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INTRODUZIONE
Il presente lavoro di tesi è incentrato sulla traduzione di una raccolta di racconti di Reinaldo Arenas scritti tra la fine degli anni „60 e i primi anni
„70 del „900.
L‟incontro (letterario) con Reinaldo Arenas è avvenuto per caso, quando ho preso tra le mani la sua autobiografia Antes que anochezca1e ho iniziato a leggerla durante uno dei miei tanti viaggi in treno. Fin dalle prime pagine mi sono trovata di fronte a un autore che, seppur fino a quel momento mi fosse quasi del tutto sconosciuto, riusciva a evocare in me delle emozioni particolari. La scrittura di Arenas è una scrittura fugace, repentina e a volte di difficile comprensione ma l‟effetto che causa nel lettore è straniante, d‟impatto e a mio parere estremamente affascinante. È una scrittura fatta di immagini e non di parole, le parole sono solo un mero strumento utilizzato dall‟autore come veicolo di concetti di carattere elevato e sublime. Le immagini areniane sono di rara bellezza e crudezza, hanno un carattere straordinariamente puro, genuino e si prestano a una lettura “di pancia”, proprio come mi era parso a primo impatto leggendo la quarta di copertina dell‟autobiografia.
Il desiderio di tradurre i racconti viene dalla necessità di offrire a un lettore italiano qualcosa in più della vasta produzione di questo autore, rimasta per la maggior parte inedita.
I primi tre racconti da me tradotti e analizzati fanno parte di una raccolta postuma realizzata dai coniugi Margarita e Jorge Camacho, grandi amici dello scrittore, pubblicata con il titolo Sobre los astros dalla casa
1 Arenas, Reinaldo, Antes que anochezca, Tusquets editores, Barcelona, 1992.
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editrice Point de Lunettes nel 2006. Gli altri due El reino de Alipio e La Vieja Rosa invece furono pubblicati per la prima volta in un volume dal titolo Con los ojos cerrados nel 1972. Quando Arenas arrivò negli Stati Uniti sentì la necessità di editare nuovamente le sue opere a causa delle numerose edizioni pirata apparse quando ancora l‟autore si trovava a Cuba.
Per questo nel 1981 riunì la sua collezione di racconti, rivisti e ampliati, nel libro Termina el desfile della casa editrice Seix Barrales.
La scelta di questi racconti non è affatto casuale: costituiscono la produzione cubana di Arenas in una fase matura, nel periodo in cui Cuba si preparava ad accogliere la Rivoluzione castrista.
Le tematiche dei racconti risentono molto della nostalgia per l‟infanzia, la campagna e il contatto con la natura:
Mi niñez es el único mundo del que todavía tengo un recuerdo vital y es el que me hace escribir; es como una fuente casi inagotable de recuerdos, terribles algunos y muy bellos otros, pero de todos modos son la materia prima desde la cual yo he construido los libros que he escrito. Mi niñez es un mundo muy humilde en un ambiente campesino; vivíamos en un campo [...] totalmente primitivo donde no conocíamos ni la luz eléctrica ni el agua corriente ni los servicios sanitarios ni nada de eso, y en ese ambiente absolutamente primitivo yo me crié hasta los doce años. Mi madre es quien me enseñó a leer y a escribir.2
In questa intervista con Liliane Hasson, Arenas descrive la sua infanzia: è la stessa infanzia che ritroviamo nei racconti dei primi anni „70 quando al sentimento di pura simbiosi con la natura si unì una profonda delusione nei
2 Ette, Otmmar, La escritura de la memoria: Reinaldo Arenas: Textos, estudios y documentación, Madrid, 1996, p. 35.
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confronti della Rivoluzione castrista che in un primo momento aveva fatto ben sperare i cittadini cubani, Reinaldo incluso, in un cambiamento positivo.
I racconti toccano altre tematiche tra cui l‟omosessualità (El reino de Alipio), la ribellione al potere (La Vieja Rosa) e l‟immaginazione come arma contro l‟oppressione e la discriminazione. La natura con i suoi paesaggi è familiare e allo stesso tempo ostile per l‟autore. Familiare perché è quella della sua infanzia nelle campagne di Holguín, ostile perché contaminata da esseri mostruosi che incarnano il potere nella peggiore forma esistente.
Tuttora, dopo ventitrè anni dalla morte dello scrittore, è impossibile fare un bilancio dell‟intera opera di Reinaldo Arenas poiché molti dei suoi scritti furono distrutti dalla polizia o andarono perduti in circostanze fortuite.
L‟unica opera che Reinaldo vide pubblicata a Cuba fu Celestino antes del alba, il suo primo libro scritto nel 1967. Il resto della sua produzione letteraria si conobbe prima all‟estero che a Cuba, dove a causa della censura castrista, non arrivò nulla.
Il proposito del mio lavoro, che ha preso avvio dall‟analisi tematica, stilistica e traduttologica dei racconti per concludersi nella loro trasposizione in lingua italiana, è restituire al lettore una visione d‟insieme dell‟immensa opera che Reinaldo Arenas ha lasciato alla sua morte e che è ancora coperta dal velo della censura. La tanto anelata libertà che lo scrittore cubano ha raggiunto suicidandosi, è quella che meritano le sue opere cadute nell‟oblio.
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1. Reinaldo Arenas: vita e traiettoria politica di un controrivoluzionario
Per accostarsi all‟opera di Reinaldo Arenas è necessario conoscere a fondo le vicende biografiche dell‟autore di cui si trovano numerosi riferimenti nella sua scrittura.
Reinaldo Arenas è un autore cubano molto controverso che, per tutta la sua esistenza, dall‟infanzia al suicidio all‟età di soli 47 anni, dovette sperimentare sulla sua pelle quelle che sono considerate due grandi piaghe del XX secolo: l‟intransigenza e l‟AIDS. La prima lo costrinse a un‟infanzia infelice, una giovinezza senza prospettive e una maturità prima in carcere e poi in esilio; l‟AIDS lo condusse invece a una povertà straziante, negli ospedali di New York e lo portò a togliersi la vita a soli 47 anni.
Per Reinaldo Arenas la scrittura rappresenta una funzione vitale che nasce spontaneamente, come strumento di ribellione contro l‟ambiente in cui è nato e in cui si trova confinato sia fisicamente che intellettualmente. La scrittura è una sorta di evasione, di fuga da quella realtà e da quel sistema che lo obbliga in un primo momento a decidere tra il carcere e l‟esilio e successivamente lo porta al suicidio. Lo scrittore, così come i suoi personaggi, è costretto a vivere come un recluso in un ambiente sordido e insopportabile in cui l‟unica via d‟uscita sembra essere la morte. La scrittura, infatti, è solo una via di fuga simbolica da una realtà che gli impedisce di realizzare pienamente il proprio io.
L‟oppressione di Reinaldo Arenas inizia dall‟infanzia, dalla famiglia di contadini in cui nasce nel 1943 nella provincia di Oriente, che rappresentava una sorta di piccola società matriarcale costituita dalla madre,
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le zie e la nonna. Il padre aveva abbandonato la madre quando Arenas aveva solo due mesi e la condizione di “mujer soltera” permise alla madre di iniziare a esercitare la sua oppressione sul figlio. Ma le radici propriamente familiari sono rappresentate dalla nonna di Reinaldo:
El centro de la casa era mi abuela, que orinaba de pie y hablaba con Dios [...].El mundo de mi infancia fue un mundo poblado de mujeres abandonadas; el único hombre que había en aquella casa era mi abuelo. Mi abuelo había sido un don Juan, pero ahora era un viejo calvo [...].3
Il nonno rappresenta l‟unica figura maschile nella vita di Reinaldo e quello attraverso cui scopre il sesso e le pulsioni carnali; come racconta in Antes que anochezca nei pomeriggi di noia si divertita a guardare il nonno e altri uomini denudarsi e fare il bagno nel fiume. Quella visione, nonostante la tenera età, non lo turbava anzi lo rendeva felice. Anche il mondo animale fu per Reinaldo un modo per scoprire il sesso: vivendo in campagna guardava gli uccelli che si accoppiavano in aria, le colombe tubare e le gatte in calore miagolare con molta veemenza. Reinaldo poteva toccare con mano la forza erotica sprigionata dalla natura in tutte le sue forme.
Il rapporto con la madre è uno dei temi centrali nella vita e nella scrittura di Reinaldo Arenas, l‟autore la descrive come una creatura bellissima ma emarginata dalla gente del paese poiché era stata abbandonata dal marito in giovane età e con un figlio. Questa mentalità la inghiottisce fino a ridurla da vittima a carnefice, il rapporto madre-figlio è infatti ambivalente. Da un lato è una donna molto amata dal figlio, dall‟altro è rappresentata come un mostro, come una madre castrante,
3 Arenas, Reinaldo, Antes que anochezca, cit. , p. 20.
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vittima di un mondo chiuso e ristretto, a cui l‟autore non avrà mai il coraggio di rivelare la sua omosessualità per paura di farla soffrire. Come afferma lo stesso Arenas in un‟intervista, la figura femminile rappresentata nelle sue opere ha una relazione duale con il figlio: da un lato è distruttiva e dall‟altro è affettuosa. È un tale rapporto di potere quello della madre con il figlio da costringerlo ad allontanarsi da lei per sopravvivere:
No nos atrevemos a mostrarnos ante nuestra madre tal como somos y si somos homosexuales mucho menos.4
Il matriarcato familiare di Reinaldo Arenas non esclude l‟esistenza di una mentalità maschilista all‟interno della famiglia e della società cubana che accentua il carattere inaccettabile di qualsiasi deviazione, reale o presunta, dato che la madre ha tutte le prerogative necessarie al ruolo maschile per esercitare il potere assoluto. Questa caratteristica emergerà in modo esplicito nel racconto La Vieja Rosa: Rosa era nata con il potere in mano.
Lo acquisì a poco a poco, facendo leva sulle sue capacità di attrazione e allo stesso tempo rifiuto. Attrazione sessuale e rifiuto della sessualità.
In un primo momento Rosa è oggetto del desiderio:
«con aquellas piernas formidables que nadie sabía como podía conservarlas sin ningún rasguño...».5
Poi viene la repressione del desiderio: «Y para no salir preñada, jamás volvió a tener relaciones con Pablo».6
La repressione del desiderio rimane anche strettamente connessa al grande valore che i contadini attribuivano al lavoro manuale. Il desiderio
4 Soto, Francisco, Conversación con Reinaldo Arenas, Betania, Madrid, 1990, p. 4.
5 Arenas, Reinaldo, “La Vieja Rosa” in Termina el desfile, Barcelona, Seix Barral, 1981, p. 30.
6 Ivi, p.36.
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esacerbato (e insoddisfatto) conduce alla morte come nel caso di Pablo, il marito di Rosa, che viene ritrovato impiccato dopo il rifiuto sistematico della donna di avere rapporti sessuali con lui.
Rosa è quindi l‟unica detentrice del potere. Il marito aveva perso lo status di maschio: «Pablo iba perdiendo su condición de marido y de hombre de la casa.»7
Una volta eliminato l‟ostacolo, Rosa si trasforma nell‟uomo di casa, assume le funzioni maschili e cerca di esercitare il suo potere anche sui figli. Il suo compito consiste nel farli crescere con l‟idea dell‟importanza del lavoro ma questo compito risulta improduttivo con Arturo che fin dalla nascita risulta essere, secondo la madre, l‟antitesi della condizione maschile. Infatti, col passare del tempo, si scopre essere omosessuale e questo per Rosa costituisce l‟onta peggiore che potesse sopportare, un fatto totalmente inaccettabile. I sogni della Vecchia Rosa sono svaniti.
La Vecchia Rosa, secondo Reinaldo, incarna appieno la repressione fisica e intellettuale del suo mondo, della realtà in cui si sentiva imprigionato e in cui era costretto a vivere. L‟omossessualità insieme alla scrittura furono le due grandi colpe per cui fu perseguitato e per cui si tolse la vita.
7Ivi, p. 37.
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1.1 . L’urgenza della scrittura
La vita di Reinaldo Arenas è segnata per tutta la sua durata da questo dualismo: scrittura e omosessualità. La scrittura si presentò fin da subito come una necessità; Arenas sentiva l‟urgenza di scrivere e questo avveniva in qualsiasi luogo o condizione si trovasse: dalle campagne della sua infanzia a Holguín al carcere dove trascorse tre anni della sua vita, dal 1974 al 1976. Arenas, come ci viene narrato anche dallo zio Carlos Fuentes,8 era l‟unico della famiglia a sentire il bisogno impellente della scrittura arrivando perfino a incidere le iniziali del suo nome sulla corteccia degli alberi e sulle foglie.
Il bisogno di scrivere derivava dalla necessità di sprigionare la sua forza immaginativa, costretta dalla repressione e dall‟incomprensione dell‟ambiente familiare, a rimanere in silenzio:
ESCRIBIR (CREAR) es un acto de irreverencia, tanto en lo ético como en lo estilístico [...].9
L‟infanzia di Reinaldo trascorse in aperta campagna e a contatto con la natura, a volte crudele altre volte magnifica. Questo contatto fu per l‟autore la principale fonte d‟ispirazione della sua scrittura. La natura, in tutte le sue forme, colori e sapori, fu ciò che attrasse di più la mente del giovane
8Cfr. , Zayas, Manuel, “Seres extravagantes: homenaje de los escritores cubanos, documental, España, 2004, <http://www.youtube.com/watch?v=H-bK490aEzI>.
9 Arenas, Reinaldo, “Necesidad de libertad”, in Necesidad de libertad, Editorial Point de lunettes, Sevilla 2012 p. 244.
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scrittore che anni dopo trasferirà nei suoi primi racconti le impressioni e le sensazioni della vita campestre.
L‟esigenza della scrittura diventa concreta quando Reinaldo inizia a frequentare la scuola rurale all‟età di dodici anni e dimostra fin da subito uno spiccato interesse per la poesia e la letteratura.
Ma il vero inizio della sua vocazione letteraria avviene quando lo scrittore si trasferisce all‟Avana nel 1963, lì inizia a lavorare all‟Istituto di riforma agraria, trova un lavoro noioso che tuttavia gli concede molto tempo libero da trascorre a contatto con i libri. È in quest‟ambiente che viene a conoscenza di un concorso letterario indetto dalla Biblioteca nazionale che richiedeva la scrittura di un racconto infantile: nacque così il primo racconto di Reinaldo Arenas Los zapatos vacíos. I giurati del concorso, Cintio Veritier ed Eliseo Diego, rimasero positivamente colpiti dalla scrittura di questo giovane autore e gli proposero di lavorare alla Biblioteca Nazionale. Tutto questo avvenne quando Arenas aveva solo 18 anni e da quel momento in cui iniziò a entrare in contatto con gli ambienti culturali della capitale e a coltivare i suoi interessi letterari. Iniziò a partecipare a conferenze, circoli letterari e riunioni di scrittori, la biblioteca divenne il luogo privilegiato della sua formazione letteraria in cui trascorreva le ore del giorno e della notte a leggere classici e a scrivere incessantemente. L‟ambiente della biblioteca fu quello dove nacque il suo primo romanzo Celestino antes del alba, opera con cui partecipò al premio letterario indetto dall‟UNEAC ottennendo una menzione speciale da parte dei giurati. In quello stesso anno, il 1964, conobbe Virgilio Piñera e José Lezama Lima che lo aiutarono nella correzione del manoscritto di Celestino. L‟opera venne pubblicata nel 1967, quando Arenas aveva
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appena 22 anni e si era da poco trasferito all‟Avana lasciandosi definitivamente alle spalle i ricordi delle campagne di Holguín.
Nonostante la difficoltà di sfuggire ai controlli serrati della polizia, Arenas scrisse un altro romanzo, El mundo alucinante, che, insieme a Celestino antes del alba, furono pubblicati in Francia.
La scrittura di Reinaldo Arenas nasceva prevalentemente “a la orilla del mar”, di nascosto, sulle spiagge vicino all‟Avana, dove i giovani scrittori cubani si riunivano alla fine degli anni „60 fin quando Fidel Castro incrementò le campagne persecutorie e arrivò a proibire l‟accesso alle spiagge:
Cuba, además de ser un territorio extremamente largo y estrecho, es una isla; es decir, un lugar donde la vida cobra sentido-ensanchamiento y esplendor- a la orilla del mar. Suprimirle a un cubano el mar es suprimirle también la vida, con su pasado y sus fábulas, su consuelo y su sentimiento de infinito.10
Il mare era un elemento molto importante nella vita e nella scrittura di Reinaldo Arenas; da un lato era un luogo di rifugio in cui sentirsi pienamente a contatto con la natura e libero di esprimere le proprie emozioni per mezzo della scrittura, dall‟altro rappresentava la via di fuga da quell‟isola in cui l‟aria iniziava a diventare irrespirabile:
Nuestra selva es el mar. Tal es así que, en los últimos años, a centenares y centenares de cubanos, en perenne éxodo, el mar se los ha tragado. [...] El mar es nuestra selva y nuestra esperanza. El mar es lo que nos echiza,
10 Arenas, Reinaldo, “Grito luego existo” in Necesidad de libertad, Editorial Point de lunettes, Sevilla 2012, p.18.
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exalta, conmina. [...] La selva, como el mar, es la multiplicidad de posibilidades, el misterio, el reto. El temor a perdernos y la esperanza de llegar. La selva es la frontera que hay que atravesar para llegar a la otra claridad. En una isla donde no hay selva, la selva es el mar.11
11 Arenas, Reinaldo, “El mar es nuestra selva y nuestra esperanza” in Necesidad de libertad, Editorial Point de lunettes, Sevilla, 2012, p.37.
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1.2. La traiettoria politica di un controrivoluzionario
L‟ambiente politico in cui nacque Reinaldo Arenas era dominato dalla dittatura socialista di Fulgencio Batista, eletto nel 1940 alla presidenza della Repubblica. Questo governo autoritario attuò una politica di modernizzazione del paese che riguardò soprattutto la provincia d‟Oriente e quindi la famiglia di Reinaldo. All‟interno della sua famiglia l‟unico ad avere una qualche idea politica era il nonno, che si dichiarava apertamente contro all‟ideologia di Batista.
Nel 1958 Reinaldo, stanco di vivere in condizioni di estrema povertà a Holguín, decise di provare a unirsi all‟esercito dei ribelli con a capo Fidel Castro. L'episodio è riportato in «Comienza el desfile12» in cui si racconta di un giovane che, arrivato sulla Sierra Mestra per unirsi ai guerriglieri che si erano rifugiati lì, viene rimandato indietro in quanto sprovvisto di fucile;
questo episodio era accaduto realmente allo stesso scrittore.13
La guerriglia iniziata nel 1956 terminò nel 1959 con la fuga di Batista e la vittoria di Fidel Castro. Da questo momento in poi iniziò per Cuba un periodo di grande terrore: vennero fucilati tutti i sostenitori del governo di Batista e venne messa in atto una grande politica di repressione. Nonostante ciò Reinaldo accettò una borsa di studio ottenuta dal governo per studiare contabilità agricola; il suo compito era tenere la contabilità delle granjas statali. Svolgendo questo lavoro si rese conto ben presto che la politica di
12 Il racconto “Comienza el desfile” fa parte della raccolta Termina el desfile, Barcelona, Seix Barral, 1981.
13 Lo stesso episodio è narrato nell‟autobiografia: «Yo me entrevisté con el capitán de los rebeldes [...] me miró con cierto aprecio, pero no me aceptó; yo era muy joven y no tenía arma. "Lo que nos sobran [sic] son guerrilleros, lo que nos faltan [sic] son armas", me dijo». (Antes que anochezca, Barcelona, Tusquets, 1992, p.65).
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Fidel Castro non mirava alla tutela dei diritti dei contadini ma bensì al loro impoverimento, attraverso la trasformazione dei possedimenti privati in statati.
In seguito alla pubblicazione di Celestino antes del alba, il suo primo libro, Arenas diventò un nemico del governo castrista perché, nonostante il divieto imposto agli scrittori di diffondere le loro opere, Arenas riuscì a far uscire i suoi scritti dal paese e a pubblicarli all‟estero grazie all‟aiuto di amici. Con i suoi primi lavori Arenas diventò uno scrittore conosciuto a livello internazionale, ma proprio in quegli anni visse un periodo di sperimentazione personale, mosso dal desiderio di vivere e provare tutto quello che gli era stato impedito dalla vita in campagna.
Dal punto di vista politico, i primi due anni della rivoluzione 1959-61 sono definiti gli anni romantici caratterizzati dall‟impeto rivoluzionario successivo alla caduta di Batista. Castro, d‟accordo con le idee marxiste secondo le quali l‟intellettuale deve avere una coscienza e una formazione politica che gli permetta un ruolo attivo all‟interno del governo, vede nella promozione della cultura un modo per guadagnarsi l‟appoggio degli altri paesi. Su questa linea nel 1959 viene creata la “Casa de las Américas” un istituto culturale dipendente dal governo che favoriva le relazioni culturali tra Cuba e i paesi esteri. A questa si aggiungono numerose riviste che però ben presto sono costrette a chiudere perché sotto stretto controllo del governo cubano.
Il 1961 è un anno molto importante per la storia della Rivoluzione cubana definito dai rivoluzionari “l‟anno dell‟educazione” in cui si organizza una massiccia campagna di alfabetizzazione per attenuare l‟alto tasso di analfabetismo presente sull‟isola. Si crea anche un sistema di istruzione gratuito per l‟insegnamento di base.
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L‟idea di Castro, inizialmente non dichiarata, è quella di creare “el hombre nuevo”14, come lo definirà successivamente Che Guevara, e di porre al centro della società cubana il ruolo dell‟intellettuale quale fautore della costruzione di una nuova società.
La costruzione di uno stato secondo Castro e prima ancora secondo Che Guevara prevedeva un ruolo importante degli intellettuali: questi dovevano mettere il loro lavoro di scrittori al servizio del regime e quindi scrivere a favore di quest‟ultimo e allo stesso tempo lavorare per la costruzione dello stato. Per questo molti intellettuali e scrittori, tra cui Reinaldo Arenas, furono inviati a lavorare nelle piantagioni di caffè dell‟Avana. In questi anni inizia per Cuba la cosiddetta “recogidas de elementos antisociales”15, vale a dire una dura politica repressiva da parte della polizia nei confronti di omosessuali, scrittori e dissidenti politici:
Mis amigos de entonces comenzaron a desaparecer de sus hogares, y tanto por sus “desviaciones” sexuales e ideológicas (términos realmente muy abstractos, pero de consecuencias muy concretas) fueron internados en
“campos de rehabilitación”; esto es, campos donde debían trabajar unas doce horas diarias y no podían ir más allá de la cerca custodiada; esto es, campos de concentración.16
14 L‟idea del “hombre nuevo” proviene dall‟ideologia marxista, secondo la quale l‟uomo è il prodotto delle sue relazioni sociali e agisce attivamente nell‟ambiente in cui vive. Questa idea viene, in seguito, ripresa da Che Guevara che considerava l‟uomo creatore e beneficiario del sistema di relazioni sociali in cui vive.
15 Arenas, Reinaldo, “Grito, luego existo”, in Necesidad de libertad, Sevilla, Editorial Point de lunettes, 2012, p. 16.
16 Ivi, p. 15.
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Arenas con queste parole si riferisce all‟ UMAP (Unidades Militares de Ayuda a la Producción, Unità militari di aiuto alla produzione), campi di lavoro creati dal governo per riabilitare tutti quelli che non corrispondevano all‟idea del “hombre nuevo” formulata da Che Guevara. La maggior parte dei deportati nelle UMAP erano omosessuali, ma c‟erano anche testimoni di Geova, dissidenti e controrivoluzionari contrari al regime socialista.
L‟obiettivo del governo era convertire quella gente in persone che potevano essere utili alla Rivoluzione, attraverso i lavori forzati.
Reinaldo non fu rinchiuso in questi campi di concentramento ma questa sorte toccò a molti suoi amici scrittori e intellettuali. Lo stesso Arenas scrisse uno dei suoi romanzi su questo argomento dal titolo Arturo la estrella más brillante dedicato a Nelson Rodríguez Leyva, scrittore cubano internato nei campi di concentramento per omosessuali.
Di questi stessi anni è l‟eliminazione da parte del governo del diritto d‟autore per impedire agli scrittori di trarre profitto dal loro lavoro. Questo li obbliga a trovare una fonte di guadagno diversa dalla letteratura che fosse però utile alla costruzione di una nuova società e quindi d‟accordo con l‟ideologia del governo.
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1.3. Gli intellettuali e la censura nella Cuba di Fidel Castro: il caso Padilla
Nel 1968 Heberto Padilla, scrittore cubano dell‟epoca, vinse il premio dell‟UNEAC con il libro di poesie Fuera del juego dove esprimeva la disillusione e lo scoramento dopo la sua esperienza nei campi di concentramento sovietici. Nonostante ciò Padilla fu scelto come capro espiatorio dal governo castrista e arrestato nel 1971 con l‟accusa di avere scritto un‟opera controrivoluzionaria. Rimase in carcere poco più di un mese durante il quale subì minacce e percosse e quando venne liberato fu costretto a pronunciare davanti all‟unione degli intellettuali una feroce arringa pubblica contro se stesso, la moglie e numerosi intellettuali suoi amici. Tutti quelli che Padilla nominava come «controrivoluzionari»
dovevano prendere il microfono e riconoscere le proprie colpe come traditori del sistema.
Questo avvenimento sancì ufficialmente la fine della libertà d‟espressione durante il regime castrista. La reazione degli intellettuali stranieri all‟arresto di Padilla non tardò ad arrivare, scrissero una lettera aperta a Castro in cui si dichiaravano sorpresi per l‟accaduto ma confermavano la loro adesione a una rivoluzione considerata come una speranza per il futuro dell‟America Latina. Ma questa lettera rimase inascoltata e quando Padilla si accusò pubblicamente di essere un controrivoluzionario gli intellettuali insorsero nuovamente accusando Castro di mettere in atto una politica stalinista.
Castro rispose alle accuse organizzando quello che fu chiamato il Primo congresso di educazione e cultura organizzato per mettere a tacere tutta la
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cultura cubana e in cui il regime si scagliava soprattutto contro gli omosessuali considerandoli come un caso patologico. A questo seguirono numerosi arresti, false confessioni e pubbliche umiliazioni alle quali ricorreva Castro per svilire gli intellettuali davanti a un pubblico di spettatori pronti a burlarsi di loro. La sensazione degli intellettuali dopo il caso Padilla è ben riassunta da Reinaldo Arenas:
Dejamos finalmente de ser seres humanos para convertirnos en un número.
Nos quitaron no solamente la libertad de escribir y publicar, sino la de pensar en voz alta y hasta de conversar íntimamente con algún amigo. Y sobre todo nos quitaron- y en eso Padilla fue el vehículo o chivo espiatorio- lo poco que aún nos quedaba: la dignidad.17
Da questo momento in poi avviene quello che Arenas definì la completa
“stalinizzazzione della cultura”, cioè la distruzione di qualsiasi base culturale del paese; a tutti gli intellettuali cubani venne tolta, oltre alla possibilità di esprimersi attraverso la scrittura, anche la libertà di parola: in poche parole la dignità. Davanti all‟ostracismo praticato dalle forze di Castro rimaneva una sola scelta: il tradimento dei propri ideali, il suicidio o il carcere. Molti scelsero la via del suicidio per mantenere la loro libertà, altri si tradirono entrando a far parte delle file repressive statali. Arenas e pochi altri scelsero la via del silenzio apparente, dell‟accettazione passiva, continuando però a scrivere forsennatamente e di nascosto con il rischio di finire in carcere ma riuscendo in alcuni casi a far uscire le loro opere fuori dall‟isola. Arenas, Lezama Lima e Virgilio Piñera si riunivano di nascosto per leggere e scrivere e arrivarono ad accumulare un numero elevato di opere scritte. Da questo momento la scrittura per Arenas divenne un‟arma,
17 Ivi, p. 19.
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uno strumento per sfuggire alla repressione intellettuale imposta dal regime castrista:
En lo que a mí me respecta, sabía, como lo sabe cualquier escritor bajo cualquier circumstancia, que la única fórmula para sobrevivir, tanto física como espiritualmente, era escribir.18
Ma fu proprio la scrittura e la pubblicazione dei suoi libri fuori da Cuba a costargli il carcere; l‟arresto avvenne nel 1973 con un pretesto: Reinaldo si trovava in spiaggia con gli amici quando arrivò la polizia ad arrestarlo con l‟accusa, del tutto infondata, di corruzione di minori. Fu portato in carcere ma riuscì a fuggire e si nascose per quarantacinque giorni nel parco Lenin da dove scrisse un comunicato datato 15 novembre 1974 indirizzato alla Croce rossa internazionale, all‟ONU e all‟UNESCO per denunciare le condizioni di vita degli scrittori cubani dell‟epoca e le torture e aberrazioni che questi erano costretti a subire dal regime comunista di Fidel Castro:
[…] El sistema comunista ha utilizato cuantos medios posibles están a su alcance para aniquilarme, llegando por último a levantar contra mí una causa penal por violación de menores, corrupción, publicación de mis novelas en el extranjero y haber sido supuestamente llamado en 1963-64 a un campo de trabajos forzados. Todo esto lo he enfrentado en silencio y tratando de rebatir tanta difamación, a través de los métodos legales de justicia. [...] Mi situación es pues completamente desesperada. Mientras la persecución se multiplica, redacto en forma clandestina estas líneas y
18 Ivi, p. 22.
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espero, de uno a otro momento, el fin de mano de los aparatos más sórdidos y criminales [...].19
Dopo poco più di un mese di fuga, Reinaldo Arenas venne catturato e rinchiuso nella prigione del Morro dal 1974 al 1976 dove lo misero in cella non con i prigionieri politici ma con i detenuti comuni, per lo più assassini.
Ben presto si convertì nello scrittore del Morro e per tutta la prigione rimbombava “el ta ta ta” della sua macchina da scrivere. L‟esperienza della prigione segnò duramente la vita di Reinaldo poiché visse due anni tra torture, umiliazioni e condizioni psico-fisiche precarie:
Durante ese tiempo pasé a la condición de no-persona, de no-escritor;
como no vivía, sobreviví. Conservaba una foto de mi juventud: le puse un marco, la coloqué en el centro de la sala y de vez en cuando le ponía (cuando los conseguía) algunas flores, como es costumbre hacer allá con los difuntos.20
Nonostante tutto non smise di scrivere ed è proprio in questi anni di prigione che vide la luce la sua autobiografia Antes que anochezca, scritta durante tutto il corso della sua vita fino ai giorni prima della sua morte avvenuta in un ospedale di New York nel 1990.
19 Arenas, Reinaldo, “Comunicado” in Necesidad de libertad, Point de Lunettes, Sevilla, 2012, pp.
204-205.
20 Ivi, p. 24.
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1.4. Otra vez el mar: tra rivoluzione e tradimento
Otra vez el mar, scritto tra il 1966 e il 1970, è il primo romanzo di Arenas che ha per argomento principale la rivoluzione ed è anche la prima opera in cui l‟autore affronta il tema dell‟omosessualità. Il protagonista del romanzo è Hector, un omosessuale e intellettuale vittima della rivoluzione castrista per il suo orientamento sessuale e per la non condivisione degli ideali rivoluzionari.
L‟importanza assunta da questo romanzo è evidente dalle peripezie affrontate dall‟autore per evitare che finisse nelle mani della polizia di stato e quindi distrutto. Arenas iniziò a scrivere Otra vez el mar nel 1966, ultimando la prima versione nel 1969 ma questo manoscritto non fu mai pubblicato:
Esa novela tuve que rescribirla tres veces, porque sus manuscritos, como las mismas olas, se perdían incesantemente e iban a parar por una u otra razón a manos de la policía. Me imagino que todas esas versiones perdidas de mi novela colmarán en el Departamento de Seguridad del Estado de Cuba un enorme estante. La burocracia es muy aplicada y espero que, por lo mismo, no haya sido destruido mis textos.21
Dato il clima di repressione e censura, Reinaldo si rende conto ben presto che i suoi scritti non erano al sicuro e decide di affidare il manoscritto di
21 Soto, Francisco, Conversación con Reinaldo Arenas, Betania, Madrid, 1990, p.43.
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Otra vez el mar all‟amico Aurelio Cortés spiegandogli la “pericolosità”
delle idee esposte nel testo e chiedendogli di tenerlo al sicuro fino a quando lui stesso non riuscirà a farlo uscire da Cuba. Cortés, che in un primo momento aveva accettato di buon grado, quando lesse il manoscritto e si riconobbe nel personaggio che Arenas chiamava Santa Checca22decise di consegnare il manoscritto alla polizia di stato tradendo in questo modo il patto che aveva stipulato con l‟amico:
[…] Siguieron leyendo hasta el mismo momento en que aparecía el propio Cortés canonizado de Santa Marica. [...] A Cortés le enfureció aquella canonización y, según me dijo, impartió órdenes a aquellas viejas para que destruyeran la novela. Me lo dijo un día cuando le pregunté por el manuscrito.23
Grande fu la delusione provata da Reinaldo quando scoprì che una delle sue opere più importanti era stata distrutta per vendetta dal caro amico:
Por unos días el desasosiego fue total; yo había empleado muchos años en terminar aquella obra, que era una de mis grandes venganzas y era una de mis obras más inspiradas. Aquella obra me la había regalado el mar y era el resultado de diez años de desengaños vividos bajo el régimen de Fidel Castro. En ella ponía toda mi furia.
Un día en que me sentía como cuando se ha perdido a un hijo, el más querido de todos los hijos, estaba en la playa pensando en mi libro perdido
22 Arenas, Reinaldo, Prima che sia notte:autobiografia, Ugo Guanda Editore, 1993, p.137
23 Arenas, Reinaldo, Antes que anochezca, p.144.
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y decidí, de pronto, que tenía que regresar a mi casa, sentarme de nuevo en la máquina y comenzarlo de nuevo [...].24
La delusione nei confronti di Aurelio Cortés fu tanta che Reinaldo, che non credette mai alla versione dei fatti datagli da Cortés, scrisse una lunga lettera25all‟ex amico per chiarire le reali motivazioni del gesto e chiedergli la restituzione del manoscritto a cui teneva più della sua stessa vita.
Durante la seconda stesura di Otra vez el mar, Reinaldo conobbe i fratelli Juan, José e Nicolás Abreu che lo incoraggiarono nella riscrittura del romanzo. I loro incontri avvenivano nei punti più insoliti del parco Lenin che era diventato sede dei loro cenacoli letterari; lì scrivevano poesie e scritti contro il regime mentre erano perseguitati e sotto sorveglianza.
Quegli incontri durarono dal 1970 al 1974, in questo periodo Reinaldo lesse loro tutti i canti di Otra vez el mar, insieme fondarono una rivista che non vide mai la pubblicazione ufficiale ma che servì a mantenere vive le loro speranze di pubblicare liberamente le loro opere senza l‟opposizione del regime castrista.
Otra vez el mar è sicuramente la sua opera più sfortunata, Reinaldo la teneva nascosta sotto le tegole del tetto di casa sua, temendo che venisse distrutta dalle forze di polizia che sempre più spesso perquisivano la sua abitazione.
Quando Arenas riscrisse per la seconda volta il romanzo fu arrestato e rinchiuso nella prigione del Morro dove il manoscritto, requisito dal corpo di polizia, venne distrutto. Fu solo alla terza riscrittura, nel 1982 , che grazie
24 Ivi, p.145-146
25 Arenas, Reinaldo, “Documento N°4 (correspondiente a la carta de 23 Agosto de 1973) in Cartas a Margarita y Jorge Camacho (1967-1990), Point de lunettes, Sevilla, 2010, p. 366-373.
XXIII
a Margarita e Jorge Camacho il romanzo riuscì a uscire da Cuba per essere pubblicato in Francia.
1.5.
Margarita e Jorge Camacho: un amore lungo una vita
Nel 1967 Cuba ospitò uno degli eventi artistici più importanti dell‟epoca il Salone di maggio, al quale parteciparono centinaia di personalità del mondo dell‟arte e della letteratura: scrittori, pittori, direttori di musei, critici, etc.
Fu in questa occasione che avvenne l‟incontro tra Jorge Camacho, pittore surrealista francese che aveva lasciato Cuba nel 1959 e vi era tornato con la moglie Margarita per partecipare a questa importante mostra pittorica, e Reinaldo Arenas. Passeggiando per le vie di Cuba i coniugi Camacho si imbatterono nella vetrina di una libreria in cui era esposto un libro dal titolo Celestino antes del alba, comprarono il romanzo e Jorge lo lesse tutto d‟un fiato quella stessa notte. Il giorno dopo iniziò a reperire informazioni sull‟autore di quello scritto geniale, Reinaldo Arenas, che all‟epoca aveva ventiquattro anni e lavorara per la Biblioteca nazionale. Jorge Camacho decise di chiamare Arenas per fissare un appuntamento all‟Hotel Nacional, dove alloggiavano i coniugi. Quest‟incontro, il primo di tanti che sarebbero seguiti, permise a Jorge Camacho e alla moglie di rendersi conto delle reali condizioni in cui versavano gli scrittori e artisti a Cuba. Arenas e Virgilio Piñera chiarirono le loro idee raccontando dei campi di concentramento, delle persecuzioni, della censura e delle cerceri stracolme.
XXIV
Ma questo incontro sancì soprattutto l‟inizio di un‟amicizia che sarebbe durata ventritrè anni e che sarebbe stata testimone della vita e della scrittura di Reinaldo Arenas:
Nuestra amistad fue de ésas que una vez que se establecen ya es para siempre; era como el encuentro de un ser querido al que siempre hubiésemos estado añorando y que, súbitamente, hubiese hecho su aparición. […]Han pasado más de veinte años y, de una u otra manera, ellos siempre se han comunicado conmigo semanalmente; a través de un turista, de un mensaje cifrado en una carta enviada por vía normal, una postal, la noticia de una exposición, un libro y cientos de pequeños detalles que me ayudaron a vivir durante los casi quince años que permanecí en Cuba después que nos conocimos.26
Quando Margarita e Jorge Camacho tornarono in Francia portarono anche i manoscritti di Celestino antes del alba e El mundo alucinante che furono pubblicati riscuotendo molto successo. A Cuba, invece, l‟eco dell‟accoglienza all‟edizione francese del Mundo alucinante fu per Reinaldo Arenas un disastro. Entrò nel mirino della polizia di stato come una persona pericolosa non solo per aver pubblicato romanzi dal contenuto irriverente e che non facevano l‟apologia del regime, ma per aver avuto anche la sfrontatezza di far uscire clandestinamente da Cuba quelle opere e farle pubblicare senza il permesso del presidente dell‟UNEAC.
Arenas era uno scrittore inviso al regime castrista e un antirivoluzionario per le sue idee dissidenti e i suoi scritti irriverenti e ormai anche il regime conosceva la sua posizione ideologica e la sua militanza aperta come omosessuale cubano e questo era diventato inaccettabile.
26 Arenas, Reinaldo, Antes que anochezca: autobiografía, Tusquets, Barcelona 1992, p.142.
XXV
L‟amicizia con i coniugi Camacho permise a Reinaldo Arenas di far conoscere la sua opera in tutto il mondo in attesa che anche lui potesse abbandonare l‟isola da cui ormai si sentiva tradito. L‟autore si accorse ben presto che Margarita e Jorge Camacho rappresentavano una finestra sulla libertà per le sue opere che non potevano essere pubblicate a Cuba perché considerate antirivoluzionarie.
L‟immenso lavoro di ricostruzione dell‟opera di Arenas da parte di Margarita e Jorge Camacho continuò anche dopo la morte dello scrittore. I due cari amici di Reinaldo proseguirono con il compito affidato loro dallo scrittore: diffondere i suoi scritti e far conoscere al mondo la sua situazione di scrittore costretto all‟esilio e umiliato dall‟isola che gli diede i natali.
L‟amicizia tra Reinaldo Arenas e i coniugi Camacho è testimoniata da una corrispondenza di 159 lettere, la maggior parte delle quali scritte quando l‟autore si trovava già negli USA, che testimoniano la lotta di Arenas per salvare i suoi scritti e farli uscire da Cuba per essere pubblicati, e la lotta per salvare se stesso e fuggire dalla sua patria. Quando era ormai al sicuro negli USA la lotta di Reinaldo Arenas, malato di AIDS, si estese al tentativo di concludere un‟opera (l‟autobiografia e la pentagonia) e lasciarla ai posteri come testimonianza della sua militanza letteraria.
Sobre los astros ha un significato particolare nell‟opera dell‟autore perché costituisce l‟ultimo manoscritto pubblicato postumo dall‟amico pittore Jorge Camacho, con l‟ausilio della moglie Margarita.
La loro amicizia durò dal 1967 al 1990, precisamente cinque giorni prima che Arenas mettesse fine alla propria vita.
La fitta corrispondenza tra i tre si fece più agevole solo quando Reinaldo arrivò negli USA e continuò a mantenere i contatti con i Camacho, aggiornandoli sul suo stato di salute e sulla stesura delle opere.
XXVI
I sentimenti che trapelano dalla lettura delle lettere sono quelli di un uomo in esilio tormentato anche a distanza dalle dittature di sinistra e dai regimi totalitari che ostacolarono la sua estenuante lotta per la libertà. Reinaldo conferì a queste lettere una tensione indescrivibile, senza tralasciare nessun dettaglio sulla storia, sui personaggi, sul paesaggio o su qualsiasi altro dettaglio. Le lettere mostrano la lotta titanica dell‟autore che subito dopo essere arrivato sul suolo statunitense contrasse l‟AIDS e si pose come unico proposito quello di terminare la sua opera incompiuta.
Reinaldo usava qualsiasi mezzo per far arrivare le lettere a destinazione e per far sì che non venissero intercettate dalla polizia e quindi distrutte. La sua fu una lotta titanica per farsi ascoltare e come scrive Zoe Valdés27, nel prologo delle Cartas, Arenas in tutta la sua opera è stato un visionario per aver analizzato alla perfezione non solo la situazione cubana ma anche l‟ostracismo e l‟opulenza statunitensi, portando avanti i suoi ideali di libertà contro i totalitarismi.
27 Cfr., “De puño y letra: visionario Arenas” di Zoé Valdés in Cartas a Margarita y Jorge Camacho (1967-1990), Point de lunettes, Sevilla 2010, p. 23-26.
XXVII
1.6. Cuba addio: l’esodo del Mariel
Nell‟aprile del 1980 diecimila cubani si rifugiarono nell‟ambasciata del Perù chiedendo asilo politico. Rimasero lì per alcuni giorni finchè il governo cubano, per pressioni politiche e problemi interni, decise di aprire le porte dell‟isola e di permettere a quelli considerati “la escoria social”, cioè gli omosessuali e i controrivoluzionari di abbandonare Cuba dal porto del Mariel. A questo proposito è di notevole impatto la descrizione di Eliseo Alberto dell‟esodo in cui fu coinvolto anche Reinaldo Arenas:
La última vez que coincidimos, por pura casualidad, fue en el paseo del malecón habanero, poco antes de que Reinaldo escapara de Cuba por uno de los agujeros más negros de nuestra historia: Mariel, un puerto que quisieron convertir en basurero humano y resultó un símbolo de resistencia. Corrían días horribles. Horribles. La dirigencia del país, sorprendida por los sucesos de la Embajada de Perú en La Habana, donde habían hallado refugio más de diez mil cubanos en unos cuantos metros cuadrados de terreno, decidió expulsar hacia el océano a todo aquel que resultara incómodo al sistema, sean locos napoleónicos, asesinos confesos, disidentes
XXVIII
lenguaraces u homosexuales sin complejo, hasta sumar ciento veinte mil aborrecidos.28
Alla fine più di 125.000 cubani lasciarono l‟isola e Reinaldo Arenas si spacciò per uno dei delinquenti, prigionieri comuni e omosessuali che il governo obbligava all‟esilio.
Quando l‟autore approdò negli Stati Uniti, si rese conto che in quel luogo poteva finalmente esprimersi liberamente attraverso la scrittura e nel suo saggio “La represión (intelectual) en Cuba”, Arenas espresse chiaramente le sensazioni provate nell‟assaporare la vera libertà:
POR PRIMERA vez soy un hombre libre, por lo tanto, por primera vez existo. Mi vida hasta ahora ha transcurrido entre dos dictaduras;
primero la de Batista; luego, la dictadura comunista. Precisamente por estar por primera vez en un país libre puedo hablar. Y como puedo hablar, puedo decir cosas que seguramente no gustarán a muchos ciudadanos de este país libre, y muchoo menos a sus gobernantes. Claro, si estuviera en un país totalitario (en la Cuba actual) tendría que decir lo que le placería al dictador, o no decir nada. He aquí las ventajas de estar en un país libre: se puede ser un tipo desagradable, se puede caer mal. Es decir, se le puede decir al pan, pan, y al vino lo que se nos ocurra.29
28 Alberto, Eliseo, “El amanecer de Reinaldo Arenas” in El país semanal, 18 marzo de 2001, p.
291.
29 Arenas, Reinaldo, “La represión (intelectual en Cuba)” in Necesidad de libertad, Sevilla, Point de lunettes, 2012, p. 49.
XXIX
Arrivato negli USA si stabilì prima a Miami per poi trasferirsi a New York dove, grazie a borse di studio e conferenze alle quali venne chiamato a partecipare, riuscì a vivere della sua attività di scrittore. In questi anni si dedicò alla riscrittura e correzione di tutte le opere che erano andate perdute o che erano state pubblicate senza il suo consenso prima del 1980. Nel 1988 scrisse insieme all‟amico Jorge Camacho una lettera aperta indirizzata a Fidel Castro richiedendo un plebiscito in cui la popolazione cubana potesse esprimere mediante un voto sull‟appoggio o meno Castro e se dovesse trionfare il no che Castro abbandonasse il potere30.
Jorge e Reinaldo decisero di scrivere questa lettera pensando di non ricevere l‟appoggio degli altri intellettuali, artisti e scrittori come invece avvenne. Le loro richieste a Castro suscitarono infatti l‟interesse della comunità politica e intellettuale mondiale e la lettera fu inviata al dittatore firmata da esponenti importanti dell‟arte e della cultura mondiale.
Nonostante questo comunque Castro non prese in considerazione le richieste avanzate.
Da quel momento in poi inizia la sua vera avversione per il governo cubano e ciò che rimaneva sull‟isola:
Mi literatura no es una literatura obediente. Yo creo que la literatura, como toda la obra de arte, debe ser irreverente. En un sistema totalitario la irreverencia es castigada.31
30 Arenas, Reinaldo, “Documento N 23 (correspondiente a la carta de 10 de Noviembre de 1988) in Cartas a Margarita y Jorge Camacho (1967-1990), Point de lunettes, Sevilla 2010 p. 420.
31 Cfr. , Zayas, Manuel, “Seres extravagantes: homenaje de los escritore cubanos”, documental, España, 2004, <http://www.youtube.com/watch?v=H-bK490aEzI>.
XXX
Con l‟abbandono di Cuba attraverso il porto del Mariel, il rapporto tra Arenas e la letteratura cubana non cambiò molto, la differenza fondamentale fu che in quel momento che si trovava in esilio poteva pubblicare i suoi scritti. Questi erano strettamente legati con il contesto letterario cubano che da metà del XIX secolo era diviso in una letteratura radicata sull‟isola e una letteratura scritta fuori da Cuba.
Dall‟esilio Arenas proseguì e intensificò la sua posizione combattiva nei confronti della letteratura cubana. La rappresentazione più evidente di questo è la sua raccolta di saggi Necesidad de libertad che, come recita il sottotitolo “testimonios de un intelectual disidente”, sono scritti ribelli, dissidenti e polemici. Sebbene la letteratura cubana non sia il campo d‟accusa privilegiato rimane lo spazio principale intorno a cui si snodano le sue considerazioni. In particolare parlando della generazione di scrittori cubani che vivevano in esilio, disse:
Nos alimenta la furia, la indignación, el coraje, el desarraigo, la desesperación por aferrarnos a un mundo que tan sólo existe en nuestra esperanza. Nos alimenta el recuerdo de un mar al atardecer, un libro único leído en un parque donde había un árbol cómplice, el olor que transpiraban las plantas al entrar a nuestra casa que ya no existe, una calle por la que nunca volveremos a cruzar, un alto cielo estrellado que disfumina y nosotros con él.32
La furia di Arenas ebbe molte sfaccettature che fino alla fine della sua esistenza rimasero ugualmente importanti nella sua visione.
32Ette, Otmmar, La escritura de la memoria: Reinaldo Arenas: Textos, estudios y
documentación, cit., p. 134.
XXXI
Poco tempo dopo la pubblicazione della lettera, nel 1990, Reinaldo Arenas si suicidò nel suo appartamento a New York dopo aver realizzato l‟obiettivo di completare la sua opera letteraria e con la speranza che un giorno Cuba fosse libera. Per lui, la lotta era terminata. Pochi mesi prima della morte aveva pubblicato un articolo per i dieci anni dall‟esodo del Mariel in cui, in un certo modo, si congedava dai suoi lettori :
Por mi parte quiero darle gracias al cielo porque en estos diez años he podido terminar mi obra literaria comenzada en las sombras hace treinta años. Con satisfacción dejo a los futuros (tal vez inciertos) lectores todos mis espantos y sueños y la visión de una época- de un país- que ya sólo existe en nuestra inconsolable memoria.33
33Arenas, Reinaldo, “Mariel diez años después”, Diario de las Américas (Miami), 12 de
abril de 1990, p. 5A.
XXXII
2.
I racconti cubani di Reinaldo Arenas: 1972-1975
Nel 1972 in Uruguay venne pubblicato Con los ojos cerrados, un libro di racconti di Reinaldo Arenas che riuniva una serie di testi già in parte pubblicati separatamente su alcune riviste cubane. Quando Reinaldo lasciò Cuba questa raccolta di racconti riapparve con il titolo Termina el desfile, comprendente nove racconti scritti in un arco di tempo che abbracciava tre anni e interessava fasi diverse della vita dell‟autore. Otto di questi racconti nacquero quando Arenas viveva ancora a Cuba e sono contenuti nel volume che apparve in Uruguay nel 1972 dal titolo Con los ojos cerrados. Il libro contiene: “Comienza el desfile”, “Con los ojos cerrados”, “A la sombra de la mata de almendras”, “Bestial entre las flores”, “La Vieja Rosa”, “El reino de Alipio”, “El hijo y la madre” e “Los heridos”. Arenas non vide nemmeno un esemplare del libro pubblicato a Cuba. Con los ojos cerrados diventò Termina el desfile quando la casa editrice Seix Barral lo pubblicò nel 1982 con un cambio importante: la nuova edizione includeva tutti i racconti di quella del 1972 con l‟aggiunta di un racconto che non appariva nell‟edizione uruguaiana, scritto fuori da Cuba, “Termina el desfile” (1980).
L‟edizione presa in esame in questo lavoro e da cui ho tradotto i racconti è quella del 1982.
XXXIII
Il primo e l‟ultimo racconto del libro sono emblematici perché seguono una linea cronologica e narrativa che va dal 1959, l‟inizio della rivoluzione cubana, al 1980 poco prima dell‟abbandono dell‟isola da parte di Reinaldo.
“Comienza el desfile” che narra l‟episodio di un uomo desideroso di unirsi alle file dei ribelli guidati da Fidel Castro contro Batista, totalmente autobiografico, rappresenta un presagio di quella che sarà la catastrofe finale narrata in “Termina el desfile”.
In questa raccolta i racconti sono disposti in maniera ciclica e sebbene i collegamenti tra il primo e l‟ultimo siano tenui o inesistenti, il primo racconto e l‟ultimo stabiliscono una relazione di continuità tra loro che rende propizia una chiusura da parte del lettore dell‟universo narrativo attenendosi ai confini del libro. Il disegno narrativo del libro è chiaro già dal fatto che l‟autore intitola il primo racconto Comienza el desfile e l‟ultimo Termina el desfile che rappresentano rispettivamente la caduta di Batista e la disillusione nei confronti della rivoluzione. Nell‟architettura del libro risulta emblematica anche la successione temporale dei racconti che non è progressiva: infatti il primo racconto è datato 1965 e l‟ultimo 1980 e queste date coincidono con un ciclo di entusiasmo rivoluzionario e disillusione nei confronti della rivoluzione da parte dell‟autore.
XXXIV
2.1. L’inizio e la fine del desfile areniano: Termina el desfile
La prima raccolta di racconti composta da Reinaldo Arenas dopo esser giunto negli Stati Uniti è Termina el desfile. È una raccolta di nove racconti
“Comienza el desfile”, “Con los ojos cerrados”, “La Vieja Rosa”, “A la sombra de la mata de almendras”, “Los heridos”, “El reino de Alipio”, “El hijo y la madre”, “Bestial entre las flores”, “Termina el desfile” scritti in un lasso di tempo tra il 1964 e il 1980.
Il primo e l‟ultimo racconto, “Comienza el desfile” e “Termina el desfile”, rappresentano i due poli attorno ai quali si snoda l‟opera e il processo storico narrato in essa, poiché narrano rispettivamente l‟inizio del governo rivoluzionario.34 Nel testo, alla fine di ciascun racconto, è riportato l‟anno in cui è stato scritto, il primo di questi “Comienza el desfile” è datato 1965 mentre l‟ultimo “Termina el desfile” risale al 1980. Ciò significa che tra il primo e l‟ultimo racconto della raccolta passano quindici anni durante i quali Reinaldo Arenas ha maturato una nuova coscienza politica, ritrattando la sua adesione ad alcuni degli ideali rivoluzionari. Il cambiamento è già
34Cusato, Domenico, Esperanzas y desengaños de una revolución. A propósito de Termine el desfile de Reinaldo Arenas,
<http://www.disumdidattica.unict.it/ex_lingue/ispanistica/cusato/Termina%20el%20desfile%2021.
pdf>.
XXXV
ben visibile dal titolo del racconto di apertura e da quello di chiusura:
questo, insieme a tutti gli aspetti paratestuali,35 è molto importante perché serve in qualche modo per orientarsi nella lettura. Anche se non conosciamo l‟argomento ci rendiamo subito conto dal titolo che siamo di fronte a un percorso che è iniziato e si è irrimediabilmente concluso.
Durante la lettura del primo racconto riusciamo a identificare e a ubicare i momenti storici della sfilata (il desfile) intuendo che corrispondono all‟entrata trionfante dell‟esercito rivoluzionario ad Holguín, nella parte nord orientale di Cuba, dopo la caduta di Batista; invece nell‟ultimo racconto, alla fine del libro, ci rendiamo conto di come è cambiata l‟idea dell‟autore riguardo la rivoluzione: qui Arenas mette in risalto la disillusione del protagonista che cercherà con ogni mezzo di abbandonare la Cuba di Fidel Castro.
Il primo racconto inizia in medias res e ci viene narrato direttamente da un narratore interno alla storia (omodiegetico) che coincide con il protagonista della vicenda, il quale descrive in prima persona la sfilata che la gente forma spontaneamente, unendosi alle truppe rivoluzionarie che entrano vittoriose ad Holguín. La descrizione é immediata e potrebbe essere quasi paragonata a una telecronaca in diretta:
Detrás -pero casi junto a mí- viene Rigo, silbando y haciendo rechinar sus botas. Y después las hijas de los Pupos, con los muchachos de la mano,
35 Per Genette il paratesto era rappresentato da una serie di elementi ausiliari che pur non facendo parte del testo, pur essendogli sempre subordinati, hanno un ruolo importantissimo: essi presentano il testo, nel senso corrente del termine certo, ma anche nel senso di renderlo presente al mondo, assicurarne la ricezione e diffusione. In sostanza il paratesto è ciò che permette al testo di diventare libro e di proporsi al pubblico. Gérard Genette, Soglie. I dintorni del testo, Einaudi, Torino, 1989. Titolo originale: Seuils, Editions du Seuils, Paris, 1987.
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hablando, cacareando, muertas de risa, llamando a Rigo para decirle no sé qué cosa.36
Come si può facilmente notare, l‟uso dei gerundi sottolinea lo svolgimento della narrazione, si ha cioè la sensazione che la narrazione stia avvenendo nello stesso momento in cui avvengono gli episodi narrati. Un esempio di ciò è ancora più evidente nel passo seguente:
Y el polvo del camino levantándose, cubriéndonos, bajando otra vez como un humo rastrero, y luego, por los cascos de los caballos (que ya se acercan, que ya están junto a nosotros, que ya van delante de nosotros), alzándose otra vez, formando una nube que nos envuelve y casi me impide verte.37
La sensazione di oppressione viene anche da altri elementi, come la mancanza di divisione in paragrafi, la mancanza di un punto e a capo e dalla presenza della figura retorica dell‟accumulazione sottolineata dall‟uso reiterato della congiunzione “y”.
Parallela a questa narrazione della sfilata ce n‟è un‟altra cronologicamente anteriore. Lo scrittore differenzia le due narrazioni usando il corsivo e questo serve come riferimento al lettore per collocarsi correttamente, da un punto di vista cronologico all‟interno del racconto. Le parti relative all‟ingresso delle truppe a Holguín sono per la maggior parte in corsivo, ma all‟inizio e alla fine c‟è il tentativo da parte dell‟autore di confondere i lettori non operando alcuna distinzione dal punto di vista ortografico. La narrazione parallela a quella della sfilata è relativa al protagonista anonimo del racconto del quale viene narrata la storia e viene spiegato il perché
36 Arenas, Reinaldo, Termina el desfile, Barcelona, Seix Barral, 1981, p. 7.
37 Ibidem.
XXXVII
marcia insieme a Rigo, così apprendiamo dalla narrazione che il protagonista avrebbe voluto unirsi alle truppe rivoluzionarie ma non venne accettato da queste perché sprovvisto di armi; pertanto, un giovanissimo guerriero, Rigo stesso, gli regala un pugnale suggerendogli di uccidere un soldato, sottrargli il fucile e riprovare ad arruolarsi. Sappiamo per bocca dello stesso protagonista che la notte che egli tenta di unirsi ai ribelli gli manca il coraggio di attaccare una guardia per rubargli l‟arma e rimanda tutto al giorno successivo. Nel frattempo la famiglia, per paura che lo avessero già schedato, lo manda a casa della zia Olga dove, dopo un po‟ di tempo, sente in lontananza le risate e le urla “Viva Cuba libera!” che indicano l‟inizio del “desfile”. La rivoluzione, alla quale il personaggio aspira unirsi, si sta svolgendo senza la sua partecipazione attiva. La sua integrazione si realizza solo dopo la vittoria rivoluzionaria. Lui si unisce al
“desfile” solo come un numero anonimo tra gli altri.38
A partire da questo momento, le due narrazioni si uniscono e continuano sullo stesso piano cronologico e si intersecano anche i due tempi che fino a quel momento erano rimasti separati.
A partire dal momento dell‟inizio del “desfile” però si continua solo sul piano più recente del “desfile” perché i due piani confluiscono l‟uno nell‟altro. È opportuno fare delle distinzioni tra i due piani narrativi. La prima considerazione è relativa al fatto che esiste una differenza di velocità tra le due parti. La prima, più analitica, è più lenta della seconda. In effetti le poche ore della marcia verso Holguín occupano nel testo la stessa quantità di righe di quelle in cui si parla della vita del ragazzo, dal momento in cui ha voluto unirsi alla rivoluzione. La lentezza iniziale della seconda
38 Miguel Correa Mujica, Aproximación crítica a Termina el desfile de Reinaldo Arenas,
<http://pendientedemigracion.ucm.es/info/especulo/numero12/arenas.html>
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narrazione, tuttavia, va accelerandosi poco a poco, fino a raggiungere la narrazione del “desfile” e a unirsi con questa.
Un‟altra cosa degna di nota è anche che il secondo livello narrativo mantiene le stesse caratteristiche del precedente; cioè anche se è passato rispetto al primo, la voce narrante che coincide con quella del protagonista precedente, a volte parla anche da un tempo presente. Tutto sembra svolgersi su un piano temporale simile. L‟uso della stessa tecnica narrativa permette un‟associazione mentale in cui il piano del presente si fonde con quello del passato; e i due alla fine si uniscono per proiettarsi in un futuro che, avvicinandosi e tornando al presente, può essere raccontato anche dal presente.
L‟altro racconto, “Termina el desfile”, che chiude la raccolta e che dà il titolo al libro, a livello di macrostruttura possiede lo stesso stile e le stesse tecniche narrative del primo. Anche in questo si ha la sensazione dell‟immediatezza della telecronaca, ci sono piani narrativi cronologicamente diversi che si muovono parallelamente. Tuttavia, dal punto di vista temporale questo racconto è più complesso perché il piano cronologico del passato sembra sdoppiarsi ulteriormente, a causa di una serie di analessi narrative che si inseriscono in esso. Anche questo racconto ci dà la sensazione che inizi in medias res e il primo livello narrativo che appare corrisponde all‟enunciazione da parte del narratore della situazione in cui si trova: sta cercando una lucertola che si è persa in mezzo a una moltitudine di gente, chiusa nel giardino dell‟ambasciata peruviana all‟Avana. Il fatto che si tratti di una lucertola e che la gente si trovi nell‟ambasciata si viene a sapere dopo molte righe dall‟inizio della narrazione, dato che lo scrittore, come abbiamo detto, utilizza la tecnica di narrare dando poche spiegazioni e invitando in questo modo il lettore ad
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essere coautore della storia; così il lettore potrà immaginarsi parte della fabula e ricostruirla. L‟animale che il protagonista cerca è il simbolo della realtà, della verità necessaria per vivere. Il gruppo di gente in cui si perde il rettile è formato da tutti quelli che hanno rischiato la vita per poter entrare nel giardino dell‟ambasciata, che si trova in territorio peruviano, con la speranza che, cercando asilo politico lì, potessero uscire da Cuba il prima possibile. Questa è la dimostrazione di come le speranze che si erano accese con l‟inizio della rivoluzione si stanno spegnendo. Si può notare che il modo in cui inizia il racconto assomiglia all‟inizio del primo racconto per quando concerne lo stile:
«Ahora se me escapa. Otra vez se me pierde [entre] ese mar de piernas que de tan apretadas se confunden, entre esa mezcla de trapos y cuerpos apelmazados, por sobre los charcos de orín, de mierda, de fango, por entre los pies descalzos que se hunden en esas plastas de excrementos.»39
Il secondo livello narrativo è relativo al momento in cui il personaggio sta aspettando l‟amico con cui vuole rifugiarsi nell‟ambasciata. Qui ci sono tutta una serie di descrizioni, raccontate però da un narratore eterodiegetico che utilizza il tempo passato, della povertà materiale e spirituale nella quale il cittadino cubano deve vivere.
Questo secondo livello ci mostra il protagonista nella stanza in cui vive e in questa, precedentemente, aveva nascosto del materiale compromettente che scopriremo dopo trattarsi di due pneumatici di un camion con i quali
39 Ivi, p. 145.