1. Il suicidio della tragedia: Euripide e Socrate colpevoli.
La tragedia per Nietzsche è morta suicida, si è suicidata con Euripide. Euripide segna il passaggio dello spirito della tragedia a quello della commedia, succede che si elimina il dionisiaco dalla tragedia ed è così che la tragedia muore. Dietro la concezione euripidea della vita e dell’arte, Nietzsche veste di assassino Euripide, estirpando il dionisiaco dalla terra greca che ha fatto l’errore di aver portato lo spettatore sulla scena iniziano così quel processo che avrebbe dato vita alla commedia attica nuova, nella quale sopravvive la forma degenerata della tragedia. (La Nascita della tragedia p. 76).
Ad Euripide viene attribuito anche il “merito” di aver inventato il prologo per cui succede che un personaggio all’inizio del dramma racconta chi è egli stesso e chi sono tutti gli altri, che cosa è accaduto finora e cosa accadrà in seguito, mettendo quindi in chiaro tutto quello che riguarda l’azione, affinché lo spettatore si concentri sulle scene liriche in cui si espande al massimo grado la passione e la dialettica del protagonista.
Ma così facendo, allo spettatore, viene tolta la tensione epica, infatti prima era intento a risolvere l’antefatto ma con l’inserimento del prologo si è perso il pathos dell’esposizione. In questo modo l’arte acquista un significato decorativo
che glorifica quel carattere di razionalità all’interno del dramma di Euripide.
Altro danno arrecato alla tragedia è stato quello di aver tolto importanza al coro,
che come abbiamo visto nel paragrafo precedente, era elemento essenziale
dell’entrata in scena del dionisiaco. Nietzsche descrive Euripide come seduto in
teatro di fronte all’enigma profondità della tragedia di Eschilo, in cui anche la figura più semplice e chiara sembrava alludere a chissà cosa. Ma Nietzsche introduce un altro spettatore: Socrate , il quale non capendo la tragedia la disprezzava. Perciò egli preferiva le favole esopiche cioè quel genere di arte poetica che si limita a rivestire in immagini verità e precetti morali.
Nietzsche vede «un demone di recentissima nascita, chiamato Socrate.»
1: insieme a Socrate, Euripide portò in campo una nuova creazione artistica; non era una novità il fatto che Socrate ed Euripide avessero instaurato dei rapporti. Si narrava ad Atene, che Socrate aiutava Euripide a poetare; entrambi inoltre sono affiancati quando si tratta di individuare i corruttori di quel tempo.
La decadenza è ormai alle porte, attraverso Socrate l’uomo si allontana da Dioniso e dal suo richiamo : al mito si sostituisce la ragione , la scienza, in una parola Socrate.
è questo il nuovo contrasto: il dionisiaco e il socratico, e l’opera d’arte della tragedia greca perì a causa di esso.
2Socrate adoperando la dialettica ha spento la filosofia della tragedia greca, ribaltando il senso tragico della vita. È dunque Socrate l’incarnazione della razionalità che dà il colpo mortale all’arte greca e alla tragedia in particolar modo; l’intera vita di Socrate è stata ispirata ad un’unica ambizione cioè arrivare al vero concetto delle cose. Con Socrate nasce il tipo dell’uomo teoretico (Nascita della Tragedia p.100) e perciò non si può non riconoscere in lui un
1 Op. cit., p. 83.
2 Ibidem.
rivoluzionario capace di creare una nuova civiltà, come un’ombra fino ai giorni nostri. Attraverso Socrate l’uomo ha osato negare la cultura greca, la cultura tanto ammirata di Omero, Pindaro, Eschilo e Dioniso.
Per tal motivo Euripide viene considerato da Nietzsche l’uccisore della tragedia greca e il socratismo fu il principio da lui usato per lottare contro il dionisiaco dell’arte antica. L’empio Euripide, così lo definisce Nietzsche per sottolineare come sostituì la ragione al mito, l’umano al divino, l’individuo alla maschera dionisiaca. Egli fu il primo ad essere sobrio da ebbrezze dionisiache.
Lo spirito socratico rappresenta una radicalizzazione della tendenza apollinea: il suo voler spiegare tutto, arrivare al vero concetto delle cose. Nietzsche non può fare a meno che vedere Socrate come inconciliabile nemico della tragedia in quanto portatore di una concezione oltre che intellettuale, ottimistica della vita;
ha distrutto il mondo del mito che a confronto al mondo delle scienze di cui si fa portavoce Socrate è più originario e autentico, meno costruito da una scienza che vuole spiegare e fissare tutto in concetti.
Fino ad allora si era mantenuto l’equilibrio tra l’illusione apollinea e quella dionisiaca ma Socrate rovesciò tutto.
E così la dialettica prevalse sul coro e la tragedia divenne commedia: Euripide uccise la tragedia e Socrate pose fine ad un’intera civiltà.
Di fronte alla figura di Socrate Nietzsche confessa perplessità e nello stesso
tempo si crea in lui una forza di repulsione e attrazione nei confronti di Socrate
che nel capitolo successivo prenderemo in esame:
Socrate lo confesso mi è talmente vicino, che devo quasi sempre combattere contro di lui
3.
Nietzsche rintraccia dunque le origini della tragedia attica cioè quell’opera d’arte totale che concilia quei due impulsi alternativi: l’apollineo e il dionisiaco, due impulsi, due modi di esperienza estetica.
3 F. Nietzsche, Frammenti postumi (1875-1876), in Opere di F. Nietzsche, Adelphi, Milano, 1964.