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Anno 16 (2020) N. 5 PRESENTAZIONE DEL SIGNORE 2 febbraio 2020

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Academic year: 2022

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Bollettino della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati – Roma

Cari parrocchiani e amici, negli ultimi anni mi sono appas- sionato della mia storia familiare.

Ho cominciato a costruire il mio al- bero genealogico e a indagare nel passato dei miei antenati. Più si scava, più si è affascinati per ogni scoperta e felici di ammirare tutti i legami di parentela. Se la cosa è fatta sul serio necessita di tanta passione e di tanta pazienza. Ho dovuto sfogliare i registri parroc- chiali per risalire ad ogni

singolo componente del mio nucleo familiare e soprattutto parlare con le persone più anziane della mia famiglia.

Quanto è bello cono- scere la propria storia, ascoltare le testimonian-

za dei nonni, vedere le pagine ingiallite dei libri battesimali o guardare le vecchie foto. La parte inferiore dell’albero è robusta. I miei antenati hanno avuto tanti figli. Mi sono domandato come era possibile vivere con una decina di fratelli e sorelle? Si vede che erano sempre aperti alla vita. E constato con tanta tristezza che l’albero così largo e pieno di rami inizia a seccarsi. Come se qualcuno facesse una potatura e lo volesse ridurre nella parte superiore. Nell’inserto di Avvenire preparato per la giornata

nazionale per la Vita che oggi cele- briamo qualcuno si interroga sul fu- turo delle famiglie. Sono le società più opulente – leggo – in cui la demografia è sempre più vicina allo zero e dove si inquina di più. Il tutto il mondo occidentale ma anche in Estremo Oriente, si fanno sempre meno figli. E in Italia si calcola che nel 2050, se non si invertirà il trend, le culle vuote resteranno vuote.

Certo, questo non è un quadro idilliaco. Anzi, spaventa e ci porta a riflettere sul serio del nostro futuro. Si intitola Aprite le porte alla Vita il Messaggio preparato per questa Giornata. La vita è una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Mi rende orgoglioso il fatto che fino ad oggi la nostra parrocchia ha adot- tato 20 bambini aiutando le mam- me in difficoltà e a salvare e soste- nere la vita. Anche in questo modo possiamo aprire le porte alla vita.

Ha ragione Renato Zero quando canta: «la vita è un dono che si de- ve accettare, condividere poi res- tituire». Oso sperare che la nostra festa divenga sempre più un’occa- sione per spalancare le porte alla vita e ad apprezzare sempre di più il dono della famiglia.

Padre Pietro

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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-32) Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Maria e Giuseppe portarono il Bambino a Gerusalemme, per presentarlo al Signore.

Una giovanissima coppia, col suo primo bambino, arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, e il più prezioso dono del mondo: un bambino. Sulla soglia, due anziani in attesa, Simeone e Anna. Che attendevano, dice Luca, «perché le cose più importanti del mondo non vanno cercate, vanno attese» (Simone Weil). Perché quan- do il discepolo è pronto, il maestro arriva.

Non sono i sacerdoti ad accogliere il bambino, ma due laici, che non ricoprono nessun ruolo ufficiale, ma sono due inna- morati di Dio, occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. E lei, Anna, è la terza profetessa del Nuovo Testamento, dopo Elisabetta e Maria. Perché Gesù non appartiene all’istituzione, non è dei sacerdoti, ma dell’umanità. È Dio che si incarna nelle creature, nella vita che finisce e in quella che fiorisce. «È nostro, di tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, ai sognatori, come Simeone; a quelli che sanno vedere oltre, come Anna; a

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quelli capaci di incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro e come vita» (M. Marcolini).

Simeone pronuncia una profezia di parole immense su Maria, tre parole che attraversano i secoli e raggiungono ciascuno di noi: il bambino è qui come caduta e risurrezione, come segno di contraddizione perché siano svelati i cuori.

Caduta, è la prima parola. «Cristo, mia dolce rovina» canta padre Turoldo, che rovini non l’uomo ma le sue ombre, la vita insufficiente, la vita morente, il mio mondo

di maschere e di bugie, che rovini la vita illusa. Segno di contraddizione, la seconda.

Lui che contraddice le nos- tre vie con le sue vie, i nostri pensieri con i suoi pensieri, la falsa immagine che nutriamo di Dio con il volto inedito di un abbà dalle grandi braccia e dal

cuore di luce, contraddizione di tutto ciò che contraddice l’amore. Egli è qui per la risurrezione, è la terza parola: per lui nessuno è dato per perduto, nessuno finito per sempre, è possibile ricominciare ed essere nuovi. Sarà una mano che ti prende per mano, che ripeterà a ogni alba ciò che ha detto alla figlia di Giairo: talità kum, bambina alzati! Giovane vita, alzati, levati, sorgi, risplendi, riprendi la strada e la lotta.

Tre parole che danno respiro alla vita. Festa della presentazione. Il bambino Gesù è portato al tempio, davanti a Dio, perché non è sempli- cemente il figlio di Giuseppe e Maria: «i figli non sono nostri» (Kalil Gibran), appartengono a Dio, al mondo, al futuro, alla loro vocazione e ai loro sogni, sono la freschezza di una profezia “biologica”. A noi spetta salvare, come Simeone ed Anna, almeno lo stupore.

(P. Ermes Ronchi)

PREGA CON IL VANGELO

Luce del mondo, che ti riveli nelle tenere membra di un bambino, Maria e Giuseppe ti hanno portato al tempio di Gerusalemme per presen- tarti al Padre. Luce che svela i pensieri più segreti, segno di contraddizione e di giudizio, il tuo riscatto con povero sacrificio di animali prepara il nostro riscatto, al ben più alto prezzo della croce. Vero Tempio in cui abita la pienezza della divinità, fa’ che anch’io come Simeone ti accolga tra le mie braccia riconoscendo in te la salvezza dell’intera umanità.

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Messaggio per la 42ª Giornata Nazionale per la vita – 2 febbraio

APRITE LE PORTE ALLA VITA

Desiderio di vita sensata

1. “Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?” (Mt 19,16). La domanda che il giovane rivolge a Gesù ce la poniamo tutti, anche se non sempre la lasciamo affiorare con chiarezza:

rimane sommersa dalle preoccupazioni quo- tidiane. Nell’anelito di quell’uomo traspare il desiderio di trovare un senso convincente all’esistenza.

Gesù ascolta la domanda, l’accoglie e ris- ponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti” (v. 17). La risposta intro- duce un cambiamento – da avere a entrare – che comporta un capovolgimento radicale dello sguardo: la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati.

Dalla riconoscenza alla cura

2. È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce.

Per questo papa Francesco ci dice: “L’appartenenza originaria alla carne precede e rende possibile ogni ulteriore consapevolezza e riflessione”

(Francesco, Humana communitas, 9). All’inizio c’è lo stupore. Tutto nasce dalla meraviglia e poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’origine di noi stessi. “Possiamo solo diventare consapevoli di essere in vita una volta che già l’abbiamo ricevuta, prima di ogni nostra intenzione e decisione. Vivere significa necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato” (HC 9). È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso.

Davanti a queste azioni disumane ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti (cfr. Mt 25, 16-30). Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e “gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita, e che ha consentito ad essa di dispiegarsi in tutto l’arco del suo svolgersi, e la cura da prestare responsabilmente agli altri”

(HC 9).

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Se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta, e di cui la nostra carne, con le sue relazioni e incontri, è testimonianza, potremo aprire la porta agli altri viventi. Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia.

La cura del corpo, in questo modo, non cade nell’idolatria o nel ripiega- mento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinno- vato sul mondo intero: i

rapporti con gli altri e il creato (Laudato si’, 155).

Ospitare l’imprevedibile 3. Sarà lasciandoci coinvolgere e partecipando con gratitudine a questa esperienza che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospi- talità reciproca potremo spalan- care le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di

arrendersi alle varie forme di eutanasia (Cfr. Francesco, Discorso ai membri dell’associazione italiana di oncologia (AIOM), 2 settembre 2019) .L’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri.

È questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti (cf Gv 12,24). È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. Qui infatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. Il frutto del Vangelo è la fraternità.

IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

GIORNATA DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA

Oggi 2 febbraio, alle 10.30, celebrazione Eucaristica con presen- tazione dei fidanzati alla comunità parrocchiale e rinnovo delle promesse matrimoniali. Dopo la Santa Messa aperitivo offerto dalla Parrocchia alla comunità, nelle sale parrocchiali.

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PROGETTO GEMMA

Nel 1994 è nato “Progetto Gemma”.

Un servizio per l’adozione prenatale a dis- tanza di madri in difficoltà e tentate a non accogliere il proprio bambino. Attraverso il progetto Gemma si aiutano le persone a capire che i problemi della vita non si ri- solvono sopprimendola, ma provando ad affrontare e a superare insieme le difficol- tà. Una mamma in attesa nasconde sempre nel suo grembo una gemma (un bambino) che non andrà perduta se qualcuno fornirà l’aiuto necessario.

L’obiettivo del servizio di “aiuto alla vita” è porsi, non contro ma accanto alle madri per difendere il diritto del bambino a nascere. Tale diritto, va garantito anche economicamente e, “Progetto Gemma”, sostiene le mamme in difficoltà per un periodo di 18 mesi: gli ultimi sei mesi di gravidanza e i primi 12 mesi di vita del bambino.

Attraverso questo servizio e con un contributo mensile di 160 euro, si può adottare per 18 mesi una mamma e aiutare così il suo bambino a nascere. Dalla nascita di Progetto Gemma i bambini così aiutati sono oltre 20.000.

La commissione dell’Evangelizzazione e Famiglia della parrocchia, insieme alla nostra Caritas, propone a tutta la comunità parrocchiale nella giornata della Vita e

della Famiglia (2 febbraio), di avviare l’adozione di un

“Progetto Gemma” me- diante offerte libere.

Coloro che volessero sottoscrivere un’adozione prenatale a distanza con un contributo di € 160 mensili per 18 mesi o in un’unica soluzione di € 2.880, oppure con contri- buto libero mensile

insieme ad altri, possono rivolgersi al Diacono Pietro presso l’ufficio parrocchiale in Piazza dei Quiriti 17, tel. 06/32.16.659; oppure rivolgersi alla Sig.ra Patrice, tel. 3487493894.

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SAN BIAGIO, IL MARTIRE CHE PROTEGGE DAL MAL DI GOLA

Poco si conosce della vita di San Biagio. Notizie biografiche sul Santo si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente).

Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in

quella Ortodossa. Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la gua- rigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per il mal di gola.

Inoltre San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari.

Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono, viene festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica. È tradizione introdurre, nel

mezzo della celebrazione liturgica, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio benedetto) e pronunciando questa preghiera: «Per l’intercessione di San Biagio, Vescovo e Martire, il Signore ti liberi dal mal di gola e da ogni altro male. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

PREGHIERA DI BENEDIZIONE

Noi ti rendiamo grazie, Dio onnipotente, che hai creato l’uomo per la gioia e la vita immortale, e con l’opera redentrice del tuo Figlio lo hai liberato dalla schiavitù del peccato, radice di ogni male. Tu ci doni la certezza che un giorno sarà asciugata ogni lacrima e ricompensata ogni fatica sostenuta per tuo amore.

Benedici i tuoi figli, che nella piena adesione alla tua volontà ti invocano mediante l’intercessione di san Biagio, perché, preservati dal male di gola e confermati dalla grazia del tuo Spirito, glorifichino in parole e opere il tuo santo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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L’OMAGGIO DELLA CAPITALE A CHIARA LUBICH

Ricordando Chiara Lubich vogliamo sottolineare la presenza del Movimento dei Focolarini nella nostra parrocchia. Per diversi anni in via degli Scipioni si trovava la casa editrice Città Nuova e oggi è rimasta ancora una piccola comunità che lavora per contribuire a edificare una nuova civiltà basata sui principi di comunione e di unità. Alla nostra frater- nità facciamo tanti auguri in occasione del centenario della nascita della fondatrice e ringraziamo per la loro preziosa presenza nel nostro Quartier e specialmente nella nostra parrocchia.

“Giovane Roma. Un pro- getto alla ricerca dei giovani eroi della città”. La cultura del noi e il messaggio di in- clusione e fraternità di Chiara Lubich trovano concretezza nell’iniziativa lanciata dai

“Ragazzi per l’unità” (i giova- nissimi dei Focolari) nel cen- tenario della nascita della fondatrice del Movimento.

Nell’ambito del cammino pas- torale diocesano sull’ascolto del grido della città, l’idea dei ragazzi, spiega Antonia Testa dei Focolari di Roma, è «quella di mettere in luce l’eroismo dei loro coetanei che in tutti i quartieri di Roma si spendono ogni giorno accanto ai più bisognosi, tanto in famiglia quanto in associazioni di volon- tariato».

Questa è solo una delle tante iniziative organizzate in Italia per rendere vivo il messaggio Chiara Lubich, nata a Trento il 22 gennaio 1920. Nel centenario della nascita di una donna che per il suo impegno nella comu- nione ecclesiale, nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso è considerata una delle personalità spirituali di maggior rilievo del ‘900, a Loppiano – cittadella dei Focolari in provincia di Firenze, fondata da Chiara nel 1964 – le celebrazioni sono iniziate ieri, domenica 19 gennaio con la Messa presieduta dal vescovo di Fiesole Mario Meini nel Santuario di Maria Theotokos (Madre di Dio). Mercoledì 22, alle 18.30, sarà la Capitale a renderle omaggio nel giorno del suo compleanno e a venti anni esatti dal conferimento della cittadinanza onoraria di Roma. Al Teatro Piccolo Eliseo sarà presentato il libro “Conversazioni. In collegamento telefonico” (edito da Città Nuova, 2019), a cura di Michel Vandeleene. Il 25 gennaio invece il presidente della Repubblica Sergio Mattarella visiterà il Centro Mariapoli di Cadine, a Trento, in occasione del convegno “Trento incontra Chiara”. Il 14 marzo, giorno della morte di Chiara, è prevista una Messa nella basilica di San Giovanni in Laterano presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis.

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Il Movimento dei Focolari è presente in 182 Paesi con oltre 2 milioni di aderenti. Più di 350 le Chiese e le comunità ecclesiali di cui fanno parte le persone che si riconoscono nello spirito dei Focolari, i cui obiettivi sono condivisi anche da persone non religiose. Le “cittadelle”, con case, scuole, attività lavorative e luoghi di preghiera, sono 25 e più di mille i progetti di sviluppo internazionale gestiti dal Movimento, 93 dei quali sono rivolti a 11mila ragazzi e bambini aiutati in 48 Paesi. Come ha più volte ribadito la presidente dei Focolari Maria Voce – la prima alla guida del Movimento dopo la morte di Chiara Lubich nel 2008 – il centenario non vuole cele- brare il personaggio ma rendere vivo il suo messaggio proteso alla realiz- zazione dell’unità a tutti i livelli. Un messaggio che sul finire degli anni ’60 attrasse numerosi giovani della cosiddetta “generazione ‘68”, fatta di luci, ombre e contestazioni politiche.

Donato Falmi, coordinatore dei foco- lari di Roma, già direttore editoriale di Città Nuova, conobbe Chiara in quegli anni e fu «attratto dall’immediatezza e dal coraggio» con cui coinvolse i giovani nella vita del Vangelo, «interpretando le esigenze più profonde e autentiche» dei ragazzi dell’epoca. Chiara parla ai ragaz- zi anche oggi e dice loro che «bisogna sempre avere a cuore la famiglia umana nella sua interezza –prosegue Falmi -.

Guardare al mondo come a una famiglia

unica, non essere preoccupati degli interessi locali ma avere uno sguardo universale». In una società sempre più individualista, nella quale, come dice Papa Francesco, prevale l’io e non Dio, Chiara continua a insegnare che bisogna far «prevalere la cultura del noi». Come molti movimenti e associazioni anche i Focolari assistono a una flessione di presenza giova- nile. Al tempo stesso, evidenzia Falmi, c’è «una nuova consapevo-lezza e desiderio di impegno. È frequente da parte dei ragazzi una richiesta di spiritualità per andare alle radici del rapporto con Dio».

Antonia Testa ricorda Chiara come una «figura carismatica che ti faceva guardare lontano. Una persona semplice che curava i particolari e creava aria di famiglia nei Focolari. In ogni persona che incontrava, lei incontrava Gesù». Dal 22 al 26 aprile Chiara sarà celebrata anche nel Villaggio per la Terra, evento nato quattro anni fa, ricorda Testa, «da un desiderio dei Focolari che si è realizzato grazie al gruppo Earth day. Quest’anno il Villaggio ha anche «l’onore di essere stato scelto come un momento di preparazione al “Global Compact on Education”», il patto educativo globale che sarà firmato in Vaticano a maggio dai rappresentanti delle principali religioni, dagli esponenti degli organismi internazionali e delle diverse istituzioni umanitarie, del mondo accademico, economico, politico e culturale invitati a Roma da Papa Francesco.

Roberta Pumpo in Romasette.it, 20 gennaio 2020

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LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

Nella festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, si celebra ogni anno la Giornata mondiale della vita consacrata. Si tratta di una giornata di preghiera per le vocazioni e di ringraziamento al Signore per il dono di tanti consacrati e consacrate che, in terre di missione o nella ferialità della vita e nel lavoro quotidia- no, vivendo in contesti spesso anche difficili, si prendono cura degli ultimi e dei più fragili e sono testimoni e annunciatori della presenza di Dio nel mondo.

Nella Giornata a loro dedicata, tutti i consacrati rinnovano l’impegno a essere «luce del mondo e sale della terra», a operare per la pace e la fratellanza accogliendo l’invito del Pontefice a essere «uomini e donne che illuminano il futuro».

Nel corso dell’Udienza del 29 gennaio il Papa ha ricordato: «Preghiamo per le religiose e i religiosi che si dedicano a Dio e ai fratelli nel servizio quotidiano, secondo il proprio carisma, affinché siano sempre fedeli testimoni dell’amore salvifico di Cristo».

Nella nostra preghiera vogliamo abbracciare tutte le comunità religiose che sono presenti nella nostra parrocchia e che da tanti anni operano a servizio della chiesa e della città di Roma. Nella nostra Prefettura possiamo contare sulla presenza di circa 70 comunità religiose femminili. Interes- sante notare che sette parrocchie su nove della Prefettura sono officiate dai religiosi. La Giornata della vita consacrata diventa quindi per tutti noi un’ottima occasione per ringraziare il Signore per il dono della consa- crazione dei religiosi e delle religiose del nostro quartiere.

A SAN GIUSEPPE AL TRIONFALE IL BAMBINELLO DELL’ARA COELI

La basilica di San Giuseppe al Trionfale, domeni- ca 2 febbraio, accoglierà il Santo Bambino di Ara Coeli. Alle ore 10 la statua arriverà sul sagrato;

seguirà l’ingresso processionale nella chiesa.

Alle 10.30 ci sarà la solenne celebrazione euca- ristica, alla quale seguirà, in oratorio, un momento di festa. Alle 18.30, infine, un momento di preghiera per salutare l’immagine del Bambinello.

Per l’occasione la chiesa di via Bernardino Telesio resterà aperta tutto il giorno.

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L’ADORAZIONE EUCARISTICA PROLUNGATA

Da diversi anni che nella nostra Cappella di Spagna adoriamo Gesù nel Santissimo Sacramento.

Un’esperienza bellissima e ben consolidata che ha portato tanti frutti nella nostra comunità parrocchiale e nelle vite dei singoli adoratori. Dopo la Santa Messa delle 8.00 il Santissimo Sacramento viene esposto per tutta la giornata. L’adorazione termina con la preghiera della compieta che recitiamo insieme alle ore 22.45.

Sicuramente avete notato un grande tabellone all’ingresso della Cappella con gli orari degli ado- ratori. Ci sono ancora tante ore non coperte. Coloro che volessero offrire, in forma stabile, un’ora alla settimana dinanzi al Santissimo Sacramento,

possono riempire la scheda d’iscrizione specificando giorno ed orario preferiti e inserirla nel contenitore che si trova sul tavolino davanti alla Cappella. Questo impegno garantisce la continuità della preghiera ed è la garanzia di non lasciare solo il Santissimo Sacramento.

L’Adorazione: Lunedì-Venerdì (8.30-23.00) e Sabato (8.30-13.00).

LECTIO DIVINA IN PARROCCHIA

Mercoledì 5 febbraio, alle ore 19, nei locali parrocchiali di via Pompeo Magno 25/c, si terrà l’incontro

con la Parola di Dio – Lectio Divina.

“La Sacra Scrittura è fonte dell’evangeliz- zazione. Pertanto, bisogna formarsi continu- amente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio «diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale». (…) Lo studio della Sacra Scrittura dev’essere una porta aperta a tutti i credenti. È fondamentale che la Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede. L’evangelizzazione richiede la familiarità con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi, le parrocchie e tutte le aggrega-

zioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e comunitaria”.

(Evangelii Gaudium, nn. 174-175).

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Vita della Parrocchia

 L

A

G

IORNATA DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA

Oggi, domenica 2 febbraio, celebriamo la giornata della vita e della famiglia. La S. Messa delle ore 10.30 sarà animata dalle famiglie e tutti i coniugi presenti rinnoveranno le loro promesse matrimoniali. Seguirà un aperitivo offerto dalla parrocchia presso le aule del catechismo.

 M

EMORIA DI

S

AN

B

IAGIO

LA BENEDIZIONE DELLA GOLA Lunedì 3 febbraio, la memoria liturgica di S. Biagio. Durante le Sante Messe alle ore 8.00 e 18.30 verrà impartita la benedizione della gola.

 I

NCONTRO DEI GENITORI

P

RIMA

C

OMUNIONE

(1° A

NNO

)

Domenica prossima 9 febbraio, dopo la S. Messa delle 10.30, si terrà l’incontro del parroco e dei catechisti con i genitori dei bambini del primo anno di catechesi che si preparano alla Prima Comunione.

 I

NCONTRO BIBLICO

Mercoledì prossimo 5 febbraio alle ore 19, nei locali parrocchiali di via Pompeo Magno, si terrà l’incontro biblico – Lectio Divina.

 A

DORAZIONE EUCARISTICA COMUNITARIA

Giovedì prossimo 6 febbraio invitiamo tutti all’Adorazione euca- ristica comunitaria dalle 19 alle 20 animata dalle famiglie della nostra parrocchia.

 A

DORAZIONE

E

UCARISTICA

P

ROLUNGATA

L’adorazione eucaristica è aperta dalle ore 8.30 alle ore 23.00.

Chi vuole impegnarsi in un’ora particolare, può iscriversi nei foglietti davanti alla cappella di Spagna.

Se sei impossibilitato a muoverti, sei malato e vuoi ricevere il sacra- mento dell’Eucaristia o confessarti, i sacerdoti della Parrocchia sono disponibili a venire a casa tua per portare la Comunione.

Tel. 063216659.

Bollettino settimanale della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati, Roma

Tel. 063216659;SITO WEB: www.sangioacchino.org - Parroco: P. Pietro Sulkowski Facebook: Parrocchia San Gioacchino in Prati

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