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PERIODICO DI VITA E CULTURA DI CASA DON GUANELLA DI LECCO. EDI toriale

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Academic year: 2022

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PERIODICO DI VITA E CULTURA DI CASA DON GUANELLA DI LECCO 3/dicembre20

EDI toriale

Carissimi sostenitori e amici,

mentre mi accingo a scrivere questo breve pensiero di saluto in vista del santo Natale, mi è giunta la notizia che è tornata al Padre la signora Esterina, mamma del nostro don Fran- cesco Sposato, confratello guanelliano e supe- riore della comunità religiosa di Lecco-Cassa- go Brianza. Siamo vicini a don Francesco con tanto affetto e con la nostra preghiera.

E allora, in questo difficile momento per l’u- manità intera e per la famiglia del nostro Fran- cesco, il pensiero di una madre che ci lascia mi porta alla mente una speranza, una luce che non permette la vittoria della paura e della di- sperazione. Si tratta della luce della Madre per eccellenza, che ci rimane accanto e che ci in- fonde coraggio, perché Lei “sa stare”, sa esse- re presente a noi tutte le volte in cui ne abbia- mo bisogno. È a Lei che ci rivolgiamo, che mi rivolgo, che preghiamo, che ci restituisce una speranza, proprio perché Madre di tutti noi.

A conferma di questo prendo a prestito le pa- role di Mariateresa, una cara amica e anch’es- sa madre:

“[…] e così Maria ci insegna che il compito primario della maternità è lo stare. Non esa- gitarsi, intromettersi, proclamare le proprie priorità, i propri crediti; e neppure sottrarsi, allontanarsi, prendere come scusa la propria impotenza e inutilità. Ogni figlio ha bisogno di una madre che sta (che non fugge, non cri- tica, non lo difende a modo suo e -soprattut- to- crede di capirlo più degli altri).

Una madre “che sta” è un capolavoro. Come Maria.

_ don Agostino

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LETTERA A LUIGI

LUCA BETTEGA

Caro Luigi,

oramai sono diversi anni che ci conosciamo, per cui mi prendo la liberà di darti del tu.

Ci siamo incontrati un po’ per caso, tu e io.

Non avevo ancora terminato gli studi e ave- vo già pronto il tirocinio del terzo anno, che però saltò all’ultimo.

Occorreva trovare al volo un nuovo servizio e l’università mi propose la Casa Don Guanel- la di Lecco. Non avrei mai immaginato che da quella coincidenza un po’ fortuita sarebbe nata una collaborazione di quasi 20 anni, che mi avrebbe radicalmente cambiato la vita (ho conosciuto persino mia moglie qui al Don Guanella, per dirne una).

Credo sia impossibile racchiudere in poche righe quanto ho vissuto qui in tutti questi anni. Non ci provo nemmeno. Però avrei tan- te persone da ringraziare, tantissime lettere da scrivere.

Caro Luigi, sei stato un esempio di solida- rietà e di carità e sono certo che mi lascerai condividere questa lettera con altri tuoi ami- ci, per cui ne approfitto…

Caro don Agostino, abbiamo messo piede al Don Guanella di Lecco quasi insieme. Mi hai lasciato giusto il tempo per vedere com’era il “prima”, per poi catapultarmi in quello che sarebbe stato il “dopo”, secondo il tuo impa- reggiabile spirito di iniziativa e di creatività.

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Questa Casa si è trasformata e ritrasformata più volte negli anni, arricchendosi di qualità, di bellezza, di risorse e di progetti ambiziosi e importanti, ultimo dei quali la Cascina.

Mi hai dato l’occasione di conoscere una per- sona speciale, con cui costruire (non senza fatiche!) un rapporto che sento davvero im- portante. Tante le circostanze in cui mi sono sentito sostenuto e apprezzato; anche in mo- menti particolarmente delicati e duri non mi hai mai privato del tuo appoggio. Poi, certo, non sono mancati i musi lunghi e tutte le in- comprensioni del caso… ma in una famiglia credo siano necessarie anche queste cose per crescere. E oggi mi sento decisamente cresciuto, e di questo ti ringrazio tanto.

Cari colleghi, ho avuto la fortuna di lavora- re fianco a fianco con molti di voi, nelle tan- te équipe che si sono succedute negli anni.

Con alcuni invece il rapporto si è creato con il confronto in ufficio, nei corridoi, in cortile.

Ho condiviso con tutti voi gli affanni e i piace- ri di un lavoro che credo possa considerarsi tra i più difficili e logoranti nel campo dell’e- ducazione. Citando Battiato, “ne abbiamo attraversate di tempeste, e quante prove…”, eppure insieme non siamo mai affondati, fe- riti sì, ma sempre pronti ad affrontare l’onda travolgente ogni volta che arriva.

Mi ha sempre meravigliato la magia del la- voro d’equipe. Professionisti con caratteri-

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stiche (e caratteri) tanto differenti, a volte apparentemente inconciliabili, finiscono per collaborare con uno spirito di solidarietà e un’empatia unici, trasformando ogni diffi- coltà in risorsa, ogni divergenza in ricchez- za. Anzi, se c’è una cosa che ho imparato, è che più le fatiche cercano di consumarlo, più il gruppo degli educatori si stringe come un nodo che diventa impossibile sciogliere.

Ho avuto spesso la limpida sensazione che ci fosse qualcuno a rendere possibile tutto ciò e fare in modo che, nonostante tutto, fossimo sempre in piedi, pronti per andare avanti. Disturbando di nuovo Battiato, “un aiuto chiaro, di un’invisibile carezza di un cu- stode…” (Luigi, tu ne sai qualcosa?). Se oggi sono l’educatore che sono, con pregi e (tanti) difetti, lo devo soprattutto a voi colleghi, che mi avete aiutato a formarmi professional- mente.

Cari religiosi, operatori ausiliari, volontari, siete stati per me l’occasione di vivere rap- porti importanti, talvolta trasformatisi in vere e proprie amicizie, che mi hanno ancor più permesso di sentirmi parte di una grande famiglia. Grazie!

Carissimi ragazzi, vi ho lasciato per ultimi ma non perché siete meno importanti. Al contrario, lo siete più di tutti gli altri (Luigi, son certo che anche tu la pensi così!). Ho provato a fare il conto di quanti di voi hanno attraversato la mia vita. Impossibile. Proprio non ci riesco, un centinaio, di più, non lo so.

Mi avete fatto provare, nel bene e nel male, emozioni di un’intensità difficile da spiegare.

Mi sono sentito caricato delle vostre rabbie, delle delusioni, delle tristezze, delle confusio- ni, ma anche delle vostre gioie, delle aspetta- tive, dei piccoli e grandi successi. Ho visto al- cuni di voi diventare adulti, altri li ho persino ritrovati dopo anni.

Senza volerlo mi avete aiutato a conoscere meglio me stesso, a fare i conti con le mie fragilità, i miei limiti. Mi avete anche fatto soffrire, a volte parecchio. E poi mi avete donato sorrisi quando sembrava impossibi- le sorridere, sogni quando nessuno avrebbe osato sognare, attenzioni quando sarebbe stato più logico chiudersi nel proprio egoi- smo. Mi avete insegnato che la vita può es- sere tremenda ma che si può essere più tre- mendi della vita e venirne fuori a testa alta.

Mi avete accompagnato a gioire per ogni pic- colo risultato positivo e a soffrire ogni volta che qualcuno non ce l’ha fatta. Potrei andare avanti ancora, ma mi fermo. Spero di essere riuscito a lasciare qualcosa di me in ognuno di voi, di sicuro ho fatto del mio meglio, e di certo voi mi avete lasciato tanto, tantissimo.

Dicevo poco fa che siete voi la cosa più im- portante di Casa Don Guanella. Non stavo scherzando, lo siete sul serio. Ognuno dei ragazzi e delle ragazze che ha messo piede qui, italiano o straniero, con procedimento civile o penale, racchiude il senso autentico dell’esistenza di questo luogo. La Casa Don Guanella, la Cascina, ogni laboratorio e ogni operatore presente, non avrebbero senso se non ci foste voi ragazzi a conferirglielo. Non dimenticatelo (e non dimentichiamolo) mai!

Bene, dopo tutti questi anni, è giunto il mo- mento di salutare davvero.

È strano, mi sento un po’ come quando ave- vo dato l’esame di maturità o la tesi di lau- rea. Avverto il vuoto di un lungo cammino che volge al termine e la trepidazione di un nuovo orizzonte in cui tuffarmi.

Caro Luigi, è stato un onore e un piacere potermi spendere in una realtà traboccante della tua presenza. Ora però mi aspetta un nuovo cammino.

Non sarò più un “guanelliano”, ma tu conti- nuerai a farmi compagnia, vero?

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AGRICOLTURA E AUTONOMIA

BRUNO CORTI

A due terzi del cammino

“Coltivare Valore” di Fondazione Cariplo a Cascina don Guanella

“Agricoltura e Autonomia”, caratteristiche che danno una precisa connotazione a Ca- scina don Guanella: da una parte l’accompa- gnamento alla vita adulta e alle professioni dei ragazzi e dei giovani accolti nella nostra comunità; dall’altra la grande varietà di filie- re che conducono ai cibi presentati in tavola partendo dalla produzione delle materie pri- me agricole e passando attraverso i processi di trasformazione dei prodotti.

La grande forza della seppur giovane espe- rienza agrituristica di Cascina don Guanella sta proprio nella grande varietà di compe- tenze, tradizioni, produzioni che rappresen- tano una vera e propria “bottega educativa”, ma anche una formidabile vetrina per il terri- torio. Viene da pensare ad una vera e propria scuola delle competenze, umane, valoriali ma anche culturali e tecniche rispetto alla produzione agricola e alle filiere produttive del buon cibo e della salute!

Fondazione Cariplo – per mezzo del bando

“Coltivare Valore” – sostiene lo sviluppo di Cascina don Guanella accompagnandoci in un progetto triennale che ha avuto inizio il primo gennaio 2019. A due terzi del cammino siamo in grado di affermare che “Coltivare Valore” ci ha aiutato a raccogliere nuovi e buoni frutti.

Dal punto di vista delle attività, la produzio- ne agricola ha trovato una propria valoriz- zazione per mezzo dei laboratori di trasfor- mazione delle materie prime: dal panificio artigianale al laboratorio conserviere, fino all’agriturismo per la ristorazione, seppure temporaneamente sospeso dalle procedure di prevenzione del contagio da Covid 19.

Dal punto di vista dei beneficiari del proget- to, sono stati 10 gli inserimenti lavorativi di persone in condizioni di difficoltà, dentro un quadro di solidità economica e di sostenibili- tà, 6 i tirocini in borsa lavoro, 6 anche i giova- ni in servizio civile volontario.

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E ancora, sono stati circa 40, da inizio pro- getto, i ragazzi ospitati per attività educative in ambito agricolo.

Numerose anche le collaborazioni con Centri di formazione e le altre agenzie educative.

Dal punto di vista dell’impatto sul territorio, sono numerose le famiglie che usufruisco- no dei servizi e dei prodotti di Cascina don Guanella, per mezzo dello spaccio aziendale di Piazza Rossè, ma anche del nuovo nego- zio/punto vendita aperto a Lecco, presso la comunità Casa don Guanella in via Amendo- la 57. Cascina don Guanella ha poi ottenuto l’accreditamento di “fattoria didattica” per

un nuovo servizio educativo rivolto alle scuo- le e alle agenzie educative del territorio, una volta terminata la fase acuta dell’emergenza.

La novità di questo fine 2020 sono i “cesti natalizi”, molto richiesti da famiglie, azien- de, associazioni: qualità, semplicità, pregio artigianale: ecco gli ingredienti delle nostre cassette regalo.

In esse sono contenuti i buoni prodotti della nostra campagna, tutti a km zero e lavorati con passione e cura.

In esse vi sono anche semi di speranza gene- rati da “COLTIVARE VALORE”!

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DENTRO AL CESTO

DARIO SANTORELLI

Uno, due, tre… Ventuno, ventidue, e trenta e anche questo ordine è chiuso.

Avanti con il prossimo. 25 cesti di media di- mensione che devono essere pronti fra due giorni, mi giro intorno e cerco con lo sguardo quella serie infinita di vasetti: peperoncini, melanzane, ok preso. Sposto di poco la testa e mi perdo tra le bottiglie di vino bianco, vino rosso, birra e olio, qui ci vuole? Caspita non mi ricordo, vado subito a controllare. Metti la paglia così è più bello e genuino, il sacchetto di biscotti o di farina?

Quando ricevi un cesto natalizio, lo apri e la prima cosa che fai è quella di selezionare mentalmente subito quello che ti piace e che non vedi l’ora di assaggiare e quello che, va beh, lo offrirai a qualche amico la prossima volta che lo vedrai. Ma non ti viene mai in mente che lavoro, che organizzazione serve per preparare un regalo così bello, perché sempre di regalo stiamo parlando.

Un anno di idee, di prove, di sperimentazioni, di piccoli passaggi e assaggi, di operazioni che a prima vista sembrano inutili per riem- pire vasetti vuoti e scrivere con molta soddi- sfazione e gratificazione: Cascina don Gua- nella è fatto in casa. È un continuo inventarsi, cercare come migliorare e cercare anche di non sprecare e utilizzare quello che con fati- ca e costanza si coltiva e cura in cascina.

Giorno dopo giorno, mese dopo mese, i va- setti si riempiono, si chiudono e vengono etichettati e con precisione immagazzinati, e

lo stesso vale per i sacchettini o per le botti- glie. Un anno di prodotti realizzati che hanno aspettato lì su quello scaffale il momento per essere finalmente presi e messi in un cesto.

Può sembrare un riempimento casuale di questa bellissima cassetta, ma tra la paglia di bellezza e il vasetto di confettura non ri- esci sempre a sentire le voci di tutte quelle persone che quel vasetto lo hanno tenuto in mano e che lo hanno appoggiato con delica- tezza sopra a quella paglia: voci di educatori, ragazzi e volontari. Educatori che sostengo- no e aiutano i ragazzi a sperimentarsi, a fare cioè un’esperienza lavorativa, consapevoli delle difficoltà e delle fatiche che gli stessi ragazzi portano con sé.

Ragazzi che provano, si sperimentano, impa- rano, sbagliano, rompono, scappano, si rifiu- tano, ma ci sono.

E i volontari che chiudono il nastro della con- fezione del cesto, dando un valore aggiunto e un significato più intenso a quel cesto na- talizio.

Tutte queste voci urlano e gridano lo stesso slogan: in questo cesto ti offro il riassunto stretto e concreto di un anno di Cascina, ma stai attento a non guardare soltanto di che colore è il vino, o leggere gli ingredienti dei biscotti, ma prova a vedere cosa c’è ve- ramente tra i vari prodotti dentro a quella cassetta.

Sette, otto, nove… dai ne manca solamente uno è l’ordine per martedì è pronto…

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MI CHIAMANO GESÙ

ALESSIA SCOLA

Mi chiamo Luca, o forse Andrea, o Maria.

A tre mesi faccio ancora fatica a distingue- re i suoni, ma quello che conosco bene è il tepore della mia culla, il respiro di mamma quando si china su di me, la mano di papà che si posa sulle mie guance.

Mi chiamo Luca, o forse Andrea o Maria, non importa, quello che importa è che la casa oggi si è riempita di luci e profumo di biscot- ti. In salotto è comparso un grande albero.

Palline colorate, ghirlande oro e argento, una grossa e lucente stella in cima. Mamma can- ta, papà sorride. Nel tepore della mia culla, a mio modo, canto e sorrido anche io.

Mi chiamo Mohamed, o forse Aicha o Mah- di. Ho sei mesi o forse tre anni, o dieci, non ricordo. In questo strano mondo fatto d’ac- qua e sabbia il tempo si perde tra la schiuma delle onde… e mi sono perso anche io. Tra le braccia di mia madre stavo sicuro e al caldo.

A ogni onda mi stringeva al petto sempre più forte. Le sue labbra sulla mia fronte bacia- vano e pregavano. Poi nulla. Abbracci, baci, preghiere sono finiti in acqua con me e anco- ra non so se, almeno loro, hanno fatto in tem- po ad imparare a nuotare. Mia mamma fissa muta il mare, mio padre urla di rabbia. Nella mia culla di acqua e sabbia, a mio modo, re- sto muto ed urlo anche io.

Mi chiamo Alì, solo Alì. Ho abbandonato la mia terra e attraversato il mare. A mia madre non ho detto nulla: un letto vuoto basta per dire “Sono andato via”. Quello che non le ho ancora detto è che tornerò, non presto forse, ma tornerò. Sono approdato in una lingua di terra stretta tra un lago e le montagne e non capisco una parola di quello che mi vie- ne detto, ma sono approdato, sono vivo. Im- parerò l’italiano, diventerò pasticcere e tor- nerò, da uomo, a riempire quel letto vuoto.

In un piccolo villaggio tunisino mia mamma cucina per i miei fratelli e lotta per trattenere le lacrime. A Lecco, nella mia nuova casa, a mio modo, cucino e lotto anche io.

Mi chiamano Gesù. Ogni anno nasco povero e al freddo, e ogni anno muoio nudo, in croce e in compagnia di due delinquenti. Se cerca- te l’ultimo della fila eccomi, se cercate il figlio di Dio eccomi. Nasco e muoio ogni anno per Luca, Aicha, Alì, sono accanto a loro nella culla, sul fondo del mare o in una comunità educativa e con loro canto, sorrido, taccio, urlo e lotto.

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SOM mario

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LETTERA A LUIGILuca Bettega

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AGRICOLTURA E AUTONOMIA Bruno Corti

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DENTRO AL CESTO Dario Santorelli

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MI CHIAMANO GESÙ

Alessia Scola

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Periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità - Opera Don Guanella. Redatto dalla Casa Don Gua- nella - via Amendola, 57 - 23900 Lecco - tel. 0341 364389/364566 - fax 0341 286949 - CCP 472225 - lecco.direzione@guanelliani.it

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