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Academic year: 2021

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(1)

La matrice densità

1.1 Alcuni richiami generali di meccanica quantistica

In Meccanica Quantistica, un sistema è completamente determinato una volta noto il suo stato ad un tempo inizia- le. Lo stato quantistico caratterizza completamente il sistema e l’equazione di Schrödinger ne descrive l’evoluzione deterministica. In altri termini, si può dire che la conoscenza dello stato rappresenta tutta l’informazione che si può avere sul sistema.

Elenchiamo brevemente alcuni concetti di meccanica quantistica che ci saranno utili nel seguito

1. La dinamica dello stato è data dall’equazione di Schrödinger

i~

∂t|ψi = H|ψi (1.1)

2. Dato lo stato iniziale |ψ(0)i, il suo evoluto si ottiene applicando ad esso un operatore unitario (operatore di evoluzione)

|ψ(t)i = U(t)|ψ(0)i (1.2)

e tale operatore si determina risolvendo la (1.1). In particolare, per H indipendente dal tempo,

U (t) = e−iH~t (1.3)

3. Gli stati si intendono normalizzati a 1:

hψ|ψi = 1. (1.4)

L’evoluzione, così come l’applicazione di una qualsiasi trasformazione unitaria, conserva la norma.

hψ(t)|ψ(t)i = hψ(0)| U(t)U (t)

| {z }

1

|ψ(0)i = hψ|ψi = 1. (1.5)

9

(2)

4. Un’osservabile A è un operatore hermitiano (A = A) che agisce sullo spazio di Hilbert dello stato del sistema.

Gli autovalori di A rappresentano i possibili risultati di una misura. Va notato che tali risultati possono non essere noti in maniere deterministica pur essendolo lo stato1.

5. Un proiettore è un operatore unitario che agisce su un vettore, appartenente ad uno spazio di Hilbert H di dimensione N , trasformandolo nella sua componente appartenente ad un sottospazio ¯H ∈ H di dimensione M.

Sia {|1i, |2i, · · · , |Ni} una base ortonormale di H e sia ¯H il sottospazio generato dai vettori {|1i, |2i, · · · , |Mi}, il proiettore su tale stato è

P = XM l=1

|jihj| (1.6)

6. Gli autostati di un osservabile A definiscono un a base ortonormale {|aji}

A|aji = aj|aji (1.7)

e lo stato del sistema può essere rappresentato mediante tale base come

|ψi =X

j

bj|aji. (1.8)

La misura di A è un processo proiettivo che porta |ψi in una delle sue componenti |aji con probabilità pj= |bj|2. 7. La media di A è il valore medio dei risultati ottenuti dopo un numero elevato di misure.

hAi =X

j

ajpj = hψ|A|ψi (1.9)

1.2 Matrice densità per uno stato puro

È possibile associare allo stato di un sistema quantistico il proiettore corrispondente

|ψi → ρ = |ψihψ| (1.10)

ρ è detto matrice densità relativo allo stato puro |ψi. Descrivere il sistema per mezzo di |ψio di ρ, in questo caso, è del tutto equivalente, tuttavia l’utilizzo del secondo strumento risulta più comodo in alcuni casi, ad esempio nella definizione del processo di misura. Dato un osservabile A e i suoi autostati {|aji} ,possiamo introdurre i proiettori su tali stati

Mj = |ajihaj|,

quindi la probabilità che, misurando A a partire dallo stato |ψi, il sistema si porti nello stato |aji è data da

pj = Tr [Mjρ] (1.11)

DIM:

Tr [Mjρ] =X

k

hak|Mjρ|aki =X

k

hak|ajihaj|ψihψ|aki = haj|ψihψ|aji = pj

1La natura probabilistica della meccanica quantistica emerge soltanto in termini di un processo di misura, non in termini di stato quantistico e della sua evoluzione.

(3)

2

Analogamente, possiamo indicare la media quantistica di A con

hAi = Tr [Aρ]

DIM:

Tr [Aρ] =X

k

k|A|ψihψ|ψki dove {|ψki}è una base scelta in modo tale che |ψ1i = |ψi, in questo modo si ha

Tr [Aρ] = hψ1|A|ψihψ|ψ1i = hψ|A|ψi

2

1.3 Matrice densità per ensemble di stati puri

Lo stato di un sistema non è , in generale, conosciuto perfettamente, per questo motivo occorre introdurre un approccio statistico. Il sistema non è più descritto da uno stato puro ma da un insieme di stati (non necessariamente ortogonali) ad ognuno dei quali è associata una certa probabilità

1i → p1

2i → p2

...

X

j

pj= 1, (1.12)

indichiamo questo insieme con {|ψji, pj}. In questo caso non parleremo più di stato puro ma di stato misto (oppure mistura statistica). Va notato che, per questi stati, esiste una vera e propria ignoranza sul sistema che non deriva dalla sua natura quantistica. Confrontando con il caso precedente:

Stato puro :

• Stato perfettamente noto (massima conoscenza del sistema)

• Indeterminazione quantistica sulla misura Stato misto :

• Lo stato non è del tutto noto (si introduce un ensemble di stati)

• Indeterminazione sulla misura classica e quantistica

Le medie degli operatori sono, ora, delle medie sia quantistiche che di ensemble hAi =X

j

pjj|A|ψji (1.13)

(4)

ossia occorre effettuare una media statistica su tutte le medie quantistiche fatte rispetto a ciascuno stato dell’ensemble.

È possibile adottare un unico formalismo per i sistemi quantistici, sia che essi siano in uno stato puro che in uno stato mescolato, introducendo una definizione più generale della matrice densità . Dato l’ensemble {|ψji, pj} si definisce la sua matrice densità come

ρ =P

jpjjihψj|. (1.14)

Si vede subito che tale definizione coincide con la (1.10) nel caso in cui tutte le pj, tranne una, vanno a zero (ossia quando lo stato diventa puro). Si verifica subito che (1.13) equivale a scrivere

hAi = Tr [ρA] (1.15)

così come, analogamente alla (1.11),

p(ak) = Tr [ρMk] . (1.16)

La matrice densità è , quindi, un concetto più generale di quello di stato e permette di descrivere sia stati puri che ensemble di stati con un unico strumento matematico. La matrice densità generalizza il concetto “classico” di densità di probabilità :

hAi = Z

dxp(x)A(x). (1.17)

D’ora in avanti, seguendo una tradizione oramai consolidata, utilizzeremo il termine stato di un sistema riferendoci, a seconda dei casi, al suo stato o alla sua matrice densità .

Esercizio 1.3.1 Consideriamo un sistema di spin 1/2 descritto dalle usuali matrici di Pauli. In un caso si abbia lo stato

|ψi =

3 2 |0i +

1

2 |1i (1.18)

ed in un altro caso l’ensemble 

|0i, p0=34; |1i, p1=14 1. Scrivere la matrice densità in entrambi i casi 2. Calcolare hσzi nei due casi

3. Calcolare hσxi nei due casi

1.4 Proprietà della matrice densità

Elenchiamo, di seguito le principali proprietà che caratterizzano la matrice densità : 1. Hermiticità

ρ= ρ (1.19)

(5)

2. Traccia unitaria

Tr [ρ] = 1 (1.20)

DIM:Scegliamo una base ortonormale {|ni}

Tr [ρ] = X

n

hn|ρ|ni =

= X

n,k

pkhn|ψkihψk|ni =X

k

pkk|

"

X

n

|nihn|

# k| =

= X

k

pkkihψk| =X

k

pk= 1 (1.21)

2

3. ρ è semidefinita positiva, ossia , per qualsiasi stato |χi vale

hχ|ρ|χi ≥ 0. (1.22)

Questo equivale a dire che tutti gli autovalori sono positivi e, per la condizione (1.20), compresi tra 0 ed 1.

DIM:

hχ|ρ|χi = X

k

pkhχ|ψkihψk|χi =

= X

k

pk|hχ|ψki|2≥ 0 (1.23)

inoltre, per dimostrare che gli autovalori sono compresi tra 0 ed 1, consideriamo la trasformazione canonica V che diagonalizza ρ.

Per quanto detto sopra, si avrà

hχ|V VρV V|χi = hχ|V ρDV|χi = h¯χD| ¯χi ≥ 0 (1.24) dove ρDè la matrice diagonale

ρD=X

j

λj|jihj| (1.25)

avente autovalori λje autovettori |ji.

χD| ¯χi =X

j

λj|h¯χ|ji|2≥ 0 ∀| ¯χi (1.26)

segue che λj≥ 0. Quindi, essendo Trρ =P

jλj= 1, ne deriva che λj≤ 1.

2

Le proprietà elencate sono delle condizioni necessarie e sufficienti: ogni matrice densità le soddisfa e ogni operatore che le soddisfi può essere interpretato come una matrice densità .

1.4.1 Purity

Definiamo la grandezza

P = Tr ρ2

(1.27) detta purity. Essa gode della proprietà

0 ≤ P ≤ 1 (1.28)

(6)

dove P = 1 si verifica se e solo se ρ è uno stato puro.

DIM:Ricordando che la traccia è invariante sotto trasformazioni canoniche, mettiamoci nella base in cui ρ è diagonale. In tale base È immediato vedere che

P=X

j

λ2j (1.29)

con λjautovalori di ρ. Per quanto detto precedentemente, tali autovalori sono positivi minori o uguali a uno e la loro somma è uno. Quindi X

j

λ2j≤ 1 (1.30)

a meno che solo uno dei λ sia non nullo (e quindi pari a 1), in tal caso lo stato è puro e P = 1.

2

Inoltre, è immediato rendersi conto che P è minima quando tutti gli autovalori di ρ sono uguali λj= 1/N (dove N è la dimensione dello spazio di Hilbert dello stato del sistema), in tal caso si ha P = 1/N . Questo caso corrisponde allo stato massimamente mescolato, quello, cioè , in cui la nostra ignoranza è massima. Vedremo in seguito che, proprio per questo motivo, stati massimamente mescolati corrispondono ad un massimo dell’entropia. Possiamo, quindi, fornire degli estremi più precisi per P

1

N ≤ P ≤ 1 (1.31)

La Purity fornisce, quindi, una sorta di “misura” del grado di purezza di uno stato. Quanto più ρ si avvicina ad 1, tanto più lo stato si avvicina ad uno stato puro (e quindi aumenta la nostra conoscenza dello stato stesso).

Esercizio 1.4.1 Calcolare la purity della matrice densità

ρ =

a b

b 1 − a

(1.32)

1.4.2 Evoluzione temporale della matrice densità

Così come la matrice densità è stata definita a partire da proiettori su stati quantistici, così la sua evoluzione temporale deriva da quella di tali stati.

ρ(t) =X

k

pkk(t)ihψk(t)|. (1.33)

Nel caso di evoluzione di Schrödinger ,

k(t)i = U(t)|ψk(0)i (1.34)

i~

∂tU (t)|ψk(0)i = HU(t)|ψk(0)i (1.35)

i~d

dtU (t) = HU (t) (1.36)

ρ(t) = U (t)ρ(0)U(t) (1.37)

d

dtρ(t) =

∂tU (t)ρ(0)U(t) + U (t)ρ(0)d

dtU(t) = −i

~[H, ρ(0)]t (1.38)

(7)

quindi, per la matrice densità vale l’equazione del moto2

i~∂tρ(t) = [H, ρ]t (1.40)

In Particolare, se l’Hamiltoniana è indipendente dal tempo, l’evoluzione è data da

ρ(t) = eHt~ ρ(0)eHt~ . (1.41)

Notare che la matrice densità evolve con il tempo invertito rispetto agli operatori in rappresentazione di Heisen- berg, essa, a differenza degli altri operatori, dipende dal tempo nella rappresentazione di Schrödinger mentre ed è indipendente dal tempo in rappresentazione di Heisenberg. Per chiarire questo concetto, scriviamo le medie di un operatore nelle due rappresentazioni

hAi = Tr [ρS(t)AS] = Tr [ρHAH(t)]

ρS(t) = U (t)ρU(t) AH(t) = U(t)AU (t)

Abbiamo visto che, in meccanica quantistica, si può definire anche un tipo di evoluzione che si contrappone a quella deterministica data dall’equazione di Schrödinger e che si riferisce al processo di misura. In questo caso il pacchetto d’onda si riduce ed evolve in un autostato dell’osservabile, con una certa probabilità . Questo, in termini di matrice densità , significa che lo stato passa da uno stato puro ad una mistura statistica. Per cui, data un’osservabile A con autostati {|ψki}, la matrice densità di uno stato puro, prima della misura, è data da

ρpre= |ψihψ| (1.42)

con

|ψi =X

k

bkki. (1.43)

Dopo la misura evolve in

ρpost=X

k

|bk|2kihψk|. (1.44)

Esercizio 1.4.2 (Stern-Gerlach) Un fascio di particelle, tutte con spin | ↑i, caratterizzato da una matrice densità ρ0, viene inviato in uno Stern-Gerlach orientato lungo x. Dopo l’interazione la matrice densità cambia in ρ1. A questo punto uno dei due fasci in cui le particelle iniziali si sono divise (per esempio il fascio con spin |+i) viene inviato in un altro Stern-Gerlach, questa volta orientato lungo z, a seguito del quale la matrice densità diventa ρ2. Determinare ρ0, ρ1, ρ2.

2Questa equazione rappresenta l’analogo quantistico del teorema di Liouville in meccanica classica

∂tρcl(t) = − {H, ρcl}cl (1.39)

dove con {· · · }clvengono indicate le parentesi di Poisson.

(8)

1.4.3 Non univocità della matrice densità

Va notato che la stessa matrice densità può riferirsi a diversi ensemble di stati

Esempio 1.4.1 Consideriamo un sistema a due livelli e la base ortonormale | ↑i, | ↓i. Prendiamo in considerazione i due ensemble di stati | ↑i, 3/4; | ↓i, 1/4 e |α+i, 1/2; |αi, 1/2 avendo definito

±i = r3

4| ↑i ± r1

4| ↓i. (1.45)

Notiamo che i due stati così definiti non sono ortogonali. Possiamo costruire le matrici densità corrispondenti ai due ensemble:

ρ1 = 3

4| ↑ih↑ | +1 4| ↓ih↓ | ρ2 = 1

2+ihα+| +1

2ihα|.

Con semplici passaggi è facile rendersi conto che ρ1= ρ2, ossia a due ensemble diversi corrisponde la stessa matrice densità .

Quali classi di ensembles danno luogo alla stessa matrice densità ? Consideriamo un ensemble diN stati {pj, |ψji}

(ricordare che N può essere grande a piacere e non è vincolato dalla dimensione dello spazio di Hilbert), corrispondente alla matrice densità

ρ = XN j=1

pjjihψj| (1.46)

quali sono gli altri ensemble checorrispondono alla stessa ρ? Utilizziamo il seguente trucchetto per conteggiare gli stati dell’ensemble:

1. passiamo dagli stati normalizzati |ψji agli stati | ˜ψji (non più normalizzati ad 1)

ji → | ˜ψji =pjji (1.47)

2. assegnamo all’indice j valori fino all’infinito e definiamo gli stati come:

| ˜ψji =

pjji j ≤ N

0 j > N (1.48)

In questo modo posso caratterizzare qualsialsi ensemble {qj, |φji} di un numero qualsiasi M di elementi passando dai suoi elementi naturali |φji agli elementi

| ˜φji =

qjji j ≤ M

0 j > M (1.49)

Lemma 1.4.1 I set n

| ˜ψjio en

| ˜φjio

generano la stessa matrice densità se e solo se

| ˜φji =X

j

ui,j| ˜ψji (1.50)

con ui,j una matrice unitaria.

(9)

DIM:

1. Se . . .

ρ =

X i=1

| ˜ψiih ˜ψi| = X k,i,j=1

ui,j| ˜φjih ˜ψk|ui,k=

= X k,j=1

| ˜φjih ˜ψk| X k,j=1

ui,jui,k

| {z }

δk,j

=

= X k=1

| ˜φkih ˜φk| (1.51)

2. Solo se . . . Supponiamo che

ρ= X i=1

| ˜ψiih ˜ψi| = X k=1

| ˜φkih ˜φk|. (1.52)

Effettuaiamo la decomposizione spettrale, ossia scriviamo la ρ in forma diagonale

ρ= Xd k=1

λk|kihk| (1.53)

dove d è la dimensione dello spazio di Hilbert e |ki sono gli autostati di ρ. Definiamo gli autostati non normalizzati

|˜ki = 8

<

:

λk|ki k≤ d 0 k > d

(1.54)

ed esprimiamo | ˜ψii in termini di tali vettori

| ˜ψii = X k=1

ci,k|˜ki. (1.55)

ρ= X k=1

|˜kih˜k| = X i=1

| ˜ψiih ˜ψi| = X i,j,k=1

ci,kci,j|˜kih˜j| (1.56)

questo implica che deve valere

X

j

ci,kci,j= δj,k (1.57)

ossia ci,k deve essere unitaria. In forma compatta, si può scrivere

| ˜ψki = C|˜ki. (1.58)

Un discorso analogo si può fare per un qualsiasi ensemble di statin

| ˜φkio

che corrispondono alla stessa matrice densità ρ:

| ˜φki = D|˜ki. (1.59)

quindi

| ˜φki = DC−1| ˜ψki (1.60)

ma, poichè D e C sono unitarie, anche il prodotto DC−1 lo è , come si voleva dimostrare.

2

Definizione 1.4.1 Un ensemble minimo per ρ è un ensemble contenente un numero di elementi minore o pari al rango di ρ.

(10)

1.4.4 Fidelity

Si può definire una sorta di “distanza” fra matrici densità . Una delle possibili definizioni è la cosiddetta Fidelity: data una matrice densità ρ di riferimento, la fidelity di un’altra matrice densità ρ rispetto ad essa è

F = Tr {ρρ} (1.61)

in particolare, se ρ= |ψihψ|

F = hψ|ρ|ψi (1.62)

1.5 Ensemble canonico

Nel caso di un insieme discreto classico di configurazioni, si può definire l’Entropia a partire dai possibili risultati di una misura. Siano {pi} le probabilità relative a ciascun possibile risultato della misura. In termini “frequentistici”

pi= ni/n ossia il rapporto fra numero di uscite del risultato i-esimo e il numero totale di misurazioni.

Considerando n misure, il numero di modi per riarrangiare i gli n risultati è

W = n!

n1!n2· · · (1.63)

passando al logaritmo ed utilizzando l’approsimazione di Stirling3 per i fattoriali si ottiene

ln W ≃ n ln n −X

i

niln ni= −nX

i

piln pi (1.64)

L’entropia (di Shannon) è data da

Scl=ln W

n = −X

j

pjln pj. (1.65)

Nel caso quantistico, dato uno stato ρ posso cercare di ottenere informazioni sul sistema effettuando una misura ortogonale. Per ogni misura corrisponde una distribuzione diversa di probabilità {pk} relative ai possibili risultati della misura. Ciascuna distribuzioni definisce una diversa entropia di Shannon. Ciò significa che ogni misura fornisce una quantità diversa di informazione. Si dimostra che, fra queste misure , quella per cui è minima l’entropia di Shannon corrisponde ad una misura proiettiva sugli autostati di ρ. Possiamo quindi introdurre la così detta entropia di Von Neumann

S = − Tr(ρ ln ρ) (1.66)

che corrisponde proprio al valore minim0 dell’entropia di Shannon. Uno studio più esteso dell’entropia verrà fatto nel capitolo (??).

3Memento

n! ≃ 2πn“ n

e

n

ln n! ≃ n ln n − n

(11)

Per ora limitiamoci a ricavare l’espressione della matrice densità nell’ensemble canonico, imponendo che sia massima l’entropia con, in più , il vincolo che sia costante l’energia media. Possiamo utilizzare il metodo dei moltiplicatori di Lagrange con i seguenti vincoli:

Tr [ρH] = hEi (1.67)

Tr [ρ] = 1. (1.68)

Variando ρ si ha

δS = Tr [(1 + ln ρ)δρ] = 0 (1.69)

Tr [δρ] = 0 (1.70)

Tr [Hδρ] = 0 (1.71)

Introducendo due moltiplicatori di Lagrange λ e η si ottiene

Tr [(1 + ln ρ + λ + ηH)δρ] = 0. (1.72)

Poichè δρ è arbitrario e tutte le variazioni sono indipendenti, la (1.72) è soddisfatta se e solo se

1 + ln ρ + λ + ηH = 0 (1.73)

ossia

ρ = e−(1+λ)e−ηH. (1.74)

Determiniamo, ora, i coefficienti

Tr [ρ] = 1 = e−(1+λ)Tr e−ηH

(1.75) e(1+λ) = Tr

e−ηH

, (1.76)

quindi

ρ = e−ηH

Tr [e−ηH] (1.77)

Per determinare η consideriamo, per esempio, un modo di radiazione all’equilibrio termico a temperatura T

H = ~ωaa (1.78)

hEi = ~ωP

nhn|aae−η~ωaa|ni P

nhn|e−η~ωaa|ni

= ~ω

eη~ω− 1 (1.79)

Per il teorema di equipartizione, nel limite di ~ → 0, si deve avere hEi = kT (due gradi di libertà quadratici) quindi

~lim→0hEi = 1

η = kT (1.80)

(12)

ossia η = β. In definitiva, abbiamo ottenuto che

ρ =e−βHZ (1.81)

con

Z = Tr

e−βH (1.82)

funzione di partizione canonica. L’entropia corrispondente è

S = βhEi + ln Z (1.83)

con

hEi = −

∂β ln Z (1.84)

1.6 Matrice densità ridotta

Fin qui abbiamo parlato di sistemi definiti su di un solo spazio di Hilbert. In questa sezione ci dedichiamo a studiare come caratterizzare un sistema bipartito, intendendo, con questo termine, un sistema composito formato da due sottosistemi e che indicheremo con A e B. Lo spazio di Hilbert complessivo è

H = HA⊗ HB. (1.85)

Indicando la matrice densità del sistema composito con ρAB, possiamo definire, a partire da essa, una nuova matrice densità relativa ad uno solo dei due sottosistemi e detta matrice densità ridotta. La matrice densità ridotta del sistema A è

ρA= TrBAB] , (1.86)

dove con TrB si intende la traccia fatta sui gradi di libertà del sistema B4. In maniera del tutto simmetrica, per il sistema B si ha

ρB= TrAAB] . (1.89)

La matrice densità ridotta ha tutte le caratteristiche di una matrice densità (nello spazio del sottosistema):

• È hermitiana

ρA= ρA (1.90)

DIM:Per un set completo {|mi} ∈ HB,

ρA=X

m

hm|ρAB|mi =X

m

hm|ρAB|mi = ρA (1.91)

dove si è sfruttata la proprietà (1.19) di hermiticità di ρAB.

4Consideriamo un set completo di stati ortonormali in HB

{|mi} ∈ HB, (1.87)

la traccia su B di un operatore MABdefinito su A e B è

TrB[MAB] =X

m

hm|MAB|mi (1.88)

(13)

2

• Ha traccia unitaria

TrAA] = 1 (1.92)

DIM:Eseguiamo la traccia in una una base ortonormale di A {|ψni} ∈ HA: TrAA] =X

n

nAni =X

n,m

n|hm|ρAB|mi|ψni = Tr [ρAB] = 1 (1.93)

avendo sfruttato il fatto che il prodotto delle due basi un A e B formano una base completa in AB e la proprietà (1.20) .

2

• È semidefinita positiva in HA, ossia per ogni |χAi ∈ HA

AAAi ≥ 0 (1.94)

DIM:

AAAi = hχA|X

m

hm|ρAB|mi|χAi ≥ 0 (1.95)

dove si è usata la proprietà (1.22) per ρAB.

2

Perchè si sceglie proprio la matrice densità ridotta per studiare un sottosistema? A prima vista sembrerebbe che, seppure ragionevole, tale scelta sia un po’ arbitraria. In realtà questo non è vero e definire la matrice densità ridotta, non solo non è arbitrario, ma è anche l’unica scelta possibile consistente con la statistica che si ottiene effettuando misure sul solo sottosistema

DIM:Supponiamo che M sia un osservabile per il sistema A, vogliamo trovare un operatore σAin A che sia un operatore densità e che descrivi la statistica del sottosistema A in modo coerente, ossia in modo da avere (per qualsiasi M)

hMi = Tr [ρABM] = TrAAM] (1.96)

vogliamo dimostrare che la scelta σA= ρAè , non solo una scelta compatibile con tale richiesta, ma anche l’unica.

1. Dimostriamo che ρAè compatibile

TrA[M ρA] =X

n,m

(A)n |MhmBAB|mBi|ψn(A)i = Tr [MρAB] (1.97)

2. Ora bisogna vedere che ρAè l’unica scelta possibile. Definiamo un mapping generico f(ρAB) che porti ρABin ρA tale che

f(ρAB) = σA (1.98)

e

TrA[M f (ρAB)] = Tr [M ρAB] (1.99)

per qualsiasi M definito in A. Consideriamo, ora un set completo {Mi} di operatori per lo spazio degli operatori hermitiani di A, ortonormale rispetto al prodotto di Hilbert-Schmidt

(X, Y ) = Tr [XY ] . (1.100)

(14)

Quindi, un operatore in A può essere scomposto come OA=X

i

Mi(Mi, OA) =X

i

MiTrA[MiOA] (1.101)

In particolare, questo è vero per f

f(ρAB) =X

i

MiTrA[Mif] (1.102)

tuttavia, per ipotesi, deve valere la (1.99), quindi f(ρAB) =X

i

MiTr [MiρAB] =X

i

MiTrA[MiTrBAB]] (1.103)

il che implica che

fAB) = TrBAB] = ρa (1.104)

2

Un altro aspetto molto importante della matrice densità ridotta è la sua evoluzione. Sappiamo che ρAB evolve in maniera unitaria secondo l’equazione di Schrödinger

ρAB(t) = U (t)ρABU(t) (1.105)

l’evoluzione di ρA si ottiene tracciando su B:

ρA(t) = TrB

U (t)ρABU(t)

, (1.106)

questo significa che, tranne in alcuni casi, non è più possibile scrivere

ρA(t) = ˜U (t)ρAU˜(t) (1.107)

ossia, l’evoluzione non è unitaria. Questo fatto implica che uno stato puro può evolvere in uno stato mescolato e viceversa, cosa assolutamente impossibile in un’evoluzione unitaria. Come si vedrà , questo meccanismo è alla base del fenomeno chiamato decoerenza.

Esempio 1.6.1 (Sistemi separabili) Consideriamo due sistemi separabili, ossia tali che lo stato complessivo sia il prodotto tensoriale di stati del singolo sottosistema

ρAB= σA⊗ σB (1.108)

in questo caso le matrici densità ridotte sono semplicemente ρA = σA

ρB = σB. (1.109)

Inoltre, se i due sistemi non interagiscono

H = HA+ HB (1.110)

l’evoluzione delle due matrici densità ridotte è unitaria e lo stato rimane separabile

ρA(t) = e−iHAtρA(0)eiHAt (1.111)

ρB(t) = e−iHBtρB(0)eiHBt (1.112)

ρAB(t) = ρA(t) ⊗ ρB(t). (1.113)

(15)

Esempio 1.6.2 (Stato entangled) Consideriamo due sistemi a due livelli, descrivibili con il formalismo di spin 1/2. Supponiamo di avere uno stato iniziale puro

ABi = 1

2[|0A0Bi + |1A1Bi] (1.114)

questo è un esempio di stato entangled, uno stato, cioè , che non può essere espresso come prodotto tensoriale di stati appartenenti ai differenti spazi di Hilbert, questa caratteristica verrà analizzata con più attenzione nel capitolo 2. La matrice densità di AB è

ρAB= |ψABihψAB| (1.115)

mentre le matrice densità ridotte sono

ρA = 1

2(|0Aih0A| + |1Aih1A|) ρB = 1

2(|0Bih0B| + |1Bih1B|) . (1.116)

Quindi, mentre lo stato complessivo è puro, gli stati relativi ai due sottosistemi sono mescolati (in questo caso massima- mente). In altri termini, mentre sul sistema complessivo abbiamo il massimo della conoscenza possibile, restringendoci ad un solo sottosistema perdiamo informazione. Questo fatto appare evidente calcolando l’entropia di von Neuman che, per il sistema composito è

SAB = − Tr [ρABlog2ρAB] = 0 (1.117)

mentre per i due sottosistemi

SA= SB= − Tr [ρAlog2ρA] = 1. (1.118)

Esercizio 1.6.1 Consideriamo il sistema di due particelle di spin 1/2 descritte dalla matrice densità

ρAB=1 8 +1

2ihΨ| (1.119)

dove 1 denota la matrice 4 × 4 identità e

i = 1

2(| ↑i| ↓i − | ↓i| ↑i) . (1.120)

1. Scrivere le matrici densità ridotte dei due spin

2. Supponiamo di voler misurare il primo spin lungo un asse n e il secondo lungo l’asse m tale che n · m = cos θ. Qual’è la probabilità che entrambi gli spin abbiano direzione “up” contemporaneamente lungo la rispettiva direzione di misura?

3. Qual’è la matrice densità dopo la misura?

Esercizio 1.6.2 Supponiamo di voler effettuare un teletrasporto di uno stato

|φi = a|0i + b|1i (1.121)

(16)

utilizzando uno stato massimamente entangled, ad esempio lo stato di Bell

A,Bi = 1

2(|0Ai|0Bi + |1Ai|1Bi) . (1.122)

Quale sarà la matrice densità di Bob prima della comunicazione classica? (Per i dettagli del protocollo e per la soluzione fare riferimento alla sezione (2.4))

1.7 Decomposizione di Schmidt

Prendiamo in considerazione un sistema bipartito (AB) con dimensioni dei sottospazi dA ≤ dB. Scegliamo due basi {|αni} e {|βki} rispettivamente per A e B. Il generico stato di AB è

|ψi =

dA

X

n=1 dB

X

k=1

cn,kni|βki =

dA

X

n=1

| ˜φni|αni (1.123)

con | ˜φni stati di B definiti come

| ˜φni =X

n

cn,kki (1.124)

e, in generale, non necessariamente ortonormali. Consideriamo la matrice densità ridotta relativa allo stato di dimensione inferiore

ρA= TrB|ψihψ| (1.125)

e supponiamo di aver scelto la base {|αni} tale che diagonalizzi ρA

ρA=X

n

pnnihαn| =X

n,m

h ˜φm| ˜φni|αnihαm| (1.126)

questa ipotesi implica che h ˜φm| ˜φni = pnδn,mossia gli stati

ni = | ˜φni

pn

(1.127)

sono ortonormali. Questo procedimento ci permette di arrivare ad una decomposizione dello stato in termini di prodotti di vettori ortonormali appartenenti ai due sottospazi distinti

|ψi =X

n

λnniBniB (1.128)

n= √pn), nella somma, così ottenuta, appare un solo indice. Alcune osservazioni:

• La decompsizione di Schmidt è unica (a parte fattori di fase globali) nel caso in cui le λn 6= 0 sono anche non degeneri. In caso contrario posso scegliere diverse decomposizioni.

• Mentre la decompsizione di Schmidt è sempre possibile in un sistema bipartito, ma non lo è per sistemi multipartiti.

(17)

• Utilizzando (1.128), si ricavano immediatamente le matrici densità ridotte dei due sottosistemi

ρA = X

n

λ2nnihαn|

ρB = X

n

λ2nnihφn| (1.129)

ossia, ρAB hanno gli stessi autovalori.

• Si può introdurre una grandezza detta Schmidt number, indicata con m e definita come il numero di λn non nulli. Questa grandezza è legata all’entanglement fra i due sistemi ed in particolare:

1. Per stati separati m = 1 2. Per stati entangled m > 1

3. Per stati massimamente entangled m = dA com λn= 1 dA

Esempio 1.7.1 Consideriamo lo stato

|ψi = X2 n=0

X

j=↑,↓

an,j|ni|ji (1.130)

con a0,↑= a1,↑= −a2,↑=1

6, a0,↓= a1,↓=1

2 e a2,↓=1

3. La matrice densità del sistema A è ρA= 1

2

1 0 0 1

(1.131)

quindi ρA è diagonle nella base {| ↑i, | ↓i}. Ne deriva che

i = 1

6[|0i + |1i − |2i]

i = 1

12[|0i + |1i + 2|2i] (1.132)

quindi la decomposizione di Schmidt dello stato iniziale è

|ψi = 1

2[|φi| ↑i+| φi| ↓i] (1.133)

Esercizio 1.7.1 Per gli stati a due qubit:

|ψi = 1

2

"

|0Ai 1 2|0Bi +

3 2 |1Bi

!

+ |1Ai 1 2|1Bi +

3 2 |0Bi

!#

|ψi = 1

2[|0Ai|0Bi + |1Ai|1Bi]

|ψi = 1

2[|0Ai|0Bi + |0Ai|1Bi + |1Ai|0Bi + |1Ai|1Bi]

|ψi = 1

3[|0Ai|0Bi + |0Ai|1Bi + |1Ai|1Bi] (1.134) 1. Calcolare ρA e ρB

2. Trovare la decomposizione di Schmidt

Esercizio 1.7.2 Dimostrare che, in un sistema bipartito, una trasformazione locale non varia l’entanglement. Utiliz- zare la nozione di entropia per quantificare l’entanglement e sfruttare la decomposizione di Schmidt dello stato.

(18)

1.8 Purificazioni

Consideriamo un sistema A in uno stato mescolato nella decomposizione ortonormale

ρA=X

n

pn|nihn|, (1.135)

possiamo introdurre un secondo sistema R (eventualmente fittizio), con stessa dimensione di A in modo tale che lo stato complessivo dei due abbia come decomposizione di Schmidt

ABi =X

n

pn|niA|niR (1.136)

a tale stato puro corrisponde una matrice densità ridotta di A pari proprio a (1.135), questo stato è detto purificazione di ρA. Va notato che, data una matrice densità , la sua purificazione non è unica.

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