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S.CRISTOFANO La tavola LVI della Descrizione raffigura la chiesa di S.Cristofano

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Academic year: 2021

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6. S.CRISTOFANO

La tavola LVI della Descrizione raffigura la chiesa di S.Cristofano. Sono rappresentate la facciata e il fianco sinistro della chiesa, la quale, stando al disegno, risulta priva di campanile.

La facciata è a capanna e presenta molti elementi, nonché una certa simmetria nella loro disposizione. L'ordine inferiore è costituito da un portale sormontato da una lunetta e da una tettoia, affiancato su entrambi i lati da due strutture rettangolari raso-terra (forse sepolture).

Sopra di esse vi sono due aperture chiuse da grata. Nell'ordine superiore, al centro, si trova una finestra rettangolare affiancata da due oculi. Il lato sinistro della chiesa presenta un'altra entrata posta verso il fondo e visibilmente sopraelevata rispetto al portale della facciata, poiché posta alla sommità di tre o quattro gradini. Questo potrebbe suggerire la presenza all'interno di uno sdoppiamento spaziale verticale traducibile in presbiterio sopraelevato e cripta sottostante. Infine nell'ordine superiore della fiancata sono presenti tre monofore.

[FIG.17]

Il Tronci introduce la descrizione della chiesa parlando della grande devozione dei pisani a S.Cristoforo, martire sotto l'Imperatore Decio (III sec. d.C.) e santo titolare della chiesa,1 raffigurato per questo motivo anche in molte case della città. L'autore non è preciso per quanto riguarda la fondazione della chiesa e affida le sue affermazioni in riguardo ad alcune deduzioni. A suo parere S.Cristofano ha le fattezze da chiesa paleocristiana, ma questo non gli sembra un indizio sufficiente per datarla all'Alto Medioevo. Infatti si dice concorde con chi sostiene che la fondazione sia avvenuta dopo l'anno Mille. Da quanto scrive non ci è dato però sapere l'identità di questi sostenitori, né l'esistenza di documenti a riguardo: considerando che nella parte finale della descrizione il Tronci cita precisamente un instrumentum riguardante i rapporti tra le chiese di S.Cristofano e S.Martino, è plausibile pensare che non conoscesse effettivamente documenti sulla fondazione della chiesa.

In realtà la fondazione di S.Cristofano è datata al 1062,2 in concomitanza con lo sviluppo della Carraia Maggiore – odierna via S.Martino – come via principale del sobborgo di Chinzica per arrivare alla Civitas a nord dell'Arno. La generale collocazione temporale del Tronci sembrerebbe dunque giusta, almeno nel suo termine ante quem, e farebbe di S.Cristofano una delle chiese più antiche di Chinzica, costruita prima della sua vicina ben più celebre: S.Sepolcro.

A fronte delle poche nozioni che il Tronci ha rispetto alla fondazione, ipotizza inoltre che la

1 Il nome Cristofano è una variante di Cristoforo, infatti la chiesa nel corso dei secoli viene indicata sia con l'uno, sia con l'altro nome.

2 GARZELLA, 1990, p.94.

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costruzione della chiesa venga finanziata da tutti i cittadini e che nel 12253 diventi di patronato di S.Martino poiché posta nella sua giurisdizione. Quando poi nel 1331 S.Martino diventa di proprietà delle monache clarisse, S.Cristofano diventa di libera collazione dell'Ordinario.

Infine l'ultima informazione riportata sulla chiesa riguarda alcuni altari. Viene citata la recente costruzione di un nuovo altare maggiore in pietra sormontato da un dipinto del pittore pisano Orazio Riminaldi (1593-1630) e lo spostamento di un'effigie raffigurante la Vergine, originariamente posta sopra al portale maggiore, all'interno della chiesa presso un altare a lei dedicato.

6.1. Testimonianze successive alla Descrizione.

S.Cristofano al tempo del Tronci è una chiesa parrocchiale e tale resta fino al 1767: i Libri dei Matrimoni e dei Morti stilati tra '600 e '700 ne testimoniano l'attività.4 L'edificio, come si può vedere nelle piante in cui è riportato e da quanto rimane attualmente, è orientato, infatti non affaccia su via S.Martino bensì su un piccolo slargo noto nel tempo come Piazzetta di S.Cristofano o Piazza del Cosi e, dal 1936 ad oggi, Piazza Clari.5

La chiesa compare nella pianta Pezzini al rimando 25, nelle piante Scorzi e Ricci al rimando 90 e nella pianta Lorenzi al rimando 147. Questa, datata 1777, è l'ultima pianta in cui l'edificio viene segnato come fabbrica ecclesiastica: a quella data, però, la chiesa risulta già soppressa, ma non ancora profanata, come verrà in seguito spiegato. Inoltre, nelle piante successive l'isolato occupato originariamente dalla chiesa risulta sempre occupato da un fabbricato, infatti, dopo la sua soppressione e profanazione i locali di S.Cristofano non vengono demoliti, bensì riutilizzati. Tutt'oggi l'edificio, sede di un'agenzia immobiliare e di appartamenti privati, lascia a tratti intravedere parti del muro esterno della vecchia chiesa tra le stesure d'intonaco giallo.6 [FIG.18]

Prima di giungere alle vicende successive alla sua soppressione, ampiamente testimoniate, bisogna ricordare che S.Cristofano, dopo la sua citazione nella Descrizione e prima della sua soppressione, è registrata in due Visite Pastorali effettuate rispettivamente nel 1682 e nel 1742.

Il 15 gennaio 1682 viene visitata dall'Arcivescovo Francesco de' Conti d'Elci.7 Il rettore è il prete Carlo Ciarlatti e la chiesa, come già testimoniato dal Tronci, risulta essere un beneficio

3 A supporto di questa data Tronci cita un instrumentum a riguardo rogato quello stesso anno.

4 ACDP, Libri Parrocchiali, f.60, n. 1-2.

5 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie III, f.78, p.540.

6 GARZELLA, 1990, p.94.

7 ACDP, Visite Pastorali, f.17, cc. 1 r/v.

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di libera collazione dell'Ordinario, mentre la sua rendita ammonta a undici sacche di grano l'anno. Vengono descritti tre altari con i rispettivi benefici e, laddove presenti, gli ordini relativi. Non viene specificata la dedicazione dell'altare maggiore e non viene fatta parola del dipinto di Riminaldi, ma solo della presenza di un beneficio semplice sotto il titolo di S.Pietro posseduto dal canonico Giovanni Agostini. Il secondo altare citato è quello dedicato alla Natività, di paTronato Boeri e presumibilmente è quello che il Tronci cita in relazione all'effigie della Madonna, anche se nemmeno rispetto a questo la Visita restituisce informazioni precise. Infine viene citato il terzo altare “dove si celebra”8 senza che ne venga resa nota la dedicazione. Gli ordini pronunciati dall'Arcivescovo in occasione di questa Visita, inoltre, non riguardano la fabbrica (di cui quindi non sono riportati ulteriori indizi), ma soltanto alcune precisazioni sui Libri Parrocchiali, sulla realizzazione di un nuovo Libro Campione per stilare una summa dei beni della chiesa e su alcuni accorgimenti rispetto agli altari.

Il 24 giugno 1742 la Visita a S.Cristofano (appuntata qui come S.Cristoforo) viene effettuata dall'Arcivescovo Francesco de' Conti Guidi. Anche qui ritroviamo la situazione di libera collazione mentre è divenuto rettore Marco Antonio Uni. Viene inoltre appuntato il numero delle anime, ammontante a 250. A differenza della Visita del 1684 qui gli altari vengono indicati con le rispettive dedicazioni. Oltre al già noto altare della SS.Vergine, sappiamo dunque che l'altro altare minore è dedicato a S.Pietro Martire, mentre l'altare maggiore è dedicato a S.Cristoforo e S.Guglielmo.9

La presenza di S.Guglielmo come contitolare dell'altare maggiore potrebbe risalire al 1709, quando il santo diventa anche contitolare della stessa chiesa. Questo dato non è riportato nella Visita suddetta, ma si evince innanzitutto nell'ultima serie dei Libri Parrocchiali inaugurati nel 1709 (stile pisano) come Libri dei Matrimoni e dei Morti di S.Cristoforo e S.Guglielmo.10 Le annotazioni di entrambi si interrompono nel febbraio 1767: l'ultimo matrimonio si svolge in data 24 e l'ultimo decesso ha luogo il 13.11 Separatamente però, in data 12 aprile 1767, viene annotata “per ricordo” da Jacopo Cornui, parroco di S.Lorenzo in Chinzica, la morte dell'ultimo curato della chiesa di S.Cristoforo e S.Guglielmo, “qual chiesa parrocchiale fù unita alla Venerabil Chiesa Curata di S.Lorenzo in Kinseca come per lettera di S.A.R. del dì 26 dicembre 1766 e come in Bolla d'Unione dell'Arcivescovo Guidi del 16 febbraio 1767.”12 Purtroppo negli Atti Straordinari non è possibile ritrovare i documenti indicati poiché

8 ACDP, Visite Pastorali, f. 17, c. 1 v.

9 ACDP, Visite Pastorali, f.24, c. 135 v.

10 ACDP, Libri Parrocchiali, f.60, n.3-4.

11 Ibid.

12 ACDP, Libri Parrocchiali, f.60, n.3, c. 33 r.

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mancante la parte relativa proprio agli anni tra il 1766 e il 1768.

6.2.L'uso di S.Cristofano come oratorio.

L'unico documento che attualmente restituisce una data per la soppressione di S.Cristofano è dunque questa annotazione del parroco di S.Lorenzo, ma, poiché facente riferimento ad altre precise testimonianze, può essere presa per buona. S.Cristofano viene dunque soppressa nel 1766 per volontà di Pietro Leopoldo, creato Granduca l'anno prima. Dal momento che la grande ondata di soppressioni leopoldine ha luogo quasi vent'anni dopo, questa chiesa, come S.Egidio, lega il suo destino alle prime sparute soppressioni perpetrate in un primo tempo dal governo centrale per sfoltire le cure ritenute “inutili e superflue”. Pur avendo le due chiese questo dato in comune, i rispettivi pretesti per sancirne la soppressione sembrano essere diversi: i problemi di degrado e lontananza legati a S.Egidio non sembrano infatti affliggere S.Cristofano.

Da una parte, non essendovi testimonianze su uno stato di rovina della chiesa, non è possibile affermare che l'incuria sia uno dei motivi scatenanti la decisione. D'altro canto, vista la collocazione della chiesa in prossimità di una delle strade maggiori della città, la decisione non è da imputare nemmeno ad una sua posizione troppo periferica. L'elemento che salta agli occhi è piuttosto la grande sovrabbondanza di chiese parrocchiali in un'area ristretta che vede la cura di S.Cristofano stretta tra le cure di S.Sepolcro, S.Lorenzo e, poco distante, anche di S.Sebastiano. S.Cristofano, evidentemente anello debole di questa catena, viene eliminata per prima, come primo passo verso lo sfoltimento parrocchiale della zona, seguita nel 1784 da S.Lorenzo.

La questione successiva riguarda il perché della presenza della chiesa segnata come edificio religioso nella pianta Lorenzi, se questa viene stilata una decina d'anni dopo la soppressione.

Da un lato bisogna considerare il fatto che le piante non sono mai totalmente affidabili poiché talvolta riportano elementi del tessuto urbano scomparsi o ancora da realizzarsi completamente. In ogni caso, è possibile che l'edificio in questione, seppur soppresso, nel 1777 svolga ancora una funzione ecclesiastica. Infatti, nell'elenco dei possidenti stilato dall'Ufficio Fiumi e Fossi nel 1783, al rimando 796, nella “piazzetta di S.Cristofano sterrata”

è indicata la presenza della chiesa omonima affacciata, usata come oratorio. Inoltre è citata anche la presenza di un campanile adibito a “casetta e bottega”.13 L'articolo precedente, il 795, cita infine una possidente indicata come Contessa Bertolini, proprietaria di una casa libera affacciata anch'essa sulla piazzetta di S.Cristofano.

13 ASP, Ufficio Fiumi e Fossi, f.2793, c.219 r.

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Queste poche righe conducono a diverse deduzioni. Innanzitutto forniscono l'ennesima conferma dell'affaccio della chiesa sulla piazzetta. Secondariamente potrebbero spiegare la presenza di S.Cristofano nella pianta Lorenzi come edificio ecclesiastico senza chiamare in causa gli errori del caso nella stesura della pianta. Si viene poi a conoscenza dell'effettiva presenza di un campanile, assente nel disegno del Tronci, e già adibito ad uso profano. Il fatto che non sia qui ancora chiara la sua collocazione potrebbe inizialmente far pensare ad una svista dell'autore nella riproduzione grafica oppure ad una sua posizione non esattamente contigua alla chiesa che ne spiegherebbe l'assenza nella suddetta tavola. Infine viene nominata questa Contessa Bertolini come proprietaria di un immobile praticamente dirimpetto a S.Cristofano: non ci è dato però sapere se quest'ultima sia usata come oratorio pubblico o come oratorio privato per i Bertolini.

6.3. I proprietari Cataldi Bertolini, Bentivoglio e Masetti.

Una volta che anche S.Lorenzo in Chinzica nel 1784 viene soppressa e subito profanata, il beneficio di S.Cristofano passa alla chiesa di S.Sepolcro. Pare sia il rettore di questa, tale Magroni, a optare nello stesso anno per la sua profanazione.14

Quel che è certo è che il 15 febbraio 1787 la stessa Contessa Angelica Cataldi Bertolini è attestata anche come assoluta proprietaria dell'ex-chiesa di S.Cristofano e della sua canonica (comprendente l'ex-campanile). L'abbiente signora si ritrova dunque in possesso di tre immobili in totale, tutti situati tra via S.Martino e l'area di S.Sepolcro. Lo stesso documento esprime inoltre la volontà della proprietaria di riadattare lo spazio dei suoi nuovi acquisti impegnandosi però a non rialzare i muri del fabbricato in corrispondenza di Via S.Martino.

Questa cosiddetta servitù altius non tollendi viene stipulata in favore del vicino Marchese Giuseppe Riccardi, proprietario di un immobile in via S.Martino, dirimpetto al fianco sinistro di S.Cristofano.15 Il fabbricato ricavato dalla chiesa è stimato del valore di 200 scudi,16 somma

14 GRECO, 1984, p.254.

15 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 34. “Col pubblico Instrumento del dì quindici Febbraio Millesettecentoottantasette rogato dal Notaro ser Francesco Maria Portinari l'ora defunta Signora Contessa Angelica Cataldi Bertolini divenne assoluta proprietaria della profanata Chiesa di S.Cristofano, ed annessa Canonica posta in questa Città nella Via S.Martino. Col medesimo Instrumento la detta Signora Contessa Cataldi Bertolini promise, e si obbligò volendo fabbricare in detta Chiesa, e Canonica di non rialzare in nessun modo i Muri della medesima dalla parte corrispondente in Via S.Martino, e così costituì una vera e propria Servitù altius non tollendi a favore del signor Marchese Giuseppe Riccardi, ed a vantaggio della di lui Casa o Palazzo posto nella stessa Via di S.Martino di contro ossia dirimpetto alla suddetta Chiesa e Canonica di S.Cristofano.”

16 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 37. “Uno stanzone a guisa di Magazzino coperto con tetto a Cavalletti posto in Cura di S.Sepolcro che prima serviva di Chiesa sotto il Titolo di S.Cristofano con due stanzette annesse contigue al medesimo, che già servivano per Sagrestia e Stanza mortuaria, che a tutto confina a primo piazzetta di S.Cristofano, secondo Via S.Martino, terzo via selciata che addirizza al Loggiato della Chiesa di S.Sepolcro, e quarto detta Signora Contessa Bertolini colla Casa che già serviva per Canonica e parte Sig, Canonico Magroni, stimato come nell'anno 1783 scudi 200.”

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corrispondente al valore medio di un fabbricato di Mezzogiorno a fine '700.17

Quando nel febbraio 1810 la Contessa Cataldi Bertolini muore, ne diventano eredi universali le tre figlie Teresa, Anna e Giovanna Bertolini, le quali diventano proprietarie dei tre immobili. La situazione non cambia fino al 1827, anno in cui muore Giovanna. A questo punto gli immobili restano in parte di proprietà delle sorelle Teresa e Anna, e in parte passano ai quattro figli della defunta: Lodovico, Girolamo, Giovanni Battista e Claudio Bentivoglio.18 Questa è la medesima situazione che emerge consultando la tavola indicativa del catasto particellare che entra in vigore a partire dagli anni '30. La chiesa di S.Cristofano, confermata ai suddetti proprietari, è individuata alla particella 1601, occupa un'area di 1005 braccia quadre e svolge ora funzione abitativa.19 [FIG.19]

Rispetto alla casa del Marchese Riccardi, questa passa sotto la proprietà di tale signor Alessandro Magherini il 3 settembre 1842, ma la servitù altius non tollendi stipulata tra la Contessa Cataldi e il Marchese Riccardi resta inviolata.20

Appena un mese dopo, nell'ottobre 1842, muore anche Anna Maria e restano proprietari degli immobili la sorella Teresa, i già citati quattro fratelli Bentivoglio e gli eredi della defunta, ossia i suoi due figli, il Conte Marco e il Cavalier Piero Da Bagnano Masetti. La situazione cambia nuovamente nel dicembre 1843 quando muore anche Teresa, priva di eredi. Il 3 febbraio 1844 sono infatti riconosciuti quali proprietari dei tre stabili i quattro fratelli Bentivoglio e i due fratelli Masetti.21 Sono questi sei proprietari a decidere di lì a poco per la vendita dei tre immobili, ragion per cui, nella vasta documentazione riguardante gli atti di proprietà è presente una loro dettagliata descrizione ai fini di stimare il loro valore.

Il primo fabbricato descritto è il palazzo corrispondente alle particelle catastali 1610 e 1611 e risulta essere il più grande, disposto su tre piani (senza contare pianterreno e soffitta). Il secondo fabbricato, chiamato “l'Isolotto” poiché non confinante con nessun altro palazzo e individuabile alla particella 1601, è senza dubbio la chiesa di S.Cristofano, nonostante nella descrizione non venga fatta parola della sua precedente funzione ecclesiastica. L'Isolotto inoltre dovrebbe comprendere anche le stanze prima destinate a sagrestia e camera mortuaria,

17 CACIAGLI, 1997, p.136.

18 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc.37.

19 ASP, Catasto Terreni, f.508, c.148 r.

20 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 34. “Dopo altri passaggi la suddetta Casa e Palazzo Riccardi a di cui favore fù imposta l'anzidetta Servitù = altius non tollendi = passò nel Signor Alessandro Magherini in ordine al pubblico instrumento del dì tre settembre Milleottocentoquarantadue rogato dal Notaro Signor Dottor Giulio Passerini di Pisa, e quivi registrato li cinque settembre detto, e tuttora ritrovasi nella di lui proprietà, e possesso come ne consta dalla Catastale impostazione all'Estimo di Pisa in Sezione C particella di Numero 1683, articolo di Stima 2101.”

21 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 37. “E finalmente i rammentati e suddescritti Beni nel dì 3 febbraio Milleottocentoquarantaquattro furono portati in conto dei Signori: Bentivoglio Lodovico, Girolamo, Giovan Battista, Claudio, di Filippo, e Da Bagnano già Masetti Conte Piero e Cavalier Marco, del Cav. Giulio.”

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collegate al fianco destro della chiesa, che sono quindi da considerare parte integrante dello stesso edificio.

Il pianterreno dell'edificio appare diviso in nove stanze di diverse grandezze, la maggior parte di esse adibite a bottega e dunque probabilmente non fruite direttamente dalle famiglie dei proprietari, ma allivellate ad altri. Quella che era la fiancata destra della chiesa ospita l'uscio di tre botteghe che si affacciano quindi su via S.Martino. Il lato est, comprendente la parte absidale (presumibilmente piana) della chiesa e affacciato su una viuzza di collegamento tra via S.Martino e Piazza S.Sepolcro, ne ospita altre tre. Infine il lato ovest, comprendente la facciata, immette all'interno di altre due botteghe e di un magazzino a rimessa, tutti affacciati sulla Piazzetta del Cosi. Non sono segnati locali affaccianti sul lato ovest, presso cui è presente un “piccolo chiostrino” dal quale si accede ai piani superiori ricavati all'interno della chiesa e dei due annessi tramite rampe di scale apposte esternamente. Lì, una scaletta di mattoni porta al piano superiore, diviso in dieci stanze con pavimenti a diverse altezze, mentre dalla Piazzetta del Cosi uno degli ingressi porta direttamente ad un sottotetto posto sopra all'ala adibita a magazzino. Infine dalla bottega di mezzo sul lato di via S.Martino,si accede ad un mezzanino composto da due stanze voltate.22 Il valore dello stabile al netto delle detrazioni e al lordo dei livelli risulta essere di 2582.3.11.2 scudi, corrispondenti a £ 18.077.11.3.

Non ci sono abbastanza informazioni sulla struttura interna di S.Cristofano e dei suoi annessi per capire bene a che punto risultino modificati. In ogni caso si possono trarre alcune deduzioni, lasciando in parte vivo il beneficio del dubbio. Si deduce innanzitutto l'apposizione di una scala esterna e il globale rispetto della servitù altius non tollendi stipulata dalla Contessa Cataldi Bertolini. All'interno della chiesa, però, viene ricavato un piano, le cui finestre possono corrispondere al secondo ordine ravvisabile sui prospetti nel disegno del Tronci. La divisione verticale dello spazio che viene a crearsi non risulta regolare e le stanze ricavate non sono tutte alla stessa altezza. Lo sfalsamento dei livelli di calpestio del “Piano a Palco” può essere causato sia da una differente soppalcatura della chiesa rispetto quella dei suoi annessi, sia dal probabile preesistente sdoppiamento verticale nella zona absidale tra cripta e presbiterio. Non è improbabile che lo stesso mezzanino vada ad occupare,

22 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 37. “Descrizione sommaria dei beni stabili posti nella città di Pisa spettanti ai Nobili Lodovico e fratelli Bentivoglio, e Piero Cav. Marco fratelli da Bagnano già Masetti (…) II. Un fabbricato posto in Via S.Martino detto l'Isolotto composto a pian terreno di n°9 stanze frà grandi e piccole, cioè tre piccole botteghe sulla Via S.Martino, altre tre botteghe nella Via che porta alla Piazza di S.Sepolcro, e n° due piccole botteghe e un magazzino a rimessa nella Piazzetta detta del Cosi, un piccolo chiostrino sulla Piazza di S.Sepolcro da cui si accede con scaletta di mattoni al Piano a Palco composto di n°10 stanze con i pavimenti di diverse altezze. Dalla piazzetta detta del Cosi esiste altro ingresso che porta in una stanza a Tetto corrispondente sopra il Magazzino. E finalmente da una delle Botteghe di mezzo nella Via S.Martino si passa in un mezzanino composto di due stanze a Volta. Travati in cattivo stato. Questo fabbricato è rappresentato alla particella 1601 del nuovo catasto.”

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interamente o in parte, lo spazio del presbiterio. Bisogna però considerare che attualmente le due stanze principali ricavate su parte del pianterreno della chiesa e affaccianti su Piazza Clari sono entrambe voltate.23 Essendo disposte in parallelo rispetto a Via S.Martino, una delle due affaccia anche su questa strada. Dal momento che nella descrizione del 1844 non viene specificata la posizione precisa del mezzanino, ma viene solo detto che vi si accede dalla porta centrale che affaccia su Via S.Martino, è plausibile una sua posizione sia a destra, sia a sinistra di questa entrata. Nel secondo caso, se la spartizione dello spazio in due vani voltati si rivelasse coeva a queste trasformazioni, le due volte a botte tuttora presenti potrebbero costituire il tetto del mezzanino ricavato a sua volta nello spazio di questi due vani.

Il terzo fabbricato è individuabile tra le particelle 1595 e 1596 e corrisponde al campanile di S.Cristofano, dato riportato esplicitamente da questa descrizione. L'edificio viene descritto come composto di due stanze al primo piano raggiungibili tramite una scala, e una stanza sola al secondo piano. Definito come “casetta”, è lo stabile più piccolo e il suo valore al netto delle detrazioni e al lordo del livello è di 240.4 scudi, ossia £.1684.24

Il perito Peselli addetto alla valutazione degli immobili stima per tutti e tre un valore di £.

67819.6.8, ma i proprietari decidono di metterli in vendita ad un prezzo maggiore ossia £.

97313, da ripartire tra soldi contanti (£.77000), accollo di due censi (£.19313 totali) e donazioni di cera per un totale di £. 1000 all'altare della Cattedrale dedicato a S.Ranieri.25

6.4. I proprietari Franceschi.

Il primo ottobre 1844, una decina di mesi dopo la morte dell'ultima figlia della Contessa Cataldi Bertolini, viene stipulato l'atto di vendita dei tre immobili di proprietà degli eredi in favore di Lelio Franceschi Galletti.26 Nel contratto Lelio si impegna ad acquistare il palazzo principale in proprio e gli altri due edifici, ossia la ex-chiesa e l'ex-campanile, per conto di persone da nominare, facendosene però garante. Le modalità e le condizioni d'acquisto ricalcano quanto stipulato dal perito e dai proprietari, ma le cifre sono espresse in scudi.

L'acquirente compra gli immobili per un totale di 13759 scudi dei quali 11000 contanti e i restanti da spartire tra l'accollo di due censi passivi in favore di due ufficiature Cataldi e nel

23 Ivi.

24 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 37. “III. Una casetta segnata col N°comunale 1408 composta di due stanze al Primo Piano con scala per accedervi, ed una al Secondo Piano ove esisteva il vecchio campanile della chiesa di S.Cristofano. Corrispondente alla particella 1595 in parte col 1596 (...)”.

25 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 37.

26 Lelio Franceschi-Galletti, figlio di Francesco Franceschi-Galletti (fratello a sua volta di Angiolo Franceschi, Arcivescovo di Pisa tra il 1778 e il 1806, nel periodo caldo delle soppressioni leopoldine e della dominazione francese) nasce nel 1783 e muore nel 1859. Per una panoramica sulla famiglia Franceschi tra '700 e '900 si veda PANAJIA, VEZZOSI, 1994 pp.85-102.

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tributo in cera a S.Ranieri in occasione della mostra del corpo del santo. Inoltre, al momento della stesura del contratto, Franceschi versa una quota di 3000 scudi pari a £. 21000 fissandola come tetto minimo delle rate future per le quali non gli vengono date scadenze particolari, tolto il fatto di avere tre anni di tempo per versare il totale della somma e completare quindi l'acquisto.27

La pratica si estingue infatti definitivamente il 23 aprile 1847, quando Lelio Franceschi diventa ufficialmente il proprietario dei tre stabili e, come tale, si accinge a poterne disporre come meglio crede. Ragion per cui il 3 agosto 1848 decide di affrancare i propri stabili dalla servitù alius non tollendi in vigore da sessant'anni per poter realizzare lavori di innalzamento al fabbricato.28 Il signor Magherini, proprietario da cinque anni dell'immobile dirimpetto al lato sinistro di S.Cristofano, corrispondente alla particella catastale 1683, accetta la decisione e il risarcimento che gli spetta, quantificato nella somma di £. 1400.29

27 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 37. “Firenze il primo ottobre milleottocentoquarantaquattro. (…)

1- I prefati Sigg. Masetti in proprio, ma con il riservo che soprapromettono, e si obbligano di vendere, ed il detto Sig, Cav. Franceschi promette e si obbliga di comprare, quanto allo Stabile principale in proprio, e quanto ai due Stabili più piccoli per Persone da nominare, e per le quali garantisce in proprio, i tre stabili di Comune Spettanza di Essi Sigg. Masetti e Bentivoglio provenienti dalla successione Bertolini, esistenti nella Città di Pisa, e cioè:

Un Palazzo posto nella Via S.Martino con tutti i suoi annessi e connessi, cortile, giardino o orto, fabbriche interne, rimessa, stalla, confinato a prima detta via, secondo Cav. Franceschi e in piccola parte sig, Toscanelli, terza Sig.Paperini, quarta Sigg. Catanti, Cheloni, e Tamburini, e quinto Piazzetta detta dei Cosi; Un Fabbricato diviso in più e diverse instruzioni, costituente un cosiddetto Isolotto, situato nella detta Via S.Martino, e confinato 1° la Via medesima, 2° la detta piazzetta dei Cosi, 3° la Piazza di S.Sepolcro, e 4° la Strada che comunica tra quella Piazzetta e la via di S.Martino; E due stanze a piano internate nella Casa Corsini in Via S.Martino, aventi l'ingresso con scala sulla Via che cede alla Piazza di S.Sepolcro, e che erano un giorno il Campanile della chiesa di S.Cristofano e i suoi annessi.

2 – la detta Vendita e respettiva compra si farà per il prezzo netto di scudi undicimila pari a lire settantasettemila a carico e respettivamente a vantaggio del Sig. Compratore tutte le servitù attive e passive legittimamente acquistate, ed imposte sopra i beni suddetti.

3- In oltre saranno accollati al Cav. Franceschi senza fare oggetto di detrazione due Capitoli di Censo, che uno di scudi duemiladugentocinquantanove, e l'altro di scudi cinquecento dell'annua passiva rendita di scudi centodieci, lire due, soldi dieci, e denari quattro, o lire settecentosettantadue a favore dell'Ufficiature Cataldi. E più gli sarà accollato l'onere di confessare alla chiesa primaziale di Pisa, o all'altare di S.Ranieri libbre ventiquattro Cera in numero sei Ceri per l'obbligo perpetuo ordinato dalla Sig.ra Contessa Giovanna Cataldi Vedova del Sig. Conte Francesco del Testa del Tignoso, col suo testamento del trentuno marzo millesettecentottantaquattro rogato Francesco Portinari tutte le volte che verrà scoperto il corpo del detto santo.

(…) 9 – Nell'atto stesso del Contratto i Compratori pagheranno in conto del prezzo la somma di scudi tremila pari a lire ventunmila non escluso nei Compratori il diritto di pagare allora una somma maggiore.

10- Il residuo del Prezzo verrà pagato a piacere dai Compratori nel tempo e termine di anni tre dall'epoca del contratto, ed anche a rate purché ogni rata non sia minore di scudi tremila, ossiano lire ventunmila, e purché ogni pagamento sia preceduto da una disdetta o avviso, anche stragiudicale da darsi dai Compratori ai Venditori tre mesi avanti il giorno del pagamento, sempre fermo stante tutto ciò che è stabilito nel precedente articolo settimo.

28 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 34, “Contratto dei 3 Agosto 1848 rogato dal Notaro Giovanni Pazzini col quale il cav. Lelio Franceschi affranca la Servitù, altius non tollendi della quale era gravato lo stabile di N°...

posto in Via S.Martino proveniente dall'acquisto Bertolini con pagamento di £1400 a Margherini proprietario dello stabile a cui fanno ora costituita la Servitù. (…) Dichiarando di affrancare, e liberare, siccome affranca, e libera lo Stabile medesimo già formante la Chiesa di S.Cristofano, e suoi annessi dalla Servitù suddetta altius non tollendi, come da ogni altro vincolo qualunque, talché in sostanza l'effetto sia ed esser debba che il prelodato Signor Cavalier Lelio Franceschi come Proprietario del medesimo possa fabbricare, e superedificare sul medesimo liberamente, e nel modo che più gli piacerà, e converrà.”

29 ASP, Franceschi-Galletti, f.1, fasc. 34, “il Signor Alessandro Magherini spontaneamente, liberamente, e per sé e suoi con animi di ricevere la infrascritta somma, dichiara di renunziare, siccome espressamente, e

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Di lì a pochi anni l'intera area attorno alla chiesa di S.Sepolcro subisce forti cambiamenti: lo spazio in cui sorge l'edificio viene ridefinito, il portico e alcuni locali della canonica eliminati.30 Questi lavori procedono di pari passo con la revisione del sistema fognario nella zona, intervento coerente con l'attenzione ottocentesca ai problemi in materia di igiene nelle città. Conseguentemente, l'ingegnere comunale Pietro Bellini il 24 novembre 1852 stila un progetto volto ad uno riassetto generale di Piazza S.Sepolcro, visto come coerente con i lavori intrapresi attorno alla chiesa. Una delle maggiori conseguenze di questo progetto è la chiusura dell'area al traffico delle vetture tra via S.Martino e il Lungarno poiché viene prevista la costruzione di una piccola gradinata per accedere a quest'ultimo.31 Il progetto però, corredato di piante e sezioni, tiene conto anche delle conseguenze sulle case poste nell'area interessata:

al rapporto sul riordinamento della Piazza segue infatti un resoconto degli aspetti da verificare circa le fabbriche vicine. Il resoconto, stilato sempre da Pietro Bellini l'8 febbraio 1853, parla di una serie di perizie da effettuarsi sulle abitazioni per “conoscere non tanto la profondità delle fondazioni, quanto lo stato di muri e riseghe e ciò per non andare errato nella proposizione dei relativi restauri.”32

Nella pianta di Bellini relativa al progetto (e indicante la sistemazione delle fognature) l'ex- chiesa di S.Cristofano è indicata come “Casa Franceschi”, mentre il campanile rientra nella fabbrica definita come “Casa Franceschi e Corsini”[FIG.20]. Nella pianta di Dell'Hoste relativa alla rettificazione dei dintorni di S.Sepolcro, la prima è indicata più precisamente come “Casa di Lelio Franceschi” e appare esplicitamente affiancata da una piccola zona ortiva, mentre il secondo è situato all'interno della generica dicitura “Fabbricati”[FIG.21]. È possibile che in questo frangente l'ex-chiesa di S.Cristofano, seppur in maniera minore rispetto ad altri edifici, venga interessata da una serie di modifiche, indicate all'articolo IV della Descrizione e Stima dei Lavori allegata. In questo documento vengono tra l'altro resi

solennemente Renunzia al Diritto di Servitù altius non tollendi che come successore mediato del fù Signor Marchese Giuseppe Riccardi nella proprietà, e possesso della Casa o Palazzo posto in questa Città nella Via S.Martino descritto al Campione del Nuovo Catasto della Comunità di Pisa in Sezione C particella di numero 1683 di stima 2101 gli spetta, ed appartiene, e che a favore, e rispetto alla Casa o Palazzo medesimo fù imposta dalla fù Signora Contessa Angelica Cataldi Bertolini col pubblico Instrumento del quindici febbraio 17ottantasette rogato Portinari a carico dello Stabile già formante la Chiesa e la Canonica di S.Cristofano, attualmente passata nella proprietà e possesso del Signor Cavalier Lelio Franceschi in ordine al pubblico Instrumento del dì Ventitrè aprile Milleottocentoquarantasette rogato Casanova, e come sopra registrato.”

30 Ivi.

31 ASP, Comune di Pisa-div.F, f.17. “Rapporto intorno al riordinamento di Piazza S.Sepolcro, 1852. (…) Il Progetto in esame comprende lo sbassamento generale di quella Piazza, che parmi meglio si accordi con i lavori di restauro e riordinamento della Chiesa di S.Sepolcro recentemente intrapresi. Un tale sbassamento peraltro rendendo necessaria la formazione di un andante gradinata per ascendere sulla Strada del Lung'Arno, non potranno le vetture più profittare di quella Piazza per portarsi in Via S.Martino e viceversa; inconveniente non grave essendosi in quelle vicinanze altre strade di comunicazione. (…) 24 novembre 1852, ing. Pietro Bellini.”

32 ASP, Comune di Pisa-div.F, f.17.

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noti i nomi di alcuni livellari, sebbene non ci siano sufficienti indicazioni spaziali per capire a pieno quante ulteriori modifiche vi siano nell'articolazione del pianterreno rispetto all'amministrazione Cataldi Bertolini.

Stando a questa stima e descrizione, nell'Isolotto devono essere ridotte o sbassate quattro botteghe: una allivellata a Gaetano Cinelli, due allivellate a Pietro Bargiani, e la “Bottega del Barbiere”. Considerando che i lati del fabbricato interessati dai cambiamenti devono essere quelli est, nord, e ovest (ossia tutti tranne quello prospiciente via S.Martino), e considerando che nel 1844 sui lati est e ovest era attestata la presenza degli usci di cinque botteghe e un magazzino in tutto, è probabile che alcune modifiche spaziali interne nel corso di questi nove anni vengano apportate. L'altra ipotesi è che i sei usci siano ancora tutti esistenti, ma solo quattro di essi abbiano bisogno di interventi in questa fase.

Inoltre, riguardo lo stesso edificio, viene segnalata la necessità di sistemare la “scaletta della Casa appigionata a Giovanni Carli”, che potrebbe essere la scala esterna sul lato ovest collegata al Piano a Palco descritta nel 1844. In questo caso tale affermazione starebbe a indicare un uso abitativo del secondo piano precedentemente ricavato, elemento differente da quanto descritto nove anni prima.

Gli altri lavori segnalati in “Casa Franceschi” riguardano poi la riduzione di una porta collegata al piccolo orto, la formazione di un piccolo bottino sotto la scala suddetta una volta rifatta, la regolarizzazione delle riseghe sul lato est e imprevisti vari ed eventuali. Il totale della spesa per tutti questi lavori ammonta approssimativamente a £. 1700.

Tra un progetto e l'altro, però, la voce di Lelio Franceschi si fa sentire. Il 15 dicembre 1852 indirizza una lettera al Consiglio Comunale di Pisa in qualità di “proprietario di uno stabile non piccolo situato tra la Via S.Martino e la Piazza di S.Sepolcro, e d'un altro stabile piccolissimo esistente lungo la strada che unisce la detta Via S.Martino alla detta piazza che era un antico Campanile, in lui pervenuti dagli eredi Bertolini”.33 Nella lettera dichiara di non fare opposizione allo svolgersi del progetto stilato a condizione di non essere coinvolto nelle spese per provvedere alla stabilità dell'edificio. Inoltre dichiara di opporsi ai lavori solo nel caso in cui questi non vengano completati come previsto, poiché ne risulterebbe un intervento

“mutilato e non bello”.34

33 Ibid., da “Estratto delle Istanze e Proteste fatte contro i Lavori di riordinamento della Piazza di S.Sepolcro”.

34 Ibid. “Il Cav. Lelio Franceschi (…) in primo luogo dichiara che qualora si faccia luogo alla attivazione di quel Progetto nella sua totalità egli non fa opposizione allo sbassamento del suolo attorno ai mentovati suoi stabili a condizione che senza suo dispendio venga provveduto alla stabilità delle mura delli stabili stessi senza che abbia a nuocere alle medesime il citato sbassamento del suolo e venga fatto quanto occorra, e quanto potrà seco Lui concartarsi per portare al livello del suolo esterno i fondi terreni, ed i respettivi ingrossi del primo suo stabile summentovato, e per dare comodo accesso al secondo il tutto colla necessaria relativa decenza.

Ed in secondo luogo dichiara, e protesta che egli oppone al lavoro qualunque volta non ne venisse eseguita che

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Pochi anni dopo, nel 1857, Lelio Franceschi muore. L'Isolotto passa in eredità al figlio Francesco e, per un certo periodo, viene caldeggiata la sua vendita al Comune per essere demolito, intenzione documentata nell'adunanza del Consiglio Comunale del 23 luglio 1863.

In questa occasione il consigliere Ferdinando Bargagna “facendosi interprete dei voti di vari dei suoi Colleghi di questo Consiglio nonché di molti cittadini, e nello scopo precipuo di promuovere per quanto è possibile l'abbellimento di questa nostra Città propone al Consiglio di acquistare dal Nobile Sig.re Cav.re Francesco Franceschi-Galletti l'Isolotto di Fabbricato sulla Piazza di S.Sepolcro che costeggia la Via S.Martino onde con la completa demolizione del medesimo potere aumentare la già troppo angusta Piazzetta che precede la Chiesa di S.Sepolcro oggi restaurata, e sempre celebre per memorie storiche, ed artistiche.”35 Vengono di seguito discussi l'ammontare della spesa necessaria all'acquisto dell'immobile, nonché un risarcimento da fornire al Franceschi, dandogli il permesso di erigere una nuova fabbrica nei pressi di S.Pietro in Vincoli. Questo risarcimento sarebbe anche destinato agli operai già ingaggiati dal Franceschi per compiere lavori nel suo palazzo in Via S.Martino,36 ossia l'Isolotto stesso, poiché questo nel documento viene segnalato almeno un paio di volte come

“già in parte demolito all'oggetto di costruirvi un nuovo fabbricato”.

Viene messo infine a verbale che il Franceschi è ben disposto ad accettare quanto proposto, a meno che il progetto non venga approvato con una votazione per lui non soddisfacente.

L'intervento urbanistico descritto, da parte sua, è coerente nelle intenzioni con la politica ottocentesca di sfoltimento ed ampliamento delle vie anguste. Non viene però realizzato e, come si può vedere ancora oggi, il perimetro del vecchio Isolotto risulta tuttora intatto.

[FIG.22]

Inoltre, sia l'Isolotto, sia il vecchio campanile, alcuni anni dopo risultano ancora nelle proprietà Franceschi. Nella descrizione sommaria dell'articolazione interna dell'Isolotto, di poco successiva alla denuncia delle rendite del 1865, si riscontrano però sostanziali differenze rispetto al passato. Innanzitutto il fabbricato risulta composto da tre piani (compreso il pianterreno), elemento che riconduce subito alla servitù altius non tollendi affrancata dal

una parte soltanto, poiché in tal caso non intenderebbe esso sottoscritto di soffrire una alterazione dello stato quo per un lavoro che riuscirebbe mutilato e non bello.”

35 ASP, Comune div. F, f.138.

36 Ibid. “Il Sig. Cav. Gonfaloniere a disimpegno dell'incarico affidatoli commise la stima dello Immobile del Sig, Cav, Franceschi all'ing. Ferdinando Bargagna con incarico pure di studiare una località da proporsi al prefato Cav. Franceschi onde potesse eseguire un nuovo Fabbricato, ove dar lavoro ai suoi operanti, oggetto precipuo pel quale costruiva quello di Via S.Martino. (…) Il Sig, Cav. Gonfaloniere (…) ha quindi referito come avendo egli proceduto alla ricerca di un locale che potesse essere adatto alla costruzione di un Fabbricato in surroga di quello che si proponeva di costruire il Sig. Cav. Franceschi nella Via S.Martino, aveva questi rinvenuto nel quartiere di S.Pierino nella località circoscritta tra le strade denominate Via Palestro, Via l'Amore e Via parallela alla nuova caserma dei RR. Carabinieri una località che avesse pure il gradimento del Sr. Cav.

Franceschi.”

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Cavalier Lelio nel 1848: probabilmente, una volta acquistato l'Isolotto, è nella sua volontà procedere senza indugi all'innalzamento dei muri della propria fabbrica, dotando la vecchia S.Cristofano di un piano in più. L'affrancamento di questa servitù però non è l'unico dato che porta a pensare a una modifica nel numero di piani della fabbrica, poiché bisogna anche considerare i lavori in corso al palazzo nel 1863.

Il primo piano è ora descritto composto da dieci stanze e quattro fondi, affittato ad Augusto Dumas. Il secondo piano è definito uguale al primo e affittato a Emilio Fusi. Infine anche il terzo viene definito uguale, ma dotato di una struttura “a Palco con Travicelli” e di una bottega, affittato a Vito Pace. Viene poi fatto riferimento ad un fondo (forse uno di quelli del primo piano) affittato a Giovanni Galliani. La stima totale dell'immobile una volta calcolate le detrazioni del caso ammonta a sole £.2768.00. Di seguito è appuntata un'osservazione che prevede un ribasso nel valore dell'immobile, poiché “il taglio dei Quartieri, sebbene di lusso, non presenta quei comodi che oggi si richiedono dalle agiate famiglie, mancando dispensa, retrocamere, stanza da servitù, da armadj; tutto ciò per difetto di costruzione”, elemento che va aggiunto ad una già presente perdita di valore dei fondi posti su Via S.Martino.37 Nell'elenco dei beni immobili della famiglia Franceschi risulta anche “una piccola casetta di due sole stanze detta del Campanile”, la quale non sembra avere subito grandi cambiamenti ed è ora affittata a Nicola Mannini, di rendita fissata a £.80.64,38 anche questa in ribasso rispetto al passato.

La perdita globale del valore degli immobili in questa zona può essere in parte dovuta all'emergere di nuove aree della città, maggiormente valutate. La nuova stazione dei treni viene inaugurata nel 1862 e l'attuale Corso Italia diventa il punto d'entrata alla città, in asse con Ponte di Mezzo e le vie di Borgo. Sede di attività commerciali e ricettive, per l'importanza che acquista è possibile che veda il rialzo del valore dei suoi immobili, accelerando per contro il processo di svalutazione di altre zone, tra cui S.Martino, tra l'altro soppiantata nel ruolo di strada principale di Mezzogiorno.39

Il nome di Vito Pace, l'affittuario del piano aggiunto all'Isolotto, ritorna anche nella Nuova guida di Pisa compilata da Francesco da Scorno nel 1874. Essendo questa non solo una guida storico-artistica, ma anche commerciale, riporta la collocazione in città di una serie di esercenti e luoghi utili al turista. Piazza S.Sepolcro risulta essere divenuta la sede di una serie di agenzie, uffici, compagnie assicurative e società di vario tipo tutte amministrate dallo stesso Francesco da Scorno. Al n°5 della Piazza, forse l'affaccio nord dell'Isolotto, è però

37 ASP, Franceschi-Galletti, n.1, fasc.37, Descrizione degli stabili posti in Pisa e Livorno, n.20.

38 Ibid., Descrizione degli stabili posti in Pisa e Livorno, n.21.

39 Ivi.

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presente un ufficio per le pubbliche sottoscrizioni il cui responsabile è indicato proprio come Vito Pace.40

Dal catasto dei fabbricati del 1877 emerge che la famiglia Franceschi non è più la proprietaria né del campanile, né dell'Isolotto, essendo questo, assieme al campanile, passato sotto la proprietà di “Bertolli Alessandra e Pisa del fu Francesco”.41 Il primo risulta essere corrispondente a Via S.Martino 3, dotato al 1870 di un reddito imponibile sceso a £.72.00. La sua scansione interna però si presenta sempre uguale: due piani di un vano ciascuno usati come casa. La seconda, corrispondente a Via S.Martino 4, è dotata al 1870 di un reddito imponibile sceso a £.2289.00. La sua scansione interna riserva ancora qualche sorpresa:

risulta infatti ora dotato di quattro piani compreso il pianterreno, e non più tre come nel 1865.

Se il pianterreno è ora dotato di nove vani, gli altri tre sono composti da dieci vani ciascuno.

L'intero edificio è però ancora coerente nella funzione, ospitando sia abitazioni, sia botteghe.

6.5. S.Cristofano e il suo campanile oggi.

Il cosiddetto Isolotto è oggi occupato al pianterreno, sul lato ovest e su parte del lato sud, da un'agenzia immobiliare. Il resto del lato sud e parte del lato est sono occupati da un fondo inutilizzato. Sempre sul lato est si affaccia un portone che immette in appartamenti occupanti in gran parte i piani superiori. Il lato nord non ha affacci che non siano finestre. Dove vi sono gli affacci dell'agenzia, su piazza Clari (denominata così nel 1936) e su via S.Martino, si possono ancora individuare parti dell'originario paramento murario della chiesa, seppur in gran parte obliterato da interventi massicci e stesure di intonaco. Le pietre appaiono in parte squadrate e in parte sbozzate, rifinite a percussione indiretta con una punta o uno scalpello. I corsi di pietra sono regolari, ma l'apparecchiatura risulta pseudoisodoma poiché non hanno tutti la stessa altezza. Generalmente non si riscontra abbondante uso di malta. [FIG.23]

Esternamente il profilo di quella che era la facciata è ancora ravvisabile perché è leggermente aggettante rispetto al fabbricato contiguo, occupato un tempo da sagrestia e stanza mortuaria.

Questo aggetto, visibile dall'immagine aerea, è ben distinguibile già dalla mappa catastale ottocentesca [FIG.19]. Inoltre, sul lato sinistro del prospetto è ancora visibile parte di una delle aperture che nel disegno del Tronci appaiono chiuse da grata. Ad oggi risulta tamponata, ma se ne può individuare chiaramente la forma, visibilmente più bassa rispetto alla testimonianza visiva di metà '600 [FIG.24]. Questo intervento di chiusura può essere coevo ai primi interventi di riassetto interno della chiesa per renderla atta ad ospitare botteghe.

40 DA SCORNO, 1874, p.171

41 ASP, Catasto dei Fabbricati, f.2, p.58.

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Considerando che nel 1844 sull'attuale Piazza Clari si affacciavano due botteghe e un magazzino, è plausibile pensare che almeno due dei tre usci vengano ricavati nella facciata.

Tra l'altro, l'entrata all'agenzia immobiliare, situata proprio al posto della facciata della chiesa, è articolata tuttora in due aperture ad arco corrispondenti a due vani gemelli, paralleli a Via S.Martino: ciascuno di essi è coperto da una volta a botte continua in mattoni, mentre i muri sono intonacati e imbiancati. Una terza apertura ad arco si apre infine nel prospetto del fabbricato contiguo fissando tuttora a tre gli usci che si affacciano sulla Piazzetta. È plausibile che una piccola parte dell'articolazione del pianterreno sia dunque quella ricavata nel corso dell'800, seppur ad oggi visibilmente modernizzata, ragion per cui nessuna di queste osservazioni può essere reputata assolutamente certa.

Sul prospetto che si affaccia su Via S.Martino si aprono tre arcate uguali, una appartenente all'agenzia, le altre due al fondo in disuso. Il fondo e l'agenzia sono separati da un tramezzo.

Qui lo spazio, al di là del numero di usci coerente con la descrizione ottocentesca, non corrisponde alla stessa descrizione poiché praticamente viene trasformato in una sala unica, anch'essa imbiancata e profondamente rimodernata, occupante anche quella che era la parte absidale. Su quest'ultima si aprono attualmente due arcate uguali a vetrate con vista sul fondo in disuso, le quali testimoniano ulteriormente la trasformazione di tutta la zona absidale in un unico vano rettangolare. Nel prospetto della fabbrica adiacente, ossia il retro dell'ex-sagrestia o camera mortuaria, si aprono due portoni di cui uno collegato poi agli appartamenti dei piani superiori e del pianterreno, questi ultimi situati sul lato nord del prospetto.

Il perimetro dell'Isolotto sembra quindi essere stato preservato nel tempo e sembra avere subito, al massimo, un'opera di regolarizzazione che ha visto la sparizione della piccola zona ortiva testimoniata sul lato di S.Sepolcro. Dal punto di vista dell'altezza invece si può vedere come le modifiche non siano terminate con la sopraelevazione operata da Lelio Franceschi verso la metà dell'800. Il palazzo è composto infatti da quattro piani in tutto, come viene testimoniato nel catasto dei fabbricati del 1877, risultando un po' più alto dei palazzi circostanti [FIG.25], incluso il vecchio palazzo Riccardi-Magherini che, a rigor di logica, dovrebbe coincidere col fabbricato posto attualmente in Via S.Martino 67.

Anche l'ex-campanile lascia intravedere una parte del suo originario paramento murario articolato in pietre sbozzate disposte in corsi regolari pseudoisodomi e apparecchiate su uno strato di laterzio. Sul prospetto di Via S.Martino si può vedere ancora l'arco acuto in parte tamponato sotto cui si apre una vetrata che lascia intravedere al pianterreno un altro fondo in disuso. Sopra di esso, dal numero delle finestre, è deducibile la presenza di altri due piani [FIG.26].Questo risulta coerente con quanto sempre testimoniato dalle descrizioni del

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fabbricato, il quale già nel 1844 viene descritto come dotato di un primo piano raggiungibile tramite una scala e un secondo piano sopra di esso. Pur non avendo testimonianze grafiche rispetto al campanile, già questo basta a fare dedurre che non abbia subito grandi modifiche, almeno per quanto riguarda il suo perimetro. Costruito su pianta quadrata, mantiene infatti riconoscibili le sue forme, obliterate anche qui dalla più recente stesura di intonaco.

BIBLIOGRAFIA:

CACIAGLI, C., 1994, pp.35.

GRECO, G., 1984, pp. 34, 42, 71, 139, 140, 154, 175, 186, 190, 192, 194, 199, 254.

GARZELLA, G.,1990, pp. 94, 95, 99 102, 115, 148, 149, 150, 184, 185, 197, 198, 206, 212, 220, 237, 238, 240.

TOLAINI, E., 1979, pp. 105, 177, 234.

TOLAINI, E., 1992, p.60.

TRONCI, P., 1643, cc. LVI r, LVII r.

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6.6. Appendice.

Dalla Descrizione di Paolo Tronci.

c.LVII r. S.Cristofano Martire (LVII)

La devotione de li Pisani verso il Glorioso S.Christofano Martire, è stata sempre grandissima, et a bastanza vien comprovata per l'effigie di lui, che si trovano dipinte nelli capi delle scale, nelle sale, et altri luoghi conspicui delle piu antiche case di questa Città. Patì il detto Santo sotto Decio Imperatore, e chi ben rimira la struttura della Chiesa dedicata in Pisa al suo nome, non negherà che rassembli il modello di quei secoli antichi, ma non per questo ardirei io ad affermare che la fusse stata edificata poco doppo il suo martirio, anzi più tosto m'atterrei all'opinione di chi ha creduto, che la sua fondatione non seguisse prima dell'Anno Mille di Nostra Salute. Non molti lustri passano, che si trova di Patronato del Priorato di San Martino in Chinzica, che resto suppresso per autorità apostolica l'Anno 1331, quando in esso successero le Monache dell'Ordine di S.Chiara, le quali non apparisce che mai habbin presentato, ma si bene che gl'Arcivescovi per il tempo l'habbino conferita come di libbera lor collatione.

Quanto a chi ne fusse il fondatore, io sarei d'opinione, e forzi non mi discosterei dal vero, che tutti li Cittadini di Pisa comunemente concorressino alla spesa della fabbrica, e per essere situata nella iurisditione del detto Priorato di S.Martino, a lui sen'aqquistasse il padronato, il quale per la suppressione di esso, e per le revolutioni delle Guerre, si devolvesse all'Ordinario.

Nella Chiesa Parrocchiale di S.Christofano non molti anni sono, è stato fatto l'Altar Grande di Pietre, con l'Icona dipinta da Oratio Riminaldi Pisano, a spese di Guglielmo di Medardo del bene fiorentino, negotiante in Pisa. Oper che sopra la Porta della Chiesa, vi era dipinta un effigie della Madonna Santissima alla quale il popolo aveva gran devotione, e gia li erano stati appesi molti voti, con Licentia dell'Arcivescovo, e consenso del Rettore, Domenico di Simone Passeggieri Pisano, fece un'Altare nella medesima Chiesa e vi collocò la detta Santa Imagine, per il che se lì è molto accresciuta la veneratione.

Ho di poi ritrovato un instrumento nell'Archivio delle Monache di S.Martino rogato da ser Gerardo di Tedesco il dì 23 Agosto 1225, segnato n°39, nel quale si vede che il padronato di questa Chiesa all'hora fu donato alla Prioria di S.Martino predetta da Bandino da Loppi che n'era padrone, che disse far tale donatione per rimedio dell'anima sua e de suoi antenati, e Vitale Arcivescovo di Pisa lo confermò il di 24 di settembre il medesimo anno, e della detta conferma se ne rogò il medesimo Gerardo come si vede nel detto n°39.

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