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DI RINALDO L DUCA di Modena, Reggio, Mirandola, &c.

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(1)

.^» -A ^-

\

C >^

(2)
(3)

AZIOTSLE CIRO ACCADEMICA

Da

rapprefentarfi perii

Giorno

Natalizio

DEL SERENISSIMO SIGNOR

PRINCIPE DI MODENA

NEL DUCALE TEATRO GRANDE

Compoftay

recitata y e

dedicata

Air Altezza Sereniffima

DI RINALDO L

DUCA

di

Modena, Reggio,

Mirandola, &c.

DA' SIGNORI CONVITTORI

DEL COLLEGIO DE* NOBILI.

IN MODENA, MDCCXXVII.

Per Antonio Capponi Stampator Vefcovale.

Qon

Licenza de'

Supmcri

.

(4)
(5)

ARGOMENTO

D Aftiage ultimo Re

de*

Medi

per un certo (uo fogno

fu

dato a credere da

fuoi

Indovini, che

dall'

unica

fua figlia

Man-

dane nafcerebbe un

figlio , da_.

cui gli

farebbe

tolto il

Regno

.

Punto

egli

perciò

dalla gelofia di

regnare diede per marito

al!a_j

figlia

un Perfiano

di baffi

Natali per nome Cambi-

aftinché

il

futuro Nipote non potefse

ritrar

dal

Padre

fpiriti alteri : e

non contento poi

di ciò,

appe;

na nato

il

Bambino

, Io

confegnò ad Arpago fuo confidente con ordine di ammazzarlo. Arpa- go diibirando, che un giorno Mandane

fi

vendicaf-

contro

di lui , laiciò il

FanciuUetto

nelle

mani

d*

un Pallore, perché

lo

abbandonafse

fra le felve al

fuo dettino. La Moglie del Pallore

intenerita

da

* i

fuoi

(6)

fuol vagiti chiefe al

Marito

di

poter

allevarlo In

ve- ce

dal

proprio

fi^v^lio

Crefciuto

il

Real Fanciullo

col

nome

di

Ciro, ed avendo

in

un Giuoco

, in cui

facea da Re,

battuti

afpramente alcuni

Tuoi

compa-

gni,

fu

condotto

alia

prelenza

d'

Aftiage

, il

quale

dalle ardite rifporte, e dalle fattezze del

Fanciullo comprefe edere

il

fuo Nipote, ma parendogli, che

coli

aver

fatto

da Re

tra

Paftori

fi fofle

già

confumato

il

prefagio

del

fogno

, Ci .

contentò

d'

allontanarlo da

, e

mandarlo

in Perfia ; e

punì poi

la

difubbidienza d'Arpago con

uccidergli il fi-

glio , e darglielo In cibo.

DilTimulò Arpago

il

fuo dolore per

alpettare il

tempo del vendicarfì

:

e

quando feppe, che Ciro

riufciva

valorofojgli

fcoprì la

crudeltà

d'

Afliage

, e lo

perfuafe

a

muovergli guerra

.

Ciro

la

molle con molte

fchiere

difidiPer-

liani :

ed Altiage per opporfi

a fuoi

diede

il

gene-

rale

comando dell'armi ad Arpago

.

Quefli

,

venu-

togli il

colpo

della

vendetta, palsò con tutto

l'Efer- cito al

cam,po

di

Ciro

.

Aiiiage

raccolfe

da

tutta la

Media

altre

Truppe:

fi

venne

a

battaglia,

e la vit*

toria fu

prima de Medi,

poi de' Perfiani.

Aftiage

fu tatto

prigione: e Ciro

trattò allora

più da Nipo-

tej

che da

vincitore.

Ghtflmo

nellibro i.

PER-

(7)

PERSONAGGI*

ASTIAGE Re de'Madl Sig.M^nrb^feG^aa Otta-

vio Bujfalint di

Città

di Cajieììo'

Vrincipe

di Lettere.

CIRO (no Nipote

Sig.

Co:

Gio:

Francesco Vigo dar'

%ere Padovano Accademico

di Lettere,

ORANO Generale

d'

Adiage Sig. Co:

'^^anuccto

Farne

je

dal

To-^'^o

Piacentino.

OR ONTE Principe

de'

Cadufì Sig. Co: Giuseppe Capitani

Mi/iinefe.

FILIDASPE Principe

degli AfTirj Sig.

Co.'Camil-

lo

Poggi da Carpi Accadeinico

di

Lettere

.

ADR US IO Principe

de'

Paflagonj Sig. Marchese Francesco Carpani Miianefe

.

ALIARTE Principe de Lidi Sig.Co:'^inahh de Cu/nani Padovano.

ARIOBARZANEGeneraledegrircaniJig.Mjr.

cheje

Gra<^io

Botti ISL.

Genovese

.

ARIBEO primo Miniiho

d'

Afliage Sig. Marche-

se Gio:

Giorgio Serpanti Milanese.

ARPAGO Generale

de'

Medi Ribelli

di

Aftiage

Sig. Angelo Maria Labia K. Veneziano.

ME-

(8)

MEGABISE Generale do

Perfiani

Sig. G'wfeppe Malfanti

ISL.

Genovese

.

SIBARE Confidente

di

Ciro

Sìg.

Marchefe

Frati'

cejco

Saverio Baldini Vìacentino Accademico

di

Lettere

.

TISAFERNE Capitano

di

Ciro J/V Co:G/*W^.

fno

Ancini "Reggiano Accademico

ài

Lettere.

La Scena è nelle vicinanze

d'Ecbatana Capitale della Media

.

PRO-

(9)

PROTESTA

DEGLI AUTORI.

LE parole Fato, Deftino, Dei

,

e fimili fono le fo-

lite efpreffioni di chi fcrive da

Poeta

,

ma crede da Cattolico.

(10)

^i^^^è^^

(11)

AZIONE (l)

P R I M A^

A^ìaget Arìbeo i Orano^ Filidafpe^ Ceronte, Ariobar^ane f Adrufiot Aliarte

,

s

Alpage.

^^

I , fono Aftiage ancor:

pTchè

l'

empio

Arpago

traditor le

mal

fidate

Mie

Schiere a lui,di Ciroaggiunfeal

Campo

,

Molto fcemò

del

mio

poter :

ben

cento

Pendon da un cenno mio

Falangi, e tutte

Chieggono

il fier conflitto,

onde

il

nemico Sangue

verfar per

mio

foftegno . Io fpcro

In

quefto far

memorando

atroce

Di

Ciro orrido fcempio. Alfine

Arpago Tutta

la

Media

in fuo favor

non

trafie:

Anzi

feco ei recò fol la più vile

Parte del

Regno mio;

che vile al certo Egli è quel fangue, che

abbandona

i giudi Dritti del fuo Sovrano, e le fuperbe

Voglie

fomenta d'un Rubello.

Fìlidafpe

.

E

reo

Tutto

il tuo

campo

, è ver ;

ma

pur alfine Egli ubbidì al fuo

Duce. Aipago

è folo Il vile ,

Arpago

il traditore. £i

quando

Scelto per te del militare impiego

Al

prinìo onor, a fola tua difefa

Trattar dovea fedele il

brando,

il volfe Solo

r empio

in tuo

danno.

Apage. Ah

ch'io

dovea

Pur

richiaraarmi, o Filidafpe, in

mente

A Che

(12)

Che

del tenero fuo figlio verfai

11 fangue» e a lui pofcia ne porfi in cibo

Le

ancor tremanti

membra:

e

benché

in volta

Nulla

fuo cor

giammai

fcopriffe, ond' io

Ritiarne il

mal

talento;

almen non

era

Sano

configlio l'appoggiar

mie

fòrze

D'un Uomo

ofieio al braccio, e lufingarnnl

Mai non

dovea, ch'ei foffe il

femimenta Per

depor di vendetta.

'AfìoharT^anc

.

Io per

me

credo ^

Che

poca parte abbia nel fuo delitto

Del

figlio la vendetta, e che fé oprato

Ciò non

averti ancor,

non men

tradita

T'avrebbe Arpago. DalPaver bambino Contro

i divieti tuoi , contro la fede

Ch'ei

ti giurò

quando

l'ultrice fpada Sol fidarti in fua

man,

Ciro ferbato;

Ben

potevi, o Signor iitrar, che a core

Molto

gli fcfTe la fua vita.

E

s'egli

In

si tenera età

non

volló in petto

Cacciargli il

brando

, avrebbe poi gravate

Le

adulte

membra

di fervil catena, Allor,

che

ricco guiderdon potea

Per

l'opra fua fperar?

Al Regno,

al

Regno

Egli ferbarJo volle.

^^P'iage. Ariobarzane

,

Troppo

gìurto ragioni.

-^tiheo.

Allorché

il

Gelo.

Ti

Signor fbtto il

mentito

afpetto

Di

vii Partor delineate al vivo

Scorger di

Ciro

le

fembianze

in fèno,

Uopo

era di tua

man

fpignergli il ferro

^

E

quel fangue

non

ben vitale ancora

Tutto

verfare : o

non

dovevi

almeno

;^

Perdonami

Signore> in fanciuUefca

Co-

(13)

(HI)

Cotanto

età| ch'or noi faprefti al certo

Più

ravvifar , cacciarlo efule in Perfia

Lungi

da te.

Ben

era a porfi in

mente Ch*

egli al volger degli anni in fua balla

,

Il regio Serto

un

giorno avria tentato

Senza

timor tratti dal crin ; che a

vuoto Del

Ciel

non vanno unqua

i prefagi

.

Ajììage.

Aggiungi

Che

il Ciel

men

die troppo, o Aribeo, fedele

Avvifo

allor, eh'ei tra i Paftor volea

Regio

foglio innalzar :

ma

dell'etade Giovanile il credei trafporto,

ed

era

Saggio

d'alma

orgogliofa: ed or

m^accorgo Che mal

dagli anni fi

mifura

l'opra.

Ma

il craditor

non

fia più baldo a lungo Pel poco

mio

curar: faprò

con

quefto Ferro, per che più lento , ancor più grave

Dare

il gaftigo.

Oggi

il voftro, o Prenci Braccio oprerà giunto col

mio, cadranno

Tutti i

Nemici

al fuolo eftinti , e Ciro Tardi vedrà

dove

lo traffe il folle

Difio di porfi in

Trono

. Il gran

momento

Della Battaglia è già vicino.

O mova

Il noftro , o il Per(o

Campo, ambi

faranno

A

fronte,ed

Ecbatana

il fiero, acuto

Vedrà

dalle fue torri afpro

cimento

.

Prenci , cialcun di voi regga fue fchiere,

Ma

qual

mai

fia di tutte il Duce.'

Artìbeo. Il

Duce

Non ha

luogo, v'

comanda un Rè

guerriero.

Ajiiage.No;

non

vo'che fi creda in tanti fuoi Valorofi Guerrier,eh' Aftiage forfè

Tema

far altri

Arpaghi

.

A me

t'apprefla

O

fido

Orano

, e per

mia man

ricevi

Premio dovuto

al tuo valore. In quefto

A

^

Ooor

(14)

(IV)

Onor

,che in te locar

m'aggrada

,

ammira Del

tuo

Sovran

la

mente

, e

ferma

in petto,

Ch'opra non v'ha

fenza

mercede. Or vanne Del mio Camjx)

al

comando.

Il tuo valore Punifca

Arpago

, e la tua gli accrefca

Del

fuo fallo il roflbr

.

Orano. Io piego ,

o

Sire

Al

tuo voler

umile

il

mio

: d'

un

folo

Cenno

tuo

mi

fo legge. Il fangue odile Fia

mia

cura il verfar, tuo folo il vanto.

Quella man

cui ti piacque il militare Fidar

comando,

oggi da te

prendendo Forza,

e vigor, trarratti avvinti in lacci

Al

regal foglio innante i traditori

.

O morrò

gloriofo, o la vittoria

Per

opra

mia

teco farà.

'Amharz.

Ben

lice

A

te fperarla oggi Signor, a tanto

Nobile

ardir l'opra rifponda. I mici Feroci, e a te

fempre

fedeli Ircani

Son

della

pugna

ardenti

.

Ftlìdafpe. Io con gli Affirj

Il

primo andrò

contro de'Perfi.

Orante,

Ah

quello

A me

dìafi piacere, e a miei Cadusj Sai

quanto Oronte

fìa

nemico

a i Perfi.

AdrufìQ.

Non men

di te loro

nemico

è Adrufio,

E

i PaflagonJ miei

non minor

fete

Han

di quel fàngue.

Aitarle

.

Anche

Aliarte il

primo Co*

Lidj fuoi portar vorria la ftrage

Nel Campo

oftil.

Aùheo

. Signor chieggon

due Duci Di

Ciro favellarti

.

Apage.

lo qui gli attendo»

Ptenù

(15)

(V)

Prenzi,

che

farà

mai

?

Ciro.

Di

Ciro in

nome

Teco

Signore a trattar pace io

vengo

.

Col

trarfi

Arpago

al noftro

Campo,

addita

Che

la caufa di Ciro è la più giufla

,

E

fa ch'or /ìa più forte ancor;

ma

Ciro Più fuperbo

non

fa.

Ben

chiede i giudi Dritti del fangue fuo,

ma

quel de'fuoi Sparger

non brama

; anzi obbliar

promette

Le

andate cofe, e ritornar fue fchiere

in

Perfia, e in lunga pace unir di quefto,

E

di quel

Regno

l'ampie

Genti;

folo

Che

A(tiage il chiami

apertamente

il vero Succeflbr del fuo

Trono.

^fiiage

.

Afliage in

Trono

Orfiede folo, e fiederà :

non

poca

Al mio

fdegno fei forza,

onde

cotanto L'ardito labbro s'inno!trafTe, ed io

Tale

foftriffi favellar.

Ravvifo

Ne'

detti tuoi 1' atroce

alma

fuperba

Di

Ciro. Il fol timor della vittoria Fa,ch'ei cerchi la pace, e

non

già quello

Mentito amor,

ch'ei

vanamente

affetta

Di non

verfar fangue de'fuoi :

ma

pace

Così

non

chiede

un

reo.

Quando

s'udio

Il Prence patteggiar co'fuoi Vafsalli,

Co' Rubelli al fuo

Trono

? Egli a miei piedi

Venir

dovea feco traendo

Arpago

A

pregar di perdono, e

non

le leggi

Farmi

di pace offrir:

ma

quefto braccio Nelle

mie

forze iìa, che il tragga,e il

merto Ei non

avrà d'efserfi offèrto il

primo

' Alle catene

mie.

Ciro. Faci!

non

fia

Poire Ciro in catene

.

(16)

(

Vi

)

Tìfaferne. II tuo rifiuto

Quand^ei

pace ti

dona

, in fol tuo

danno Può

ridondar: penfa Signor, che tarda

Non

ten prenda vaghezza. II fangue fparfo

De

tuoi Vaffalli, e le fiorite, e colte

Di Media ampie Campagne,'

arfe, e diftrutte

Per

colpa tua da ferri noftri, e onufte Solo d' offa infepolte , e tefchi infranti

E

le in pria popolofe, alte, fuperbe

Cittadi al pian diftefe, in

van

dagli occhi

Ti {premeranno

il pianto allora . Accetta Accetta, or che

opportuna

a te. Signore, L'offre Ciro, la pace; egli è in iftato

Di

più che

mai

farfi

temer.

Jpage. A

Ciro

Però

Meffaggi io

non mandai

per fece Trattar leggi di pace. Ei

non

fa

quanta,

E

qual la

Media

fia: girate

Voi

11 guardo: quei, che qui vedete; o Duci,

O

Prenci, fono amici miei : di loro

Ognun qua

trarte in

mio

foccorfo il fiore

De'

fuoi Guerrieri.

Ho meco

Ircani, e Lidj

,

Cadusj, e Paflagonj, e le agguerrite

Alle Battaglie Affirie Squadre. Il

Campo Un

fol

mio cenno

afpetta; e udite, o prodi Valorofi Guerrier d'Aftiage , udite

O

Meffaggi di Ciro, in queflo giorno

Qual nuovo

di

pugnar

ordin fermai

.

Il

Campo

in

duo

vo', che fi parta

Orano L'un moverà

contro i nemici; e l'altro.

Me Duce

, i fuggitivi alla Battaglia

Rcfpingerà;

così fia ch'abbia il

primo

Mio Campo

a fronte Ciro, Afliage a tergo:

Onde

di vita ogni fua

fpeme

è pofì-a

Melia fola vittoria. Il

mio

difegno

Noto

(17)

. . e

VII

)

Noto

fate a

mie

Schiere , o

Duci

.

Ciro.

E

noto

Noi

pure a Ciro Io

farem

.

Ajììage.

No

; Ciro

Da

voi pria noi faprà, che prigioniero.

L' arrellarvi in

mie

forze, al voftro ardito Parlar fia giuda pena, e fìa ficura

Prova,

ch'io Ciro nulla curo, e

temo

Ciro

Ah

Signor che

mai

tenti ì

Ajìiiige.

Opra

per cui

Chiaro

moftrar, qual deefi al

Wence

innante Sciogliere il labbro in favellar.

Ciro.

Rammenta

.

Delle

Genti

i diritti.

Ajliage

.

E(Tì

non hanno

Forza in prò de'Rubelli. Invendicato PafTa in ufo il delitto, e a voi

non

dafll Il

nome

di Mefsaggi,

onde

ficuri

Ogni

colpa tentar

.

Ciro.

E non

paventi

Fiamma

del

del

de' noftri torti ultrice.

Che

ti punifca ?

Apiage.

Non

punifce il Cielo

Chi

punifce i misfatti . Aveflì io pria Così punito l'empio Ciro, ed ora

Volgerian più benigno il

guardo

i

Numi

Sovra il

mio

foglio, ed io tranquillo, e lieto In dolce pace regnerei.

Ma

quello

Ch'io

per tanti anni, a fin

non

traffi,

un

folo

fia, che il tragga.

Ah non mandiam

più

a

lunge

Una

giuda vendetta.

Orano,

al

mio Guardo

paflìn le fchiere, e in militari

Prove

moltrin lor braccio: indi la

pugna

Torto le attende.

E

voi qui

meco

afsifi parte Orano

Mirate, o

Prenci, di

mie

Genti il forte

(18)

rviii)

Agguerrito valor.

Di Oro

i

Duci Vo'

Spettatori auch'effi alla grand' opra.'

Sifanno m'ilitanEferci^ dall'EjercitQ dt Afi'tage >dop9

d^

quali coiì Egli parla .

Apage. O

quale

almo

contento il cor

m'innonda

Prodi Guerrieri al rimirar qual (lete

Agili, e pronti alle gravofe, e lunghe Militari fatiche.

Ah

vedrovvi.

Igneo dal volto sfavillando ardore.

Tal

pur rotare i bellicofi ferri

Contro

Tolte

nemica

or or ;

non

fia

Chi

rechi in Perfia il lagrimofo avvifo Della vittoria

mia. Più non

tardi.

Andiamo

o Prenzi.

A

quefti

Duci

intorno Veglino ognor Cuflodi; in quefto

Campo

Ciro fia tofto prigioniero ancora. ( parte.

Ciro.

Eh!

che

pur

troppo già prigione è Ciro.

in difpartf.

Tifaferne.

Ah

foverchio, Signor, fu l'alto ardire,

Che

in cor ti

nacque

di venir tu ftefso

D'

Aftiage al

campo,

e che altro

mai da

lui

Afpettar fi potea, fuor che le giufte

Più

facre leggi ei violafTe }

Ah

Ciro Forfi t'ha ravvifato il

Re.

Ciro.

Non

puote

Ciò

farfì: io

men

partii fanciul diCorte;

mi

vide ei più

mai;

s'egli fcoperto

M'avefTe,

in vita or

non

farei, che in core

Fortemente

gli fiede al crin l'incerta

Ancor

fermar regal corona . Io pollo In

non

cale i perigli, e la fatale.

Ch'or mi

fovrafta alta rovina, in queflo

Campo

portar

mi

volli,

onde

l'eftremo Sforzo tentar, per cui fìorifse in tutto

Qu^ft'ampio Regno

l'alma pace; e il fangue

Non

(19)

Non

fi verfafse

de

i VafTalli miei.

Tìfaferne.

Degno

di tua

grand'alma,

e de! natio,

Che

in fen ti bolle generofo ardore

Fu

il tuo penfier:

ma non

vorrei, che il fangue

Per non

verfar de tuoi , verfafsi il tuo

.

Ciro .

Ciò non temo

:

mi duol,che me

lontano Aftiage or

vada ad

aflalir

mie

fchiere.

Ah

giufti

Numi,

e che

mi

vai I

avermi Malgrado l'Avo mio,

ferbato in vita;

Se al maggior

uopo

or ritraete il voftro Poflente braccio ?

ah

pietofa ufcia

A

divorarmi

amica

belva, allora,

Che

pargoletto in fra le fafcie avvolto,

Me

fervil

man

pafto alle fiere efpofe

In

Bofco,

ermo,

e felvaggio ; or

non

vedrei

Almeno

ir baldanzofo a far di

mie Squadre

fcempio crudele il

Rè-

Tìfaferne

.

Deh

Ciro Rivolgi in

mente

altri prefagi: il tuo

Campo non

è di guerriere , e forti

Genti

fproviflo,

onde

moftrar la fronte Coraggiofo

non

pcfla alle

nemiche

Mal

regolate fchiere; e forfè ancora

Far

lor volger le fp3l!e. Io fo, qual

manchi

Poderofo foftsgno al

Campo

noltro

Or

che n'è lungi il braccio tuo;

ma

il Cielo

Fia, che per te

combatta.

Ciro.

Eh

Tifaferne.

Ciò, che

rUom brama, agevolmente

crede.

Io no, che

non

Infìngo i miei defiri

Con

belle fperanze.

Han

braccio,

han

core I miei Guerrieri, e fé. . . .

ma

qual di

Trombe

Strepitofo

rimbombo

all'

armi

invita? fenfefonar Ciro quella è la pugna: e tu

non

vai

kTromèe

Delle tue Schiere a fronte ?

ah

forte avverfa !

B Or

(20)

(X)

Or

che potrei forte

pugnando,

al

mio

Campo

donar certo trionfo, e vinto Cacciar dal SoglioAftiage; inneghittofb

Ozio

forz'è, ch'io m'avvilifca, e il ferro

Non

tratti io fol

quando

in

mio pò

fia,eh'altri

Tingan

di

Lngue

il Suol ?

L'cpra

fi

compia:

E mi

tolgano ancor la vita i

Numi,

Cui mi

fé;baro per maggior

mio

fcorno.

Termina

quefta prima

Azione

il prefente Balio , in cui viene rapprefentato lo

Stratagema

praticato da Ciro per in- corraggire i Perfiani a prender l'armi ,

&

ad erporli

dopo

tante fofterte moleftie alle fatiche della

Guerra; Imperocché

avendoli

da prima

condotti a tagliare

una

gran Selva , che_»

dall'una parte, e l'altra circondava la pubblica Strada,

che

dalla Perfia diftendeafi fino fu la

Media;

e dopoi nel giorno feguence avendoli folennemente banchettati

addimandò

loror più volentieri fi farebbero appigliati alla continua fatica del giorno antecedente,

ovvero

divertiti coli' allegria , e fol-

lazzo del fecondo; perlocchè eflendo flato fcelto il fecondo partito, Ciro prefe da ciò

motivo

di animarli aportar l'armi contro d'

AlHage

per ifcuotere il giogo dei

Medi

> percui fino a quel giorno loro era (lato

d'uopo

condurre

una

ftentatiffi-

ma

vita: attentato, che felicemente riefcendo li aflìcurava per l'inuanzi

d'un

vivere tutto contento, e ripieno di non_»

penfata felicità-

A

dar vivezza

non

pertanto a quella penfie- ro veggonfi da

prima

introdotti colla

Danza

otto Perfonaggi Perfiani, che armati di Scure fi portano a tagliare alcunial- beri:

d'mdi

viene a fcopnrfi nel fondo della Scena

una Ca- mera

di VerzLira , dentro della quale s' alza

un ben

d'fpt)rto apparecchio di frutta , e fiori coli' affiftenza di otto Padorelle, che nel terminarfi della feconda parte del Ballo s'ai'vanzano pafTo pàfiò con piccoleCaneflrine di quelleFrut- ta alla

mano

nel

mezzo

della

Scena

a prefèntarne gli ottoac-

cennati Perfiani

Ibi convocato pepalo , jubet amnesprafiò cumfecurìhus effe^i3 Sìlvam vìa

pycvmdatam

exc'tdere.

Quod

cttm ftrenuè fecijfent^ eoj-

dem

pcjierà die

ad

partttas epuiai invttat ;

dewde

cum alaerìores

ipfo

(21)

rxi)

ipf» coHWvh faSlos videtet, rogat,fi condicio pyopoft.ttui', utriusvi' ta fortem Itgaut^ ht/ierxi iabgris a» prafcMitum

epHUrum

; pr<efen- tÌHmy ut acelamavere omites: ait^heiiernofimiUm labori

omnsm

vi-

tam a^nroty ([Moad Medis pa^eant : [efectttos , hodientis epulit.

t^t'S omnibus; Medis bellum inferi. Juji. Hjfl. L'tb. i.

Jamq;

v'trfaSìns, Gsrfis

ai

defe^ioner» a Mcdiorunt imperi»

foltdtat'ts, Harpagi coufiUo,

&

ops Alìyagen» regno exKtt .

Herodotus (il;, i. ^u' Cyropadtam^ [crìpfìt

.

Fine

della

Prima Azione

,

compofla dal

SIg.

Marchefe Gianottavlo Buffalini da Città

di

Caftello Principe

dell'

Accademia

di

Lettere

.

B

2

CAN-

(22)

(XII)

CANTATA PRIMAx

c

Pale

Dea

de'Bofchi

.

Adde

alfine a terra il fofco Il

temuto

orrido

Bofco

Da

le

Ninfe,

e da i Paftor.

E' recifa la gran Selva,

E fuggendo

ogni ria

Belva Porta

altrove il ino furor.

Cadde &c.

Ninfe,

e Paflori in volto

Vi leggo lo ftupor:

benché

nel

mio Or

li legga il piacer, Pale fon io.

De'

Pallori, e de' Bofchi

Benché

la

Diva

io fìa,

godo

che quefla Giaccia recifa al fuol tetra Forefla.

Son mio

fole- foggiorno» e miei diletti I pice oli Bofchetti,

V'

iuggon lieti

con

le limpide

onde Tra

Terbofe lor fponde

Garruli Ruiceiletti,

Ed ove

;<Ii'

ombre amene

Sul fiorito terreno

V' non

p;rccta co'fuoi raggi il Sole Po/Tan

Ninfe,

e Paftori

Intrecciar fiori» e poi

formar

carole.

Fu?go

gli orridi

Bofchi

j

ove han

fol nido Atroci moftri, e fiere.

Su

> fu

con danze

> e fuonl eccheggi il lido

Or

che l'annofa Selva al fuol cadeo-

Diam

lodi a Ciro: la grand' opra ei feo.

Egli da

me

nudrito

Fu

in folitario orror;

ma non men degno

Egli è di fcettro,e regno;

E

ben torto faprà per l'ampia terra

Col

fuo braccio recare e lìrage, e guerra» '

^

(23)

(XIII)

Era

già Ino diletto

In

riva a

un

Rufcelletto

II dolce canto udir

X)eirUIIgnuolo.

Dell

armi

nel furore

Or

piace a quel gran core

De

le

Trombe

fentir Il tragor fole

.

Era &C'

Del

Si^. Gìamhatìfìa Or/ucci Patrìzio Lucchefe,

AZIQU^

(24)

rxiv>

AZIONE

SECONDA.

^Jìlaget AriheOifegu'tto di Capitani^ e Soldati.

s

Apage. ^^

Eguanfi i fuggitivi, e chi refi (le

In fu 'I

campo

fi fveni.

Ai

fine,

o Amico,

Eccoci vincitori: il

primo lampo Mal

foftenendo degli acciari nodri Pria che rotto, il

nemico

in fuga è volto,

E

cede la

campagna

, ed oggi i Perfi

,

Alme vendute

,

ben

provaron

come

Pefin rotati in

man

de* noftri i brandi

.

Chi mai

detto l'avria fido

Aribeo

?

Ma

qui

non han

finei miei fdegni; io giuro

Diman

fu 1' alba trucidati, cfangui

Per

le lor (lefle fpade a lor di

mano

In pugnando

rapite, i Prig'onicri

Cadran

fu 'I

campo:

i"* fpero ancor diCiro

Aver

la tefta, e in

mio

poter l'indegno

Arpago

ancor; perchè al fèllon

non

diede Altro

mai

figlio ilCiel? al Figlio il

Padre Dare

in cibo or vorrei, fé in cibo io diedi

Già

al

Padre

il Figlio, e pur che vendicati , Vedcflìm* oggi

anche

fuggire il Sole.

Arìheo.

Oh'

fiano lodi a te, che tutto reggi

,

E

che pugnarti oggi per l'

armi

noftre !

E

tu Signor, lafcia, che io tocchi, e baci

Quefta

ornai facra, invitta, augufia

mano

PrefTo a dar leggi a Perfìa , a

V

Afia , al

Mondo

:

Ben

(25)

(XV)

Ben

puoi fperar la tua vittoria intera

Oggi

t' arride il

Gel.

Sopraviene Filic/afpe con Sibarì fintofi Ciro.

Fiìtdafpe

.

Sire a tuoi piedi Vinto per la

mia

fpada eccoti Ciro.

Aftiage.

O

grandi Iddj ! Ciro? tu Ciro,

indegno?

Onde

a te noto o Filidafpe.

Filiaafpe. In

vano

Gran

valor nafccnde : ivano in fuga

Le

genti Perfe

mal

verfando 1'

Alme Dal

tergo per le ignobili ferite,

E

queftì fol ( diafi licenza al vero: )

A un campo

tutto vincitor fea fronte.

In quefto

mentre

egli

me

fcorge, e in alta

Voce mi

sfida, io la disfida accetto:

Prendiam nuove

afte, ei fallo feudo , ed io

La mia

gli

rompo

alla vifiera: in fella

Stiam

quanti (iamo: in

un

baleno in aria

Ecco

lucere i ferri;

un

gran fèndente Gli calo al petto, egli v' accorre, e '1 feudo Forte v'

cppon, ma

invan , che il ferro ftrifcia

Del

corridor fu '1 collo, e quegli a terra

Col

fuo Signor ne cade : egli fi sbriga In

un momento

delle ftafì'e, e in piedi

Già mi

minaccia: io ancor agii di

un

falto

Eccomi

in terra : allora

non

ritrarre

Dair orma

il pie,

non

cedere,

ma

feudo

Opporre

a feudo , e ferro a ferro; acerba Ci

diam

battaglia: intanto ecco d'

un

colpo Agli occhi io lo minaccio, egli v' accorre Col brando

,edio

di punta lievemente

Il ferro fottraendo al fiancoil colgo:

Spicciane il fangue : ei freme, eglis' adira

,

Gitta lo feudo , ed a

due man

fi forte

Mi

percuote fu

l'Elmo,

che jCpnando

Quello

(26)

rxvi;

Quello sfavilla, e

me mezzo

ftordito Lafcia del forte colpo, e la fua fpada

Rotta

vola per l'aria ; allora io

fermo

In alto il ferro: e cedi al fin

uom

forte,

A

Filidafpe, io grido: egli al dettino

Non

a te cedo, altero

mi

rifponde :

Quindi

fuggire pò. che a brìglia fciolta

Fu

Vitto il

campo

tutto, e udito allora Sonar per tutto: Prigioniero è Ciro

.

Apage

. Ciro se'

tu?

china quel ciglio, e parla.

Sìbari.

Ch'

io chini il ciglio?

non

contra al

mio

Petto venitt^er mille lance, e ftrette

Le

braccia aveffi fra catene, il ciglio

Vorrei piegar; io Ciro fon, fon Ciro

Mirami

in faccia: ancorché cinto intorno

Da

quefti ceppi, e da tuoi torvi Aftati

Son

Ciro ancor da far tremarti in trono.

(Fingafi Ciro per

non

perderCiroj a parte.

A^)age.

E

poiché Ciro fei, morrai: credevi

Lungamente

fuggir i fdegni nottri?

Va,

or

chiama Arpago;

il rioFellon v'accorra,

E

te Sottragga alla tua

morte

acerba.

Te

più

non manderò

nel folto bofco

,

Ne

fiderò più

ad

altra

man

quel colpo,

Onde

tu al fùol cada fuenato: io ftello

Io con quetti occhi miei

rimirarti Traffitto, efangue : e forfè io ttetto ancora

Farò

il gran colpo; e faprò farlo io folo.

Sìbari.

E

credi tu

me

con cotetta

morte Di

fgomentar? aveflì iola

mia

fpada,

Dammela

tùvedrai, quale ne fappia

Ufo

far Ciro, e vendicar su

Lui

La

colpa del dettino,

AP'tage.

Ora

con fiero

Parlar , invan fimuli tu fortezza

.

Olà

(27)

(XVII)

Ola vengano

torto i Perfi

Duci

,"

Vedan

efll qual ferba entro de' ceppi Il vinto Ciro intempeftivo orgoglio.

a ì Duciy chefopraggiungono Venite o

Duci

, e

comprendete

ornai >

Che

per

me pugna

il Ciel: Ciro è in

mia mano.

Ciro.

Oh' Dei

l'amico Sibari in catene? aparteaTtfafernc, Ajliage.

Che?

voi forti impallidite ? io fono

Ancora Re

di

Media,

oggi

anco

io poffo

Di

Ciro, al pie farmi balzar la teda .

Ciro.

E

di quale potere oggi ti vanti ? Farti cader di Ciro al pie la tefta ?

Ciro non

è colui,

che

Ciro penfi:

Impallidirci ancor Aftiage, e

trema.

Tìfaferne.

E

certo tremerai

quando

tu il

veda

.

Sibari.

E

che I miei

Duci

ora negate a

Lui Ch'io non

fia

Ciro?

Aftiage a

me

Io credi.

Ben

vegg' io nel

mio nome

il

mio

periglio,

Che

lo fcoprir qual fono è un* irritarti,

A

far di

me

più pronta afpra vendetta,

Ma non

fia

mai

, che per falvar

mia

vita Ener'io voglia

menzogner

; lo fia

Altri per falvar

me;

virtute in altri

E' la

menzogna,

in

me

faria viltate.*

Conofci al

mio

parlar, che Ciro io fono.

jijliage.

E

ben: Ciro, o

non

Ciro oggi tu dei Lafciar la vita : tu la

morte

merti

Se

Ciro fei, tu noi fei la merti,

Che

di vantarti

non

ti prefe orrore

Al mio

cofpetto il

mio maggior nemico.

Ciro.

Fa

tu uccider cortui, dà le fue

membra

In preda a i Corvi, fa la polve al vento Sparger : che più? fa quel,che vuoi: tu Ciro

Non

vedrai

morto

in

Lui

; col di

Lui

fangue ' Sfogherai l'ira tua,

ma non

farai

w ».

Q La

(28)

rxviin

La

tua vendetta,

un

giorno forfè ,

un

giorno Io potrò moftrar Ciro agli occhi tuoi

.

Apage Conofco

l'arti tue,

ma

invan le tenti

Dall' odio

mio,

che et Ciro fia

comprendo.

rivoltoaSoldati

D' Elmi,

Bandiere , e delle vinte fpoglie

Un

gran Trofeo s'alzi nel

campo

ai Sole, Io guiderò la

Vittima

all'Altare.

Incanto tu,

chiunque

fia,

che

il

Nome

Porti , o vanti di Ciro, il core altero Alla

morte

prepara , o ti palefa:

Un momento

co'tuoi folo ti lalcio

.

O

fcoprirti, o morir; penfaci:

Guardie

Che

fi offervin

da

lungi.

Si

frammette un

Ballopercuis'efpone Io Storico avvenì»

nimento

di

CrefoRe

della Lidia, il quale prefo vivo in bat- taglia dai Perlìani per

comando

di

Ciro dovea

eflcre vivo ab- brucciato;

ma

quefti intefo dall' infelice

condennato

, che il

motivo

della

maggiore,

e più viva fua doglianza in tale fran.

gente altro

non

era,

non

il faggio ricordo datogli

da

iìo*

Ione Ateniefe , Che verun mortale prima dellamortipotejjcgiam- mai dirfi bealo, liberollo

danna

tanta

pena

, ed

avendolo

per

r

innanziin

fommo

pregio carico di onori

poco men,che

rea-

li, libero il

rimandò

nella Città di

Barze

:

benché

Giuftino rapprefenti que/lo fatto

con

altri colori:

accennando

efTert-»

flato indotto Ciro a praticare

con

Crefo

un

tanto gentile ,

e magnanimo

trattamento per fine politico, e

non

altramente.

Pe

'1 genio della Perfia,

che

nella

Danza

s introduce a libe- rar Crefo dair incendio,

non

folo viene fimbolizzata l'indo- le gcnerofa di Ciro,

quanto

il portento riferito

da Erodoto,

Valerio IVIaffimo, Solino

&c- avvenuto

nella perfona delgio.

vane

figlio di Crefo, il quale

veggendo

la coflanza di fuo Pa- dre in appettando a pie

fermo

il mortai colpo d'

un

Soldato Perfiano, che ftava per ucciderlo;

fclamò ad

alta voce ftut- tochè dall' infanzia

mutolo

) ucmo guarda di non uccidere

Crrjo.=

Ciro.

(29)

(Xix;

Cira.

O Tempre

caro

Sibari

amico

, e qua! deftin crudele

T'

ha condotto fra ceppi , e perchè

mai

Perderti vuoi col

nome mio

?

Stharì. Piacciuto

Fofle a Colui ,

che

regna in Ciel ,

che nuda

Ombra

t\x

mi

vedeflì in quefto

campo;

poiché con

qucfti occhi fuggir vid' io,

Non avendo

te

Duce,

i tuoi Soldati

.

Ma

grazie pur fieno all' eterna

Cura

,

Che

a ciò qui n'

ha

condotti,

onde

fi falvi

La Reale

tua tefta :

almen

pcfs'io

Per

te Signor fagrificar miei giorni.

Ciro mi

crede il tuo crudel

Tiranno, Poiché

già data la Battaglia, e i noftri Il noto afpetto tuo piti

non veggendo.

Gli animi lor

mancando,

all'inimico Volfero il tergo, e i rapidi Corfieri,

* Croejeus ab vigore Cyro damnatui incendioy

cum

Solon'ts ìden-

t'idetn nome»appellaret^ fcifcitanti Cyro quid is tandem homi/iis ff- jet, Athenienfemfuìjfefap'entem refpondit, qui

olim admonuij'

jet: M(rtalem a»tc cbitum neminem dicibeatum oporterc : qn£ vix

quàm

ejfet vera nunc (e

demum

tntelligere.

Hoc

andito, Cyrusntn Jolum homìni peperai^ fed etiam in pretto deinceps habn'tt

,

Dwnyf

Pe'avius ratio», temp. par. l. lib z. e. i!•

Herod. Ifb. I.

Croefioefi vi:a,

&

patrimoniipartes^

&

{Jrbs Barce coacejfa

funt in qyà etft non regiatn vitam, proximam tamen mojejiati re- gia degerct. H,ec clemcntla no» minns vigori ,

quàm

Vféìo utilis

{Hit. Juji.lib I. Hlft.

Cìim Hnus e numeroPtrfarirm^ignar:-f viri in cajfemejus concita-

to ferretur impetu: veluT oblituf quid/ibi najcentifortuna denegaffet ne Crcefum regem ocaderet,proclamando, pene

jam

imprejjtmt ju- gulo mucronem revocavit -.ita q»t

ad

id tempus m»tui /ibi vixerat, /aiuti parentis voca'is faHus e/i

.

Val Max.

lib. 5. f. 4. de pietate ia Parentes.

SoììnHS. c.-j,

C

2 Vili

(30)

(xx;

Vili

fpronando,

ivan fuggendo, In alta

Voce

gridando: Prigioniero, è

Ciro;

Nel tempo

fteflb

appunto,

che io

mi

refi

A

Filidafpe;

onde

Signor per quefta

Tua mano

prego te , per quelle tue

,

Ch'or

ti confente il Cielo alte fperanze,

Or

ti nafcondi al tuo

nemico,

e lafcìa,

Che

il tuo gran

nome

io porti infìn,

che

fuori

Di

periglio io ti veggia

Stharì.

Ah'

col

mio nome

Tu

crudel

morte

avrai

Stharì.

con

la più

cruda

Orrida

morte ben

compra

ancora

La

gloria di portarlo

un

fol

momento;

Tu

fcoprendo qual fei, perdi te fteflo

E me non

falvi; il tuo

fcampo

fi cerchi;

AUor

potranno i tuoi fperar Vittoria

Ed

io la libertà

Tìjaferne.

Con

quefto

inganno

Almen

farai,

che non

fi preflo a

morte

Il

Re

lo tragga: per

non

effercerto

Et

farà lento

Stharì

.

Eccolo

^jìiage . Io torno a voi

Pien di furor Sihari

.

Torna:

fon Ciro ancora

.

^fiiagie.

E

Ciro tu fei farai fvenato.

Olà

Ciro. Signor, Ciro ci

non

è: Io giuro.

Afiìage.

Abbian

fine le gare, ei tal

non

iìa,

Ite voi

dunque

al

Campo

a trovar Ciro :

La

libertà vi rendei ite ad

Arpago

E

dite aLui, che in

mio

poter l'afpetto

Per far di

Lui

giuda crudel vendetta

Tìlaferne. Altiage : io certovo'morir

con

Ciro partono.

(31)

(XXI)

A^ìage

. Nella tenda vicina a i cenni m:ei

Si riferbi Coftui ; pria della vita

Trarrò ad altri di ieno il grande arcano.

Voi

qui intanto, o Guerrieri in militari Giochi 1' alta Vittoria féfteggiate.

Si celebra una Giojìra di Picche , e Bandiere , a cui vengono frappojìialcuniGiuochiafolo dell'

Armi

jle^e, Forti, e fide dertre invitte in guerra

Come non

fia, che la Vittoria fpieghi

tempre

per voi le

mie

bandiere al vento ?

Ariobarzane colferro nudo in pugno.

Signor tutto è perduto; in

un momento Ecco

i nemici armati a quefle tende

Il bravo

Oran,

che a te la

nuova

invia

Procura

ancor di foftener lo sforzo

Ma

in

van

s' adopra : tutto è fangue , e

morte:

Volgon

le fpalle , ove voltar la faccia 1 tuoi Soldati, e delle

Truppe

Perfe

Alto

di tutti fovra il capo, Ciro

Fulminando

col guardo, e piùcol brando,

Su un Leardo Cavai

marcia alla teda

Ajliage Snudando anch'eff'o ilferro , e gli altri Duci

.

Traditore ! voliam Tovra gl'indegni :

Su me

ruini tutto il

Mondo

; Il Cielo

Cadavi

ancor, in onta voftra , o

Numi

Fra

le ruine avrò cor , che

non teme.

Finifce quefla feconda

Azione

col terio pr^fente Ba'Io;

Reda

accennata in quefJa

Danza primieramente

la mi-

fera condiz

one

a cui fi riduffe la Lidia Provincia dell'Afia

minore

per eflerfi ribellala a Ciro;

avegnachè

per

comando

di Efio Ciro furono levati agli Abitanti di tutta la Provin-

cia

Armi

, e Cavalli, e

qualunque

altro militare attrezzo,ef.

fendo condennati dopoi a dover' impiegare lo (ludio loro , e

le di loro fatiche in arti ridevoli, e poco civili In fecondo luogo s'accenna il fogno riferito

da

Dionigi ? e

da

Cicerone

pel

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