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Restituiti ad un abbraccio
2022: preparare i cuori all’incontro
pagina 2
Missione con i migranti a Modica
La chiusura dell’anno Giubilare
pagina 3
tutti i nostri cari defunti. Allo stesso tempo, buttiamo lo sguardo al nuovo anno con il calendario 2022. Il fi lo con- duttore della “Fratelli tutti” ci ha fatto pensare a un parallelo tra papa Fran- cesco e san Guido M. Conforti, come spiega bene p. Gianni Brentegani a pagina 2. Avvicinandosi il Natale, per- ché non regalare il nostro calendario a un amico, un familiare che ancora non ci conosce? Già da ora, quindi, buon 2022, sempre con noi!
Ho appreso con tristezza dell’im- provvisa scomparsa di p. Riccardo Tobanelli e mi permetto di porgere alla sua famiglia e a quella saveriana le mie condoglianze. Ho avuto occa- sione di vivere a Khulna, in Bangla-
esempi di “prete di strada”. Circon- dato da bambini a tutte le ore, sem- pre sorridente, era impegnato a costruire davvero un mondo di pa- ce. Ne tramanderò il ricordo, ogni volta in cui parlerò con la gente in Italia di “come va il mondo” nella parte più povera, ma tanto ricca di dignità. Giancarlo Broglia, Milano Mio padre, Tarcisio Occhio, di Son- cino (CR), è deceduto alcuni mesi fa.
Era il fratello gemello di p. Leone Oc- chio, saveriano in Brasile per tutta la sua lunga vita e salito al cielo nel 2018. Nati nono e decimo nella loro famiglia, crebbero diversi nel caratte- re e nelle scelte di vita ma, col tem- po, divennero sempre più somiglianti
lora. Divenne ‘brasiliano’ partendo dalla foresta amazzonica, poi verso le zone urbane, infine nelle favelas.
Difendeva i poveri come uno che ha conosciuto le ristrettezze subite dai poveri. Quando tornava a casa, riuni- va noi nipoti. In quella che fu la stalla dei genitori contadini, ci proiettava le diapositive “in differita dalla foresta” e ci teneva lezioni di missionarietà. Ca- pivamo poco, ma lo ricordiamo an- cora. Mio padre andò a trovarlo in Brasile. Stettero insieme un mese nel- la favela che, credo, risultò molto vi- cina alla loro vita da fanciulli. La mia famiglia è stata fortunata ad aver avu- to due zii missionari, ora in paradiso, e due cugini presbiteri, oggi qui sul- la terra. Pietro Occhio, Milano
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Viale S an Martino 8 43123 PARMA c.c. 1004361281
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solidarietà
Nuovo pick-up per la Thailandia
Da quattro anni, i saveriani in Thailandia sono presenti in maniera regolare a Um Phang e nella zona circostante, al confine con il Myanmar. Da gennaio 2020, con l’arrivo di p.
Alessio Crippa e di due catechisti che hanno affiancato p.
Reynaldo Tardelly, la nostra presenza ha assunto la confor- mazione di una vera comunità, completamente impegnata a creare contatti e amicizie nei numerosi villaggi della zona, tutti di etnia Karen (in fuga dal conflitto birmano), in vista di un lavoro più specifico di evangelizzazione. Nella zona inte- ressata, che è molto vasta, rurale e montana, ci sono solo tre famiglie cattoliche. Numerosi villaggi sono raggiungibili solo con autoveicoli a trazione integrale, attraverso strade sterra- re e piene di buche. Attualmente, abbiamo un solo pick-up (con 200mila chilometri già fatti), e ce ne serve un altro. Pen- siamo di acquistare un Toyota Revo Rocco, il cui costo am- monta a circa 26mila euro. L’acquisto è possibile solo grazie alla vostra generosità.
p. Alex Brai, sx - Bangkok, Thailandia
8/2021 Thailandia NUOVO PICK-UP PER UM PHANG
I saveriani in Thailandia, nella zona di Um Phang al confine con il Myanmar, hanno bisogno di un nuo- vo veicolo per raggiungere i villaggi più lontani. La Toyo- ta Revo Rocco scelta per questo servizio ha un costo di circa 26mila euro.
Responsabile del progetto è il saveriano p. Alex Brai.
7/2021 Sierra Leone AIUTO AGLI
INSEGNANTI
I saveriani desiderano in- tegrare lo stipendio degli insegnanti della Scuola Se- condaria A. Azzolini a Make- ni. Il budget stabilito è di circa 12mila euro per un intero an- no scolastico.
Responsabile del progetto è il saveriano p. Michele Carlini.
piccoli progetti
Il calendario 2022 dei Saveriani Il calendario 2022 dei Saveriani
Il calendario 2022 dei saveriani Un anno per ribadire...
“Fratelli tutti”
missione famiglia
missionari saveriani / novembre 2021
missione ragaz zi
la Parola
Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una gran- de folla gli venne incontro. A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio fi glio, perché è l’unico che ho! Ecco, uno spirito lo afferra e improvvi- samente si mette a gridare, lo scuote, provocandogli bava al- la bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfi nito. Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Gesù ri- spose: «O generazione incredula e perversa, fi no a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo fi glio». Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò a terra scuotendolo con con- vulsioni. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre. E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio (Lc 9,37-43).
missione per tutti
2
MISSIONE E SPIRITO
"Parla di me..."
I l 1° gennaio del 1924, nella sua omelia per l’anno nuovo, san Guido Maria Conforti diceva: “Dono preziosissimo è il tempo e il Signore ce lo concede perché traffichiamo nell’acquisto della virtù e nella pratica del bene”. Il tempo, infatti, per il cristiano non è un ripetersi di eventi stagionali, ma un cam- mino che porta verso un compimento.
Quando un anno si conclude non è un tempo che finisce, ma un passo verso la me- ta sperata. Proprio perché per il cristiano il tempo è già pieno di eternità grazie al mi- stero dell’Incarnazione, diventa per lui un momento di crescita verso una più gran- de pienezza rappresentata dal Cristo, uomo perfetto, che è l’alfa e l’omega del tempo e dell’universo. Nel tempo e nello spazio che è il nostro, l’uomo Dio-con-noi, l’Emmanue- le, ci guida e ci ispira verso il compimento in cui Dio tutto riempie con il suo amore.
Questa crescita nella virtù e nell’eserci- zio del bene, per fare del mondo una sola famiglia in Cristo, come era solito dire san Guido, papa Francesco la concepisce come
“tempo d’incontro” (FT 66) dove l’esisten- za di ciascuno è legata a quella degli altri, nell’intento di dare vita a una più grande fra- ternità. “Desidero tanto che, in questo tem- po che ci è dato di vivere, riconoscendo la
le, essendo di natura divina, percorre il tempo solcando i secoli, mantenendo la stessa pas- sione. L’accoppiata San Guido e papa France- sco è coniugata poi da confratelli che, vivendo in luoghi diversi, fanno crescere questa fra- ternità con la creatività del quotidiano e ispira- no anche noi nella virtù e nell’impegno.
Potrebbe risultare un’impresa ar- dua sintonizzarci sulla frequenza del- la fraternità visto il mondo aggressivo nel quale abitiamo, la cultura individuali- sta che respiriamo e lo spirito di competi- zione che lo caratterizza. Ma è proprio in questa realtà che, come cristiani, siamo chiamati all’annuncio del Vangelo della fra- ternità, accogliendo, ascoltando, incontran- do le persone, testimoniando la bellezza della fede, diffondendo attorno a noi gioia di vivere, entusiasmo, voglia di fare il bene.
Ecco allora l’augurio che ci possiamo fare per questo nuovo anno 2022: in un mondo tentato dalla cultura della costruzione dei muri che impedisce l’incontro con l’altro, facciamo di questo tempo un esercizio per
“preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione” (FT 254).
Credere nella fraternità e trasformarla in azioni per farla crescere, significa spera- re concretamente in un Dio che è Padre e che noi, suoi figli e figlie, possiamo guarda- re agli altri come fratelli e sorelle, dando vita al tempo della grazia e allo spazio del Regno fino a renderlo eterno.
dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità” (FT 8). A questo grande ideale di solidarietà il cristiano deve poter destina- re tempo, impegno e beni (cfr. FT 36).
Visto in questa ottica, il calendario 2022, che trovate in questo numero, diventa uno stru- mento per accompagnare tale crescita perso- nale e comunitaria: la pedagogia della liturgia con le domeniche e i vari tempi dell’anno che ci illustrano la vita di Gesù; la compagnia dei santi e delle sante che con il loro esempio ci mostrano come hanno incarnato il Vangelo di Cristo; e quest’anno, accogliendo il desiderio del papa di crescere in fraternità, la sua ulti- ma enciclica “Fratelli tutti”.
P. Alfiero Ceresoli, profondo conoscitore del Fondatore dei saveriani, ci ha aiutato nel- la scelta di alcuni brani sulla fraternità, quasi fossero un’anticipazione della riflessione fatta nell’enciclica da papa Francesco. Ne è uscita una simbiosi che attraversa il tempo, proprio perché il messaggio della fraternità universa-
p. GIANNI BRENTEGANI, sx [email protected]
2022: preparare i cuori all'incontro
VIRGINIA ISINGRINI, mmx [email protected]
Restituiti ad un abbraccio
Ricreati dal profondo del cuore
U no strano uomo, giova- ne, con lunghi capelli passeggiava tenendo un li- bro tra le mani. Inizia a leg- gere ad alta voce: “Buona notizia o buone notizie. In un villaggio, tanti anni fa, era nato un bambino di nome Gesù. Dei pastori e dei sa- pienti sono andati a trovarlo, lo hanno visto e ne hanno parlato a tutti. Un giorno ha cominciato a predicare da- vanti a tanta gente, a fare miracoli, a guarire i malati e poi…”. “E poi?”, chiedo io. Fi- nalmente mi guarda, mi sor- ride: “E poi è morto su una croce e dopo tre giorni è ri- sorto”. Com’era possibile tutto questo? Aveva fatto del bene e ha fatto una brutta fi- ne? “Non ti preoccupare - mi dice - poi ha mandato in gi- ro per il mondo i suoi amici che forse tu hai conosciuto.
Quando eri piccolo, qualcu- no ti raccontava tutte queste cose e tu poi un giorno hai accettato di ricevermi nel- la tua vita, nel tuo cuore”. È vero, quel giorno eravamo una decina che, nella chie- sa del paese, lo ricevevano per la prima volta. C’erano i genitori, gli amici, quelli che ci avevano seguiti nello spie- garci tutte queste cose. Bei ricordi di tempi passati. Ma ora, perché era ritornato qui da me? “Ti ricordi - aggiunse - quando sei partito per l’A- frica, tra quei bambini dagli occhioni felici, quelle mam- me e quei papà che insieme con te, cantavano e danzava- no nel giorno del Signore?”.
Ricordavo con tanta nostal- gia. “Allora - concluse - non ti puoi fermare. Devi conti- nuare a parlare di me ovun- que tu vada, quando ti riposi o sei un po’ triste. Ma non smettere mai di sognare, perché io sarò là”. Comin- ciai di nuovo ad essere feli- ce, a gustare la gioia. Stavo per lasciare la quercia e tor- nare alla vita di ogni giorno, ma la Sua presenza la avver- tivo sempre.
va segnato tutta la sua esisten- za di padre. L’epilessia, chiamata
“morbo sacro”, si riteneva frut- to dell’influsso degli astri o di qualche demonio. L’impreve- dibilità e la drammaticità delle sue manifestazioni erano fonte di vergogna e di incessante pre- occupazione. Occorreva esse- re sempre lì, vigili, per evitare che il ragazzo morisse soffoca- to, vittima di un’improvvisa crisi.
Entrambi ne uscivano sfiniti, in attesa del prossimo attacco.
Il padre aveva cercato aiuto nei discepoli, però loro non era- no riusciti a scacciare lo spiri- to maligno, nonostante il fatto che avessero ricevuto il potere di farlo (9,1-2). Luca non si sof- ferma sulla loro incapacità, gli interessa di più mettere in risal- to la figura di Gesù. Del resto la domanda che serpeggia per l’in- tero capitolo è proprio questa:
“Voi chi dite che io sia?”.
Gesù scoppia in un duro rim- provero, quasi un lamento. An- che lui vive una sfinitezza. Non ne può più di quella generazio- ne senza fede e perversa! Siamo noi diversi da quella generazio- ne? Anche il nostro tempo stenta
I l Tabor è alle spalle. I disce- poli testimoni della visione ri- mangono in silenzio. Del resto, l’imperativo del Padre era sta- to perentorio: “Ascoltate mio Fi- glio!”. Non si ascoltano soltanto le parole, ma anche i fatti. Luca, come già Marco e Matteo, collo- ca subito dopo il racconto del ra- gazzo epilettico.
Gesù aveva affermato che al- cuni dei presenti non sarebbe- ro morti prima di aver visto il regno di Dio. Ed ecco una pri- ma realizzazione di quella pro- messa: tra la gran folla che lo segue si alza il grido di un pa- dre che supplica Gesù di volge- re lo sguardo sul figlio malato.
È l’unico che ha. Rimanere sen- za figli avrebbe significato esse- re consegnati alla vera morte: la dimenticanza. Nessuno avrebbe perpetuato la sua discendenza, nessuno ne avrebbe ricordato più il nome.
Quella malattia terribile ave-
p. OLIVIERO FERRO, sx [email protected]
a credere alle parole del Signore, fatica ad affidarsi a Qualcuno che vada oltre il proprio orizzonte. Il suo cuore si è corrotto dietro ad altri dei. Per non aver voluto cre- dere in Dio, ha finito per credere a qualunque velleità, a qualsiasi riflesso di sé stesso.
È un Narciso che si avvinghia mortalmente attorno alla propria immagine. Non muore solo Dio, muore l’altro, il fratello, la sorel- la. Moriamo noi.
Come quel figlio unico, siamo get- tati a terra, agitati e lacerati da spiriti ostili. Abbiamo bi- sogno di riascolta- re il grido di Gesù che impone alla voce del male di uscire da noi, dalla nostra generazio- ne cattiva, convul- sa, sanguinante.
Abbiamo bisogno di essere ricreati dal profondo del cuore. Anche noi, come il ragazzo epilettico e come il figlio della vedova di Nain, desideriamo essere resti- tuiti all’abbraccio di coloro che ci amano, all’abbraccio di Dio che ci vorrebbe ancora buoni e belli come ci aveva creati. An- che a noi è concesso di vedere il regno di Dio quando le nostre comunità non sono tombe, ben- sì culle che riabbracciano i figli e le figlie che credevamo perduti.
grandezza di Dio (Lc 9,37-43).
missione per tutti
I
l 1° gennaio del 1924, nella sua omelia per l’anno nuovo, san Guido Maria Conforti diceva: “Dono preziosissimo è il tempo e il Signore ce lo concede perché traffichiamo nell’acquisto della virtù e nella pratica del bene”. Il tempo, infatti, per il cristiano non è un ripetersi di eventi stagionali, ma un cam- mino che porta verso un compimento.Quando un anno si conclude non è un tempo che finisce, ma un passo verso la me- ta sperata. Proprio perché per il cristiano il tempo è già pieno di eternità grazie al mi- stero dell’Incarnazione, diventa per lui un momento di crescita verso una più gran- de pienezza rappresentata dal Cristo, uomo perfetto, che è l’alfa e l’omega del tempo e dell’universo. Nel tempo e nello spazio che è il nostro, l’uomo Dio-con-noi, l’Emmanue- le, ci guida e ci ispira verso il compimento in cui Dio tutto riempie con il suo amore.
Questa crescita nella virtù e nell’eserci- zio del bene, per fare del mondo una sola famiglia in Cristo, come era solito dire san Guido, papa Francesco la concepisce come
“tempo d’incontro” (FT 66) dove l’esisten- za di ciascuno è legata a quella degli altri, nell’intento di dare vita a una più grande fra- ternità. “Desidero tanto che, in questo tem- po che ci è dato di vivere, riconoscendo la
le, essendo di natura divina, percorre il tempo solcando i secoli, mantenendo la stessa pas- sione. L’accoppiata San Guido e papa France- sco è coniugata poi da confratelli che, vivendo in luoghi diversi, fanno crescere questa fra- ternità con la creatività del quotidiano e ispira- no anche noi nella virtù e nell’impegno.
Potrebbe risultare un’impresa ar- dua sintonizzarci sulla frequenza del- la fraternità visto il mondo aggressivo nel quale abitiamo, la cultura individuali- sta che respiriamo e lo spirito di competi- zione che lo caratterizza. Ma è proprio in questa realtà che, come cristiani, siamo chiamati all’annuncio del Vangelo della fra- ternità, accogliendo, ascoltando, incontran- do le persone, testimoniando la bellezza della fede, diffondendo attorno a noi gioia di vivere, entusiasmo, voglia di fare il bene.
Ecco allora l’augurio che ci possiamo fare per questo nuovo anno 2022: in un mondo tentato dalla cultura della costruzione dei muri che impedisce l’incontro con l’altro, facciamo di questo tempo un esercizio per
“preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione” (FT 254).
Credere nella fraternità e trasformarla in azioni per farla crescere, significa spera- re concretamente in un Dio che è Padre e che noi, suoi figli e figlie, possiamo guarda- re agli altri come fratelli e sorelle, dando vita al tempo della grazia e allo spazio del Regno fino a renderlo eterno.
dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità” (FT 8). A questo grande ideale di solidarietà il cristiano deve poter destina- re tempo, impegno e beni (cfr. FT 36).
Visto in questa ottica, il calendario 2022, che trovate in questo numero, diventa uno stru- mento per accompagnare tale crescita perso- nale e comunitaria: la pedagogia della liturgia con le domeniche e i vari tempi dell’anno che ci illustrano la vita di Gesù; la compagnia dei santi e delle sante che con il loro esempio ci mostrano come hanno incarnato il Vangelo di Cristo; e quest’anno, accogliendo il desiderio del papa di crescere in fraternità, la sua ulti- ma enciclica “Fratelli tutti”.
P. Alfiero Ceresoli, profondo conoscitore del Fondatore dei saveriani, ci ha aiutato nel- la scelta di alcuni brani sulla fraternità, quasi fossero un’anticipazione della riflessione fatta nell’enciclica da papa Francesco. Ne è uscita una simbiosi che attraversa il tempo, proprio perché il messaggio della fraternità universa- p. GIANNI BRENTEGANI, sx
2022: preparare i cuori all'incontro
passeggiava tenendo un li- bro tra le mani. Inizia a leg- gere ad alta voce: “Buona notizia o buone notizie. In un villaggio, tanti anni fa, era nato un bambino di nome Gesù. Dei pastori e dei sa- pienti sono andati a trovarlo, lo hanno visto e ne hanno parlato a tutti. Un giorno ha cominciato a predicare da- vanti a tanta gente, a fare miracoli, a guarire i malati e poi…”. “E poi?”, chiedo io. Fi- nalmente mi guarda, mi sor- ride: “E poi è morto su una croce e dopo tre giorni è ri- sorto”. Com’era possibile tutto questo? Aveva fatto del bene e ha fatto una brutta fi- ne? “Non ti preoccupare - mi dice - poi ha mandato in gi- ro per il mondo i suoi amici che forse tu hai conosciuto.
Quando eri piccolo, qualcu- no ti raccontava tutte queste cose e tu poi un giorno hai accettato di ricevermi nel- la tua vita, nel tuo cuore”. È vero, quel giorno eravamo una decina che, nella chie- sa del paese, lo ricevevano per la prima volta. C’erano i genitori, gli amici, quelli che ci avevano seguiti nello spie- garci tutte queste cose. Bei ricordi di tempi passati. Ma ora, perché era ritornato qui da me? “Ti ricordi - aggiunse - quando sei partito per l’A- frica, tra quei bambini dagli occhioni felici, quelle mam- me e quei papà che insieme con te, cantavano e danzava- no nel giorno del Signore?”.
Ricordavo con tanta nostal- gia. “Allora - concluse - non ti puoi fermare. Devi conti- nuare a parlare di me ovun- que tu vada, quando ti riposi o sei un po’ triste. Ma non smettere mai di sognare, perché io sarò là”. Comin- ciai di nuovo ad essere feli- ce, a gustare la gioia. Stavo per lasciare la quercia e tor- nare alla vita di ogni giorno, ma la Sua presenza la avver- tivo sempre.
to dell’influsso degli astri o di qualche demonio. L’impreve- dibilità e la drammaticità delle sue manifestazioni erano fonte di vergogna e di incessante pre- occupazione. Occorreva esse- re sempre lì, vigili, per evitare che il ragazzo morisse soffoca- to, vittima di un’improvvisa crisi.
Entrambi ne uscivano sfiniti, in attesa del prossimo attacco.
Il padre aveva cercato aiuto nei discepoli, però loro non era- no riusciti a scacciare lo spiri- to maligno, nonostante il fatto che avessero ricevuto il potere di farlo (9,1-2). Luca non si sof- ferma sulla loro incapacità, gli interessa di più mettere in risal- to la figura di Gesù. Del resto la domanda che serpeggia per l’in- tero capitolo è proprio questa:
“Voi chi dite che io sia?”.
Gesù scoppia in un duro rim- provero, quasi un lamento. An- che lui vive una sfinitezza. Non ne può più di quella generazio- ne senza fede e perversa! Siamo noi diversi da quella generazio- ne? Anche il nostro tempo stenta
I
l Tabor è alle spalle. I disce- poli testimoni della visione ri- mangono in silenzio. Del resto, l’imperativo del Padre era sta- to perentorio: “Ascoltate mio Fi- glio!”. Non si ascoltano soltanto le parole, ma anche i fatti. Luca, come già Marco e Matteo, collo- ca subito dopo il racconto del ra- gazzo epilettico.Gesù aveva affermato che al- cuni dei presenti non sarebbe- ro morti prima di aver visto il regno di Dio. Ed ecco una pri- ma realizzazione di quella pro- messa: tra la gran folla che lo segue si alza il grido di un pa- dre che supplica Gesù di volge- re lo sguardo sul figlio malato.
È l’unico che ha. Rimanere sen- za figli avrebbe significato esse- re consegnati alla vera morte: la dimenticanza. Nessuno avrebbe perpetuato la sua discendenza, nessuno ne avrebbe ricordato più il nome.
Quella malattia terribile ave-
a credere alle parole del Signore, fatica ad affidarsi a Qualcuno che vada oltre il proprio orizzonte. Il suo cuore si è corrotto dietro ad altri dei. Per non aver voluto cre- dere in Dio, ha finito per credere a qualunque velleità, a qualsiasi riflesso di sé stesso.
È un Narciso che si avvinghia mortalmente attorno alla propria immagine. Non muore solo Dio, muore l’altro, il fratello, la sorel- la. Moriamo noi.
Come quel figlio unico, siamo get- tati a terra, agitati e lacerati da spiriti ostili. Abbiamo bi- sogno di riascolta- re il grido di Gesù che impone alla voce del male di uscire da noi, dalla nostra generazio- ne cattiva, convul- sa, sanguinante.
Abbiamo bisogno di essere ricreati dal profondo del cuore. Anche noi, come il ragazzo epilettico e come il figlio della vedova di Nain, desideriamo essere resti- tuiti all’abbraccio di coloro che ci amano, all’abbraccio di Dio che ci vorrebbe ancora buoni e belli come ci aveva creati. An- che a noi è concesso di vedere il regno di Dio quando le nostre comunità non sono tombe, ben- sì culle che riabbracciano i figli e le figlie che credevamo perduti.
lo consegnò a suo padre. E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio (Lc 9,37-43).
missione per tutti
I
l 1° gennaio del 1924, nella sua omelia per l’anno nuovo, san Guido Maria Conforti diceva: “Dono preziosissimo è il tempo e il Signore ce lo concede perché traffichiamo nell’acquisto della virtù e nella pratica del bene”. Il tempo, infatti, per il cristiano non è un ripetersi di eventi stagionali, ma un cam- mino che porta verso un compimento.Quando un anno si conclude non è un tempo che finisce, ma un passo verso la me- ta sperata. Proprio perché per il cristiano il tempo è già pieno di eternità grazie al mi- stero dell’Incarnazione, diventa per lui un momento di crescita verso una più gran- de pienezza rappresentata dal Cristo, uomo perfetto, che è l’alfa e l’omega del tempo e dell’universo. Nel tempo e nello spazio che è il nostro, l’uomo Dio-con-noi, l’Emmanue- le, ci guida e ci ispira verso il compimento in cui Dio tutto riempie con il suo amore.
Questa crescita nella virtù e nell’eserci- zio del bene, per fare del mondo una sola famiglia in Cristo, come era solito dire san Guido, papa Francesco la concepisce come
“tempo d’incontro” (FT 66) dove l’esisten- za di ciascuno è legata a quella degli altri, nell’intento di dare vita a una più grande fra- ternità. “Desidero tanto che, in questo tem- po che ci è dato di vivere, riconoscendo la
le, essendo di natura divina, percorre il tempo solcando i secoli, mantenendo la stessa pas- sione. L’accoppiata San Guido e papa France- sco è coniugata poi da confratelli che, vivendo in luoghi diversi, fanno crescere questa fra- ternità con la creatività del quotidiano e ispira- no anche noi nella virtù e nell’impegno.
Potrebbe risultare un’impresa ar- dua sintonizzarci sulla frequenza del- la fraternità visto il mondo aggressivo nel quale abitiamo, la cultura individuali- sta che respiriamo e lo spirito di competi- zione che lo caratterizza. Ma è proprio in questa realtà che, come cristiani, siamo chiamati all’annuncio del Vangelo della fra- ternità, accogliendo, ascoltando, incontran- do le persone, testimoniando la bellezza della fede, diffondendo attorno a noi gioia di vivere, entusiasmo, voglia di fare il bene.
Ecco allora l’augurio che ci possiamo fare per questo nuovo anno 2022: in un mondo tentato dalla cultura della costruzione dei muri che impedisce l’incontro con l’altro, facciamo di questo tempo un esercizio per
“preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione” (FT 254).
Credere nella fraternità e trasformarla in azioni per farla crescere, significa spera- re concretamente in un Dio che è Padre e che noi, suoi figli e figlie, possiamo guarda- re agli altri come fratelli e sorelle, dando vita al tempo della grazia e allo spazio del Regno fino a renderlo eterno.
dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità” (FT 8). A questo grande ideale di solidarietà il cristiano deve poter destina- re tempo, impegno e beni (cfr. FT 36).
Visto in questa ottica, il calendario 2022, che trovate in questo numero, diventa uno stru- mento per accompagnare tale crescita perso- nale e comunitaria: la pedagogia della liturgia con le domeniche e i vari tempi dell’anno che ci illustrano la vita di Gesù; la compagnia dei santi e delle sante che con il loro esempio ci mostrano come hanno incarnato il Vangelo di Cristo; e quest’anno, accogliendo il desiderio del papa di crescere in fraternità, la sua ulti- ma enciclica “Fratelli tutti”.
P. Alfiero Ceresoli, profondo conoscitore del Fondatore dei saveriani, ci ha aiutato nel- la scelta di alcuni brani sulla fraternità, quasi fossero un’anticipazione della riflessione fatta nell’enciclica da papa Francesco. Ne è uscita una simbiosi che attraversa il tempo, proprio perché il messaggio della fraternità universa- p. GIANNI BRENTEGANI, sx
2022: preparare i cuori all'incontro
U
passeggiava tenendo un li- bro tra le mani. Inizia a leg- gere ad alta voce: “Buona notizia o buone notizie. In un villaggio, tanti anni fa, era nato un bambino di nome Gesù. Dei pastori e dei sa- pienti sono andati a trovarlo, lo hanno visto e ne hanno parlato a tutti. Un giorno ha cominciato a predicare da- vanti a tanta gente, a fare miracoli, a guarire i malati e poi…”. “E poi?”, chiedo io. Fi- nalmente mi guarda, mi sor- ride: “E poi è morto su una croce e dopo tre giorni è ri- sorto”. Com’era possibile tutto questo? Aveva fatto del bene e ha fatto una brutta fi- ne? “Non ti preoccupare - mi dice - poi ha mandato in gi- ro per il mondo i suoi amici che forse tu hai conosciuto.Quando eri piccolo, qualcu- no ti raccontava tutte queste cose e tu poi un giorno hai accettato di ricevermi nel- la tua vita, nel tuo cuore”. È vero, quel giorno eravamo una decina che, nella chie- sa del paese, lo ricevevano per la prima volta. C’erano i genitori, gli amici, quelli che ci avevano seguiti nello spie- garci tutte queste cose. Bei ricordi di tempi passati. Ma ora, perché era ritornato qui da me? “Ti ricordi - aggiunse - quando sei partito per l’A- frica, tra quei bambini dagli occhioni felici, quelle mam- me e quei papà che insieme con te, cantavano e danzava- no nel giorno del Signore?”.
Ricordavo con tanta nostal- gia. “Allora - concluse - non ti puoi fermare. Devi conti- nuare a parlare di me ovun- que tu vada, quando ti riposi o sei un po’ triste. Ma non smettere mai di sognare, perché io sarò là”. Comin- ciai di nuovo ad essere feli- ce, a gustare la gioia. Stavo per lasciare la quercia e tor- nare alla vita di ogni giorno, ma la Sua presenza la avver- tivo sempre.
“morbo sacro”, si riteneva frut- to dell’influsso degli astri o di qualche demonio. L’impreve- dibilità e la drammaticità delle sue manifestazioni erano fonte di vergogna e di incessante pre- occupazione. Occorreva esse- re sempre lì, vigili, per evitare che il ragazzo morisse soffoca- to, vittima di un’improvvisa crisi.
Entrambi ne uscivano sfiniti, in attesa del prossimo attacco.
Il padre aveva cercato aiuto nei discepoli, però loro non era- no riusciti a scacciare lo spiri- to maligno, nonostante il fatto che avessero ricevuto il potere di farlo (9,1-2). Luca non si sof- ferma sulla loro incapacità, gli interessa di più mettere in risal- to la figura di Gesù. Del resto la domanda che serpeggia per l’in- tero capitolo è proprio questa:
“Voi chi dite che io sia?”.
Gesù scoppia in un duro rim- provero, quasi un lamento. An- che lui vive una sfinitezza. Non ne può più di quella generazio- ne senza fede e perversa! Siamo noi diversi da quella generazio- ne? Anche il nostro tempo stenta
I
l Tabor è alle spalle. I disce- poli testimoni della visione ri- mangono in silenzio. Del resto, l’imperativo del Padre era sta- to perentorio: “Ascoltate mio Fi- glio!”. Non si ascoltano soltanto le parole, ma anche i fatti. Luca, come già Marco e Matteo, collo- ca subito dopo il racconto del ra- gazzo epilettico.Gesù aveva affermato che al- cuni dei presenti non sarebbe- ro morti prima di aver visto il regno di Dio. Ed ecco una pri- ma realizzazione di quella pro- messa: tra la gran folla che lo segue si alza il grido di un pa- dre che supplica Gesù di volge- re lo sguardo sul figlio malato.
È l’unico che ha. Rimanere sen- za figli avrebbe significato esse- re consegnati alla vera morte: la dimenticanza. Nessuno avrebbe perpetuato la sua discendenza, nessuno ne avrebbe ricordato più il nome.
Quella malattia terribile ave-
a credere alle parole del Signore, fatica ad affidarsi a Qualcuno che vada oltre il proprio orizzonte. Il suo cuore si è corrotto dietro ad altri dei. Per non aver voluto cre- dere in Dio, ha finito per credere a qualunque velleità, a qualsiasi riflesso di sé stesso.
È un Narciso che si avvinghia mortalmente attorno alla propria immagine. Non muore solo Dio, muore l’altro, il fratello, la sorel- la. Moriamo noi.
Come quel figlio unico, siamo get- tati a terra, agitati e lacerati da spiriti ostili. Abbiamo bi- sogno di riascolta- re il grido di Gesù che impone alla voce del male di uscire da noi, dalla nostra generazio- ne cattiva, convul- sa, sanguinante.
Abbiamo bisogno di essere ricreati dal profondo del cuore. Anche noi, come il ragazzo epilettico e come il figlio della vedova di Nain, desideriamo essere resti- tuiti all’abbraccio di coloro che ci amano, all’abbraccio di Dio che ci vorrebbe ancora buoni e belli come ci aveva creati. An- che a noi è concesso di vedere il regno di Dio quando le nostre comunità non sono tombe, ben- sì culle che riabbracciano i figli e le figlie che credevamo perduti.
notiz ie fl ash
in piazza S. Pietro
con i migranti a Modica
Siamo figli dello stesso Padre, qui e altrove
M. CHIARADONNA e R. BRASILII
l programma televisivo a sfondo cattolico di Rai 1 "A Sua immagine”, in occasione della Giorna- ta Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2021, ha dedicato la puntata del 26 settembre al tema: “Vol- ti, persone, storie”. Tra gli intervistati dall’inviato c’e- ra Antonio Bonifacio, Direttore dell’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Salerno, membro del Laicato Save- riano. Antonio ha fortemente promosso l’esperienza di accoglienza di Coumba, donna senegalese, favo- rendo l’apertura diquelle porte che si credono invalicabi- li, come quelle della clausura. Coumba ha incontrato una famiglia di religio- se con la quale, in spazi nuovi, è fiorita una relazione auten- tica di accoglienza, che sarà modello di ospitalità nuova per quei migranti che hanno bisogno di
sentirsi a casa, in famiglia, in comunità, per rinasce- re a nuova vita.
Le telecamere in Piazza San Pietro hanno poi inqua- drato i volti gioiosi di Beatrice Petrocchi e Fabrizio Boriani del Laicato Saveriano di Ancona. Hanno ade- rito al progetto APRI (accogliere, proteggere e pro- muovere, integrare), promosso da Caritas Italiana, finalizzato a creare migliori condizioni di integra- zione per i migranti, rafforzando il loro percorso di autonomia e sensibilizzando le comunità all’acco- glienza. Da settembre 2020, con il sostegno della Caritas di Ancona, il cui direttore è anch’esso laico saveriano, la famiglia Boriani ha accolto in casa La- min, ragazzo gambiano. Con lui sta sperimentando la gioia dell’accoglienza reciproca. Le testimonian- ze raccolte, segno del carisma missionario di mons.
Conforti, che permea le scelte di vita, sono disponibi- li su Rai Play e sul sito www.laicatosaveriano.it
Chiusura
dell'anno Giubilare
Domenica 3 ottobre è stata una giornata speciale per i saveriani e non solo. Do- po 15 mesi (2-07-2020 / 3-10-2021) si è concluso il Giubileo per il centenario della Lettera Testamento di san Guido Maria Conforti, con cui il nostro San- to Fondatore ha dettato lo Spirito dei voti e delle Costituzioni e ha espresso il suo sentito affetto per tutti i saveria- ni, presenti e futuri. Alla Concelebrazio- ne Eucaristica (vedi foto), presieduta dal Superiore Generale p. Fernando Gar- cia, erano presenti i superiori delle 20 missioni saveriane nel mondo, le Mis- sionarie di Maria-Saveriane, il Laica- to Saveriano, amici e benefattori. Dato il numero dei partecipanti, i saveriani anziani e malati del quarto piano hanno partecipato solo via streaming, ascoltan- do p. Fernando raccomandare che non si tratti di una fi ne, ma di una ripartenza.
Dopo la celebrazione, p. Garcia ha fat- to una visita a sorpresa al quarto pia- no. La sala è diventata un Cenacolo di Pentecoste, per l’accavallarsi di lingue diverse. Ognuno cercava di incontra- re il superiore della propria missione per uno scambio di informazioni e sor- risi. Il tempo è stato troppo breve ma, come per le medicine, l’effetto benefi co è rimasto: serenità e gioia, anche nella sofferenza, assieme alla certezza che in a cura della REDAZIONE
I
l Forum della Conferenza degli Isti- tuti Missionari Italiani (CIMI), nel 2013, si era chiuso con dieci punti fi- nali. Due di questi hanno portato nel 2015 all’avvio di una Comunità mis- sionaria intercongregazionale a Modi- ca, in Sicilia, diocesi di Noto.1. Favorire un lavoro intercongrega- zionale, misto e partecipato anche da laici, che permetta processi di ap- prendimento comune (riflettere, pro- gettare e programmare insieme) in stile di comunione.
2. Valorizzare il più possibile il rapporto con gli stranieri immigrati in Italia ma non solo, tramite il contatto persona- le, portandosi nei diversi luoghi da loro abitati: strada, carcere, CIE, periferie, ambiti di socializzazione giovanile, ecc.
Gli istituti missionari in Italia, in vir- tù del loro specifico carisma “ad Gen- tes”, hanno offerto alla Chiesa italiana un segno della missionarietà che li qua- lifica, facendo comunione tra loro. La diocesi di Noto ha offerto il contesto per la realizzazione di questo progetto. È luogo di sbarchi, ma anche di consoli- date comunità di immigrati da anni pre- senti sul territorio, non sempre integrati.
La comunità missionaria, di cui fanno parte anche la saveriana Adria- na Marsili e il saveriano p. Carlo Uc- celli, si propone di essere ponte tra tutte le culture presenti sul territo- rio, non semplicemente come me- diatori culturali, ma come persone che hanno vissuto in mezzo ai po- poli nei territori di missione. Nel continuo ascolto della realtà, la co- munità rimane “aperta ad accogliere l’oggi di Dio e le sue novità”, attra- verso i fratelli e le sorelle migranti.
La testimonianza di Adriana Marsili.
Q
ualcuna potrebbe “prenderla ma- le” se, al termine di una cordia- le conversazione con un senegalesein fondo alle scale della chiesa di S.
Pietro a Modica, si sente dire: “Tu sei un’africana con la pelle bianca!”. A me è successo e non l’ho affatto pre- sa male, anzi! A quelle parole ho pro- vato un’intima gioia. Ecco il motivo.
Eravamo in sette, sei saveriane ita- liane e una brasiliana. Avevamo scelto di restare con la nostra gente in Sier- ra Leone. Nel 1995 siamo state cattu- rate dai ribelli del RUF... “Perché cosi il mondo parlerà di noi”. Questa la spie- gazione che ci hanno dato. Aveva- no ragione. La cattura di sette donne bianche data in pasto alla cronaca ha fatto sì che si cominciasse a parlare della Sierra Leone e di una guerra che durava già da cinque anni! Intanto, però, nulla si diceva dei miei 130 stu- denti di liceo catturati con noi. In que- sto caso, la pelle bianca diventa peggio di una camicia di forza. Piangevo da- vanti a torture ed esecuzioni. “Perché piangi? Questo è un nero, non è tuo fratello!”, ci gridavano minacciandoci.
“Piango per tutti - dissi - perché bian- chi e neri siamo tutti fratelli, figli dello stesso Dio che è il Padre!”.
“Siete proprio come noi”, ci disse Shawolin, uno dei ribelli, guardandoci, mentre eravamo insieme sotto il terzo bombardamento in foresta... Scampa- ta viva ancora una volta, ho recupera- to dopo, nella preghiera, quelle parole che continuano a risuonarmi come la realizzazione del sogno di ogni missio- nario: farsi uno con coloro a cui si è inviati. Questo è il punto più alto della missione (Adriana Marsili, mmx).
missione ci ricordano, che il bene fat- to continua a diffondersi e che possia- mo continuare ad aiutarli con la nostra preghiera (p. Franco Lizzit, sx).
La nuova DG delle Saveriane
Dal 23 settembre al 9 ottobre 2021, nel- la Casa Madre a Parma, si è celebrato il X Capitolo generale delle Missiona- rie di Maria-Saveriane. Vi hanno pre- so parte 25 delegate provenienti da vari Paesi che hanno approfondito il tema
“Rinnovarci insieme per la missione”.
Il Capitolo è stato preceduto da una
lunga preparazione che ha visto coin- volta tutta la congregazione. Le giorna- te capitolari si sono susseguite intense per lo studio, a partire dallo Strumen- to di Lavoro. Dopo il primo giorno de- dicato a uno scambio sulla Formazione di base, negli altri sono stati approfon- diti i temi: missione ad gentes e spiri- tualità, vita fraterna, formazione per la missione, Animazione missionario-vo- cazionale, laici della nostra Famiglia.
È emerso il desiderio di una missione sempre meno fondata sulla forza e la potenza dei mezzi e più sulla povertà della croce; una missione fatta di picco- li passi, incontri e dialogo alla ricerca di quanto Dio ha seminato nel cuore di
tante persone, di culture e religioni dif- ferenti. La concelebrazione del 3 otto- bre di chiusura dell’anno giubilare è stato un momento significativo, a sug- gello di due eventi tanto importanti per il cammino di tutta la Famiglia saveria- na. È stata eletta anche la nuova Dire- zione generale: Giordana Bertacchini, riconfermata Direttrice generale, Ma- rie Dukuze Nyirankera, congolese, è la Vicaria generale; Elena Conforto, María Guadalupe Pacheco Rodríguez (messi- cana) e Silvia Marsili sono le consiglie- re (Elena Conforto, mmX).
Cosuma... Europea
A Tavernerio, dal 23 al 25 settembre, come antipasto della Cosuma genera- le di cui daremo notizia nel prossimo numero, si è svolta la Cosuma Europa.
Erano presenti i superiori di Italia, Spa- gna, Regno Unito e Delegazione Cen- trale, oltre alla Direzione generale. Al centro della rifl essione c’era la doman- da che ha guidato i lavori dei parteci- panti: “In Europa, quale risposta diamo alla missione ad gentes?”. All’ordi- ne del giorno c’erano i tre argomenti principali: l’attuale contesto sociocul- turale europeo e la situazione della Chiesa e dei saveriani in questo conte- sto; l’identità carismatica dei saveriani (ad gentes in Europa, interculturalità, laici); gli impegni dei saveriani in Eu- ropa (parrocchia missionaria, dialogo
interreligioso ed ecumenico, migranti e rifugiati; Forum europeo). L’incontro si è caratterizzato dal forte desiderio di rispondere il meglio possibile alle sfi de che provengono dal continente europeo.
Saveriano da record!
Sono 80 anni che faccio parte dell’I- stituto religio- so missionario S.
Francesco Saverio (1941-2021). Tut- to è iniziato quan- do avevo 18 anni.
Ogni mattina par- tecipavo alla santa Messa delle 7 nel- la mia chiesa par-
rocchiale e ricevevo la comunione. Un giorno dissi a Gesù: “Che cosa posso fare per esprimere la mia gratitudine a te che ti sei dato tutto a me?”. La ri- sposta fu immediata: “Dedicati alla vita missionaria!”. E, contemporaneamen- te, sentii in me una sensibilissima forza (in precedenza mai sperimentata) che mi sostenne nell’affrontare e superare tutti gli ostacoli. Fino a quel momento, pur stimando e ammirando i missiona- ri, non mi era mai passato per la mente l’idea di diventare missionario. In questi 80 anni, si sono avvicendate varie fasi, ma dico soltanto che ogni bene viene da Dio (p. Francesco Cavallo sx, Salerno).
La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli (Francesco, FT 12).
La fede ci spiega, con un linguaggio che esclude ogni incertezza, i più grandi pro- blemi che si affacciano alla mente umana e ci apprende che non fummo creati per le misere cose di quaggiù, che Dio è il nostro primo principio e l’ultimo nostro fi - ne, che tutti siam fi gli di uno stesso padre, redenti ad uno stesso prezzo, destina- ti alla medesima gloria, onde sempre più si consolida il principio consolante della fratellanza universale (san Guido Conforti, Parma - 4 marzo1908, in FCT 15, p 333).
Dorina, p. Carlo Uccelli e Dorina, p. Carlo Uccelli e sr. Adriana Marsili della sr. Adriana Marsili della comunità missionaria inter- comunità missionaria inter- congregazionale di Modica congregazionale di Modica
La nuova DG delle saveriane:, da sinistra: Marie, La nuova DG delle saveriane:, da sinistra: Marie, Maria, Elena, Giordana e Silvia
Maria, Elena, Giordana e Silvia
notiz ie fl ash
Ai microfoni Rai in piazza S. Pietro
L'esperienza missionaria con i migranti a Modica
Siamo figli dello stesso Padre, qui e altrove
M. CHIARADONNA e R. BRASILII
l programma televisivo a sfondo cattolico di Rai 1 "A Sua immagine”, in occasione della Giorna- ta Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2021, ha dedicato la puntata del 26 settembre al tema: “Vol- ti, persone, storie”. Tra gli intervistati dall’inviato c’e- ra Antonio Bonifacio, Direttore dell’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Salerno, membro del Laicato Save- riano. Antonio ha fortemente promosso l’esperienza di accoglienza di Coumba, donna senegalese, favo- rendo l’apertura diquelle porte che si credono invalicabi- li, come quelle della clausura. Coumba ha incontrato una famiglia di religio- se con la quale, in spazi nuovi, è fiorita una relazione auten- tica di accoglienza, che sarà modello di ospitalità nuova per quei migranti che hanno bisogno di
sentirsi a casa, in famiglia, in comunità, per rinasce- re a nuova vita.
Le telecamere in Piazza San Pietro hanno poi inqua- drato i volti gioiosi di Beatrice Petrocchi e Fabrizio Boriani del Laicato Saveriano di Ancona. Hanno ade- rito al progetto APRI (accogliere, proteggere e pro- muovere, integrare), promosso da Caritas Italiana, finalizzato a creare migliori condizioni di integra- zione per i migranti, rafforzando il loro percorso di autonomia e sensibilizzando le comunità all’acco- glienza. Da settembre 2020, con il sostegno della Caritas di Ancona, il cui direttore è anch’esso laico saveriano, la famiglia Boriani ha accolto in casa La- min, ragazzo gambiano. Con lui sta sperimentando la gioia dell’accoglienza reciproca. Le testimonian- ze raccolte, segno del carisma missionario di mons.
Conforti, che permea le scelte di vita, sono disponibi- li su Rai Play e sul sito www.laicatosaveriano.it
Chiusura
dell'anno Giubilare
Domenica 3 ottobre è stata una giornata speciale per i saveriani e non solo. Do- po 15 mesi (2-07-2020 / 3-10-2021) si è concluso il Giubileo per il centenario della Lettera Testamento di san Guido Maria Conforti, con cui il nostro San- to Fondatore ha dettato lo Spirito dei voti e delle Costituzioni e ha espresso il suo sentito affetto per tutti i saveria- ni, presenti e futuri. Alla Concelebrazio- ne Eucaristica (vedi foto), presieduta dal Superiore Generale p. Fernando Gar- cia, erano presenti i superiori delle 20 missioni saveriane nel mondo, le Mis- sionarie di Maria-Saveriane, il Laica- to Saveriano, amici e benefattori. Dato il numero dei partecipanti, i saveriani anziani e malati del quarto piano hanno partecipato solo via streaming, ascoltan- do p. Fernando raccomandare che non si tratti di una fi ne, ma di una ripartenza.
Dopo la celebrazione, p. Garcia ha fat- to una visita a sorpresa al quarto pia- no. La sala è diventata un Cenacolo di Pentecoste, per l’accavallarsi di lingue diverse. Ognuno cercava di incontra- re il superiore della propria missione per uno scambio di informazioni e sor- risi. Il tempo è stato troppo breve ma, come per le medicine, l’effetto benefi co è rimasto: serenità e gioia, anche nella sofferenza, assieme alla certezza che in a cura della REDAZIONE
I
l Forum della Conferenza degli Isti- tuti Missionari Italiani (CIMI), nel 2013, si era chiuso con dieci punti fi- nali. Due di questi hanno portato nel 2015 all’avvio di una Comunità mis- sionaria intercongregazionale a Modi- ca, in Sicilia, diocesi di Noto.1. Favorire un lavoro intercongrega- zionale, misto e partecipato anche da laici, che permetta processi di ap- prendimento comune (riflettere, pro- gettare e programmare insieme) in stile di comunione.
2. Valorizzare il più possibile il rapporto con gli stranieri immigrati in Italia ma non solo, tramite il contatto persona- le, portandosi nei diversi luoghi da loro abitati: strada, carcere, CIE, periferie, ambiti di socializzazione giovanile, ecc.
Gli istituti missionari in Italia, in vir- tù del loro specifico carisma “ad Gen- tes”, hanno offerto alla Chiesa italiana un segno della missionarietà che li qua- lifica, facendo comunione tra loro. La diocesi di Noto ha offerto il contesto per la realizzazione di questo progetto. È luogo di sbarchi, ma anche di consoli- date comunità di immigrati da anni pre- senti sul territorio, non sempre integrati.
La comunità missionaria, di cui fanno parte anche la saveriana Adria- na Marsili e il saveriano p. Carlo Uc- celli, si propone di essere ponte tra tutte le culture presenti sul territo- rio, non semplicemente come me- diatori culturali, ma come persone che hanno vissuto in mezzo ai po- poli nei territori di missione. Nel continuo ascolto della realtà, la co- munità rimane “aperta ad accogliere l’oggi di Dio e le sue novità”, attra- verso i fratelli e le sorelle migranti.
La testimonianza di Adriana Marsili.
Q
ualcuna potrebbe “prenderla ma- le” se, al termine di una cordia- le conversazione con un senegalesein fondo alle scale della chiesa di S.
Pietro a Modica, si sente dire: “Tu sei un’africana con la pelle bianca!”. A me è successo e non l’ho affatto pre- sa male, anzi! A quelle parole ho pro- vato un’intima gioia. Ecco il motivo.
Eravamo in sette, sei saveriane ita- liane e una brasiliana. Avevamo scelto di restare con la nostra gente in Sier- ra Leone. Nel 1995 siamo state cattu- rate dai ribelli del RUF... “Perché cosi il mondo parlerà di noi”. Questa la spie- gazione che ci hanno dato. Aveva- no ragione. La cattura di sette donne bianche data in pasto alla cronaca ha fatto sì che si cominciasse a parlare della Sierra Leone e di una guerra che durava già da cinque anni! Intanto, però, nulla si diceva dei miei 130 stu- denti di liceo catturati con noi. In que- sto caso, la pelle bianca diventa peggio di una camicia di forza. Piangevo da- vanti a torture ed esecuzioni. “Perché piangi? Questo è un nero, non è tuo fratello!”, ci gridavano minacciandoci.
“Piango per tutti - dissi - perché bian- chi e neri siamo tutti fratelli, figli dello stesso Dio che è il Padre!”.
“Siete proprio come noi”, ci disse Shawolin, uno dei ribelli, guardandoci, mentre eravamo insieme sotto il terzo bombardamento in foresta... Scampa- ta viva ancora una volta, ho recupera- to dopo, nella preghiera, quelle parole che continuano a risuonarmi come la realizzazione del sogno di ogni missio- nario: farsi uno con coloro a cui si è inviati. Questo è il punto più alto della missione (Adriana Marsili, mmx).
missione ci ricordano, che il bene fat- to continua a diffondersi e che possia- mo continuare ad aiutarli con la nostra preghiera (p. Franco Lizzit, sx).
La nuova DG delle Saveriane
Dal 23 settembre al 9 ottobre 2021, nel- la Casa Madre a Parma, si è celebrato il X Capitolo generale delle Missiona- rie di Maria-Saveriane. Vi hanno pre- so parte 25 delegate provenienti da vari Paesi che hanno approfondito il tema
“Rinnovarci insieme per la missione”.
Il Capitolo è stato preceduto da una
lunga preparazione che ha visto coin- volta tutta la congregazione. Le giorna- te capitolari si sono susseguite intense per lo studio, a partire dallo Strumen- to di Lavoro. Dopo il primo giorno de- dicato a uno scambio sulla Formazione di base, negli altri sono stati approfon- diti i temi: missione ad gentes e spiri- tualità, vita fraterna, formazione per la missione, Animazione missionario-vo- cazionale, laici della nostra Famiglia.
È emerso il desiderio di una missione sempre meno fondata sulla forza e la potenza dei mezzi e più sulla povertà della croce; una missione fatta di picco- li passi, incontri e dialogo alla ricerca di quanto Dio ha seminato nel cuore di
tante persone, di culture e religioni dif- ferenti. La concelebrazione del 3 otto- bre di chiusura dell’anno giubilare è stato un momento significativo, a sug- gello di due eventi tanto importanti per il cammino di tutta la Famiglia saveria- na. È stata eletta anche la nuova Dire- zione generale: Giordana Bertacchini, riconfermata Direttrice generale, Ma- rie Dukuze Nyirankera, congolese, è la Vicaria generale; Elena Conforto, María Guadalupe Pacheco Rodríguez (messi- cana) e Silvia Marsili sono le consiglie- re (Elena Conforto, mmX).
Cosuma... Europea
A Tavernerio, dal 23 al 25 settembre, come antipasto della Cosuma genera- le di cui daremo notizia nel prossimo numero, si è svolta la Cosuma Europa.
Erano presenti i superiori di Italia, Spa- gna, Regno Unito e Delegazione Cen- trale, oltre alla Direzione generale. Al centro della rifl essione c’era la doman- da che ha guidato i lavori dei parteci- panti: “In Europa, quale risposta diamo alla missione ad gentes?”. All’ordi- ne del giorno c’erano i tre argomenti principali: l’attuale contesto sociocul- turale europeo e la situazione della Chiesa e dei saveriani in questo conte- sto; l’identità carismatica dei saveriani (ad gentes in Europa, interculturalità, laici); gli impegni dei saveriani in Eu- ropa (parrocchia missionaria, dialogo
interreligioso ed ecumenico, migranti e rifugiati; Forum europeo). L’incontro si è caratterizzato dal forte desiderio di rispondere il meglio possibile alle sfi de che provengono dal continente europeo.
Saveriano da record!
Sono 80 anni che faccio parte dell’I- stituto religio- so missionario S.
Francesco Saverio (1941-2021). Tut- to è iniziato quan- do avevo 18 anni.
Ogni mattina par- tecipavo alla santa Messa delle 7 nel- la mia chiesa par-
rocchiale e ricevevo la comunione. Un giorno dissi a Gesù: “Che cosa posso fare per esprimere la mia gratitudine a te che ti sei dato tutto a me?”. La ri- sposta fu immediata: “Dedicati alla vita missionaria!”. E, contemporaneamen- te, sentii in me una sensibilissima forza (in precedenza mai sperimentata) che mi sostenne nell’affrontare e superare tutti gli ostacoli. Fino a quel momento, pur stimando e ammirando i missiona- ri, non mi era mai passato per la mente l’idea di diventare missionario. In questi 80 anni, si sono avvicendate varie fasi, ma dico soltanto che ogni bene viene da Dio (p. Francesco Cavallo sx, Salerno).
La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli (Francesco, FT 12).
La fede ci spiega, con un linguaggio che esclude ogni incertezza, i più grandi pro- blemi che si affacciano alla mente umana e ci apprende che non fummo creati per le misere cose di quaggiù, che Dio è il nostro primo principio e l’ultimo nostro fi - ne, che tutti siam fi gli di uno stesso padre, redenti ad uno stesso prezzo, destina- ti alla medesima gloria, onde sempre più si consolida il principio consolante della fratellanza universale (san Guido Conforti, Parma - 4 marzo1908, in FCT 15, p 333).
Dorina, p. Carlo Uccelli e Dorina, p. Carlo Uccelli e sr. Adriana Marsili della sr. Adriana Marsili della comunità missionaria inter- comunità missionaria inter- congregazionale di Modica congregazionale di Modica
La nuova DG delle saveriane:, da sinistra: Marie, La nuova DG delle saveriane:, da sinistra: Marie, Maria, Elena, Giordana e Silvia
Maria, Elena, Giordana e Silvia