L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno XVII - Voi. XXI Domenica 22 Giugno 1890 N. 842
IL CAPITALE DELLE BANCHE DI EMISSIONE
Proseguendo nel nostro esame della relazione det-tata dall'on. M. Ferraris sul progetto di riordina-mento delle Banche di emissione, ci troviamo di fronte ad una importante questione, quella che r i -guarda il capitale delle Banche di emissione.È noto che il capitale delle Banche, attualmente è così costituito :
Banca Nazionale 150 milioni Banco di Napoli 48. 75 » Banca Nazionale T o s c a n a . . . . 21 » Banca Romana 15 » Banco di Sicilia 12 » Banca Toscana di c r e d i t o . . . . 5 » T o t a l e . . . 251. 75 milioni L'on. Ferraris, e perchè già la legge del 1874 lasciando immutato il capitale della Banca Nazionale e di quella Toscana, aumenta quello dei Banchi me-ridionali ; e perchè nella discussione (segnatamente nel discorso dell'on. Luzzatti) apparve evidente il concetto di espandere le Banche minori col progres-sivo sviluppo della economia del paese « e di dare ad esse il carattere di vere e proprie istituzioni
nazionali »; e perchè le stesse condizioni economi-che della nostra penisola esigono il rafforzamento degli Istituti minori, affinchè dalle provincie del centro e del mezzogiorno possano espandersi al nord e proporzionare in guisa il loro portafoglio da poter efficacemente estendere la propria circolazione ; per queste e per altre ragioni di minor conto, l'on. Ferraris propone che il capitale delle Banche sia portato alla seguente misura :
Banca Nazionale 200 milioni Banco di Napoli 80 » Banca Nazionale Toscana 50 » Banca Romana 50 » Banco di Sicilia 20 » Banca Toscana di credito 5 » T o t a l e . . . 405 milioni Cioè la Banca Toscana di credito rimarrebbe quale essa è attualmente, la Banca Nazionale avrebbe un aumento del 135 per cento, il Banco di Napoli del 164, quello di Sicilia del 166, la Banca Nazionale Toscana del 238 e la Banca Romana del 533. L'alta misura di quest'ultimo aumento è veramente un adeguato risultato e gli sforzi veramente ammirevoli coi quali l'Amministrazione della Banca Romana ha saputo difendere nella pubblica opinione la propria tesi,
tenendo desta nel pubblico la questione bancaria in mezzo alla apatia di quegli olimpici grandi uomini cbe aspettavano di essere pregati a " sopportare il peso del monopolio !
Comunque sia (ammirando il successo riportato dai nostri avversari, i quali invero colla loro attività I' hanno meritato) a questa proposta dell'on. Ferraris noi crediamo di dover opporre alcune osservazioni.
Il capitale delle Banche viene portato da 251 a 405 milioni; - è necessaria, è prudente, è utile tale innovazione ?
Prima di tutto non crediamo necessario questo au-mento perchè, anche se si vuol aumentare la circola-zióne non vi è alcun motivo di allargare il capitale, giacché ormai la tesi di tenere la quantità dei biglietti in relazione al capitale non è più validamente sostenuta da alcuno, ed anche l'ultimo tentativo fatto in questo • senso dalla relazione dell' on. Ellena, cadde ai primi
colpi. La circolazione ha il suo contrappeso sulla sola riserva, e gli stessi esempi contradittori che l'on. Fer-raris riporta, dimostrano che non vi può essere e non vi è alcuna regola razionale che fissi la circolazione in proporzione al capitale. In altro tempo, ragioni molto diverse, potevano consigliare a mantenere la circola-zione in date proporzioni col capitale, e non occor-rerebbe molto studio per investigare e trovare queste ragioni ; ma è chiaro d' altra parte che oggi nulla giustificherebbe di mantenere legate queste due quan-tità e quasi si direbbe che il capitale delle Banche di emissione, quando fosse bene compresa ed appli-cata la funzione di questi Istituti, non dovrebbe ser-vire che a garantire i portatori dei biglietti dalle perdite del portafoglio; onde, se mai una proporzione si dovesse cercare, sarebbe quella tra il capitale e le sofferenze possibili.
Non è poi prudente l'aumento del capitale spe-cialmente in un paese come il nostro dove tante diffidenze si .manifestano contro le potenti società, ed in genere contro qualsivoglia capitale accumulato che abbia rapporti collo Stato. Chi ricorda le discussioni e le vicende che accompagnarono la costituzione della -Società per le strade ferrate meridionali nel 4862,
con-tradizione esprimendo ora tali considerazioni, inquan-tocliè prima di tutto qui non è questione di Banca unica, e poi essa non esige la potenza di un ingente capitale, ma soltanto la possibilità di una ricca riserva.
Infine non crediamo utile al paese questo aumento di capitale, e ci conduce a questa conclusione una semplice osservazione dei fatti. Le nostre Banche di emissione - ove si faccia eccezione della Banca To-scana di credito - stentano a rimunerare convenien-temente il capitale; e se la Banca Nazonale dà un interesse che permette una quotazione alle sue azioni più che doppia della pari, conviene tener conto che essa ha accumulati 30 milioni di sofferenza, una parte dei quali sarà certo realizzabile, ma che ad ogni modo rappresenta un tal guasto nell'organismo da rendere mollo fluttuante la rimunerazione del capitale, ove fosse stabilito che le sofferenze debbano contarsi a perdila ed i ricuperi ad utili. Quella stessa cifra di 54 milioni di sofferenze riportata dall'ono-revole Ferraris ci dimostra che le Banche di emis-sione, per cercare affari, hanno dovuto scendere an-che dove il pericolo era superiore assai a quello an-che una Banca di emissione deve affrontare. E non è chiaro che quanto maggiore sarà il loro capitale, tanto più larga dovrà essere la ricerca dei modi di rimunerarlo? E se oggi, per rimunerare i 230 mi-lioni di capitale, il Banco di Sicilia ha incontrato la Trinacfia, il Banco di Napoli i disastri di Bari e delle Puglie, la Banca Nazionale Toscana la Mongiana e la Marmifera, la Banca Nazionale l'Esquilino, la Ti-berina ec. ec., la Banca Romana l'incaglio del suo portafoglio e della sua circolazione, che cosa do-vranno arrischiare e cercare quando le Amministra-zioni degli Istituti dovranno pensare a rimunerare 403 milioni di capitale?
L' on. Ferraris ci dirà che non occorre poi una larga rimunerazione; ma temiamo che egli s'inganni perchè la fiducia che ispira, specie all'estero," una Banca di emissione, dipende anche dal prezzo nor-male delle sue azioni, e in verità, a paragone delle quotazioni che ottengono le Banche estere quelle italiane non possono essere gran fatto soddisfatte.
Ma appunto la evidenza di queste osservazioni ci fa sorgere un punto interrogativo. — Come mai l'on. Ferraris, il quale tra coloro che in Parlamento si occuparono della questione è certo tra i più dotti, come mai si lasciò trascinare da così fallaci ed erronee' conclusioni ? — Noi non lo sappiamo, ma manifeste-remo in proposito il nostro sospetto. Bisognava ad ogni costo per seguire la corrente oggi dominante -aumentare la forza degli Istituti minori ; se non che un aumento di circolazione e di riserva non accompagnato da aumento di capitale poteva sembrare, a coloro che hanno le loro buone ragioni per tentare una vita nuova, non così durevole come quello che l'osse poggiato da un aumento di capitale. E si vuole ap-punto l'aumento di capitale, non perchè sia necessario all' aumento di circolazione, ma perchè soltanto l'au-mento di capitale guarentisce le Banche da ogni mo-dificazione avvenire e rende quasi irrevocabile la legge.
E sotto questo aspetto non possiamo nascondere che la campagna così abilmente diretta dalla Banca Romana ha raggiunto il suo scopo e che l'on. Ferraris non poteva essere più sobrio nel trattare quest' ar-duo punto della questione.
Se non che noi temiamo assai che nelle presenti condizioni del paese questo eccesso di capitale delle
Banche possa ritornare doppiamente dannoso ; dannoso per sè stesso in quanto gli Istituti dovranno ottenero maggiori utili e quindi far pagare più cari al pub-blico i loro servizi; dannoso per il sistema, che rendo
più diffìcili se non impossibili le future correzioni.
IL RIORDINAMENTO DEL CREDITO FONDIARIO
La Camera ha già intrapresa la discussione del progetto di legge « sul cre.lito fondiario » e vera-mente non possiamo dire che il paese ed il Parla-mento sieno abbastanza illuminali per antivedere la portata di questa riforma.A suo tempo abbiamo dato un breve riassunto del progetto di legge ministeriale e riferendoci alla relazione dell'on. Ministro di agricoltura abbiamo notato come esso credesse colle sue proposte di avere incontrata la opinione della Camera o della nazione. Mai, egli diceva, vi fu più unanimità di pareri nel rimedio che si deve opporre alla presente crise edilizia ed agricola !
I fatti hanno ben presto dimostrato che l'on. Mi-nistro si ingannava, e che invece pochi progetti hanno incontrata così grande divergenza di opiuloni come quelle da lui presentato sul credito fondiario. Ed a vero dire il Governo non ha mostrato d'i avere sull'argomento idee chiare, precise e 'definite. Il progetto fu studiato nel concetto di creare un Istituto di credito fondiario unico od almeno preva-lente, il quale, e per mezzo dei capitali esteri, e per i particolari privilegi dei quali veniva beneficalo, potesse venire in aiuto di quella crise edilizia ed agraria che ci travaglia e che, nella seconda delle sue forme, a Roma, a Parigi, ed a Milano si era più notevolmente manifestato.
Parinvasi infatti dapprincipio di un accordo tra la Banca Nazionale, la Gassa di Risparmio di Milano e la Società dì Credito Immobiliare, per assumere l'esercizio del nuovo Istituto e per emettere cartelle fondiarie che avrebbero trovato largo spaccio all'estero mercè i banchieri e gli Istituti esteri, sopratullo tede-schi, che avrebbero compartecipato alla istituzione del nuovo ente. Se non che la Cassa di Risparmio di Mi-lano prima si ritirò dal consorzio iniziatosi e dichiarò di mantenersi nel limite che le leggi dovevano rico-noscerle consentiti. — Tra la Banca Nazionale o la Società di Credito Immobiliare avrebbe dovuto for-marsi I' accordo perchè i due Istituti di conserva convenissero a far parte del nuovo ente ; e tutti ri-cordano che un illustre rappresentante dell'Alta Banca si portò da Firenze a Roma per determinare i limiti e le forme di compartecipazione della Soci età Gene-rale di Credito Immobiliare o degli azionisti suoi al nuovo Istituto.
di legge stabiliva che la Società non si ritenesse costituita se non era sottoscritto tutto il capitale di 400 milioni, e versato di questo almeno la metà.
Ma, come avviene sempre coi Ministri, i quali per la loro competenza non possono imporre o far preva-lere la loro volontà, ben presto sorsero delle difficoltà che snaturarono completamente il disegno primitivo. La Banca Nazionale, che della nuova istituzione pareva il pernio e che sembrava finalmente d'accordo con la Società Generale di Credito Immobiliare, si trovò posta in seconda linea, e non forse nella forma, ma nella sostanza, si palesò meno entusiasta per la nuova istituzione, la quale in mezzo a difficoltà d'ogni ge-nere parve d^ possibile riuscita anche appoggiata soltanto alla Società Generale di Credito Immobi-liare. Il nostro corrispondente da Roma ci ha già informato di alcuni dei molti retroscena riguardanti tale quistione ; e se osserviamo i fatti risultanti troviamo che dopa tanto dire e fare intorno a que-sta riforma, la Commissione propone che l'Istituto nuovo possa avere 50 ed anche 30 soli milioni di capitale versato o sottoscritto. Siamo adunque pas-sati da una proposta di un grande Istituto il quale doveva essere se noti l'assorbitore, almeno la guida di tutti gli altri, alia creazione di un Istituto come gli altri, forse con 30 milioni di capitale, al quale, se vorranno, potranno accedere la Ranca Nazionale e gli altri Istituti di credito fondiario ora esistenti. Ed il ministro proponente? — Egli aveva avuta la grande idea dell'Istituto da 400 milioni nella quale vedeva la unanimità dei voti, poi per assicurarsi la maggioranza si mostrò pronto a difendere e difese anche l'Istituto con 50 milioni ed alla peggio di 30. Manca adunque da questo late il concetto preciso e chiaro di ciò che si voglia, poiché nessuno può negare che tra i due estremi limiti delle proposte corre un divario veramente sostanziale.
Ciò premesso, se dobbiamo esprimere il nostro parere intorno alla questione non taceremo che tanto nel progetto ministeriale come in quello della Com-missione parlamentare troviamo del buono, inquan-tochè egli è certo che, tranne la Ranca Nazionale, la quale aveva impiegato nel credito fondiario fin troppo della propria attività, gli altri istituti, sia perchè hanno il vizio e l'origine di non avere azio-nisti e perciò di avere meno stimolo alla attività, non avevano veramente mostrato il desiderio e la capacità di profittare delle varie riforme che il Go-verno sn questo argomento aveva tentate. Se per-tanto o con 400, o con 50, o con 30 milioni viene un nuovo Istituto di credito fondiario a vivificare la vita edilizia e rustica del paese, il quale istituto sia stimolato dal particolare interesse, noi non pos-siamo che rallegrarcene ; certo, per quella devozione che noi portiamo alle teorie economiche e tra queste alla divisione del lavoro, applaudiremo di più se ve-dremo che in questa occasione si liquidano simili operazioni compiute con erroneo concetto dalle Ban-che di emissione.
Ma in pari tempo non possiamo mancare al dover nostro di avvertire cioè coloro che da questo pro-getto traggono esagerati auspici per il credito del paese a moderare fortemente il loro ottimismo. — Quale è il progetto di legge, esso non può risultare che un mezzo per liquidare il presente ; getta è vero un seme per I' avvenire, ma è lontano il tempo in cui si possa cogliere il frutto. — E infatti : — o 1 istituto si costituisce con trenta milioni senza
l'in-j tervento della Banca Nazionale, e la sua azione sul mercato che è già saturo di imprese fondiarie, non può essere che lenta, convenendogli prima più o meno largamente assorbire una parte delle opera-; zioni fondiarie che ebbero fin qui, per tolleranza con-! dannevole, la forma cambiaria ; o l'Istituto sorgerà
con 400 milioni mediante la partecipazione della Banca Nazionale e di altri istituti attualmente eser-centi il credito fondiario, ed allora, perciò stesso, avrà per molto tempo paralizzata in gran parte la propria attività per digerire lo stock che gli verrà accollato.
In conclusione, mentre lodiamo la iniziativa del governo e lamentiamo che non abbia saputo man-tenerla ed abbia ceduto alla opposizione, riteniamo che i benefizi immediati che dalla nuova istituzione possono derivare non possano essere che limitati, sia i per le stesse difficoltà colle quali sorge l'Istituto, sia
perchè trova già in gran parte pronta la materia della quale deve essere quasi soltanto il regolariz-zatore.
LA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI BERLINO
Il lavoro delle donne.
Venuta la volta del lavoro delle donne la Com-missione che già aveva deliberato sui due punti del programma' attinenti al lavoro dei fanciulli e degli adolescenti, si è trovata di fronte a due proposte: una della Germania e I' altra della Svizzera. Il progetto della Germania sulla quale la Commissione ha poi discusso, era concepito in questo modo :
È desiderabile : 4.° che le donne di qualunque età non lavorino ne la notte, nè la domenica ; 2.° che il loro lavoro effettivo non ecceda le undici oro il giorno e che sia interrotto da pause di una durata totale di due ore almeno ; 3.° che le donne che hanno partorito non siano ammesse al lavoro se non quattro settimane dopo il loro parto; 4." che altre re-strizioni siano prevedute per le industrie particolar-mente insalubri e pericolose ; 5.° che sia ammesso un regolamento speciale per le industrie nelle quali non si può far a meno del lavoro delle donne du-rante la notte.
Il progetto svizzero non si trova riprodotto negli atti della Conferenza, perchè il delegato della Sviz-zera dopo aver constatato che le proposte tedesche, sebbene redatte in modo diverso, concordavano con il suo progetto nel senso e nelle tendenze, ha dichia-rato di ritirarlo parzialmente allo scopo di semplifi-care il lavoro della Commissione. Però ha tenuto fermo questa risoluzione : non occorre prevedere per talune categorie di stabilimenti industriali ecce-zioni alle regole generali.
Aperta la discussione il delegato italiano, on. Boc-cardo, ha invitato la Commissione a voler prendere in considerazione il rapporto che esiste tra la que-stione del lavoro delle donne e un altro problema di economia sociale che a suo credere ha una grande importanza. Nei paesi ove 1' emigrazione temporanea ha raggiunte le cifre più elevate, avviene spessissimo ') Veggansi i numeri 838, 839 e 841
che gli uomini soli vadano a passare una certa parte dell'anno all'estero. Durante la loro assenza, sono le donne che hanno il carico di provvedere col mezzo dei loro salari al mantenimento delle famiglie. Se l'emigrante è un uomo previdente avrà fatto qualche economià e apporterà un peculio alla fa-miglia. Ma nei casi più frequenti non potrà guari al suo ritorno venire in suo aiuto. Per conseguenza se si volesse essere troppo assoluti nelle restrizioni proposte si potrebbe pervenire a un risultato affatto opposto a quello al quale tende la conferenza ; e invece di migliorare le condizioni delle classi nu-merose si verrebbe a imporre ad esse dei sacrifizi gravissimi.
Le osservazioni dell' on. Boccardo non ebbero for-tuna, non furono prese in considerazione per la
sem-!
ilice ragione che i commissari avevano già formata a loro opinione e non credevano fosse necessaria e utile una discussione preliminare d'ordine generale. Eppure se v'è intervento pericoloso sotto vari aspetti è questo nel lavoro delle donne. Le restrizioni di cui lo si circonda hanno effetti morali, sociali ed economici di gran rilievo. Le indagini fatte di re-cente agli Stati Uniti sul lavoro delle donne nelle grandi città1) provano che l'abbondanza o no delle occupazioni accessibili alle donne è in stretta rela-zione con la maggiore o minore diffusione dell'im-moralità. Là dove alla donna sono dischiuse molte e varie carriere il' termometro della moralità pub-blica sale; nel caso opposto scende. Ma i furori pro-tettori dei nostri giorni acciecano cosi bene che di ciò nessuno o quasi si preoccupa.Dopo le osservazioni del delegato italiano la Com-missione cominciò l'esame delle singole proposte fatte dalla Germania. Fu chiarito anzitutto che con le pa-role» donne di qualunque età » si intende riferirsi alle ragazze e alte donne d'età superiore ai Iti anni, al qual proposito il delegato belga dichiarò non poter accettare la prima risoluzione surriferita, perchè il Belgio non può proteggere i lavoratori che lino a una certa età e non può stabilire alcuna restrizione riguardo agli adulti. Domandò quindi che il voto venisse diviso in due parti, una relati'va alle ragazze e alle donne d'età inferiore ai 21 anno, l'altra alle donne d'età superiore. Come è facile comprendere il divieto di lavorare la notte e la domenica è stato approvato quanto alle donne dai 16 ai 21 anni da tutti gli Stati (meno la Spagna, dove la donna è maggiorenne non a 21, ma a 23 anni) per le donne d'età superiore ai 21 anni sei Stati (Belgio, Fran-cia, Spagna, Italia, Ungheria e Portogallo) hanno votato negativamente.
Sulla durata del lavoro femminile sorse lunga di-scussione ; la Germania proponeva 11 ore; il dele-gato inglese proponeva che non dovesse eccedere una media di 10 ore il giorno, perchè questo limite è praticato nel suo paese e a suo dire ne sono tutti soddisfatti. Il delegato belga ha fatto questa dichia-razione : Il Belgio non può accettare in questo mo mento per le donne o ragazze dai 16 ai 21 anni la fissazione d'una giornata massima di lavoro inferiore a 12 ore, divisa da riposi per la durata di un'ora e mezzo almeno. È vero che la legge belga del 13
di-l) Vedi il « Quarto rapporto annuale del Com-missario del Lavoro », che si occupa delle operaie nelle grandi città ( Working Womeri in large cities). Wa-shington, 1889.
cembre 1889 prevede la fissazione per decreto reale d'una giornata di lavoro minore per le donne di quell'età, ma il Re non dovrà pronunciarsi su que-sto punto che fra tre anni, di più dovrà prima sen-tire i consigli dell'industria e del commercio, le deputazioni permanenti dei consigli provinciali e del consiglio superiore d'igiene ; finalmente i limiti della giornata massima del lavoro delle donne dai 16 ai 21 anni potrà essere diversa secondo la natura delle occupazioni o le necessità delle industrie, delle pro-fessioni o dei mestieri.
Il delegato italiano ritenne che invece d'una me-dia si dovesse fissare un massimo e un minimo. Ha dichiarato inoltre di non poter ammettere il limite della durata del lavoro applicato alle donne d'ogni età, accetterebbe solo un limite per le donne al di-sotto dei 21 anni e anche per queste ultime crede necessario di escludere dal limite le donne inpiegate nelle industrie che, come la seta, comportano nel periodo della campagua una durata più lunga della giornata di lavoro. Domandò adunque che una di-sposizione in questo senso venisse introdotta nelle risoluzioni della Commissione. Rinviato questo punto alla discussione dell'ultima proposta e venuti a' voti il limite delle 10 ore per le donne sino ai 21 anni non fu approvato che da 4 Stati (Ungheria, Francia, Gran Brettagna e Portogallo) cioè dalla minoranza; si ritenne quindi approvato l'altro limile delle 11 ore! Per le donne d'età superiori ai 21 anni hanno vo-tato contro il limile della giornata di lavoro 5 Stati (Italia, Belgio, Spagna, Fra icia e Portogallo).
Approvali i paragrafi 3° e 4° della propósta te-desca, sul paragrafo 3° il delegato della Germania, in relazione alla domanda doh'nn. Boccardo, ha di-chiarato che le eccezioni dovrebbero estendersi anche al prolungamento del lavoro diur.io quando la na-tura dell' industria esige uu ta e prolungamento e P o i . Boccardo si è dichiarato d'accordo con questa proposta che, combattuta dal delegato Svizzero con-trario sempre alle eccezioni, venne accoda dalla Commissione.
Portate innanzi al Congresso queste varie risolu-zioni diedero luogo ad osservarisolu-zioni di secondaria importanza. È da notarsi tuttavia che il divieto per le donne di più di 21 anni di lavorare la notte ebbe 8 voti favorevoli e cinque contrari (Belgio, Spagna, Francia, Italia e Portogallo); si astennero la Danimarca e la Svezia. Il sig. Jacobs spiegò il voto negativo del Belgio osservando che la risolu-zione proposta limita la durata del lavoro delle donne qualunque sia la loro età. Ora la legge belga 13 di-cembre 1889 riposa sul principio della libertà del lavoro delle persone maggiori d'età, senza distinzione di sesso. 1 delegati belgi si metterebbero adunque in opposizione alla legge del loro paese assimilando la donna maggiorenne con quella minorenne. — Il limite delle undici ore di lavoro ebbe due voti con-trari cioè quelli del Belgio e dell'Italia, gli altri Stati o si astennero o fecero varie riserve riguardo all' età delle donne cui va applicato quel limite. Il resto venne adottato all'unanimità o quasi.
dell'in-tervento degli Stati. Fissare a undici ore il limite massimo del lavoro delle donne e ammettere le re-lative eccezioni è opera davvero oziosa, tanto fa la-sciare che le cose procedano da sè e quanto non sarebbe meglio! Con questo non intendiamo dire che il limite sia alto o basso, diciamo solo che la Conferenza ha dovuto rispettare ancora una volta la situazione che ha trnvato, pur facendo opera vessa-toria, illiberale, dannosa perchè ha sancito divieti e limiti incompatibili al libero esercizio deb' attivila individuale. Ma pare che tramandosi di donne si possa passar sopra senza scrupoli alla libertà, lì nel secolo in cui si parla di dare il suffragio politico alle donne è davvero un fenomeno curioso.
LETTERE PARLAMENTARI
L'affare dei tabacchi. — La Commissione del Bilan-cio ed il Ministro delle finanze. — L'opposizione al Ministro Miceli.
Roma, 20. Quando l'on. Imbriani in una delle sue innume-revoli interpellanze mosse la questione dei tabacchi accusando il Governo di aver usato molto favoritismo nel contralto del marzo 4889 per deferenza yerso il capo della Massoneria italiana, che nel contratto stesso aveva parte, l'ori. Seismit-Doda, Ministro delle Fi-nanze, si mostrò offeso, sebbene sulla sua onestà personale non cadesse il minimo dubbio , e volle l'inchiesta che 1' on. Imbriani proponeva. Ma il Pre-sidente del Consiglio, a cui l'inchiesta non sembrava opportuna nè confacente alla dignità e alla forza del Ministero, riusci, come io previdi, a farla andare a monte nel passaggio dalla prima alla seconda lettura. Allora il Ministro delle finanze per provare che non voleva lasciare dubbio sul suo operato, nè trince-rarsi dietro un voto della Camera, mandò i docu-menti concernenti l'accennato contratto dei tabacchi alla Commissione generale del Bilancio perchè giu-dicasse e riferisse. La Commissione, accertatasi di avere veste per accettare tale mandato, si pose allo studio della questione che venne risoluta nella re-lazione Buttinisul bilancio dell'entrata, distribuita ieri.
Il relatore, esponendo il giudizio della Commis-sione Generale sui documenti che le presentò il Mi-nistro, afferma che essa ha potuto convincersi che quando 1' on. S> ismit-Doda venne chiamato al Go-verno, ì negoziati per gli acquisti dei tabacchi erano già principiati, e il tempo stringeva per fare le nuove provviste ; e che l'amministrazione aveva dovuto de-plorare i non favorevoli risultati del sistema adottato per gli acquisti nel 1888, in base alla legge 12 lu-glio 1887. — La Commissione rileva altresì che il Ministro delle Finanze nel procedere agli acquisti doveva preoccuparsi delle eventualità dell' aumento nei prezzi, e che le informazioni telegrafiche perve-nute al Ministero delle Finanze facevano ritenere ac-cettabili le offerte, che furono poi il fondamento dei contratti stipulati. Nè il relatore trascura di accen-nare alle condizioni speciali dei mercati americani, ove con molta facilità si formano, per la determi-nazione dei prezzi, correnti momentanee ed artificiali.
Insomma, per farla breve, la Commissione del Bi-lancio dimostra di essere ben disposta pel Ministro,
e di voler essere verso di lui benevola. Tuttavia, dopo quelle premesse conclude che « se può rite-nersi non interamente conforme alla stretta inter-pretazione della legge 12 loglio 4887 il contratto per l'acquisto del tabacco Kentucky del marzo 1839 colle Ditte Vatzen Toel e C.; dall'esame dei docu-menti, ail essa sottoposti, deduce che solamente considerazioni di opportunità ed il proposito di as-sicurare l'interesse delle finanze abbiano consigliato il Ministro a stipulare il suddetto contralto nelle forme e nei modi in cui fu fatto. »
A Montecitorio l'impressione generale è stata que-sta, che In conclusione della Commissione giova al signor Adriano Lemmi, grand'oriente della Masso-neria, (che nel concetto dell'interpellante on. Imbriani era il primo e l'unico accusato) in quanto fa risul-tare che il contralto, date le circostanze del mo-mento, non fu eattivo nè contrario all'interesse delle finanze ; e nuoce invece al Ministro, perchè constata ufficialmente ch'egli ha commesso una illegalità per concludere quel contratto con quella Ditta. « Il Mi-nistro ha violato la legge. » Ecco cm che in ultima analisi si va dicendo e che non deve soddisfare per nulla l'amor proprio dell' on. Seismit-Doda, perchè non può aver dubbio sai carattere di censura che ha la deliberazione, essendo risaputo « che nella Commissione del Bilancio, alcuni deputati avevano proposto una formola più larga, più favorevole, più accetta al Ministro (e forse a lui già nota) la quale venne respinta, perchè si obbiettò che non erano stati provati i fatti o udite le testimonianze che lo potevano giustificare.
Che farà il Ministro? Qualche amico di lui afferma che nulla deve fare perchè, passata la prima im-pressione, la Camera terrà giusto conto del fatto, assodato dalla Commissione che le trattative per i contratti di acquisto di tabacchi erano già iniziate, quando l'on. Seismit-Doda prese il portafoglio delle finanze. Ma questa, di far risalire ad altri la respon-sabilità del contratto, è una illusione. Si vuol col-pire 1' on. Crispi — parliamoci chiaro — si vuol dire che il contratto si è fatto per riguardo a Ini e alle sue relazioni personali col signor Lemmi ? È una illusione. Anzitutto, in un momento politico come questo, l'on. Crispi non si colpisce, anche avendo di che. Ma qui manca ogni serio motivo, anche se si pretendesse mettere innanzi le sue relazioni perso-nali con chi aveva parte nell'affare, perchè la Com-missione, esaminati i documenti, non ha potuto at-taccare il contratto in sè stesso. Resta dunque la illegalità, ola troppo larga interpretazione della legge. E questa 1' ha commessa l'on. Seismit-Doda ; doveva farsi scrupolo lui di non commetterla, lui ministro competente e direttamente responsabile.
Generalmente si crede che fon. Seismit-Doda non possa far nulla di efficace contro il deliberato della Commissione, e che discutendosene alla Camera in occasione del Bilancio dell' Entrata, egli abbia a
che non è a lui persona grata, e sostituirlo, secondo un'antica e persistente idea, coli' on. Ellena. Forse è vero che il Presidente del Consiglio non si afflig-gerebbe per le dimissioni dell'attuale Ministro delle Finanze, e che non vedrebbe di mal'occhio in quel posto l'on. Ellena ; ma non è egualmente vero che il Presidente del Consiglio possa aver avuto parte in ciò che è avvenuto ed avviene all' on. Seismit-Doda ; non è del suo carattere. E poi, permettetemi che lo ripeta, .l'on Crispi non cerca le crisi di pro-posito deliberate ; le subisce e ne profìtta.
Anche contro il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, vi è un movimento di opposizione abbastanza accentuato, ma completamente meridio-nale. In realtà i buoni meridionali, così del conti-nente, come isolani, non hanno dimenticato che l'on. Miceli, di un tratto, quasi ab irato, ha osalo toccare ai loro Banchi di Napoli e di Sicilia, sciogliendo le amministrazioni con decreti di dubbia legalità per mo-tivi, abbastanza discutibili, o almeno tali da non giu-stificare l'improvvisa determinazione che pareva provvedesse a un pericolo imminente.
Ora poi che l'on. Miceli con un articolo unico di un progetto di legge vuol farsi autorizzare a modi-ficare gli statuti dei Banchi stessi per semplice de-creto reale, facoltà che già credeva di avere e che il Consiglio di Stato gli ha negato, i rappresentanti di quelle regioni, che considerano i Banchi come
ualche cosa di loro, minacciano, senza distinzione i partito, di ribellarsi non intendendo di dare fa-coltà incondizionata, quasi dei pieni poteri ad un ministro, sulla cui competenza ed equanimità non può farsi assegnamento. Essi vogliono sapere quali sono i nuovi ordinamenti che si escogitano per i due istituti, ed osservano molto giustamente che, trovandosi il Ministro davanti alla Camera, dovrebbe a questa sottoporre le modificazioni che ritiene ne-cessarie agli Statuti dei Banchi ; non dovrebbe te-mere di far per legge ciò che vuol far per decreto reale.
Rivista Bibliografica
Achille Sanguinetti. — Rassegna critica della Mostra
speciale di Ragioneria annessa all'Esposizione inter-nazionale di macinazione e di panificazione. —
(Mi-lano 1887). — Parma, Luigi Battei, 1890 ; un voi. in 4° di pag. 500.
È questa un' opera di contabilità veramente note-vole per la larghezza e la profondità con cui l'egre-gio cav. Sanguinetti analizza i lavori di contabilità presentati nel 1887 a Milano, allorquando ebbe luogo la Esposizione internazionale di macinazione e pani-ficazione. L'Autore ha già una bella fama assodata e riconosciuta da tutti, nel campo degli studi con-tabili; le sue pregevoli pubblicazioni'su questioni teoriche controverse e su casi pratici di ragioneria gli hanno fatto meritamente acquistare una grande autorità fra i cultori di questi studi.
Il volume che ora ci sta dinanzi è una nuova e splendida prova di un brillante ingegno, di una cul-tura varia e vasta, di una diligenza oggi davvero poco comune ; tutte qualità per le quali il chiaro Autore va lodato senza parsimonia. Se mai I' opera i
ha il difetto dei suoi stessi pregi. Si rimane infatti alquanto perplessi sulla opportunità di sobbarcarsi a un lavoro di tanta mole per render conto dogli studi presentati alla Mostra di Milano intorno alle sole industrie della macinazione e panificazione. Il cav. Sanguinetti con questo imponente volume ha reso veramente difficile ai futuri critici delle esposizioni di studi contabili l'adempimente loro del compilo ; per-chè ha indicato con grande maestria quali sieno il metodo da seguirsi, la cultura necessaria, 1' acume indispensabile, l'imparzialità e la serenità di giudizio più doverose.
Se questo periodico non fosse destinato ad altri studi diversi da quelli strettamente contabili, noi po-tremmo prendere in esame parti singole dell' opera del cav. Sanguinetti per mostrarne tutto il valore per gli studi ragioneria. Ma errerebbe d' assai chi ritenesse che questo libro presenti interesse solo per il ragioniere ; molte pagine possono richiamare l'at-tenzione anche dell'economista, perchè l'Autore af-fronta e studia tutte le quistioni grandi e piccole che gli si presentano nel corso delle sue analisi cri-tiche. Egli è perciò che troviamo pagine interessan-tissime sulla cooperazione, sulle casse di risparmio, sul cash credit, sul capitale, sul credito, sulla par-tecipazione degli operai negli utili, ecc., ecc. Sic-ché come è facile comprendere oltre i più minuti ragguagli sui progetti e gli studi contabili presen-tati alla Mostra, il libro contiene molte dotte digres-sioni su argomenti di economia, di diritto e di am-ministrazione connessi con il tema principale. Questo riguarda propriamente le aziende di macinazione, i panifici e i pastifici, i forni cooperativi e diverse aziende industriali ; i lavori passati a rassegna am-montano in tutto a trenta.
Concludendo, mentre ci rallegriamo col cav. San-guinetti per questo bel frutto della sua instancabile operosità e per questo prezioso documento della sua valentia e dottrina, auguriamo che il suo lavoro sia studiato con la cura che merita dai ragionieri e possa trovare in avvenire qualche imitatore.
Rivista (Economica
Le risposte al questionario intorno alla politica do-ganale in Francia - L'Influenza dei prezzi sul movimento commerciale dell'Austria-Ungheria.
11 questionano era stato mandato a 407 camere di commercio, 66 camere consultative delle arti e manifatture, a 847 associazioni sindacali e profes-sionali. Di tutte queste hanno risposto 404 camere di commercio, 50 camere consultative e 300 asso-ciazioni sindacali.
Sul primo paragrafo della questione terza sur-riferita 96 camere di commercio e 45 camere con-sultative si sono dichiarate per la denuncia dei trat-tati esistenti, 2 camere consultrat-tative e 4 camera di commercio soltanto sono favorevoli al mantenimento dei trattati.
Le ragioni date dalle Camere sono cosi riassunte. « I trattati non rispondono più alla situazione delle nostre industrie. Conclusi in un' epoca in cui noi possedevamo sui nostri vicini una certa superiorità industriale, essi hanno perduto la loro ragione d'essere in pro.-enza dello stato creato dalle malattie delle vigno, dalla concorrenza dei cereali dell'America, dell'Australia e dell'India, dai progressi industriali compiuti all'estero, dai nostri oneri dopo il 1871 (risposta della Camera di Angouléme).
Le camere d'Algeri, Amiens, Angoulème, Arras, Anxerre, Avignon, Besangon, Bordeaux, Bourges, Brest, Clermont-Frrrnnd, Elbeuf ec.,si sono dichiarate per la denuncia, la camera di Marsiglia si è di-chiarata peila continuazione dei trattati; essa domanda « la revisione dei trattati per mezzo di negoziati tra i contraenti. Ogni interruzione nelle nostre relazioni commerciali avrebbe per conseguenza una interru-zione dell'attività industriale e commerciale del paese che potrebbe compromettere gravemente la ripresa ulteriore dei nostri scambi coll'ostero. »
Circa la questione di sapere come in caso di de-nuncia si sostituirebbero i trattati attuali lo camere fra le quali quella di Marsiglia e di Lione si sono dichiarale in favore di nuovi accordi, 43 in favore di trattati a lunga scadenza, 22 in favore di con-venzioni di minore durala, 27 sono per la tariffa unica, 39 per la doppia tariffa.
Ecco lo ragioni sommarie adolte riguardo ai trat-tati. Pro: la necessità di mantenere il traffico inter-nazionale, perchè la produzione industriale della Fran-cia eccede di molto la cifra del consumo interno. Il non rinnovare immediatamente i trattati sarebbe un cedere ai rivali il posto che noi abbandoneremmo e creerebbe a nostro detrimento della correnti com-merciali nuove: è per questo che le importazioni tedesche in Italia hanno aumentato del 33 per cento dopo la rottura franco-italiana. Conlra: non con-viene concludere trattati, la Francia non essendo tributaria dal punto di vista commerciale d'alcuna altra nazione europea. Essa può soddisfare tutti i suoi bisogni di prodotti alimentari e di tessuti ma nnfatturati e non ha una forza di produzione che l'obblighi a trovare degli sbocchi sui mercati stranieri.
Quanto alla questione della tariffa unica la ca-mera di Nimes osserva che la tariffa unica non è pratica. L'isolamento che essa determinerebbe dice la camera di Bordeaux arresterebbe Io sviluppo in-dustriale, commerciale e anche agricolo perchè le possibilità di esportazione sono la ragione d' essere d'un aumento di consumo. Al contrario quella di Clierbourg dice che essa è richiesta dall'interesse delle finanze pubbliche, perchè la Francia non trae dalle sue tasse doganali ciò che la sua situazione finanziaria esigerebbe e ciò che permetterebbe l'esten-sione del suo commercio.
Riguardo alla tariffa duplice; questo sistema di-cono i suoi partigiani dà soddisfazione ai due rami dei lavoro nazionale, alle industrie d'esportazione cioè a quelle che lavorano sul mercato interno. Al con-trario osservano le camere di Lione e di Nantes una convenzione con una tariffa minima costante-mente soggetta a revisione accorderebbe la stessa facoltà ai nostri contraenti. Si sarebbe continuamente esposti a degli aumenti di tasse che lagnerebbero corto alle nostre esportazioni in questo o in quel paese : sarebbe un aprire la porta alla guerra di tariffe. C' è contraddizione fra I' idea di convenzione o di trattato e la facoltà di rescissione costante che si accorderebbero i due contraenti.
In conclusione 35 camere di commercio e 40 ca-mere consultative si sono dichiarate favorevoli alla stipulazione di nuovi trattali di commercio mentre 62 camere di commercio e 37 camere consultative si sono pronunciato contro.
È opportuno di inscrivere nei nuovi accordi la clausola della nazione più favorita ? Selle camere (Parigi, Lilla, Lione ecc.) hanno risposto affermati-vamente e dicono che questa clausola impedirebbe la esclusione mascherata dei prodotti francesi sui mercati esteri col mezzo di tariffe differenziali, di-struggendo nel fatto le concessioni consentite dal trattato e per le quali la Francia avrebbe accordato dei vantaggi equivalenti.
Hanno invece risposto negativamente 49 camere (Bordeaux, Avignone, Reims ecc.) argomentando che questa clausola distruggerebbe per mezzo della ri-percussione l'economia della tariffa meglio studiata, ch'essa modificherebbe in fatto perdurando lo stesso trattato i dazi primitivamente consentiti. Le camere sindacali si sono dichiarate nello stesso senso delle camere di commercio: 181 hanno domandato la de-nuncia dei trattati, 16 soltanto vi si sono opposte, 13 risposte sono incerte.
Inoltre 89 si sono pronunciate in favore dei nuovi negoziali, tra le quali 12 in favore dei trattati senza specificare la durata, 3 per trattati nel senso prote-zionista, 30 per trattati nuovi sulla base dei prece-denti a lunga scadenza e 44 per convenzioni com-merciali di breve durata.
Finalmente 112 camere sindacali hanno doman-dato che la Francia conservi la sua piena libertà, 54 sono per la tariffa unica e 58 per la doppia. Dopo ciò ci pare inutile di rilevare le profonde divergenze che esistono in Francia a proposito de! regime doganale preferibile. Però più ie cifre delle camere favorevoli all'una o all'altra opinione quello che conta sono le ragioni e i fatti. La questione è complessa, ma gl'interessi particolari credono sempre di poterla risolvere facilmente. Torneremo sull'argo-mento, badando appunto alle ragioni ed ai fatti.
— Nella Statistiche Monatschrift di Vienna il si-gnor Inama Sternegg ha pubblicato recentemente alcuni prospetti indicanti 1' influenza dei prezzi sul valore del commercio dell' Austria-Unghoria col-P estero.
valori. I valori sono stati calcolati da una parte secondo i saggi medi di valutazione del periodo 1875-1879 e i prezzi medi fissati per ciascuno degli anni 1880 a 1888 e d'altra parte per questi nove ultimi anni secondo la media dei saggi di valuta-zione del periodo 1875-79. Le quantità e i valori di questo periodo sono in seguito rappresentati con 100 e questa cifra serve di termine di paragone per far rilevare le variazioni annuali delle quantità e dei valori. Un' ultima colonna indica il saggio delle va-riazioni proporzionali dei prezzi :
IMPORTAZIONI (QUANTITÀ E VAEORl)
Anni Cifre assolute O a Valori calcolati in base a i saggi di valutazione Annuali periodo del 1875-79 milioni di fiorini Importazioni Totali Variazioni proporzionali Valori calcolati in base ai saggi di valutazione O CTI l ® .2 ( vt n tr 1 ru oo i J L ^ -per cento ° 3 r, — <1875-79 ( media 34.1 549.5 100.0 100.0 100 <1875-79 ( media 1880 46.0 613.5 741.2 131.0 111.6 83 17 2 1881 46.2 641.8 744.5 135.4 116.8 86 13.8 1882 46.2 154.2 745.7 135.7 119.0 88 12.3 1883 48 0 624 9 774.7 140.9 113-7 81 19.3 1884 49.6 612.6 800.5 145 8 111.5 76 23.5 1886 49.7 557.9 801.5 145.8 101.5 70 34.4 1888 46.8 539.2 854- 2 133 7 98 1 71 28 5 1887 48.2 568 6 777.2 137.2 103.5 73 26.8 1888 50.2 533.7 809.6 147.3 97.1 66 34.2
GRUPPO DELLE MERCI SCELTE
28.7 308.1 — 100.0 100.0 100 — 37.0 339.9 397.4 129 0 110.3 85 1 4 8 36.5 348.1 391.5 127,1 113.0 89 11.1 36 1 350.2 387.8 125.9 113.7 90 9.7 36.8 328.3 394.5 128.1 106.5 83 16.8 37.4 3 1 9 8 401.8 130.5 103.8 80 20.4 37.3 293. 8 400.5 130.0 95.9 73 26.0 35.0 282.1 376.1 122.1 91.5 75 25.0 35.1 294 0 376.9 122.3 95.4 78 22.0 36.8 267.6 394.7 128.1 86.8 68 32.2 11876-79 ( media 1880 1881 1888 1883 1884 1886 1888 1887 1888
L'influenza della diminuzione dei prezzi sulle im-portazioni totali è slata particolarmente sensibile du-rante gli ultimi cinque anni del periodo considerato qui sopra. La discesa dei valori raggiunge in media annualmente per le im portazioui totali i 226 milioni di fiorini, ossia 28.7 O/o per le importazioni di merci scelte il ribasso medio risulta di 98.5 milioni ossia del 25.3 O/o- Per contro le quantità totali importate sono aumentate durante i cinque ultimi anni del 31.2 O/o annualmente. Per conseguenza malgrado il deprezzamento non interrotto delle importazioni, il loro valore annuale dal 1880 al 1887 calcolato se-condo i saggi di valutazione annuale eccede del 3.6 O/o i valori del periodo 1875-79 confrontati con quest'ultimo periodo i valori del 1888 presen-tano il ribasso di 2.9
O/o-Quanto alle esportazioni le cifre che seguono per-mettono di costatare che la discesa dei valori espor-tati durante gli ultimi cinque anni, raggiunge annual-mente per le esportazioni totali 243 milioni di fio-rini, ossia il 25.6 O/o per le merci scelte, il ribasso medio è di 125 milioni ossia 27 O/o. Le quantità totali esportate durante questi cinque anni sono aumentate in media annualmente di 48.4 O/O.
Per conseguenza malgrado il deprezzamento il va-lore annuale delle esportazioni dal 1880 al 1887 calcolato secondo i saggi di valutazione annuale eccede di 8.5 O/o i valori ottenuti pel periodo 1875-74. Confrontati a quest'ultimo periodo i valori del 1888 presentano la diminuzione di 15.6
O/o-IMPORTAZIONI (QUANTITÀ E VALORI )
Anni Cifre assolate » — Gt a Valori calcolati in base ai saggi di valutazione A n n u a l i periodo del 1875-79 milinni d i fiorini Importazioni
a
Totali Variazioni proporzionali 1875-8.9 67.8 630.3 100.0 100.0 100 media 1880 81.2 676.0 754.9 U 9 . 8 107 2 89 10.4 1881 84.9 731.5 789.1 125.2 116 0 93 7 . 3 1882 88.6 781.9 823.6 130.7 124.0 98 5.1 1883 93.2 749.9 867.1 137.6 119.0 86 13.5 1884 94 6 691.5 880.0 139.6 109.0 78 21.4 1885 95.3 672.1 886.2 140.6 106.6 76 24.2 1886 96.1 698 6 893.9 141.8 110.8 78 21.8 1887 99.5 672.9 925.7 146.9 106.8 72 27.3 1888 117.3 728.8 1090.5 173.0 115.6 67 33.2GRUPPO DELLE MERCI SCELTE 1875-79 60.0 332 6
_
100.0 100.0 media 1880 67.4 338.7 373 2 112.4 101.8 1881 69.5 370.9 384 8 115.7 111.5 1882 72.1 410.9 399.7 120.2 123.6 1883 75.8 382.3 420.2 126.4 114.9 1884 76.0 328.9 420.9 126.6 98.6 1886 76.1 315. 2 421 8 126.8 94.8 1886 77.0 328.9 426.8 128.2 98.9 1887 81.6 309.6 451.9 | 135.9 93 1 1888 99.0 364.6 548.6 165.0 109.6 100.0 103 110 117 103 88 85 87 74 66 9 . 3 3.6 2.8 9.0 22 0 25.3 22.8 31.5 33.5 In aggiunta a questi dati, la cui utilità per io studio del movimento dei prezzi nell'ultimo decennio non può sfuggire ad alcuno, il signor lnama Sternegg pubblica le variazioni proporzionali dei prezzi delle merci importate ed esportate in Austria-Ungheria negli anni 1881-88 rispetto alla media del periodo 1875-79. Quelle cifre possono essere utilmente con-frontate con le altre fornite già da tempo dal Soet-beer, dal Giffen, dal Sauerbeck e da altri. Lo spa-zio non ci consente di riportarle. Diremo solo che all' importazione su 29 prodotti otto soltanto presen-tano nel 1888 aumento, e alla esportazione su 26 prodotti sei nello stesso anno indicavano aumento a paragone del periodo 1875-79.IL DISEGNO DI LEGGE
s u l l e B a n c h e eli e m i s s i o n e
(Continuazione, vedi N. 841) TITOLO II.
Disposizioni transitorie.
i loro statuti per ottenere una nuova concessione di anni dieci.
Prima della nuova concessione il ministro di agri-coltura, industria e commercio farà procedere in tempo utile all' accertamento della situazione all' attivo ed al passivo di ciascun Istituto.
Durante il primo quinquennio della nuova conces-sione, l'accertamento di cui al presente articolo sarà rinnovato annualmente sul bilancio al 31 dicembre di ciascun Istituto. Esso terrà luogo dell' accertamento triennale di cui all' art. 19, le cui disposizioni sono applicabili all' accertamento annuale.
Scaduto il primo quinquennio l'accertamento annuale avrà luogo per i soli Istituti che continueranno ad avere il corso legale.
Ciascun accertamento dovrà riconoscere se i rispet-tivi Istituti abbiano in tutto od in parte adempiute nell' anno le disposizioni della presente legge.
Art. 34. — All' atto della nuova concessione il Go-verno provvederà con decreto reale alla separazione della gestione contabile e finanziaria di ciascun Isti-tuto d'emissione da quelle relative :
1° al credito fondiario ; 2° al credito agrario ; 3° alla Cassa di risparmio ; 4° al Monte di pegno.
Gli Istituti che esercitano Casse di risparmio o Monti di pegno non potranno estendere codeste ope-razioni a città diverse da quelle in cui esse già erano in attuazione o in corso di essere attuate al 31 mar-zo 1890.
Il decreto reale dovrà precisare quale parte del pa-trimonio dell' Istituto dovrà considerarsi vinconlata con privilegio a favore dei creditori dell'Istituto per le operazioni dell'emissione o per ciascuna delle altre separate operazioni di credito fondiario, agrario, Cassa di risparmio o Monte di pegno, ferma 1' obbligazione dell'Istituto per tutte indistintamente le operazioni per quella parte dei beni che rimanesse in ciascuna separata gestione dopo saldati tutti i creditori che ad essa si riferiscono.
Collo stesso decreto, la Banca Nazionale nel Regno sarà autorizzata a computare nella massa di rispetto di cui all'articolo 20 il fondo da essa assegnato a garanzia del credito fondiario.
Art. 35. — Il primo esercizio della nuova conces-sione si chiuderà col 31 dicembre successivo, purché abbia durata non minore di mesi sei ; gli altri eser-cizi comincieranno col primo gennaio e avranno ter-mine al 31 dicembre.
Art. 36. — Agli Istituti che non avranno aumen-tato il patrimonio o capitale versato, secondo la legge 30 aprile 1874 n. 1920 (serie 2a); sarà accordata ' al-l' atto della nuova concessione una quantità di biglietti non maggiore di quella indicata per ogni Istituto dalla situazione al 31 dicembre 1889, purché sia rappre-sentata in cassa da una riserva metallica non infe-riore al 35 per cento della circolazione stessa.
Ciascuno dei sei Istituti avrà inoltre diritto ad una quantità di biglietti pari alla riserva metallica ecce-dente i limiti indicati al presente articolo.
Neil' ammontare dei biglietti di cui al presente ar-ticolo non sarà compresa la circolazione consentita dal Governo in corrispondenza alle operazioni di cui all' articolo 50.
Sulla circolazione eccedente il triplo del capitale versato, ciascun Istituto dovrà corrispondere durante i primi diciotto mesi della nuova concessione una tassa del due per cento all'anno, compresa quella di circo-lazione di cui all' articolo 11. Trascorso tale termine, si applicherà la tassa di cui all' articolo 10.
Art. 37. — Entro i limiti di cui all' articolo 4, per gli effetti della nuova concessione e su richiesta di ciascun Istituto, il capitale utile alla tripla circola-zione sarà considerato uguale alla somma del patri-monio o capitale versato a termine della legge 30
aprile 1874, della massa di rispetto e dei fondi ordi-narli e straordinarii di garanzia, dedotti :
a) il valore degli immobili destinati ad uso di
ufficio ;
b) i fondi eventualmente destinati a garanzia del
credito agrario o fondiario ;
c) 1' ammontare al cinquanta per cento degli ef-fetti e crediti in sofferenza o di dubbia esazione ;
d) 1' ammontare delle perdite.
L'eventuale maggiore prodotto della vendita delle azioni, oltre il loro valore nominale, dovrà andare alla massa di rispetto od a fondi speciali di garanzia.
Art. 38. — A deroga dell'articolo 3, la quantità dei biglietti consentita a ciascun Istituto a norma del-l' articolo 36, dovrà nei primi cinque esercizii della nuova concessione, essere rappresentata in cassa da riserva metallica non inferiore al 30 per cento nel primo esercizio; al 40 per cento nel secondo e nel terzo ; al 45 per cento nel quarto e nel quinto e al 50 per cento nel sesto esercìzio.
Art. 39. — Le operazioni di cui ai n. 1 al 5 inclu-sivo dell' articolo 9, eventualmente in corso alla data della nuova concessione, saranno liquidate a scadenza, nè potranno venir rinnovate.
L'ammontare degli impieghi in corso, dei quali è fatto divieto al n. 6 dell'articolo 9, nella somma sta-bilita per ciascun Istituto dallo accertamento di cui all' articolo 33, dovrà venir liquidato gradatamente in ragione non minore del 5 per cento nel primo eser-cizio della nuova concessione, del 10 per cento nel secondo, del 15 per cento nel terzo e del 35 per cento in ciascuno dei due esercizi successivi.
Nella stessa misura dovranno in ciascun esercizio venir realizzati gli immobili posseduti dall' Istituto oltre i limiti di cui all' ultimo paragrafo dell' arti-colo 21.
Le partecipazioni ad imprese agrarie, industriali o commerciali dovranno essere interamente liquidate nel quarto esercizio della nuova concessione,
È data facoltà ad ogni Istituto di non procedere alle liquidazioni di cui al presente articolo, deducendo l'ammontare delle somme non liquidate dal capitale utile alla tripla circolazione. L' ammontare loro potrà venir compreso nella massa di rispetto di cui all' ar-ticolo 20.
Art. 40. — Nel primo triennio dall' attuazione della presente legge, gli Istituti di credito fondiario sono autorizzati ad acquistare per via di cessione o di surrogazione i crediti ipotecarli o privilegiati degli Istituti di emissione per 1' ammontare risultante nel-l'accertamento di cui all' articolo 33, fino a concor-renza dell' intero valore dell' immobile ipotecato, senza riguardo al grado dell'ipoteca stessa, od al possesso trentennario nel proprietario dell' immobile ipotecato, purché gli Istituti di emissione assumano garanzia per il pagamento delle annualità e per il rimborso inte-grale dei crediti da essi ceduti, salvo regresso contro i debitori.
Gli Istituti di emissione dovranno entro un anno dalla cessiene dei loro crediti alienare le cartelle fondiarie ricevute in sostituzione dei crediti stessi.
Art. 41. — Il corso legale dei biglietti di banca è prorogato di anni 5 dalla data di cui all' articolo 32 e sotto l'osservanza delle condizioni prescritte al p r e -sente articolo.
I biglietti di ciascun Istituto non avranno corso legale che nelle singole provincie per le quali esista una sede, succursale o rappresentanza dello Istituto la quale assuma l'impegno del cambio in biglietti di altri Istituti o in biglietti di Stato per la durata del corso legale.
Istituti di accettarli in pagamento cesseranno col 30 giugno successivo.
Gli Istituti i cui biglietti hanno corso legale non potranno variare il saggio dello sconto e dell1 inte-resse delle anticipazioni senza autorizzazione del Go-verno.
Art 42. — Se un Istituto di emissione, i cui biglietti hanno corso legale, contravverrà alle disposizioni della presente legge, dei regolamenti per la esecuzione di essa o dei proprii Statuti, il ministro d'agricoltura, in-dustria e commercio dovrà, entro quindici giorni dalla notizia dell'avvenuta infrazione, richiamare l'Istituto all'osservanza loro, con invito di astenersi da ulteriori infrazioni e con ingiunzione di rientrare nella legalità in un termine non maggiore di sei mesi.
Qualora l'Istituto contesti la violazione di legge, dei regolamenti o degli Statuti, la questione sarà de-ferita al giudizio inappellabile della quarta sezione dei Consiglio di Stato. Se questo riconoscerà esservi stata violazione di leggi, regolamenti o Statuti, qua-lora T Istituto persista nelle sovraddette infrazioni o non si conformi alle ingiunzioni ad esso rivolte, il ministro di agricoltura, industria e commercio, di con-c'i-to con quello del Tesoro e previa deliberazione del Consiglio dei ministri chiederà al Consiglio di amministrazione la revoca del direttore.
Se ii Consiglio di amministrazione si rifiutasse di procedere a tale revoca, il direttore potrà essere re-vocato con decreto reale. In tal caso sarà nominato con altro contemporaneo decreto un Commissario regio il quale resterà in carica fino alla nomina del nuovo direttore.
Art. 43. — In seguito a giudizio della quarta se-zione del Consiglio di Stato e a del.berase-zione del Con-siglio dei ministri, il ministro di agricoltura industria e commercio potrà provocare un decreto reale di re-voca del direttore e di scioglimento del Consiglio di amministrazione qualora anche questo avesse parteci-pato ad atti di violazione della legge, regolamenti o statuti sociali o ad altri atli che potessero compro-mettere l'Istituto.
11 Commissario regio nel caso di scioglimento d'am-ministrazione ne terrà le veci col concorso del collegio dei sindaci i quali continueranno in carica e convo-cherà entro tre mesi gli azionisti in assemblea gene-rale straordinaria per eleggere la nuova amministra-zione.
Gel nuovo Consiglio non potranno far parte che un terzo dei consiglieri cessati.
Le funzioni del Commissario regio non avranno ter-mine clie dopo la nomina del nuovo direttore.
Art. 44. — A deroga dell'art. 15, nel primo e nel secondo esercizio della nuova concessione ogni Istituto non sarà tenuto a rimborsare a ciascuna riscontrata i propri biglietti che in ragione del cinque per cento della sua circolazione totale; del dieci per cento nel terzo, quarto e quinto esercizio,
Durante lo stesso quinquennio ciascun Istituto non potrà presentare alla riscontrata ad ognuno degli altri una somma maggiore di quella ch'esso rispettivamente gli rimborsa.
I biglietti di taglio inferiore a lire 100 non potranno venir presentati alia riscontrata nei primi tre anni dei a nuova concessione, se non a saldo del debito che alla riscontrata stessa gli Istituti possono avere reci-procamente tra loro.
Art. 45. — Durante il primo quinquennio delia nuova concessione, l'obbligo per ciascun Istituto del cambio dei biglietti in moneta metallica e secondo gli arti-coli 12 e 13 della presente legge, avrà luogo nelle città indicate all'articolo 5 della legge 7 aprile 1881 n. 133 (seria 3") sempre che l'Istituto abbia il corso legale nelle rispettive Provincie, e con facoltà per ogni Isti-tuto di ottenere dal portatore dei biglietti un premio che, entro il limite massimo dell' un per cento, verrà di tempo in tempo determinato per decreto reale,
pro-mosso dal ministro di agricoltura, industria e com-mercio, di concerto con quello del Tesoro.
Art. 46. — Fermo il disposto del secondo paragrafo dell'articolo 6, gli Istituti aventi un capitale versato o patrimonio maggiore di 30 milioni di lire non po-tranno durante i cinque primi esercizi della nuova con-cessione emettere biglietti di taglio inferiore a lire 100, se non per una somma che agguagli il venti per cento della loro circolazione.
Entro questi limiti, i biglietti da lire 25 da essi emessi, non potranno rappresentare che il quarto della totale circolazione dei biglietti da lire 25 e 50.
Art. 47. — Gli Istituti che all'attuazione della pre-sente legge consentano un interesse sopra i conti cor-renti e depositi a vista od a scadenza, non potranno durante il primo esercizio corrispondere sopra i conti correnti e depositi, in corso all'atto della nuova con-cessione, un interesse superiore a quello in vigore al 31 dicembre 1889. Tale interesse dovrà diminuire del mezzo per cento in ciascuno degli esercizi successivi. Le disposizioni del presente articolo non si applicano all' esercizio delle casse di risparmio annesse agli Isti-tuti d' emissione.
Art. 48. — Gli Istituti di emissione non potranno assegnare ai propri azionisti alcun dividendo al di là degli interessi al 5 per cento sul capitale versato senza aver prima ammortizzato con prelevamenti dalla massa di rispetto, da fondi straordinari di garanzia o dagli utili annuali, l'intero ammontare delle sofferenze ve-rificatesi nel corso dell' anno.
Gli Istituti per azioni dovranno annualmente ammor-tizzare le sofferenze arretrate in misura non minoro del ventesimo del loro ammontare, mediante corrispon-denti prelevamenti dalla massi di rispetto, dai fondi di garanzia straordinarii, o dagli utili annuali.
Tale ammoitamento si farà in ragione del decimo all'anno delle sofferenze arretrate po." i Banchi di Na-poli e di Sicilia.
Art. 49. — Il debito di lire 68,138,152. 24 dello Stato verso gli Istituti di emissione in dipendenza dello stock delia Regia dei tabacchi, sarà compreso nelle antici-pazioni del Tesoro di cui agli articoli 23 e 24 L'in-teiess J del 2 per cento all' anno cornincierà a decor-rere per una metà della somma all'atto della nuova concessione, e per l'altra metà al 1" gennaio del terzo esercizio della concessione stessa.
Art. 50. — Nulla è innovato alle convenzioni ed accordi intervenuti fra il Governo e gli Istituti di emis-sione telativi ad un' anticipazione straordinaria alla provincia di Cagliari; all'aumento di circolazione su deposito di piastre d'argento, e alla circolazione straor-dinaria a favore degli Istituti Torinesi.
LA CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE NEL 1 8 S 9
Ln Direzione della Cassa di risparmio di Firenze ri Ita invialo il rendiconto della gestione di-Ila Cassa Centrale di Firenze, e dello sue casse affiliate du-rante il 1889, elio è il 61° esercizio dalla data della sua istituzione. Prima di procedere all'esame comparativo dei resultati oltenuii nel 1889 in con-fronto coll'anno precedente, premetteremo che anche questo esercizio come il precedente, si distingue per l'aumento ottenuto nella maggior parie dei cespiti di rendita, e per la cura adoperala nell'ottenere mag-giori economie nelle spese.
di riserva) nel 1889 resulla nella somma di Li-re 448,503.13 a forma dello diffeLi-renze che si ri-scontrano fra i due esercizi 1888-89.
Stato attivo al 31 die. 1833. . L. 87,219,711.55 , » 1889. . » 86,345,244.35
Diminuzione dell' attivo. . L . 8 7 4 , 4 6 7 . 2 0 L . 8 7 4 , 4 6 7 . 2 0 Stato passivo a l 31 dio. 1883. L . 8 3 , 1 1 7 , 4 1 6 . 4 7
, » 1883. » 81,794,476.14
Diminuzione di passivo. . L. 1,322,970.33 » 1,322,970.33 L. 448,503.13 La qual somma di L. 448,503.13 costituisce l'ec-cedenza attiva dell' esercizio 1889 in aumento del patrimonio.
E questo è il definitivo resultato il quale trova perfetto riscontro nello sbilancio delle rendite e delle spese generali dell'anuate, quale si rileva dalle se-guenti cifre riassuntive portate dalle situazioni delle competenze :
Rendite generali dell' esercizio 1889 L. 3,236,941.75 Spese generali come sopra s 2,788,438.62
Avanzo . L. 448,503.13 E siccome il patrimonio netto della Cassa era al 31 dicembre 1888 di L. 4,102,265.08 saliva alla fine dell'esercizio 1889 a L. 4,550,768.21.
Abbiamo detto più sopra che I* esercizio 1889 si è distinto per l'aumento ottenuto nella maggior par te dei cespiti di reudita, e per la cura adoperata nel conseguire la maggior economia nelle spese. Il se-guente prospetto riassuntivo di esse porge occasione di constatare come anche il loro resultato complesso, per quanto inferiore all'esercizio precedente, sia sem-pre tale da farne uno dei periodi maggiormente re-munerativi.
Rendite dell' esercizio 1833. . . L. 3,205,543 52 » » 1839. . . » 3,236,941.75 Aumento nel. . . 1839. .
Spese nell' esercizio. 1833. . » • 1839. .
L. 31,398.23 — 31,398.23 L. 2,697,135.81
» 2,788,438.62
Aumento nel. . . 1839. . . L. 91,302.81 — 91,302.81 Minore avanzo nel 1889 di . . . . L. 59,004.58 Questa in sostanza è la sintesi" della gestione del 1889, la quale non fu di gran lunga inferiore ai resultati dell' esercizio precedente, quantunque nel-l'annata il paese sia stato travagliato da grave crise economica e finanziaria, i cui deplorabili effetti ven-nero in parte riparati dagli amministratori degli Isti-tuti con opportuni riuvestimenti di capitale.
IL DEL BELGIO NEL 1889
Ecco le cifre statistiche delle principali merci im-portate ed esim-portate nel 1889, con i valori calcolati giusta gli accertamenti stabiliti pel 1888.Le importazioni ascesero alla somma di fran-chi 1,336,047,000, in aumento del 3 per cento ri-spetto al 1888.
Le esportazioni ascesero a 1,247,651,000 franchi,
in aumento del 14 per cento rispetto al 1888. Le principali differenze sono le seguenti :
IMPORTAZIONE Aumento Diminuzione
Carni Fr. 15,593,000
Bestiame di specie bovina » » 11,716,000 Lino » 11,103,000 » Frumento » » 10,156,000 Sali di soda . . . . » 9,859,000
Orzi di ogni qualità. . » » 7,201,000 Avena, mais grano nero. » 7,156,000 »
Legnami da costruzione, fuorché quercia e noce,
segati » » 6,941,000 Riso » » 5,594,000 Piombo non lavorato. . » 5,458,000 » Rame e nichel greggi . » 5,493,000 » Burro fresco e salato . » 5,155,000 » Segala » » 4,969,000 Patate » » 4,406,000 Grassi » 4,027,000 Caffè » » 4,338,000 E S P O R T A Z I O N E Zuccheri greggi . . . Vetture ferroviarie . . Carni Semi oleosi . . . . Lino
Macchine non nominate Armi
Avena, mais e grano nero Ferro lavorato . . . Acciaio lavorato . . . Prodotti chimici . . . Fr. 25,546,000 » 22,903,000 » 11,442,000 » 8,956,000 » 8,7',7,000 » 6,902,000 .. 5,834,000 » 5,290,000 » 5,264,000 » 5,040,000 » 4,723,000
CRONACA DELLE GAME Di COMMERCIO
Camera di Commercio di Padova. — In una
delle sue ultime riunioni deliberava di appoggiare moralmente la proposta della Camera di commercio di Verona relativa alla impresa del traforo del Sempione, esprimendo però il desiderio che non ab-biano ad essere pregiudicati gli sludi o le pratiche iniziate per il valico dello Spluga, che tocca viva-mente gl'interessi commerciali della regione veneta. Approvava il conto consuntivo camerale dell' eser-cizio 1889: Entrata L. 4',386.31; Spesa L. 38,674.73 e la situazione patrimoniale al 51 dicembre 1889 in L. 60,791.22. Accoglieva il parere degli orefici locali, opportunamente interpellati sulla questione del mar-chio obbligatorio sugli oggetti di metallo prezioso, deliberando che siano espressi al regio Governo i seguenti voti :
a) che venga rimesso in vigore I' obbligo del marchio governativo sugli oggetti d'oro e d'argento; b) che sia stabilito un solo (itolo, e precisa-mente per l'oro di millesimi 750 e per l'argento di millesimi 800;
c) che per 1' applicazione del marchio si adot-tino due specie di punzoni, uno per gli oggetti più grossi, l'altro per quelli di piccola mole ;
Camera di Commercio di Salerno. —
Nell'in-teresse dell'industria dell'oreficeria e ÌD quello della fede pubblica deliberava essere utile ed indispensa-bile che sia adottato il sistema del marchio gover-nativo obbligatorio sugli oggetti d'oro e d'argento.
inoltre la Camera riconobbe la milita di avere un catalogo esatto e completo degli esportatori al-l' estero ; ma trovò però che compilandosi ora ri-sulterebbe, dopo non molto, anche incompleto, per-chè ripristinandosi come è da augurarsi, le relazioni commerciali con la Francia, molti, anzi moltissimi dei nostri industriali e commercianti, che ora non esportano all' estero, si renderanno allora esportatori per quello Stalo ; perciò reputava essere conveniente che sìa ad altro tempo rimandata la compilazione di un tale catalogo.
Camera di Commercio di Napoli. — Nella
tor-nata del 5 maggio le deliberazioni più importanti furono le seguenti :
1° Esaminato il progetto del Ministro delle Finanze sui contralti di borsa, e le manifestazioni di alcune camere di commercio avverse ad esso, deli-berava di associarsi alle pratiche iniziate dalla Ca-mera di Milano con le sue consorelle presso il Governo e il Parlamento perchè il progetto stesso non sia approvato, e le ragioni sono contenute nelle seguenti considerazioni « che l'aumento e la gra-dualità della tassa sui detti contralti mentre scemerà il numero di quelli, che si conchiuderanno nelle Borse e specialmente per mezzo dei pubblici media-tori, per ciò stesso tornerà poco profìcuo al Governo: che sia incomportevole il controllo, che per la sicura riscossione della tassa il Governo intende di eserci-tare non solo presso i mediatori iscritti e le Banche, ma eziandio presso le altre società commerciali: che lede il dritto contrattuale la disposizione, per la quale nei contratti a termine il compratore potrebbe ri-chiedere la consegna dei titoli prima della scadenza: che i contratti di Borsa si rannodano strettamente al riordinamento delle Borse stesse, pel quale un'appo-sita Commissione Ministeriale ha compiuto stuii e presentate proposte, che trovansi in opposizione col citato progette di legge.
2° Deliberò di trasmettere al Governo una re-lazione contenente le osservazioni degli orefici napo-letani sul marchio degli oggetti preziosi, dalla quale resulta che « furono pel marchio facoltativo soltanto quei bigiottieri di gran credito, che producono e ven-dono oggetti di molto costo, la cui clientela si com-pone di ricchi e d'intelligenti, e per cui è conve-niente, possibile e facile il mantenere la propria ri-spettabilità, cosicché per essi non sia necessario che l'onestà della loro fabbricazione sia autenticata da uf-ficiali governativi. Gli altri, in più gran numero, i produttori e trafficanti di oreficeria ordinaria, recla-marono con gran calore il ristabilimento del marchio obbligatorio, attribuendo il danno solo al mutato re-gime, e confidando pel rimedio solo nel ritorno all'abolito sistema. Fauno la confessione dolorosa che non si seppe usare della libertà, che si trasmodò nell'abuso, che la libertà è nociva, la regolamenta-zione salutare. Fu anche espresso il voto che il dritto pel saggio sia diminuito, locehè sarebbe anche giusto, se veramente si dovesse riproclamare la ob-bligatorietà.
Camera di Commercio di Udine. — Nell'intento
di provvedere ai bisogni della pastorizia di una zona larga 7 chilometri e mezzo dal confine, il vigente
trattato di commercio fra l'Italia e l'Austria-Unghe-ria stabilisce che la crusca importata da qnell' im-pero nella zona stessa sia esente da ogni diritto di dogana. L'esperienza ha però dimostrala che la mas-sima parte di quella crusca non aveva per fine il nutrimento del bestiame posseduto dalla zona, ma veniva introdotta nel resto del Regno, dove aveva facile vittoria della crusca soggetta al dazio e di quella di produzione nazionale. Per porre un fre io ad una illecita speculazione, elio danneggiava così I' erario come il commercio dei paesi fuori di zona, e specialmente le provincia ili Udine, di Treviso e di Venezia, il Ministero dello finanze recentemente dispose che le domande degli utenti e le dichiara-zioni dei sindaci della zona siano sottoposte all'esame della Camera di Commercio di Udine. La Camera nell'ultima sua adunanza, prese conoscenza del la-voro compiuto dalla propria Commissione e ratificò i provvedimenti da essa adottati ; provvedimenti che rettamente interpretano il trattato, e mentre soddi-sfano ai veri bisogni della zona, bastano a proteg-gere il commercio del resto della provincia e del Regno.
Camera di Commercio di Bologna. — Nella
tor-nata del 23 aprile la Camera deliberava di appog-giare l'istanza della Camera di Chiavenna • diretta ad ottenere un termine più lungo alla reimporta-zione dei fusti vuoti'esenti da dazio; quella della ditta Cavaliari Salem e C. affinchè in occasione delle nuove convenzioni per i servizi marittimi si faccia obbligo alle società assuntrici di pubblicare notizie delle concessioni speciali fatte a singole ditte, come si pratica nelle ferrovie, e dietro "richiesta della Camera di Livorno deliberava di appoggiare il pro-getto di due tratti di ferrovia 1' una da Pistoia per Val di Nievole e Livorno e 1' altra da Livorno a Vado. Riguardo al marchio degli oggetti preziosi confermava il volo degli orefici diretto ad ottenere che si conservi il sistema attuale.
Mercato monetario e Banche di emissione
Le condizioni del mercato inglese hanno subito un nuovo peggioramento per effetto delle richieste d'oro per conto della Germania. Dalla Banca di In-ghilterra, per questo motivo sono state ritirate alcune somme nella decorsa settimana, e questo fatto in ag-giunta ai bisogni soliti a manifestarsi verso la fine del semestre rendono la posizione del mercato libero meno facile. Lo sconto a tre mesi è salito oltre il 2 3|4 0|0 e i prestiti brevi sono stati negoziati a 1 4|2 e 2 0|Q. Si prevede un prossimo "aumento del minimum officiale, ma alcuni ritengono che possa essere differito di alcune settimane.
La Banca di Inghilterra al 19 corrente aveva l'incasso di 21,460,000 sterline in diminuzione di 300,000, la riserva era scemata di 137,000 sterline, il portafoglio era in aumento di oltre 2 milioni e i depositi privati di 1 milione e mezzo.