• Non ci sono risultati.

gennaio-marzo

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "gennaio-marzo"

Copied!
39
0
0

Testo completo

(1)

P romozione alute

Notiziario del CIPES Piemonte

Confederazione Italiana per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria - Federazione del Piemonte

Gennaio - Marzo 2009

TASSA RISCOSSA

TORINO CMP (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Torino

Gli approfondimenti da pag. 14 a pag. 16 e pag. 40

IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFF. C.M.P. TO NORD PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE LA RELATICA TASSA

(2)

CONSIDERIAMOCI IN GUERRA CONTRO LA FAME

Promozione Salute

2 2

La convenzione di Ginevra del 1949, che stabilisce i diritti dei pri- gionieri di guerra, e che l’Italia ha sottoscritto, all’articolo 30, tra le altre cose, così recita:

Ogni campo disporrà di un’infermeria adeguata nella quale i pri- gionieri di guerra potranno ricevere le cure di cui avessero bisogno, come pure un regime alimentare appropriato. In caso di bisogno saranno riservati locali d’isolamento per i colpiti da malattie conta- giose o mentali.

I prigionieri di guerra colpiti da malattia grave o il cui stato esi- ga una cura speciale, un intervento chirurgico o l’ospitalizza- zione dovranno essere ammessi in ogni ospedale militare o ci- vile adatto per curarli, anche se il loro rimpatrio fosse previsto per un prossimo avvenire. Facilitazioni speciali saranno con- cesse per le cure da darsi agli invalidi, specialmente ai ciechi, e per la loro rieducazione, nell’attesa del loro rimpatrio.(…) E’ vero che la Convenzione mette poi a carico della Potenza i cui soldati sono prigionieri le spese per le cure sanitarie ricevute, ma perbacco, si tratta di norme che regolano i rapporti tra Stati in guer- ra tra loro, che da sempre al termine del conflitto fanno i conti dei danni di guerra.

E’ quindi insopportabile pensare che sia anche solo passato per l’anti- camera del cervello a qualcuno che un medico possa, denunciando un clandestino malato, causare, con la conseguente espulsione, l’interru- zione delle cure prestategli e quindi causargli sofferenze o anche la morte.

Significa che il nostro paese garantisce ai cittadini di altri paesi meno diritti in tempo di pace di quelli che accorderebbe agli stessi in tempo di guerra!

Se è così però gli stranieri che la fame spinge sulle nostre coste han- no ancora una speranza!

Se si presenteranno in Pronto Soccorso imbracciando un cucchia- io in una mano e una dichiarazione di guerra all’Italia nell’altra, arrendendosi immediatamente al primo infermiere che verrà loro incontro, dovremo trattarli come prigionieri di guerra, secondo la Convenzione di Ginevra…Chi lo ha detto infatti che le guerre le dichiarano solo gli Stati.

Volete sapere poi perché devono imbracciare un cucchiaio, o a scelta anche una forchetta?Elementare, sono le loro armi di distru- zione di massa della fame.

Claudio Mellana

INVITO AI COLLABORATORI

Le notizie, gli articoli per il prossimo numero devono pervenire entro venerdì 17 aprile 2009, anche via FAX: 011.4310768,

via E-Mail: promsalute@cipespiemonte.it SONO GRADITI DISEGNI, GRAFICI E FOTO.

S

P romozione alute

Notiziario bimestrale del CIPES Piemonte - Confederazione Italiana per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria - Federazione del Piemonte. Registrazione del Tribunale di Torino N°4686 del 3/9/1994

Sede: CIPES Piemonte, Via S. Agostino 20, 10122 TORINO, tel. 011/4310.762 - fax 4310.768,

e-mail promsalute@cipespiemonte.it; www.

cipespiemonte.it - Versamenti quote adesione bollettino c/c postale: IBAN: IT51 UO76 0101 0000 0002 2635 106 ; UniCredt Banca: IBAN: IT 48 W 02008 01109 000001692993;

Codice Fiscale 97545040012

Redazione: Mirella CALVANO Direttore Responsabile.

Sante BAJARDI Direttore.

Cristina Agrillo, Tania Re, Laura Clarici, Elisabetta Farina, Stefania Orecchia, Michele Piccoli, Maria Grazia Tomaciello, Mariella Continisio, Gabriella Martinengo, Claudio Mellana, Silvana Mavilla, Cristina Occelli, Domenico Mingrone, Giuseppe Santagada, Guido Ziniti, Giuseppe Signore.

Rosy Auddino Segreteria Rubriche:

Sala Celli: Rossana BECARELLI, Marco BAJARDI;

Rete HPH: Angelo PENNA;

Scuola e salute: Guido PIRACCINI;

Ambiente e territorio: Carlo NOVARINO;

Incidenti stradali e domestici: Pino ACQUAFRESCA;

Asl-Aso: Elisabetta FARINA;

Associazioni: Silvana MAVILLA, Guido ZINITI;

Centro Documentazione: Tommaso CRAVERO; Aldo LODI DoRS: Claudio TORTONE, Elena COFFANO;

Vita CIPES: Giuseppe SIGNORE;

Cipes Alessandria: Domenico MARCHEGIANI;

Cipes Asti: Fabrizio MANCA;

Cipes Biella: Romano FANTINI, Giovanni SERRA;

Cipes Cuneo: Maria Grazia TOMACIELLO; Ugo STURLESE;

Cipes Novara: CHINELLO Mario, Claudio ARDIZIO;

Cipes VCO: Franca OLMI, Maria Grazia ZUCCHI;

Cipes Vercelli e Valsesia: Laura SPUNTON, Aniello D’ALESSANDRO;

Vignette: Claudio MELLANA, Dario MAIRANO;

Webmaster: Massimo MARIGHELLA, Domenico MINGRONE

Hanno inoltre collaborato a questo numero:

Annamaria Anelli, Eleonora Artesio, Vittorio Demicheli, Pier Paolo Soncin, Luigi Resegotti, Guido Piraccini, Franco Blezza, Piera Marcarino, Mauro Deidier, Simonetta Valerio, Chiara Masia, Giovanni Lamantia, Salvatore Cacciola, Silvia Alparone, Chiara Angelini, Giovanna Bodrato, Beatrice Reyneri,

Dario Manuetti, Eliana Agosti, Massimo Desperati Fotografi e: Archivio CIPES Piemonte

Stampa: Tipolitografi a F.lli Scaravaglio & C. Torino Tel. 011.53.63.460

Anno 15 - n°1 gennaio - marzo 2009

(3)

3 3

S ommario

Salute e crisi

Le misure fi nora adottate hanno teso a tutelare le banche ed il mercato, in pratica per ridurre i rischi a quanti hanno fatto inve- stimenti incauti e vedono diminuire la domanda. D’altro canto con centinaia di migliaia di nuovi disoccupati, precari messi per strada, cassintegrati in cresci- ta, drastico taglio dei salari, la prima conseguenza è il ridursi della domanda dei beni durevoli dell’industria.

Aiutare il mercato, la produzione industriale in settori trainanti vuol dire non lasciare cadere il potere d’acquisto dei milioni di salariati. La perdita del salario od una sua pesante riduzione esige misure urgenti.

In America si intende fronteggiare la situazione anche con una maggiore tassazione dei grandi ricchi, contrappeso temporaneo a chi perde il lavoro e risorsa per aiutare l’economia a riprendersi in tempi ragionevoli.

Ma il confi ne dei consumi è labile ed anche quello dei beni essenziali ed alimentari necessari per garantire l’integrità fi sica. In queste situazioni è a rischio la salute di interi gruppi sociali. I non residenti sono i primi ad essere ignorati ed a pagare un prezzo. Intere comunità che vivono a ridosso di importanti agglomerati o centri industriali vedono a rischio il bene salute, in particolare quello dei minori. I servizi sociali ed il servizio sanitario sentono già la pressione di questi problemi, pur aff rontati nel passato ma ora più diff usi. E’ indispensabile averne coscienza senza sottovalutazioni.

Perdere pezzi di salute è moralmente inaccettabile ma è anche un grave costo per la società.

E dovremo nel contempo discutere su una diversa visione dell’economia e della produzione industriale, della qualità nuova dei prodotti più rispettosi dell’ambiente, dell’uso di materie prime sostenibili. Il presente ed il futuro sono interdipendenti e noi sottolineiamo sempre la tutela del bene supremo, la salute.

Quando la si perde si diventa di seconda categoria.

Salute e prevenzione

L’Assessorato regionale alla salute ed alla sanità ha avviato una fase nuova e sperimentale, funzionale e di riorientamento del- le attività di prevenzione tramite la “Direzione Integrata della Prevenzione”.

Le linee di indirizzo partono dalla constatazione che i principali problemi di salute richiedono lo sviluppo di vere e proprie poli- tiche di prevenzione che necessitano però dell’azione integrata di molti soggetti nella collaborazione con i quali gli attuali ser- vizi hanno sporadica consuetudine.

Il nuovo PSSR prevede di articolare gli interventi di prevenzione e di promozione della salute in due livelli:

le politiche della salute, tese a evidenziare e a ordinare,

secondo un livello appropriato e coerente di priorità e di fattibilità, i problemi reali di salute della comunità;

gli interventi di prevenzione vera e propria (primaria e se-

condaria), politicamente e professionalmente messi in atto per risolvere specifi ci problemi.

Per quanto attiene alle politiche per la salute si tratta di svilup- pare, anche in Piemonte, un’iniziativa di promozione della salu- te basata sulla ragionevole assunzione preliminare che tutte le decisioni politiche infl uenzano la salute e che la valutazione di questo “impatto sulla salute” deve diventare uno dei parame- tri di riferimento qualifi cante nelle decisioni, sia individuali sia collettive.

Con il documento si da forma alla defi nizione di sanità pubblica data dall’OMS nel 1996, che la intende come un “insieme degli sforzi organizzati della società per sviluppare politiche per la salute pubblica, la prevenzione delle malattia, la promozione della salute e per favorire l’equità sociale nell’ambito di uno svi- luppo sostenibile.

Da pag. 8 i contributi dell’Assessore Eleonora Artesio e del Direttore dell’Assessorato Vittorio Demicheli

Delibera e documento si trovano al seguente indirizzo:

www.cipespiemonte.it/cedo/allegati/ass_sanita/2568-Allega- to-Delibera-Direzione-Prevenzione.pdf

www.cipespiemonte.it/cedo/allegati/ass_sanita/2568-Delibe- ra-Direzione-Integrata-Prevenzione.pdf

Sante Bajardi santeba@tin.it

Pag. 3 Salute e crisi (Sante Bajardi)

Pag. 4-5 Il Centro Europeo IUHPE-CIPES (Tania Re - Cristina Agrillo)

Pag. 6-7 Rete HPH: Navigando verso Creta - Salute e Sicurezza degli operatori sanitari. (A. Penna - M. Desperati) Pag. 8-9-10-11-12 Nuova Direzione Integrata della Prevenzione (Eleonora Artesio - Vittorio Demicheli)

Pag. 12-13 Rapporto fra Salute - Commercio e Polizia Locale (Gabriella Martinengo) Pag. 14-15-16 Ecosistema e Globalizzazione - Pacchetto clima-energia (Michele Piccoli) Pag. 17 Terni. Prima Conferenza Provinciale Ambiente e Salute (Pier Paolo Soncin)

La Salute in tutte le politiche La Salute in tutte le politiche

(4)

Promozione Salute

4

4 Centro Europeo IUHPE - CIPES Torino C C C C C C C C Centro Europeo IUHPE - CIPES Torino e e e e e e en n n n n n n t t t t t t t tr r r r r r r r o o o o o o o E E E E E E E Eu u u u u u u u r r r r r r r r o o o o o o o op p p p p p p p e e e e e e eo o o o o o o I I I I I I I I U U U U U U U UH H H H H H H HP P P P P P P P E E E E E E E E - - - - C C C C C C C C I I I I I I I I P P P P P P P P E E E E E E E ES S S S S S S S T T T T T T T T o o o o o o or r r r r r r ri i i i i i i i n n n n n n n no o o o o o o o

Il Centro Europeo IUHPE-CIPES verso il Mediterraneo

L’inizio del nuovo anno ha rappresentato per il Centro europeo IUHPE-CIPES un momento di rifl essione su quanto è stato fatto nel 2008 e di pianifi cazione delle attività da sviluppare a medio e lungo termine tenendo conto che l’area obiettivo del Centro per il prossimo biennio sarà il Mediterraneo e che nel 2010 vi saranno due importanti eventi da celebrare, uno strettamente legato alla vita associativa del Centro e l’altro legato alla città in cui il Centro ha la sua sede: il ventennale del CIPES Piemonte e l’investitura di Torino a Capitale europea dei giovani per il 2010.

Il piano di lavoro del Centro per il biennio 2009-2010 è stato pre- sentato agli Assessori Artesio (Regione Piemonte), Rao (Provin- cia di Torino) e Borgione (Comune di Torino), che costituiscono la rappresentanza italiana del Comitato Direttivo del Centro, in occasione di un incontro ristretto tenutosi presso il Polo Citta- dino della Salute - sede del Centro e dell’Uffi cio Città Sane del Comune di Torino - il 25 febbraio 2009.

Tale piano si delinea innanzitutto in coerenza con le esperien- za sviluppate in materia di promozione della salute dai tre Enti Locali che sostengono il Centro (Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comune di Torino) e dalla IUHPE come stabilito nel mandato defi nito nel Memorandum d’intesa tra IUHPE e CIPES Piemonte. Si defi nisce, inoltre, in base ai risultati emersi dall’8ª Conferenza europea IUHPE (Torino, 9-13 settembre 2008), alle politiche dell’UE in materia di salute e promozione della salute e agli sviluppi sul dibattito mondiale in materia di Global Health (Salute Globale).

Il Centro lavorerà su tre macro-aree rivolte rispettivamente alla creazione di una rete di contatti con particolare attenzione per i paesi del bacino del Mediterraneo; alla formazione/informazio- ne/comunicazione rivolta ai cittadini e agli operatori della pro- mozione della salute; all’attività trasversale di ricerca di co-fi nan- ziamenti per la realizzazione delle attività del Centro.

Per quanto riguarda la prima macro-area, il Centro si vedrà impe- gnato nel proseguimento dell’attività di networking iniziata già nel 2008 volta alla creazione di un’ampia rete di contatti in Italia, in Europa e nei paesi del bacino del Mediterraneo fondamenta- li per attivare nuove e auspicalmente fruttuose collaborazioni nell’ambito della promozione della salute e in particolar modo

della formazione dei professionisti della salute del Mediterraneo.

Questa attività, iniziata subito dopo la Conferenza europea IUHPE di settembre, si è sviluppata seguendo due direttive: una locale e una internazionale. Da un lato sono stati dunque presi contatti con diversi attori che operano a livello internazionale:

dall’Uffi cio Aff ari internazionali della Regione Piemonte all’uffi - cio OMS di Venezia passando per l’Uffi cio OMS del Cairo e la DG SANCO.

Inoltre, come descritto ampiamente nello scorso numero di Pro- mozione Salute, il Centro ha preso parte nel dicembre 2008 allo EU Open Health Forum “Developing and Implementing Health in the European Union” dove ha avuto l’opportunità di verifi care lo status quo nell’ambito delle politiche della salute sviluppate a livello di Unione Europea. Al Forum erano presenti numerose or- ganizzazioni europee coinvolte a diverso titolo nell’ambito della salute che rappresentano potenziali partner per le attività future del Centro.

Dall’altro lato, il Centro ha attivato una serie di contatti a livello locale al fi ne di sviluppare nell’ottica del suo agire glocale azioni coerenti con le sue fi nalità internazionali ma che sappiano fare tesoro delle buone pratiche sviluppate a livello locale. In parti- colar modo il Centro è interessato a collaborare con la Rete Città Sane di cui il Comune di Torino è parte e con l’associazione Arco Latino di cui la Provincia di Torino è stata presidente fi no all’As- semblea Generale del 20 febbraio 2009 che ha visto il passaggio di consegne al Consell Insular de Maiorca.

Al di là del cambio di presidenza ci preme sottolineare l’appro- vazione della mozione di modifi ca statutaria con la quale Arco Latino ha esteso il suo ambito di intervento agli Enti Territoriali Intermedi di tutto il bacino del Mediterraneo e non solo dell’Eu- ropa del Sud del Mediterraneo. Tale modifi ca, che avviene al fi ne di promuovere al meglio a livello locale il Processo dell’Unione per il Mediterraneo, è un chiaro segnale dell’importanza sempre maggiore che l’area del Mediterraneo sta assumendo nel conte- sto globale e della preziosità della collaborazione tra i paesi che ne fanno parte. La Provincia di Torino, che è stata eletta Presi- dente della Commissione Relazioni e Cooperazione nel Mediter- raneo, lavorerà in prima persona proprio su questa tematica e il Centro intende cooperare nell’ambito delle sue competenze.

Assessori Eleonora Artesio (Regione Piemonte), Salvatore Rao (Provincia di Torino), Marco Borgione (Comune di Torino),

Sante Bajardi (Presidente CIPES Piemonte)

(5)

5

IUHPE - CIPES European Centre - Turin 5

I I I I I I I

I IUHPE - CIPES European Centre - Turin U U U U U U U UH H H H H H H HP P P P P P P P E E E E E E E E - - - - C C C C C C C C I I I I I I I I P P P P P P P P E E E E E E E ES S S S S S S S E E E E E E E E u u u u u u u u r r r r r r r r o o o o o o o op p p p p p p p e e e e e e e ea a a a a a a an n n n n n n n C C C C C C C C e e e e e e e e n n n n n n n nt t t t t t t t r r r r r r r e e e e e e e e - - - - T T T T T T T T u u u u u u u u r r r r r r r r i i i i i i i in n n n n n n n

La seconda macro- area contiene al suo interno due grandi progetti: il primo è un progetto di dura- ta pluriennale rivolto a facilitare il dialogo euro-mediterraneo tra i professionisti della promozione della salute; il secon- do è un convegno, che si pone in continu- ità con la Conferenza europea IUHPE del 2008, dedicato alla promozione della salute in un’ottica di “Sa- lute in tutte le politiche”. Tra i possibili relatori per il convegno si pensa ad esperti di livello internazionale e locale con diversi background culturali e professionali che abbiano fatto proprio l’approccio “Salute in tutte le politiche”. Tale evento intende es- sere la prima di una serie di iniziative da lanciare in occasione del ventennale del CIPES Piemonte nel 2010, di Torino capitale euro- pea dei giovani 2010, nonché di Italia 150 nel 2011.

Per quanto riguarda il progetto di dialogo euro-mediterraneo la prima azione è stata avviata nel gennaio 2009 e riguarda la map- patura delle politiche e delle pratiche di PS esistenti a livello na- zionale e/o regionale nei paesi del sud-est europeo inclusi i paesi del bacino del Mediterraneo. Lo strumento utilizzato è il softwa- re HP-Source.net ideato per la raccolta di dati standardizzati e confrontabili.

Il Centro coordina il progetto in collaborazione con il Prof. Maurice Mittelmark dell’Università di Bergen responsabile di HP-Source.

net che è una banca dati a libero accesso su Internet (www.hp- source.net) che raccoglie e mette a disposizione dati qualitativi e quantitativi relativi a politiche e progetti attuati nonché risorse investite nel campo della promozione della salute. Nato nel 2002 grazie ad un fi nanziamento europeo, il progetto HP-Source.net funziona oggi grazie ad una rete volontaria di ricercatori, opera- tori sanitari (e non) e di policy maker che compilando periodica- mente un modello standard di rilevazione mappano la capacità di promozione della salute del proprio Paese.

Il primo database creato ha raccolto informazioni sulla PS in Europa in senso allargato, in seguito HP-Source.net è stato uti- lizzato anche per la raccolta di informazioni su aree specifi che, come le politiche europee sull’alcool, sulla salute mentale e sulla salute mentale infantile.

Al fi ne di ampliare ulteriormente il nostro database è previsto il coinvolgimento di nuovi attori che sarà facilitato grazie al sup- porto dell’uffi cio OMS del Cairo, delle organizzazioni e dei singoli professionisti che vorranno collaborare. L’esercizio di mappatura è propedeutico all’attività progettuale in loco che potrà avveni- re soltanto attraverso la conoscenza del territorio presso il quale si intende operare e dei suoi bisogni nonché l’attivazione di una rete di contatti in loco.

Nei prossimi numeri di Promozione Salute vi aggiorneremo sugli sviluppi dei progetti del Centro qui presentanti. Qualo- ra voleste cooperare con noi contattateci scrivendo una mail a

i u h p e - c i p e s @ c i p e s p i e m o n t e . i t

Centro Europeo IUHPE-CIPES

On 25th February 2009 the IUHPE-CIPES European Centre’s working programme 2009-10 has been brought to the atten- tion of the health councillors Artesio (Piedmont Region), Rao (Province of Turin), Borgione (Municipality of Turin). These councillors represent in the Steering Committee the three Italian institutions supporting the Centre.

This plan has been draft in coherence with the experiences de- veloped by the three above mentioned institutions and by the IUHPE has established in the Memorandum of Agreement sig- ned in 2007. In addition, it takes into consideration the results of the 8th IUHPE European conference in Turin, the EU health policies and the international debate on Global Health.

The plan proposed three main working areas: networking/

seeking partners for common activities with special atten- tion to the area of the Mediterranean rim; training/informa- tion/communication towards both health professionals and citizens; fund raising.

As for the fi rst area, the Centre since the conference in Sep- tember has developed a number of contacts both at interna- tional and local level in order to work in a glocal perspective, that is to say implementing activities in line with the inter- national scope of the Centre, but benefi ting from the local experiences. Therefore the Centre has been in touch in the last months with representatives of WHO, DG SANCO and European health networks on one hand, and with the Heal- thy Cities Network (the Municipality of Turin is a member) and the association Arco Latino (the Province of Turin has been the president since February 2009) on the other.

With regards to the second area, it includes two big projects:

the fi rst aims at facilitating the euro-med dialogue among HP professionals; the second is a conference intended to give a follow up to the IUHPE conference and focusing on the Health in All Policies approach. The speakers in fact would be experts from diff erent cultural and professional backgroun- ds who are trying to work in a health-focused perspective.

Returning to the fi rst project, on January 2009 the Centre started the fi rst action, namely a mapping exercise of the HP capacity in the European countries including those of the Mediterranean rim. The tool used to collect informa- tion is the software HP-Source.net (www.hp-source.net). It works thanks to the voluntary, international collaboration of researchers, practitioners and policy makers, having the common goal to maximise the effi ciency and eff ectiveness of health promotion policy, infrastructures and practices by entering data in a uniform system for collecting information on HP policies, infrastructures and practices.

For more information on our projects or for cooperating with us please write at: iuhpe-cipes@cipespiemonte.it

IUHPE-CIPES European Centre

Th e IUHPE-CIPES European Centre

towards the Mediterranean Rim

(6)

Promozione Salute

6

6 Le reti HPH L L L L L L L L Le reti HPH e e e e e e e e r r r r r r r r e e e e e e e et t t t t t t ti i i i i i i i H H H H H H H HP P P P P P P P H H H H H H H H

Rete HPH: navigando verso Creta

Il Comitato Direttivo Regionale della Rete HPH nell’avviare le at- tività del nuovo quadriennio, aveva indicato, tra le linee di indiriz- zo, la ricerca della massima integrazione tra i progetti regionali della rete e i gruppi e i progetti di lavoro già presenti in Assessora- to e nelle Aziende al fi ne di evitare duplicazioni e di concentrare le risorse.

Le prime iniziative dei gruppi di lavoro interaziendali testimonia- no questa attenzione. Il testo e la tabella seguenti sintetizzano le prime attività.

L’attività del gruppo di lavoro sugli Standard HPH internazionali ha ricercato un’integrazione con il progetto di accreditamento istituzionale regionale, coordinato dall’ARESS, proponendo l’in- serimento di alcuni requisiti, relativi alla promozione della salute, nel Manuale di Accreditamento Regionale. In relazione alle atti- vità nazionale e internazionale della rete HPH, il gruppo regiona- le si propone di sperimentare l’applicazione del manuale e degli standard HPH in un campione di dipartimenti e di servizi sanitari presenti nelle 17 aziende sanitarie aderenti per confrontarne l’ap- plicazione.

Altri progetti si sono collocati nel solco delle attività svolte nel precedente quadriennio, in particolare:

Ospedale senza dolore: è ripresa la collaborazione con il

• Comitato Regionale Ospedali senza Dolore e si prevede la costruzione di un database sul sito internet della CIPES Pie- monte per la raccolta delle buone pratiche locali, dove racco- gliere protocolli, procedure, percorsi su argomenti specifi ci e di comune interesse;

Integrazione Ospedale territorio: si stanno valutando i pos-

• sibili ambiti di collaborazione con i gruppi presenti in Asses- sorato e in ARESS sulla continuità assistenziale, con partico- lare riferimento ai pazienti a maggiore complessità (fragili), si intende inoltre valutare l’applicazione degli standard HPH relativi alla continuità assistenziale

Accoglienza agli stranieri si prevede una mappatura dei pro-

• getti esistenti nelle singole aziende in tema di accoglienza agli stranieri, per evitare di sovrapporre le iniziative del grup- po con quelle già avviate dalle singole aziende.

Per quanto riguarda il gruppo di lavoro sulla Sicurezza, si rimanda all’articolo pubblicato in questo numero di Promozione Salute dal Coordinatore Regionale Dr. Massimo Desperati, sottolineando la positività dell’integrazione con altri gruppi regionali, promossa dall’Assessorato e in particolare dal Dr. Ugo Sturlese

Per quanto riguarda l’area Materno Infantile l’incontro di coor- dinamento svoltosi lo scorso 2 marzo presso la CIPES ha fatto emergere alcune aree di possibile attività. In particolare si è di- scusso di due ipotesi di lavoro:

Adozione da parte delle aziende aderenti alla Rete della Car-

• ta dei Diritti dell’infanzia promossa dall’UNICEF – e dall’OMS Rete HPH internazionale

Indagine tra gli ospedali, aderenti alla rete, sul tasso di don-

• ne che giungono al parto senza precedenti incontri con i servizi ospedalieri o territoriali ostetrici, come da indicatore previsto dal “Percorso Nascita” promosso dalla Regione Pie- monte.

Il progetto interaziendale sulla Salute Mentale rappresenta un fi lone di attività del tutto nuovo per la rete regionale, anche se esistono da tempo gruppi di lavoro in altre Regioni (Lombardia, Friuli V.G. ecc) e soprattutto una Task force internazionale coordi- nata dalla Rete Tedesca. Le aziende che hanno sino ad oggi dato la propria adesione a questo progetto sono l’ASL TO3 e l’ASL BI e l’ASO S. Luigi di Orbassano. Il primo incontro di questo gruppo di lavoro si è svolto presso l’ARESS il 26 febbraio us.

I rappresentanti delle 3 aziende hanno individuat

nel tema della prevenzione dei suicidi un argomento di interesse prioritario e comune tra le aziende. L’ipotesi di lavoro che si sta concretizzando è quella di condividere un protocollo comune, adattandolo agli specifi ci contesti territoriali e sociali come pre- visto dai PEPS.

Sono ancora da richiamare gli ulteriori due progetti della rete che attualmente non sono ancora stati operativamente avviati:

Servizi sanitari senza fumo per il quale si prevede una collabo- razione con il PRAT (Piano Regionale Anti-Tabacco) e il progetto sulla Nutrizione nelle strutture sanitarie entrambi già presenti nel quadriennio precedente.

Da un punto di vista delle iniziative scientifi che il prossimo ap- puntamento è rappresentato dalla XVII Conferenza Internazio- nale della Rete HPH che si terrà il 6-8 maggio a Creta.

Il titolo della Conferenza di quest’anno “Ospedali e Servizi Sani- tari senza mura” richiama un’idea guida della Rete piemontese dello scorso quadriennio, anche per questo si è ritenuto oppor- tuno presentare due abstract relativi al progetto di integrazione Ospedale Territorio, mentre un ulteriore abstract è stato presen- tato sul tema della sicurezza e della prevenzione del rischio nelle strutture sanitarie. Sarebbe quindi auspicabile vedere anche una buona delegazione di operatori delle aziende piemontesi (alme- no uno per azienda) per far crescere la partecipazione ai progetti e avere un’occasione di confronto della sanità regionale con quel- la di altri paesi.

Tutte le infor

azioni sulle iscrizioni sono disponibili sul sito http://www.univie.

ac.at/hph/crete2009

Angelo Penna angelo.penna@aslbi.piemonte.it

(7)

7

Le reti HPH 7

L L L L L L L

L Le reti HPH e e e e e e e e r r r r r r r r e e e e e e e et t t t t t t ti i i i i i i i H H H H H H H HP P P P P P P P H H H H H H H H

Salute e sicurezza degli operatori sanitari Il progetto della Rete HPH

Nel precedente quadriennio il gruppo HPH, denominato “salute e sicurezza degli operatori sanitari”, operativo nella rete regiona- le piemontese HPH dal 2003, si è occupato delle problematiche relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori degli ospedali, orientandosi in modo particolare sulla prevenzione dei rischi trasversali che hanno origine organizzativa in alcune Aziende sanitarie ed ospedaliere (prevenzione del burnout e promozione dell’ergonomia nella progettazione ospedaliera). In linea con gli orientamenti della rete HPH piemontese, il progetto, analoga- mente a quelli operativi in campo internazionale, avrà d’ora in poi un respiro maggiore, abbracciando il rischio nella sua totalità e coinvolgendo nell’attività anche le strutture sanitarie extrao- spedaliere.

E’ previsto l’allargamento del n° aziende partecipanti (14 hanno dato adesione preventiva), che incrementano il gruppo storico costituito da 5 aziende (ASO Al, ASL Al, ASL AT. ASL VCO, Ospe- dale Gradenigo) e la ridefi nizione del programma di lavoro. Inol- tre, per evitare duplicazioni od incomprensioni, è indispensabile l’ integrazione con altri gruppi (Med lavoro, Rischio clinico, Ri- schio infettivo, progetto benessere …) già operativi in Regione Piemonte.

Un primo coordinamento è stato eff ettuato nel mese in corso, durante il quale si è concordato di intraprendere, se possibile, iniziative comuni a più gruppi, evitando di duplicare iniziative. Le sinergie possibili sono state al momento identifi cate in un’azione comune sul problema della comunicazione del rischio infettivo, nella proposta di un evento formativo sul problema delle puntu- re d’ago e nella prevenzione dei fattori di rischio negli OS (fumo, alcool, sedentarietà).

Un ulteriore lavoro sull’uso di check list predefi nite nelle sale operatorie è ancora allo studio in collaborazione con il gruppo regionale di coordinamento sul rischio clinico. Lunedì 16 febbra- io alle ore 9.45 presso la CIPES si è tenuta la 1a riunione per la presentazione del Progetto, alla presenza di 13 Aziende tra ASO ed ASL. Al termine della discussione si è concordato di iniziare a lavorare a partire dallo standard 4 del manuale HPH, nel quale si trovano espressi indicatori che coprono tutte le tematiche del rischio nelle strutture sanitarie (in modo particolare prevenzione dei fattori di rischio specifi ci e comportamentali e promozione del benessere dei lavoratori.

L’attività nella prima fase consisterà in alcune azioni così riassu- mibili: lettura critica dello standard 4 OMS, con risposta a tutte le domande poste da parte di tutte le ASL/ASO interessate imple- mentazione di un gruppo di lavoro per l’esame congiunto delle ri- sposte, per evidenziare le maggiori criticità proposta delle azioni per superare le eventuali criticità messa in atto delle azioni ove fattibile report conclusivo e revisione delle criticità.

Nel corso dell’analisi verranno aff rontati tutti i temi di interesse per la gestione del rischio nelle strutture sanitarie, e si cerche- rà di creare una serie di collegamenti tra gli operatori all’interno delle varie aziende coinvolte, che al momento sembra mancare in molte delle realtà che partecipano al Progetto. Il personale nelle ASO/ASL ai diversi livelli, sarà coinvolto nella raccolta dei dati, per sostenere una risposta collettiva di conformità allo standard. Verranno usate principalmente tre fonti di dati all’in- terno dell’ospedale per la valutazione di standard ed indicatori:

il sistema informativo di routine, alcune indagini ad hoc e le pro- cedure di audit.

Un primo gruppo di indicatori generali sul Progetto prevederà : n°

risposte allo standard 4 / ASL-ASO partecipanti (standard 100%) n° azioni messe in atto/ n°azioni proposte n° azioni con succes- so/ n° azioni messe in atto presenza di report fi nale sottoscritto da tutti i partecipanti Nel corso del lavoro si defi niranno altri in- dicatori specifi ci per ognuna delle tematiche prese in esame. La fase di avvio, coincidente con le prime 3 azioni sopra descritte , dovrebbe avere la sua conclusione entro giugno 2009.

Massimo Desperati mdesperati@ospedale@al.it

Conversazione con Chiara e Francesca, volontarie all’O.I.R.M. di Torino

Quando sei malato, le parole del medico te le bevi.

E anche i suoi musi

C: purtroppo, medici e infermieri hanno tempi di lavoro molto stretti, quindi rimane poca disponibilità per la socializzazione.

Bisognerebbe dare un po’ di positività specie agli anziani, ma il tempo non c’è. Qualche medico c’è che per carattere è aperto e brioso e riesce a rendere il suo lavoro più positivo.

Da noi, in ospedale, c’è un medico che lo senti arrivare dal fondo del corridoio, ha una voce potente, briosa, è molto aperto. La pa- ziente lo trova molto simpatico. Ma è lui che si propone in modo aperto perché è così di carattere.

F: non è solo carattere… arrivano vicino ai malati con un’aria molto seria, distaccata. Le persone non osano fare domande sul- la propria salute. Rispondono in medichese, con termini a volte sconosciuti e poco comprensibili. Il medico risulta come una per- sona da non disturbare.

In Emilia Romagna negli ospedali i medici sono più vicini ai pa- zienti.

Se il medico si propone con un sorriso già è diverso, viene fuori la battuta scherzosa. Io ricordo una persona che doveva essere operata l’indomani e il medico le ha detto scherzando: “a letto presto stasera, eh!?”. In pochi istanti ha sdrammatizzato la situa- zione.

La comunicazione della malattia è un momento fondamentale.

Qui [oncologia] spesso i medici si trovano a dire: “Quando si sve- glierà dall’operazione potrà avere ancora il suo seno oppure no.

Glielo devo dire”.

Se devi dare una brutta notizia puoi anche non dirla con un viso funereo. Il malato legge qualsiasi cosa sul viso del medico o dell’infermiera.

Lo sguardo del medico è importantissimo; il suo viso, la sua pre- senza.

Racconto un fatto che è capitato a me. Nel 1989 ho fatto la pri- ma mammografi a della mia vita, ma solo per prevenzione, non perché temessi qualcosa. Quando ho fi nito le due infermiere mi hanno detto che potevo andare, io ho visto la loro espressione, ho capito subito che c’era qualcosa che non andava. Erano mi- crocalcifi cazioni, tutto bene. Ma i malati captano i segnali.

C: Il sorriso manca un po’ dappertutto in ospedale.

F: Ho accompagnato mio marito a fare l’esame audiometrico.

Quando è uscito, l’infermiera mi ha guardata e mi ha detto: “Ma lo vuole ancora indietro suo marito?”. Non è che costi tanto fare una battuta.

C: Noi abbiamo un sorriso per tutti. Come volontarie teniamo compagnia ai malati, li accompagniamo in bagno, li portiamo al caff è o a passeggio, ma soprattutto li ascoltiamo. Ascoltiamo i malati ma anche, e a volte soprattutto, i parenti. Siamo uno sfo- go per tutti e spesso i malati riportano a noi quello che non rie- scono a dire ai propri parenti e viceversa. Si parla con più facilità agli estranei.

F: Guarda che per quanto le situazioni siano serie c’è sempre qualcuno che ha voglia di ridere.

C: Mi ricordo, saranno passati 7/8 anni, di una ragazza di 30-32 anni con un brutto tumore, lei era qui sola, veniva dall’Emilia, aveva un bimbo piccolo, era sempre allegra, andava in giro can- tando, scherzava sul suo turbante, perché aveva perso i capelli. È morta a 35 anni, ma ha portato un’allegria…

C: Puoi benissimo dare una brutta notizia con un sorriso. Se una cosa è seria non è per forza grave. Ma gli ammalati pensano su- bito serio = grave.

F: Ogni tanto con i pazienti che conosco un po’ di più e che si mettono a piangere, io dico: “Se deve proprio piangere va bene, ma poi basta eh?!, faccia in fretta”. Lo dico sorridendo, loro capi- scono e si mettono a ridere. Basta poco.

Annamaria Anelli

(8)

Promozione Salute

8

8 Profi li di Salute P P P P P P P P Profi li di Salute r r r r r r r r o o o o o o o o fi fi fi fi fi fi fi fi l l l l l l l l i i i i i i i i d d d d d d d di i i i i i i i S S S S S S S S a a a a a a a al l l l l l l l u u u u u u u ut t t t t t t e e e e e e e e

L’introduzione dell’obiettivo assegnato alle aziende, successiva- mente ai direttori, del 5% del bilancio delle aziende sanitarie per la prevenzione, obiettivo che può apparire non suffi ciente, certa- mente coerente con gli obiettivi di carattere nazionale e certa- mente impegnativo per l’insieme del sistema, che se ha aziende che già impegnano quelle quote parte del proprio bilancio, ne ha molte altre che sono ancora inadeguate rispetto all’obiettivo, si aggirano intorno ad una riserva di risorse del 3,5 3,8%, è noto che l’aspetto standardizzato di un tetto economico di per se non con- duce cambiamento, anche se forse dovrebbe produrre soprat- tutto negli apicali la tensione verso quel cambiamento e quindi pur avendo tutelato i percorsi che arrivano a quella defi nizione di obiettivo si tratta anche di raff orzarli e renderli più convincenti con la defi nizione di alcuni assi strategici per i quali l’obiettivo, vale la pena di essere perseguito.

Quindi non è soltanto un progressivo incremento delle dotazioni economiche, ma un progressivo incremento delle dotazioni eco- nomiche per raggiungere alcuni obiettivi chiave e la delibera da questo punto di vista ha una defi nizione molto particolare che, fi n dal titolo, ha voluto richiamare la potenza con la quale si vuole rappresentare questo nostro lavoro.

Il titolo della delibera infatti parla di riorientamento più coerente, appropriato, effi cace e socialmente produtti- vo e ciascuno di questi attributi non è scelto a caso; sono attributi che raccontano della storia nella quale siamo e delle trasformazioni verso le quali ci vorremmo avviare.

Innanzitutto comincio con l’aspetto della coerenza; questo rife- rimento muove da alcune osservazioni, se dovessimo, operatori della prevenzione, direttori sanitari e direttori generali e ammini- stratori raccontare in una sede comune, che

cosa la Regione Piemonte fa in campo di prevenzione; accanto al puntuale elenco di tutto ciò che i servizi fanno dal punto di vista normativo, anche di sorveglianza, di vigilan- za, anche di dissuasione, anche di repres- sione, credo che avremo tutti molta fatica invece a raccontare in maniera omogenea e aggregata per temi che cosa l’insieme della Regione fa per la prevenzione in termini di promozione della salute.

Questo perché negli anni si sono consolidati rivoli di intervento, collaborazioni profes- sionali, programmi rivolti alla popolazio- ne, campagne di animazione sociale che si sono mosse da imput diff erenti che molto spesso non hanno misurato il livello di sod- disfazione del target a cui erano destinati, che altrettanto spesso non hanno avuto at- tenzione ma non per colpa, semplicemente perché non c’era un contesto che accoglieva

questo tipo di preoccupazione e che lo promuoveva, di verifi care dal punto di vista dell’effi cacia scientifi ca il risultato delle di- verse iniziative di promozione della salute.

Allora una prima questione che ci dobbiamo porre è, quando par- liamo della coerenza, chi sono gli attori della prevenzione all’in- terno del sistema sanitario e dirci, ad esempio, che non sono solo i servizi per la prevenzione in moltissimi ambiti, in particolare, in quelli della salute dedicati alle fasce vulnerabili, i promotori della prevenzione non sono stati tanto i servizi della prevenzione quanto altri segmenti dell’assistenza sanitaria.

In modo particolare, penso al lavoro che è stato svolto all’inter- no dei dipartimenti materni infantili, al lavoro che è stato svolto nei sert, al lavoro che è stato svolto nella salute mentale, dove incrociando condizioni di vita già segnate da una soff erenza, la cui origine non era soltanto della patologia e quindi della dimen- sione clinica, ma con origini anche di caratteristiche sociali o di stili di vita, hanno autonomamente avviato delle iniziative di pre- venzione che sono una risorsa importante, dove richiamando alla coerenza, si vuol dire che quando si ragiona della prevenzione, anche questi capitoli, anche queste iniziative devono emergere nella loro evidenza, non come uno specifi co sottoinsieme di altri servizi sanitari, ma come una consapevole fi nalità di prevenzio- ne che insiste in altre parti del sistema, non solo nei servizi della prevenzione. Al di fuori della modalità organizzativa del sistema sanitario, molte iniziative di prevenzione hanno avuto soggetti attuatori e soggetti promotori che non sono sanitari, penso a tut- to il ruolo delle scuole delle agenzie educative che hanno poi cer- cato, a volte in modo istituzionale, le collaborazioni con il servizio

Nuova Direzione Integrata della prevenzione

Linee di indirizzo per l’avvio di una sperimentazione funzionale fi nalizzata al riorientamento più coerente, appropriato, effi cace e socialmente produttivo della nuova

Direzione Integrata della Prevenzione

(Fase sperimentale anno 2008-2009)

(9)

9 9

(continua a pag. 10)

sanitario, altre volte hanno acquistato consulenze sanitarie al di fuori del servizio sanitario e hanno avviato iniziative di preven- zione sulla fascia dell’età evolutiva della nostra popolazione, anche qui senza che questo si evidenziasse come un’iniziativa di prevenzione attiva all’interno del contesto regionale.

Una prima questione alla quale richiamarci quando utilizziamo il termine della coerenza è la capacità del sistema di riuscire a leggere tutte le dimensioni nelle quali fi no a questo momento si è fatta prevenzione, riconoscendo che non esiste un unico con- testo che possa essere promotore e attuatore, ma che certo i ser- vizi della prevenzione non possono essere inconsapevoli di tutto ciò che si muove sotto l’etichetta prevenzione, anche al di fuori di loro e che quindi questa ricognizione va fatta emergere con forza anche per dare signifi cato a chi ci ha lavorato per tanti anni e in questo elemento si sposa il secondo attributo contenuto nel titolo della delibera che è quello dell’appropriatezza.

Il tema dell’appropriatezza è un tema ricorrente all’interno di tut- ti segmenti del sistema sanitario, ma anche in questo non è as- solutamente estraneo ed è forse uno degli aspetti sui quali siamo riusciti meno a off rire come amministrazione regionale elementi di autovalutazione/valutazione dell’appropriatezza delle cose che stiamo facendo, dove l’appropriatezza signifi ca poter valu- tare l’effi cacia nel cambiamento dei comportamenti e nei risul- tati attesi rispetto a ciò che si è promosso, potendoli misurare, se prima nella progettazione si sono dati degli indicatori, molto spesso la progettazione sconta il fatto di non considerare la fase della verifi ca e non considerare la verifi ca accompagnata da indi- catori oggettivi.

Ebbene proprio per poter orientare le risorse nella modalità più effi cace, bisogna essere certi che si sta agendo in modo appro- priato perché è ragionevole attendersi un risultato da quel tipo di interventi e la cui effi cacia può essere poi restituita alla collet- tività, perché siamo in grado di misurarla e non a caso concludo con il socialmente produttivo, perché vorremmo ricordare che tutti gli investimenti che vengono fatti nel campo sanitario ri- spondono a un obbiettivo primario, che è quello della salute della persona e questa persona è anche il nostro azionista e quindi la collettività, la comunità territoriale di riferimento, la popolazione dell’azienda sanitaria. La popolazione piemontese deve poter essere in grado di conoscere nell’ambito di quel forse insuffi ciente 5 % del bilancio regionale, dedicato alla prevenzio- ne, quanto lavoro si stia facendo in modo effi cace ed appropriato e quindi ricevere dalla comunità un riscontro positivo di valore sociale delle pratiche della prevenzione che è poi quel modo di rapportarsi al sistema che permette di acquisire una partecipa- zione della società agli intenti e agli obbiettivi del sistema sani- tario. Aggettivi scelti non a caso, che indicano una forte messa a fuoco dell’insieme delle iniziative di prevenzione, alla luce questo viene detto, non nel titolo, ma nella delibera, di un ragionamento di principio.

Credo che in questi tempi i principi vadano sempre di più aff er- mati rispetto al tema che ci deve accompagnare nell’esercizio di ogni funzione, che è quello della equità; il fatto che molto spes- so anche le nostre iniziative di prevenzione abbiano avuto acce- lerazioni, eccellenze in alcune parti del territorio, disattenzioni e lentezze in altre parti del territorio, ci restituisce un’immagine della regione nella quale non viene praticato il principio prima- rio della equità, perché se le pratiche sono appropriate ed effi -

caci devono essere ugualmente accessibili a tutta la popolazione e questo quindi deve guidare anche i criteri di valutazione e di selezione delle diverse iniziative.

Dispiace sottolineare che non soltanto nel più ampio mondo della prevenzione della salute, ma anche nei compiti della prevenzione primaria e secondaria, noi non abbiamo ancora raggiunto un com- portamento equo nei confronti della popolazione torinese, come po- trebbero dire i dipartimenti interaziendali degli screening.

Siamo in situazioni in cui da territorio in territorio cambia la per- centuale degli inviti inviati alla popolazione potenzialmente in- teressata e questo ci restituisce un dato preoccupante rispetto al fatto che non tutte le donne e gli uomini di questo territorio hanno la stessa possibilità di decidere se aderire o meno alle no- stre iniziative di prevenzione, valutate già come appropriate ed effi caci; quindi un primo tema è esattamente quello del compor- tamento equo all’interno del sistema per riuscire a concentrare anche le risorse professionali ed economiche verso quelle prati- che di maggiore effi cacia però dirette in maniera generalizzata a tutta la popolazione; altrimenti verremo meno ad un principio fondamentale che guida il sistema sanitario pubblico, fi nché questo resterà tale.

Il principio di riferimento e le regole di comportamento, quel- le che stanno nel titolo, hanno poi dei luoghi pratici nei quali manifestarsi. Due sono i grandi comparti a cui questa delibera- zione fa riferimento: uno è il comparto della promozione della salute, l’altro è il comparto della prevenzione primaria e se- condaria, per quello che riguarda la promozione della salute, i nostri interlocutori sono i livelli della democrazia rappresentativa riuniti all’interno dei comitati dei sindaci di distretto, allargati alla partecipazione delle provincie, ai quali si è chiesto per articolo di legge di legge del piano socio sanitario di redigere il profi lo e il piano di salute della loro comunità di riferimento.

Il profi lo e il piano di salute è quel lavoro partecipato con il qua- le una comunità defi nisce il livello di benessere del proprio terri- torio. Interpreta i determinanti della salute e chiama in causa le responsabilità delle altre politiche pubbliche per agire su quei de- terminanti favorevoli e per contrastare i determinanti sfavorevo- li, detto in maniere tecniche organizzative, si tratta di un luogo, il comitato dei sindaci di distretto, che lavora con la consulenza dei servizi della prevenzione, dell’epidemiologia, dell’ARPA, degli istituti zooprofi lattici per redigere un dato, non solo tecnico dello stato di salute della popolazione; il non solo tecnico deriva dal fatto che i sindaci non collezioneranno gli ultimi rapporti dell’epi- demiologia, ma confronteranno la percezione della salute con le forme sociali rappresentative di quel territorio, perché noi sap- piamo bene che un conto è la salute registrata su dato oggettivo ,un conto è la salute percepita nella storia di vita delle persone e nella storia di vita delle organizzazioni.

Di nuovo un discorso partecipativo, dal quale dovranno essere selezionati, avendo conosciuto il profi lo della salute, le azioni prioritarie che non insisteranno tanto sulle politiche sanitarie quanto nelle altre politiche che determinano salute, dalla viabili- tà all’ambiente, alla distribuzione del reddito, all’istruzione, alla formazione; quindi il primo lavoro è la prevenzione del servizio dei profi li dei piani di salute.

La Salute in tutte le politiche La Salute in tutte le politiche

(10)

Il secondo comparto è la prevenzio- ne primaria e secondaria. All’inter- no dell’atto deliberativo vengono individuati alcuni capitoli sui quali ci si attende che il territorio operi in maniera omogenea; io li ripercorro brevemente soltanto per chiamar- ne i titoli nell’atto deliberativo, sono indicati i contenuti. I titoli credo che siano comuni a storie di lavoro che ciascuno ha già scontato: persegui- to l’incidentalità stradale e dome- stica, l’ambiente di vita e l’ambiente di lavoro, la sicurezza alimentare; i determinanti biologici. Nella deli- bera sono contenute delle schede, dove sotto al titolo si fa riferimento a come potrebbero essere effi caci alcune iniziative di prevenzione, ma non è tanto l’indicazione esemplare a cui ci si debba attenere nel proce-

dere con queste iniziative, quanto piuttosto lo stile con il quale queste schede richiamano i lavori in questi campi, perché è uno stile che ci racconta delle pluralità delle esperienze che possono essere fatte e della moltitudine dei soggetti che possono essere coinvolti.

Non voglio fare riferimenti qui in modo particolare, anche se so che Torino è stata particolarmente coinvolta e abbiamo già avuto parti di lavoro comuni alla questione della sicurezza nell’ambien- te di lavoro, perché abbiamo già defi nito obbiettivi tendenziali, abbiamo già dato indicazioni di comportamento organizzativo alle aziende, abbiamo dei luoghi di programmazione come il coordinamento regionale e gli uffi ci operativi provinciali, quindi non faccio questo riferimento; faccio riferimento ad un altro am- bito che forse non viene così frequentemente citato, che è quel- lo della sicurezza alimentare. Lo scelgo, perché è un ambito nel quale ci sono attività fortemente normate, che stanno in capo alle responsabilità dei servizi ma anche attività prevenzionali a cui i servizi potrebbero concorrere se fossero capaci di allearsi con altri soggetti come in grande parte del territorio hanno di- mostrato di essere.

Ad esempio, la sicurezza alimentare chiama in causa non solo i comportamenti degli individui ma le responsabilità sociali delle imprese e quindi occuparsi di sicurezza alimentare vuole anche dire ad esempio costruire protocolli con i produttori e con i distri- butori; la sicurezza alimentare chiama in causa sensibilità e cul- tura dei cittadini che non riescono magari a partire della preoccu- pazione per la loro salute ma da altro tipo di sensibilità civiche.

Penso al tema della fi liera corta, del consumo equo e respon- sabile, la sicurezza alimentare non è soltanto una questione di sicurezza dei prodotti ma di comportamenti e dell’eventuale pa- tologia dei comportamenti alimentari e quindi di qui il lavoro che in buona parte i servizi di salute mentale piuttosto che altri, quelli che si occupano dei percorsi di crescita degli adolescenti, han- no attivato rispetto a temi come l’anoressia e la bulimia, quindi, come si vede, la prevenzione, aprendo un capitolo di lavoro, im-

Promozione Salute

10

10 Profi li di Salute P P P P P P P P Profi li di Salute r r r r r r r r o o o o o o o ofi fi fi fi fi fi fi fi l l l l l l l li i i i i i i i d d d d d d d di i i i i i i i S S S S S S S Sa a a a a a a a l l l l l l l l u u u u u u u ut t t t t t t e e e e e e e e

(segue da pag. 9)

mediatamente intreccia e incontra altri ambiti d’intervento. Del resto tutta la delibera riconosce come i partner di buone inizia- tive di prevenzione, dicevo, non sono solo i servizi della preven- zione, ma sono fondamentalmente distribuiti in tutti i segmenti del sistema sanitario, quello della prevenzione in primis, quel- lo dell’assistenza territoriale.

Ho già ho citato alcuni ambiti di lavoro, in cui il distretto può es- sere un utile coordinatore e in modo particolare, voglio richia- mare il ruolo specifi co della medicina generale, della pediatria di libera scelta, per quello che riguarda l’orientamento sugli stili di vita delle persone in logica preventiva ma anche la parte dell’assi- stenza ospedaliera, perché noi sappiamo benissimo che all’inter- no dell’attività clinica dell’assistenza ospedaliera, esiste un formi- dabile osservatorio che è quello del clinico rispetto alla possibilità di intuire come determinate patologie abbiano origine, piuttosto che affi nità , nei comportamenti delle persone.

Quindi è opportuno introdurre atteggiamenti preventivi o in parte ri- parativi, ma anche sappiamo come molto spesso dentro all’esperien- za della malattia si costruiscano luoghi di associazione delle persone che sono importanti agenti delle campagne di prevenzione e che noi vorremmo conquistare a questo lavoro della prevenzione, non solo a partire del loro specifi co, che è sicuramente forte e potente, perché riguarda una loro esperienza ma inserendo il loro specifi co nel con- testo più generale della prevenzione anche per evitare che possano esserci trascinamenti delle prese di posizione delle associazioni dei malati o dei cittadini sulla spinta di una specifi ca competenza profes- sionale di questo o di quel clinico.

Sappiamo che son fatte in buona fede ma sappiamo anche che poi la programmazione deve fare sintesi, quindi in questa logi- ca le modalità con le quali la prevenzione si praticherà, coinvol- geranno l’insieme del sistema per raggiungere gli obbiettivi che abbiamo detto. Sappiamo che non è lavoro di poco conto, non è lavoro di poco tempo, ma per renderlo il più possibile effi cace si è, con questo atto deliberativo, anche proposto di costruire una dimensione organizzativa che lo faciliti e la dimensione organiz- zativa è quella della direzione integrata della prevenzione, di cui si dà avvio in fase sperimentale.

(11)

11

La Salute in tutte le politiche 11

L L L L L L L

L La Salute in tutte le politiche a a a a a a a a S S S S S S S Sa a a a a a a a l l l l l l l lu u u u u u u u t t t t t t t te e e e e e e e i i i i i i i i n n n n n n n n t t t t t t t tu u u u u u u u t t t t t t t tt t t t t t t t e e e e e e e e l l l l l l l le e e e e e e e p p p p p p p p o o o o o o o ol l l l l l l l i i i i i i it t t t t t t t i i i i i i i i c c c c c c ch h h h h h h he e e e e e e e

(continua a pag. 12)

Proprio con questo atto deliberativo, avendo parlato di coerenza, avendo parlato di relazioni è evidente che l’integrazione è la secon- da parola d’ordine, però non ci si integra dentro un modello orga- nizzato soltanto perché si ha desiderio di farlo, soltanto perché qual- cuno che è titolare di un progetto pensa di aver voglia e tempo o di parlarne con altri; l’integrazione se è una scelta organizzativa deve essere perseguita con dei modelli di sistema. Di qui, il fatto di in- dividuare dalle fi gure, una fi gura che lavori come mandato specifi co sull’integrazione cioè sul costruire questi rapporti, che io ho cercato di descrivere; non si tratta nella fase sperimentale di un livello gerar- chicamente sovraordinato alle organizzazioni già esistenti in campo di prevenzione, quindi non si tratta qui di discutere qual valore di struttura si dà a questa funzione.

Si tratta qui di discutere quali compiti nella fase sperimentale questa funzione avrà e i compiti saranno essenzialmente due:

come dirà successivamente , il direttore regionale, vale a dire:

1) la ricognizione delle cose in essere in campo preventivo alla luce di quelle linee guida di quegli attributi che ho ricordato;

2) la selezione delle esperienze che raggiungono il principio di equità e di effi cacia che sono poi i due cardini di riferimento per arrivare a presentare entro il 2009 il Piano Regionale piemon- tese della Prevenzione, cioè quello strumento che, mettendo in ordine priorità e anche aprendo delle nuove strade per quelle iniziative che riterremo insieme essere fondate e necessarie, per- mettano alla comunità di conoscere l’investimento del Piemonte in campo di prevenzione.

Questo è il percorso che abbiamo in mente al quale successiva- mente farà poi seguito anche l’adozione di modelli organizzativi a quel punto poi stabili.

Eleonora Artesio

Intervento di Vittorio Demicheli

Sperimentazione: una ricognizione e una riprogettazione La parola chiave del processo che oggi inauguriamo è proprio sperimentazione.

Se avessimo le idee chiare sul modello fi nale che pensiamo di adottare per ottenere l’integrazione delle attività di prevenzione della nostra regione, non avremmo scelto questa strada.

Saremmo venuti a farvi un seminario con delle diapositive che vi dicevano come riorganizzare le cose nelle vostre aziende.

In realtà ci sono ancora molti margini di indeterminatezza: la situazione è abbastanza complicata, soprattutto è complicata dall’esistenza di queste “isole di prevenzione” disseminate den- tro e fuori i servizi delle aziende e le aziende stesse.

Tutte le iniziative di prevenzione, per integrarsi, hanno bisogno di un percorso, che porti anche ad un modello organizzativo che, in questo momento, sarebbe troppo presto delineare.

Prima vanno censite e riconosciute tutte e vanno fatte alcune scelte condivise di priorità.

Da qui l’idea di sperimentare e, come in tutte le sperimentazio- ni, di far emergere le criticità e eventualmente anche di mettere in atto magari soluzioni diverse adatte per le diverse realtà re- gionali.

Allora la delibera della giunta regionale che avvia questo per- corso, affi da alla Direzione Sanità il coordinamento della speri- mentazione che lo realizzerà attraverso un atto di cui vi illustro rapidamente i contenuti.

La prima cosa: saranno defi nite delle aree di sperimentazione.

Non ci sarà una direzione funzionale integrata della prevenzione in tutte le aziende sanitarie del Piemonte. Pensiamo che, nella fase sperimenta- le, sia meglio avere della aree piuttosto ampie per consentire il confron- to e, anche, il travaso delle esperienze e delle buone pratiche.

Tutto ciò per enfatizzare il bisogno di integrazione, per identifi - care e mettere a sistema tutto l’esistente.

Il provvedimento, inoltre, preciserà che la funzione di direzio- ne integrata della prevenzione, all’inizio, non avrà alcuna at- tribuzione gerarchica. Non si tratta solo di integrare le attività tradizionali del Dipartimento di prevenzione, il compito è più ambizioso nel senso che dovrà integrare anche tutto il resto: la prevenzione che si fa nel dipartimento di prevenzione, quella del dipartimento della prevenzione secondaria, quella delle altre iso- le disseminate nei servizi territoriali e ospedalieri, sia quelli cui è attribuita una vocazione preventiva (i SERT, i DSM, i Dipartimenti Materno Infantili) sia gli altri che, spesso in campo di prevenzione secondaria, avviano attività di prevenzione qualche volta anche un po’ avventate, con la sottoposizione al processo processo di verifi ca di appropriatezza a cui faceva cenno l’assessore.

Ragioneremo con i Direttori generali delle ASL sedi di speri- mentazione su come identifi care questo “dirigente funziona- le” responsabile del percorso. A questa persona chiederemo di dirigere in modo il più possibile allargato, condiviso, di non esse- re monocratico nella sua azione, proprio perché dovrà cercare di allargare la sua funzione a tutte queste entità e questi soggetti.

Inoltre, la direzione della prevenzione, sarà anche una dire- zione decentrata, nel senso che ci sarà una parte di Regione, dentro le aziende, per svolgere questa funzione. Questo per- ché è innanzitutto una sperimentazione regionale. Per questo chiederemo ai Direttori generali di collocare questo responsabile della prevenzione direttamente in staff alla Direzione generale dell’azienda per avere una posizione un po’ al di sopra delle parti a sottolineare la imparzialità della funzione richiesta.

Cosa farà il direttore integrato della prevenzione?

Due cose fondamentalmente: una ricognizione e una progetta- zione o, meglio, una riprogettazione. La ricognizione riguarde- rà tre dimensioni.

In primo luogo la salute: una rapida fotografi a per capire quali sono i problemi di salute principali nel territorio di riferimento e riconoscere immediatamente se c’è qualche cosa di importan- te di cui non ci si occupa abbastanza, oppure se c’è qualcosa di meno importante di cui ci si occupa forse un po’ troppo.

Poi una ricognizione sugli interventi per identifi care tutto ciò che le varie articolazioni del servizio sanitario regionale fanno sotto l’etichetta generale della prevenzione.

Chiederemo anche alle aziende sanitarie ospedaliere di parte- cipare alla sperimentazione, perché ci sono moltissime attività, promosse nell’ambito della clinica, non sempre integrate con la programmazione regionale.

E, infi ne, una ricognizione sui soggetti. L’Assessore ha ricorda- to l’esigenza di sviluppare vere e proprie politiche di prevenzione e la necessità di ricercare alleanze per obiettivi di salute.

Per fare ciò occorre andare ad identifi care tutti i soggetti che possono trasformarsi in potenziali alleati e promuovere una

“domanda sociale” di prevenzione.

Riferimenti

Documenti correlati

When introdu- cing Anne of Green Gables in Italy, publishers drew on its acclaimed interna- tional status as a children’s classic and validated it in the Italian context

In questo progetto di tesi ne sono stati utilizzati due, orientati perpendicolarmente tra loro, in modo da poter ricostruire un sistema di riferimento tridimensionale nel quale

Inoltre un ringraziamento va a tutte le persone della sede distaccata del DIMNP presso l’INFN a San Piero a Grado che mi hanno tenuto compagnia in questi ultimi

La palestra è stata pensata in simbiosi al progetto urbanistico per cercare di rendere la struttura il più possibile inserita nel contesto ambientale che andava sviluppandosi

Partendo dai già noti Squeezed Bell (SB) states che massimizzano la fidelity di teletrasporto, è stato possibile mostrare che anche nel caso del protocollo di entanglement

Sebbene il requisito imposto sulla posizione avanzata dei piloti, al fine di garantire una visuale sgombera da qualsiasi ostacolo, sia in conflitto con l’equiripartizione di

Abbiamo altresì considerato come perno della ricostruzione piezometrica, nell’area di influenza dell’idrovora di Marina di Pisa, il livello imposto alla vasca di

L’obiettivo è la raccolta dei dati di base per la valutazione del potenziale geotermico di un’area attraverso l’attività esplorativa geologica di campagna, in particolare