, che possono avere rilevanza ambientale. Pertanto da diversi anni tali rocce sono oggetto di studio, sia dal punto di vista geologico che sanitario, per riuscire a caratterizzare le matrici ambientali al fine di fornire un contributo alla conoscenza di questi ambienti e definirne, se sussiste, il rischio associato ad esse.

Il presente progetto di ricerca si inserisce nel quadro delle problematiche legate alla presenza nell’ambiente di rocce contenenti minerali fibrosi (classificati amianto e non) e intende proporre un approccio alternativo, a quello disposto dalla normativa, per la valutazione del contenuto in minerali fibrosi nella roccia.

I.2 Obiettivi

Il presente progetto di dottorato di ricerca si propone di studiare le caratteristiche peculiari e distintive di alcuni affioramenti ofiolitici dell’Appennino Settentrionale in cui sono naturalmente presenti minerali fibrosi, effettuando indagini di terreno e di laboratorio, allo scopo di determinare l’eventuale presenza e quindi la natura, la quantità e la distribuzione nello spazio dei minerali fibrosi, sia classificati come amianto che non.

Sono stati scelti tre siti, ubicati all’interno del territorio della Regione Toscana e appartenenti a tre contesti tettonici differenti. I casi di studio su cui è basato il lavoro di ricerca sono cave dismesse aperte in serpentiniti.

Le finalità del lavoro svolto nei siti di studio sono le seguenti:

 valutazione della presenza di minerali fibrosi sia classificati che non classificati amianto;

 identificazione dei minerali fibrosi e determinazione della loro giacitura all’interno dell’ammasso roccioso;

 analisi degli elementi utili a fornire i presupposti per delineare una procedura che

permetta una corretta quantificazione del materiale potenzialmente pericoloso presente

in affioramenti ofiolitici;

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 utilizzo e verifica critica di metodi e tecniche analitiche in grado di fornire supporto e validazione nella quantificazione dei minerali fibrosi.

L’obiettivo finale del presente lavoro è quello di delineare una procedura di indagine che

permetta un’adeguata e corretta caratterizzazione geologica di siti in cui sono presenti

minerali dannosi per la salute, utile ad ulteriori valutazioni in merito ai rischi generabili da

eventuali perturbazioni di carattere ambientale o antropico. La necessità di elaborare tale

procedura nasce dall’evidente inadeguatezza della normativa in vigore e dall’esigenza di

conoscere approfonditamente gli ambienti che possono costituire un rischio per la salute

in presenza di recettori sensibili.

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