• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.17 (1890) n.860, 26 ottobre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.17 (1890) n.860, 26 ottobre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P R IV A T I

Anno XVII - Yol. XXI

Domenica 26 Ottobre 1890

N. 860

CURIOSE QUESTIONI SULLA FINANZA

Da qualche settimana la finanza e le cifre del bilancio formano argomento di discussione tra de­ putati e la stampa ; il paese, pare quasi impossibile, si appassiona qualche poco per un interesse pur così importante.

La più curiosa delle questioni sollevate è quella riguardante le cifre delle spese militari citate dal- l’òn. Cavallotti nel suo discorso di Firenze e dichia­ rate non esatte da altri deputati o da una parte della stampa. Ora sia permesso a noi che abbiamo un poca di paternità in quelle cifre, giacché l’ono­ revole Cavallotti ha citate quelle da noi pubblicate qualche tempo fa, che protestiamo con tutte le no­ stre forze contro qualunque tentativo di farle pas­ sare per non scrupolosamente esatte.

Le spese per la guerra e la marina dal 1879 sono andate sempre crescendo sia nelle cifre assolute, sia nelle cifre proporzionali; nelle cifre assolute perché da 252 milioni sono arrivate a 565 milioni, nelle proporzionali perchè dal domandare il 19 0|0 del totale di tutte le spese effettive, sono arrivate al 32 per cento. E questi elementi sono purgati dalle partile di giro e sono rilevati dai consuntivi appro­ vati dalla Corte dei Conti e dalla Camera.

Che se, come nota la R ifo rm a , nel bilancio della guerra e della marina vi sono delle spese che non sembrano da attribuirsi scrupolosamente alla guerra ed alla marina, come le spese per il tiro a segno e quelle per la marina mercantile, si può osservare che sono oimnesse invece le spese per le pensioni dell’ uno e dell’ altro dicastero, le quali domandano senza dubbio una cifra molto maggiore di quella che la R ifo rm a vorrebbe detrarre.

Ma si ha di più, se le spese militari nel decennio sono andate sempre crescendo senza sosta veruna, è bene notare che gli aumenti più importanti si sono verificati in questi ultimi anni e maggiori, appunto quando crebbero le difficoltà del bilancio e quelle economiche del paese.

E infatti ecco un prospetto degli aumenti di cia­ scun anno a paragone dell’anno precedente ;

1880...milioni 25 1885-86.,. . . milioni 7

1881...1886-87. 26

1882... » 37 1887-88. > . • » 67 1883... » 38 1888-89.,i • • * 133 1 8 8 4 -8 5 .. » 11

Vedano adunque, coloro che vorrebbero negare questo successivo aumento delle spese militari, che nei tre ultimi esercizi gli aumenti superano i 226

milioni, mentre in tutti gli altri sette anni gli au­ menti furono di soli 117 milioni.

Ogni tentativo pertanto, diretto a diminuire la gra­ vità della situazione ed a nascondere o velare la ve­ rità che emerge da fatti così chiari come quelli che abbiamo esposto , è tentativo veramente antipatriot­ tico, poiché mira a distogliere il paese dalla medita­ zione sulla causa principale del suo attuale disagio. Provino e dimostrino i nostri avversari che quelle spese sono necessarie e sono p o i tutte len e im piegate, e potranno, ove sappiano raggiungere la dimostrazione, far opera utile al paese, ma non tentino contraria­ mente al vero, di impugnare i fatti noti, perchè in tal modo fanno torto a loro stessi ed alla causa che intendono di servire.

Un’ altra curiosa questione è stata sollevata a pro­ posito della intervista pubblicata a Milano tra l’ ono­ revole Luzzatti ed il Direttore della P erseveranza; quel colloquio ha dato motivo ai più fieri attacchi contro I’ on. deputato di Padova che alcuni hanno voluto vedere in contraddizione con sé stesso.

Non dividiamo tale severo giudizio. L’on. Luzzatti è stato sempre l’ uomo dalle mezze misure, dai tem­ peramenti medi e degli equi componimenti ; nè mai in vita sua ha espresso un convincimento che non fosse seguito da se e da m a, così da toglierne ad un tempo ogni angolosità ed ogni precisione. Uomo di ingegno e di dottrina, vede così il bene come il male, ma non è stato mai nè sarà mai, cre­ diamo, eccessivo o concludente nel giudicare, spe­ cialmente se trattasi di esprimere biasimo. (Quando era Presidente della Giunta del Bilancio e negli ultimi tempi, si era accorto della rovina alla quaie andava incontro l’ on. Magliani per la poca resistenza che opponeva alle spese eccessive — coa­ diuvato in ciò dalla stessa Giunta del Bilancio che si dava l’aria di opposizione, ma in fondo cedeva sempre per l’ uno o per l’ altro pretesto parlamen­ tare, — fino da allora noi abbiamo rimproverato l’on. Luzzatti di non avere espresso con maggior chiarezza il proprio pensiero e di non aver esposta colla rudezza, che è necessaria per scuoterei la Ca­ mera ed il paese, la situazione del bilancio.

Nella intervista adunque di Milano l’on. Luzzatti non poteva essere diverso da quello che è ed è sempre stato. La conclusione delle sue risposte al direttore della P erseveran za sono tutto un lavorio non già di equilibrio, che non crediamo sia lo scopo a cui I’ uomo va in cerca, ma dei tempera- menti equi che ci sembra sia il tic dell’ on. de­ putato per Padova.

(2)

674 L ’ E C O N O M I S T A 26 ottobre 1890 assai, non è tale da togliere ogni speranza all’ onore­

vole Luzzatti, così che egli arriva sino a pensare! che cosa dovrebbe fare il Ministro delle Finanze quando i tabacchi invece di 100 daranno 200 milioni ; e gli italiani consumeranno un chilogrammo di più a testa della bianca derrata volgarmente chiamata zucchero. L ’ on. Luzzatti vuole il pareggio ed è austero in tale concetto che ha imparato dal Minghetti; ma crede che siamo vicini al pareggio tra le entrate e le spese effet­ tive, mentre propugna economie persino uel ministero della pubblica “istruzione, dove I’ economia è delibo come 6 delitto lo sperpero. L’ on. Luzzatti trova che i tassi del d a n a ro in Ita lia sono asiatici non europei ; mentre oggi che parliamo ii saggio dello sconto è solo di un punto inferiore a quello che ha la Banca d’ In­ ghilterra, e mentre pochi giorni or sono nel Sole T on. Luzzatti notava che si trova danaro fuori banca al 4 */, o 4 7» Per cento. - L’on. Luzzatti ancora, sebbene convinto che il contribuente italiano sia eccessivamente aggravato, non sarebbe alieno da qual­ che rimaneggiamento su alcune tasse di consumo, al­ cool, olii pesanti e zuccheri e ciò mentre vuole la

revisione econom ica dei tributi e I’ alleggerimento degli aggravi alle società cooperative ec. ec.

Fatti questi che a molti sembrarono contraddizioni, mo che non sono invece se non prodotti di quel culto votato dall’on. Luzzatti ai temperamenti equi, culto che io ha distolto nella scienza, nella finanza, nella po­ litica dall’ essere quel valore che il suo ingegno, la sua potente facoltà assimilatrice, ed il fascino della sua parola largamente promettevano.

A questo culto degli equi temperamenti l’on. Luz­ zatti è stato sempre coerente e ne è prova luminosa la intervista di Milano.

SERVIZI MARITTIMI ITALIANI ”

Y .

Ci eravamo proposte nel nostro primo articolo, alcune questioni. Esaminiamole, come dicemmo do­ versi fare, non astrattamente ma in relazione allo stato presente effettivo delle cose.

Una era questa : È meglio imporre agli assuntori dei servizi marittimi pochi oneri-e spender poco, : o viceversa imporne molti e gravosi contro un più l pingue corrispettivo ? È lo stesso, verrebbe fatto di rispondere a primo aspetto ; purché nel do ut fa c ia s la proporzione tra gli obblighi dei due contraenti venga mantenuta, i due sistemi equivalgono. Benissimo in tepria, ma in pratica non è interamente così, o meglio lo sarà nei rapporti tra le sole due parti contraenti, ma non negli effetti complessi dell’ interesse pub­ blico, quale è determinato dalle nostre leggi e dai nostri costumi. Il primo dei due sistemi sarebbe senza dubbio intrinsecamente migliore ; il secondo è oggi in Italia forse il solo possibile.

Il primo sistema è quello che si suole seguire in Inghilterra. Colà nel naviglio mercantile numerosis- sissimo abbondano i piroscafi costruiti in modo da servire all’ occorrenza come navi ausiliari a quello da guerra. In caso di bisogno il governo inglese ne trova sempre; non ha perciò necessità come il nostro

l) Vedi i numeri 853, 854, 855 e 859 Ae>\VEcono-

m is t a .

b ;:Ò. ' . . . . . . , ' :

di predisporre che ve ne sieno, imponendo ai con­ cessionari dei servizi postali, tra gli altri patti, di tenerne pronte di tali. E poiché un tal patto non viene dicerto stipulato senza un correspettivo pecuniario, ecco una prima causa di maggiore spesa in confronto d’altri Stati. Ma inoltre al Governo italiano fa comodo che altri rami della pubblica amministrazione pro­ fittino dei servizi marittimi retribuiti : per esempio vuole che i senatori e i deputati fruiscano del pas­ saggio gratuito, che gli impiegati civili abbiano pas­ saggio e prezzo ridotto, che a prezzo ridotto pari­ mente si eseguiscano i cambi di guarnigione per la via di mare ed ogni altra specie di trasporto di per­ sone e di cose per conto dei ministeri della guerra e della marina. Nè i concessionari vi si rifiutano ; solamente chiedono una sovvenzione, a un tanto per lega, maggiore di quello che chiederebbero se a siffatti oneri non dovessero assoggettarsi. Per lo Stato gli abbuoni sui prezzi da una parte e la maggior sovvenzione dall’altra si risolvono in una specie di partita di giro. Una specie diciamo, perchè non si vede se le cifre si corrispondano proprio esattamente. È dunque un sistema che ci piace meno anche perchè è più complicato e ci si vede meno chiaro. — Ma non basta: il Governo, per contentare gli industriali suole imporre il patto che a condizioni fino a un dato limite anche diseguali, le costruzioni navali de­ vano farsi in paese; e per contentare i negozianti impone un limite massimo di tariffe sul trasporto delle diverse merci, mentre i liberi vettori alzano e abbassano le tariffe a loro piacimento, secondochè il mercato dei noli ne ii consiglia. Ecco altrettanti vincoli che per l’ assuntore dei servizi marittimi si traducono in diminuzione di guadagno. Egli però se ne risarcisce col costringere I’ altro contraente, che è lo Stato, a corrispondergli una retribuzione più ragguardevole. E siccome in ultima analisi chi paga è il pubblico, anche per lui i vantaggi da una parte e il maggior costo dei servizi dall’ altra costituiscono una partita di giro, non scevra però di quei difetti che abbiamo notati poc’ anzi. — Certo, sarebbe più ragionevole lasciare che il concessionario, quando ha adempiuto esattamente agli obblighi del servizio po stale, nella parte commerciale del suo lavoro fosse libero di stabilire prezzi ed ogni altra cosa a suo piacimento. Ma in Italia il commercio, come ogni altra attività, vuole la protezione inframmettente di quel gran padre e tutore che è lo Stato, ed oggi sarebbe un sogno sperare di poter a un tratto mu­ tare tendenze, pretese e consuetudini radicate. Avremo dunque, anco nei nuovi servizi marittimi, le tariffe con misura prestabilita, e il paese seguiterà a non accorgersi di pagare sotto altra forma questo illu­ sorio vantaggio.

Avevamo posta anco quest’ altra questione. Quale è la somma massima che si può spendere per l’og­ getto di cui si tratta, e quale la somma minima oc­

(3)

20 ottobre 1890 L ’ E C O N O M I S T A 075 di circa, undici milioni annui stata spesa fin qui,

come è necessariamente il massimo, deve anche es­ ser ragionevolmente il minimo, in altri termini non sia buon consiglio diminuirlo. Ricordiamoci che, come si è già notato, ben altro impulso sarebbe da darsi alle relazioni e postali e commerciali dell’ Ita­ lia coi paesi d’oltremare, se i mezzi lo consentis­ sero ; che il limitarci per ora senza pregiudicare il futuro è saviezza; che il migliorare, il perfezionare i servizi, senza estenderli è fattibile, ma che non lo sarebbe più quando la Spesa venisse ridotta a mi­ sura ulteriormente esigua. Rinunziando alla voglia di spendere di più, ma anche alla inopportuna pre­ tesa di spendere meno di prima, si può concretare un modo soddisfacente di spender meglio.

E siccome abbiamo già sommariamente indicato in altro numero quale indole e scopo i migliora­ menti ai servizi attuali dovrebbero avere, senza stare a ripeterlo e senza aggiungere, perchè superfluo, che a molte cose di per sè desiderabili bisognerà saper rinunziare, acciò non isfuggano quelle di' pri­ maria importanza, diremo solo che anzitutto è ne­ cessario aver presente una lucida sintesi degli in­ teressi veramente generali e chiuder l’orecchio alla voce di quelli legittimi si ma troppo particolari, che pur si ingegnano di farsi avanti.

Enumerarne tutte le manifestazioni sarebbe lungo, difficile e qui inutile. Citeremo un esempio, per spiegar meglio il nostro concetto, mostrando come gli interessi locali sogliano reclamare soddisfazione in modo grettamente esclusivo, vorremmo dire uni­ laterale, senza cioè preoccuparsi affatto delle diffi­ coltà pur notorie che loro si oppongono e della ne­ cessità di coordinarsi cogli interessi generali, di transigere con altri interessi locali non meno legit­ timi, di proporzionarsi ai mezzi.

Fino dall’estate scorsa la Camera di Commercio di Venezia pubblicava uno studio sui futuri servizi marittimi italiani, da noi riassunti nel nostro nu­ mero del 3 Agosto, le cui principali conclusioni erano :

Che i servizi dell’Adriatico e quelli del Mediter­ raneo vengano affidati a due diverse Società, e se dovesse ottenerli una sola, questa venga costretta a tenerne ben distinta e separata l’amministrazione.

Che sia esclusa la toccata di Trieste su tutte le linee tra Venezia e il Levante, giacché Trieste ha già col Levante comunicazioni sufficienti.

Che Venezia sia allacciata colla Spagna e con l’America ; le linee da e per l’America facciano capo non più a Palermo ma a Brindisi, e nel ritorno tocchino gli altri porti dell’Adriatico fino a Venezia.

Che sieno stabilite più frequenti comunicazioni tra Venezia e la Sicilia.

Che i noli per le merci tra gli scali oltre Suez e Venezia, e viceversa, i quali oggi devono per regolamento essere eguali a quelli per Genova e viceversa, vengano invece ragguagliati alle distanze.

Che la linea della Dalmazia fino all’ Jonio venga liberata da deviazioni e da prolungamenti, in guisa che più diretta e immediata ne sia per Venezia T utilità.

Che si istituisca una linea in partenza da Vene­ zia pel Mar Rosso, acciò tutto il traffico di quelle colonie non faccia capo ingiustamente, come adesso, a Trieste.

In questa sfilata ve ne sono delle sane e delle grame, e le grame sono tali non di per se stesse,

ma in quanto non tengono conto che cinque o set altri porti italiani fra i principali, senza poi contare i secondari, hanno diritto di affacciare richieste, se tanto mi dà tanto, di entità per lo meno eguale, epperò di una entità complessive spaventevole. Ora il fare astrazione da ciò è un assurdo, è un voler rimanere inascoltati, togliendo a se stessi autorità ed influenza.

R Governo dovrà contentare un po’ tutti, ma nello stato in cui sono le cose e per tutto quello che ab­ biamo detto sin qui, ciascuno deve rassegnarsi di essere contentato ben poco.

Viene però in taglio un’ altra questione, che nel citato nostro numero formulammo così: — Nella designazione delle linee si deve tener conto, a pre­ ferenza, delle richieste dei centri marittimi che già primeggiano nel traffico, ovvero di quelli che son ricchi più che altro di avvenire e hanno bisogno d’ aiuti e d’ impulsi?

Di quelle dei primi, rispondiamo senza peritanza. Se v’ è chi ci abbia fatto 1’ onore di seguire con benevola attenzione il breve corso dei nostri articoli su questo tema, si sarà, crediamo, persuaso al pari di noi che questo benedetto riordinamento di ser­ vizi marittimi bisognerà — perchè è impossibile fare altrimenti — sia una cosa limitata, discreta, mode­ sta, quale si addice a chi ha larghe vedute ma borsa. smilza ; un’ opera che poco imbastisca di nuovo e poco tagli di vecchio, ma pure imbastisca qualche cosa e ne tagli qualche altra ; che consti di ritocchi e di raddirizzamenti. Così essendo, senza nulla to­ gliere all’ avvenire delle città marittime che hanno felice giacitura ma traffico tuttora scarso e mancanza di forze proprie, non sarebbe nè giusto nè utile favo­ rirle in una misura relativamente soverchia a sca­ pito di altre che già riassumono in sè, e per virtù propria, ben maggior somma degli interessi com­ merciali del paese. Tra due campi entrambi di buona terra, quando il tempo stringe e i bisogni economici incalzano e il capitale e gli strumenti da lavoro scarseggiano, un prudente agricoltore, più che a quello ove può soltanto seminare, dedica cure e fa­ tiche a quello ove è maturo o imminente il raccolto.

LE SOCIETÀ COOPERATIVE 01 CREDITO E BARCHE POPOLARI

Le Società di credito ordinario, e altri Istituti di credito nel 1888

(4)

678 L ’ E C O N O M I S T A 26 ottobre 1890 in modo molto più ampio di quello che non fosse

negli anni precedenti, inqnantochè oltre al porgere contezza del movimento complessivo di ciascuna società, indica analiticamente anche quello verifica­ tosi in ciascheduna sede ed agenzia.

Questo premesso passeremo senz’|altro”aII* esame dei prospetti statistici.

Al 31 dicembre 1888 esistevano nel Regno : Società cooperative di credito e Banche popolari N. 692

Id. ordinarie di credito... » 161 Id. ed Istituii di credito agrario. . . » 11 Istituti di credito fondiario...» 9 Alla stessa data non avevano ancora incominciato le operazioni N. 44 Società già costituitele 13 non inviarono la loro situazione.

Confrontando questi resultati con quelli che ap­ parivano al 31 dicembre 1887 si trova che gli Istituti di credito agrario ebbero scarso sviluppo, e quelli di credito fondiario diminuirono di uno, avendo quello di Sardegna cessato dal fare opera­ zioni: peraltro g'i affari da essi compiuti, ebbero quel notevole incremento addimostrato negli anni precedenti.

Le Società cooperative di credito e Banche po­ polari, e le Società ordinarie di credito se non au­ mentarono nel 1888 in quella proporzione verificatasi negli anni precedenti, si mantennero però in quella via di costante aumento, essendo cresciute le prime in confronto al 1887 di 31 e le seconde di 3.

Le Società cooperative di credito e Banche popolari che nel 1869 erano 40 salirono nel 1888 a 692 e le Società ordinarie di credito da 19 a 161.

Ìl numero delle Società cooperative in nome col­ lettivo è assai limitato. Nel 1888 ascendevano a 42 cioè 3 in Piemonte, 6 in Lombardia, 29 nel Ve­ neto, 1 in Toscana, 1 in Campania e 2 in Basilicata. Nelle Società cooperative di credito e nelle Banche popolari l’incremento è notevole in tutto il regno, ma specialmente nelle provincie meridionali, e nelle Società ordinarie di credito per quanto costante, Patimento è stato piò modesto.

Se si confronta il numero degli Istituti legalmente costituiti al 31 dicembre 1881 con quelli che fun­ zionavano alla fine del 1888 si trova un aumento di 324 nella misura cioè dpi 277 per cento: questa proporzione è stata per altro superata nelle provincie del mezzogiorno, giacché l’aumento nella Campania raggiunge la proporzione del 1122 per cento, in Sicilia del 6 6 2 ; nelle Puglie del 7 1 8 ; nella Basi­ licata del 389, senza tener conto dell’ aumento ve­ rificatosi nelle Calabrie nelle quali nel 1881 non si trovava che una sola Banca Popolare, mentre alla fine del 1888 sono 15 e quindi un aumento del 1500 per cento.

Quantunque nelle stesse proporzioni l’aumento è stato considerevole anche nelle altre regioni giac­ che nell’Umbria ha raggiunto il 400 0|o; nel Lazio il 333, nella Liguria il 233, nel Piemonte il 193, nelle Marche il 183, nella Toscana il 175, nell’Emi­ lia il 161, nel Veneto il 135 e nella Lombardia il 125 % . E da notare per altro che se in queste ultime regioni l’aumento presenta una percentuale più bassa che nelle altre, sono per altro queste, ove le istitu­ zioni di cui parliamo ebbero ed hanno vita rigo­ gliosa, e ove per conseguenza è sentito meno il bi­ sogno di un maggior numero di esse.

E coll’ aumento del numero degli Istituti

coope-rativi di credito, e delle Banche popolari è andato pure crescendo il loro capitale versato, giacché mentre nel 1871 questo capitale era di L. 23,968,984 10 troviamo salito a L. 85,978,548 alla fine del 1888. Dal prospetto in proposito che abbiamo fra le mani resulta per altro che nelle Società cooperative di credito, e nelle Banche popolari la differenza fra ca­ pitale nominale sottoscritto e versato è minima in confronto a quello che si riscontra nelle Società or­ dinarie di credito, e questo fatto stabilisce uno dei caratteri differenziali fra le due specie di Società.

Nelle Società cooperative di credito, e nelle Banche popolari l’ aumento del capitale è stato costante, mentre nelle Società ordinarie di credito l’aumento si è verificato soltanto negli ultimi anni, quantunque nel 1888 il loro capitale nominale e quello sotto- scritto abbiano subito una notevole diminuzione, men­ tre si è verificato un notevole aumento nel capitale versato.

Nelle Società cooperative di credito il capitale medio che era nei primi anni per ciascuna di esse di L. 374,513 è andato di anno in anno costantemente diminuendo fino a L. 124,246 nel 1888.

Nelle Società di credito ordinarie al contrario il capitale medio versato non ha subito forti oscillazioni essendo stato nel 1871 di L. 1 ,870,989; nel 1876 di L. 2,150,571 ; nel 1881 di L. 1,819,497 e nel 1888 L. 1,760,078.

Passando ai mezzi disponibili delle varie Società di cui ci occupiamo si trova che il patrimonio delle Banche cooperative, che è costituito dal capitale ver­ sato, e dal fondo di riserva si è dal 1871 a tutto 11 1888 quasi quadruplicato, mentre i depositi nel medesimo periodo di tempo si sono talmente aumen­ tati da divenire quasi nove volte maggiori. Lo stesso dicasi, quantunque in misura più modesta, per le Società ordinarie di credito nelle quali il patrimonio durante la suddetta serie di anni si è triplicato, e i depositi più che quadruplicali.

Si e b b e q u in di un au m en to m edio ann u ale per le S o c ie t à ’ co o p e ra tiv e di cre d ito , e per le B an ch e P o ­ polari : *

Sul capitale di . . . L. 3,600,000 circa Sui depositi . . . . » 22,900,000 Per le Società di credito ordinario:

Sul capitale di . . . L. 10,900,000 Sui depositi . . . . » 30,600,000 I mezzi disponibili che nel 1871 erano per le Società cooperative e Banche popolari di L. 76,698,692 erano saliti al 31 dicembre a L. 548,691,102 e per le Società di credito ordinario da L. 275,043,211 a L, 1,036,018,923.

Le resultanze del bilancio danno per le Società cooperative di credito, e per le Banche popolari una somma di L. 756,861,809 e per le Società ordina­ rie di credito di L. 2,191,971,045. In queste cifre l’ammontare dei mezzi disponibili rappresentava per le prime il 72,50 per cento, e per le seconde il 47,27 0|0- È da notare per altro che se per queste ultime la percentuale è più bassa, deriva dall’avere le Banche di tal genere una somma non indifferente di depositi a garanzia, per cauzione, e per custodia la qual somma figura tanto nell’attivo che nel passivo. Fra le operazioni attive che compiono gli Istituti cooperativi, e quelli di credito ordinario figurano in grado eminente gli sconti, e gli impieghi in titoli.

(5)

26

ottobre 1890 L ’ E C O N O M I S T A

677

AI 31 dicembre 1888 le Banche popolari avevano investito in cambiali ed in anticipazioni insieme la somma di L. 294, 322, 124 e in titoli L. 404, 046, 838, e le Società ordinarie di credito L. 321,978,910 in cambiali e io anticipazioni e L. 378,200,369 in titoli.

Nelle Società ordinarie di credilo meritano spe­ ciale menzione i mutui ipotecari che ammontano a L. 200,333,868, i riporli a L. 90,491,361 e i beni stabili a L. 63,824,325.

Le cambiali in portafoglio e le anticipazioni delle Società cooperative di credilo, e «Ielle Banche popo­ lari che erano di 56,210,151 al 31 dicembre 1871 salivano a L. 294,522,124 al 31 dicembre 1888 e per le Società di credito ordinario da L. 74,745,901 a L. 321,978,910. L’ aumento è stato costante per tutti quanti gli Istituti, ad eccezione del 1888 che segna un regresso che per gli Istituti della prima categoria è di circa 5 milioni e per quelli di se­ conda oltre 31.

Quanto agli Istituti di credito agrario, e di cre­ dito fondiario la relazione ci presenta le seguenti notizie.

Il buono agrario che doveva accrescere in modo singolare la potenza di credito degli Istituti intenti ad aiutare l’agricoltura nazionale, non ebbe fortuna. Titolo essenzialmente fiduciario non potè espandersi nel continente come avrebbe dovuto e nell’Isola di Sardegna, emesso in maggiori proporzioni per ope­ razioni industriali di dubbia utilità, o per intraprese rovinose, acquistò una malsana espansione, causa non ultima della crisi che colpi gli Istituti che la emettevano.

Miglior successo ebbe la cartella di credito fon­ diario la quale con sufficiente rapidità si diffonde, e conquista il mercato. Negli ultimi due anni si è avuto un aumento di circa 100 milioni all’anno, e tutti gli Istituti, ad eccezione di uno solo, godono il favore delle piazze.

Gli Istituti di credito agrario scontarono ed anti­ ciparono nel 1888 per L. 193,222,286 e alla fine dello stesso anno le cambiali in portafoglio e le anticipazioni erano rappresentate dalla somma di L. 25,911,268.

Del credito fondiario abbiamo già pubblicato le situazioni semestrali e annuali che lo riguardano, ci limiteremo soltanto a segnalare che l’ammontare dei mutui con ammortamento era al 31 dicembre 1888 di L. 580,859,772 ai quali vanno aggiunti i mutui in numerario fatti dal credito fondiario della Banca Nazionale in L. 17,040,715 e circa 41 milioni di conti correnti ipotecari.

IL CONGRESSO DEI SOCIALISTI TEDESCHI

Il Congresso tenuto a Halle dai socialisti tede­ schi ha compiuto i suoi lavori sabato sera della pre­ cedente settimana. Ad esso hanno preso parte 413 membri e le discussioni sono state laboriose e spesso vivaci, sempre interessanti per la chiara intelligenza dello stato odierno del socialismo germanico. Non ci è possibile di renderne conto particolareggiato, ma vogliamo però gettare uno sguardo sui risultali com­ plessivi del Congresso stesso.

Il primo di questi risultati è la vittoria del Bebel, del Liebknecht e degli altri capi parlamentari del partito, sulla opposizione rumorosa e rivoluzionaria rappresentata da alcuni delegati di Berlino. Il Schip- pel e il Werner portavoce dei dissidenti sono stati completamente battuti. Quando all’ultimo giorno del Congresso si è dovuto votare le conclusioni d’ una commissione di nove membri nominata per esami­ nare i loro reclami, il rapporto di questa commis­ sione che infliggeva loro un biasimo formale è stato approvato con 360 voti contro 30. Nè basta. Il B e­ bel è stato nominato cassiere del nuovo comitato direttivo, il Singer è portato a uno dei due posti di presidente dello stesso comitato ; il Liebknecht è incaricato della redazione del giornale officiale del partito, il Volksblatt di Berlino che dal 1° gennaio prossimo avrà il sotto titolo di Vorw aert» (avanti^; insamma vittoria completa dei « vecchi » e dei « parlamentari ».

(6)

dal-678 L ’ E C O N O M I S T A 1’ oggi al domani. « Bisogna essere pazzi, esclamava,

per domandare quale sarà 1’ assetto dello stato de­ mocratico e sociale che ci riserba 1’ avvenire. Coloro che fanno delle domande di questo genere danno a se stessi un brevetto d’ ignoranza e d’ irreflessioue. Una legge, quella contro i socialisti ad esempio, può cessare il tale o tal’ altro giorno, la tale o tal’ altra ora ; ma decretare che a un dato momento, a mez­ zanotte, l’organizzazione sociale attuale cesserà per far posto a una organizzazione nuova è una pura fanciullaggine ». Sicché quelli che contavano di di sentire al Congresso di Halle delle belle discus­ sioni teoriche hanno dovuto essere disillusi e un poco urtati da tanto opportunismo. Se essi vogliono assi­ stere alla discussione di un programma dovranno aspettare il prossimo anno; cioè il Congresso del 1891 che dovrà occuparsi della questione.

Questa preferenza data alle soluzioni pratiche sulla teoria, è certamente la caratteristica più interessante della storia del Congresso di Halle. Intanto esso ha creato una organizzazione assai forte e assai cen­ tralizzata. È stato deciso di continuare attivamente la propaganda soprattutto fra le popolazioni rurali e col mezzo della stampa. Il Congresso ha evitato con cura tutto ciò che poteva rendere difficile quella propaganda,'specialmente ha evitato qualsiasi dichia­ razione di guerra contro il clericalismo.

Le risoluzioni adottate positive o negative sono state ispirate e dettate più da uomini politici che da retori o da filosofi o da economisti di gabinetto. In ciò come in altri fatti si manifestano gli effetti della trasformazione profonda che si è compiuta in Germania nell’ ultimo quarto di secolo e che ha dato il passo a nuove schiere di uomini d’ azione. Il partito che dirige la lotta non contro l’ unità na­ zionale ma contro 1’ organizzazione sociale tedesca, il partito che rappresenta la reazione contro il mi­ litarismo a oltranza e contro una schiacciante fisca­ lità ha dovuto alla sua volta abbandonare la dot­ trina pura od almeno relegarla al secondo rango ; esso vuol essere anzitutto] un’ armata potentemente organizzata per la lotta.

Il successo che ha già ottenuto, le sue conquiste elettorali, l’ evoluzione dell’ imperatore Guglielmo II, il ritiro del principe di Bismarck, 1’ abbandono della legge del 1878, tutti questi notevoli risultati pro­ vano 1’ efficacia della disciplina dei socialisti.

Ora non v’ ha dubbio che la vittoria dei « vecchi » socialisti al Congresso di Halle e la sconfitta del gruppo dei «giovani» rafforzerà in ultima analisi la disciplina e per ciò stesso la forza del partito. I dissidenti si staccheranno probabilmente del tutto dalla demo­ crazia socialista del Bebel e del Liebknecht e fa­ ranno parte a se, daranno vita a un nuovo gruppo. Ma i « giovani » sono destinati a rimanere in mi­ noranza, perchè il socialismo tedesco è ormai uscito dal periodo della infanzia ha imparato e non poco dal 1870 a oggi, ha compreso che non è colla ri­ bellione, con la rivoluzione, col disprezzo officiale della religione che può sperare di conseguire vitto­ rie positive. Per ciò, mentre crediamo inevitabile la scissura del partito, non dubitiamo che la grande maggioranza dei socialisti tedeschi continuerà a se­ guire la politica del Bebel e degli altri vecchi capi; politica che colla sua relativa moderazione, col ri­ pudio dei mezzi rivoluzionari riesce a cattivarsi le simpatie anche dei socialisti per sentimento.

Il Congresso di Halle ha avuto una certa

impor-26 ottobre 1890 | tanza sia perchè ha messo in luce a che veramente si riducono i dissensi e le discordie intestine, sia perchè ha dato al partito una solida organizzazione ; ma non ha iniziato un’ èra nuova come alcuni crede­ vano dovesse accadere. Rimane a vedersi quali obiet­ tivi immediati intende proporsi ora la S ozialdem o­ kra tie, se la conquista del potere politico o le vittorie nel campo puramente economico. Il suo carattere nazio­ nale rimane ad ogni modo incontestabile e questo ri­ mane inalterato nonostante l’influenza che il socialismo j tedesco esercita in quasi tutti gli altri paesi. Esso inoltre rimane superiore ai partiti socialisti degli altri Stati, per la forza di cui dispone, per la organizzazione poli­ tica accentrata, per lo spirito pratico e per molte altre caratteristiche peculiari. Ma rimane anche con la j zavorra di tutte le sue pretese riforme economiche e sociali, con la assurda illusione di poter instaurare un nuovo ordinamento per virtù di legge, sia pure facendo i conti col tempo.

In questo il socialismo tedesco, alla pari degli al­ tri partiti socialisti pare refrattario a qualsiasi inse- 1 gnamento, a qualunque dimostrazione scientifica e pratica, e colle sue aspirazioni liberticide e colletti- viste mette in pericolo la stessa civiltà, scuotendone le fondamenta. Il socialismo tedesco può solo van­ tarsi di procedere con un certo metodo, e con mag­ gior successo nella sua opera sovvertitrice dell’ordine esistente. E a dir vero tutto ai nostri giorni pare cospirare in favore del socialismo, a cominciare dalla politica disastrosa dei governi per finire al bisogno, che ovunque si manifesta, di nuovi ideali da sosti­ tuire a quelli che già sono raggiunti, come in po­ litica, o abbandonati, come nella religione.

RIVISTA DI COSE FERROVIARIE

La nuova ta riffa delia « Petite Ceinture »di Parigi.

La legge svizzera s u lla durata del lavoro nelle im­ prese di trasporto.Lorenzo Stein,La con­ venzione di Berna.

La nuova tariffa della « Petite Ceinture » di Parigi. — Poiché andiamo notando le innovazioni

più importanti avvenute nei vari paesi dacché si è iniziato il movimento di riforma nelle tariffe ferro­ viarie, specialmente pei viaggiatori, merita di essere rilevata anche questa, applicata da poco alla ferrovia circolare intorno a Parigi, la cosi dettà P etite Ceinture.

Questa linea lunga 34 e.hilom., che serve i sob­ borghi della capitale entro le fortificazioni, da non confondersi colla G ran de C einture (che gira pur essa intorno a Parigi, ma assai più distante e con un percorso di 113 chilom.) costituisce uno dei mezzi di locomozione più potenti e più utili nella grande metropoli ed è esercitata da un sindacato per conto delle cinque grandi Compagnie le cui reti fanno capo a Parigi. Nel 1862, quando ne fu aperto al­ l’esercizio il primo tratto, i prezzi stabiliti, senza di­ stinzione di classe, portavano la seguente progressione

fino a 6 chilom. . . cent. 30

da 7 a 8 » . . » 35

da 9 a IO » . . » 40

(7)

26 ottobre 1890 L ’ E C O N O M I S T A 679 legale consentita dal capitolato di concessione, che

era, imposte comprese, di cent. 5,6 per chilometro percorso. Inoltre v’ era un aumento di 10 cent, per ogni biglietto indistintamente, applicato nei giorni festivi.

Più tardi, quando la Ceinture ebbe per comple­ tarsi assorbito la linea di Auteuil su cui circolavano vetture di I a classe, vennero introdotte le due classi su tutto il percorso e si mutarono le basi della ta­ riffa, riducendole per le maggiori distanze e rial­ zandole alquanto per le brevi, pur creando un prezzo minimo di cent. 2 0 ; fu poi soppressa la sopratassa dei giorni festivi e vennero invece stabiliti i biglietti di andata e ritorno normali pel pubblico, speciali e con più forti riduzioni per gli operai.

L’esposizione dello scorso anno diede nuovo im­ pulso all’attività di quella ferrovia. Affine di poter rendere ancora più intensa la circolazione, vennero eseguiti importanti lavori per sopprimere molti passi a livello e così si rese possibile da allora in poi di mettere in moto i treni a un solo quarto d’ ora di distanza in ambo i sensi. Quest’ anno poi volendo completare l’opera anche nei riguardi del prezzo di trasporto, il sindacato propose la seguente nuova ta­ riffa, che, ottenuta l’approvazione governativa, andò in vigore il 21 agosto u. s. Si distinguono due zone, la prima delle quali comprende le prime due sta­ zioni dopo quella di partenza, e la seconda ogni altro percorso, anche l’intiero giro della Ceinture ri­ tornando al puntoMi partenza. — I biglietti semplici costano :

I a Zona - I a classe cent. 40 — 2 a classe cent. 20

2 a Zona - I a » 60 — 2 a » 50

E i biglietti di andata e ritorno

I a Zona - I a classe cent. 60 — 2 a classe cent. 30 2 a Zona - I a » 1 franco — 2 a » 50

Ai fanciulli minori di 7 anni viene, come di solito, accordata la riduzione del 50 per cento sul biglietto semplice.

In sostanza, il sistema ora introdotto si avvicina assai alla tariffa unica. Vennero però fatte diverse critiche, e specialmente si lamentò che, per ridurre i prezzi dei lunghi percorsi, fossero aumentati quelli dei più brevi, mettendo il minimo a centesimi 20 e sopprimendo così senza altro i biglietti da 15 cen­ tesimi coi quali prima si andava dall’ una all’altra delle stazioni più prossime. Il sindacato rispose che aveva studiato questo temperamento per non esporsi a una soverchia e troppo improvvisa diminuzione di introiti, e- che del resto erano ben pochi i viaggia­ tori a 15 cent., ora gravati da una sopratassa di 5 cent, in confronto alla massa del pubblico circo­ lante sulla Ceinture : nel gennaio di quest' anno si diedero infatti soli 23,000 biglietti da 15 centesimi contro 740,000 da 20 a 40 centesimi. Si trovò inol­ tre eccessiva la differenza di prezzo tra la prima e la seconda classe, costando quella precisamente il doppio di questa, ma anche su questo punto si ha ragione di replicare che il movimento dei viaggia­ tori di prima rappresentando meno della ventesima parte del totale, non v’ ha motivo, tanto più per una ferrovia come quella, quasi paragonabile ad un ser­ vizio urbano di tramvia, di accordare più sensibili facilitazioni.

Legge svizzera sulla durata del lavoro. — È

andata testò in vigore questa legge, di cui già ci siamo occupati quando era allò stato di progetto l ). Essa obbliga le ferrovie, i battelli a vapore, l’ammi­ nistrazione postale è ad ogni impresa di trasporti, sia direttamente esercitata dalla Confederazione, sia da questa concessa a terzi ed è applicabile a qua­ lunque persona impiegata in tali esercizi, purché' tenuta a lavorare durante un periodo regolare di tempo. È stabilito che la durata del lavoro effettivo per qualsmsi agente, in quanto le esigenze dell’eser­ cizio richiedano un prolungamento della giornata normale, non possa però mai superare le 12 ore: deve poi essere concesso un riposo non interrotto di dieci ore almeno al personale di macchina e di scorta ai treni, e di nove ore per gli altri agenti, riducibile per questi anche a sole otto ore, quando siano alloggiati nei locali della stazione : inoltre verso la metà della giornata di lavoro deve accordarsi una sospensione di almeno un’ ora. I funzionari, impie­ gati ed operai hanno assicurato, durante l’anno, senza ritenuta di paga, 52 giorni di libertà, dei quali 47 almeno devono cadere in giorno festivo. E vietato il servizio delle merci nei giorni festivi, fatta solo eccezione per la grande velocità. Non è ammessa rinunzia nè totale nè parziale ai giorni di congedo da parte dell’ agente. Per le contravvenzioni alle disposizioni di cui sopra è comminata una multa ostensibile a 500 fr. ed anche a 1000 fr. in caso di recidiva.

Lorenzo Stein. — È morto, or son poche setti­

mane, Lorenzo Stein, uno dei più eminenti cultori delle scienze economiche e finanziarie. Nato nel 1813 nello Schleswig-Holstein, studiò in patria dapprima, poi a Parigi e Berlino ; — fu professore alla uni­ versità di Kiel finché, dopo i torbidi del 1848, venne destituito insieme ad altri colleglli dal governo danese; — chiamato nel 1855 all’ Università di Vienna, ivi si stabilì definitivamente e vi rimase fino al termine della sua laboriosa carriera. —- Non è qui il luogo di esporre tutte le fasi della sua attività scientifica, specialmente nel campo della finanza e della pubblica amministrazione; vogliamo solo ricor­ dare che Lorenzo Stein fu il foudatore e rimase fino all’ultimo assiduo collaboratore della Z eitschrift fü r Eisenbahnen und D am p sch ifsfah rt d er O esterreis- chickuny arischen M onarchie certamente uno dei mi - gliori periodici ferroviari, in cui, con cura diligentis­ sima, e con criteri elevati, si tien dietro, illustrandole, alle questioni che interessano la teoria e la pratica, non solamente nell’ impero austro-ungarico, ma in tutto il mondo ferroviario.

La convenzione di Berna. — Il 14 corrente ot­

tobre venne firmata a Berna la convenzione inter­ nazionale pel trasporto delle merci in ferrovia. Così è ultimato un lavoro, al quale attendevano da dieci anni e più i delegati di Francia, Svizzera, Austria- Ungheria, Germania, Italia, Belgio, Olanda. Lussem­ burgo e Russia. La convenzione consta di sessanta articoli, e v’ è annesso un regolamento contemplante, fra altro, l’ istituzione di un ufficio centrale per la sua esecuzione, sedente in Berna. A questo patto internazionale andrà sottoposto il traffico delle merci sulle linee specialmente designate come internazio­ nali, in base a una lettera di porto diretta da uno qualunque dell’altro dei paesi aderenti. Viene con cura speciale disciplinata la responsabilità delle

(8)

680 L ’ E C O N O M I S T A 26 ottobre 1890 ròvie pei casi di perdita o avaria, materia sulla

quale vigevano finora norme assai diverse, giacché in alcuni paesi là ferrovia rispondeva solo del danno emergente, in altri anche del lucro cessante, talvolta fino a concorrenza di indennizzi prestabilì li, talaltra in ragione del peso o dell’ assicurazione e così via. A norma invece della convenzione l’ indennizzo do­ vrà sempre essere stabilito in base al valor nor­ male della merce nel luogo e tempo della consegna. Anche nei cast di ritardo le ferrovie risponderanno d’ogni danno, ciascuna in proporzione della respon­ sabilità propria e deH’ammontare spettante sulle tasse di porto. La convenzione contiene inoltre norme ben determinate sul diritto di disporre della merce in corso di spedizione da parte dello speditore o del destinatario, sui reclami amministrativi e sulle azioni giudiziarie, cbe spellano a chi può disporre della cosa, e stabilisce infine il principio che qualunque giudicato emesso in uno degli Stali contraenti a de­ finizione di vertenze relative a questi trasporti sia senz’altro esecutivo anche negli altri, prescindendo da Ogni giudizio di deliberazione. Viene escluso, di re­ gola, il sequestro dei materiali d’esercizio, salvo cbe sia ordinato da sentenza emanata nello Stato cui la ferrovia appartiene. Per l’esecuzione della conven­ zione è stabilito in Berna, come già dicemmo, un ufficio centrale, il quale pubblicherà un apposito giornale, darà, a richiesta delle parti, pareri o de­ cisioni sulle vertenze e faciliterà i rapporti finan­ ziari tra le Amministrazioni aderenti, ricevendo, per le sue spese, la somma annua di Ir. 12o,0 0 0 , con­ tribuita dalle Amministrazioni stesse in proporzione chilometrica. La convenzione deve andar in vigore tre mesi dopo le ratifiche, e la sua durata è stabi­ li a in tre anni, salvo rinnovazione di triennio in triennio, qualora non venga disdetta un anno prima

della scadenza.

Rivista Economica

La questiona dei rapporti doganali tra l a ' Germania

e /' Austria-UngheriaI l progetto su l nuovo re­ gime daziario della FranciaIl raccolto del fru ­ mento in Italia ne! 1890.

L'attenzione pubblica in Germania è tutta rivolta alle questioni economiche. Alcune commissioni di­ scutono ora I’ applicazione delle riforme sociali la­ sciate dal principe di Bismarck ai suoi successori. La stampa commenta con rammarico l’ insuccesso della emissione dell’ultimo prestito 3 1/2 0/o impe­ riale e prussiano, segnala il ribasso già avvenuto su quei titoli e accusa, secondo il colore politico, il sig. Miquel o il sig. de Maltzahn di aver scelto un tipo di rendita disadatto e di aver male preparato ¡1 terreno.

In pari tempo la stampa si preoccupa vivamente dei mezzi atti a sviluppare i rapporti commerciali coll’ Austria. A Vienna, dove pure altre questioni e altri urgenti problemi di politica interna richiamano la cura del governo e I’ attenzione del pubblico, le questioni economiche, specie quella commerciale e l’altra della « valuta » appassionano il pubblico.

La questione commerciale è anzi da un pezzo al­ l’ordine del giorno. Il trattato di commercio austro­

tedesco, è può dirsi concentrato tutto nella clausola della « nazione più favorita ». Tre anni fa si studia­ rono i modi di giungere a una diminuzione dei dazi che gravano le importazioni reciproche dei due paesi. E poiché la reazione protezionista, specie in Germania, seguiva una curva ascendente, non fu possibile al­ cuno accordo. L’ unione doganale di cui alcuni co­ minciavano a parlare era impossibile finché nelle due monarchie sussistevano due sistemi monetari diffe­ renti e due sistemi tributari dissimili.

Tuttavia fino da allora si credeva possibile, in man­ canza d’ una unione completa, un’accordo doganale speciale tra i due imperi. Senza turbare gli interessi distinti o contrari di certi rami della produzione nei due Stati, l’accordo avrebbe avuto per oggetto di fare della Germania e dell’Austria di fronte all’estero un territorio dogatale unico.

Due esempi possono mostrare come avrebbe fun­ zionato questo piano ingegnoso. La Germania avrebbe colpito con un dazio da 1 a 3 marchi il frumento importato dall’Austria e questo stesso prodotto pro­ veniente dall’ estero, cioè da un’ altro paese diverso dall’Austria, avrebbe pagato secondo la tariffa comune ai due paesi 4 o 6 marchi. Parimente l’Austro-Un- glieria avrebbe colpito col dazio di 10 fiorini il quintale i tessuti importati dalla Germania e la ta­ riffa comune avrebbe fatto pagare 20 o 23 fiorini allo stesso prodotto proveniente dall’estero. Va da sé cbe tutti i trattati di commercio coll’ estero avrebbero dovuto essere conclusi in comune e solidalmente dai due imperi.

Il partito agrario della Germania elevò alte grilla contro questo progetto. Il loro organo la « Gazzetta della Croce » dichiaiò che non sarebbe possibile di accettare una unione doganale assoluta od anche un accordo del genere suindicato, se non alla condizione di farla precedere dalia unificazione monetaria sulla base del bimetallismo. In conclusione lo statu quo puro e semplice fu conservato.

Ora le stesse discussioni si sono rinnuovate. La nuova tariffa doganale degli Stati Uniti danneggia particolarmente l’Austria e un articolo dell’ufficioso F rem den blatt ha posto nettamente la questione d’ una unione doganale austro-tedesca. Già il Congresso agricolo di Vienna aveva formulato un voto ten­ dente a opporre uno Z ollverein generale europeo alla politica ultra protezionista degli Stati Uniti e aveva nominato una commissione per studiare i mezzi pratici per realizzare quell’ idea. Ma la cosa pare di troppo difficile, se non di impossibile, attua­ zione e si ritiene che convenga commci ire da una unione ristretta all’Austria e alla Germania.

(9)

26 ottobre 1890 L ’ E C O N O M I S T A 681 della nazione più favorita. » Questa clausola è di­

venuta di consuetudine in tutti i trattati di com­ mercio ; esiste in tutte le convenzioni di questo genere concluse dalla Germania, compresa quella con gli Stali Uniti e fatta eccezione soltanto di quella con la Russia. Per conseguenza la soppres­ sione ad esempio dei dazi all’ entrata in Germania sul bestiame e «ui cereali dell’Austria-Unglieria tor­ nerebbe tosto di vantaggio ai grani e dai maiali americani.

Tuttavia non devesi esagerare la portata di que­ sta difficoltà. Questa clausola non figura per ciò che concerne tutti gli Stati, eccetto la Francia, che in trattati di commercio suscettibili di essere denun­ ciati e la cui scadenza è in generale assai prossima. Diversa è la situazione riguardo alla Francia. La clausola della nazione più favorita forma parte inte­ grante del trattato di Francoforte ed è inscritta al famoso articolo I I . Finora si era segnalalo e denun­ ciato questo fatto come nocivo agli interessi della Francia di cui minacciava di limitare considerevol­ mente la libertà d’ azione nella prossima revisione del regime doganale. Invece ora è la Germania che si preoccupa della servitù eventuale di cui potrebbe aggravarla un articolo, che è considerato come parte dei frutti della vittoria. Sembra a primo aspetto che l’ostacolo sia insuperabile e che ogni vantaggio con­ ferito all’Austria sia in pari tempo assicurato alla Francia. Per uscire da questo imbarazzo alcuni spe­ rano che la Francia rinunci a stipulare qualsiasi trat­ tato di commercio. In tal caso ogni obbligazione con­ venzionale essendo sinallagmatica si crede che dal momento che la Francia si mette in condizioni di non far profittare la Germania della clausola della nazione più favorita, questa è ipso facto dispensata dall’ accordare quel trattamento alla Francia, anche se il suo regime commerciale continuasse a poggiare sopra basi contrattuali.

La questione evidentemente ha nella pratica una importanza generale e quindi ciò che interessa nel­ l’ora presente è di vedere quale politica commer­ ciale sarà per adottare la Francia.

— Intanto il ministro del commercio della Fran­ cia, signor Giulio Roche, ha presentato alla Camera il progetto di tariffa generale della dogana.

Il progetto è accompagnato da una breve Rela­ zione, che ricorda il movimento economico prodot­ tosi da due anni nella maggior parte delle Potenze estere dell’ antico e del nnovo continente e le cui tendenze sono manifestamente restrittive.

La Relazione mostra la necessità ili prendere delle misure per modificare il regime doganale francese così da proteggere gli interessi nazionali. Ricorda le discussioni nel Consiglio superiore del commercio e nel Consiglio di agricoltura, indica i sistemi econo­ mici che furono esaminati e quello che ,vi ò pre­ valso.

Le proposte che il Governo sottopone oggi alla Camera sono la traduzione diretta di quelle racco­ mandate dai due Consigli superiori.

La tariffa presentata, come è noto, è duplice: una tariffa maximum, regola generale dei rapporti colle Potenze che non concederanno vantaggi com­ merciali; e una tariffa minimum, riservata esclusi­ vamente alle nazioni che consentissero a un regime di favore a profitto della Francia.

I prodotti, dal punto di vista dell’applicazione della tariffa, sono divisi in quattro categorie: l a materie

animali; 2* materie vegetali; 3* materie minerali; 4* prodotti fabbricati.

Quest’ ultima categoria racchiude tutti i prodotti dell’ industria propriamente detta.

La taiiffa contiene 721 numeri; ma parecchi, ad esempio i filali, hanno parecchie suddivisioni. In fatto vi sono più di 1000 articoli.

1 prodotti agricoli non figurano che nella tariffa maximum. La loro esclusione dalla tariffa minimum ha per significato che, come nel regime dei trattati, essi resteranno al di fuori di ogni accomodamento con le potenze estere.

Certi prodotti sono ammessi alla tariffa minimum; con riduzione sulla tariffa maximum; altri lo sono alla medesima cifra che alla tariffa maximum.

Per questi ultimi, l’ iscrizione alla tariffa minimum, sebbene non vi sia differenza di diritto, significa che in caso di accomodamento con una potenza, In Fran­ cia si toglie la facoltà di elevare queste tariffe ap­ plicabili a questi prodotti per tutta la durata dell’ac­ comodamento, mentre i diritti della tariffa maximum possono sempre, ad ogni istante, essere liberamente elevati.

Senza entrare in una definizione di principio, il ministro del commercio cercò quali sono le materie prime indispensabili alle grandi industrie francesi e per le quali era il caso di prorogare l’ esenzione di ogni diritto di dogana.

Fra i prodotti così ammessi in franchigia figurano le sete greggie, le lane in massa, le pelli greggie, il cotone grezzo, ecc.

— Il Bollettino n. 47 della Direzione Generale dell’Agricoltura contiene le notizie telegrafiche intorno al raccolto del frumento nel 1800. Rileviamo che in pochissime provinole il raccolto resulterebbe medio­ cre, la stagione avendo influito favorevolmente sul­ l’esito del raccolto.

Affinchè si veda in quali regioni il raccolto è stato inferiore alla media del periodo 1879-83 diamo qui appresso il riassunto per regioni agrarie e pel Regno:

(10)

682 L’ E C O N O M I S T A 26 ottobre 1890

La Sericoltura italiana nel 1889

Il cav. Alessandro Marini ha pubblicato a Torino diversi lavori sulla sericoltura italiana, e la causa che lo Ita spinto a fare queste pubblicazioni, è stata quella di tener vivo l’interesse per una grande sor­ gente giovevole alla pubblica economia, che ha le sue storiche gloriose tradizioni e che quant tnque ora alquan.o depressa, per cause complesse, deve trovare, secondo il concetto dell’Autore, nuovo vigore in avvenire, essendo essa largamente remuner >trice.

La pubblicazione che stiamo esaminando riguarda la Sericoltura italiana nel 1889 e in essa l’Autore parla del commercio del seme bachi, dell’ apertura della campagna serica, dell’andamento degli a leva­ menti, delle ultime età dei filugelli, delle malattie dominanti, e di altri interessanti argomenti, che hanno attinenza con la produzione e commercio dei bozzoli. Cercheremo di dare del lavoro corte, unente inviatoci, un riassunto il più fedele, limi.andoci peraltro a quella parte che può servir di guida e consiglio efficace ai produttori di bozzoli.

Cominciando dalla produzione del seme l’Autore fa sapere che le analisi preventive sul seme otte­ nuto con bozzoli del 1888, presentarono percentuali di infezione specialmente nel giallo, tollerabili non solo ma incoraggianti alla selezione. La completa immunità peraltro non potè riconoscersi, ma oscil­ lando l’ infezione corpuscolare fra l’ uno e il sei, l’Autore ne argomenta che le nostre razze a bozzolo giallo si sieno vivamente ripristinate. I semi di pro­ venienze speciali e meglio accetti nel commercio oscillarono a dettaglio in serio trattative fra le 12 e 10 lire secondo il numero delle oncie, e per mar­ che secondarie e per ca„e che anche con sacrifizio cercano farsi strada presso gli allevatori, le pretese furono mino'1'.

_ Lo qualità che prevale è la gialla indigena spe- oifllmàiiie delle Marche, Toscana, Abruzzi per razze specialmente pure, della Lombardia, Piemonte e Ve­ neto per razze incrociate per la massima parte, ed anche pure. Le razze bianche indigene o riprodotte chiare, e verdi riprodotte non ebbero gran favore presso le case produttrici di seme, e lo stesso può dirsi delle razze a baco nero tigrato e cerchiato. Si riprodussero alcune varietà francesi che negli anni precedenti avevano dato buoni resultati, segna­ tamente gli scelti tipi del Varo, e Pirenei con re­ lativo incrocio. In generale peraltro il seme indu­ striale tanto nazionale che estero fu quello elio venne adottato con maggiore estensione nelle nostre cam­ pagne.

I! periodo più critico nell’ allevamento dei bachi è per l'Autore quello in cui si fa schiudere il seme. Egli peraltro riconosce un certo progresso nell’ ap­ plicazione delle incubatrici, e nella applicazione di quelle vecchie consuetudini mercè le quali gli ovi- cini schiudevano sotto le coltri, e al calore diretto del corpo umano, ma non è certo che il seme venga nella maggior parte trattato in modo ragionato.

Dell’intera massa del seme incubato pare che tre quinti siano stati di quello ordinario, un quinto di verde, e un quarto di bianco e di specialità diverse.. Gli schiudimenti del seme giallo cellulare special- mente del tipo Marchigiano, Piemontese, e Lombardo, furono regolari, e tali da far presagire un buon suc­

cesso, Avvenne altrimenti per i semi industriali tanto nazionali che esteri, che nacquero e morirono, e dei verdi che presentarono moltissime irregolarità, dipendenti secondo l’Autore dal soverchio uso degli incroci fra le varietà verdi, o fra verdi e bianchi, tanto più che anche al Giappone da alcuni anni la razza verde è in via di deperimento per malattie corpuscolari, e specialmente per la pebrina che si manifesta in molti degli allevamenti giapponesi.

La stagione nel primo stadio non si mostrò favo­ revole a motivo delle piogge cadute al lìnire del maggio che produssero molta mortalità specialmente negli allevamenti agricoli, ed anche dal ritardo nello sviluppo della foglia dei gelsi, cose tutte che pro- traerdo la chiusura della stagione, portano gli alle­ vamenti alla giornate più calde dell’estate con gravi pericoli e dubbio di buoni resultati, resultando in tali annate proporzioni maggiori di bozzoli rugginosi, di scarti, e di doppi. Tuttavia negli ultimi giorni di maggio la stagione essendo alquanto migliorata, si concepirono le più ridenti speranze, che disparvero peraltro ben presto giacché nel giugno, ad eccezione dei primi giorni, si iniziò una serie di giornate umide, piovose con temporali, e nubifragi, che avendo avariato e diminuito le foglia, distrussero ogni lieto presentimento.

La mortalità delle nascite frattanto aveva portato il suo colpo, non però assolutamente decisivo, ma la cattiva nutrizione decimò in molte parti intere ba- cherie, e coloro che vollero con molto coraggio perdurare nell’allevamento vennero esposti a dolo­ rose prove.

Le razze maggiormente attaccale da infezioni de­ rivanti dalle vicende meteoriche furono quasi tutte le verdi, buona parte delle bianche, le gialle in­ dustriali estere, e nazionali, che l’Autore chiama vera piaga della preziosa industria, e gran numero di quelle cellulari per malattie infettive occasionali, più difficili a curarsi.

La nota caratteristica dell’ annata fu decisamente la cattiva stagione, e le malaugurate conseguenze si lasciarono sentire ed apprezzare in tutta la loro pienezza nel periodo della avanzata età dei filugelli, cosicché le previsioni fatte sulla proporzione degli insuccessi non solo si avvalorarono, ma sorpassarono di molto le cifre calcolate, essendosi presentati sul fluire degli allevamenti con intensità molto sensibile i caratteri di tutte le infezioni.

Dalle notizie più esatte sull’andamento della cam­ pagna bacologica nel 1889 si rileva che il seme industriale francese che invase gran parte dell’Italia, presentò completo insuccesso. Il seme industriale italiano non ebbe miglior sorte, tanto il giallo che il verde essendo quasi tutti periti. Fra i semi cel­ lulari gialli di buone provenienze ed anche fra i verdi, alcuni tipi marchigiani e lombardi ebbero il primato ; seguirono altri pochi della Toscana e Pie­ monte con raccolti peraltro relativamente buoni.

Se in ogni anno le malattie del filugello presen­ tarono quale più quale meno intensità diversa e degna di menzione, in nessun altro come nel 1889, si ebbe maggior campo allo studio di esse, giacché tutte le infezioni di cui il prezioso insetto può essere suscettibile, fecero la loro comparsa per intristirlo vie più.

(11)

26 ottobre 1890 L ’ E C O N O M I S T A 683 condotte a scopo di riproduzione o di studio tutte le

altre vennero in vario grado funestate dal calcino. Contro di esso l’uso dello zolfo mediante suffumigi giova in parte, ma in molti luoghi non potè vincere gli insormontabili ostacoli derivati dalla umidità at­ mosferica, alternata con rare giornate di caldo, e dalla qualità della foglia. I danni del calcino furono incalcolabili specialmente per il Piemonte ove furono distrutte migliaia e migliaia d’oncie di seme fino dalla prima età.

Non minori furono i danni prodotti dalla fiacid ezza che si presentò durante tutte le mute sotto le sue diverse parvenze e sulla quale la scienza non ha detto peranche la sua ultima parola, quantunque sia quasi accertato che il punto di partenza della ma­ lattia stia in una cattiva digestione, la quale natu­ ralmente diventa con gran rapidità funesta in ani­ mali che non facendo che mangiare da mattina a sera consumano quantità enormi di nutrimento. In so­ stanza la fiacidezza trarrebbe la sua origine dalla comparsa di microbi o bacteri nel corpo del filu­ gello. E da questo l’Autore ne trae argomento per raccomandare la confezione del seme con metodi razionali, essendo dimostrato che il seme industriale favorisce lo sviluppo della fiacidezza.

La gattin a o m acilenza comparve anch’ essa nel 1889 con notevole crudezza, e questa malattia viene riguardata come forma cronica di quel medesimo processo morboso, che nella fiacidezza manifesterebbe la sua forma acuta. In generale la gattina o maci­ lenza si manifesta alla terza o quarta età, e allor­ quando in questa età il buco intristisce, è svogliato, rugoso, muta male ed eniette la gocciola giallogna dalla bocca, non cresce ed ha la diarrea, si può dire che senza essere pebrinoro, è affetto dalla gattina.

La p eb r in a è costituita dalla presenza di corpuscoli osservati dal prof. Comalia, i quali corpuscoli non sarebbero altro che parassiti esistenti nell’ intestino del baco. Questa malattia nel 1889 si presentò assai intensa, tanto nelle sementi industriali estere (di cui come per la fiacidezza fallirono migliaia di alleva­ menti) come nel seme cellulare di ogni varietà e provenienza, per cause accidentali che ne favorirono lo sviluppo.

Il giallum e portò anch’esso il suo contingente de- laterio nelle bigattiere, ed oltre questo, tutte le altre forme di malattia che con numerosa nomenclatura patologica vengono designate dai' trattatisti, e dai pratici'. E non mancarono il negrume e il giallone calcin ario che avrebbero quasi le stesse origini del calcino, ma da spore di botrite rese deboli, che non digenerandosi danno alla morte del baco un aspetto diverso.

■ Anche i gelsi nel 1889 ebbero le loro insidie, giacche nella Brianza fu scoperto nei gelsi un in­ setto di natura parasitaria, che si nasconde sotto uno scudetto formante quasi piccole protuberanze semisferiche nella corteccia. Contro questo parassito definito dal prof. Targioni per la D iasp is pentagono, fu suggerita una emulsione di solfuro di carbonio grammi 2 0 0 ; di olio di pesce gr. 20, di potassa del commercio gr. 40 con 200 grammi d’acqua con l’aggiunta di un litro d’acqua, la qual miscela con una pompa a polverizzatore si fa cadere sui rami e sulle foglie.

Il complesso delle accennate avverse circostanze condusse ad un assai notevole diminuzione di pro­ dotti, che gettò lo scoraggiamento nella classe degli

agricoltori, già disanimati dal cattivo resultato di precedenti campagne.

In altri capitoli I’ egregio autore parla dei disin­ fettanti per le bigattiere, dei mercati, e dei prezzi della foglia, del commercio delle sete ed altro, ma essendoci abbastanza diffusi sulle vicende della cam­ pagne bacologica del 1889, porremo termine al rias­ sunto del suo lavoro.

Le pensioni a carico dello Stato.

Il movimento delle pensioni durante il -1° trime­ stre dell’ esercizio finanziario 1890-91 è stato il seguente :

A m m ontare delle pen sion iJ

Al 1° luglio 1890 . . . . L . 6 9 ,0 9 4 ,8 5 0 .2 7 Al 1° ottobre » . . . . » 6 9 ,4 6 9 ,7 8 2 .8 0 Aumento nel trimestre . . . L. 5 7 4 ,9 5 2 .5 5

Tale aumento è dato più specialmente dai Mini­ steri dell’ interno, delle finanze, della guerra, del te­ soro e delle poste e telegrafi.

Il carico complessivo delle pensioni è ripartito fra i varii Ministeri come segue :

Ministero degli affari esteri. . L. 502,559. 57 )) d’ agricoltura . . . » 584,577. 89 » del tesoro . . . . » 1,261,458. 00 » delle poste e telegrafi. » 1,554,208. 85

2,069,006. 70 » dell’ istruzione pubbL ))

» dei lavori pubblici . )) 2,088,850. 55 » della marina . . . » 5,955,795. 96 » di grazia e giustizia . deli’ interno. , . . )> 6,770,655. 20 » )) 6,975,052. 99 )) dulie finanze . . . » 1 2 ,0 2 5 ,9 5 5 .9 7 » della guerra . . . » 29,588,077. 67 Pensioni straordinarie. . . . Totale » L. 2,547,667. 65 69,469,782. 80 Da! 1° gennaio al 1° ottobre del correnle anno la spesa per pensioni è aumentata tdi L . 1 ,5 5 5 ,4 2 1 .5 4 , così ripartita :

1° trimestre . . . . L. 520,589. 44 2° trimestre . . . . » 4 6 0 ,0 9 9 .5 7 5° triraesfre . . . . » 5 7 4 ,9 5 2 .5 5

Totale L. 1 ,5 5 5 ,4 2 1 .5 4

CRONACA DELLE C A IR E Di COMMERCIO »

Riferimenti

Documenti correlati

Oggetto della nuova convenzione è di assicurare senza interruzione il trasporlo per strada ferrata delle merci attraverso i vari Stati contraenti. Si trattava di

— Prima di passare allo studio deb' importanza di questo generale movimento, dei suoi moventi, delle sue conseguenze, ed all'esame della opportunità della giornata di lavoro di

La qual opera, del resto, presenta una sola diffi- coltà : quella di far prèsto. Cri- spi di abborracciare qualunque cosa pare soddisfatta anche questa volta. Nella Commissione vi

gia per questa sua opinione sul fatto che il livello più alto di benessere materiale a cui è giunta la classe operaia inglese, a paragone di quella d' altri paesi, ha per

— R elativa­ m ente alla m em oria della C am era di com m ercio di T orino, sul riordinam ento delle C am ere di com m ercio, dopo qualche discussione in m erito

L’ Istituto a cui il Governo potrà concedere l’esercizio del Credito fondiario in conformità alla pre­ sente legge, deve essere costituito sotto la forma di

— All'estero la situazione commerciale dei grani si è fatta alquanto indecisa, giacché in questi ultimi otto giorni si avvicendarono e rialzi e ribassi, senza che ad alcuna delle

sciamo bensì delle pregevoli monografìe su questioni pratiche odierne in lingua tedesca : sul moviménto dei prezzi, sui bilanci delle classi lavoratrici, sulle