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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO 1 1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

1

1. DALLA R EPUBBLICA

AL P RINCIPATO

(2)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

2

I ndice

INTRODUZIONE: TENDENZE POLITICHE 3

STORIA DI ROMA DA POMPEO AD AUGUSTO 6

1. Il dopo-Silla: Pompeo al potere 6

2. La lotta tra Cesare e Pompeo 11 A. Il primo triumvirato 11

B. La guerra tra Cesare e Pompeo 16 3. Cesare al potere 21 A. Roma dopo la battaglia di Fàrsalo 21

B. Il rapporto tra Cesare e il Senato 23 4. La lotta tra Ottaviano e Marco Antonio 25

A. Chi sono Ottaviano e Marco Antonio 25

B. L’ascesa di Antonio e Ottaviano 26 C. Il periodo del Secondo Triumvirato 28 D. La guerra tra Oriente e Occidente 31

D1.I problemi interni ai due blocchi 31

D2. Il mecenatismo di Ottaviano 34 D3. Lo scontro decisivo 35

5. La nuova Roma di Augusto 38

CONCLUSIONI 44

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

3

il S en ato per de p o te re

Introduzione: tendenze politiche

Gli anni qui analizzati sono quelli del passaggio dalla Res- publica all'Impero. Rispetto a quelli precedenti, e in particolare al periodo dei consolati (e delle dittature) di Mario e Silla,

il ruolo subalterno del Senato diviene ancora più esplicito e scoperto

.

 Il suo compito consiste difatti sempre di meno in un effettivo comando, e sempre di più nel fornire un sostegno di natura giuridica - e in un certo senso anche morale - ai vari autocrati che in Roma detengono poteri sempre più straordinari (poteri che spesso proprio il Senato ha concesso loro).

 Un altro compito assolto da tale istituzione è quello di contribuire a dare, con la propria presenza, un senso di continuità tra il precedente e il nuovo ordine: per tale ragione essa costituirà, nel corso di tutta la storia di Roma, un elemento insostituibile sia da un punto di vista "simbolico" che

istituzionale, rimanendo (nonostante il

forte ridimensionato che, nel corso degli anni, subiranno i suoi effettivi poteri politici) uno dei pilastri dello Stato romano.

Ricostruzione plastica della curia

di Pompeo, sede del Senato romano.

Qui venne assassinato Cesare http://www.maquettes-historiques.net

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

4

pr o vi nc e ten de nz e p er so n al istich e

Tuttavia, in un'ottica meramente politica, questi anni vedono

radicalizzarsi le tendenze personalistiche di potere

che hanno caratterizzato i decenni precedenti.

È ormai proprio il Senato, difatti, ad appoggiarsi ad alcuni generali (quali Pompeo e Ottaviano) nel tentativo di arginare l'avanzamento politico di altri, ritenuti più pericolosi per se stesso, per le proprie tradizioni e per le proprie prerogative istituzionali.

Così nel 30, al termine dell'ultima guerra civile del periodo repubblicano, quella tra Ottaviano e Marco Antonio, e con la sconfitta di quest'ultimo, sarà proprio il Senato a concedere al vincitore, assieme al titolo di 'Augusto', anche quei poteri straordinari che ne faranno in sostanza il primo imperatore della storia romana.

Un altro elemento di novità, rispetto agli anni precedenti, sarà il

ruolo di primo piano assunto dalle province

nello scacchiere politico dell'impero. Ancora al tempo di Silla infatti, le province rimanevano ai margini della vita politica della Repubblica, all'interno della quale un ruolo essenziale svolgevano invece i romani e gli italici.

Ricostruzione plastica

del Foro di Augusto

http://www.maquettes-historiques.net

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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al tri m u ta menti

Ora, al contrario, esse divengono il centro e la base dei poteri personalistici di quei grandi condottieri che aspirano a un dominio assoluto su Roma (si pensi ad esempio alla Gallia di Cesare, o all'Egitto di Marco Antonio), nonché chiaramente entità economico-politiche autonome della cui particolarità e delle cui esigenze bisogna tenere sempre più conto.

Il tutto nel quadro della

debolezza delle istituzioni cittadine

(e in primis del Senato), della formazione e diffusione - conseguente a tale debolezza - di

poteri personalistici e clientelari

un po’ in tutte le regioni del dominio sia diretto che indiretto di Roma, e dell'ulteriore estensione quantitativa degli

eserciti professionali

, oltre che della crescita della loro importanza sia come strumenti di affermazione politica, sia come protagonisti effettivi della politica interna.

Cesare

Rielaborare

1. Costruisci una mappa mentale coi concetti presenti nell’introduzione.

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

6

Storia di Roma da Pompeo ad Augusto

1. Il dopo-Silla: Pompeo al potere

Gneo Pompeo

Pompe o

Gli anni successivi alla fine della dittatura sillana (79 a.C.) saranno caratterizzati dalla centralità istituzionale del Senato e, parallelamente, dall'emergere, dopo Silla e Mario, di

nuovi protagonisti della vita politica

. Il primo tra essi è senza dubbio Pompeo Magno.

Figlio di Pompeo Strabone, il generale che nel 90 aveva concluso la guerra sociale sconfiggendo la Federazione italica, Pompeo Magno ha ereditato da suo padre tanto un

esercito personale

quanto delle forti

ambizioni di carattere politico

.

Cesare, Pompeo e Crasso (montaggio)

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

7

po litic a m od er ata

Iniziata la carriera pubblica come alleato di Silla, dopo la morte di quest'ultimo egli si allontana presto dalle sue posizioni,

avvicinandosi agli

ambienti politici democratici moderati

(quelli, per intendersi, ostili all'orientamento rivoluzionario delle fazioni di Mario).

Il suo indirizzo politico oscilla infatti tra le posizioni oligarchiche più temperate e quelle dei plebei ricchi, ovvero degli equestri,

oscillanti a loro volta - soprattutto, come si è visto, a partire dai Gracchi - tra l'alleanza con la plebe e quella con il Senato. Ed è appunto un tale indirizzo a rendere Pompeo l'uomo più adatto da porre come baluardo contro i movimenti anti-oligarchici (di stampo mariano) che ancora infuriano nell'Impero.

Gaio Mario

guerracontro

Se rto ri o

Per tale ragione egli riceve dal Senato (tra il 77 e il 72) un primo incarico ufficiale, il compito cioè di sedare alcune rivolte e disordini di filomariani in

Spagna

, a capo dei quali si è posto un certo

Sertorio

, e che costituiscono un grave motivo di preoccupazione

per la classe dirigente romana. Sertorio

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

8

altri elementi di

in stab ili tà

Oltre a tali disordini, vi sono poi

altri elementi di instabilità all'interno dell'Impero

, essenzialmente:

una nuova

guerra contro Mitridate

, re del Ponto, iniziata nel 74

alcune

rivolte di schiavi

(tra cui la più celebre è quella guidata

da Spartaco nel 73, una rivolta che, partendo dalla Sicilia, finisce per coinvolgere tutta la penisola italiana)

il fenomeno della

pirateria

che infesta il Mediterraneo, mettendo a rischio i traffici delle classi commerciali

Mitridate Spartaco

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

9

gu er re di Pompe o e so st eg no eq ue stre

Al termine delle

campagne iberiche

, Pompeo affronterà infatti prima un

guerra contro i pirati illirici

(per la quale gli verranno concessi poteri straordinari, come ad esempio la possibilità di esercitare un libero comando militare su tutte le province romane) e

successivamente il

conflitto

, che si trascina peraltro già da alcuni anni,

contro Mitridate

.

Entrambe le

guerre

inoltre, saranno

sostenute

con particolare vigore

dai ceti equestri e da quelli popolari

, interessati a una rapida soluzione dei problemi ad esse legati (essendo i loro profitti legati - più o meno direttamente - alle attività commerciali, disturbate tanto dalla pirateria quanto dalle mire espansionistiche di Mitridate).

testa di Pompeo

Come possiamo capire da quest'ultimo punto, Pompeo si appoggia - per dare una base di consenso alla propria ascesa politica - a quelle classi le cui esigenze e aspirazioni trovano una scarsa risonanza nella politica e nelle istituzioni cittadine e nobiliari, e che sono perciò alla ricerca di una base politica che favorisca la loro affermazione. Appartiene dunque a quella schiera di uomini politici estremamente ambiziosi, che tentano di soddisfare le proprie personali aspirazioni di dominio attraverso i conflitti generati da una tale situazione.

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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Ciò tuttavia non pregiudica in modo irreparabile i suoi rapporti con il Senato, dato il suo orientamento fondamentalmente moderato. Vedremo più avanti inoltre, come gli sviluppi della vicenda politica interna porteranno a una vera e propria riconciliazione e alleanza tra i due.

Foro romano http://www.maquettes-historiques.net

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

11

2. La lotta tra Cesare e Pompeo

triumviri

A - Il primo triumvirato

po p o lar ità di Pompe o

Al termine della guerra in Oriente, durata dal 66 al 62, nel corso della quale

Pompeo ha sconfitto

definitivamente

Mitridate

e ha dato un nuovo assetto alle zone orientali, il condottiero romano ha oramai sviluppato a livello generale una

vasta rete di consenso popolare

, e detiene inoltre degli

enormi poteri a livello sia economico che politico

, poteri derivanti dai successi delle proprie campagne militari e dalla fedeltà degli eserciti.

Per tali ragioni, i tempi sarebbero ormai già maturi per la costituzione di uno stato tipo militare e imperiale, una soluzione che Pompeo potrebbe facilmente imporre al Senato, presentandola in pratica come un dato di fatto. Eppure egli, per ragioni in gran parte ancora oscure, non lo fa.

È probabile comunque che Pompeo non voglia sovvertire tradizioni tanto radicate come quelle repubblicane, e assieme a esse la centralità stessa del Senato, anche per le conseguenze che un tale atto potrebbe avere in termini di 'governabilità'. In ogni caso, prescindendo dalle ragioni di tale comportamento, egli preferirà muoversi in un modo che sia, almeno formalmente, rispettoso delle prerogative del Senato.

(È opportuno notare poi come un tale atteggiamento di rispetto formale per l'istituzione senatoria rimarrà a lungo una costante anche nella condotta dei futuri condottieri romani, da Cesare a Ottaviano, con l'unica eccezione di Marco Antonio).

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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ra gio ni st o ri ch e de l I tr iu mvir ato

La nascita del primo Triumvirato (60) è dovuta infatti al rifiuto del Senato di avallare le proposte fatte da Pompeo per un nuovo assetto delle zone orientali (proposte che riguardano essenzialmente la fondazione di tre nuove province: Bitinia, Ponto, Siria), oltre che alla mancata concessione delle terre ai veterani del suo esercito.

Deciso quindi a non agire apertamente contro le istituzioni repubblicane, ma anche a non subire passivamente le decisioni del Senato, Pompeo escogiterà una terza via, chiamata 'Triumvirato', basata su un'alleanza privata con altri due potentissimi esponenti politici di quegli anni, i soli forse che possano competere con lui per influenza e notorietà: ovvero Giulio Cesare e Mario Licinio Crasso.

Crasso

Mentre il primo è un giovane politico emergente di area popolare, imparentato alla lontana con Mario, l'altro è invece un ricchissimo finanziere, un uomo legato agli ambienti romani dei publicani (equestri) di cui è anche uno degli esponenti più in vista e più potenti.

Alleandosi, i tre cercheranno di ottenere - attraverso tale patto, di natura non ufficiale e privata, basato cioè sull'idea di un aiuto reciproco tra i soci - ciò che il Senato non vuole concedere loro singolarmente.

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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istituz ion i deb oli

Una tale soluzione decreterà quindi il trionfo stesso della politica personalistica e clientelare dei generali e dei potentiores romani contro quella delle ormai obsolete istituzioni cittadine, e sarà inoltre la manifestazione più lampante della debolezza di queste ultime, della loro impotenza a gestire in modo efficiente e reale il nuovo Stato.

Tralasciando la figura di Crasso, che avrà in realtà un ruolo abbastanza marginale nelle vicende di questi anni, e che morirà durante una campagna militare in Siria presso Carre già nel 53, sono questi a grandi linee gli eventi più significativi tra il 60 e il 56:

consolato di

C es ar e

a) Nell'anno del suo consolato, il 59, Giulio Cesare:

 fa approvare i progetti di Pompeo per la modifica dell'assetto orientale;

 promuove due leggi agrarie in favore dei veterani di Pompeo (includendo nelle terre distribuite anche l'agro campano: una zona tradizionalmente del patriziato romano, che

nemmeno i Gracchi avevano osato toccare);

 favorisce attraverso vari sgravi fiscali i ceti finanziari più vicini a Crasso;

 assegna infine a se stesso il proconsolato dell'Illirico e della Gallia (Cisalpina e Narbonense), territori su cui costruirà negli anni futuri il suo potere privato.

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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G alli a

b) Tra il 58 e il 56 (l'anno in cui viene rinnovato il patto triumvirale), Cesare estende (con il pretesto di difendere e consolidare i confini dei territori già acquisiti) il dominio romano in Galliaa tutta la regione, giungendo perfino a esplorare l'odierna Inghilterra e la Germania.

Egli accumula in tal modo un enorme potere personale, data anche la straordinaria ricchezza naturale della zona su cui è ora impegnato.

p au ra

di

Po mp eo La potenza di Cesare comincia perciò a far paura tanto a Pompeo quanto al Senato

, ciò che finirà col tempo per determinare un loro

avvicinamento, a seguito del quale Pompeo si troverà in una condizione molto simile a quella che era stata in precedenza di Silla, a essere cioè il difensore (pur nella propria veste di generale e di uomo di poteri eccezionali) delle istituzioni romane contro i nuovi venti rivoluzionari e anti-oligarchici.

vers o la gu err a civ ile

È oramai chiaro che il dissidio tra i due poteri, quello di Pompeo e quello di Cesare, non può che sfociare in un nuovo conflitto civile. Tuttavia, per il momento, un tale conflitto viene scongiurato attraverso il rinnovo del patto triumvirale, nel 56.

Attraverso tale contratto si decide di ripartire i possedimenti romani in modo equo tra i triumviri: a Pompeo spetta infatti la Spagna (in aggiunta ai domini orientali, su cui ha già esteso le sue influenze); a Cesare spetta per altri cinque anni la Gallia; mentre a Crasso viene assegnata la Siria(regione nella quale morirà nel 53, combattendo contro i Parti a Carre).

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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D a A le sia al Ru bi co ne

Tuttavia,

mentre Giulio Cesare si trova in Gallia, a Roma il Senato e Pompeo si

coalizzano contro di lui

, al fine di togliergli il proconsolato della Gallia.

Cesare

, che nel frattempo è impegnato a sedare la sollevazione di alcune tribù indigene (guidate da un capo gallico, Vercingetorige) su cui riuscirà a trionfare ad Alesia nel 51,

tenta

contemporaneamente

di smorzare la tensione politica col Senato e Pompeo

, onde evitare l'inizio di un ennesimo conflitto civile.

Ma nel momento in cui il suo avversario ha scelto di allearsi con i repubblicani più intransigenti, ha decretato purtroppo anche l'inevitabilità della guerra.

Di fronte alla minaccia di venire spodestato dalla propria carica e allontanato dai propri domini, estromesso quindi per sempre dalla vita politica, Cesare è costretto infatti a scegliere la strada del ritorno in Italia. Il dieci gennaio del 49 varca così il

Rubicone (

il limite estremo del pomerium, cioè l'inizio dei territori italici, e il confine della provincia gallica), per difendere - egli dice - la propria dignità e quella dei tribuni della plebe.

Ha così inizio la

guerra civile

.

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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B – La guerra tra Cesare e Pompeo

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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gu err a mo n d ia l e

Se la prima guerra civile si combatte esclusivamente sul territorio urbano di Roma, e la seconda coinvolge invece l'intera penisola italica, la terza e ancor più la quarta si svolgeranno su tutto il territorio dell'Impero,

giungendo perfino nelle province più orientali

: è l'ennesima dimostrazione di come Roma sia ormai andata oltre un orizzonte peninsulare e cittadino, e sia divenuta una realtà globale e mondiale.

Po m p eo in O rie n te

Subito dopo la discesa di Cesare in Italia infatti,

Pompeo risponde riparando nei territori orientali

, dove sa di avere le influenze politiche e le alleanze più salde e quindi maggiori probabilità di vincere il conflitto.

Tale mossa apparentemente saggia, osteggiata tuttavia da gran parte del Senato (legato tradizionalmente alle regioni occidentali), si rivelerà un

errore

fatale. Essa darà difatti a Cesare tempo e modo di sistemare le zone occidentali dell'Impero procurandosi la loro fedeltà o comunque la loro neutralità, e d'approntarsi così una discesa sicura verso l'oriente, fattore che gli preparerà la vittoria.

Ce sare in O cc id en te

Appena giunto a Roma, Cesare

tenta

infatti

un riavvicinamento col Senato

, cercando di giustificare il proprio precedente operato e garantendo la revoca di molti dei passati provvedimenti dei popolari (dei quali Cesare è il principale esponente politico), provvedimenti che decretano tra l'altro la cancellazione sommaria dei debiti: veri e propri 'attentati' contro la proprietà fondiaria.

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

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Nonostante tali disposizioni, i suoi rapporti col Senato rimarranno, anche negli anni futuri, sempre estremamente tesi e difficili. E tuttavia, nell'immediato, egli riesce attraverso esse a diminuire la tensione politica con la nobiltà, ingraziandosi almeno una parte della classe senatoria.

Ce sare in S p ag n a

La seconda mossa di Cesare consiste poi nel

coprirsi la spalle a Occidente

, bloccando i possibili focolai di rivolta in Spagna (un territorio sul quale il suo avversario aveva esteso negli anni precedenti la sua influenza politica). Nel 49 egli guida infatti una campagna che partendo da Marsiglia arriva fino nella Spagna vera e propria, e che si conclude lo stesso anno.

Per conquistare la fiducia delle popolazioni locali egli adopererà, pur nell'azione bellica, molta cautela, limitando il più possibile gli atti di saccheggio e di vandalismo dei propri uomini e moderando le pene inflitte ai vinti.

Fars alo

Infine, nel

48

,

Cesare raggiunge Pompeo

nelle regioni orientali, dove questi lo attende assieme a parte del Senato (quella che, fuggita con lui da Roma, lo ha aiutato a prepararsi ad affrontare la guerra). Le ostilità si svolgeranno principalmente in Epiro. In una prima battaglia, quella di Durazzo, Cesare uscirà sconfitto, rischiando quasi di perdere la guerra; ma nella seconda e decisiva

battaglia di Farsalo

, egli riuscirà a piegare definitivamente il nemico e a chiudere lo scontro in proprio favore.

Rielaborare Costruisci una mappa e una linea del tempo relative ai contenuti

dei paragrafi 1A e 1B di questo capitolo.

(19)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

19

A questo punto Cesare si trova ad essere di fatto il

padrone assoluto

dei territori romani, tanto che anche il Senato - seppur controvoglia - si vede costretto a riconoscere la sua autorità.

prima fase della guerra civile

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

20

Po m p eo in E gitto . Cl eo p at ra

Cleopatra

Nello stesso anno

Pompeo

fugge

in Egitto

, chiedendo asilo e rifugio a Tolomeo XIII, sovrano dello Stato assieme alla sorella Cleopatra, nonché suo alleato politico (almeno fino a prima della sconfitta di Farsalo). Ma, anziché ricevere aiuto e solidarietà, egli viene

assassinato a tradimento

per ordine dello stesso Tolomeo.

Saputa la cosa Cesare, divenuto oramai 'padrone' anche delle zone orientali,

fa destituire Tolomeo

dal trono, dimostrando di non gradire un atto tanto scopertamente opportunistico, e celebra la memoria del rivale appena scomparso. Subito dopo egli

si lega a Cleopatra

, divenuta sovrana unica dell'Egitto, annettendo all'Impero come zona a

protettorato romano

anche quest'ultima regione orientale, fino ad allora rimasta indipendente.

G u err e d i Ce sare Fi n e gu er ra c ivil e

Nel 47, inoltre, Cesare affronta e

sconfigge il re del Ponto

Farnace (figlio di Mitridate) e si prepara alla campagna - che tuttavia non farà a tempo a combattere - contro l'agguerritissimo Impero dei Parti, un nemico contro il quale già altri condottieri romani (uno tra tutti, Crasso) hanno combattuto senza successo.

Nel 45 infine, egli affronta e

sconfigge in Spagna gli ultimi residui del partito di

Pompeo

, guidati dai figli di questi, Gneo e Sesto.

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

21

3. Cesare al potere

A. Roma dopo la battaglia di Farsalo

(1) prova ne è il fatto che il Senato, un'istituzione di origine arcaica e nobiliare, basata essenzialmente sul possesso fondiario - prima dei soli patrizi romani e, in seguito, anche di quelli italici – rimanga ancora l'istituzione che detiene un primato politico quasi assoluto

crisi istituz io n i repu b b lican e

Dopo aver annientato tutti i propri nemici sul piano militare, gli rimane però un'ultima (e forse più difficile) impresa: quella di

giustificare

, alla luce delle tradizioni e della costituzione romane,

il proprio

pressoché

assoluto predominio politico

, e ciò sia agli occhi del Senato che del popolo. Egli deve affrontare insomma uno scottante problema, che è stato già dei condottieri-politici (da Mario a Silla a Pompeo) che l'hanno preceduto.

Abbiamo visto infatti come la smisurata crescita territoriale di Roma (che dura ormai da almeno tre secoli), assieme al fatto che in questo arco di tempo le istituzioni romane, anziché essere progredite, si siano fossilizzate e a ripiegate su se stesse (1) abbiano determinato un enorme vuoto di potere: è chiaro perciò come alla nuova realtà globale

e internazionale dell'Impero non corrispondano affatto delle strutture istituzionali adeguate, bensì piuttosto delle strutture ancora arcaiche, legate a una dimensione cittadina e peninsulare, ormai superata da almeno due secoli.

(22)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

22

n u o vi s o gg et ti p o litici: i gen erali

Abbiamo visto anche come un tale vuoto sia stato colmato dalla nascita di poteri

personalistici e clientelari, accumulati dai grandi condottieri romani durante le loro campagne militari, oltre che attraverso un'azione di sostegno politico dei ceti emergenti (la plebe urbana, le classi commerciali mercantili, le masse contadine impiegate negli eserciti professionali).

Sono questi

nuovi soggetti politici

infatti,

i condottieri

, a contendersi realmente il controllo dell'Impero, non certo le più antiche istituzioni cittadine, in testa alle quali si pone il Senato.

Quando poi (come nel caso di Cesare) uno di questi condottieri elimina il proprio rivale ereditandone automaticamente i diversi rapporti clientelari (riguardanti essenzialmente, nel suo caso, le regioni orientali e la Spagna), il suo potere diviene pressoché illimitato.

Ed è appunto in una tale situazione che si trova Giulio Cesare nel 48, dopo aver vinto la battaglia conclusiva contro Pompeo.

Tempio di Cesare nel Foro Romano

http://www.maquettes-historiques.net

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1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

23

B. Il rapporto tra Cesare e il Senato

ris p ett o d i Ce sar e p er il Se n at o

CESARE.

Nonostante il suo potere, Cesare è consapevole del fatto che, per governare l’Impero in modo ordinato e senza scosse è

indispensabile rispettare le istituzioni romane e

, in primo luogo,

il Senato

, perché rappresentano degli elementi di stabilità e di continuità.

IL SENATO.

È consapevole del fatto che non è più possibile fare a meno delle nuove figure politiche dei condottieri e assume di fatto un

ruolo subalterno

nei confronti di Cesare, sostenendolo, come ha in precedenza sostenuto Pompeo.

il Se n at o sott o m e ss o a Ce sar e

Il potere di Cesare cresce ulteriormente con la sconfitta degli ultimi pompeiani in Africa, del nuovo re del Ponto Farnace, con l’annessione dell’Egitto e della Numidia all’impero: così

nel 48

gli viene assegnata dal Senato la

dittatura

.

Cesare mantiene un atteggiamento di

ossequio

(anche se formale)

nei confronti del Senato

: nel febbraio del 44 rifiuta pubblicamente il diadema imperiale che Marco Antonio (un personaggio politico che avrà un

Il fatto allora che la sua vicenda personale si concluda tragicamente (Cesare - come tutti sanno - verrà brutalmente

assassinato

da una congiura di senatori, tra i quali compare il suo stesso figliastro Bruto, il giorno delle Idi di marzo del 44), non deve indurre a credere all'esistenza di un organico programma politico

(24)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

24

mo rt e d i Ce sar e e s u cc es si o n e

grande ruolo negli anni a venire) tenta di porre sul suo capo; molte sue deliberazioni sono orientate a tutelare la nobiltà terriera; i pompeiani pentiti vengono perdonati.

anti-cesariano, bensì piuttosto al desiderio - decisamente

anacronistico

- di alcuni nostalgici di restaurare le antiche prerogative senatorie.

Questa azione, che di certo non raccoglie il consenso di tutti i senatori (e nemmeno molto probabilmente della maggior parte di essi), è da interpretare quindi come un

gesto isolato

, espressione forse di un malessere e di un risentimento serpeggianti, ma certo non di un programma politico alternativo.

L'assassinio di Giulio Cesare inoltre, aprirà il

problema della sua successione

e, con esso, darà l'avvio all'ultima

guerra civile

del periodo repubblicano: quella

tra Ottaviano e Marco Antonio

.

(25)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

25

4. La lotta tra Ottaviano e Marco Antonio A. Chi sono Ottaviano e Antonio

Gneo Ottavio (il futuro Ottaviano), giovanissimo, è colui a cui Cesare ha affidato, con l’adozione, l’eredità dei suoi titoli e del suo ruolo

istituzionale.

È un giovane ma già affermato politico

filocesariano, il principale candidato – almeno fino all’entrata in scena del suo rivale Gneo Ottavio – alla successione di Cesare.

(26)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

26 l B. L’ascesa di Antonio e Ottaviano

Le m o ss e d i An to n io d o p o la mort e d i Ce sar e

Alla morte di Cesare (44), Marco Antonio, che in quell’anno riveste la carica consolare, cerca di prendere in mano la situazione di disordine venutasi improvvisamente a creare, colmando il vuoto di potere lasciato dall'anziano generale.

Impugnando il

testamento

dello stesso Cesare, che egli ha ottenuto dalla moglie di quest’ultimo, Calpurnia,

propone ai congiurati

(i quali si trovano isolati, privi anche dell’approvazione del Senato)

un compromesso

estremamente accettabile: la ratifica delle volontà dell’imperatore e la riabilitazione pubblica della sua figura.

Perché accettabile? Perché, essendo i congiurati tutti molto vicini alla propria vittima, le volontà di quest’ultima sono – paradossalmente – ad essi largamente favorevoli. Sulla base di tale documento si assegnano a Bruto la Macedonia e la Gallia (cisalpina e transalpina), e a Cassio (l’altro grande congiurato) la Siria.

Contemporaneamente Marco Antonio, approfittando della situazione di disorientamento politico, lavora per formare quella vasta

rete di clientele

politiche

che lo porteranno alla ribalta della vita politica romana.

(27)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

27

O tt avian o ere d e d i Ce sare

Ma il testamento di Cesare chiama in causa anche un personaggio del tutto nuovo:

suo nipote Gneo Ottavio allora diciottenne, il quale vi è designato come

figlio adottivo

, quindi come

erede e successore

.

Il giovane Ottavio, che si trova in Oriente per ragioni di studio, tornando a Roma e prendendo il nome di "Gaio Giulio Cesare Ottaviano", dimostra di accettare l’incarico politico che il testamento gli assegna.

i pr ece d en ti della gu erra c iv ile

I due futuri rivali sono dunque entrambi ‘cesariani’: se Antonio ha il vantaggio di essere un politico già affermato, Ottaviano ha invece il privilegio di essere l'erede designato di Cesare.

Anche il nuovo scontro per il potere si svolgerà inoltre sullo sfondo della

debolezza del Senato

, il quale – impotente ad arginare l'ascesa dei due rivali – finirà per porsi sotto l’ala protettrice dell’uno, Ottaviano, contro l’altro.

Con grande acutezza politica, Ottaviano ha infatti pensato da subito a formarsi una vasta e sicura

base di consenso politico

, presentandosi ai senatori come il paladino delle istituzioni e delle tradizioni romane (conquistando in questo modo per esempio, la fiducia di Cicerone), e al popolo invece come l’erede politico di suo zio, figura da questo venerata al pari di una divinità.

Ma l’appoggio dei ceti popolari e senatori non basta più a governare l’impero: il vero mezzo di dominio è difatti costituito oramai dall’

esercito

. Ottaviano, che lo sa, se ne crea velocemente uno reclutandone i soldati tra i veterani di Cesare, estremamente preoccupati all’idea di non ricevere dallo Stato le terre che

spettano loro per diritto.

(28)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

28

i d u e schi era m enti

Ma anche Antonio sta lavorando per estendere la propria sfera d'influenza politica.

Nel

43

egli tenta infatti di impadronirsi della

Gallia Cisalpina

, regione che egli stesso ha precedentemente assegnato a Bruto. Riuscito nell’impresa, egli verrà tuttavia a propria volta

sconfitto presso Modena da Ottaviano

, che agisce su incarico del Senato.

I

due schieramenti

si sono quindi ormai

definitivamente costituiti

: da una parte vi è Cesare Ottaviano, che con l’appoggio e il consenso della nobiltà comanda a Occidente; dall’altra vi è invece Marco Antonio, i cui domini e le cui aree di influenza finiscono inevitabilmente per situarsi a Oriente.

La guerra civile potrebbe forse esplodere già in questi anni, se nell’immediato non ci fossero dei problemi estremamente urgenti, che si possono affrontare e risolvere solamente attraverso una 'collaborazione tra nemici'.

C. Il periodo del secondo Triumvirato

Alla base del secondo Triumvirato – un accordo analogo a quello stipulato nel 59 da Cesare, Crasso e Pompeo, anche se, contrariamente al primo, riconosciuto anche ufficialmente come dittatura collegiale – vi sono due differenti ordini di problemi:

(29)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

29

o stac o li p er i t riu m vi ri

da una parte vi è il fatto che gli eserciti di Ottaviano, Lepido e Antonio, i tre nuovi Triumviri, stentino a combattersi tra loro (cosa che, pur potendo apparire paradossale, è dovuta a ragioni affettive: tutti e tre infatti sono eserciti cesariani, e come tali si sentono affratellati);

e dall'altra vi sono delle difficoltà di natura organizzativa, ovvero la necessità di combattere contro nemici comuni la cui presenza ostacola il predominio politico dei triumviri.

Nel 43, l’anno in cui Marco Antonio, Ottaviano e Lepido (quest’ultimo personaggio di secondo piano, in una posizione simile a quella sostenuta da Crasso nel precedente Triumvirato) stringono il loro accordo, sono questi i motivi essenziali di preoccupazione:

la presenza di Bruto e Cassio, con i rispettivi eserciti, nei Balcani;

il fenomeno della pirateria mediterranea, guidata da Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno;

infine, la presenza in Roma di figure politicamente ostili, che costituiscono un elemento di disturbo per l'ascesa politica dei triumviri.

lis te d i p ro scrizion e

Quest’ultimo problema viene affrontato e risolto varando delle

liste di

proscrizione

- simili peraltro a quelle formulate da Silla nel periodo della propria dittatura - che mieteranno moltissime vittime. (tra le quali compare Cicerone, nemico personale di Marco Antonio, in quanto strenuo difensore delle prerogative senatorie).

(30)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

30

sco n fit ta n em ici co m u n i e d ivisi o n i int erne ai t riu m viri

Quanto a

Cassio e

a

Bruto

, essi verranno eliminati dall’esercito di Marco Antonio nel 42, nelle due celebri battaglie presso

Filippi

: una guerra, quella contro i congiurati, al termine della quale i Triumviri procederanno alla spartizione dei territori dell’Impero: a Marco Antonio andranno le zone asiatiche;

a Ottaviano quelle occidentali (l’Italia e la Spagna); a Lepido infine quelle africane.

Ma sarà la lotta contro

Sesto Pompeo

a costituire l’ostacolo più grande, richiedendo per essere portata a termine molto tempo e molti tentativi. E sarà proprio il persistere di un tale problema a determinare il rinnovo dell’accordo tra Antonio e Ottaviano, nel 37, grazie anche a Ottavia (sorella del secondo e moglie del primo).

Sesto Pompeo uscirà infine sconfitto nella battaglia di Nauloco (in Sicilia) nel 36, ad opera delle truppe guidate da Ottaviano e dal generale Agrippa.

Dopo la sconfitta dei nemici comuni, si vanno dunque formando sempre più chiaramente

due blocchi contrapposti

, che presto o tardi finiranno per conflagrare:

quello europeo e occidentale di Ottaviano, e quello

orientale e asiatico di Marco Antonio

.

(31)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

31

D. La guerra tra Oriente e Occidente

Per comprendere meglio le fasi della vicenda storica descritta qui di seguito, è parso opportuno dividere quest'ultima in tre differenti sottoparagrafi: uno riguardante le fasi precedenti il conflitto; un altro sul fenomeno della propaganda politica e culturale, largamente diffusa a Roma e nelle regioni occidentali, in favore di Ottaviano; uno sulla guerra vera e propria tra Ottaviano e Antonio.

D1 . I problemi interni ai due blocchi

Pro b le m i in tern i ai d u e b locch i

Sia Ottaviano che Marco Antonio debbono affrontare proprio in questi anni - oltre a guerre e difficoltà comuni - anche problemi legati più specificamente ai propri domini e alle proprie aree di influenza.

Se nella

zone orientali

è sempre vivo il problema dei

Parti

, in quelle

occidentali

Ottaviano si scontra invece col problema costituito dall'assegnazione delle

terre ai veterani del suo esercito

, un provvedimento che suscita l'opposizione di alcuni influenti personaggi politici romani.

An to n io e i P arti

Il problema dei Parti, già costato precedentemente la vita a Licino Crasso nella battaglia di Carre del 53, occuperà Marco Antonio tra il 39 e il 38. L'azione militare di quest'ultimo si concluderà con l'annessione dell'Armenia, una regione- cuscinetto tra le aree ellenistiche e romane e quelle partiche.

(32)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

32

Rib elli o n e d ell’Or ie n te

Poco dopo aver rinnovato il trattato triumvirale, nel 37, Antonio inizia inoltre un avvicinamento politico a Cleopatra, la regina d'Egitto, con la quale organizza una

confederazione di stati asiatici

,

alla cui testa si pone

appunto

l'Egitto

, che ha come scopo quello di rivendicare maggiori diritti all'interno della compagine imperiale romana per le zone orientali.

Una delle ragioni di tale ribellione, è l'insofferenza degli Stati asiatici nei confronti del giogo romano: tali Stati difatti non possono facilmente essere assimilati, quanto a prassi di governo, a quelli occidentali (sia romani, sia più in generale europei), dal momento che troppo forte è la differenza tra le due aree politiche sul piano delle tradizioni, della mentalità e delle strutture istituzionali.

Te rr e a i v eteran i

All'incirca negli stessi anni poi, Ottaviano si trova in notevoli difficoltà nelle zone occidentali, a causa di un provvedimento da lui preso per l'assegnazione delle terre ai veterani del suo esercito.

Come si è visto, una delle carte maggiormente sfruttate da parte sua al fine di reclutare i componenti delle proprie milizie, era stata la promessa delle terre a quei veterani cesariani che - temendo di essere privati, alla fine della carriera militare, dell'attribuzione dovuta dei propri lotti di terra - erano entrati a fare parte del suo esercito personale. Per tale ragione, egli non può ora certo tirarsi indietro.

Tuttavia il suo provvedimento (al pari di tutte le distribuzioni di beni a categorie privilegiate) muove a Roma le ire e le proteste di molti,

(33)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

33

i quali lo accusano di parzialità e favoritismi.

Tali critiche vengono poi strumentalizzate dagli esponenti del partito di Marco Antonio, guidato in Roma dal fratello di quest'ultimo, Lucio Antonio, e da sua moglie Fulvia. Dopo un periodo di guerra, Lucio Antonio e Fulvia verranno tuttavia assediati e sconfitti nella

battaglia di Perugia

, nel 40.

guerra di Perugia

(34)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

34 D2 . Il mecenatismo di Ottaviano

la d ifesa dei v al o ri t rad iz io n ali

Un altro fenomeno interessante di questi anni è la

propaganda promossa da Ottaviano

e dagli ambienti politici e culturali a lui vicini, in favore del predominio sull'Impero delle zone occidentali.

A capo di essa si pone un certo

Mecenate

, il quale - riunita attorno a sé una vasta schiera di intellettuali e poeti, tra i quali compaiono anche Virgilio e Orazio - crea una

solida base di consenso politico e ideologico

alla lotta, sostenuta da Ottaviano e dal Senato, per la conquista del potere contro i propri rivali orientali.

Motivi principali di una tale campagna etnico-culturale saranno tra l'altro: il

ritorno alle tradizioni

(agricole) degli avi, il

rifiuto della cultura orientale

(con i suoi inganni e le sue esotiche seduzioni, impersonate in questi anni da Cleopatra, ammaliatrice di Marco Antonio) e il

rispetto e la venerazione per i valori e per le antiche tradizioni repubblicane di Roma

.

Proprio quest'ultimo punto inoltre, ci fa capire qualcosa: Ottaviano (che pure sarà innegabilmente il primo imperatore a tutti gli effetti della storia romana) non si pone come uno scardinatore delle antiche istituzioni romane e repubblicane, bensì al contrario come il difensore e il prosecutore di queste ultime - seppure in una nuova forma e in una mutata dimensione politica.

È in una tale ottica che si giustifica appunto la sua alleanza con il Senato, alleanza che è poi uno dei punti cardinali del suo stesso programma politico.

(35)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

35 D3 . Lo scontro decisivo

An to n io gu id a la riv o lta d ell’Orie n te

Il vero e proprio scontro bellico tra le due parti dell'Impero avviene

a causa delle richieste politiche fatte dalle regioni orientali a quelle occidentali

.

Le richieste di una maggiore autonomia e di un maggior peso politico per l'Oriente si scontrano con i presupposti stessi della dominazione imperialistica di Roma.

Si noti che Roma, attraverso il proprio predominio militare, ha posto le basi di uno sfruttamento anche economico di queste regioni, già estremamente depauperate - anche prima di venire sottomesse - da continue guerre intestine e fratricide. Tuttavia una tale situazione di subalternità - risvegliandone l'orgoglio - induce queste ultime a cercare un riscatto.

Proprio per questo, sotto la guida di Antonio e di Cleopatra, si forma una Confederazione di Stati orientali, che, pur accettando il legame con l'autorità centrale di Roma, cercano di affermare la propria indipendenza, se non addirittura il proprio predominio, nei confronti delle zone occidentali.

Sarà il

tardo Impero

- con la propria

divisione in due zone

indipendenti: una occidentale e l'altra orientale - a vedere effettivamente il trionfo di questa visione politica: una visione che tuttavia, per il momento, costituisce ancora una strada impraticabile. Troppo schiaccianti sono infatti la potenza e la superiorità dell'Occidente e delle sue regioni (più giovani, meglio organizzate e più ricche) rispetto a quelle orientali.

(36)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

36

Le b at tagl ie

La guerra tra i due eserciti non viene, difatti, praticamente nemmeno combattuta.

Il conflitto si divide essenzialmente in due battaglie: la prima combattuta ad

Azio sul mare nel 31

, e segnata da una facile vittoria di Ottaviano; l'altra invece, decisiva, combattuta

sulla terra ferma presso Alessandria nel 30

, e vinta di nuovo da Ottaviano.

Al termine della seconda battaglia Antonio, ormai privo di vie di salvezza, si toglierà la vita, seguito subito dopo da Cleopatra.

In tal modo anche l'

Egitto

, unica regione asiatica rimasta fino ad allora formalmente indipendente - sebbene già orbitante attorno a Roma - diverrà ufficialmente una

provincia romana

, mentre, con tale acquisizione, l'Impero giungerà a ricomprendere al suo interno tutte le regioni civilizzate allora conosciute: sia in Europa, sia in Africa, sia in Asia (con l'eccezione

delle lontane regioni dell'Impero dei Parti). mappa della battaglia di Azio

http://digilander.libero.it/shinano/Battaglienavali/azio/contesto.htm

(37)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

37

(38)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

38 5. La nuova Roma di Augusto

p otere d i O tt avia n o

Dopo la battaglia di Azio, Ottaviano può già considerarsi

l'uomo più potente di tutto l'Impero

: egli sa infatti di essere prossimo a ereditare tutti i domini e gli strumenti di potere (tra i quali vi sono, in primo luogo, gli eserciti) del proprio avversario, l'unico che possa competere con lui per ricchezza e per influenza politica.

Anche Ottaviano - come già Cesare prima di lui - si trova quindi nella spiacevole situazione di

dover giustificare i propri poteri

reali agli occhi del Senato e nell'ottica delle tradizioni repubblicane.

Enorme è difatti il divario tra i poteri che egli effettivamente assomma nella propria persona, e le cariche di cui attualmente è portatore: allo scadere del mandato triumvirale, egli ha infatti perduto anche quest'ultima prestigiosa carica costituzionale.

Tuttavia, ciò non costituirà per lui un grave problema. Il Senato infatti, ormai in una posizione di volontaria sottomissione, gli faciliterà di molto il compito, conferendogli - tra le altre cose - anche il titolo di

'Augusto'

.

(39)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

39

POTERI DI AUGUSTO

Augusto deteneva a vita tutte le cariche elettive più importanti del precedente ordine repubblicano.

Il Senato aveva di fatto perso il controllo delle decisioni politiche.

Comandante dell’esercito Principe

inviolabilità e sacralità della persona del tribuno

diritto di veto sulle iniziative del Senato e dei magistrati

possibilità di far approvare le leggi

l’acquisizione del potere religioso completò la costruzione del principato

Imperio proconsolare (23 a.C.)

Potestà tribunicia (23 a.C.)

Pontefice massimo (12 a.C.) e padre della patria (2 d.C.)

potere di governo su tutti i territori dominati da Roma diritto di votare per primo nelle assemblee del Senato

(40)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

40

p rim e az io n i pol itiche di Ot ta vian o

La prima azione politica di Ottaviano dopo il 30 sarà la

distribuzione delle terre ai veterani del proprio esercito

, compiuta tuttavia a spese dell'Egitto (regione ricchissima d'oro, e appena sottomessa) anziché dei nobili romani, coi quali ha stretto una duratura alleanza, sia politica sia ideologica.

Il passaggio all'Impero verrà poi portato avanti nel modo più 'indolore' possibile:

ovvero attraverso il

rispetto formale delle istituzioni repubblicane

(soltanto con il tempo gli Imperatori si libereranno difatti dall'opprimente vincolo delle tradizioni patrie).

Ufficialmente, a partire dal 23, Augusto riveste solo due

cariche

- cui se ne aggiungeranno successivamente altre -, ossia il comando proconsolare sulle province romane (e sui loro eserciti), e la potestà tribunizia sulla città di Roma (una carica che in passato era stata assegnata anche a Cesare, e che dà a chi la detiene la possibilità di convocare le Assemblee, proporre le leggi e esercitare il diritto di veto: in pratica il controllo stesso della vita politica della città).

Inoltre, se in Occidente Ottaviano Augusto cercherà di evitare la diffusione del

culto

della propria persona

(preferendogli quello dello Stato: si pensi all'Eneide di Virgilio, che celebra l'eterna gloria di Roma); nelle regioni orientali invece - nelle quali esso entra decisamente più in sintonia con la tradizione dell'assolutismo politico - egli farà in modo che un tale culto si diffonda e venga ampiamente praticato.

(41)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

41

Pe rch é l’imp er o?

Ma per quale ragione è tanto sentita

(e praticata)

l'esigenza di un potere supremo, ovvero di un potere imperiale?

Il motivo principale (oltre al fatto che Ottaviano possieda le leve ormai fondamentali del comando: vale a dire gli eserciti, l'approvazione e il sostegno politico dei ceti finanziari e mercantili - in realtà poco legati, nonostante le apparenze, alle tradizioni repubblicane - e quello delle masse popolari) sta nella

vastità

stessa

dell'Impero

. Tale caratteristica infatti - per la quale esso assomma al proprio interno

una miriade di differenti culture, tradizioni politiche e religiose, disposizioni, eserciti e in generale interessi particolaristici - rende estremamente viva l'esigenza di un'autorità che si collochi 'super partes', e che sia quindi capace di operare una mediazione tra i diversi punti di vista, spesso davvero inconciliabili tra loro.

In questo senso si crea, a partire da questi anni, una

latente separazione tra la

sfera più genericamente economica e quella

più propriamente

politica

. Lo Stato infatti (e in primis l'Imperatore, cioè il suo vertice) si pone su un piano differente rispetto alle parti sociali che lo compongono, un piano che solo gli permette di trovare l'equilibrio necessario a porre in atto tale opera di mediazione.

(42)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

42

im p ero r o m an o e m o n ar ch ie o rie n ta li

Da questo punto di vista,

l'Impero romano si avvicina

dunque, facendola propria,

alla tradizione politica degli assolutismi orientali

.

Come in Oriente - ad esempio in Egitto - vi è un Faraone (o chi per esso) che attraverso il proprio potere assoluto tiene a freno i vari particolarismi locali, nell'Impero romano vi è invece un Augusto capace di arbitrare, almeno in un certo grado, i conflitti ideologici e d'interesse che si instaurano tra le differenti classi sociali e le diverse aree geografiche e culturali.

Non bisogna però ignorare neanche come, tra queste due diverse aree geo-politiche, sussistano delle differenze molto profonde: mentre infatti in Oriente un tale tipo di governo è dovuto alla notevole arretratezza di sviluppo delle forze produttive (arretratezza che ha impedito la formazione delle classi sociali, ovvero il superamento di uno Stato basato ancora sulle caste); in Occidente, al contrario, una tale soluzione - quella imperiale - è il risultato della tensione esasperata tra tali classi, e della conseguente esigenza di porre in atto a livello politico una conciliazione o una pacificazione tra esse.

(43)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

43

d efin iti va cri si d el la re p u b b lic a

Alla morte di Ottaviano Augusto (nel 14 d.C.) non vi sarà bisogno di lotte o di

rivoluzioni interne perché i poteri di quest'ultimo (in pratica la carica imperiale) vengano trasferiti ad un successore, nella persona di Tiberio.

Ciò è segno del fatto che - nonostante il rispetto pubblicamente ostentato per l'antica Res-publica - quest'ultima è oramai definitivamente morta: e prima che nelle istituzioni, essa è morta nella mente stessa dei romani.

(44)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

44

Conclusioni

p erso n ali sm i p o litici e so st egn o del Senat o 1.

Se nel periodo di Mario e di Silla

abbiamo assistito al diffondersi e all'affermarsi dei

poteri personali_

stici e militari

contro la supremazia di quelli cittadini e repubblicani (più antichi, ma ormai inadeguati), in questo secondo periodo assistiamo invece alla

definitiva affermazione

dei primi sui secondi, secondo una parabola storica che culminerà - dopo la vittoria di Ottaviano su Marco Antonio, nel 30 - con il trionfo pressoché esplicito della soluzione

monarchica su quella repubblicana. E paradossalmente tale trasformazione avviene ufficialmente con il 'beneplacito' del Senato, e nell'ottica di un prolungamento delle antiche tradizioni e istituzioni repubblicane occidentali.

(45)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

45

d ebo lez za is tituz io n i r epu b b lican e

2.

Si è visto poi come la ragione di questa rivoluzione si trovi essenzialmente nell'incapacità di fatto delle vecchie istituzioni cittadine e nobiliari a governare la nuova realtà - sia territoriale sia sociale - dell'Impero.

Per tale motivo, dovranno piegarsi alla necessità di un tale cambiamento anche

quelle realtà che avevano

precedentemente tentato di ostacolarne la realizzazione, ossia la

nobiltà terriera romano-italica

e la sua istituzione guida, il

Senato

- realtà che vedranno inoltre, nei prossimi decenni, un potente

ridimensionamento

dei loro

antichi privilegi politici e amministrativi

.

senatori romani

(46)

1. DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO

46

Occiden te e O rien te

3.

Assistiamo infine in questi anni alle

prime frizioni tra le regioni dominatrici d'Occidente e quelle

dominate d'Oriente

(portatrici di più antiche tradizioni, e come tali poco disposte a piegarsi al giogo di una potenza estranea).

A capo di una tale volontà di riscatto si porranno l'Egitto di Cleopatra e la figura

'internazionale' di Marco Antonio, la sconfitta dei quali tuttavia non porrà certo fine alle spinte indipendentiste delle regioni asiatiche.

L’impero nel 27 a.C.

libera rielaborazione dell’ipertesto “Storia Romana” di Adriano Torricelli

http://www.homolaicus.com/storia/antica/roma/index.htm

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