• Non ci sono risultati.

1. La vita dell’autore

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "1. La vita dell’autore "

Copied!
79
0
0

Testo completo

(1)

Introduzione

La presente tesi è incentrata su una figura rinascimentale molto conosciuta ma che, sfortunatamente, non ha avuto l'opportunità di essere ricordata come ai suoi tempi, fino ai giorni nostri. Poiché furono molti i personaggi che ricoprirono con fama il diffuso ruolo di poeta cortigiano, durante una ricerca su coloro che ad oggi sono rimasti sconosciuti, Pietro Barignano si è rivelato il più interessante su cui poter effettuare una ricerca.

Parte dell'interesse è nato anche dalla scoperta che, oltre ad essere un autore che non ha ricevuto dai posteri una notorietà paragonabile a quella che possedeva durante la sua epoca, buona parte dei suoi componimenti hanno conosciuto una discreta fama non nell’ambito poetico-letterario, ma in quello musicale. Precedenti a questo lavoro sono infatti presenti due articoli di Monica Bianco che affrontano la questione della trasmissione delle opere di Pietro Barignano, i quali sono stati una delle fonti di maggiore aiuto per la ricerca.

L'elaborato è stato suddiviso in due parti distinte, consistenti rispettivamente in una ricerca di tipo biografico e in una raccolta delle rime che sono state ritrovate.

All'interno della prima parte è presente una ricostruzione il più completa possibile della vita vissuta dall'autore. Oltre alle informazioni fornite dai vari dizionari biografici e testi che riportavano notizie sulla sua vita, si è fatto ricorso sia ad alcune lettere e componimenti di nobili, poeti e letterati dell'epoca che avevano avuto contatti con lui, sia agli stessi componimenti di Barignano che ci hanno permesso di delineare una linea temporale degli incontri che ha compiuto nel corso della sua vita. Molte amicizie che aveva stretto nel corso dei suoi viaggi sono spesso confermate anche dai testi dei suoi contemporanei, come risulta per Ariosto, che lo nominerà tra i tanti amici e persone care nel canto XLVI dell’ ​Orlando Furioso.

A seguire è stata eseguita un'analisi dello stile del poeta, senza concentrarsi eccessivamente sugli aspetti tecnici, che si sono rivelati piuttosto tradizionali e poco innovativi per il suo periodo, ma prestando particolare attenzione alle tematiche ed agli accostamenti, oltre all'uso di un considerevole numero di topoi classici.

Un argomento molto importante riguarda la questione dell'attribuzione di alcuni componimenti. Malauguratamente, come si vedrà, le poesie del Barignano hanno avuto la sfortuna di essere, più volte, attribuite ad altri autori a lui contemporanei e non sono pochi i casi in cui gli studiosi degli autori con cui il Barignano era confuso hanno cercato a loro volta di restituire alle rime in questione la loro legittima paternità. A tale questione è legato anche un altro aspetto del poeta, riguardante i richiami alle opere dei contemporanei e degli autori da lui ammirati. Petrarca e Dante sono tra coloro che, più di tutti, hanno conosciuto un omaggio significativo da parte di Barignano, che li ha onorati nelle sue rime, sia tramite riferimenti diretti sia imitando gli aspetti tecnici della loro scrittura poetica

Poiché, come detto, si tratta di un autore poco conosciuto al giorno d'oggi, ma incredibilmente apprezzato per il suo uso raffinato del linguaggio durante la sua epoca ci siamo soffermati anche su questo aspetto dei suoi scritti e sulle tematiche che gli erano più care.

La poesia d'amore è certamente l'argomento che affronta più profondamente e che gli è assai caro, tuttavia si potrà vedere che vi sono anche altri due aspetti della sua poesia che sono praticati con altrettanta intensità: la poesia d'amicizia e la poesia propiziatoria indirizzata ai patroni. Quest'ultima in particolare gioca un ruolo fondamentale durante la sua vita, trascorsa in perenne ricerca di aiuto finanziario. La ricerca d’amore invece sarà spesso placata dalla sua amata Beatrice e dalle molte donne che, nelle sue poesie, gli concedono le loro attenzioni, anche se non mancheranno donne ritrose o crudeli. Nel campo dell’amicizia

(2)

invece, si potrà vedere quanto il Barignano poteva annoverare la conoscenza di personaggi illustri e che hanno contribuito enormemente allo sviluppo italiano.

Per la ricerca dei materiali idonei sull'argomento non mi è stato possibile per ragioni di tempo consultare i manoscritti che risultavano contenere al loro interno le poesie dell'autore, peraltro tutti testi miscellanei contenenti diverse poesie di differenti autori al loro interno. Per tale motivo i testi manoscritti, per lo più risalenti il sec. XVI, non figurano tra i testi consultati.

La ricerca si incentra soprattutto sui testi a stampa a partire dal cinquecento. Tra questi, uno è stato ritrovato senza l’aiuto delle bibliografie fornite dai più recenti articoli che hanno affrontato l’argomento, ossia ​La tradizione delle rime di Pietro Barignano con un'appendice di testi inediti del 1997 e ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano del 2005.

Il ​Saggio di alcune rime di Pietro Barignano Pesarese pubblicato proprio a Pesaro nel 1857, risulta anche essere l'unico noto che riporta solo poesie di Pietro Barignano, anche se non tutte quelle conosciute, e non lo accompagna a componimenti di altri autori a lui contemporanei. Durante la ricerca è stato notato che non esiste alcuna raccolta completa di tutti i componimenti dell'autore, per cui in conclusione alla tesi è stata posta una raccolta di tutte le rime dell'autore che sono state recuperate. Poiché non vi sono notizie sull'intenzione dell'autore di creare un vero e proprio Canzoniere, la raccolta è stata presentata con il titolo di ​Le rime di Pietro Barignano e presenta centocinquanta rime dalla paternità certa. Per completezza, sono state però aggiunte anche altre quattro rime di cui non è stato possibile riconoscere l’autore, trattandosi di una complessa situazione che verrà descritta, per ognuna di esse, in maniera più completa all'interno della raccolta. Sempre in quest'ultima parte, per la maggior parte delle rime, è stato riportato un breve cappello in cui la poesia è stata spiegata e, quando necessario, analizzata nella sua collocazione cronologica durante la vita dell'autore.

(3)

1. La vita dell’autore

Tipico esempio di poeta cortigiano, Pietro Barignano è sicuramente nato a Pesaro, probabilmente da genitori bresciani , ma non abbiamo alcuna certezza su quando collocare1 la data precisa, probabilmente negli ultimi anni del Quattrocento . Della sua infanzia e dei2 suoi studi precedenti l’inserimento delle corti più famose dell’epoca si sa poco o nulla, dato che dalle svariate ricerche condotte fino ad ora non risultano essere conservati da nessuna parte, né sotto forma di documenti né di aneddoti, informazioni sulla sua giovinezza.

Sappiamo tuttavia con certezza che da adulto prese i voti come chierico in un tentativo di aumentare le sue magre finanze . Informazioni sul suo aspetto sono del tutto assenti ma 3 grazie all’introduzione del libro ​Saggio di alcune rime di Pietro Barignano pesarese di Giuliano Vanzolini, siamo venuti a conoscenza che nel 1857 esisteva ancora nella galleria del Conte Vincenzo Machirelli un quadro che lo rappresentava con la dicitura sottostante:

Petrus Can. Barignanus , seppure non ci sia modo per noi di risalire al destino della tela.4 5 Sempre Vanzolini ci rende noto, all’interno del suo saggio sulle rime destinato come dono nuziale alla coppia Donzelli, che Alessandro Zilioli:

“nella sua ms. Ist. de’ Poet. Ital. dice che fu valoroso non meno con le armi che con la penna.”

Questa associazione al campo militare potrebbe essere tanto verosimile quanto fallace poiché non sono pochi i testimoni che fanno risalire a Pietro Barignano una possibile parentela con la famiglia dei Barignani, originari di Brescia , e all’epoca famosa per le 6 conquiste militari.

Le informazioni generali riguardo la sua vita in età adulta tendono a concordare su una serie di punti che, rispetto alla probabile ricchezza delle sue esperienze effettive, rappresentano molto poco. Sappiamo per certo che la sua prima comparsa a corte risale al 1507 ad Urbino

1 Ch. Luigi Arminio Carrer, ​Lirici del secolo decimosesto con annotazioni​, Venezia 1836 p. 390

2 Monica Bianco, ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005. Secondo Monica Bianco, dedicatasi alla tradizione musicale dell’autore è probabile che la data di nascita sia compresa nel nono decennio. pp. 397- 411

3 G. M. Mazzuchelli,​Gli Scrittori D'Italia Cioè Notizie Storiche, E Critiche Intorno Alle Vite, E Agli Scritti Dei Letterati Italiani​, Volume 2,Edizione 1, Brescia 1758. Il Cardinale Dovizi da Babbiena in una lettera del 4 Giugno del 1517 comunica a Giulio Sadoleto che gli aveva procurato 150 ducati da benefici. p. 360

4 Poiché questa dicitura suggerisce che, al momento in cui detto dipinto venne eseguito, Barignano fosse canonico, possiamo datare il dipinto ad una data successiva il 1518, in seguito cioè al periodo in cui ha conseguito i voti di chierico.

5Giuliano Vanzolini, ​Saggio di alcune rime di Pietro Barignano pesarese​, Pesaro presso tipografia di Annesio Nobili,1857. p. 7

6Girolamo Ruscelli, ​Rime di diuersi eccellenti autori bresciani​, A questa associazione è dovuto il disguido del Ruscelli che ha fatto risalire l’origine del poeta pesarese a Brescia. Anche se non vi sono prove contrarie ad una possibile origine della famiglia in quella città, l’autore è conosciuto per la sua appartenenza alla città di Pesaro prima di ogni cosa.

(4)

presso Guidobaldo da Montefeltro e la di lui consorte Elisabetta Gonzaga, come ci conferma una lettera dello stesso anno scritta da Pietro Bembo, a cui dedicò uno dei suoi sonetti : 7

Signor, di quanti spirti oggi ha la scola onde 'l buon Tosco ancor siede maestro, un sol primo vegg'io per camin destro di gir là, ov'altri alla morte s'invola.

Quest'un sì lieve e sì spedito vola, duce a la schiera ch'al deserto alpestro del mondo errante, ond'io mi discapestro, volto ha le spalle, reverendo e solo,

che ben fia uopo raddoppiarsi i vanni a qual uom tenta pur giunger al lembo de la sua chiara e gloriosa vesta.

E veggio, nel pensier, dopo mill'anni tutt'altre etadi reverenti a questa sol per averla sì onorata il Bembo.8

Ad ulteriore prova dell’importanza della sua carica nelle più prestigiose corti dell’epoca e dei suoi continui spostamenti come portavoce e ambasciatore vi è il ruolo che egli svolse nei negoziati che avvennero nel 1508 tra Urbino e Brescia, nello specifico riguardo il possibile matrimonio tra Baldassar Castiglione e una delle figlie del Conte Giulio Martinengo. Il ruolo che il Barignano ebbe in questi accordi non è del tutto chiaro ma si evince da una lettera dello stesso Castiglione alla Madre, datata 13 Febbraio 1508, che il poeta si recò personalmente da lui per riuscire a coinvolgere maggiormente il poco collaborativo futuro sposo . 9

[...] ​De quello parentato a me proposto, io non mi ero fidato scriverne a la M.V. per sospetto che le lettere non andassero in sinistro; perché seria stato male per quella persona che me ne havea parlato, quale è stata la Gamba Curta: che parse che andasse a Napoli, e venne qui, per fugire l'ira. [3] Questa me ne parlò, proponendomi la qualità de la puta, la condicione de la casa, e la dote; ma non mi volse dir la persona. Io li diedi qualche intentione, ma non li afermai in tutto. Lei mi disse de scrivere, e che me saperia dire più inanti, et ogni cosa a puntino.

Venne dapoi Petro da Baragnano, il quale mi parlò chiaramente per parte de M. Al., ben dicendo haver comissione de non nominar lei; e dissemi tutte le cose sopradette. Io a lui diedi anchor più intentione che non havevo fatto a la Gamba Curta: lui mi promise de venire

7 ​Pietro Bembo, Lettere, ​(1492-1507) ​a cura di Ernesto Travi ​, Volume Primo, Bologna, 1987, p.

263-265.

8Giuliano Vanzolini, ​Saggio di alcune rime di Pietro Barignano pesarese​, Pesaro presso tipografia di Annesio Nobili, 1857. p. 20

9Umberto Motta,​Castiglione e il mito di Urbino studi sulla elaborazione del “Cortegiano”​, Milano 2003 p. 265

(5)

a Mantua, e de parlarne di novo. [5] Io lo pregai ch'el volesse dirne a la M.V. il tutto. Mi maraviglio mo' assai ch'el non ce sia venuto. Quando le cose siano cum tutte quelle condicioni, a me non despiaceriano: io in questo mo', me rimetto a la M.V.

Oltre alle già citate Urbino e Venezia, dove era riuscito a consolidare la sua posizione nell’ambiente letterario, i suoi spostamenti, dovuti al suo ruolo di spicco nelle varie corti come consigliere, amministratore finanziario e ambasciatore vedono anche le città di Mantova e Milano. Isabella D’este, Marchesa di Mantova presso la cui famiglia prestò servizio, lo teneva a tal punto in considerazione che non aveva alcun timore di affidare nella mani del Barignano cospicue somme di denaro necessarie agli acquisti privati della nobildonna, come si può evincere da una delle sue lettere. Riportiamo l’accenno presente nella missiva in questione, la lettera 162 del Carteggio di Isabella a Lorenzo da Pavia datata 16 Dicembre 1511 :10

[...] ​Non accade che comprati più ambra perché havemo data questa impresa a Pietro Barignano che ne porti dal Caere.

Prove dei buoni rapporti tenuti con i tanti studiosi contemporanei a Pietro Barignano sono molti omaggi e missive fortunatamente pervenute fino ad oggi.

Vale la pena citare la famosa missiva di Pietro Bembo a Trifon Gabriele, all’epoca in trasferta a Venezia, riguardo le sue ​Opere in volgare , giunta al destinatario proprio grazie 11 al viaggio in laguna compiuto dal poeta pesarese, certamente per questioni di corte.

All’interno della missiva lo informa che sarà proprio lo stesso Pietro Barignano ad esporre e discutere con lui di molte cose che, altrimenti renderebbero la lettera ancor più lunga.

A M. Trifon Gabriele a Vinegia

IO non voglio iscusare il mio lungo silentio con voi dolcissimo M. Triphon mio: che non havrei giustamente con che, né voglio accusarmi, perciò che non potreste esser buon giudice, conciosia cosa che in questo medesimo fallo site anchora voi, ma voglio ben dirvi;

che nessun tacere con lettere, per lungo e continuo che sia stato, ha potuto fare che io non abbia servato la memoria di voi così fresca e viva, come mai la servai, quando più ella con la vostra presenza li sustentò e li nutrì. [...] Il nostro gentil Barignano, che viene con questa a voi, mi leva una lunga fatica dello scrivervi, che potrà di me molte cose ragionarvi. 12

E ancora il Bembo nominerà il pesarese, insieme a Trifon Gabriele, Giovan Francesco Valier e a Giovanni Aurelio Augurelli, in una lettera a Giovan Battista Raguseo in cui lo designa come destinatario di una delle copie delle ​Prose della volgar lingua.13 Anche con Trifon

10 Clifford M. Brown, ​Isabella D'Este and Lorenzo Da Pavia: Documents for the History of Art and Culture in Renaissance Mantua, ​Libraire Droz, 1982, pp. 124

11 Pietro Bembo, ​Delle lettere di M. Pietro Bembo, a suoi congiunti et amici, et altri gentili homini venitiani scritte​, Volume secondo, in Venegia, 1575. p. 41

12Bartolommeo Gamba, ​Scolta di lettere familiari del cardinale Pietro Bembo, ​Tipografia di Alvisopoli, 1830, pp. 47.

13 Monica Bianco, La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano ​, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005. La lettera è datata 4 febbraio 1512, scritta mentre Pietro Bembo era ospite di Federico Fregoso a Roma .

(6)

Gabriele il Barignano aveva un buon rapporto d’amicizia, che onorò con un sonetto dedicato allo studioso.

Trifon, tornata è 'n ciel la donna mia a l'eterna sua stanza ond'ella venne con l'ali di valor e con le penne di bellezza, onestade e leggiadria.

Deh, perché trista si fermò tra via l'alma che, poco stando, a me rivenne?

Chi la rivolse? O pria chi la ritenne se così desiosa la seguia?

Avventuroso il cor cui non fu tolto d'ir seco fra l'angeliche milizie,

quasi pur gemma de le sue ricchezze,

ov'or gode beato, in pace accolto, de le non più mutabili bellezze a piè del re de l'eterne delizie. 14

Ancora, durante la nostra ricerca ci imbattiamo nella richiesta di Giovan Francesco Valier, residente a Venezia per conto di Francesco Gonzaga del 25 novembre 1511,al Barignano di consegnare alla Marchesa una missiva in cui le richiede l’invio di due codici di novelle . Da 15 un punto di vista del contributo letterario possiamo citare anche una lettera consegnata alla Marchesa da Barignano stesso su richiesta di Girolamo Avogadro contenente un laborioso commento al ​Canzoniere​ di Petrarca richiesto dalla stessa Isabella. 16

I rapporti tra Barignano e Valier erano certamente buoni, dato che a quest’ultimo il poeta pesarese dedicò due dei suoi sonetti, però sorgevano spesso contrasti tra di loro. Lo stesso Ludovico Ariosto, che strinse un buon rapporto di amicizia con i due a Mantova, li ricorda dai caratteri diametralmente opposti l’uno all’altro nell’ultimo canto del suo ​Orlando furioso. Il veneziano viene da lui descritto come un uomo misogino senza rimpianto ed anzi orgoglioso, il pesarese come un amante del corteggiamento al gentil sesso, come possiamo evincere anche dalla sua produzione ricca di sonetti dedicati alle fanciulle che conquistarono il suo cuore:

Veggo Nicolò Tiepoli, e con esso

Nicolò Amanio in me affissar le ciglia;

Anton Fulgoso ch’a vedermi appresso Al lito mostra gaudio e maraviglia.

14 M. Dionigi Atanagi, ​De le rime di diversi nobili poeti toscani, Libro Secondo​, in Venezia 1565, p. 212

15 Monica Bianco, ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano​, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005 p. 398

16 Monica Bianco, ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano​, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005. Il commento al ​Canzoniere ​fu suggerito dalla stessa Marchesa, dal Valier e da Trifon Gabriele. Girolamo Avogadro iniziò a scriverlo nel 1511 mentre la lettera risale al 14 Febbraio 1513. p. 398-399

(7)

Il mio Valerio è quel che là s’è messo Fuor de le donne; e forse si consiglia Col Barignan c’ha seco, come, offeso Sempre da lor, non ne sia sempre acceso. 17

Da tutti questi documenti di riferimento possiamo certamente considerare la corte Mantovana come quella in cui Pietro Barignano ha avuto miglior modo di conoscere e farsi conoscere dai molti grandi esponenti dell’ambiente letterario dell’epoca . Anche Matteo18 Bandello dedica una delle sue novelle ​al vertuoso messer Pietro Barignano​, la numero XII, raccontate, nella sua fantasia, da uno dei suoi amici Niccolò Campani detto lo Strascino ,direttamente alla presenza della “​madama illustrissima la signora Isabella da Este marchesana​” . Il rapporto tra Barignano e Bandello doveva essere molto confidenziale19 poichè scopriamo all’interno delle novelle di quest’ultimo, precisamente nella dedica rivolta al poeta pesarese, che Pietro Barignano gli aveva fatto dono degli “ ​ultimi sonetti​” e del suo madrigale ​Cangia sperar mia voglia:

Cangia sperar mia voglia;

ché non si mor di doglia.

E se fiere novelle

passan per gli occhi al core da le due luci belle,

cerchiam prender d'Amore

tal secondo favore ch'allevii il gran martire, se non si pò morire. 20

E’ più probabile però che i due si siano conosciuti a Milano, nella corte di un’altra grande mecenate dei letterati dell’epoca, Ippolita Sforza, Contessa di Campagna e sposa di Alessandro Bentivoglio. Alla sua figura sono legati i membri della bella schiera di letterati che il Barignano richiamerà nel sonetto dedicato al signore il giorno della sua morte, 21

17 Ludovico Ariosto, ​Orlando Furioso​, a cura di E. Sanguineti e M. Turchi, Garzanti, Milano, 1964, Canto XLVI.

18 Non è ignota la grande dedizione di Isabella d’Este nella protezione e nella promozione delle arti durante il periodo del Rinascimento. E’ in particolare a lei e al suo ruolo di mecenate che molti grandi letterati dell’epoca devono la grande libertà e floridità che conobbero in Italia. Tale era il suo impegno per la causa che non disdegnava una corrispondenza diretta con i letterati suoi protetti, come dimostrano le due missive che lo stesso Barignano nell’Aprile del 1511 inviò alla sua protettrice da Milano.

19​Tutte le opere di Matteo Bandello​, a cura di Francesco Flora, Mondadori Milano, 1943, pp. 65

20 Francesco Luisi, ​Apografo Miscellaneo Marciano, Frotole Canzoni e Madrigali con alcuni alla Pavana in Villanesco, ​Edizioni Fondazione Levi, Venezia 1979 p. 181

(8)

Novembre 1532, studiosi21 che come lui si dedicarono allo studio della lingua e che lo ebbero come patrono:

Barzo, che fa la bella schiera amica ai chiari studi de la lingua nostra?

Pregio onorato de la terra vostra, in quest'etade: e ceda pur l'antica.

Il buon Trivulzio come s'affatica in far opre conformi a bella mostra?

Lo Schiafenato come pur si mostra vago che 'l mondo di lui sempre dica?

Ove spende ora il tempo lo Scalampa, il cui fiorito ingegno ammirar soglio?

Il Castellan che fa? Che fa 'l mio Stampa?

Ma voi che fate senza 'l Bentivoglio, di valor, di bontà sì chiara lampa?

Di tanto danno, ohimè, quanto mi doglio! 22

Sempre a Milano il Barignano farà la conoscenza di un altro grande letterato a cui dobbiamo ulteriori informazioni sull’autore pesarese: Leandro Alberti . Autore dell’opera di carattere23 geografico ​Descrittione dell’Italia tutta pubblicato nel 1550, all'interno di tale opera riusciamo ad ottenere alcune informazioni sul contributo di Barignano al lavoro dell’Alberti, sia all’interno sia con note a bordo pagina, come pure delle informazioni sulle sue conoscenze : 24

Onde volend’io chiarirme di tal cosa (havendo ragionato con molti litterati huomini, & no’

ritrovando risposta che paresse a me soddisfare alle parole del Poeta ne parlai con Pietro Barignano , huomo litterato (del qual di sopra ho fatto mentione) sì come uomo perito nelle historie , & etiandio nella geografia & essere anche del paese. Il qual così mi rispose, che no’ si ritrova altro fiume che entra nella Foglia, eccetto che questo fiume sotto Macerata, di monte Feltro (com’è detto) & che forse ai tempi di Lucano era Sapis adimandato, &

ch’altrimente no’ si poteva verificar’il verso del Lucano.

21 Monica Bianco, La tradizione musicale a stampa delle rime di pietro Barignano ​, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005. Queste figure possono essere ricondotte a Baldassarre Barzo, Renato Trivulzio, Giovan Battista Schiafenato, Giovanni Bartolomeo Scarampi, Tommaso Castellani, Hermes Stampa. p. 401

22 M. Dionigi Atanagi, ​De le rime di diversi nobili poeti toscani, Libro Primo,​ in Venezia 1565 p. 171.

Giuliano Vanzolini, Saggio di alcune rime di Pietro Barignano pesarese ​, presso tipografia di Annesio Nobili, Pesaro 1857 p. 19

23 Altri letterati da lui conosciuti in questo ambiente lo nomineranno nelle loro opere, pur senza fare riferimento diretto alla sua produzione. Antonio Fileremo Fregoso nel ​‘Trionfo​’ conclusivo nel suo poemetto e i tre peregrini, Girolamo Claricio nell’ ​Apologia contro i detrattore della poesia di M.

Giovanni Boccaccio.

24Cfr. Leandro Alberti,​Descrittione di tutta Italia​, Venezia 1551, pp. 494. Anche se non abbiamo modo di sapere se Pietro Barignano avesse ottenuto tale erudizione nei campi della storia e della geografia da autodidatta o se avesse conseguito degli studi con alcuni maestri.

(9)

Sempre a Leandro Alberti dobbiamo anche le informazioni sulla data di morte del Barignano avvenuta proprio intorno al 1550:

[...] ​et Pietro Barignano fu pisaurese dignissimo poeta che passò a meglior diporto quest’anni passati. 25

Finora abbiamo elencato, come luoghi di maggiore interesse per trarre un profilo biografico dell’autore, alcuni dei maggiori centri della cultura dell’epoca, ma vi è un’altra città che in quegli anni rappresenta un luogo ricco di innovazioni da un punto di vista culturale, ossia Roma. Nonostante non manchino notizie di alcuni viaggi condotti da Pietro Barignano nella capitale della cristianità come ci suggerisce una lettera del Bembo datata 1512 e indirizzata a Giambattista Ramusio allora in Venezia: ≪[...] ​Se M. P. da Bergnano non è partito, raccomandatemi a lui, dicendogli che non mi riporti altro di là, ove esso va, che se stesso, chè non mi potrebbe portar cosa più cara. ≫ , fu tuttavia solo alla conclusione del lungo26 periodo di tensioni che videro il Ducato di Urbino 27 coinvolto nella guerra della lega di Cambrai che il Barignano vide accendersi in modo efficace l’interesse per Roma. La guerra di Cambrai, che aveva l’obiettivo di mettere un freno alle ambizioni espansionistiche di Venezia, lasciò pesantemente sguarnita la città da lui tanto amata, Urbino, che venne conquistata da Leone X e tolta alla casa dei Della Rovere nel 1516 per poi essere consegnata a Lorenzo de’ Medici, parente del papa. Non dovrebbe sorprendere che, come ulteriore incentivo, vistosi privato del suo mecenate, Barignano abbia cercato sostegno economico nella figura del Papa, trasferendosi presso di lui a Roma . In questo periodo il 28 poeta fece parte dell’Accademia Romana, entrando in contatto con altre figure di spicco dell’epoca. Tra queste vi sono il cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena e Francesco Berni, con cui risulta avere avuto una corrispondenza nel 1518.29 Quando poi i Della Rovere ritornarono ad Urbino possiamo dire con una certa sicurezza che Barignano vi fece a sua volta ritorno, nella speranza di riprendere le attività di un tempo sotto la loro protezione, come possiamo dedurre da una ballata databile tra il 1526 e l’agosto 1528 in cui si rivolge direttamente a loro:

Ecco, signor, l'impresa

che giunger vi de' far a quella fama, ove 'l ciel per bell'opre oggi vi chiama.

L'altre ch'avete vinte e sostentate

col senno e con la lancia,

25 Leandro Alberti, ​Descrittione di tutta Italia​, Venezia 1551. p. 493

26Vittorio Cian, ​Un decennio della vita di M. Pietro Bembo (1521-1531), Appunti Biografici e Saggio di studi sul Bembo, ​E. Loescher, 1885. p. 206 ​Nella Lettera in questione il Bembo inviava all’amico e collega Ramusio la tanto attesa risposta riguardante la richiesta di alcune “canzoni degli antichi Toschi” e comunica di aver concluso il primo Libro del suo Dialogo volgare di cui invierà presto una copia agli amici perchè la leggano e valutino.

27 Cfr. Maria Letizia Brancati, P​esaro nell’età dei della Rovere, ​Vol. II, Marsilio 2001. pp. 66-68.

28 Monica Bianco, ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005. p. 401 Ci sono ben cinque sonetti a lui dedicati.

29 Remo Ceserani, ​Dizionario biografico degli italiani​, Vol. 6, 1964

(10)

fur quasi gradi e la scala d'onore.

Ma questa, ov'ha mestier de la virtute sì nota a Italia e a Francia,

fia chiaro seggio al vostr'altro valore,

se mostrerete il generoso core al magnanimo Re, che pur minaccia:

or ch'è sol posta ne le vostre braccia larga vendetta d'ogni nostra offesa. 30

Possiamo essere quasi certi che sia stato proprio in questo periodo di residenza a Roma che il Barignano abbia preso i voti di chierico per potersi assicurare una forma di rendita aggiuntiva alla esigua pensione che i suoi protettori gli assicuravano. A darcene conferma è la sua partecipazione certamente più assidua all’entourage del cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena , il quale lo ebbe talmente caro da fargli dono, durante la sua permanenza a31 Pesaro come legato dell’esercito del papa durante la guerra contro Francesco Della Rovere, di ben 150 ducati, come prova la lettera scritta il 4 giugno 1517 a M. Giulio Sadoleto:

Quanto piacere ho sentito, & sento ancora in questa mia provincia, è l’havere havuto l’occasione di beneficiare Innocentio olim servitore del Bembo nostro di sessanta ducati di beneficii, e M. Pietro Barignano di circa CL nella propria patria. Certo gran contento ne ho:

perchè sono persone molto virtuose, & buone, come credo che tu sappia. 32

I suoi viaggi nei centri più importanti d’Italia non gli impedirono di fare quando poteva ritorno a Pesaro, la sua città natale. Ne abbiamo prova in una lettera del Berni inviata al collega Giulio Sadoleto nel luglio del 1518, periodo durante il quale questi si trovava in Francia come segretario personale del Bibbiena mentre il Berni era a Roma. I rapporti di Barignano con quest’ultimo erano quasi certamente di mutuo affetto e discretamente confidenziali, come 33 si può notare sia nella lettera del Berni al Sadoleto in cui lo informa delle condizioni del Barignano, migliorate da una malattia:

Il nostro buon Barignano mi scrisse a questi giorni una lettera da Pesaro, qual lo mostrava non guarito ma assai men male.Dio ringraziato. Mi maraviglio che é non sia venuto, perchè l’aspettiamo ogni dì. Imposemi che ve li raccomandassi e così ho fatto se ve ne siete avisto,

30 M. Dionigi Atanagi, ​De le rime di diversi nobili poeti toscani, Libro Primo​, in Venezia 1565 p. 164

31 Monica Bianco, ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano​, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005 Ne facevano parte il già citato valier, Giulio Sadoleto, Giovan Battista Sarga, Francesco Berni.

32 Dionigi Atanagi, De Le Lettere Facete, Et Piacevoli Di Diversi Grandi huomini, et chiari ingegni ​, Volume 1, Bolognino Zaltieri, Venezia 1561. pp. 158

33Dionigi Atanagi, Delle Lettere Facete, Et Piacevoli, Di Diversi Grandi Hvomini, Et Chiari Ingegni ​, in Venegia 1601, pp. 166. Non mancano tuttavia personaggi che invece scherzavano non poco sulle sue capacità. Giovan Battista Sanga, in una lettera a M. Giovanni Battista Mentebuona, descrive il Barignano e Valier come due profumieri lamentandosi di una richiesta del suo Monsignore. “ ​Ma non sapete che bellaa cosa che m’ha pregato le trovi qualche acqua da far bella, come s’io fossi il Valerio, o’l Barignano che le distillano o che ella n’havesse bisogno ​”. Detto scherzo potrebbe essere inteso come un riferimento all’abilità dei due di abbellire in modo esagerato i loro componimenti, in modo non dissimile da un profumiere che abbellisce la semplice acqua con essenze.

(11)

sia in un piccolo aneddoto pervenutoci da Girolamo Muzio, in cui scopriamo un invito del Barignano al Berni a cambiar stile:

E mi ricorda che già M. Pietro Barignano disse a me che egli aveva più volte confortato il Bernia a mutare stilo, e che mai non ve lo aveva potuto accomodare. 34

Nonostante il Barignano non avesse esitato a fare ritorno alla corte dei Della Rovere i suoi rapporti con quella papale non si raffreddarono affatto, nemmeno con l’elevazione al soglio pontificio di Clemente VII. Si rivolse a lui per appoggiare la nomina a cardinale di Ercole Gonzaga, sostenuta ad Urbino dall’ambiente gonzaghesco e dalla stessa Elisabetta Gonzaga, una preghiera che andò a buon fine nell’ottobre del 1526. Vi sono ben quattro ballate legate alla questione, due prima dell’elezione ufficiale rivolte al papa per ottenerne l’approvazione e il favore, due successive per festeggiare e onorare il nuovo cardinale. 35 Roma rappresentò però non solo la culla di ricordi felici, ma anche il teatro di eventi drammatici. Barignano assistette al sacco della città nell’ottobre del 1527, evento che tanto lo colpì da scrivere ben due sonetti sulla vicenda indirizzati al Valier, all’epoca a Venezia, nei quali esprime tutto il suo dolore per la condizione in cui versava la città eterna:

Valerio mio, quanto voi foste saggio a lasciar la già come patria nostra, il troppo fero essempio ne dimostra,

che Roma or pate in sì commune oltraggio.

Già Roma, or un deserto aspro e selvaggio, ove solo il furor barbaro giostra.

Ov'è gita, Roman', la gloria vostra, gente superba e pur con disvantaggio?

Or torni Mario a forbir la vergogna dal volto vostro e vendicar quest'onta, poi che non è di voi uom che si mova.

Ma che più Mario o Cesare bisogna?

Basta del mio signor la voglia pronta, pur ch'altri da l'oprar non lo rimova. 36

Voi vi state, Valerio, in quella terra

34 Monica Bianco, ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano​, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005

35 Monica Bianco, ​La tradizione musicale a stampa delle rime di Pietro Barignano​, Musica e storia, Fascicolo 3, Dicembre 2005. “ ​Questi son quegli effetti​”; “​A che, padre, più indugio​” furono le ballate rivolte al papa prima della della nomina mentre quelle successive all’evento sono: “ ​Ond’avrò le parole​” e “​Misurata allegrezza al cor non venne​”

36G. Ruscelli, Rime di diversi eccellenti autori bresciani nuovamente raccolte et mandate in luce da Girolamo Ruscelli tra le quali vi sono rime della signora Veronica Gambara e di M. Pietro Barignano, ​a cura di G. Ruscelli Venezia 1554 p. 23

(12)

che natura fondò, non umana arte, per dar al mondo almen quest'una parte scevra e sicura da timor di guerra.

E noi siam qui, dove non sol n'afferra spesso temenza del furor di Marte, ma fame, e peste da ciascuna parte minaccian sì, ch'ogni alto cor s'atterra.

Or pensate di me povero e infermo, guarnito sol di tanti e mal spesi anni, che pur da l'arme mie son quasi vinto.

Più vi dirò: colei, ch'era il mio schermo contra colpo del tempo e degli affanni m'ha disdegnosa da sua grazia spinto. 37

Tornando per un attimo agli eventi di Urbino successivi al ritorno dei Della Rovere nella città, occorre sottolineare che, nonostante la prima speranza del Barignano fosse quella di ritornare sotto il mecenatismo del duca Francesco Maria Della Rovere, fu soprattutto con il figlio di questi, Guidubaldo II, che i suoi rapporti si consolidarono . Lo dimostra il desiderio 38 del Barignano di onorare il giovane nobile, come risulta da vari componimenti dedicati a lui e a Vittoria Farnese , seconda moglie a partire dal 1547. 39

Riporto di seguito due madrigali facenti parte del gruppo in questione:

A Guidobaldo II Della Rovere

Signor, io m'apparecchio

d'alzar tanto la voce nel mio stile

che s'oda 'l vostro onor da Gange a Thile.

Però ch'io veggio il ciel che vi prepara

per la strada de l'arme e la campagna, alta e nova cagion di farvi eterno, e voi cinger la spada a render chiara la paterna virtù che v'accompagna

37 G. Ruscelli, ​Rime di diversi eccellenti autori bresciani nuovamente raccolte et mandate in luce da Girolamo Ruscelli tra le quali vi sono rime della signora Veronica Gambara e di M. Pietro Barignano ​,a cura di G. Ruscelli Venezia 1554 p. 22

38Dedicò alla madre di questi, quando ormai era prossima al parto, la ballata Fioriran le contrade nel 1538. D. Atanagi,​ De le rime di diversi nobili poeti toscani,​ Libro I, Venezia 1565 p. 163

39 D. Atanagi,​ De le rime di diversi nobili poeti toscani,​ Libro I, Venezia 1565 p. 164, 165.

I componimenti però avevano anche l'obiettivo di invitare il giovane ad emulare le grandi imprese compiute dal padre una volta ottenuta l'investitura ducale. Questo non può essere del tutto slegato anche da un invito più sottile ad emulare anche il mecenatismo di cui il Barignano aveva goduto durante il periodo precedente il 1516. Al citato qui sopra ​Signor io m’apparecchio si affiancano ​Fatevi, signor norma​ e ​S’al principio risponde​.

(13)

per vero exempio al marzial governo,

e del valor interno

che 'l nemico furor forse disprezza, far come già l'italica grandezza

che 'n voi fiorisce, a tutto 'l mondo specchio. 40

A Vittoria Farnese:

Sì chiara voce suona, donna, del valor vostro

ch'a ben far desta tutto 'l secol nostro.

Quanto siam noi tenuti a la natura e al cielo

che ne furon di voi tanto cortesi, così già mai non muti

tempo o fortuna in voi lo stato e 'l pelo, se non se in meglio, e 'n ciò non sian contesi,

Saggia donna gentile,

ch'io tòrrei per soggetto del mio stile:

ma non ardisco tanto col mio inchiostro. 41

Poichè grazie a Leandro Alberti possiamo ricondurre la data della morte di Pietro Barignano al 1550, possiamo dire con discreta sicurezza che uno degli ultimi componimenti del pesarese fosse il madrigale ​Così donna vincete, anch’esso dedicato a Vittoria Farnese e quindi riconducibile ad una data vicina a quella del matrimonio con Guidubaldo:

Così, Donna, vincete

di modesta virtude ogn'altra come il valor vince di voi stessa il nome.

Vittoria unica in terra

che non per forza d'arme o di fierezza, ma di desio d'onor sol si riporta,

per voi corsi a la guerra ove fama real di vostr'altezza

richiesto ha 'l cor, che vincer si conforta,

per quel ch'entro n'apporta

del primo assalto la speranza a l'alma.

40 M. Dionigi Atanagi, ​De le rime di diversi nobili poeti toscani, Libro Primo​, in Venezia 1565 p. 164

41 M. Dionigi Atanagi, ​De le rime di diversi nobili poeti toscani, Libro Primo​, in Venezia 1565 p. 162

(14)

Ma di chi fia la palma? 42

Dal punto di vista del campo letterario è difficile trovare informazioni più precise sulla datazione e ubicazione dei vari componimento di Pietro Barignano. Questo perchè nonostante il pesarese vantasse molti nomi illustri nella sua cerchia di amici e non pochi lo mezionassero nelle loro opere, quasi nessuno di essi ha dedicato un commento alle sue composizioni. Un’altra difficoltà che l’autore pone, nonostante la sua figura non si discosti affatto dal classico esempio di poeta cortigiano del Rinascimento, è che diversamente dai suoi contemporanei Pietro Barignano non scriveva con l’obiettivo di creare un lascito per i posteri . Infatti, nonostante la sua produzione, consistente per lo più in sonetti, ballate e43 madrigali, sia ingente, questa non possiede alcuna forma di strutturazione. Si nota già analizzando la sua vita che l'obiettivo principale delle sue composizioni si può ricondurre a tre particolari sfere: quella personale, che riguarda l’amore per le donne; la sfera degli amici, dato che il Barignano era solito onorare i suoi colleghi letterati; infine la sfera dei mecenati, dai quali sperava di ottenere il favore e il sostegno economico. Individuare una unità per la sua produzione si rivela un compito non privo di difficoltà, perché conoscere i soli temi principali non è sufficiente per delineare uno schema in grado di presentare una raccolta di rime completa.

Il campo amoroso sembra fosse particolarmente travagliato per questo autore, come ci dimostrano l’Ariosto all’interno del suo ​Orlando Furioso e il collega chierico Alessandro Zilioli. Entrambi sottolineano come nonostante i voti presi il Barignano avesse un certo interesse per il gentil sesso . Questi due aneddoti in particolare possono però fornirci 44 un’idea sullo sviluppo del suo amore per una donna in particolare. Ariosto e Alessandro Zilioli sottolineano come egli entrasse nella rete d’amore a causa di una donna, il cui nome Beatrice, protagonista in più di un sonetto ci viene accennato da Alessandro. Ci è difficile dire se questa omonima dell’amata di Dante si chiamasse davvero così o se si trattasse di uno pseudonimo, quello che però è certo è che lei per prima mise in guai assai gravi il Barignano con il cardinale Bernardo Dovizi suo protettore.

Tutti gli studiosi che si sono occupati della biografia di Pietro Barignano confermano che come i suoi contemporanei e colleghi si dedicò alla questione della lingua , tuttavia 45 diversamente da loro non sembra avere dato vita in alcun modo eventuali trattati o corrispondenze con colleghi.

Possiamo però dedurre che si sia dedicato allo studio della geografia e della storia; questa ipotesi ci viene suggerita dall’ Alberti, che realizzò una ​Descrizione dell’Italia tutta in cui

42 M. Dionigi Atanagi, ​De le rime di diversi nobili poeti toscani, Libro Primo​, in Venezia 1565 p. 162

43Nonostante la considerevole produzione di sonetti, madrigali ed altre composizioni relative Leandro Alberti ci comunica, nella sua ​Descrittione​, che Pietro Barignano era versato nella storia e nella geografia di cui sembra essersi occupato. Eppure, fatta eccezione per questo spiraglio sugli interessi del Pesarese, nessuno degli amici del Barignano fa riferimento a un qualunque tipo di lavoro più corposo in nessuno dei due campi.

44 Biblioteca Picena o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni, Tomo II, Lett. B, ​1791 p.80. Alessandro Zilioli, dato che rimproverò aspramente il poeta a causa di questa famosa Beatrice, omonima della donna di Dante e protagonista di molti componimenti, probabilmente la vide come la prima ragione che fece deragliare il Barignano dalla strada del virtuoso uomo di chiesa. Ariosto non fa mai riferimento nello specifico a questa donna, limitandosi ad indicare l’interesse per il gentil sesso.

45Come nel sonetto dedicato a Bentivoglio Milanese, in cui il Barignano nomina la bella schiera che si dedicò allo studio della lingua.

(15)

ringrazia Pietro Barignano per il suo aiuto riguardo i nomi di alcuni fiumi della zona di Pesaro:

“.. parlai con Pietro Barignano huomo letterato (del quale di sopra ho fatto menzione) sì come huomo perito nell’historie, e etiandio nella Geografia, e essere anche del paese.46 In questo ringraziamento, come si vede, Alberti sottolinea come il nostro poeta cortigiano fosse anche coinvolto in studi di carattere storico. E’ una sfortuna, però che non ci sia traccia di opere storiche del Barignano e che solo l’Alberti ricordi questa particolare “perizia” del nostro autore, parlandone all’interno dell’opera.

Il cognome di questo autore presenta diverse varianti, che hanno provocato non poche difficoltà nel ritrovamento di alcune informazioni di opere a lui appartenenti. Tra queste varianti quella che provoca più guai è “Barignani”; il cognome in questione appartiene infatti a una famiglia di cavalieri particolarmente famosa residente a Brescia. Questa svista ha portato menti brillanti come il Ruscelli a considerare Pietro Barignano come un autore Bresciano, e come lui altri hanno compiuto una svista del genere classificandoli come originario di altre regioni, tra cui la Toscana.

Non abbiamo modo di sapere come il Barignano abbia vissuto la sua infanzia e come sia avvenuta la sua morte, della data della sua dipartita ci è fornito un indizio da Leandro Alberti, che la colloca tra il 1540 e il 1550 . Tuttavia vi è un componimento che potrebbe suggerire 47 che sia successiva il 1552. La poesia ​Emilio, ohimè, tu m'hai lassato solo, ​risulta essere dedicato al di lui contemporaneo Emilio Ferretti, morto il 15 Luglio del 1552 per cui, se 48 Pietro Barignano era ancora vivo per dedicarsi a questo sonetto, la data della sua morte deve essere quantomeno successiva.

46 Leandro Alberti, ​Descrittione di tutta Italia​, Venezia 1551. p. 263

47 Leandro Alberti, ​Descrittione di tutta Italia​, Venezia 1551. p. 263

48 Francesco Lancellotti,​​Dizionario storico degli uomini illustri di Ancona, ​Arnaldo Forni Editore, 1796, p. 53.

(16)

2. Lo stile

Le composizioni poetiche secondo Barignano

Il corpus delle opere di Pietro Barignano conta, insieme ad alcuni componimenti considerati dubbi o di altra attribuzione fino ad oggi, centoquaranta elaborati poetici. Lo stile del poeta rispecchia molte delle caratteristiche principali di quello di letterati quattrocenteschi che avevano iniziato a dedicarsi ad uno sperimentalismo sul tipo di rime e sulle forme metriche.

In questo Barignano non differisce da nessuno dei suoi contemporanei e, facendo un confronto tra i vari sonetti e composizioni, non spicca alcuna peculiarità nello stile dei componimenti. Determinare una caratteristica propria dell’autore non risulta quindi possibile, soprattutto considerando il fatto che Barignano sembra attenersi alle regole generali della composizione delle sue poesie. Unico fattore che potremmo definire suo proprio è che, nonostante non fosse conosciuto come musico o ci sia pervenuta notizia di un qualche interesse pratico al campo musicale, tutte le sue composizioni risultano musicabili, ed anzi hanno conosciuto una buona fama proprio grazie all’intervento di musici come Marchetto Cara che ne hanno fatto musica gradita ai grandi dell’epoca. Un altra caratteristica che possiamo attribuire a Pietro Barignano è un ampio uso di topoi all’interno dei suoi componimenti, presenti in quasi tutti i suoi testi.

Di grande interesse su Pietro Barignano sono i numerosi luoghi comuni e topoi di cui fa uso all'interno delle sue composizioni. Tra i più interessati, soprattutto a causa del ruolo avuto nella questione dell'attribuzione, vi è il topos del Laccio. I legami d'amore, paragonati a dei lacci, che portano il poeta ad una condizione quasi di schiavitù nei confronti della sua amata, non sono rari nella poesia del periodo, e rappresentano una forte analogia con i lacci d'amore che rappresentavano il dono della dama al suo campione come prova del suo amore per lui.

I componimenti ​Vorrei scioglier dal collo il stretto laccio e ​Oh cor ne gli amorosi lacci stretto da lei che prima chiamo sono due esempi perfetti su questo rapporto tra il poeta e la sua amata. Nel caso del componimento ​O cor negli amorosi lacci stretto è reso evidente il ruolo quasi di schiavitù del poeta, infatti il suo cuore è stretto nei lacci di lei alla cui approvazione il Barignano si aggrappa in modo quasi disperato.

Oh cor ne gli amorosi lacci stretto da lei che prima chiamo

dille tu quanto l'amo,

E se questo intendendo ella s'adira come di cosa ria,

non dir più là, ma sol piangi e sospira,

sin ch'ella, fatta pia, tragga noi di martire

(17)

o pensiam di morire. 49

Ma le conseguenze di avere questi lacci legati a sé non sempre sono dolci. Infatti se la condizione di schiavitù, quando cercata, può risultare ben voluta dal poeta, quando essa non è più soddisfacente come un tempo si cerca di sciogliere o spezzare.

Vorrei scioglier dal collo il stretto laccio, e diveller dal petto i strai pungenti, e spegner dal mio cor le fiamme ardenti di che impiagato e preso ardendo io taccio;

e, dopo, questo armar di freddo ghiaccio, quel di dur smalto e quei d'arme possenti a romper, da spezzar, da render spenti fochi, saette e 'l nodo ond'io m'allaccio.

E la man che ritien catena salda, e gli occhi donde movon le faville, e 'l volto da cui il colpo si riceve

di che mi punge Amor, mi lega e scalda, quello in vetro veder, quell'altra in neve e quei conversi in lagrimose stille. 50

In questo componimento si percepisce una crudele possessione del poeta da parte della donna amata, in un certo modo privata dell'aura di compassione che possedeva nella poesia precedente.

Un altro topos a cui l'autore non si è sottratto è la raffigurazione della donna angelo. La figura viene fatta generalmente risalire a Beatrice, da Dante fatta ascendere ai più alti cerchi del paradiso dopo la sua morte, e la cui purezza è stata vista e seguita come un esempio da altri autori per indicare le proprie innamorate. Il Barignano descrive come angelo la sua amata in quattordici poesie, talora parlandone direttamente come del suo angelo, altre volte dando al suo sorriso o al suo corpo caratteristiche angeliche. Vi sono anche due sonetti in particolare che riportano, tra i loro versi, sia la rappresentazione dell’amata come un angelo, sia una rappresentazione di un luogo ameno che è la dimora di lei. Si tratta dei componimenti ​Aventurosa riva, altiera e bella e ​Fiamma d'Amor che colorasti il viso

Aventurosa riva, altiera e bella più d'altra che rischiari o scaldi il sole (ma quest'è sol quand'odi le parole o vedi i raggi di mia viva stella),

49 D. Atanagi,​ De le rime di diversi nobili poeti toscani,​ Libro I, Venezia 1565 p. 160

50 Giolito Ferrari, ​Rime diverse di molti eccellentissimi autori, ​Venezia, 1545 p. 27

(18)

se 'l ciel ti serbi in questa parte o in quella verdi e fresche l'erbette e le viole,

e quando torna e quando partir sole stagion contraria a la stagion novella,

dimmi: in quel paradiso tuo terreno, che fa or teco il celeste augel mio?

Duolsi mai forse ch'io non le sia appresso?

Oh, se ragion non mi tenesse a freno, com'avrei ben gia sazio il gran desio, e quante volte, di vederla io stesso!

Fiamma d'Amor che colorasti il viso d'un casto ardor al celeste angel mio quel dì ch'al fin, portato dal desio, giunsi in quel suo terrestre paradiso;

cortesi parolette e dolce riso

che 'l cor giamai più non porrà in oblio;

luogo, ove poscia ogni pensier invio:

deh, chi sì tosto m'ha da voi diviso?

Ch'io pur vi fui da quella mano accolto con sì larghe accoglienze, oneste e care, che 'l rimembrar sol fa ch'io mi distempre.

Ma quello andando poi volgermi 'l volto, quasi a dir : "Godi queste luci chiare"

non avrò io ne la memoria sempre?

All’interno dei due componimenti si vede congiungersi i due tipi di topos sacri: il luogo ameno in maniera completa, in quanto paragonato al Paradiso, la donna angelo che viene definita tale più con il ruolo di semplice vezzeggiativo poiché non viene descritta secondo le sue virtù come era uso. Di fatto questa rappresentazione divina del Barignano nei confronti dell’amata non sembra richiamare la purezza effettiva che la fanciulla dovrebbe possedere, unicamente legata all'anima. Le sue caratteristiche servono solo ad indicare che la donna non appartiene a questo mondo e che le sue qualità fisiche sono più ultraterrene e, in un

(19)

certo senso, importanti della purezza dell'anima. Tra le poesie di Pietro Barignano che trattano la figura degli angeli ve n'è una in particolare che sembra delineare tale figura con connotati diversi. La poesia ​Corre la nave mia, pronta e sicura vede un marinaio vestire le spoglie dell'angelo, mentre si prodiga per assicurarsi che la nave raggiunga il porto tutta intera. Questo è uno dei primissimi casi in cui ci troviamo davanti questo tipo di unificazione degli esseri, soprattutto se si tiene conto che all'epoca la figura dell'angelo che non era legata alla donna amata rappresentava l'essere divino in sé. Perciò che ruolo assume questo angelo marinaio? Dato che costui si comporta come nocchiere e custode dell'imbarcazione e dei suoi passeggeri, potremmo pensare che Barignano lo identifichi come un angelo custode. Ad oggi sono infatti molte le invocazioni per gli angeli in cui quest'ultimo viene chiamato “​angelo santo​” , ma sfortunatamente è assai difficile ritrovare51 una datazione precisa per molte di queste preghiere. La figura dell'angelo che accompagna i bambini è, a suo modo, già presente nella Bibbia in Matteo 18:

Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

Un ruolo simile a quello generalmente affidato agli angeli custodi è svolto dall'arcangelo Raffaele nel Libro di Tobia, dichiarato canonico prima a Cartagine nel 397 e poi confermato tale a Trento nel 1546. La natura e la presenza dell'angelo custode nella vita degli uomini sono state accettate e discusse nel corso del tempo da molti teologi già prima del Concilio di Trento, anche se venne ufficialmente accettato solo durante quest'ultimo consesso. Sulla sua presenza e il suo ruolo sono per lo più tutti concordi nel considerarlo colui che protegge l'uomo, prima spiritualmente e poi materialmente, ma vi sono stati dei dubbi su quando l'angelo assuma il suo compito. Per alcuni ciò avviene nel momento del battesimo e l'angelo prende il nome del suo protetto, per altri avviene fin dal momento della nascita, come Tommaso d'Aquino che sostiene, in uno dei suoi aforismi, che ​Dal momento della nascita l'uomo beneficia della presenza di un angelo​. Una dichiarazione ufficiale, secondo cui si riconosce la presenza dell'angelo per il singolo individuo, si ritrova nell' ​Adversus Eunomium, testo scritto da San Basilio Magno:

​Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore per condurlo alla vita”.

Il ruolo dell'angelo custode è, generalmente, quello di guidare il suo protetto in modo che

52

rifugga le tentazioni e possa adempiere al ruolo che Dio ha scelto per lui nel grande disegno.

Un topos che può essere considerato caro dal nostro autore è il locus amoenus in cui ci siamo imbattuti già nella poesia precedente. In Barignano questo luogo ameno è dove l'amore si consolida e avviene tra lui e l'amata, contornato dalla descrizione generale di un paradiso naturale. In ​Piacquemi un tempo solitario bosco​, per esempio, il componimento inizia all'interno di un luogo ameno che però viene crudelmente trasformato in ​locus horridus dove la dolcezza della sua amata viene distrutta e sostituita dalla ferocia che poi prende possesso dello stesso poeta. Non sono certa, invece, se il rapporto tra l'autore e la sua

51 Breve Trattato sugli Angeli e sul mondo degli Spiriti: Con le più belle preghiere e invocazioni agli Angeli​,​ Beppe Amico​, Libera nos a malo, 2014

52​Adversus Eunomium​, 3, 1: pg 29. Il vescovo è vissuto tra il 329 e il 379 ed è conosciuto principalmente per la costruzione della Basiliade, una cittadella dove potevano essere accolti i bisognosi, e per la sua opposizione all'imperatore Valente che appoggiava le dottrine del teologo berbero Ario.

(20)

amata possa essere visto come una sorta di riferimento ad un topos del mondo alla rovescia, in cui l'amore descritto non è quello umano ma quello animale. Nel finale del poema infatti possiamo notare che il poeta non dice mai che il suo rapporto con l'amata è concluso anche se entrambi sono diventati due fiere e lui stesso è la preda di lei.

La poesia ​Emilio, ohimè, tu m'hai lassato solo rappresenta un riferimento al topos della morte. Si tratta di un componimento nato come ​in morte di ​Emilio Ferretti ma nei suoi versi angosciati risuona il desiderio della morte richiamata per sè stesso.

Emilio, ohimè, tu m'hai lassato solo, anzi fra miserissima compagna

di pianto che la faccia e 'l petto bagna, e di sospir' che mal tempran mio duolo.

E s'io t'invidio il tuo levarti a volo, liber omai d'ogni mondana aragna, è che vorrei di quella turba magna teco esser parte de l'eterno stuolo.

Perch'essendo la sù fra quelle genti, goder vosco potrei la donna mia, che m'ha lasciato qui senza conforto.

Tu, che vi sei, prega Pietro e Maria che per me preghin di secondi venti a spinger tosto mia barchetta in porto. 53

Barignano fa richiesta all'amico, morto da poco, di pregare Pietro e Maria perché faccia ritorno in porto sano e salvo. I toni angosciati per la dipartita dell’amico sono peraltro accentuati dal fatto che anche l’amata del Barignano è deceduta da poco e la vita è diventata a tal punto pesante per lui da portarlo a desiderare a sua volta la morte. La questione del rientro in porto inizialmente aveva indotto ad un’interpretazione su un possibile ritorno in patria, purtroppo, trattandosi di un poeta che ha viaggiato a lungo per tutta Italia, non è facile capire a quale porto sta facendo riferimento il Barignano, nè vi sono indicazioni certe che questo sia davvero un caso simile. Dato che si sta parlando della recente dipartita di Emilio Ferretti nella sua città natale non potremmo escludere Ancona a priori, tuttavia nulla respinge dalla teoria anche la città di Pesaro, patria del poeta, o qualunque altra città portuale.

Il topos della contrapposizione tra la vita e della morte può essere riconosciuto nella poesia

Morte m'ha sciolto, ahi lasso,

da l'amoroso nodo e i lumi ha spento che mi scorgeano al cielo,

ond'or la strada palpitando imparo

53 D. Atanagi,​ De le rime di diversi nobili poeti toscani,​ Libro II, Venezia 1565 p. 212

(21)

ed ov'ella è, che sotto un breve sasso lassat'ha in un momento

le mie lunghe speranze e 'l suo bel velo;

né mi fu il viver caro

poich'ella mi mostrò nel dipartire che dolce vita a tempo era il morire. 54

Il componimento inizia con riferimento alla morte crudele che ha strappato al poeta la sua innamorata, tuttavia egli ritrova nuovamente conforto in un insegnamento impartito dalla donna stessa nel considerare la vita, che ha un tempo limitato, come un dolce dono.

I topoi che spesso vengono usati come segno distintivo dello stil novo sono i segni di bellezza che accompagnano la descrizione delle donne amate. Nonostante i componimenti di Pietro Barignano non disdegnino l'apprezzamento del gentil sesso, non vi è così alta concentrazione di aggettivi qualitativi fantasiosi. Gli occhi, che vengono spessi chiamati o invocati da Barignano, hanno come solo aggettivo ricorrente ​begli quando si riferisce a55 quelli di lei (mentre quelli maschili sono occasionalmente accompagnati dall'aggettivo mortali quando si posano sulla figura della donna/angelo). La bocca intercorre solo due volte con aggettivi qualitativi, quali bella e angelica celeste. Il seno ancora viene chiamato poche volte, occasionalmente come luogo in cui risiede l’anima e altre come obiettivo del Barignano amante e viene descritto come ​bel​. Due topos effettivamente ricorrenti sono quelli dei sospiri e delle lacrime d'amore. Un ottimo esempio di questi ci è dato dalla seguente poesia, che riporta entrambi i topoi:

Oh, s'io il credessi Amor, quanti sospiri vedrei mancar che son sì ardenti e spessi, quante lacrime amare (oh, s'io 'l credessi) quante pene arian fin, quanti martiri?

Bella donna, io so ben ch'i miei desiri troppo alti son, troppo altamente impressi;

troppo alto è il mio sperar. Pur, s'io 'l vedessi, non fora errore per ch'io tanto alto miri.

Ma s'io nol credo, amor, forse saranno da lei tenuti ancor vani e leggeri i miei pensieri, e favola il mio affanno.

Anzi mel' credo io pur; e certi e veri son quei detti suavi; e omai sen vanno

54 D. Atanagi, ​De le rime di diversi nobili poeti toscani, Libro II, ​1965, p. 208

55 Anche Petrarca fa uso di questo topos: ​Benedetto sia 'l giorno l'mese e 'lanno. ​Francesco Petrarca, Canzoniere, ​a cura di Paola Vecchi Galli, BUR Rizzoli, 2017,​ ​p. 293

(22)

gli spirti miei de la speranza altieri. 56

Un topos interessante del Barignano riguarda il viaggio, qualcosa che ha sentito certamente lo toccava in modo più vicino, soprattutto in virtù del suo ruolo di poeta cortigiano e ambasciatore presso diverse corti. Bisogna notare che, nei suoi componimenti, Barignano ha affrontato la questione del viaggio alcune volte, occasionalmente in modo indiretto, mentre in altri componimenti in maniera assai più esplicita. Il viaggio in mare è in particolare descritto in modo più chiaro e preciso. Ci sono quattro poesie in cui il poeta parla della nave come suo mezzo di trasporto, tre in cui la definisce una vera e propria nave ed una in cui la identifica solo come il legno che affronta gli scogli. Ne riportiamo una che, al suo interno, presenta anche un riferimento alla tempesta, che alcuni possono riconoscere come un vero e proprio topos, ma che qui non sembra essere effettivamente da considerare tale.

Corre la nave mia, pronta e sicura col vento de' sospiri, un mar di pianto sotto 'l governo di quell'angel santo che poggia a riva d'ogni mia ventura.

Né può fortuna tempestosa e dura, perché 'l legno minacci in ciascun canto, scemar de l'alta mia speranza tanto, che punto m'abbia in cor loco paura.

Talor ecco il nocchier che salta e l'orza, a torne in prora accortamente l'onda;

poi torna a buon camino ove si parte:

così francheggia or questa, or quella sponda da la tempesta, e l'acqua e 'l vento sforza, promettendomi il porto con quest'arte. 57

Un componimento sembra riuscire ad andare incontro al vero topos del viaggio, si tratta della sestina ​Lungo è il viaggio, ed è sì breve 'l tempo. ​Questo è effettivamente un componimento che affronta il viaggio, tuttavia affronta al suo interno anche riferimenti al luogo ameno e il ricordo dei tempi felici.

Iniziando a parlare in modo più preciso dei componimenti di Pietro Barignano, quelli che rappresentano il suo maggiore interesse sono i sonetti, che costituiscono più della metà del

56 Il testo è conservato nel solo manoscritto ​Palatino 557 conservato alla Biblioteca Palatina di Parma del sec. XVI p.32.

57Giolito Ferrari,​Rime di diversi nobili huomini et eccellenti poeti nella lingua toscana, Libro II, ​1547 p.

63

(23)

totale delle rime a lui attribuite con certezza e buona parte di questi rispettano le regole 58 comuni sul numero di versi e tipi di rime. Degno di nota è l’uso degli schemi petrarcheschi all’epoca più diffusi quali: ABBA ABBA CDE DCE; ABBA ABBA CDC DCD; ABBA ABBA CDE CDE. La loro presenza non sorprende dato che è tipico per l’epoca l’inizio dello sviluppo di alcune forme di sperimentalismo rimico e metrico, spesso anche presi in prestito da altri autori. Non vi sono casi particolari o segni di innovazione e sperimentalismo nel totale del corpus della raccolta di rime di Barignano. Osserviamo il sonetto dedicato a Valerio:

Valerio mio, quanto voi foste saggio a lasciar la già come patria nostra, il troppo fero essempio ne dimostra,

che Roma or pate in sì commune oltraggio.

Già Roma, or un deserto aspro e selvaggio, ove solo il furor barbaro giostra.

Ov'è gita, Roman', la gloria vostra, gente superba e pur con disvantaggio?

Or torni Mario a forbir la vergogna dal volto vostro e vendicar quest'onta, poi che non è di voi uom che si mova.

Ma che più Mario o Cesare bisogna?

Basta del mio signor la voglia pronta, pur ch'altri da l'oprar non lo rimova. 59

Il sonetto rappresenta il mantenimento di uno stile quasi scolastico, privo di desiderio di innovazione che pure è considerato comune per quest’epoca, ma al contempo non è nemmeno troppo vicino al classicismo ricercato e mantenuto da Petrarca.

I sonetti rappresentano uno dei modi migliori per osservare le interazioni intertestuali dell’autore, soprattutto in casi quali le poesie amorose dedicate a Beatrice.

Partiamo dal sonetto​Se come quella di chi ‘l nome avete che affronta in modo interessante il suo collegamento al rapporto tra poeta e amata:

Se come quella di chi 'l nome avete, lusingando, 'l Toscan trasse tant'anni, or d'alta gioia, or pien di dolci affanni,

58 Monica Bianco, La tradizione delle rime di Pietro Barignano con un'appendice di testi inediti ​, in

≪Schifanoia≫, periodico a cura dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara,vol. 17, 1997, p.

67-124.

59 G. Ruscelli, ​Rime di diversi eccellenti autori bresciani nuovamente raccolte et mandate in luce da Girolamo Ruscelli tra le quali vi sono rime della signora Veronica Gambara e di M. Pietro Barignano ​, a cura di G. Ruscelli Venezia 1554

Guglielmo Gorni, Massimo Dazi e Silvia Longhi, ​Poeti Del Cinquecento, Tomo I, Poeti lirici, burleschi satirici e didascalici, ​Riccardo Ricciardi Editore Milano Napoli 2001

(24)

a l'onorato fine u' che vedete,

ancor me così voi, donna, trarrete per bella froda d'amorosi inganni, ma fuor di tema di futuri danni, benigna in vista pur come solete;

io spiegherò sì l'ali del mio ingegno a vostro onor e mio sommo diletto, con stil conforme a le virtuti tante,

che, sovr'elle levato, il mio intelletto andrà tant'alto che l'avranno a sdegno, colmi d'invidia, e Beatrice e Dante.

Possiamo trovare alcune analogie con le emozioni e gli eventi avvenuti a Dante e da lui descritti nella ​Vita Nova, risalente alla fine del 1200, ed alla sua stessa vita. Proprio nell’opera dantesca il poeta fiorentino descrisse come il pensiero e la visione di Beatrice furono per lui una così grande gioia e grande fonte di dolore la sua perdita: “ ​E molte volte avvenia che tanto dolore avea in sé alcuno pensiero, ch’io dimenticava lui e là dov’io era ” .60 Al contempo però possiamo notare una sorta di sfida tra Barignano e Dante sulla questione dell’intelletto. Il pesarese sostiene che la vista della “sua” Beatrice lo porterà ad avere un innalzamento della propria virtù ed intelletto, tali che Dante e la sua amata ne avranno invidia dato che lo stesso Dante spiega come sia difficile riuscire in un simile intento: “ ​...lo mio pensiero sale ne la qualitade di costei in grado che lo mio intelletto no lo puote comprendere…​” . Un sonetto che tuttavia colpisce di più per la sua intertestualità è61 ​Donna, che avete il bel nome di quella ​, il quale ci fa dono un un riferimento netto alla ​Divina Commedia.

Donna, ch'avete il bel nome di quella che trasse Dante per gli eterni giri, poi ch'ebbe visto il Regno de' martiri con l'empia gente al suo Fattor rubella,

se 'l vostro onore in carte ed in favella distenda sì ch'ogn'altra se n'adiri, e faccia la cagion di miei sospiri invidiosa sì com'ella è bella,

60 Dante Alighieri, ​Vita Nuova, ​a cura di Michele Barbi, Bemporad, Firenze, 1932, p. 61.

61 Dante Alighieri, ​Vita Nuova, ​a cura di Michele Barbi, Bemporad, Firenze, 1932, p. 64.

Riferimenti

Documenti correlati

all’interno di un oggetto posso avere movimento di carica conduttori: le cariche possono muoversi.

Come per tanti prodotti e alimenti bisognerebbe soffermarsi meno sulle notizie che guardano al prodotto in modo superficiale, sulla cattiva informazione

Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da

Alla fine del 2011, erano 137'800 le persone (ovvero l'1,7% della popolazione residente permanente in Svizzera, 2500 persone in più rispetto al 2010) con almeno un domicilio

In vita non era gran cosa e ora non è assolutamente niente Per tutti gli altri personaggi, pur coronati, potenti o ricchi che siano, presenti sul globo terrestre o nel microcosmo

[r]

Vene e falde termali risalenti in sistemi di faglie profonde in aree montane o Vene e falde termali, risalenti in sistemi di faglie profonde in aree montane o collinari

Obiettivo: Raggruppare in basi diverse, scrivere e leggere il numero corrispondente.. Ottobre • N