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(2)1.2 Classificazione molecolare del carcinoma mammario Il carcinoma della mammella è una malattia eterogenea e tumori apparentemente simili possono presentare un decorso clinico diverso

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1. INTRODUZIONE

1.1 Epidemiologia del carcinoma mammario

Il carcinoma mammario rappresenta la neoplasia più frequentemente diagnosticata nel sesso femminile, in tutte le fasce d’età. Il rischio di avere una diagnosi di tumore della mammella nel corso della vita è pari a una donna ogni otto. Nel 2015 in Italia si stima che verranno diagnosticati circa 48.000 nuovi casi di carcinoma della mammella. Nel 2011 questo ha rappresentato la prima causa di morte per tumore nelle donne, con 12.004 decessi (fonte ISTAT), pari al 17% di tutti i decessi per cancro tra le donne. Per quanto riguarda la Regione Toscana, nel 2010 sono state stimate circa 4100 nuove diagnosi ed 850 decessi.

L’incidenza di malattia presenta alcune differenze tra aree geografiche con livelli maggiori nelle aree centro-settentrionali e inferiori nel Meridione. Le più recenti stime AIRTUM indicano che in Italia 522.235 donne hanno avuto, nel corso della vita, una diagnosi di tumore della mammella. Nel recente quinquennio l'incidenza ha mostrato un aumento variabile dal 2% al 17%, a fronte di una netta diminuzione in mortalità, grazie agli avanzamenti ottenuti nella diagnosi precoce e nella strategia terapeutica adiuvante. Il tumore della mammella mostra oggi livelli di sopravvivenza elevati, superiori all’85% a 5 anni dalla diagnosi (1).

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1.2 Classificazione molecolare del carcinoma mammario

Il carcinoma della mammella è una malattia eterogenea e tumori apparentemente simili possono presentare un decorso clinico diverso. Nella pratica clinica, la valutazione immunoistochimica dello stato dei recettori ormonali, del Ki67 e di HER2, permette di identificare alcuni sottogruppi fenotipici di carcinoma mammario (luminali A, luminali B/HER2 negativi, luminali B/HER2 positivi, HER2 positivi non luminali, tripli negativi). Tali sottogruppi hanno rilevanza clinica e implicazioni terapeutiche importanti, ad esempio a livello di terapia adiuvante. A partire dal 2000 con il lavoro di Perou (2), tuttavia, studi di biologia molecolare basati sull’analisi dell’espressione genica hanno rivelato una maggiore complessità all’interno dei profili tumorali. Si sono così identificati almeno quattro sottotipi molecolari intrinseci(3):

- “Luminal A”: neoplasie con espressione dei recettori ormonali, a prognosi favorevole;

- “Luminal B”: neoplasie che, pur possedendo l’espressione dei recettori ormonali, hanno un rischio di recidiva elevato, a causa dell’elevato indice proliferativo correlato ad alta espressione dei geni di proliferazione;

- “HER2-enriched (HER2-E)”: presenza di espressione di HER2;

- “Basal like”: neoplasie caratterizzate dalla assenza di espressione dei recettori ormonali e di HER2 e da una aumentata espressione delle citocheratine (mioepiteliali) basali (CK5/6 e CK 17).

A causa della eterogeneità biologica del carcinoma HER2+, nella pratica clinica, il sottotipo è stato ulteriormente diviso (4) nella categoria “Luminal B/HER2 positivo” (se recettori ormonali positivi) e nella categoria “HER-2+” (se recettori ormonali negativi).

La corrispondenza fra i sottotipi basati sull’espressione genica e quelli ottenuti nella pratica clinica tramite la valutazione immunoistochimica, tuttavia, non è sempre completa.

Ad esempio, dal 30% al 50% dei tumori che risultano HER2-enriched all’analisi del profilo molecolare (ottenuta con lo studio dei microarray PAM50), sono clinicamente HER2-negativi se analizzati solo con IHC, FISH o entrambe (2,5,6). Anche a causa di questa eterogeneità, non tutti i pazienti beneficiano allo stesso modo della terapia anti-HER2. Dati recenti mostrano che quella percentuale di tumori HER2+ che risulta HER2-enriched presenta una maggiore attivazione del pathway HER2/EGFR, suggerendo quindi che possa beneficiare maggiormente della terapia anti-HER2. Ulteriori studi saranno invece necessari per valutare l’efficacia delle terapie anti-HER2 nella popolazione di tumori HER2-negativi/HER2-E.

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1.3 Carcinoma mammario HER-2 positivo

L’iperespressione della proteina HER-2 (Human Epidermal growth factor Receptor – 2; erbB2/neu) si verifica in circa il 15-20% dei carcinomi mammari, determinando conseguenti implicazioni prognostiche e terapeutiche (7,8).

L’iperespressione/amplificazione del gene HER-2 è stata originariamente identificata come un marcatore di prognosi peggiore (9,10) e di andamento maggiormente aggressivo della malattia rispetto alle pazienti i cui tumori non esprimono tale proteina di membrana, sia nella malattia con linfonodi positivi sia in quella con linfonodi negativi (11).

HER2 è un recettore trans membrana con attività tirosin-chinasica ma senza un ligando noto, che fu per la prima volta identificata nel glioblastoma del ratto. Essa appartiene a una famiglia di quattro recettori tirosin-chinasici (EGFR/HER1, HER2, HER3, HER4) che sono coinvolti nella regolazione della crescita, della sopravvivenza e della differenziazione cellulare grazie a un sistema di trasmissione del segnale interconnesso che prevede l’attivazione della via metabolica PI3K/Akt e di Ras/Raf/MEK/MAPK (12).

Sebbene HER2 venga considerato un recettore orfano cioè sia privo di un’attività ligand binding, esso ha una funzione chiave in qualità di co-recettore universale per gli altri membri della famiglia HER (in particolare, anche se viene riconosciuto un possibile ruolo dell’omodimero HER2, l’unità critica per il segnale oncogenetico sembra essere HER2-HER3). Gli studi hanno infatti rivelato che HER2 si trova sempre in una conformazione attiva pronto ad interagire con gli altri recettori, generando un eterodimero. La dimerizzazione provoca a sua volta l’autofosforilazione del residuo di tirosina nel dominio citoplasmatico dei recettori e dà l’avvio alla trasduzione del segnale. Secondo gli studi, sarebbe l’iperespressione di HER2 sulla membrana cellulare a stimolare la fosforilazione costitutiva di HER2 e la conseguente attivazione della catena di trasmissione, che induce la crescita del tumore (13).

L’avvento della terapia anti-HER2, in particolare l’utilizzo di Trastuzumab (anticorpo monoclonale diretto contro il dominio IV della porzione extracellulare di HER-2), ha significativamente migliorato la storia naturale di questa malattia. Dawood et al. hanno condotto uno studio osservazionale mono istituzionale volto a confrontare le differenze in sopravvivenza tra 2091 donne con diagnosi di carcinoma mammario metastatico diagnosticato tra il 1991 e il 2007, sulla base dello stato di HER-2 e del trattamento con trastuzumab. I risultati hanno dimostrato come il tasso di sopravvivenza ad 1 anno delle pazienti con diagnosi di carcinoma mammario metastatico HER-2 negativo, HER-2 positivo trattato in prima linea con trastuzumab ed HER-2 positivo non trattato con trastuzumab, fosse rispettivamente pari a 75.1% (95% CI, 72.9% - 77.2%), 86.6% (95% CI, 80.8% - 90.8%) e 70.2% (95% CI, 60.3% - 78.1%) con differenze tra i tre gruppi statisticamente significative (p=0.028). Le pazienti con tumore mammario HER-2 positivo trattate con trastuzumab mostrano in questa analisi un incremento assoluto dell’11.5% e del 16.4% del tasso di

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sopravvivenza ad 1 anno rispetto alle pazienti con diagnosi di carcinoma mammario HER-2 negativo e HER-2 positivo non trattate con trastuzumab, rispettivamente. Questi risultati sembrano quindi suggerire come le pazienti con diagnosi di carcinoma della mammella HER-2 positivo abbiano comunque una prognosi peggiore rispetto alla popolazione di pazienti HER-2 negative e solo quando si utilizzi una target therapy come il trastuzumab la prognosi delle pazienti HER-2 positive migliori notevolmente simile o anche superiore rispetto alle pazienti HER-2 negative (7).

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1.4 Valutazione dello stato di HER-2

Alla luce di quanto detto, ad ottobre 2013 sono state pubblicate le nuove raccomandazioni ASCO/CAP (14) per la determinazione di HER2 nel carcinoma della mammella nelle quali sono riportate alcune importanti variazioni rispetto alle precedenti linee del 2007 (15). Seguendo le indicazioni, HER2 deve essere valutato sul campione tumorale di tutti i pazienti con nuova diagnosi di carcinoma mammario. Il campione tissutale della neoplasia primitiva può essere prelevato mediante core biopsy o biopsia chirurgica incisionale o escissionale. I test da utilizzare sono l’immunoistochimica (IHC) e la ibridazione in situ con fluorescenza (FISH); sono considerate una valida alternativa alla FISH anche le metodiche di ibridazione in situ in campo chiaro. Vengono approvate sia metodiche di ISH con sonda singola (per il gene HER2) che con doppia sonda (HER2 e CEP17). Non vi sono invece sufficienti evidenze a supporto dell’uso di microarray per RNA (rtPCR) o DNA in pazienti non selezionati. I criteri per la valutazione del risultato del test di immunoistochimica (IHC) e di ibridazione in situ (ISH) sono i seguenti:

TEST POSITIVO:

IMMUNOISTOCHIMICA (IHC)

IHC 3+, definita come “colorazione completa, intensa e circonferenziale di una popolazione contigua e omogenea di almeno il 10% delle cellule”. Il cut off del 30% di cellule HER2 positive, raccomandato nel 2007, può essere causa di esclusione di pazienti dal trattamento. Per questo si raccomanda di utilizzare il cut off di >10% di cellule positive, precedentemente stabilito come criterio di eleggibilità alla terapia adiuvante con trastuzumab in studi prospettici randomizzati.

IBRIDAZIONE IN SITU (ISH)

Contando almeno meno 20 cellule di due aree separate in una popolazione contigua ed omogenea:

- Con sonda singola: media copie di HER2 =6

- Con sonda doppia: HER2/CEP17 ratio =2 e media di copie di HER2 =4 o <4

HER2/CEP17 ratio <2 e media di copie di HER2 =6

TEST EQUIVOCO:

In caso di risultato equivoco del test, sia che si utilizzi IHC o ISH, deve essere effettuato un altro test (reflex) utilizzando la metodica alternativa sullo stesso campione (ISH se come test iniziale era stata effettuata IHC e viceversa), oppure utilizzando la stessa metodica o la metodica alternativa su un altro campione, se

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disponibile. Qualora il test alternativo non dia un risultato definitivo positivo o negativo, il patologo dovrebbe rivedere le caratteristiche istopatologiche e se possibile confrontarsi con l’oncologo riguardo test addizionali di HER2, o agire in autonomia per favorire una diagnosi definitiva e comunque sempre documentare i test aggiuntivi (tipo di test, tipo di campione analizzato) nel referto patologico in una sezione di commenti.

IMMUNOISTOCHIMICA (IHC)

IHC 2+, definita come “colorazione circonferenziale di membrana incompleta e/o debole/moderata e >10%

delle cellule, o completa, intensa e circonferenziale in = 10% delle cellule di carcinoma invasivo”.

IBRIDAZIONE IN SITU (ISH)

- Con sonda singola: media copie di HER2 =4 <6

- Con sonda doppia: HER2/CEP17 ratio <2 e media di copie di HER2 =4 <6

TEST NEGATIVO:

IMMUNOISTOCHIMICA (IHC)

IHC 1+, definita come “colorazione incompleta di membrana, debole/appena percettibile in >10% delle cellule di carcinoma invasivo”. IHC 0, definita come “assenza di colorazione o colorazione incompleta di membrana debole/appena percettibile in <10% delle cellule di carcinoma invasivo”.

I casi negativi in IHC (0 e 1+) non devono essere testati di routine con ISH, in quanto il comitato di esperti non è stato capace di identificare uno specifico sottogruppo che potrebbe beneficiare di test reflex se il risultato dell’IHC è inferiore a 2+.

IBRIDAZIONE IN SITU (ISH)

- Con sonda singola: copie di HER2 <4

- Con sonda doppia: HER2/CEP17 ratio <2 con media di copie di HER2 <4

TEST INDETERMINATO:

Si tratta di nuova categoria rispetto alle raccomandazioni 2007, utilizzabile se per ragioni tecniche (per esempio: non adeguato trattamento del campione, artefatti da schiacciamento, fallimento del test) uno o entrambi i test (IHC e ISH) non possono essere riportati come positivi, negativi o equivoci.

Riferimenti

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