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Sommario

1. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ... 3

2. PREMESSA ... 4

METODOLOGIA ... 5

3. DESCRIZIONE DEL PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE ... 6

Caratteristiche Geografiche e Amministrative ... 6

Aspetti Vegetazionali del complesso assestamentale ... 6

Aspetti faunistici del complesso assestamentale ... 11

I Vincoli ... 12

VINCOLO DI PIANIFICAZIONE COMUNALE (A e B) ... 13

VINCOLO IDROGEOLOGICO (A E B) ... 13

AREE PROTETTE (Parco Nazionale del Pollino – EUAP 0008) (A) ... 13

VINCOLO SIC (SITI DI INTERESSE COMUNITARI) (A) ... 14

Vincolo ZPS (Zona a Protezione Speciale) ... 15

4. ASSESTAMENTO DEL BOSCO: PRESENTAZIONE DEL PARTICELLARE FORESTALE ... 16

COMPRESA COLTURALE ... 19

COMPRESA DEI CEDUI ... 19

COMPRESA DI PROTEZIONE ... 19

COMPRESA DEI RIMBOSCHIMENTI ... 20

COMPRESA DEI MIGLIORAMENTI ... 20

COMPRESA DEI PASCOLI ... 22

5. CARATTERISTICHE DEI SITI D’INTERESSE COMUNITARIO E ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE PRESENTI NEL TERRITORIO INTERESSATO DAL PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE ... 31

Area ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI, ... 31

Area SIC IT9210075 LAGO DUGLIA, CASINO TOSCANO, PIANA DI SAN FRANCESCO ... 34

Area SIC IT9210250 TIMPA DELLE MURGE. ... 35

LE SUPERFICI DEL PAF SAN GIORGIO LUCANO NELL’AREA SIC IT9210075 LAGO DUGLIA, CASINO TOSCANO, PIANA DI SAN FRANCESCO ... 35

LE SUPERFICI DEL PAF SAN GIORGIO LUCANO NELL’AREA SIC IT 910250 TIMPA DELLE MURGE ... 37

SCHEDE HABITAT ... 40

Fauna presente neI sitI ... 45

6. VALUTAZIONE DI INCIDENZA ... 47

1

Dott. Agr. Tedeschi Carmine via Roma, 98 – 85035 NOEPOLI (PZ)

Firmato digitalmente da

CARMINE TEDESCHI

CN = TEDESCHI CARMINE

O = non presente C = IT

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VERIFICA (SCREENING) ... 48

VALUTAZIONE ... 49

ANALISI DI SOLUZIONI ALTERNATIVE ... 56

DEFINIZIONE DI MISURE DI COMPENSAZIONE ADOTTATE E DA ADOTTARE ... 57

MISURE DI GESTIONE, TUTELA E CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT PRESENTI NEL PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE ... 60

GESTIONE 1 : Adozione di strumenti di pianificazione sulla proprietà pubblica e di forme di gestione forestale coerenti con la conservazione degli habitat forestali ed ispirati a criteri della selvicoltura naturalistica come stabiliti dal D.G.R. 655/2008; ... 62

GESTIONE 2: Revisione ed aggiornamento (Carico e superfici) dei dispositivi che a livello comunale disciplinano la concessione di fide pascolo nei siti di Rete Natura 2000 ... 62

GESTIONE 3: Buone pratiche nella gestione delle sorgenti naturali ... 63

TUTELA 1: Censimento, mappatura e monitoraggio dei nuclei di rinnovazione di abete bianco. ... 64

TUTELA 2: Monitoraggio della produttività, della composizione floristica e del carico in UBA delle aree a pascolo. ... 65

CONSERVAZIONE 1: Ripristino, manutenzione e recupero conservativo dei sentieri naturalistici già esistenti ... 70

CONSERVAZIONE 2: Obbligo di comunicazione all’ente gestore dell’abbandono e/o della ripresa di attività agropastorali. ... 72

REGOLAMENTO 1: Recupero e tutela dei prati e pascoli. Definizione del carico massimo ammissibile di bestiame (UBA/ha/anno) in relazione ai differenti habitat. ... 73

AZIONI INSERITE NEL PIANO DI GESTIONE DEI SITI SIC IT9210250 TIMPA DELLE MURGE E IT9210075 LAGO DUGLIA, CASINO TOSCANO, PIANA DI SAN FRANCESCO ... 75

VALUTAZIONI CONCLUSIVE SULLA SIGNIFICATIVITÀ DELL’INCIDENZA DEL PIANO DI ASSESTAMENTO ... 81

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1. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Direttiva Europea 79/409/CEE del 02-04-1979

Relativa alla conservazione degli uccelli Selvatici. Pubblicata nella G.U.C.E. del 25-04-1979, n. L. 103 Direttiva Europea 92/43/CEE del 21-05-1992

Relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

Pubblicata nella G.U.C.E. del 22-07-1992, n L. 206 D.P.R. n. 357 del 08-09-1997

Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Suppl. alla G.U. del 23-10-1997, n.

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Decreto del MATT del 3 Settembre 2002

Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000, G.U. del Repubblica Italiana n.224 del 24 settembre 2002

L. n. 221 del 3 ottobre 2002

Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992 n. 157 D.P.R. n. 120 del 12-03-2003

Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8-

Settembre 1997, n. 357, concernente l’attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

Pubblicato nella G.U. del 30-05-2003, n.124 D.G.R. n. 2454 del 22 Dicembre 2003

d.p.r. 8 Settembre 1997, n. 357 – Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna

selvatiche.INDIRIZZI APPLICATIVI IN MATERIA DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA D.G.R. n. 590 del 14 Marzo 2005

INDIVIDUAZIONE E RICHIESTA DI INDIVIDUAZIONE DI NUOVE ZONE A PROTEZIONE SPECIALE ZPS

Individuazione delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) ai sensi ed in applicazione della Direttiva

“Habitat” 92/43/CEE e della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE quali: IT9210275 MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E DEL MONTE ALPI corrispondente all’IBA coerentemente con le richieste manifestate dalla commissione Europea nel parere motivato ed allegati IV.

Decreto del MATT del 17 ottobre 2007,

Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS), G.U. della Repubblica Italiana n. 258 del 6 novembre 2007

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2. PREMESSA

La valutazione d’incidenza è un procedimento di carattere preventivo introdotto dall’art. 6, comma. 3, della direttiva “Habitat” con lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e/o progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionare, eventualmente, l’equilibrio ambientale. In ambito nazionale, la valutazione d’incidenza viene disciplinata dall’art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n. 120 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l’art. 5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat”. In base all’art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario.

Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico - venatori e le loro varianti.

Lo studio per la valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell’allegato G al DPR 357/97 che prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere:

- una descrizione del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all’uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all’inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;

- un’analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche.

Nell’analisi delle interferenze occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell’ambiente. Per gli atti di pianificazione territoriale di rilevanza regionale, interregionale, provinciale e comunale, lo studio per la valutazione di incidenza viene presentato alle regioni e alle province autonome competenti (DPR 120/2003, art. 6 comma 2).

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METODOLOGIA

La procedura della valutazione di incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i principali effetti che il piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.

Infatti, “la valutazione è un passaggio che precede altri passaggi, cui fornisce una base: in particolare, l’autorizzazione o il rifiuto del piano o progetto. La valutazione va quindi considerata come un documento che comprende soltanto quanto figura nella documentazione delle precedenti analisi *.

La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:

FASE 1: verifica (screening) – processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta all’effettuazione di una valutazione d’incidenza completa qualora l’incidenza risulti significativa;

FASE 2: valutazione “appropriata” – analisi dell’incidenza del piano o del progetto sull’integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della

funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie;

FASE 3: analisi di soluzioni alternative – individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull’integrità del sito;

FASE 4: definizione di misure di compensazione – individuazione di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato.

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3. DESCRIZIONE DEL PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE

Caratteristiche Geografiche e Amministrative

Il complesso Assestamentale, di proprietà del comune di San Giorgio Lucano risulta suddiviso essenzialmente in tre corpi principali, due relativamente vicini al centro abitato (Località Valle delle scale e Codicino) posti ad Est dello stesso centro con altimetrie basse comprese tra i 250 m. e 460 m.

facenti parte entrambi del bacino idrografico del torrente Sodano (affluente del fiume Sarmento), ed uno situato nel comune di Terranova di Pollino (loalità Catusa) con altezze sul livello del mare superiore ai 1250 m.

Gli elementi cartografici del terrritorio oggetto del Piano di Assestamento sono riferibili alle tavolette IGM di seguito elencate: 211 II NE (San Giorgio Lucano); 211 II SE (Oriolo); per i Terreni nei Limiti comunali e 221 I NO (Terranova di Pollino) per i terreni nell’isola amministrativa

Aspetti Vegetazionali del complesso assestamentale

I boschi oggetto del presente lavoro, ricadono all’interno della area Nord Est del Massiccio del Pollino ed è quindi a questo che si fa riferimento per l’inquadramento paesaggistico e vegetazionale a più ampio raggio.

Il paesaggio si caratterizza per una interessante alternanza di basse e medie colline, altipiani e zone montuose. Prevalgono ecosistemi colturali, in cui è evidente il segno dell’attività antropica, ma sono presenti anche ampie zone semi-naturali dove la foresta, pur da sempre intaccata dalla mano dell’uomo, conserva tratti di notevole pregio naturalistico. In località denominata Pietra Sasso si può godere di un ottimo punto panoramico su gran parte del territorio circostante.

Dal punto di vista vegetazionale, fra le quote di 200 a 1800 m, comprende, secondo la classificazione proposta da Pignatti (1979), zone che ricadono dalla fascia mediterranea temperata, nella fascia sannita e nella fascia subatlantica.

La fascia mediterranea temperata (da 200 a 500 m di quota) è oggi costituita prevalentemente da boschi cedui a Quercus ilex, Fraxinus ornus e Carpinus orientalis, cui si intercalano lembi di macchia mediterranea, a queste quote la vegetazione forestale è in gran parte sostituita da oliveti.

La fascia sannita (da 500 a 1000 di quota) è caratterizzata dalla presenza dei querceti a foglia caduca, in cui dominano Quercus cerris, le specie del ciclo di Quercus pubescens e Quercus frainetto. Lungo i corsi d’acqua e nelle zone più umide presenze non trascurabili di formazioni ad Alnus cordata e Salix spp. Localmente si rinvengono anche boschi di castagno (Castanea sativa) con presenze significative di agrifoglio (Ilex aquifolium) nel sottobosco.

La fascia subatlantica (da 1000 a 1800 m di quota) è sostanzialmente caratterizzata dalla presenza dei boschi di faggio (Fagus sylvatica) che si consocia l’abete bianco (Abies alba), con sottobosco in cui sono specie ricorrenti Daphne laureola e Ilex aquifolium.

Come più rilevanti tipi forestali si hanno quindi, a scala di bacino:

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x querceti misti a Quercus cerris, con subordinate Quercus pubescens,Quercus virgiliana e Quercus dalechampi : sono boschi intensamente utilizzati e alterati dall’uomo attraverso la ceduazione a turni brevi e il pascolo; testimonianza di ciò è un sottobosco caratterizzato dalla frequente presenza di specie di margine e di pascolo (Prunus spinosa, Spartium junceum, Daucus carota, Rosa canina, ecc.) e una significativa presenza di geofite (>10%). Non mancano, nelle zone meno soggette a disturbo, formazioni di maggior pregio, a copertura semi-chiusa, in cui alle querce si associano, nelle ubicazioni più fresche, latifoglie quali Alnus cordata, Ostrya carpinifolia, Tilia platyphyllos, Fraxinus oxycarpa, ecc; diffuso anche Carpinus orientalis. In termini corologici, le categorie prevalenti sono nell’ordine: eurimediterranee, europee-orientali, cosmopolite. Dal punto di vista fitosociologico gran parte di questi boschi sono riferibili all’associazione Melittion-Quercion frainetto (cfr. anche Aita et al. 1974).

x querceti a prevalenza di Quercus frainetto e Quercus cerris: sono boschi di solito di buona consistenza, per lo più governati ad alto fusto, talvolta a copertura pluristratificata, in cui si riscontra la presenza subordinata di Quercus pubescens e un piano inferiore con aceri (Acer obtusatum, A.

campestre, A. monspessulanum), Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Carpinus orientalis, ecc. Nel piano arbustivo ed erbaceo frequenti le specie tipiche di substrati acidi o sub-acidi: Genista tinctoria, Cytisus villosus, Erica arborea, fra gli arbusti; Teucrium siculum, Anthoxanthum odoratum, Sedum tenuifolim, ecc., fra le erbacee. Anche in questo caso significativa la presenza delle geofite (>10%) e più elevata, rispetto ai querceti misti, la presenza delle emicriptofite (46% vs. 40%), a testimonianza di una maggiore continentalità di queste stazioni. Lo spettro corologico è lo stesso del querceto misto, così come l’associazione fitosociologica di riferimento.

x faggete: occupano la fascia sovrastante i querceti fino alle quote più alte del bacino. Si tratta di boschi generalmente in buone condizioni vegetative, in cui lo strato arboreo è largamente dominato dal faggio, con presenze sporadiche di Abies alba (ZPS Rubbio), aceri (A.

pseudoplatanus e A. Lobelii), tigli (Tilia x vulgaria), Fraxinus excelsior, Ulmus glabra, ecc. Dal punto di vista fitosociologico si tratta di formazione riferibile all’Aquifolio-fagetum definito da Gentile (1969) (faggeta montana termofila). Si tratta della faggeta tipica dell’Appennino meridionale che si sviluppa prevalentemente in ambienti con buona o elevata umidità atmosferica; nel sottobosco le specie tipiche dell’associazione: Ilex aquifolium, Daphne laureola, Lathyrus venetus, Melica uniflora, Euphorbia amygdaloides e anche specie quali Allium ursinum, Anemone apennina, Geranium versicolor, Galium odoratum, Mercurialis perennis, Sanicula europea, Poligonatum multiflorum, Paris quadrifolia, Viola reichenbachiana, Mycelis muralis., Aremonia agrimonoides, diverse orchidacee del genere Cephalanthera, ecc. In termini corologici, le categorie prevalenti sono nell’ordine: europee- orientali, eurimediterranee, cosmopolite; lo spettro biologico mette in evidenza una larga prevalenza delle emicriptofite.

Sono inoltre presenti:

x pascoli-cespugliati in cui, per la diminuzione del pascolo, si assiste frequentemente all’ingresso di specie arbustive d’invasione: alle quote più basse (fino a 900 m) prevalgono le specie dei Prunetalia spinosae (Spartium junceum, Rubus humifolius, Pyrus pyraster, Prunus spinosae, Crataegus monogyna, ecc.); alle quote più alte (da 900 a oltre 1300 m) spesso si trova Ilex aquifolium, testimone della pregressa copertura forestale. La vegetazione erbacea è riferibile ai Thero-Brachyopodietea e ai Festuco-Brometea.

x rimboschimenti, non molto estesi (località Piano Battaglia e Conserva), edificati da conifere (Pinus nigra, Pinus halepensis, Cupressus sempervirens, C. arizonica, C.

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macrocarpa), con qualche sporadica robinia (Robinia pseudoacacia). Spesso si tratta di popolamenti in mediocri condizioni vegetative, per assenza di cure colturali, in cui le chiarie interne create dal crollo di qualche pianta incominciano a essere ricolonizzate da latifoglie, quali Acer campestre, Malus sylvestris, Pyrus pyraster, Crataegus monogyna, più raramente da qualche esemplare di Quercus cerris e Q. frainetto.

I boschi del comune di San Giorgio Lucano

Le foreste di proprietà del Comune di San Giorgio Lucano sono divisibili in due Macro aree differenziabili principalmente dalla posizione geografica che essi occupano.

La prima Macro area si sviluppa prossimalmente al centro abitato e si caratterizza dalla presenza di boschi, macchie e rimboschimenti. Essi rappresentano le tipologie fisionomiche prevalenti nell’area meridionale del materano secondo la Carta Forestale di I livello della Regione Basilicata. Da un punto di vista della composizione specifica, i boschi situati alle quote più basse sono caratterizzati principalmente dalla presenza di Leccio (Quercus ilex) che a seconda della giacitura, esposizione e sfruttamento antropico, assume conformazione a macchia alta associata a Erica arborea L., Fraxinus ornus L., Cyclamen hederifolium Ait., Spartium junceum L., Brachypodium sylvaticum L., Rubus ulmifolius Schott, Cistus salvifolius L., Teucrium flavum L., Quercus virgiliana Ten., Cytisus villosus Pourret, Clinopodium vulgare L., Poa sylvicola Guss., Viola alba Besser subsp. dehnhardtii (Ten.) W.

Beker, o a macchia bassa con cisti (Cistus salvifolius L. e Cistus monspeliensis L. e Dorycnium rectum Ser.), Pistacia lentiscus L., Rhamnus alaternus L., Phillyrea latifolia L., Euonimus europaeus L., Coronilla emerus L., Colutea arborescens L., Spartium junceum L., Carpinus orientalis Miller, Osyris alba L., Rubus ulmifolius Schott., Crataegus monogyna Jacq., Quercus cerris L., Quercus virgiliana Ten. Tale vegetazione situata soprattutto nei versanti secchi con notevole pendenze e con suoli degradati può essere inquadrata nella associazione Teucrio siculi-Quercetum ilicis Gentile 1969 dell’alleanza Erico- Quercion ilicis. Lo stesso leccio tende ad assumere una conformazione di ceduo semplice e composto soprattutto in corrispondenza di impluvi freschi e aree umide, giustificandone l’intervento ancora in atto di taglio nell’area boscata codicino.

I querceti mesofili e meso – termofili sono rappresentati da due fustaie di Cerro poste una in località Codicino e una in località Valle delle Scale con caratteristiche totalmente diverse. La prima classificabile come una Fustaia adulta è caratterizzata da soggetti in buono stadio fitosanitario formante uno strato monoplano sotto il quale si sviluppa uno strato di carpinella particolarmente vigorosa, la stessa a causa di numerosi interventi da parte del cantiere forestale tende anch’esso ad assumere un portamento filante con uno al massimo due polloni per ogni ceppaia. Il bosco di Cerro in contrada Valle delle Scale invece assume caratteristiche totalmente diverse al limite della stessa classificazione di Bosco di specie quercine. I soggetti presenti assumono una conformazione del tutto relittuale in maggioranza secchi o al massimo con poche ramificazioni ancora verdi. Nello strato dominato di detto bosco si è già innescato un processo di successione termofila con presenza più o meno accentuata di carpinella, aceri, frassini, sorbo, nelle aree più calde varie sclerofile accompagnano dette specie tra cui Pistacia terebinthus, Pistacia lentiscus, Phillirea angustifolia, Juniperus communis Dal punto di vista fi tosociologico, le cerrete termofile afferiscono all’ordine Quercetalia pubescenti- petraeae e, nel suo ambito, è possibile riconoscere due alleanze. Alla prima, Carpinion orientalis, presente soprattutto nei boschi di roverella. La seconda, Teucrio siculi-Quercion cerridis, è endemica del settore centro-meridionale della penisola, con optimum sinecologico sui substrati acidi e subacidi (flysch, vulcaniti, arenarie ompatte, complessi pelitico-arenacei); le specie caratteristiche sono Teucrium siculum, Malus fl orentina, Quercus frainetto, Silene viridiflora, Digitalis micrantha, Iris

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foetidissima, Echinops siculus, Ptilostemon strictum, Crepis leontodontoides, Cytisus villosus, Veronica chamaedrys, Lychnis coronaria. Tra le formazioni forestali presenti vanno poi segnalate le zone rimboschite allo scopo di proteggere suoli con gravi rischi di erosione: le specie più utilizzate per tali scopi sono state il pino nero (sul centro abitato di San Giorgio Lucano) e il cipresso dell’Arizona (Cipressus arizonica). Si tratta di specie particolarmente rustiche in grado di fornire in tempi relativamente brevi un'adeguata protezione del suolo.

Figura 1 Carta Forestale del territorio comunale

Tutt’altre caratteristiche assume il complesso boscato nel comune di Terranova di Pollino in contrada Catusa (Seconda Macro area) le formazioni forestali sono riferibili alla faggeta montana termofila tipica dell’Appennino meridionale (Aquifolio fagetum Gentile 1969) (CORINE V livello 31154). Al faggio si consocia, in varia misura alle quote più alte e in posizione in parte subordinata, l’abete bianco. Nella porzione inferiore della foresta, su di una piccola area, si diffonde anche il cerro (querceto mesofilo) al quale si associano spesso il pero selvatico, gli aceri e i carpini.

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Figura 2 Carta Forestale dei Terreni in Terranova di Pollino

Le faggete dell’Appennino meridionale sono state in passato inquadrate da diversi studiosi in associazioni e alleanze fitosociologiche diverse, in relazione a conoscenze scarse e frammentarie a proposito delle faggete meridionali. Solo sul finire degli anni ’60 Gentile (1969) ha studiato approfonditamente tutti gli aspetti dai più evoluti a quelli maggiormente degradati fino a quelli di transizione. Le faggete del Pollino confermano la peculiarità floristica ed ecoclimatica delle faggete sud-appenniniche rispetto a quelle nord-appenniniche e centro europee. Esse sono inquadrate nell’alleanza Geranio-Fagion Gentile 1969, che inquadra le faggete dell’Italia meridionale e della Penisola Balcanica. Tale alleanza è caratterizzata da un contingente floristico costituito dalle specie Geranium versicolor L. (= Geranium striatum), Cyclamen hederifolium Aiton, Doronicum orientale Hoffm., Anemone apennina L.

Le associazioni di faggeta presenti nell’area del Pollino sono due: l’Aquifolio-Fagetum Gentile 1969 e l’Asyneumati-Fagetum Gentile 1969, corrispondenti rispettivamente alla associazione della zona inferiore del faggio, cioè al limite inferiore fino ai 1500 m. di quota circa, e quella della zona superiore, cioè dai 1500 m. circa di altitudine al limite superiore dell’orizzonte. Nell’associazione Aquifolio- Fagetum si riscontra tra le specie caratteristiche: Ilex aquifolium L., Daphne laureola L., Potentilla micrantha Ram., Melica uniflora Retz., Lathyrus venetus (Miller) Wohlf., Euphorbia amygdaloides L..

Mentre l’associazione della zona superiore è caratterizzata da Campanula trichocalycina Ten., Ranunculus brutius Ten., Lamium galeobdolon (L.) Crantz.

Maggiormente diffusa sul Pollino è l’associazione della fascia superiore cioè l’Asyneumati-Fagetum. Di grande interesse è la variante ad Abies alba Mill. ed Elymus europaeus L. in quanto forma di vegetazione climatica particolarmente estesa al Pollino (Piano Canocchiello, Piano Iannace, Bosco Toscano, Cugno Ruggero e Cugno dell’Acero).

La faggeta di contrada Catusa/Quarto di San Giorgio, presenta, infatti, una fitta copertura di faggio, interrotta solo alle quote più alte da esemplari di Abies alba. Il sottobosco si presenta rado per quanto riguarda lo strato arbustivo, a causa della forte pressione antropica del passato e delle peculiari caratteristiche del Faggio, che convive bene in associazione solo con se stesso. Infatti, oltre che a giovani esemplari di Fagus sylvatica sono stati osservati solo pochi arbusti di Crataegus monogyna

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Jacq., Ilex aquifolium L., Daphne laureola L., Acer obtusatum W. et K., Sambucus ebulus L.. Più ricca invece risulta la componente erbacea con: Fragaria vesca L., Lathyrus venetus L., Ranunculus velutinus Ten., Ranunculus brutius Ten. (raro), Ajuga reptans L., Dactylorrhiza saccifera Soò (rara), Polmonaria vallarsae Kerner (rara), Potentilla micrantha Ramond, Pteridium aquilinum L., Geranium robertianum L., Geranium versicolor L., Mycelis muralis (L..) Dumort, Galium odoratum L., Arum lucanum Cavara e Grande, Polygonatum multiflorum L., Lamium album L., Physospermum verticillatum (W. et K.) Vis., Allium ursinum L., Doronicum orientale Hoffm., Smyrnium rotundifolium Miller, Sanicula europaea L., Primula vulgaris L., Polystichum filix-mas Scott, Rumex sanguineus L. , Silene alba (Miller) Krause, Bellis perennis L., Myosotis sylvatica Hoffm, Lathraea clandestina (L.) (rara).

Aspetti faunistici del complesso assestamentale

Il territorio di San Giorgio Lucano, ricade per il 50% nel Parco Nazionale del Pollino, la restante parte è posizionata adiacentemente e precisamente al confine Nord-Est della stessa perimetrazione.

Per tale motivo da un punto di vista sia ecologico che faunistico, le caratteristiche tendono ad essere uguali, anche se inevitabilmente l’apertura della caccia nelle aree fuori parco determinano una diminuzione di esemplari cosiddetti cacciabili, come il cinghiale e numerose specie di uccelli.

Nelle superfici boscate del bacino del fiume sodano infatti, la concentrazione di cacciatori nel periodo di apertura è sicuramente maggiore rispetto ad altre aree regionali in quanto la selvaggina presente tende comunque a stanziarsi con maggiore presenza nelle aree limitrofe alle aree protette.

Per quanto attiene invece alle specie presenti esse sono comunque identificabili con le stesse presenti nel Parco.

Tra le specie più importanti presenti sono:

- il Lupo (Canis Lupus).

Il lupo, secondo quanto riferito dalla gente del posto, non compare spesso nei boschi di San Giorgio Lucano, ma quando vi arriva spesso fa strage degli animali domestici.

- il cinghiale (Sus Scrofa).

Il cinghiale presente in zona è quello del ripopolamento, introdotto per la sopravvivenza del lupo, ma in pochi anni ha raggiunto un numero tale da invadere ogni territorio a loro disposizione in quanto la loro mole li ha protetti dall’aggressione dei lupi. Gli agricoltori lamentano danni da cinghiali provvedendo a richiedere il risarcimento all’Ente Parco Nazionale del Pollino, il quale ha predisposto una serie di incentivi per la realizzazione di opere di difesa da danni provocati dalla fauna selvatica.

Anche nel boschi di San Giorgio Lucano la loro presenza è ovunque, e si riconosce dagli scavi fatti al cotico erboso, alle fosse nei pressi di sorgenti d’acqua od acquitrini, lungo i fossi, e sui tronchi degli alberi. Molte piante, soprattutto nei rimboschimenti avvenuti con conifere, sono state danneggiate dai cinghiali ed alcune sono addirittura seccate..

La fauna di interesse comunitario presente nei boschi della Farneta e descritta da Natura 2000 è la seguente: Athene noctua (Civetta), Buteo buteo (Poiana), Caprimulgus europeus (Succiacapre), Columbus palumbus (Colombaccio), Dendrocopos major, Milvus migrans (Nibbio bruno), Milvus milvus (Nibbio reale), Oriolus oriolus (Rigolo), Otus cops (Assiolo), Picus viridis (Picchio verde), Scolopax rusticola.

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La fauna di interesse comunitario presente nel bosco Catusa e descritta da Natura 2000 è la seguente: Accipiter nisus (Sparviere), Apus apus (Rondone), Aquila chrysaetos, Athene noctua (Succiacapre), Bubo bubo (Gufo reale), Buteo buteo (Poiana), Colomba palumbus (Colombaccio), Corpus corax (Taccola), Cuculus canorus (Cuculo), Dendrocopos mayor, Dendrocopos medium, Dryocopus martius (Picchio nero), Falco biarmicus (Lanario), Falco peregrinus (Falco pellegrino), Hirundo rustica (Rondine), Lanius collirio , Milvus migrans (Nibbio bruno), Milvus milvus (Nibbio reale), Oriolus oriolus (Rigolo), Otus scops (Asiolo), Picus viridis (Picchio verde), Scolopax rusticola, Turdus philomelos (Tordo bottaccio), Upupa epops (Upupa), Canis lupus (Lupo), Bombina variegata, salamandrina terdigitata (Salamandra dagli occhiali), triturus carnifex (Tritone), Emys orbicularis, Buprestis splendens, Cerambyx cerdo (Cerambice), Rosalia alpina.

Oltre alla fauna già ricordata è stata riscontrata e descritta da altri autori nell’area del Pollino la seguente altra fauna:

- Mammiferi: Erinaceus europaeus (Riccio europeo), Talpa romana (Talpa romana), Myotis myotis (Vespertilio maggiore), Pipistrellus pipistrellus (Pipistrello nano), Lepus europeus (Lepre comune), Apodemus sylvaticus (Topo selvatico), Mus domesticus (Topo domestico), Histrix cristata (Istrice), Vulpes vulpes (Volpe), Meles meles (Tasso), Mustela navalis (Donnola), Mustela putorius (Puzzola), Martes faina (Faina), Felix silvestris (Gatto selvatico).

- Volatili: Pernis apivorus (Falco pecchiaiolo), Neophon percnopterus (Capovaccaio), Circaetus gallicus (Biancone), Falco tinnunculus (Ghebbio), Falco vespertino (Falco cuculo), Perdix perdix (Starna), Coturnix coturnix (Coturnice), Streptopelia turtus (Tortora), Tyto alba (Barbagianni), Strix aluco (Allocco), Prunella modularis (Passera), Erithocus rubecula (Pettirosso), Luscinia megarhynchos (Usignolo), Monticola solitarius (Passero solitario), Turdus merula (Merlo), Sylvia atricapilla (Capinera), Parus major (Cinciallegra), Sitta europea (Picchio muratore), Garrulus gliandarius (Ghiandaia), Pica pica (Gazza), Corpus corone (Cornacchia), Corpus corax (Corvo imperiale), Fringilla coelebs (Fringuello), Caduelis chloris (Verdone), Carduelis carduelis (Cardellino).

- Rettili ed anfibi: Salamandra salamandra gigliolii (Salamandra pezzata), Rana dalmatica (Rana agile), Emys orbicularis (Testuggine d’acqua), Tarantola mauritanica (Tarantola muraiola), Hemidactylus turcicus (Geco verrucoso), Lacerta viridis (Ramarro), Podarcis sicula (Lucertola campestre), Coluber viridiflabus (Biacco), Elaphe quatuorlineata (Cervone), Natrix natrix (Biscia dal collare), Elaphe longissima (Saettone), Vipera aspis (Vipera comune).

I Vincoli

Le superfici oggetto della presente pianificazione si differenziano anche in questo caso in due aree la prima riguarda i boschi nel territorio comunale di San Giorgio lucano (A) e la seconda nel territorio di Terranova del Pollino (B). Quando la prima macro area è totalmente esterna al Parco nazionale del Pollino la seconda ne fa parte totalmente ed è quindi soggetta ai vincoli naturalistici specifici per le aree protette. Nel descrivere i vari vincoli presenti si farà riferimento alla indicazione A o B a seconda se ci troviamo nella prima o nella seconda Macro area.

I vincoli imposti sui territori oggetto dello studio, messi in evidenza dalla carta dei vincoli, sono:

1) vincolo di pianificazione comunale;

2) vincolo idrogeologico;

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3) vincolo paesaggistico;

4) vincolo SIC.

5) Vincolo ZPS

VINCOLO DI PIANIFICAZIONE COMUNALE (A e B)

Il Piano regolatore del comune di San Giorgio Lucano fa rientrare l’area di studio nella zona E: zona agricola. In essa è possibile qualsiasi attività volta alla coltivazione agricola e forestale ed

all’allevamento del bestiame. E’ permesso l’edificazione di strutture residenziali per gli addetti nel settore agro-silvo-pastorale con if pari a 0,03 mc/mq., e per gli annessi , if pari a 0,07 mc./mq.

Le aree ricadenti in agro di Terranova di Pollino sono inserite nello strumento urbanistico di questo comune e trattati allo stesso modo di quelle di San Giorgio Lucano.

VINCOLO IDROGEOLOGICO (A E B)

Il vincolo idrogeologico è stato imposto dalla legge 30/12/1923 n. 3267 ed è diretto a difendere la stabilità del terreno e ad evitare la denudazione ed il turbamento del buon regime delle acque

superficiali. Questo vincolo interessa tutte le superfici comunali con esclusione soltanto di piccoli lembi non interessanti il Piano di Assestamento.

AREE PROTETTE (Parco Nazionale del Pollino – EUAP 0008) (A)

Vincolo Paesistico

Il vincolo paesistico è stato imposto dalla legge del 29/6/1939 n. 1497 e successive modificazioni e dal DPR 15/11/93 istitutivo del Parco Nazionale del Pollino il cui territorio rientra per intero.

All’art. 1 della misura di salvaguardia del Parco Nazionale del Pollino, il territorio del Parco di cui fanno parte le superfici di studio, è stato suddiviso in due zone:

- zona 1 – di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente grado di antropizzazione;

- zona 2 - di valore naturalistico, pasesaggistico e culturale con maggiore grado di antropizzazione.

Per la conoscenza di determinati vincoli specifici nell’ambito di ciascuna zona si fa riferimento alle misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Pollino.

L’intero territorio comunale di San Giorgio Lucano ricadente nel Parco è compreso nella zona 1nella quale sono vietati non solo quelle attività elencate all’art. 3 ma anche quelle elencate all’art. 4 delle norme di salvaguardia.

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VINCOLO SIC (SITI DI INTERESSE COMUNITARI) (A)

I siti di interesse comunitari sono stati scelti allo scopo di conservare e tutelare particolari habitat che sono stati individuati nell’ambito del territorio comunitario. La superficie boscata Catusa /Quarto San Giorgio rientra in due Siti molto importanti per l’area Pollino, SIC IT 9210075 Lago Duglia, Casino Toscano e Piana di San Francesco e in piccola parte la SIC IT 910250 Timpa delle Murge. Di seguito vengono riportate le principali caratteristiche dei Due siti.

Figura 3 Aree SIC

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Vincolo ZPS (Zona a Protezione Speciale)

Area ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI,

Figura 4 ZPS

Caratteristiche generali del sito: Territorio prevalentemente montuoso, caratterizzato da emergenze naturalistiche peculiari dell’appennino meridionale sia geomorologicamente (glacialismo, carsismo, fenomeni tettonici) sia nel popolamento floro – faunistico (specie endemiche, cenosi relittuali… ) L’habitat 6210 è prioritario.

Qualità e Importanza: Territorio generalmente con elevato stato di conservazione, molto importante per la notevole diversità ambientale e le numerose specie animali e vegetali endemiche.

Vulnerabilità:

• Attività antropiche ad elevato impatto ambientale (infrastrutture, urbanizzazione di aree montane, centrali per la produzione di energia elettrica.

• Scarso controllo e regolamentazione delle attività turistiche

• Abbandono delle pratiche agricole e selvicolturali tradizionali

• Perdita di valore paesaggistico per la possibile costruzione di elettrodotti e parchi eolici.

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4. ASSESTAMENTO DEL BOSCO: PRESENTAZIONE DEL PARTICELLARE FORESTALE

L’assestamento dei Boschi di proprietà del Comune di San Giorgio Lucano, prevede le seguenti comprese:

Compresa colturale (ordinaria)

Compresa dei Cedui

Compresa di protezione (eteroprotezione, autoprotezione, idroprotezione)

Compresa dei Rimboschimenti

Compresa dei Miglioramenti

Compresa de Pascoli

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COMPRESA PARTICELLA FORESTALE ha

6 8,54,84

15 10,98,81

17 24,79,84

18 39,47,12

19 24,29,75

21 38,86,11

22 35,30,60

23 37,23,75

25 48,49,28

269,00,10

4 22,22,02

5 13,36,68

35,58,70

1 42,04,96

2 14,58,04

3 28,92,17

8 14,90,30

9 21,41,89

121,87,36

RIMBOSCHIMENTI 7 35,28,72

35,28,72

10 2,32,87

11 14,65,61

12 6,16,70

13 4,37,51

20 12,83,84

40,36,53

14 8,34,26

16 33,75,86

24 15,86,99

57,97,11

COLTURALE

CEDUI

PROTEZIONE

MIGLIORAMENTI

PASCOLI

TOTALE

TOTALE

TOTALE TOTALE

TOTALE

TOTALE

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Figura 5 Grafico Comprese

La funzione assegnata a ciascuna compresa individua la funzione prevalente della stessa senza per questo escludere altre funzioni e fruizioni attuali. In particolare il complesso silvo-pastorale Catusa/Quarto di San Giorgio, a causa dell’ubicazione, riveste una notevole funzione turistico- ricreativo e paesaggistica.

Tuttavia l’analisi e la interpretazione delle caratteristiche bioecologiche e strutturali dei popolamenti forestali suggerisce di assegnare delle funzioni prevalenti e di individuare attitudini potenziali dei diversi popolamenti.

L’unità colturale di riferimento è la particella forestale che definisce una stazione forestale con caratteri di omogeneità nei riguardi dell’ambiente fisico-ecologico. Sono state realizzate, 25 particelle forestali.

La superficie delle singole particelle si distingue in :

Superficie Totale

Superficie Utile

Superficie coperta

La superficie media delle particelle è di 22,40 ha, la minima di 2,32 ha (Particella forestale n. 10) e la massima di 48,49 ha (Particella forestale n. 25). La particella 25, inglobata nella compresa colturale supera i limiti di superficie indicati nella D.G.R. n°613 del 30 Aprile 2008 (Linee guida dei Piani di Assestamento Forestale). Questa difformità si è resa necessaria in quanto si è ritenuto utile far coincidere il confine particellare con strade e piste presenti, rilevando contestualmente la mancanza di confini fisiografici all’interno della superficie boscata.

Superficie totale delle comprese: 560,08,52 ettari

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COMPRESA COLTURALE

La compresa comprende le particelle n. 6 – 15 – 17 – 18 – 19 –21 – 22 – 23 – 25

I popolamenti forestali inclusi nelle particelle di questa compresa sono popolamenti suscettibili di interventi colturali.

Per le particelle poste nel territorio del Comune di Terranova di Pollino (15 – 17 – 18 – 19 –21 – 22 – 23 – 25), trattasi in parte di popolamenti giovani di 60-70 anni di età, cedui invecchiati e perticaie, con ampi tratti fustaia a struttura irregolare. Gli interventi programmati rientrano nel normale ciclo colturale come da prassi selvicolturali e tendono al raggiungimento di un equilibrio cronologico- strutturale.

Le riprese previste nel piano dei tagli, molto contenute e di tipo colturale, sono studiate con il preciso scopo di esaltare la multifunzionalità del bene forestale. Gli interventi colturali, ben calibrati, precauzionali, sono mirati a migliorare le caratteristiche strutturali e funzionali delle biocenosi forestali senza compromettere le molteplici funzioni che essi possono svolgere.

COMPRESA DEI CEDUI

La compresa comprende le particelle n. 4 - 5

Per le particelle poste nel territorio comunale, (4 - 5) i Popolamenti sono caratterizzati da formazioni a ceduo (composto) di Leccio. Tutte le particelle sono poste nel Complesso boscato Codicino, non verranno inserite nel piano dei tagli in quanto sono oggetto di taglio al momento della redazione del Piano. Il Comune di San Giorgio Lucano nell’anno 2012 ha infatti dato mandato a tecnici abilitati per la redazione di un Progetto di Taglio per suddette superfici poi regolarmente autorizzato dall’area programma Metapontino Colline materane.

COMPRESA DI PROTEZIONE

La compresa di protezione corrisponde alla particella n. 1 – 2 – 3 – 8 - 9.

Fanno parte di questa compresa tutte le particelle con pendenze particolarmente elevate e con soprassuolo costituito principalmente da macchia mediterranea che nelle zone più fresche si può considerare macchia a leccio.

Per quanto attiene la funzione prevalente di protezione debbono essere considerati i vari aspetti:

a) eteroprotezione, intesa come l’azione che il bosco svolge in relazione a fenomeni di dissesto in atto o prevedibili in futuro. È prioritario in questo caso che sia assicurata la capacità di autoperpetuazione del bosco in modo che tale azione sia esplicata in modo perenne e continuo nel tempo.

b) autoprotezione. La funzione di autoprotezione è da attribuirsi a quei complessi forestali in stato di equilibrio precario o per motivi stazionali (es.stazioni poste al limite della vegetazione arborea, stazioni con precario bilancio idrico ecc…).Su tale particelle non si prevede una ripresa nel decennio

c) idroprotezione. Funzione di protezione che riveste una importanza notevole in vicinanza di sorgenti di acqua e zone di captazione.

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COMPRESA DEI RIMBOSCHIMENTI

La compresa dei rimboschimenti comprende la particella n 7 per una superficie complessiva di ha 35,28,72. Non vengono incluse nella presente compresa piccole superfici rimboschite presenti nelle particelle 8 e 11, in quanto, avendo estensioni marginali sono state trattatte come inclusi particellari.

Rimane comunque confermata l’univocità di trattamento.

Le superfici costituite per la maggior parte da conifere formano soprassuoli estremamente semplificati nella struttura e nella composizione.

La monospecificità e la densità eccessiva, con presenza di piante esili e filate conferisce a tali formazioni una fragilità strutturale e bioecologica, evidenziata spesso da fenomeni di sofferenza diffusi da imputare a fattori di stress biotico ed abiotico.

Alla fase di impianto dei rimboschimenti non sempre è seguita una puntuale e diffusa “manutenzione”

attraverso l’applicazione di un adeguato regime di diradamenti. La gestione dei rimboschimenti è orientata alla “rinaturalizzazione”, che si propone di aumentare la complessità strutturale e di composizione onde accrescere la capacità di omeostasi di tali sistemi forestali. Gli interventi colturali variano a seconda degli stadi evolutivi degli stessi. In quelli più giovani sono previsti gli sfolli, le spalcature ed i diradamenti che tendono ad aumentare la stabilità individuale. I diradamenti, basati su presupposti di ordine biologico e ecologico, sono calibrati, nel tipo e nel grado, in modo da innescare e favorire la diffusione spontanea delle specie locali.

Laddove si osservano processi in atto di diffusione spontanea di latifoglie autoctone, gli interventi colturali sono mirati ad assecondare tali dinamiche ed in alcuni casi ad agevolare il processo mediante semina o piantagione negli spazi liberi da vegetazione.

COMPRESA DEI MIGLIORAMENTI

La compresa dei miglioramenti comprende le particelle n. 10 – 11 – 12 – 13 - 20

(Particelle 11 - 13) I soprassuoli che anticamente formavano boschi d’altofusto di cerro, a causa di tagli eccessivi e del pascolo senza limiti di carico, sono oggi caratterizzati da uno stato di degradazione diffuso, con elementi della macchia e specie termofile secondarie che si intercalano alle poche piante di Cerro rimanenti.

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Figura 6 Ortofoto 1988

Figura 7 Ortofoto 2006

La cessazione completa delle cause antropiche di disturbo (Pascolo ancora presente nell’area) e la ricostituzione dell'altofusto con interventi attivi, rimaneva l’unica alternativa alla gestione attuale.

Tuttavia, ripristinata dove possibile una maggiore consistenza del soprassuolo e una maggiore saldezza del suolo, parte dell'altofusto degradato può diventare, piuttosto che un discutibile bosco di produzione, un buon bosco a fruzione turistica (considerato la vicinanza al centro abitato e ai sentieri naturalistici presenti nell’area).

Il miglioramento di tali boschi e della loro funzionalità nel tempo, presuppone una serie di interventi mirati al ripristino dei processi di rinnovazione agamica e gamica. Nel primo caso risultano efficaci, oltre che a interdire il pascolo, semine artificiali integrative delle specie presenti, seguite a leggere lavorazioni del suolo che si presenta eccessivamente costipato o invaso da vegetazione invasiva. Nella maggior parte dei casi di boschi degradati risulta utile fare ricorso a vecchie tecniche e cure colturali oramai in “disuso” come la propagginatura per rinfoltire e colmare piccole aree vuote o la

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tramarratura per ripristinare la facoltà pollonifera delle ceppaie in via di esaurimento (Ciancio et el.

2002).

Non viene previsto in questo decennio nessun trattamento sistematico, al di fuori del materiale deperito o schiantato per l'azione del vento, della neve, del gelo, ecc., la cui eliminazione diventasse inevitabile.

L’esecuzione di interventi quali:

x rinfoltimenti e rimboschimenti, con semina e piantagione soprattutto di Roverella;

x tagli colturali leggeri per assecondare una evoluzione del soprassuolo verso strutture forestali più stabili sotto il profilo meccanico e biologico;

ora sommariamente indicati, deve avvenire comunque sulla base di specifici progetti e potranno essere finanziati anche con fondi accantonati dal Comune di San Giorgio Lucano presso la Regione Basilicata, ai sensi della L.R. 42/98 per opere di migliorie boschiva a seguito di ogni taglio, e/o con misure comunitarie, nazionali e regionali valide per la ricostituzione dei boschi degradati, oppure con i cantieri forestali nell’ambito delle attività delegate ai sensi della L.R. 42/98.

(Particelle 10 e 12) In queste particelle, i boschi si caratterizzano da una struttura biplana con il piano dominante costituito da elementi di Cerro e Roverella oltre che all’Acero trilobo nella sola particella 10. Il piano dominato invece è costituito da un ceduo particolarmente vigoroso di Carpinella che ostacola totalmente la rinnovazione delle specie dominati. Gli interventi in questo caso tenderanno alla diminuzione della densità della carpinella attraverso l’eliminazione di tutti polloni presenti sulla ceppaia ad eccezione del meno vigoroso che avrà una funzione di tira succhio. In questo modo si diminuirà la velocità di ricaccio della stessa dando più tempo alla rinnovazione naturale di svilupparsi.

(Particella 20) Trattasi di una particella che ha subito nel corso degli anni numerosi processi di alterazione ecologica che hanno portato inizialmente alla eliminazione della totalità del soprassuolo per dare spazio al pascolo e successivamente un totale abbandono. Il risultato è stato l’istaurarsi una successione secondaria con la formazione di un soprassuolo formato principalmente da Acero campestre, melastro e Perastro. Ad Oggi il bosco assume una struttura plustratificata con piante di acero anche di grosse dimensioni.

COMPRESA DEI PASCOLI

La compresa dei Pascoli comprende le particelle n. 14 – 16 - 24

In questa compresa sono racchiuse le superfici scoperte nel territorio di Terranova di Pollino dove è presente un pascolo caratterizzato da una copertura vegetante prevalentemente erbacea, con numerosi cespugli e arbusti che tendono a penetrare e ricolonizzare la superficie, dimostrando che la vegetazione erbacea attuale è di origine secondaria, derivante dalla eliminazione di una preesistente vegetazione legnosa arborea e arbustiva .

Nel periodo di piena fioritura, le aree mostrano una elevatissima biodiversità ed in particolare risultano particolarmente ricche di orchidacee spontanee. Detta vegetazione, inquadrabile prevalentemente nella classe Festuco-Brometea, individua un habitat prioritario della Direttiva 92/43/CEE denominato “Praterie aride seminaturali e facies arbustive dei substrati calcarei “Festuco- Brometea” con importanti siti di orchidee”.

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La pianificazione del pascolo risulta quindi di notevole importanza per quest’area in quanto la cessazione e la conseguente penetrazione di specie arbustive ed arboree rischia alla lunga di modificare l’assetto vegetazionale dell’area, trasformando l’intera pseudosteppa in un arbusteto, cancellando un habitat prioritario e gran parte della biodiversità che esso esprime.

Sotto il profilo gestionale si dovrà mantenere l’attività di pascolo escludendo i periodi di maggior fioritura delle orchidee (Febbraio – Maggio) e calcolando un carico di bestiame sostenibile o, in alternativa provvedere ad un periodico decespugliamento mirato alla eliminazione degli arbusti.

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5. INTERVENTI PROPOSTI

COMPRESA COLTURALE

Particella

Forestale Descrizione dell’intervento selvicolturale Ripresa Ripresa totale

% m3

23

Interventi modulari adatti alle diverse tipologie strutturali presenti all’interno della particella.

Nei tratti di Fustaia Adulta taglio di preparazione con diradamento selettivo degli individui deperienti a carico della massa intrcalare. Nei tratti di perticaia e giovane fustaia gli interventi avranno carattere selettivo con l’eliminazione dei soggetti sovrannumerari e dei fenotipi peggiori.

Sulla componente polocormica si effettuerà un intervento per bio-gruppi con il rilascio delle ceppaie dominate ed intervenendo su gruppi di ceppaie meglio conformate e/o dominanti, attraverso, ove i polloni sono ben affrancati, il taglio di uno massimo due soggetti scelti tra i piegati, di cattiva forma e deperienti. In casi diversi si potrà optare per il taglio completo.

12% 2.231,50

ha 33,59,42 Anno intervento 2013

25

Interventi modulari adatti alle diverse tipologie strutturali presenti all’interno della particella.

Nei tratti di perticaia e giovane fustaia gli interventi avranno carattere selettivo con l’eliminazione dei soggetti sovrannumerari e dei fenotipi peggiori.Nell’area interessata da una fustaia Adulta di Faggio e una spessina/perticaia di Abete si interverrà sul piano dominante con un diradamento al fine di favorire l’Abete bianco.Sulla componente polocormica si effettuerà un intervento per bio-gruppi con il rilascio delle ceppaie dominate ed intervenendo su gruppi di ceppaie meglio conformate e/o dominanti, attraverso, ove i polloni sono ben affrancati, il taglio di uno massimo due soggetti scelti tra i piegati, di cattiva forma e deperienti. In casi diversi si potrà optare per il taglio completo.

12% 3.345,83

ha 47,51,85 Anno intervento 2015

22

Nei tratti a giovane fustaia di Cerro interventi volti all’eliminazione dei soggetti soprannumerari e dei fenotipi peggiori, al fine di aumentare la complessità del sistema e a favorire la rinnovazione naturale continua e diffusa. Nei tratti a maggior densità si effettuerà un diradamento al fine di creare tratti di discontinuità della copertura. Nel popolamento di faggio gli interventi saranno volti a favorire la rinnovazione dove essa è presente tramite diradamenti selettivi. Dove non presente si procederà all’apertura di piccole buche prediligendo al taglio i soggetti peggio conformati. Nella foscia ecotonale nessun intervento prescritto.

18% 3.351,16

ha 34,87,02 Anno intervento 2017

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Interventi modulari adatti alle diverse tipologie strutturali presenti all’interno della particella.Nei tratti di Fustaia Adulta taglio di preparazione con diradamento selettivo degli individui deperienti a carico della massa intrcalare.

Nei tratti di perticaia/spessina gli interventi avranno carattere selettivo con l’eliminazione dei soggetti sovrannumerari e dei fenotipi peggiori.Sulla componente polocormica si effettuerà un intervento per bio-gruppi con il rilascio delle ceppaie dominate ed intervenendo su gruppi di ceppaie meglio conformate e/o dominanti, attraverso, ove i polloni sono ben affrancati, il taglio di uno massimo due soggetti scelti tra i piegati, di cattiva forma e deperienti. In casi diversi si potrà optare per il taglio completo.

12% 2.159,66

ha 37,26,27 Anno intervento 2019

18

Nei tratti di giovane fustaia gli interventi saranno volti all’eliminazione dei soggetti soprannumerari e dei fenotipi peggiori, al fine di aumentare la complessità del sistema e a favorire la rinnovazione naturale continua e diffusa. Nei tratti a maggior densità si effettuerà un diradamento al fine di creare tratti di discontinuità della copertura. Nei tratti di perticaia/spessina gli interventi avranno carattere selettivo con l’eliminazione dei soggetti sovrannumerari e dei fenotipi peggiori.

Nessun intervento in corrispondenza della Fontana Catusa.

12% 2.041,55

ha 34,02,46 Anno intervento 2021

15

Nei tratti di Fustaia Adulta taglio di preparazione e diradamento selettivo degli individui deperienti a carico

della massa intercalare.

15% 1038,48

ha 10,10,33 Anno intervento 2021

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INTERVENTI DA PREVEDERE PER LE PRIME DUE ANNUALITA’ DEL DECENNIO SUCCESSIVO (2023-2032)

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Nella fustaia disetanea Taglio a scelta colturale con interventi di diradamento su tutte le classi diamentriche allo scopo di mantenere la struttura disetanea del soprassuolo..

Sulle ceppaie policormiche si effettuerà un intervento per bio-gruppi. Si rilasceranno le ceppaie dominate e si interverrà su gruppi di ceppaie meglio conformate e/o dominanti, attraverso, ove i polloni sono ben affrancati, il taglio di uno massimo due soggetti scelti tra i piegati, di cattiva forma e deperienti. In casi diversi si potrà optare per il taglio completo.

12% 1.494,18

ha 24,06,23 Anno intervento 2023

17

Nei tratti a perticaia e giovane fustaia gli interventi hanno carattere selettivo con l’eliminazione dei soggetti soprannumerari e dei fenotipi peggiori. L’intervento deve favorire, laddove presenti, lo sviluppo dei nuclei di

rinnovazione attraverso l’alleggerimento della copertura.

12% 1.514,40

ha 20,92,35 Anno intervento 2025

6

Intervnti di diradamento selettivo sul piano dominato al fine di affermare la rinnovazione presente

ha 8,54,84 Anno intervento 2027

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COMPRESA DEI CEDUI

Particella

Forestale Descrizione dell’intervento selvicolturale Note

4

Taglio del ceduo composto di leccio.

Intervento Anticipato al 2012

ha 22,22,02 Anno intervento

2018

5

Taglio del ceduo composto di leccio.

Intervento Anticipato al 2012

ha 47,51,85 Anno intervento

2022

COMPRESA PROTETTIVA

Particella

Forestale Descrizione dell’intervento selvicolturale

1

Interventi atti a mitigare il più possibile il rischio di incendi attraverso il controllo delle aree marginali del bosco ed eventualmente l’asportazione di materiale secco e deperito. Realizzazione di piccoli sentieri e/o viali parafuoco al fine di interrompere l’avanzare di eventuali incendi. Nelle zone in cui il leccio tende ad assumere un governo a ceduo si interverrà con piccoli diradamenti sulla ceppaia al fine di innalzare il piano delle chiome. La gestione di questi soprassuoli, anche se non trova giustificazione nella esaltazione delle funzioni produttive, risulta importante per tre ordini di motivi. In primo luogo, la costituzione di popolamenti a fisionomia di fustaia si inserisce nel contesto di diversificazione paesaggistica e valorizzazione ambientale delle aree mediterranee; in secondo luogo l’innalzamento del piano delle chiome e la riduzione della biomassa facilmente combustibile riduce il rischio di incendio; infine, l’attuazione degli interventi selvicolturali permette di promuovere l’occupazione nel settore forestale. Eventuali altri interventi sulla particella dovranno escludere l’asportazione di biomassa diversa dal leccio per evitare la semplificazione della struttura e la perdita di biodiversità.

ha 42,04,96 Periodo di Intervento

2013-15

2

Possibile effettuare esclusivamente nella componente a leccio, leggeri e localizzati interventi selvicolturali finalizzati a guidare e/o assecondare l’evoluzione naturale del soprassuolo, nonché di messa in sicurezza delle aree limitrofe a strade, piste e sentieri.

ha 14,58,04 Periodo di Intervento 2013-2015

3

Nelle zone in cui il leccio tende ad assumere un governo a ceduo si interverrà con piccoli diradamenti sulla ceppaia al fine di innalzare il piano delle chiome.

Nelle zone in concomitanza di fossi dove vi è la coabitazione sia del Leccio che

27

Dott. Agr. Tedeschi Carmine via Roma, 98 – 85035 NOEPOLI (PZ)

(28)

ha 28,92,17 del carpino che del Cerro, si interverrà con diradamenti di piccola intensità a scapito dei soggetti malformati, deperienti.

Periodo di Intervento 2015-20

8

In prossimità del sentiero naturalistico che funge da confine con le altre particelle l’intervento consisterà nel diradamento di media intensità delle conifere presenti al fine di permettere l’insediamento di specie autoctone. Sulla restante superficie ove possibile intervento di diradamento dei polloni sulle ceppaie di leccio al fine di innalzare il piano delle chiome.

ha 14,90,30 Periodo di Intervento

2015-20

9

Ove possibile realizzazione di piccoli viali tagliafuoco al fine di interrompere l’avanzare di eventuali incendi. Nelle zone dove il Leccio assume un governo a ceduo sono possibili interventi di diradamento sulla ceppaia. Eventuali altri interventi sulla particella dovranno escludere l’asportazione di biomassa diversa dal leccio per evitare la semplificazione della struttura e la perdita di biodiversità.

ha 21,41,89 Periodo di Intervento

2020-2023

COMPRESA DEI MIGLIORAMENTI

Particella

Forestale Descrizione dell’intervento selvicolturale

10

Interventi di controllo della carpinella al fine di creare spazi per lo sviluppo della rinnovazione naturale del Cerro, Roverella e dell’acero trilobo. Si interverrà sulle ceppaie con il taglio di tutti i polloni ad eccezione del meno vigoroso al fine di diminuire la velocità di ricaccio della stessa.

ha 2,32,87 Periodo di Intervento

2013-14

11

Possibile effettuare leggeri e localizzati interventi selvicolturali finalizzati a guidare e/o assecondare l’evoluzione naturale del soprassuolo, nonché di messa in sicurezza delle aree limitrofe a strade, piste e sentieri, di prevenzione degli incendi e di ripristino e/o valorizzazione ambientale (asportazione del materiale deperito o schiantato per l'azione del vento, della neve, del gelo, ecc.).In particolare sono da favorire interventi destinati:

x al ripristino della funzionalità dell’attuale sistema forestale attraverso la guida dell’evoluzione del soprassuolo verso strutture forestali più stabili sotto il profilo meccanico e biologico, con leggeri tagli colturali a carico del piano dominante e interventi di diradamento a carico delle specie costituenti il piano dominato (erica, carpino, ecc.). Tali interventi si devono ridurre all'utilizzazione localizzata, con fini strettamente colturali, nei piccoli nuclei boscati, che devono essere recintati e chiusi al pascolo;

x a favorire i processi di rinnovazione agamica e gamica.

Ove possibile praticare semine artificiali integrative delle specie presenti, seguite a leggere lavorazioni del suolo che si presenta eccessivamente costipato o invaso da vegetazione invasiva concorrente.

ha 14,65,61 Periodo di Intervento 2014-2015

12

Interventi di controllo della carpinella al fine di creare spazi per lo sviluppo della rinnovazione naturale del Cerro, Roverella. Si interverrà sulle ceppaie con il taglio di tutti i polloni ad eccezione del meno vigoroso al fine di diminuire la velocità di ricaccio della stessa. Si consiglia inoltre l’eliminazione delle strutture in legno ai fini turistico ricreative in quanto non più utilizzabili oltre che risultano di intralcio per la rinnovazione.

ha 6,16,70 Periodo di Intervento

2015-16

28

Dott. Agr. Tedeschi Carmine via Roma, 98 – 85035 NOEPOLI (PZ)

(29)

13

Possibile effettuare leggeri e localizzati interventi selvicolturali finalizzati a guidare e/o assecondare l’evoluzione naturale del soprassuolo, nonché di messa in sicurezza delle aree limitrofe a strade, piste e sentieri, di prevenzione degli incendi e di ripristino e/o valorizzazione ambientale (asportazione del materiale deperito o schiantato per l'azione del vento, della neve, del gelo, ecc.).In particolare sono da favorire interventi destinati:

x al ripristino della funzionalità dell’attuale sistema forestale attraverso la guida dell’evoluzione del soprassuolo verso strutture forestali più stabili sotto il profilo meccanico e biologico, con leggeri tagli colturali a carico del piano dominante e interventi di diradamento a carico delle specie costituenti il piano dominato (erica, carpino, ecc.). Tali interventi si devono ridurre all'utilizzazione localizzata, con fini strettamente colturali, nei piccoli nuclei boscati, che devono essere recintati e chiusi al pascolo;

x a favorire i processi di rinnovazione agamica e gamica.

Ove possibile praticare semine artificiali integrative delle specie presenti, seguite a leggere lavorazioni del suolo che si presenta eccessivamente costipato o invaso da vegetazione invasiva concorrente.

ha 4,37,51 Periodo di Intervento

2016-17

20

Ripristino della funzionalità dell’attuale sistema forestale attraverso la guida dell’evoluzione del soprassuolo verso strutture forestali più stabili sotto il profilo meccanico e biologico, con leggeri tagli colturali a carico del piano dominante soprattutto sugli individui di melastro e perastro.Tali interventi si devono ridurre all'utilizzazione localizzata, con fini strettamente colturali;

Interventi volti a favorire i processi di rinnovazione gamica.Ove possibile praticare semine artificiali integrative delle specie presenti, seguite a leggere lavorazioni del suolo che si presenta eccessivamente costipato o invaso da vegetazione invasiva concorrente.

ha 12,15,54 Periodo di Intervento

2017-2022

COMPRESA DEI RIMBOSCHIMENTI

Particella

Forestale Descrizione dell’intervento selvicolturale

7

La gestione della particella è orientata alla “rinaturalizzazione”.

Gli interventi colturali variano a seconda degli stadi evolutivi degli stessi. In quelli più giovani sono previsti gli sfolli, le spalcature ed i diradamenti che tendono ad aumentare la stabilità individuale. I diradamenti, basati su presupposti di ordine biologico e ecologico, sono calibrati, nel tipo e nel grado (25-30%), in modo da innescare e favorire la diffusione spontanea delle specie locali.

Laddove si osservano processi in atto di diffusione spontanea di latifoglie autoctone, gli interventi colturali sono mirati ad assecondare tali dinamiche ed in alcuni casi ad agevolare il processo mediante semina o piantagione negli spazi liberi da vegetazione.

Nel complesso, nel periodo di validità del piano, sulla intera particella non potranno essere asportati con i diversi interventi oltre 20 m3/ha

.

ha 35,28,72 Periodo di Intervento

2013-23

29

Dott. Agr. Tedeschi Carmine via Roma, 98 – 85035 NOEPOLI (PZ)

(30)

COMPRESA DEI PASCOLI

Particella

Forestale Descrizione dell’intervento

14

Secondo le disposizione del Parco Nazionale del Pollino “Regolamento per fida pascolo stagionale” D.C.D. 2/08/2005 n°41 il carico animale ammesso per questa particella è pari a 4,17 UBA equivalenti a: 4 Vacche oppure 8 manze e manzette oppure 14 pecore oppure 4 cavalli. Non sarà consentito il pascolamento nel periodo di massima fioritura delle orchidee da Febbraio a Maggio.

ha 8,34,26 Periodo di Intervento

2013-15

16

Secondo le disposizione del Parco Nazionale del Pollino “Regolamento per fida pascolo stagionale” D.C.D. 2/08/2005 n°41 il carico animale ammesso per i pascoli cespugliati è pari a 13,5 UBA equivalenti a: 13 Vacche oppure 27 manze e manzette oppure 45 pecore oppure 13 cavalli. Sui nuclei di Faggio si interverrà soprattutto con un diradamento delle ceppaie al fine avviarle all’altofusto. Non sarà consentito il pascolamento nel periodo di massima fioritura delle orchidee da Febbraio a Maggio.

ha 33,75,86 Periodo di Intervento 2013-1015

24

Si interverrà con il taglio saltuario dei rovi e al diradamento sulle ceppaie al fine di avviarle all’alto fusto. Secondo le disposizione del Parco Nazionale del Pollino “Regolamento per fida pascolo stagionale” D.C.D. 2/08/2005 n°41 il carico animale ammesso per i pascoli fortemente cespugliati è pari a 5,28 UBA equivalenti a: 5 Vacche oppure 10 manze e manzette oppure 17 pecore oppure 5 cavalli. Non sarà consentito il pascolamento nel periodo di massima fioritura delle orchidee da Febbraio a Maggio.

ha 15,86,99 Periodo di Intervento

2015-20

30

Dott. Agr. Tedeschi Carmine via Roma, 98 – 85035 NOEPOLI (PZ)

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