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Capitolo 7: Dunsinane di David Greig 7.1- David Greig

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Capitolo 7: Dunsinane di David Greig

7.1- David Greig

David Greig è un drammaturgo scozzese le cui opere sono state messe in scena in tutti i maggiori teatri britannici, compresi il Royal National Theatre e la Royal Shakespeare Company. È nato a Edimburgo e successivamente ha vissuto in Nigeria, per poi tornare in Scozia durante l’adolescenza; dopodiché ha frequentato la Bristol University. Dopo l’università, nel 1990 Greig ha co-fondato la Suspect Culture Theatre Company, insieme a Graham Eatough e Nick Powell. Lo scopo principale dei tre era: <<to develop a style of theatre that combined the best of English and European traditions, working with high-quality writing but giving equal weight to visual and musical elements>>.1

Greig ha sempre mostrato attraverso il suo teatro un interesse per argomenti come la globalizzazione, l’identità culturale, la mobilità, e la situazione dell’Europa dopo il crollo del muro di Berlino. A tale proposito, la Suspect Culture riscrive One Way street (1928) di Walter Benjamin, con cui la compagnia propone:

<<the political geography of a new Europe that was unifying, converging, removing barriers to movement and communication; and – most importantly – the emerging emotional geography of a world where a new intensity of communication, and similarity of urban experience across the globe, did not seem to deliver love, fulfilment, or a true sense of connection with other people>>.2

L’interesse per i luoghi e per l’emotività ad essi relativa continua in opere come Airport (1997), Mainstream (1999) e Candide (2000). Altre opere come

Stalinland (1992), Europe (1995) e The Architect (1996) si occupano della

1

C. Wallace, The Theatre of David Greig, London: Bloomsbury, 2013, cit. pag. 16.

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situazione europea post-comunista. In particolare, Europe si pone la domanda di cosa significhi essere europeo alla fine del ventesimo secolo. Il testo stesso dell’opera è preceduto da una citazione di Jacques Derrida che afferma: <<Something unique is afoot in Europe, in what is still called “Europe” even if we no longer know very well what or who goes by this name>>.3

Greig è interessato anche alla contrapposizione est/ovest, e alle cosiddette “contact zones”, viste come <<social spaces where cultures meet, clash and grapple with each other, often in contexts of highly asymmetrical relations of power>>.4 Greig si sofferma sul fatto che le contact zones siano ambienti multiculturali che possono dare luogo a scambi interculturali tra persone di nazionalità diverse; inoltre, con l’avanzamento della globalizzazione, queste zone sono meno determinate dal contesto sociale e maggiormente dalla politica della mobilità.5 Il drammaturgo scrive numerose opere al riguardo, tra cui The American Pilot (2005), in cui si evidenziano i difficili rapporti tra Oriente e Occidente dopo l’11 settembre 2001, e Damascus (2007), in cui un giornalista britannico in visita a Damasco si trova a incontrarsi e scontrarsi con dei rappresentanti della cultura locale.

Una porzione importante del teatro di Greig è dedicata alla sua patria, la Scozia. Greig dice in un’intervista: <<I rarely write directly or recognizably about Scotland… But I am always writing from Scotland: of it? About it? Despite it?>>.6 Clare Wallace si domanda: <<How does one write Scotland? What are the defining characteristics of contemporary Scottish culture and literature? What does it mean to be a Scottish writer or playwright? Should one even worry about such questions?>>.7 Per Greig la Scozia è casa, e lui stesso ha dichiarato che ogni volta che scrive per il teatro lo fa avendo in mente un pubblico scozzese, come se dovesse avere un dialogo con questo.8 Si può notare che negli anni novanta e nei primi anni 2000 i personaggi delle opere di Greig sono rappresentati principalmente dal punto di vista della loro identità nazionale; se osservati da vicino, un po’ tutti i suoi lavori mostrano dei

3

J. Derrida, The Other Heading: Reflections on Today’s Europe, trans. Pascale-Anne Brault and Michael B. Nass, Bloomington and Indianapolis: Indiana University Press, 1992, pag. 42.

4

M. L. Pratt, “Arts of the Contact Zone”. Profession 91, New York: MLA, 1991, pag. 33.

5 C. Wallace, op. cit., pag. 135. 6

D. Greig, Interview with Caridad Svich, 2007.

7

C. Wallace, op. cit., cit. pag. 69.

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riferimenti alla Scozia, e il concetto di “Scottishness” rimane per l’autore un argomento di dibattito.9

Tra le opere che ruotano intorno alla “Scottishness”, Caledonia Dreaming (1997) è un lavoro non pubblicato che, attraverso una serie di sketch brevi e di tono comico e ironico, mostra un gruppo di personaggi che si muovono da un luogo all’altro della città di Edimburgo, e che si ritrovano tutti al Caledonian Hotel, dove risiede l’attore Sean Connery, presentato come <<ideal of Scottish achievements>>.10 Si contrappone a questo ambiente urbano e ironico Victoria (2000), in cui un cast molto ricco mette in scena i contrasti tra classi sociali diverse che entrano in contatto in una proprietà nelle Highlands. La Wallace afferma: <<Contrary to what we might expect, the RSC (Royal Shakespeare Company) were apparently not looking for “a big statement about Scottish identity”11

, but what Greig delivered was his most Scottish work to date, a play that delves deep into cultural and national identity>>.12 Giungiamo infine all’opera “scozzese” su cui ci concentreremo nei prossimi capitoli: Dunsinane.

Dunsinane fu commissionata dalla RSC e debuttò all’Hampstead Theatre

di Londra nel 2010, diretta da Roxana Silbert. L’opera si propone come un seguito alla vicenda del Macbeth shakespeariano; comincia quando l’armata inglese si mimetizza nella foresta di Birnam e si prepara all’assedio di Dunsinane, il castello dove risiede Macbeth, e prosegue fino a dopo la morte del tiranno quando il nuovo re, Malcolm, ne prende il posto. L’azione ruota intorno al generale inglese Siward, ai suoi soldati e alla loro interazione con gli scozzesi, mentre si trovano in un ambiente per loro alieno e ostile.13 Ancora una volta la storia e il luogo sono al centro della riflessione di Greig, che in un’intervista con la BBC descrive Dunsinane come <<an act of speculation>>.14 Il titolo dell’opera ci ricorda il luogo in cui Macbeth ha vissuto ma dove ha anche incontrato la propria sconfitta, e dà quindi maggiore importanza al luogo piuttosto che al personaggio.15 Greig ricorda anche come Macbeth sia definita

9

C. Wallace, op. cit., pag. 70.

10

Idem, cit. pag. 71.

11

P. Billigham, At the Sharp End: Uncovering the Work of Five Contemporary Dramatists, London: Metheun, 2007, pag. 88.

12 C. Wallace, op. cit., cit. pag. 74. 13

Idem, pag. 92.

14

C. Wallace, op. cit., cit. pag. 92.

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“The Scottish Play” nonostante sia stata scritta da un drammaturgo inglese: <<to some degree for Scottish writers, it’s always felt a little bit cheeky that unquestionably the greatest Scottish play was written by the great English playwright>>.16 Dunsinane, quindi, è anche un <<act of repossession>>.17

L’opera di Greig mette in evidenza le incomprensioni e i fraintendimenti che nascono a causa della “Scottishness” e della “Englishness”, che al tempo stesso alludono anche ai contemporanei conflitti in luoghi come il Medio Oriente. Greig afferma che Dunsinane è un: <<answering back… playing with some of those concepts and characters, and claiming just a little bit of history from another point of view>>.18 Greig ripropone Macbeth in relazione a temi come la sovranità e l’identità nazionale, e a questioni come la giustizia e la verità. Il drammaturgo sostiene che probabilmente, al contrario di ciò che pensano molti scozzesi, Macbeth potrebbe non essere stato un tiranno, bensì un buon re. È così che Greig si è domandato: <<What if the stories of Macbeth being a tyrant turned out to be propaganda, a bit like the weapons of mass destruction?>>.19

7.2- Dunsinane

Dunsinane è diviso in quattro parti, che corrispondono alle quattro stagioni, cominciando con Spring. L’opera riprende da dove Macbeth finisce, ovvero dalla battaglia finale della tragedia e la morte del protagonista.

I personaggi principali dell’assalto alla dimora di Macbeth sono Siward, un generale inglese, Macduff, il luogotenente scozzese già presente in

Macbeth, e ovviamente Malcolm, legittimo re di Scozia alla morte di Duncan.

All’inizio dell’opera vediamo appunto l’assalto alla dimora scozzese di Dunsinane dal punto di vista dell’armata inglese, durante la quale un sergente incita i soldati a “essere” degli alberi - <<Be a tree>>20

- per confondersi nella foresta di Birnam; questo momento ricorda ovviamente la profezia delle

16

N. Wrench, “Writing Macbeth after Shakespeare”, BBC News, 10 February 2010.

17

C. Wallace, op. cit., cit. pag. 92.

18 N. Wrench, op. cit. 19

H. Whitney, “The Arts Desk Q & A: Playwright David Greig”, The Arts Desk, 6 February 2010.

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D. Greig, Dunsinane, London: Faber, 2009, pag. 10. Tutte le citazioni dal testo sono tratte da questa edizione.

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streghe, che profetizzavano che Macbeth avrebbe incontrato la propria sconfitta solo quando la foresta di Birnam si fosse mossa verso Dunsinane. Il momento vuole essere sottolineato da Greig tanto che l’autore, come premessa all’opera, utilizza il verso di Macbeth: <<What wood is this before us?>>.

Macduff uccide Macbeth, mentre si scopre che la regina, qui chiamata Gruach, è ancora viva. Siward si presenta a lei a nome dell’intera Inghilterra - <<I am Siward. I am England>> (pag. 27), e dopodiché si rivolge infastidito a Malcolm, che gli aveva assicurato che la regina era diventata pazza ed era morta. Inoltre, la donna ha un figlio, avuto dal primo marito, che sarebbe il legittimo erede al trono.

Gruach, parlando con Siward, afferma che il “tiranno” era un regnante bravo e forte, e che aveva ucciso il suo primo marito su richiesta di lei. La donna non ha nessuna intenzione di cedere la corona che appartiene al figlio, che si trova adesso nascosto per poter sfuggire al pericolo rappresentato da Malcolm e dai suoi uomini.

Con l’arrivo dell’estate, l’armata inglese si stabilisce a Dunsinane, e i soldati esprimono il proprio malcontento nei confronti della Scozia, ambiente per loro ostile e in nessun modo accogliente:

<<And we began to wonder what sort of country this is. That everything that in England was normal – Summer, land, beer, a house, a bed – for example – In Scotland – that thing would turn out to be made of water – This is what you learn here – nothing is solid>> (pag. 39).

Nel frattempo, mentre Malcolm cerca disperatamente il nascondiglio del figlio della regina, la vita della donna viene in un primo momento risparmiata, e i rapporti tra lei e Siward per un breve periodo di tempo si stringono fino a diventare di natura romantica.

I capi clan di Scozia, invitati da Malcolm, arrivano a Dunsinane per discutere la questione del trono e la sorte della regina. Malcolm propone inaspettatamente la soluzione di un matrimonio tra lui e Gruach, per porre definitivamente fine alla guerra e inaugurare la pace. La regina accetta, ma al momento della celebrazione delle nozze, i soldati scozzesi attaccano a sorpresa l’esercito inglese, che viene massacrato. Gruach rimane impassibile di

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fronte all’evento, e le ultime parole prima della chiusura dell’atto sono: <<She knew – she knew – she knew>> (pag. 87).

Siward continua a cercare il figlio della regina, e nel farlo utilizza mezzi estremi come bruciare vivi un gruppo di ragazzi nel dubbio che uno di loro fosse l’erede al trono. Egham, il luogotenente inglese del re afferma: <<I can understand threatening people or bullying or torturing even […] – but to burn people alive? That makes them dead>> (pag. 94). Finalmente, gli uomini di Malcolm trovano il figlio della regina, che confessa lui stesso di esserlo, e dopo un’iniziale esitazione, Siward lo uccide. L’uomo ricorda al re che con la morte del ragazzo e quindi dell’unico vero erede al trono, i clan non hanno motivo di supportare la regina, e di conseguenza la donna si arrenderà. Malcolm riflette sulla questione dichiarando:

<<As long as I’m on the throne, the Queen’s son will haunt me until one day death takes me and even if I die alone in my bed there will be people who will say – the Queen’s son did it. Scotland does not accept his death>> (pag. 125).

L’ultima parte dell’opera di Greig, Winter, si apre con Siward e un ragazzo soldato in marcia verso il luogo dove risiede la regina per portarle la notizia dell’uccisione del figlio, Lulach. Gruach sorprende Siward affermando che il bambino che tiene in braccio è il figlio di Lulach, e di conseguenza erede al trono di Scozia. La regina indirizza a Siward delle dure affermazioni, e lo definisce un comandante debole sotto un re altrettanto debole:

<<A weak commander under a weak king. You’ll go home in the end. Beaten and humiliated. And when you’re back in your empty castle, Siward, and one of mine is on the throne again in Dunsinane, I’ll send parties of men raiding into your beloved Northumberland to take cattle and women and burn villages and kill your knights. For as long as I reign I’ll torment you and when I die I’ll leave instructions in my will to every Scottish Queen that comes after me to tell her King to take up arms and torment England again and again and again until the end of time>> (pag. 136).

Siward è pronto a uccidere anche l’ultimo erede al trono, ma alla fine lo restituisce alla donna e si rimette in cammino con il ragazzo soldato.

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7.3- Lady Macbeth/Gruach

La Lady Macbeth di cui leggiamo in Dunsinane non è esattamente la stessa propostaci da Shakespeare. Come sappiamo, Lady Macbeth trova le sue origini in ciò che viene riportato dai re Duff e Duncan nelle Holinshed’s

Chronicles (1587), e il personaggio shakespeariano sembrerebbe essere una

combinazione di due donne delle cronache di Holinshed: la moglie assassina di Donwald nel racconto di Duff, e Gruoch di Scozia, l’ambiziosa moglie di Macbeth nel racconto di Duncan.21 Greig quindi dà alla sua Lady Macbeth il nome Gruach e le affida un destino diverso rispetto al testo shakespeariano; se infatti Lady Macbeth non sopravvive all’opera di Shakespeare e muore fuori scena in un apparente suicidio, in Dunsinane invece Gruach si scopre essere ancora viva dopo la morte del marito.

La regina, parlando con Siward, sostiene che il marito è stato un buon re e ha governato per quindici anni. Confessa inoltre di aver chiesto lei stessa a Macbeth di uccidere il suo primo marito, e dice a Siward di avere un figlio, avuto appunto dal primo marito, che è il legittimo erede al trono. Fin dalle sue prime battute, la donna mostra tutto l’orgoglio e la determinazione tipiche della Lady Macbeth shakespeariana, rivendicando il suo ruolo come regina - <<My place here is Queen>> (pag. 27) - nonostante Siward le comunichi che il suo castello è caduto. Nella sua determinazione, Gruach non ha intenzione di cedere il trono che spetta a suo figlio a Malcolm, <<A man too weak and corrupt to hold his own land himself>> (pag. 34). Inoltre, nel corso di tutta l’opera, non perde mai l’occasione per ricordare a Malcolm e a Siward quale sia il suo posto a Dunsinane:

Siward And now – at least – you are Queen again. Gruach I was never not Queen. (pag. 84)

Nonostante in Dunsinane non ci sia traccia delle tre “weird sisters” shakespeariane, alcune “accuse” di magia e stregoneria sono rivolte a Gruach e alle sue donne, secondo dei pregiudizi inglesi nei confronti del popolo scozzese. In una scena del secondo atto, Summer, le accompagnatrici della

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regina preparano una bevanda su un calderone, e un giovane soldato inglese chiede a Gruach: <<Is it true that you eat babies?>> (pag. 59). La donna in un primo momento rimane spiazzata dalla domanda, poi decide di “stare al gioco” e risponde di sì. Quando poi il ragazzo le chiede se ciò che stanno recitando le donne è una canzone, Gruach risponde che si tratta piuttosto di una maledizione, e arricchisce le fantasie del soldato sul fatto che stiano preparando delle pozioni magiche: <<Drink it and you’ll turn into a bird>> (pag. 61). Quando Siward entra in scena, Gruach ribadisce la sua apparente propensione per le arti oscure bevendo vino ma affermando che sia sangue, e dicendo: <<It’s a magic potion. I eat babies>> (pag. 65). La regina arriva anche ad autodefinirsi una strega - <<I’m bored of being a witch>> (pag. 66). Successivamente, quando Siward esprime il dubbio: <<Maybe you are a witch>>, la regina mette da parte l’ironia e gli ricorda il suo ruolo a Dunsinane: <<I am not a witch but I am Queen of Scotland>> (pag. 70).

L’idea che Gruach e le sue donne siano streghe viene perpetrata anche dal figlio di lei, Lulach, che quando si trova prigioniero degli inglese afferma, tradotto da Macduff:

<<My mother’s women are witches. They cast spells. They use plants to make spells which we drink to give us secret powers. When we drink one drink, then arrows can’t break our skin. We drink another drink, then swords can’t cut us. When we drink another drink we’re made invisible on the hillside. We have charms which poison lochs and charms which bring mist and charms which cause dreams to make the English soldiers sicken. My mother can turn me into a bird. My mother can make my blood run so hot it burns you. My mother has spells that will bring down this castle’s walls. Tomorrow there will be a storm and my mother will bring it. Snow will come and she will bring it>> (pag. 122). Lulach quindi approfitta dell’ignoranza che i nemici hanno del popolo scozzese, nonché i pregiudizi nei suoi confronti, per fargli credere ciò che vuole e convincerli dei pericoli che incontrerebbero nello sfidare sua madre.

Nell’ultima porzione dell’opera, Winter, Siward va alla ricerca di Gruach per darle notizia della morte del figlio. Quando la trova, l’uomo tenta ancora una volta di comprendere la regina, domandandole:

Siward What are you, Gruach?

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9 A woman?

Ice?

Ice – yes – that’s close to it. But not enough –

Imagine a village – a village in a valley, say – and this valley is fertile and green and young and then one day a cloud that descends on it – Gruach – a black cloud that sucks the life out the ground and leaves it frozen and hopeless. That’s what you are, Gruach – you are winter>>. (pag. 135)

Siward paragona la regina addirittura all’inverno, che è infatti il titolo di quest’ultimo atto, ma la donna non si fa intimidire dalle sue parole, e anzi si congeda dall’uomo ricordandogli la sua possibile affiliazione con le arti oscure e dandogli una sorta di profezia, in cui afferma che sul trono scozzese regnerà un sovrano della dinastia di lei, mentre Siward si troverà a essere tormentato dalla regina finché lei avrà vita, e l’Inghilterra stessa sarà tormentata anche dalle regine che verranno dopo di lei.

7.4- Lingua, politica e luogo

Come afferma giustamente la Wallace: <<The otherness of Scotland is woven of three main strands: language, politics and place>>.22 Questi tre aspetti sono il punto di distinzione e contrapposizione tra i protagonisti inglesi e il popolo scozzese.

Per quanto riguarda la lingua, questa è fin da subito una barriera tra i due mondi; nonostante l’opera sia recitata in inglese, sappiamo dalle note della prefazione che i personaggi scozzesi parlano gaelico, mentre la classe più educata e privilegiata (di cui è un esempio Gruach) è bilingue. Gli inglesi quindi, parlando solo ed esclusivamente la propria lingua, si trovano in una posizione di svantaggio, e si può persino dire che <<the limits of Siward’s language competence are the limits of his understanding of the world>>.23

Gruach ammette le sue difficoltà nel comunicare in lingua inglese, specialmente quando tenta di sedurre Siward: <<To seduce a man in English – it’s like dancing wearing wooden shoes>> (pag. 69). La regina commenta anche sulla rigidità dell’inglese, affermando:

22

C. Wallace, op. cit., cit. pag. 93.

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10 <<Your English is a woodworker’s tool. Siward.

Hello, goodbye, that tree is green, Simple matters.

A soldier’s language sent out to capture the world in words. Always trying to describe.

Throw words at the tree and eventually you’ll force me to see the tree just As you see it.

We long since gave up believing in descriptions. Our language is the forest>>. (pag.76)

Gruach quindi tiene a sottolineare la differenza tra l’inglese, una lingua determinata a descrivere tutto ciò che vede, e il gaelico, che invece ha smesso di credere nelle descrizioni - <<Our language is the forest>>. Quest’immagine della foresta ci riporta inoltre alla scena iniziale, in cui i soldati inglesi si mimetizzano nella foresta di Birnam e preparano l’attacco a Dunsinane; e così come la forza militare inglese è impenetrabile, lo è anche la lingua gaelica.24

Il linguaggio viene anche utilizzato dai personaggi per mascherare o circuire la verità. Siward non nasconde mai il suo fastidio nei confronti di Malcolm per non avergli detto che la regina era ancora viva. Ma il re non si cura delle sue accuse e anzi lo rimprovera di prendere tutto troppo alla lettera:

Siward You lied to me.

Malcolm Siward – there’s a small thing I ought to say if you don’t mind – and

I’m not trying to avoid your general point, but there’s an important clarification I must make before we go any further. In Scotland to call me a liar is really unacceptable – if [...] a man were to call me a liar that would – essentially – demand a violent response [...] and so usually the way we manage this sort of thing in Scotland is by being careful not only not to tell lies – but also to be very very careful about the way we hear and understand words>>. (pag. 28)

Poco dopo, Malcolm chiede a Siward quanto ancora voglia insistere sull’essere letterale, e lo paragona ad un bambino per avere questa tendenza: <<Siward – do you mind if I ask – are you going to continue with this insistent literalness? “You said” – “He said” – you sound like a child>> (pag. 29).

In Scozia persino il pensare è diverso, e Malcolm ne ha una chiara idea: <<The thinking in this country is so full of traps, you have to walk around in such

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circular paths, sometimes I forget that another type of thinking even exists>> (pag. 52). Mentre Siward si rende conto del fatto che in Scozia qualsiasi cosa può contenere un significato: <<in this country anything can contain a message>> (pag. 62). Proprio per far arrivare un messaggio a Siward, Greig, alludendo a Macbeth, fa sì che Gruach mostri le proprie mani al generale: non presentano nemmeno una piccola macchia di sangue;25 ma Siward non riesce a cogliere il significato, e quando la regina gli chiede cosa veda nelle sue mani, l’uomo risponde: <<I don’t know. Whatever it is, it’s written in a language that I can’t read>> (pag. 67).

Malcolm rivela una certa maestria nel gestire e manipolare le informazioni; quando i clan sono riuniti in consiglio, l’uomo promette onestà se verrà incoronato re, e proprio con estrema onestà dichiara la sua intenzione di governare esclusivamente nel proprio interesse. Malcolm insulta la Scozia e tutto il suo popolo, affermando:

<<You’re all thieves. Thieves and the sons of thieves. Mothered by whores. I don’t mean anything insulting by saying this – unless the truth is insulting. [...] You are out of my favour. Now and always>>. (pag. 81)

Siward rimane sconvolto dal discorso del re, ma Macduff lo rassicura sperando nell’incomprensione dovuta alla diversità di lingua: <<It’s fine. Most of the chiefs don’t speak English. The ones that do know he’s joking>> (pag. 81). Durante l’incontro, tutto si basa sull’incomprensione o il mascheramento del vero significato delle parole, che può essere cambiato in ogni momento; Macduff dice: <<It all depends on the definition of the words […] “Peace”, “Queen”, “remain” and “Dunsinane”>> (pag. 82).

Per quanto riguarda la politica che gli inglesi vogliono esercitare in Scozia, Siward è convinto del fatto che per avere la pace occorra prima fare la guerra. L’uomo spesso parla della pace - <<I was sent here to restore peace and I am trying to do that job as reasonably as I can>> (pag. 63) – e non risparmia nessun metodo per ottenerla, nemmeno la violenza più inaudita. Il generale non esita a comandare ai suoi uomini di bruciare chiunque non

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collabori con le forze inglesi, e quando Siward viene interrogato sui suoi metodi cita di nuovo la pace:

Siward This is not a war in pursuit of wealth, Egham. Egham What is it in pursuit of then?

Siward Peace.

In relazione alla politica del regnare, Malcolm ha le idee chiare: <<A settled Kingdom is a Kingdom in which everyone is dead>> (pag. 49). Nonostante l’apparenza di arroganza e sicurezza, il re più volte viene smascherato come una persona debole. Gruach per prima lo dichiara, e col passare del tempo anche Siward arriva a dire a Malcolm cosa pensa di lui senza mezzi termini: <<You are corrupt, Malcolm. Depthless. Weak. You wallow in your own venality>> (pag. 109). Quando il re controbatte sostenendo che non ci sarà mai nessuno migliore di lui e che nella sua debolezza sta la sua forza - <<My weakness is my strenght>> (pag. 110)>> - Siward smaschera il re una volta per tutte: <<You actually are weak. It’s not an appearance – it’s true>> (pag. 110). E non si ferma lì, perché infatti poco dopo non riconosce più nemmeno la regalità di Malcolm, che per lui non è mai veramente stato un re:

Malcolm And I am still King. Siward No.

You are not a king, Malcolm. You’re not a king in Scotland. You’re not a king in Dunsinane. You’re not even a king in this room.

Kings rule. (pag. 112)

In un’ultima conversazione con Malcolm, Siward si pone di nuovo l’interrogativo della pace, ed esprime la domanda al re: <<Will this country ever be at peace?>>. La risposta di Malcolm non è quella che vorrebbe sentire il generale: <<Not in the way that you want it to be>> (pag. 126). L’unica che è convinta di conoscere la formula per la pace in Scozia è Gruach, che dichiara riferendosi al figlio di Lulach: <<There will be peace in Scotland when this boy is king>> (pag. 134).

L’ultima dimensione della “otherness” della Scozia è rappresentata dalle difficoltà poste dall’ambiente, che per gli inglesi è completamente alieno. Ogni sezione dell’opera è introdotta dalle parole di un soldato inglese che descrive la

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durezza del luogo e le intemperie che sono costretti ad affrontare in questo territorio nemico. Il giovane racconta che in Scozia <<nothing is solid>> (pag. 39) e che <<whichever way you walk you hurt yourself>> (pag. 40). Più avanti nell’opera, il soldato continua l’impietosa descrizione del luogo: <<Mother, you have not seen hills like these – never – unless you’ve been to either Hell of Scotland – and I don’t expect you’ve been to either place. [...] But Siward says we must insist on understanding this country>> (pp. 88-89). Ma gli sforzi di Siward nello spronare gli inglesi a comprendere la Scozia non bastano, e tutto ciò che gli invasori vedono nel luogo è il rigidissimo freddo. Egham afferma: <<I hate this country. […] God never meant people to live this far north, you know. [...] If God had meant people to live this far north he would have given us fur>> (pag. 40). Il fattore climatico è ciò che più mette alla prova l’esercito inglese, che si lamenta del freddo più di ogni altra cosa. Un soldato dice: <<I don’t know if you’ve ever heard this but Scotland is cold! You’ve not felt coldness until you’ve felt the coldness of the air here and the beds and the nights>> (pag. 40). Anche Malcolm, riflettendo sulla Scozia, esprime il pensiero che, se si dovesse mai descrivere il luogo, l’unica cosa che verrebbe in mente sarebbe “fa freddo”:

<<I’m king of this country and even I don’t understand it. Sometimes I think you could be born in this country. Live in it all your life. Study it. Travel the length and breadth of it. And still – if someone asked you – to describe it – all you’d be able to say about it without fear of contradiction is – “it’s cold”>>. (pag. 29)

Anche l’immagine finale dell’opera, nella sezione intitolata proprio Winter, richiama il freddo e ci mostra Siward e il giovane soldato che camminano senza una meta e spariscono piano piano nella neve, fino a che non si vede altro che il bianco.

7.5- La questione della “Scottishness”

Quando a Greig, probabilmente il maggiore drammaturgo scozzese, fu chiesto di esprimere un’opinione sul futuro dell’unione tra Inghilterra e Scozia, l’autore si espresse a favore dell’indipendenza della sua nazione, che sentiva

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ormai non trarre più nessun vantaggio dalla relazione con l’Inghilterra.26

Greig dichiarò:

<<The Scotland whose independence I seek is more a state of mind: cautious, communitarian, disliking of bullying or boasting, broadly egalitarian, valuing of education, internationalist in outlook, working class in character, conservative with a small c. It’s a polity formed by the virtues of the manse. And, given that the virtues of the manse are not dissimilar to the virtues of the mosque, the gurdwara of the Women’s Institute, it’s a multicultural, shared, open polity>>.27

In questa descrizione, si può notare una visione della Scozia come un’identità che tenta di sfuggire a definizioni preimpostate, e che pone se stessa su un territorio incerto, su delle sabbie mobili.28

David Greig non ha mai avuto una relazione facile con la Scozia. Quando è tornato in patria dopo aver vissuto molti anni in Nigeria, il drammaturgo si sentiva come un pesce fuor d’acqua - <<I stuck out like a sore thumb>>29

. Greig ha espresso chiaramente la sua difficoltà nel ristabilirsi in Scozia:

<<[being]/not being Scottish is a matter of profound uncertainty for me. It’s perhaps the defining plank on which my identity is built and yet it’s uncertain. It’s wobbly. So – this issue inevitably crops up in my plays>>.30

Il tempo però l’ha aiutato a integrarsi di nuovo nel suo ambiente. In un’intervista con Clare Wallace, l’autore spiega di aver trovato la propria libertà di scrittura:

<<There’s a linguistic freedom that has emerged over the last four or five years of writing, in the sense of a realization that there isn’t anyone looking over my shoulder saying you should write this way, you can’t write this way, this is Scottish or isn’t Scottish. Once you shake that off, it’s a good thing>>.31

26

C. Wallace, op. cit., pag. 194.

27

M. Fisher, “David Greig Interview (Monster in the Hall)”, Theatre Scotland, 14 September 2011.

28

C. Wallace, op. cit., pag. 195.

29 M. Fisher, op. cit. 30

G. Rodosthenous, ‘“I Let the Language Lead the Dance”: Politics, Musicality, and Voyeurism, Interview with David Greig”’. New Theatre Quarterly 27, 1 (2011).

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Una delle opera in cui più emerge la questione della “Scottishness” è proprio Dunsinane. All’inizio dell’opera, una volta ucciso il tiranno, i protagonisti si rendono conto che in Scozia niente è come sembra, o come se lo immaginassero; il re usurpatore non era veramente un tiranno, le forze inglesi non sono viste come liberatrici, e le relazioni politiche che implicano obblighi sociali e rivalità sono impossibili da comprendere per chiunque non appartenga al luogo.32 Malcolm spiega a Siward:

<<There are patterns of loyalty between us – there are alliances – there are friends who say they’re friends but work against us and others who say they’re enemies but quietly help us – there are networks of obligations between us – there are marriages and births between us – there are narrowly balanced feuds between us – feuds that only the smallest breath of the wrong word spoken to tip them into war – there are patterns between us. And into that very delicate filigree you are putting your fist>>. (pag. 108)

Come Greig stesso ha chiarito, la Scozia di Dunsinane è molto vicina allo stato dell’Afghanistan post-2001, e in un’intervista con Peter Billingham l’autore afferma che la sua prossima opera <<is very consciously about Iraq, although through the prism of…Macbeth>>33; troviamo un esercito invasore che in qualche modo agisce con le migliori intenzioni, ma che si trova coinvolto in una situazione molto più complicata di ciò che potesse prevedere, e che peggiora anche solo con la sua presenza.34 Greig invita il pubblico a riconoscere i parallelismi con la “War on terror” in Afghanistan e Iraq, non ultimi quelli tra le incomprensioni dovute alla lingua che nascono tra scozzesi e inglesi, e la cattiva gestione dell’informazione da parte dei media moderni che si sono occupati della guerra in Medio Oriente.35 Inoltre, i dibattiti sulla questione del ritiro delle truppe britanniche e americane dall’Afghanistan erano all’ordine del giorno quando Dunsinane fu messo in scena per la prima volta, conferendo all’opera una risonanza scomoda e estremamente attuale. Alcune persone, dice Greig, hanno interpretato Dunsinane come <<a major statement of Scottish

32 C. Wallace, op. cit., pag. 209. 33

P. Billingham, At the Sharp End: Uncovering the Work of Five Contemporary Dramatists.

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C. Wallace, op. cit., pag. 209.

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identity at a time of flux>>36, che per l’autore è una visione errata della sua opera.

L’immagine della Scozia che Greig vuole mostrare in Dunsinane è la stessa di altre opere come Caledonia Dreaming o Victoria. Come spiega la Wallace:

<<In each one of these plays, Scotland is treated as indefinable. It exists, as I have said elsewhere, in relation; only understandable when seen through the filter of personal and communal identity. Like Sean Connery, or like the mystique of the mountains and the glens in the iconography of the Highlands, it is not there: it does not exist in itself – but that absence is given a shape and a location by the people who engage with it. It is a country that is woven, like the filigree Malcolm describes, from a complex, ever-changing network of interactions, and it is those interactions that give the country a shape – not anything inherent in the nature of Scotland itself>>.37

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C. Wallace, op. cit., cit. pag. 162.

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