• Non ci sono risultati.

FATTI CONTEMPORANEIESPOSTI

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "FATTI CONTEMPORANEIESPOSTI"

Copied!
48
0
0

Testo completo

(1)

F A T T I

C O N T E M P O R A N E I

ESPOSTI

IN F O R M A DI DIA L O G O

T O R I N O , 1 8 5 3

TIPOGRAFI A D IR. DA P . DE-AGOSTINI V ia della Zecca, N . 25.

(2)
(3)

AL LETTORE

L a m a te r i a c on ten u ta in questo fasci­

colo sono fatti storici c h e vidi io stesso o furono riferiti da p e r s o n e c h e n e f u ­ rono testimoni ocu lari. Io non ho fatto a ltro c h e e sp orli in fo rm a di dialogo.

P e r m otivi ra g io n ev o li ho stimato di o m m e tte r e i n om i di a lc u n e p e rs o n e a cu i si riferiscono.

Io m i ra c c o m a n d o ai padri ed alle m a d ri di f a m i g l i a , affinchè fa c c ia n o l e g g e r e e spie ghino a lla loro fig liu o - lanza questi f a t t i , c h e potran no s erv ire di n o r m a n e l l ’op e ra re e di preserv ativ o n e lle c ritic h e circostanze in cui l ’ in c a u ta gioventù in questi p ro c e llo si tem pi si trova.

(4)

.

(5)

UNA PROMESSA.

Ministro protestante B . e Giovanni.

Gioanni. Riveritissimo, sig nor M in istro, p o trei parlargli un ta n ti n o ?

Ministro B . S a l ute, amico; venite pure a v a n t i , sedetevi; mi sbrig o soltanto di una commissione che riguarda ai miei ragazzi ed a mia moglie, e poi sarò da voi.

Gio. F a c c ia , sig nor M in istro; io attendo.

Min. E c c o , fatto: sono ai vostri cenni;

vi potrei servire in qualche c o s a ? Gio. I o sono uno sventurato senza r e ­ lig io ne, e vorrei farmi protestante.

Min. O h ! sia ringraziato il c ie l o ; il S i­

gn ore vi com incia ad illu m in are : date glo­

ria a D i o ; ma, ditem i: per lo innanzi a quale re lig ion e apparteneste?

Gio. Alla relig io ne catto lica; m a non l ’ho mai osservata.

Min. P e r c h è ora vorreste farvi prote­

stante?

Gio. P e r c h è i preti cattolici non hanno carità, lasciano perire di stento e di mi­

D IA L O G O I.

(6)

s e r i a , e non danno mai un soldo di li­

mosina.

Min. Proprio così, avete ben ragio ne;

quei c leric a li (1) non danno mai n u l l a ; purché possano impinguar se stessi, delle m is er ie altrui non si danno fastidio.

Gio. Im m ag in a tevi, sig nor M in istro; io sono un em igrato, che vuol dire persona di onore, fui alquanto am m alato , pure lo cre d e re s te ? vado a dimandare q ualche cosa al mio parr oco, e non mi dà che sei soldi per volta; un altro prete mi dà qualche otto s o l d i , talvolta un altro me ne dà dieci. Ricevo bensì qualche c osa dall’emigrazione; ma come poter vivere onestam ente con queste tenui entrate?

Min. S e n z a dubbio non si può: s p e ­ cialmente una persona di condizione co­

me mi sem brate voi. Vitto, vestito, allog­

gio, un p o ’ di c a f f è , qualche partita, di certo non si può andare avanti.

Gio. E g li è per questo che io voglio farm i protestante; così spero d’incontrare m aggior carità.

(1) La parola clericale significa propriamente un individuo appartenente al Clero Cattolico: ma i pro­

testanti ed i malevoli cattolici sogliono usarla in senso di disprezzo.

(7)

Min. Ah ! qui notate b e n e , ch e noi non diamo cosa alcuna affinchè uno si fa c cia protestante.

P er cio cc h é ci stanno sem pre alle prese per c en su rarc i, quasicchè noi ci facciamo dei seguaci coll’oro; queste sono calunnie dei giornali clericali.

Gio. Ma com e va questo? mi dicono ch e i protestanti hanno tanta carità, e voi mi dite che danno niente.

Min. Voi non mi com prend ete: noi non diamo danaro perchè un individuo si fac­

c i a protestante, m a lo soccorriam o quando si è fatto.

Gio. Ho capito ; dunque io voglio farmi appunto protestante.

Min. P rim a di a b b r a c c i a r e questa nuova r e l ig io n e , è indispensabile che voi per qu alc h e tempo frequentiate le nostre pre­

diche p e r farvi istruire.

Gio. Ma io ho bisogno di esserlo presto.

Min. P erch è ?

Gio. P er c h è ho bisogno di una som m a per un certo affare di grande urgenza.

Min. Caro m i o , non possiamo darvi niente finché non siate protestante, e non vi potete fare protestante senza che ab­

b i a te almeno sentita alcu na delle no­

stre prediche. T u tta v ia , d ite m i: in che

(8)

cosa consiste questo vostro grande b i ­ s o g n o ?

Gio. Questo mio bisogno consiste nella som m a di 4 5 f r a n c h i , i quali debbo al padrone di c a s a per fitto.

Min. S tan d o le cose c os ì , possiamo a g ­ giustare l ’affare altrimenti. Noi non diamo i danari a voi, m a andremo noi stessi a pagare questo d eb ito ; in questa m an iera i clericali non potranno c alu nniarci che noi diamo danaro per farci seguaci.

Gio. B en is s im o , sig nor Ministro; oh, l’ho sempre detto che i protestanti sono pieni di carità! studiano fino il modo di fare il bene per non com prom ettersi: che sa n ta relig io ne è mai la v o stra !

Min. Voi però siate accorto a non far parola di questa determinazione; p erc h è noi protestanti nel fare le opere di c a ­ rità non vogliamo c h e la mano sinistra sappia quello che fa la mano destra; e poi se taluno venisse a scoprire tali cose, interpreterebbe tutto al rovescio.

Gio. L asci far da m e , che so il mio m e s tie r e ; sono assai pratico in questi af­

fari.

Min. Ditemi adunque il vostro nome.

Gio. Gioanni B , di Lodi, Min. Dove dim orate?

(9)

Gio. C ontrada dell’A r c o , N° N.

Min. C o s ì b a s ta : ora andate pure tr a n ­ quillo; per quel vostro affare ci pense­

rem o noi; siate soltanto frequente alle nostre prediche, e poi...

Gio. T a n te g r a z i e , signor M in is tro ; vi sarò sem pre mai riconoscente.

Min. Buon g io r n o ; bisogna ch'io vada;

i miei ragazzi mi chiamano.

Gioanni p arte, e per istrad a va ra g io ­ nando c o s ì : i miei ragazzi, la m ia m o ­ glie; che sorta di preti son questi mai!

mi pare che abbiano tutt’altro di mira, che in sin u are il santo timor di D io in quelli c h e li vanno a trovare. E p o i, che razza di carità è questa lo ro ? non voler dar n ie n te , se non a condizione di farsi p r o te s ta n te ! Comunque s i a , mi ha p r o ­ messo di pagarmi quei cin que mesi di fitto. E s s o dice che non vuol dare il da­

naro a m e ; questo nulla importa, purché il mio debito sia pag ato. Io però c i credo niente al protestantismo; verrò nulla di meno una volta o due a queste prediche, finché m ’abbiano pagato il debito, e poi tutto è finito.

P e r c i o c c h é io non voglio ab b ra c c ia re u n a re lig ion e, i cui ministri hanno la c asa piena di moglie e di ragazzi; una

(10)

relig ion e c h e non ha capo, non h a sa­

cramenti, non presenta alcun c arattere della divinità.

D IA L O G O I I .

LA CADUTA.

F elic e ed un Amico.

Amico. Appena avrai te m p o , o F elice, vorrei che mi raccontassi la storia della tua caduta nel protestantismo.

F el. V o len tier i, quando che sia: è un fatto d o lo r o s o , mi rattrista il solo p en ­ sarci; ma poiché il S ig n o re mi ha lib e­

r a to da quella d i s g r a z i a , non ho alcuna difficoltà di appagarvi.

Am. Oggi abbiam o un ritaglio di tempo;

possiamo spenderlo in questo.

F elice. E d io darò principio. P rim a di tutto debbo notarvi che da giovine ebbi la sventura di perd ere mio padre e mia madre, e seb b e n e io sia andato qualche tempo a s c u o la , ed ab b ia discretam ente imparato a leggere e s c r i v e r e , tuttavia n ella relig ion e fui tras cu rato a segno, che, quando giunse il tempo di arruolarmi

(11)

al servizio m ilita r e , io sapeva nemmeno a qual relig io ne appartenessi.

Voi ben sapete che tra’ militari se ne sentono delle bianche e delle g r i g ie, e sebben e si incontrino parecchi giovani b u o n i , appartenenti ad oneste f a m i g l i e , ciò non pertanto molti parlano e vivono come se non ci fosse relig io ne di sorta.

F r a questi ultimi, mi vergogno il dirlo!

ci fui a n c h ’io. In mezzo a tutte queste vicende ho un motivo di ringraziare il cielo, ed è che il furto e la disonestà furono due vizi da me sem pre a b b o r r iti, vizi che mi adoperai in tutte guise per tenerli da me lontani.

Am. T u mi ra ccon ti le tue imprese militari; io vorrei sentire come andò che tu ti sei fatto protestante.

F e l. H o stimato bene di darvi un cenno sul mio tenore di v ita , per farvi com pren­

dere che io non era fervoroso cattolico, quando caddi nel laccio dei Protestanti E c c o ora quello che mi condusse ad un tale eccesso.

Finito il servizio militare, mi posi a lavorare di mia professione per cam p are l a vita; ma in mezzo alle dure fatiche del corpo, sentiva in me stesso un’a n ­ s ietà , una inquietudine: non e ra bisogno

(12)

di cibo nè di bevanda, e non sapendo quale cosa potesse appag are questo b i ­ sogno, io mi trovava qual uomo che vive, ma così languido e sfinito, che la vita gli torna piuttosto di peso, che di c o n ­ forto.

Confidai q u es te mie interne afflizioni ad un am ico, e questi saviamente mi osservò che insie m e col sostentamento del corpo l’uomo ha bisogno del conforto dello spirito , e che tale conforto non si può altronde trovare se non nella r e l i - g i o n e , la quale sola può sollevare i pensieri e gli affetti dell’anima ad un b e n e sublim e e perfetto c h e nella vita presente non si trova.

Quivi e r a la gran difficoltà: non s a ­ peva a qual parti to appigliarmi, nem­

meno quale religione professare. In queste incertezze alcuni compagni mi condussero ad ascoltare le prediche dei Protestanti.

S ic c o m e da lunga pezza io non aveva più sen tito pred iche, provai profonda s e n ­ sazione, e subito chiesi di parlare col ministro predicatore.

Am. E b b e n e , come li accolse quel mi­

nistro?

F el. Egli mi accolse grazio sam ente, mi diede alcuni lib r i, la B ib b ia del D iod ati,

(13)

e mi raccom and ò di farmi coraggio e di frequentare le loro prediche.

Am. Che cosa hai notato in quelle prediche?

F el. Quelle prediche a prima vista mi piacqu ero assai; due c os e però mi d a ­ vano m ateria da pensare. L a prima era, c h e i n ogn i pred ica risuonavano sem pre esp ressioni ac can ite contro il Papa e con­

tro ai C a t t o l i c i , quasich é preti e papi fossero altrettanti gonzi, e che tutta la scienza fosse nelle s a c c o c c e dei ministri protestanti; la second a era, che avendo fatto alcune difficoltà, mi furono spieg ate in una m a n ie ra c h e non ho potuto com ­ prendere c osa alcuna; ed io aveva sem ­ pre sentito a dire che ne’ loro catechismi tutte quante le difficoltà i preti cattolici spiegano così c h iaram en te che qualsiasi uomo rozzo e privo d’istru zione potrebbe capirle.

Ciò non ostante, non conoscendo altra religione m i g l i o r e , decisi di farmi pro­

testante.

Am. S i suole u s a re qualche formalità quando un cattolico apostata dalla pro­

pria religione?

F e l. Nissuna formalità: mi dim anda­

rono sem plicem ente se e r a persuaso che

(14)

il Protestantism o fosse la vera religione di Gesù Cristo: ed io sciaguratamente risposi che cre d e v a di sì. Mi soggiunse allora di essere frequente alle loro pre­

diche per potermi m an tener ferm o n ella fede; p o s c i a , ohimè, mi cadono le la­

grim e!

Am. Che facesti di poi?

F e l. Di poi mi fu presentato un libro in cui sono notati tutti i P r o t e s tanti:

ed io mi feci pur scrivere là, a mia e - terna infam ia: V acca F elic e d 'Asti. P arole ch e io presentem ente intendo di ritra t­

tare, e che verserei tutto il mio sangue per c an ce llarle; la qual cosa s areb b e a n c o r p o c o , perchè con quella firm a ho rinnegata la s a n ta F e d e di Gesù Cristo.

Ani. Q uel ministro non ti diede alcun ricordo?

F el. Me ne diede uno, che ho a n c o ra vivamente impresso nella memoria.

Am. Quale?

F el. P r i m a di licenziarmi, presemi per mano dicendo: ritornate da qui ad al­

cuni giorni e vi daremo ciò che vi r i ­ guarda. Che cosa mi riguarda, io r i ­ sposi? Noi, replicò l’altro, siamo soliti di dare una qualche som m a a tutti quelli che abbracciano la nostra relig io ne. Io

(15)

non voglio n u l l a , tosto ripigliai: io ho ab b ra c cia ta questa re lig ion e per motivi un icam ente religiosi: e voglio escludere ogni sorta d’interessi temporali.

Aveva già più volte s en tito a dire che la predica più potente dei Protestanti era il d a n a r o , e non l’aveva m ai potuto cre­

dere, finché n ’ebbi prova di fatto.

Q uante g r a z i e , vi r e n d o , o grande I d d i o , che mi avete cavato fuori da quell’abisso di m iserie in cui io e ra sgraziatamente caduto; sen za un tratto di vostra infinita m i s e r i c o r d i a , io era e ternam en te perduto.

D I A L O G O I I I .

I L R A V V E D I M E N T O .

Am. P rend o vivissima parte a questa tua d i s g r a z i a , e lodo la divina m iseri­

cordia c h e non ti abbia abbandonato nel deplorabile stato in cui ti sei volonta­

r i a m e n t e , m a , direi q u a s i, incautam ente pre c ip itato. O ra dimmi: qu a l fortunato incidente ti condusse di nuovo alla pri­

m ie ra tua r e lig io n e ?

F e l. P rim a di accennarvi la s trada pro v id e n z ia le , che il S ig n o re mi aprì

(16)

per condurmi nuovamente al Cattolici- smo, voglio farvi notare che io era niente affatto contento della m ia nuova religione:

l ’incertezza e l ’inquietudine crescevano tu tti i giorni.

Am. P e r c h è ?

F e l. P e r c h è mi pareva impossibile che fosse bu on a una re lig ion e c h e e r a così m alam ente osservata. Alcuni miei c om ­ pagni si fecero pure p r o t e s t a n t i , ma la la loro vita p erseverava nel libertinaggio com e prima.

Talvolta io faceva delle difficoltà, e mi erano spiegate in modo da e ss e re più imbrogliato di prima.

Il tempio, essendo la ca sa di Dio, do­

vrebbe e ss e r e tenuto col massim o decoro, ed in esso ognuno d ovrebbe diportarsi con tutto rispetto. All’ opposto io vedeva le c ase dei ministri assai meglio ad dob­

b a l e delle c h ies e loro. Si e n trav a e si usciv a di c h i e s a con maggior indifferenza c he non si fa entrando in una bettola od in una b ottega da caffè.

Voi avreste veduto uomini e donne, vecchi e fanciulli, entrare in quello che essi pu re dicono luogo santo, senza fare un segno di c roce , non un inchino, non una genuflessio ne.

(17)

Am. Almeno entrando avran fatto qu a l­

che preg hiera?

F el. Io non vidi mai alcuno a preg are.

Giunto in chiesa, cia scu n mette un m o ­ mento la fa c cia nel cappello: poscia, guarda qua e colà finché giunge il p re ­ d ic atore, oppure se ne p a rte senza più.

Almeno nelle loro c h ies e ci fosse qual­

che oggetto che potesse inspirare divo­

zione, com e e r a quello degli E b r e i ! p e r ­ ciocch é io le ggeva nella B ib b i a c h e nel tempio di S a lomone tutti si prostravano dinanzi all’A rc a ivi accolta: colà un ma­

gnifico vaso per l ’acqu a b ened etta, due belle s ta tue di C h erubini a ’ fianchi di un magnifico altare, per modo che quel tem ­ pio dava un aspetto di Paradiso.

Niente di tutto questo in quelle chiese;

non una croce, non una statua, non un altare; in som m a niuna di quelle cose che muovevano a divozione nelle chiese degli E b r e i, e niuna di quelle che con assai più di espressio ne movono a religiosi affetti nelle c h ies e dei Cattolici. U na tavola, u n a c a t ­ tedra, alcuni b a n c h i , non per in g in o c ­ chiarsi, m a solo per sedersi, sono il decoro e l ’ornam ento del luogo destinato al culto della D ivina Maestà.

(18)

Am. E b b e n e , caro F e l i c e , che riflesso facevi tu s op ra queste c o s e ?

F e l. Io conchiudeva, che senza entrare in alcuna d iscussione relig iosa, le pratiche relig io se del C a ttolicismo lo rendeva più rispettabile e da preferirsi al P ro testan ­ tismo.

Am. Hai rag ion e. Ma intanto che cosa facevi?

F e l. In ta n to io era più che mai a s ­ siduo alle prediche ed alla lettura di libri protestanti, per prov are se mi r i u ­ sciva di r i c o n o s c e r e la v erità in quella relig ion e cui mi e r a ascritto.

M entre il mio spirito pareva che com in­

c iasse a gu stare qualche poco le pratiche della ch iesa r i f o r m a t a , un i n c i d e n t e , o, dirò meglio, Dio con un luminoso tratto di bontà e di m iseric ord ia venne in mio soccorso.

Am. Questo appunto io desidero che mi ra c co n ti minutamente.

F e l. E d io ve lo rac co n terò m in u ta­

m e n t e : un mio nipote un giorno portò a ca sa un libro così intitolato: Avvisi ai Ca t t o l i c i, ed e r a l ’ i n troduzione alle Let­

ture Cattoliche, I o mi posi a leggerlo con avidità, com e appunto faceva dei libri protestanti; ma che! ogni lin ea mi faceva

(19)

n ascere un dubbio, ed appena potei fi­

n ire di leggerlo, che il mio cuore t r o - vavasi nella m assim a costernazione. Co­

nobbi a llo ra il bisog no di consultare qualche persona, e mi d eterm inai di andare da un p r e t e , dicendo tra me:

o che egli non saprà scioglie re le mie d ifficoltà, ed allora mi conferm erò nel Protestantism o; o che egli mi appagherà nelle mie dim ande, ed in questo caso ritornerò alla R elig ion e Cattolica. Qui tutto cangiò as petto: il modo facile, af­

fabile, tranquillo e chiaro con cui veni­

vano sciolti tutti i miei d u b b i , fece tosto c on o sc ere esservi qualche cosa nel Cat- tolicismo, che non trovavasi nel P r o t e ­ stantismo.

Am. Avrei c a ro che li spiegassi c h ia ­ ram ente su questo p u n t o , perchè è di grave importanza il con oscere la grande differenza che tu hai trovato tra le con­

ferenze protestanti e le conferenze c a t­

toliche.

F e l. L a differenza s tava q u i: 1° I mi­

nistri protestanti cercan o di coprire le difficoltà con molte parole; i Cattolici presentano le difficoltà nel loro vero aspetto, e poi le risolvono con r a g i o n i , dim an­

dano se fu tutto in teso , e non vogliono

(20)

che rim a n g a alcun dubbio sopra ciò di cui si ragiona.

2° I Protestanti, per risp ondere a c erte difficoltà, saltano da u n a questio ne in un’altra; ed il loro più valevole a r g o ­ mento è grid ar forte, e vibrare ingiurie contro ai Cattolici; i Cattolici stanno fermi sul punto proposto, nè vogliono passare ad a l t r o , finché i dubbi siano p ie n a ­ mente dilucidati ; e ciò con c alm a e t r a n ­ quillità, com e se fosse una conversazione tra intimi a m i c i , senza a d i r a r s i , senza schiam azzare.

3 ° I Cattolici dicono le cose col loro nome, ed i P rotestanti fanno mille mi­

steri; per e s e m p i o , i Cattolici dicono subito, che ci vuole molto studio per c a ­ pire la B ib b ia, e che non tut ti sono c a ­ paci di com pre nderla; i ministri protestanti dicono la B i b b i a , e ssere c h i a r a , e tutti poterla capire; ed intanto pretendono che gli altri vadano ad a s c o l tarli, e seguano c iec am e n te le loro spiegazioni.

Q ueste c os e mi fecero ravvisare il C at- tolicismo sotto ad un aspetto ben diverso da quello che lo dipingevano i P r o t e ­ stanti.

Am. Nelle tue questioni, quale ti s e m­

(21)

brò di maggior rilievo, e che ra c ch iu ­ desse maggiori difficoltà?

F el. E r a la Confessione.

Am . P e r c h è ?

F el. P e r c h è nei l ib r i, nelle p r e d i c h e , nelle conversazioni, i P rotestanti gridano sem pre contro a questo S a c r a m e n to , d i­

cendo sempre che nel Vangelo non si parla mai di Confessione.

Am. Questa questione com e ti fu sciolta?

F el. In un modo lepido.

Am. Q uale?

F el. E c c o lo : io misi in ordine tutte quante le d iffico ltà , ed anche tutte le parole più insulse, con cui i P rotestanti sogliono parlare della Confessione: dopo che io ebbi parlato c irc a mezz’ora, aspet­

tava dal mio avversario qu alc h e s er ia r i ­ sposta analoga alle molte difficoltà da me fatte; ed egli invece si pose a ridere.

P e r c h è ridete, gli dissi, ho detto qualche sproposito?

Non rido nè p e r li tuoi spropositi, l’al­

tro mi disse, nè per le difficoltà fa tte ; ma rido perchè voglio che tu s tesso sii lo scio- glitore di tutte queste difficoltà; prendi e leggi. Mi diede il Vangelo, e me lo ap rì appunto in quel luogo, ove il Salv atore dopo la sua risu rrezione comparve agli Apostoli,

(22)

e disse loro: R icevete lo Spirito S an to;

quelli a cui rimetterete i peccati, saranno rimessi; e quelli a cui li riterrete, saranno ritenuti. Indi soggiunse: leggi e medita, io vado a preg are il Sig nore pel bene del­

l’anim a t u a ; di qui a mezz’ora sarò nu o­

vam ente da te.

O h , caro amico, egli fu in quel mo­

mento, che mi si tolsero le tenebre dalla m e n te! Conobbi che quelle parole mi fu­

rono sem pre tenute nascoste dai P r o t e ­ stanti: Che se Gesù Cristo aveva dato agli Apostoli la facoltà di rim ettere i p e c­

c a ti, è indispensabile, che, per ottenerne il perdono, siano loro manifestati. I n o l ­ tre, per sapere quando devono rim ettere o non rim ettere i peccati, cioè dare o non dare l ’ assoluzione, è n ec e ss a rio che formino un giudicio sulla qualità della colpa e sulle disposizioni del pen iten te ; m a com e poter giudicare, se i peccati si tengono nascosti nel cuore? se non si rendono manifesti? Il S ig n o re illuminò la mia m ente, la verità parve luminosis­

sim a agli occhi miei.

Allora fui tutto commosso nel mio i n ­ terno, le lagrim e mi cadevano dagli occ h i, nè potendo più re g g e re alle sensibili a g i ­ tazioni del mio cuore, m ’inginocchiai di­

(23)

nanzi all’im m agine di Gesù Crocifisso, gridando ad alla voce: mio S a l v a t o r e , vi ho rinnegato perdonatemi. Giunse i n ­ tanto il mio avversario, che da quel m o­

mento com inciai a chiam are mio benefat­

tore. E vedutomi là prostrato e piangente, che c ’è, dissemi, che c ’è? Io son catto­

l i c o , e s c l a m a i , io son c a t t o l i c o : ditemi quanto debbo fare per aggiustare le cose che riguardano all’anima mia.

E c c o v i, mio a m i c o , in breve la dolorosa storia della m ia caduta, ed il fatto per me sem pre glorioso del mio ravvedimento.

D opo di ciò feci quelle cose che sono tutte a voi n o t e , le quali perciò prescindo di r a c c o n ta r e .

Am. Mi ralleg ro di tutto cuore con te, o caro F e l i c e , pel trionfo che la divina grazia portò del tuo cuore. P r o c u r a di corrispondere a questi segnalati divini favori; sii costante nel servizio del S i ­ gnore, ed io spero, che coloro i quali sgraziatam ente ti seguirono nell’e r r o r e , seguiranno pure il tuo esempio ritornando alla S a n ta C h iesa Cattolica, vero ovile di Gesù Cristo.

(24)

DIALOGO IV.

L ' I N F E R M O .

Un m inistro protestan te ed un inferm o.

Inferm o. Benvenuto, signor ministro, l’at­

tendeva con ansietà.

Ministro. Ho fatto ogni possibile per venirvi a vedere; e com e state?

I. Siam o a cattivo punto; da due giorni le cose v anno di male in peggio. Ora voglio aggiu stare le faccende dell’anima mia; c ’è già venuto un p r e t e , il quale voleva assolutamente confesssarmi; io gli ho sem pre risposto di no, dicendo che voleva confessarm i dal mio ministro.

M. B rav o! ottimamente: quei preti sono così s e c c a n t i , c h e non solo m o le­

stano la gente s a n a , ma vanno perfino ad inquietare gli am m alati. F a te c o r a g ­ gio; spero c h e gu arirete ancora; vi fa mestieri di qualche cosa?

I . lo l’ho mandato a ch ia m a re a bella posta p e r confessarm i. Ho già fatto il mio esam e e mi s e n to assai m ale.

M. P ren d ete qui; c ’è qualche cosa in un pacco per voi, ritornerò presto, f a te coraggio.

(25)

I. Ma, signor ministro, non mi c a p i s c e ? io l'ho mandato a chiam are a bella posta p e r confessarmi.

M. O h ! con fessarv i.... v an eg g iate , o dite p e r b u r l a ?

I . Sono a ssai m a l e , ma non vaneggio e dico da vero; ho bisogno di c o n fe s ­ sarm i: vuol rifiutarmi quest’opera di c a r i t à ?

M. Ma non sapete c h e la Confessione è una favola in v en tata dai preti?

I. S e sia una favola inventata dai preti, io n o l so; il c e r to si è, che gli E b r e i nella legge antica si confessavano ( 1 ) ; nel Van gelo ho letto in più luoghi, che il S i ­ gn ore h a dato ai suoi Apostoli la facoltà di rimettere i p e c c a ti; io so che fra ti e monache, p r e ti, e fino i vescovi, si c o n ­ fessano: e non sareb b ero tanto minchioni di essere così assidui a questo S a c r a ­ mento se non ne fossero ben persuasi.

( 1) Mosé dopo di aver numerato vari casi, in cui gli Ebrei avrebbero potuto peccare, dice queste pre­

cise parole: « quando alcuno del popolo peccherà in

» alcuni di questi casi, allora confesserà sopra di che

» ha mancato, offerirà il sacrifizio della sua colpa al

» Signore e per opera del sacerdote sarà mondato dal

» suo peccato ». (Levit., c . 4.)

(26)

M. Dio solo perdona i p e c c a ti; che bisogno avete voi di confessarvi? non basta domandare perdono di cuore a lui?

I . D im and are perdono al S ig n o re, è c osa buona; m a se egli non volesse per­

donarmi i p eccati senza che li c o n f e s s i , posso io com and are al S ig n o re , e fa r­

meli altrimenti perdonare? Altronde sup­

ponga, sig. Ministro, c h ’io abbia uno scandalo da rip arare, qualche danno r e ­ c a to alla ro b a , alla p e rson a, a ll’onore del mio prossim o, chi mi d a re b b e i consigli necessari? Chi mi additerebbe le mie obbligazioni? Insom m a, io sono oppresso dal m ale, non voglio disputare, m a voglio confessarmi.

M. B is o g n a c h e qualche prete vi abbia empiuto be n la t e s t a ; m a, d item i: com e va che in questi due anni avete sempre frequentate le nostre chiese, e non a v e te c e r c a to di Confessione?

I. Quando e ra sano, bad av a a diver­

tirmi e non pensava all’a n i m a ; o ra mi trovo sul finire della m ia vita, e voglio usare tutti i mezzi per c on seg uire la mia eterna s a l v e z z a : voglio c o n f e s s a r m i , ri­

c e v e re il V ia tico , rice v ere l’Olio S an to, rice v e re la Benedizione P apale.

(27)

M. Ma qu este cose sono inutili per la v ostra eterna salvezza.

I . Orsù, finiamo ogni disputa: se io ricevo questi sacram enti faccio male?

M. Ma qui, vedete, io non voglio subito giu dicare; ma però, almeno si potreb b e fare a meno, perchè io giu­

dico che siano cose inutili.

I. Io non dimando se siano cose utili od inutili: io dimando se ricevendo questi sacram en ti faccio male o no: r i ­ spondetem i una parola sola: sì o n o.

M. Ma poiché voi mi rid ucete a queste s t r e t te z z e , io vi rispondo secondo che d e tta la mia c o s c ie n z a , e vi dirò, che ricevendo questi sacram enti, non fate al­

cun male.

I. B a s ta c o s ì : voi, sig nor M in is tro , mi dite che non faccio alcun m ale ricevendo questi sacram enti: i preti cattolici mi d i c o n o , che se io non ricevo questi sacram enti sono e ternam en te dannato:

dunque io voglio prendere la strada c er ta e riceverli: e poiché voi non credete a queste cose, e perciò non volete confes­

sarm i, andatevene in santa pace; io mi aggiu sterò con un prete cattolico.

L ’Inf. solo. Ho veramente fatto una min­

chioneria a farmi protestante: quando

(28)

uno è in sanità, si ride, e pare di stare tranquillo; ma al punto di morte, com e si fanno sentire i rimorsi d’aver rin n e ­ gato la propria religione! Voglio pre­

g are mia madre affinchè vada a pregare l’antico mio confessore; egli m i ha sempre voluto b e n e , e mi dava ottimi c o n s ig li:

egli è una persona p r u d e n t e , e saprà agg iu stare le p artite d ell'a nim a mia.

I l Min. partendo. Q ue sta non me l ’a ­ spettava; bisog na che qualche prete gli ab b ia riempiuta ben la testa. Io m e ne sono già a c c o rto che quei cattolici, i quali si fanno protestanti, sono i più deboli nella fede. Sono così imbevuti di quella Confessione, che appena c a dono a m m a l a t i , subito vogliono confessarsi:

per finire tutti i g u a i , è meglio c h e si faccia un concilio di m i n i s t r i , e che si introduca a n c h e tra di noi la c on fes ­ sione.

P erò, fino ad un certo punto do r a ­ gione a questo infermo. E se b b e n e io giudichi inutili queste pratiche dei c a t­

tolici, tuttavia non fa male chi ne fa u s o ; e se non altro, danno un qualche conforto all’a mmalato. Adesso voglio an­

dare da un altro infermo, che mi ha pure fatto c h i a m a r e : m a quello là è più

(29)

fermo nella fede, e non mi a c c a d r à più un giuoco somigliante.

D IA L O G O V.

IL PUNTO DI MORTE.

Un Ministro P rotestante a l letto d i un m oribondo.

Ministro. F r a t e l mio, com e state? Come av ete passata la notte?

Inferm o. Male, sig. Ministro, male; io sono al fine di mia vita.

M. Non perdetevi di coraggio ; siete a n c o ra in bu on a e t à : rav v iv ate la vostra fede, e chi sa che fra breve non siate fuor di letto.

I. Io soffro molto, e, quello che è più, i mali dello sp ir ito superano quelli del corpo.

M. Qualche grave tentazione, non è v e r o ? S u l fine dei nostri giorni il d e­

monio fa quel che può per tentare ed inquietare lo sp ir ito.

I. S e sia tentazione, io nol so: il fatto sta, che l’ incertezza di m ia salute p r e ­ sentem ente è il maggiore de’ miei mali.

(30)

M. N o , caro mio , ravvivate la vostra fede... c redete in Dio, egli vi aiuterà.

I. Appunto la F e d e mi cagiona queste angustie. L a F e d e m’ insegna, dover noi usare ogni mezzo possibile per a ssicu ­ rarci la salute dell’an im a ; ed io penso c h e i Cattolici hanno molti mezzi di salute che noi non abbiamo. I Cattolici in punto di morte confessano i proprii peccati, ri­

cevono l'E u c a ristia acco m p ag n ata dai p r e ti, e da altri cristiani c h e pregano per l ' infermo; e m olte cose nelle c h ies e e nelle c ase dei priv ati si fanno in punto di morte e dopo morte a p ro del c r i ­ s tia n o : a h , qu este cose sono c ertam ente di gran conforto! tra di noi non si a m ­ ministra un S a c r a m e n to , non si dà una benediz ione, e non si fa una preghiera.

M. S u v ia, c es s a te da queste inquietu­

dini: p r e n d e t e ; qui ci sono due m on ete, guardate com e sono lucenti!

I. Q ueste cose rallegrano il cuore quando siamo in s a n ità : ma adesso muo­

vono piuttosto al dolore ed al pianto, spe­

cialm ente pensando al cattivo uso che feci del danaro pel p a s s a to.

I l m inistro solo passeggiando p er la c a ­ m era. Mi p a re che costui vacilli; bi­

sogna che io lo a c c u d i s c a , altrimenti

(31)

mi viene qualche prete, e sotto all’aspetto dei grandi conforti che i Cattolici por­

gono ai m o r ib o n d i , me lo guadagna;

non mi pensava che queste inezie aves­

sero tanta forza sull’immaginazione del- 1’uomo

I. S ig n o r ministro, venite q u i ; ho b i­

sogno di chiedervi un a cosa.

M. S ì, fratello; chied ete pure, sono ai vostri ordini.

I . In tutto quel tempo che voi s ie te vissuto nella Cattolica R e l i g i o n e , avete c re d u to che un buon c attolico, probo, o n e s to , si potesse salv are?

M. Sì, c ertam ente; io ho sempre c r e ­ duto, fin chè stetti nella Relig io ne R o ­ mana.

I . E da che vi faceste protestante, a v e te ancora creduto che un buon cat­

tolico, che osservi fedelmente la sua legge, si possa salvare.

M. S e ha buona fede, e speri nei m e­

riti di Gesù C r i s t o , certam ente si può salvare.

I . O h im è ! voi dite che i buoni catto­

lici si possono salvare; ed i cattolici gridano costantemente, che i Protestanti non si salvano nella loro relig io ne. P o ­ vero m e ! in che tremendo s ta to mi trovo

(32)

mai! Conosco ora la ragio ne, per cui il nostro ministro P ey ran , seb b en e abbia molto scritto e predicato a favore del Protestantism o, tuttavia in punto di morte fe' tutti li suoi sforzi per m orir cattolico.

M. Non affannatevi, caro fra te llo ; voi fate delle difficoltà dove non ci sono;

è vero che un buon cattolico può s a l ­ varsi, ma possiamo salvarci anche noi, e forse con maggior facilità.

I. Comprendo quello che volete dire;

ma intanto è certo che un buon catto­

lico si salva, ed è cosa almeno dubbia che un protestante si salvi. S e io avessi due a n i m e , potrei lasc iarn e and are una col dubbio a ll’altra v i t a ; e se si p e r d e , me ne rim an e ancora una. Ma io ho u n ’anima sola, e se la perdo, tutto è p e r ­ duto eternam en te p e r me.

S e voi me lo p e r m e tt e t e , sig nor m i­

nistro, io vorrei farmi cattolico.

M. T a c e te , non è il momento di pen­

sare a queste cose; voi non avete più la testa a posto. S iete finora vissuto da uomo onesto, ed ora sul finire dei vostri giorni vorreste p re v a rica r e ?

I . Mi pare che non sia prevaricare quando un uomo lascia la strada del dubbio per prendere qu e lla della c e r ­ tezza.

(33)

M. Vel dico di nuovo, tacete: v o le te dare questo scandalo ai vostri a m i c i , i quali diranno aver voi a b b r a c c i a to il Cat- tolicismo sul finire di vostra vita?

I. M a dovranno dire a l t r e s ì , che ho fatto ciò per assicu rare l a salvezza del­

l ’anim a mia.

M. Come! osereste c a g io n a r un tal d isonore ai vostri parenti?

I. I o credo che sia per li miei p a ren ti un a g l o r i a , quando si dica che mi son fatto c a ttolic o per as sicu ra re l a m ia eterna salvezza; e poi dicano quel che vogliono d ir e : se io mi danno, niun o, nè parente, nè a m i c o , verrà a cavarmi dall’inferno.

M a ohimè! presto, s ig n o r ministro, mi m an ca il respiro, andatemi a chiam are un prete: ohimè! fatemi.... questa.... c a­

r i t à .. .. n o n siate tanto crud ele.... Queste furono le ultime parole dell’i n f e r m o , il quale tosto perdette l’ uso dei sensi e della ragione.

A llora quel ministro, secondo 1’uso de’ V a l d e s i , ordinò ad una persona di servizio di to rre il gu anciale di sotto al capo d ell’inferm o, e lasciandolo così solo an sante e g e m e b o n d o , chiusero tutte le entrate della c a m e r a , indi uscirono; nè più alcuno vi fece ritorno, finché non ci

(34)

furono indizi s ic uri, che l ’ infermo aveva tramandato l’ultimo respiro. Abbiamo però da consolarci nel nostro c u o r e , che s eb ­ b e n e quell’infermo non ab b ia potuto avere un sacerdote per com piere quanto è ne­

cessario in simili c ir c o s ta n z e , possiamo tuttavia s p erare , che Iddio abbia appa­

gato li suoi buoni d e s i d e r i i , e che siasi s alv ato.

Questo fatto fu le tteralm ente esposto quale venne riferito da chi fece p a rte di questa dolo rosa tragedia.

Chi poi volesse le g g e re fatti som i­

glianti, e ancor più t r a g i c i , può leggere le preziose operette del Can onico Paolo B a r o n e , e segnatam ente quella intitolata Giuditta.

D IA L O G O VI.

LA MADRE CRUCIATA.

Madre e Curato

Madre. S ig . C u rato , io sono al colmo de’ disgusti; il mio Luigi è divenuto tanto scostumato, che non si può dire di più.

Curato. In verità è molto tempo che nol vedo più; che cosa fa?

M. Oh! vedete. . . da sei mesi in qua è divenuto i n s o l e n t e , disubbidiente, ri­

(35)

sponde, prende in casa quello che può.

Non vuol più saperne di andare a c o n ­ fessarsi, non va in c h ies a se non per forza; povera me! io sono s co n s o la ta.

Egli fu così buono fino a 1 8 a n n i , ed o ra vederm elo tutti i giorni divenir peg­

giore; già un suo compagno fu condotto in p r i g i o n e . A h i m è ! io temo al solo pensare che una sim il s o r te possa avve­

nire a mio figlio.

C. A nc h ’io ebbi nuove non troppo buone di questo vostro figlio, m a non pensava ch e la cosa fosse a questo punto. Egli e ra così buono, che io lo proponeva per esem plare agli altri c om ­ pagni. Pov ero giovine, mi rin c re sc e assai.

M. Che dolore per una m ad re! Mi sono cotanto ad operata per allevarlo b e n e , ho fatto tante s p e s e , l ’ho sem pre accudito e fatto accudire; e tutte le mie sollecitudini andarono al vento.

C. Sp ero che le vostre sollecitudini non siano a n c o ra andate al v e n t o , nè voglio che lo supponiamo sì presto p e r­

duto; d ite m i: sapreste voi dirmi quale sia la cagione di questo peggioramento?

M. Io nol sa p rei !

C. F r e q u e n ta egli cattive compagnie?

(36)

M. In c a s a io non vedo nissuno, m a c ’è sem pre qualcheduno che lo chiam a fi­

s c h i a n d o , ed e g li, dicendo di ritornare to s to, viene chi sa quando, ed io non so dove vada.

C. Av ete potuto scoprire c h e legga libri o giornali cattivi?

M. Non mi lascia più veder nulla;

solam ente un giorno nelle sacc o cc ie dei calzoni vi trovai questo libro, che io giu­

dico e ssere un almanacco.

C. L asc iatem elo vedere.

M. L o prenda, e sappia dirmi che cosa contenga.

C. Ahi! ahi! ahi! povero Luigi!

M . È forse un libro proibito?

C. Proibitissim o; voglio nemmeno dirvi il titolo; contiene la quinta essenza di quanto si può dire contro la nostra santa r e l i g i o n e . Questo libro è la sorgente di tutti i vostri mali.

M. Me povera donna! sono v eram ente u n a madre infelice! che cosa ho da fare?

io vado a c a s a , dirò tutto a mio m a ­ rit o, il q u a l e , sapendo queste c o s e , o Dio buono! lo lascierà per morto.

C. No: in questo caso io stimo di usare altri mezzi. In così poco tempo io credo che vostro figlio non sia divenuto tanto

(37)

malvagio, che le ragioni non gli possano più giovare. Mandatemelo: p a r l a n d o g l i , spero di poterlo ridurre a buoni s en ti­

menti. P e r c i o c c h é egli mi am ava a s s a i , ed avendomi sem pre ascoltato con pia­

c er e , neppure vorrà rifiutarsi di u bbi­

dirmi questa volta.

M. Questo va b e n e , ma egli non viene: so c e r t o , che quando vi vede da una p arte, egli fugge da un’altra.

C. S tud iate qualche modo, sotto p r e ­ testo di farmi qualche com m issione...

M. P e r appunto: domani il vostro servo deve portare a casa la biancheria del bucato; ci sono due grossi fagotti; egli può aspettare che mio figlio sia a c asa e poi lo inviti a portarn e un o: egli igno­

rando questa nostra intelligenza, di certo a c c o n s e n tirà : c o s ì , c os ì... Io parlerò col vostro servo. Voi intanto, sig. C u rato, procurate di trovarvi a casa a mezzo­

giorn o, sgridatelo o prendetelo alle buone, io rimetto tutto alla vostra prudenza.

D IA L O G O V II.

LA BUONA ACCOGLIENZA.

Curato e Luigi.

L. E c c o , sig. C u rato, ho portato un fagotto di b ia n c h e r ia che il vostro servo

(38)

aveva dato al b u c a to ; dove debbo m et­

terlo?

C. Deponilo sopra q u e s ta sedia, poi verrai a riposarti un poco; sarai molto s t a n c o , non è v e ro ?

L . No, sig. Curato, sono niente stanco, debbo trovarmi a c a s a per tempo; mia madre (u na bugia) mi ha detto di r i ­ tornare a c a s a subito.

C. S olam ente alcuni minuti, per b e r e una volta e sapere delle tue nuove.

L. Ma io debbo and arm en e; salu te, sig. C u rato.

C. Almeno dam mi una stretta di mano.

L . O h ! questo s ì ; stia b e n e, si c o n ­ servi.

C. Adesso che ti ho per mano voglio che tu mi dica se stai bene in sanità.

L . S ì , io sto benissimo.

C. Sei sempre stato bene da che io non ti ho più veduto?

L. Anche benissimo; ma io ho bisogno di re carm i a c a s a per tempo.

C. Luigi, io desiderava di p a r l a r ti perchè ho bisogno c h e mi presti un im­

portante servigio.

L . Oh, se è per questo motivo, comandi

pure; sa bene , che ho sempre fatto e faccio tuttora quel che posso per c o m ­ piacerlo.

(39)

C. Caro L u i g i , il servigio che ti do­

mando è un affare di tu tta confidenza, e ciò deve e ss e re u n icam en te tra m e e le. Posso riposare tranquillo sulla tua parola, e se ti tornasse di qu alc h e in ­ comodo, non sarai per rifiutarti?

L. O sig. C u ra to : sa b e n e che io era il suo L u i g i , e che appena mi c o m a n ­ dava qualche cosa, avrei dato la vita per farla, vuole che mi rifiuti in questo caso che mi domanda con tanta sollecitudine?

C. Ti prego, mio caro L uigi, ti prego del favore di dirmi la ra g io n e per cui da sei mesi non vieni più a v ed erm i?

L. O h ! v e d a , sig. Curato, mi m a n c a il tempo; nei giorni feriali ho da lavo­

r a r e , nei dì festivi mi m a n ca p u re il tempo; m ia madre mi manda di q u a , mio padre mi manda di là: a c co m p a ­ gn are i miei f r a t e l l i , sem pre in c om ­ m is sio n e... B a s t a ... a dirla s c h i e t t a , non mi pensava che volesse farmi tale dimanda.

C. Mi hai dato la p a r o l a ; sii g a la n ­ tuomo a mantenerm ela; ci sono ancora altri motivi più essenziali, non celarm i cosa alcuna.

L . P e r ora non ho più tem p o; r i t o r ­ nerò un’altra volta e le dirò tutto.

(40)

C. Luigi ! ... sono 1 0 anni che io sono pad rone del tuo cuore e dell’ anim a tua, ed ora vuoi rifiutarti ad una c o s a , da cui forse dipende la tua eterna s alv ezza?

L . E b b e n e , io sono andato l à , ed un compagno mi ha dato dei libri, ed io non ho più osato a ven ire .

C. Deo g r a tias! com inci a dirmi qualche c os a. Q uesto dà già qualche conforto al mio cuore. O ra che mi hai detto il più, dimmi il meno; che cosa vuoi dire io sono andato l à ? in c h e luogo sei a n d a to ? L. A farmi scrivere nella società degli operai.

C. Che c os a ti hanno detto quan do ti sei fatto scriv e re in quella s o c i e tà ?

L . Ci fu uno che fe c e una p red ica, ma tutta contro al P a p a ; dopo, p rim a di ac cettarm i, uno mi disse: se vuoi essere dei n o s t r i , b is o g n a che lasci di l e c c a r e la mano ai preti, che lasci la sa cre s tia ai frati ed ai preti, e che tu sii buon c it­

tadino.

C. T u , che cosa hai r i s p o s to ? L . Ho risp osto di sì, senza sapere che c o s a mi d ice ssi.

C. Chi e ra quel compagno, che ti con­

dusse c o là ?

L . Q u e l compagno e ra un figlio non

(41)

tanto cattivo, ma l ’aveva sem pre coi libri e coi giorn ali; adesso è un giovine s v e n ­ turato.

C. Che fu di lui?

L . G iac ch é, sig. Curato, io lo vedo a trattare con me colla m ed esim a bontà con cui mi trattava p r i m a , voglio r a c ­ contarle tutto sch iettam e n te. Quel com ­ pagno fu quegli che mi condusse a farmi scriv ere nella società degli O perai. In quel medesimo g i o r n o , eravi colà una grande adunanza, ed u n o , mettendosi a pred icare, non fece altro che dire im pre­

cazioni contro ai preti e contro al Papa;

conchiudendo che era tempo di finirla coi preti e coi frati, e pronunciò tali cose che mi fanno an c o ra trem are adesso e che io non oso proferire. Usciti di l à , io voleva andare alle funzioni di c h ies a se­

condo il solito, e quel com pagno mi fece mille beffe, ond’ io, per compiacerlo, andai a divertirmi con l u i , e con altri della stessa pasta. Non pratico delle truffe dei giuocatori, perdei quasi tutto il mio d a ­ naro. S ic c h é a lla sera andando a c a s a , e perchè aveva tralasciate le funzioni r e ­ ligiose, e aveva perduto il mio danaro, e perchè aveva sentito tutto il giorno cat­

(42)

tivi discorsi e b e s t e m m i e , andai a c asa t r i s t o , com e se fossi s ta to bastonato.

C. F u qui tutto il tuo m a l e ?

L . Qui c o m in c iò : quel mio compagno lungo la settimana mi era sem pre attorno;

nei giorni festivi mi conduceva dove vo­

leva, ma non mai in c h i e s a : adesso c o ­ nosco che egli e ra uno s c a p e s tra to ; egli dimorava in casa con sua m adre vedova, le tolse quello che potè e si mise a vi­

vere da sè. Mancandogli danaro, se ne fa­

ceva come poteva. Mi persuase un sabato a non dare il guadagno di mia settimana ai miei genitori, suggerendomi di dar loro ad intend ere c h e l’aveva perduto, e nella d om enica seguente lo sciala cquai nel giuoco e ne’ bagordi. Dopo mi consigliò a p ren ­ dere altri oggetti in ca sa ; insomma le c ose andarono di male in p e g g io ; m a io lo assicu ro, sig. Curato, che lunedì ebbi una lezion e...

C. Che ti avvenne?

L . L u n e d ì quel mio com pagno, invece di andare al la v o r o, il passò nei d iv er­

timenti; sulla sera egli e ra senza d a n a r o ; nè avendo più di che p a g a re quello che aveva mangiato all’osteria , c er cò di ru bare un utensile al proprio padrone. Ma il meschino fu sorpreso, condotto in prigione,

(43)

dove se ne starà chi sa fino a quando.

Un altro compagno che e r a pure con noi, ne fece t a n t e , c h e fu c a c c i a to di c a s a , e lunedì , non essendosi r e c a to al lavoro, il padrone non 1’ha più voluto accettare.

O ra egli è fuori di casa, privo di lavoro e di danaro, poverino! fra breve temo che se ne vada a trovar l’ altro compagno in prigione.

C. Caro L u i g i , io mi sento sen sibil­

mente com m osso al consid erare la serie dei pericoli che hai incorso. Ma fatti co­

raggio: ringraziamo il S ig n o re che non ti sia avvenuto maggior male; siamo ancora in tempo per ag giu star tutto.

L. S a re i già venuto altre volte per p a r l a r l e , m a io temeva di essere sgri­

dato; ora però veggo che mi vuole an­

cora bene, perciò prometto c h e non l’ab­

bandonerò mai più.

C. Con queste parole tu mi dai grande consolazione. Dal tempo che non ti vidi più, io fui sem pre in pena p e r te; adesso che ti rivedo, e ti rivedo con queste buone disposizioni; a h ! non posso esp ri­

merti il piacere ch’io provo; lodo il Cielo che in mezzo a s ì gravi pericoli non ti sia accaduto maggior male. A ltri­

menti 1’onore, la riputazione, la roba,

(44)

l’anima tua ! Povero L uigi, chi sa, dove av rebbero terminato i tuoi mali!

L . S ig n o r Curato, io vorrei c on fes­

sarm i: io mi sento tali rimorsi di c o ­ scienza, che non li posso acquetare senza confessarmi.

C. P e r ora, nè io nè tu abbiam tempo:

altronde non sei punto preparato. L a tua C onfessione p e r ò è quasi fatta. Dopo dimani è giorno festivo, vieni e aggiu­

sterai a dovere tutte le faccende d e l­

l ’anima tua. Caro L u i g i , in questo m o ­ mento io provo il più gran piacere:

Dom en ica poi questo medesimo piacere l’avranno gli Angioli tutti del parad iso, i q u a li, secondo le parole del V a n g e l o , faranno festa, p e rc h è tu ritorni a m et­

terti in grazia di Dio.

L . Lo p r o m e tt o , signor C u rato, e in q u e s ti due giorni che cosa dovrò fare?

C. P r e g a il S ig n o r Iddio, accio cc h é tu possa prepararti a fare una buona C o n ­ fessione. Va a casa, e di’ a tua m a d r e , che hai parlato con me, e che continuerai a venirmi a vedere com e prima.

Metti sopra il fuoco ogni libro, ogni g i o r n a l e , ogni scritto che non ti paia buono; è meglio che vadano essi sulle

(45)

fiamme, che andare poi 1’anima tua a bruciare eternam en te nell’inferno.

Non va più in quei luogh i, dove c ’è pericolo d’in con trare alcuno di quei co m p a g n i: se li incontri per istrada, non f e rm a rti: un saluto in fre tta, e non di più. Q u alora poi qualcheduno volesse trattenersi a parlare, rispondi subito, che hai qualche affare di premura da e s e ­ guire, e va tosto pe’ fatti tuoi. Dom en ica poi ti darò gli avvisi necessari perchè non ti accadano più tali disgrazie e ti possa con se rv are nel santo timor di Dio.

Oh, quanto sono contento che tu sii ri­

tornato! tu certo non comprendi la con­

solazione che io provo !

L . S ig n o r C u rato, egli è s tato il pa­

drone del mio cuore e dell’anima mia dieci anni. In questo momento io lo fac­

cio nuovamente padrone del mio cuore e dell’anima, ma per tutta la vita, e spero di tram and ar l ’ultimo mio respiro tra le sue braccia.

In tanto domenica di buon m attino sarò qui per fare la mia Confessione.

C. B uon giorno, caro L uigi, ti attendo.

Il S ig n o re ti accompagni.

Luigi p a r te, e por istra d a tra sè p a r la così: Dicano quel che vogliono dei preti,

(46)

ma questo n ostro Curato è un galantuomo;

sono dieci anni che gli re c o disturbo, ed egli mi ha sem pre voluto bene. O ra lo aveva ab bandonato di mala g r a z i a , ed egli stesso s a che più volte aveva anche p a rlato male di lui; pure egli mi a c c o ­ glie come se nulla fosse stato, e pare c h e mi ami ancor p iù ; questi sono i veri amici. Si c on o sc e proprio, che egli de­

sidera il bene dell’anima m ia; tutti que­

sti giorni c h e io vissi lontano da l u i , il mio cuore non ebbe più pace; e la c o n ­ tentezza che provo in questo momento, vale più di tutti i piaceri goduti in q u e­

sti sei mesi. D o m e n i c a , domenica vo­

glio trovarmi per tempo, voglio aprirgli il mio cuore, dirgli tutto, seguire li suoi consigli e non abbandonarlo mai più.

RACCONTO

Un Carbonaio con moglie, sei figli, e più una sorella inferm a non aveva altra risorsa, che il tenue salario di sei fran­

c h i al mese, e qualche obolo dalla pub­

blic a carità per provvedere ai più u r ­ genti loro bisogni. Malgrado però tanta m iseria e ra questa una di quelle fami­

(47)

glie, nelle quali la religione è praticata f e d e l m e n te , ed i genitori danno ai loro figli l’esempio di tutte le cristiane virtù.

Una cosa rafforzava il loro coraggio , ed e ra di v eder entrare il primogenito dei figli in una fabbrica per farvi alcun gua­

dagno. Così avvenne: il giovine vi trova lavoro, ed in poco tempo arriva a g u a ­ dagnare tre franchi alla settimana. Dopo d’allora si manifestò in quella famiglia un miglioramento notevole; il fitto è più reg olarm e n te p a g a to, ed i fanciulli vanno osservando c h e le loro tortelline c re scono a vista d’occhio. Con tutto questo però quel giovine lavorante, che era la sola cagione di questo miglioramento, non si mostrava guari soddisfatto della nuova condizione in cui si trovava. E gli e r a stato ben i n s tr ui to nella Dottrina C r i­

stiana, ed aveva coltivato una soda p i e tà ; quindi soffriva molto di dover viv ere colla gente di quella corrotta fabbrica. L e b e ­ stem mie, li discorsi licenziosi, le e resie c he risuonavano ai suoi orecchi tu r b a ­ vano il buon giovine per modo, che gli toglievano la tranquillità: perciò egli se ne lagna colla madre, la quale pronta­

mente consulta saggie persone. P r i m a che il giovine fosse entrato nella fabbrica, erale

(48)

stato parlato di un falegnam e probo, che aveva bisogno d’un principiante; ma da principio non prom etteva che la te n u is­

sim a m e r ce d e di mezzo franco la set­

timana. L e persone consultate esitano perciò nel con sigliare un cambiamento di lavori o, e finalmente suggeriscono a quella buona famiglia di far ricorso alla preg hiera per attingere in essa quei lumi e quella forza di cui abbisognavano. Il giorno dopo quei poverini s’ accostarono tutti alla M en sa E u caristica, dopo cui il sacrifizio fu risoluto. I l giovine a b b a n ­ donò la fabbrica, ove la sua virtù peri­

colava, e fu contento del minor guadagno:

la fam iglia s’ impose nuove priv azion i, che tutti sopportano con quella c a l m a , che è figlia d’una pura coscienza, e go­

dono di quella pace, che è il frutto d’un sacrifizio n obilm ente compiuto.

Q uesto fatto tanto com m ovente ci prova a m araviglia che il povero ed il tapino sono eziandio maestri ed esemplari delle più belle virtù.

(Con a p p ro v . della Rev. A rciv.)

Riferimenti

Documenti correlati

Al di là della lusinga e dell’onore personale, significa avere un incarico fondamentale per lo sviluppo della futura logistica nazionale, soprattutto perché si presiede un

Offre alle donne vittime di violenza e maltrattamenti: accoglienza telefonica, colloqui di primo ascolto e prima accoglienza, informazione e accompagnamento ai servizi del

Sostenibilità del corso – Le condizioni relative al numero di borse offerte rispetto al numero di posti messi a bando (condizione I), al budget per attività di

Nome: Dina Borromeo, Lucia Ente: FAI - Fondo Ambiente Italiano.

Con questo provvedimento Roma Capitale compie scelte chiare e, in parte, anche rivoluzionarie nel contrasto alla corruzione, in particolare con la ricerca

passione e ognun sente che di tutti i libri sciupati sui banchi, il più vero, il più utile, il più necessario è ancora questo che porta per titolo il libro della vita e del

(gli insegnanti sono dei partner degli alunni nella classe)1. Teachers are the experts, disseminating information to

> Ricambi compresi: Kit frizione con disco frizione, spingidisco, cuscinetto reggispinta > Ricambi esclusi: volano, cuscinetti idraulici, olio cambio, olio freni, altri