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Conclusioni Dopo aver esaminato dettagliata

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Academic year: 2021

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Conclusioni

Dopo aver esaminato dettagliatamente la storia dell’Isola, concentrandoci in particolare sugli avvenimenti degli ultimi vent’anni, si può constatare che la principale causa dell’abbandono dell’Isola è dovuta al fatto che l’Agenzia del Demanio non vorrebbe cedere ad alcuno la proprietà immobiliare pianosina, acquisita nel 1840 dall’allora Demanio del granducato di Toscana e passata al Demanio dello Stato dopo l’annessione al Regno d’Italia. Dalle notizie di cronaca è risultato palese però come allo stesso tempo non abbia le risorse economiche per valorizzarla e tutelarla, richiedendo inoltre canoni elevati per concederla ai vari enti richiedenti e ponendo stringenti vincoli per l’utilizzo, senza tralasciare il fatto che fa ricadere sui concessionari la manutenzione straordinaria. L’unico ente che, avendone le possibilità dal punto di vista legislativo, ha tentato di sottrarre al controllo demaniale la proprietà immobiliare di Pianosa è stato il comune di Campo nell’Elba. In particolare ha potuto perseguire questo obiettivo attraverso la legge 1766/27, riguardante il riordino degli usi civici dell’allora Regno d’Italia.

Grazie alla denuncia fatta nei termini legalmente previsti e grazie al progetto di liquidazione degli usi civici dell’Isola, reso definitivamente esecutivo dalla sentenza 5/2010 della Corte di appello di Roma, il patrimonio immobiliare di Pianosa è ancora sì interamente pubblico, ma oltre il 90% del territorio non appartiene più al Demanio dello Stato. Ad eccezione delle strutture carcerarie, della maggior parte degli edifici del paese e del demanio marittimo l’Isola infatti è divenuta demanio civico, dovendo così sottostare agli ulteriori vincoli previsti dalla legislazione (e descritti nel capitolo 3), di natura principalmente ambientale, ma anche relativi alla destinazione di tali beni.

Nonostante ciò, dal portale online OpenDemanio si apprende che alcuni degli immobili trasferiti risultano ancora inseriti nel patrimonio del Demanio dello Stato.

Come si è potuto vedere sia dalle cronache locali che dai documenti rinvenuti negli archivi comunali, il comune di Campo nell’Elba, in maniera quasi ininterrotta da quando la regione Toscana nel 2001 ha reso esecutivo il progetto di liquidazione, gestisce il demanio civico come se fosse una sua proprietà, riscuotendo dai gestori del ristorante e dell’albergo i canoni concessori per l’utilizzo della mensa e della foresteria e, attraverso il Parco, i proventi derivanti dall’accesso nell’area carceraria (corrispondente per la quasi totalità alla proprietà collettiva frazionale). Tali entrate confluiscono nel bilancio comunale e non è noto alcun vincolo di destinazione che le riguardi.

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139 Tale modus operandi non è tuttavia quello indicato dalla legislazione nazionale e regionale. Queste infatti stabiliscono chiaramente che il demanio civico non può farsi rientrare nel patrimonio comunale, ma vede come proprietari gli stessi cives.

Andando più nel dettaglio, secondo la legge regionale 27/2014 il Comune può solo assumere la veste di soggetto gestore e condurre tali proprietà collettive attraverso un’amministrazione separata, ma in maniera perenne e ordinaria solamente nel caso in cui gli usi civici da cui derivano spettino all’intera popolazione residente nel Comune. In questo particolare caso però il progetto di liquidazione degli usi civici specifica che il diritto di pascolo, e quindi il demanio civico da esso derivante, sia di proprietà delle sole comunità di San Piero e Sant’Ilario in Campo, le due frazioni collinari del medesimo Comune. Secondo l’art. 21, comma 3, della legge regionale il Comune può assumere quindi la gestione di tale demanio civico, ma solo nelle more della costituzione del soggetto gestore, formato dai cives residenti nel territorio frazionale e con personalità giuridica di diritto privato. Non essendo stato ancora creato l’ente gestore, il Comune può amministrare tale demanio civico, ma non come se fosse una sua proprietà.

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