PROF. ING. DOMENICO SASSANELLI
A.A. 2007/08
6 - RESISTENZA DI ROTOLAMENTO
dove
R’
1=
RESISTENZA DOVUTA ALLA COPPIA PERNO-CUSCINETTOR”
1=
RESISTENZA DOVUTA ALLA COPPIA RUOTA-TERRENOQueste resistenze possono ritenersi proporzionali al peso P e pertanto potremo usare le resistenze unitarie r
1’ e r
1’’.
r
1’= R’
1/P [kg
f/q.li, kg
f/ton]
r
1’’= R”
1/P [kg
f/q.li, kg
f/ton]
CASO FERROVIARIO Ö r
1’ >> r
1’’ Ö r
1’’
CASO STRADALE Ö r
1’’ >> r
1’ Ö r
1’
R
1= R’
1+ R”
1La resistenza della coppia perno-cuscinetto è dovuta alla forza di attrito che si genera tra la superficie del perno e quella del cuscinetto.
Quindi la resistenza R
1’ dipende anche dal tipo costruttivo di cuscinetto.
In generale, nei veicoli si usano due tipi di cuscinetti:
- AD ATTRITO, in cui le superfici del cuscinetto e del perno sono tra loro a contatto con l’interposizione di olio lubrificante;
- A ROTOLAMENTO, in cui tra le due superfici sono interposte sfere o rulli.
fig. 1 – Esempi di cuscinetto a rotolamento:
a) cuscinetto a rulli; b) cuscinetto radiale orientabile a due corone di rulli; c) cuscinetto a sfere; d) cuscinetto radiale orientabile a due corone di sfere.
a)
b)
c)
d)
anello interno gabbia
CUSCINETTO
La funzione del cuscinetto è di ridurre l’attrito tra due parti in reciproco moto di rotazione e di sostenere il carico agente in senso assiale e radiale
2. 3. 4.
fig. 2 - Boccola per vagoni merci
fig. 3 – Realizzazione di boccole ferroviarie
fig. 4 – Tradizionali cuscinetti ad attrito in bronzo massiccio (bronzine)
fig. 5 – Cuscinetti a rulli
fig. 6 – Schema di boccola ad attrito fig. 7 –Boccola con lubrificazione per capillarità
fig. 8 –Boccola con lubrificazione meccanica
D
= diametro della ruotad
= diametro del cuscinettoM
1’
=R
t =R
1’
=Esaminiamo lo schema generale di una ruota in moto di rotolamento (vedi fig. 9).
Il momento resistente M
1’ può pensarsi dovuto alla forza R
tapplicata alla superficie del perno, quindi:
fig. 9
momento resistente che si oppone alla rotazione del sistema
forza resistente applicata alla superficie del perno
resistenza alla coppia perno-cuscinetto applicata alla periferia della ruota
'
2 M
1R
td =
Riferendo la resistenza R
talla periferia della ruota, si ha:
1)
Vediamo ora quanto vale, in base ad ipotesi sperimentali, la resistenza R
t.
La resistenza R
tapplicata al cuscinetto può essere considerata, PROPORZIONALE ALLA REAZIONE NORMALE N, risultante dalle forze trasmesse dal perno al cuscinetto (o viceversa) secondo un opportuno coefficiente di attrito f’, da cui:
2) R
t= f’ N
⇒
=
⇒
= d
R D D R
d R
R
t 1' t 1'2
2 D
R d R
1' =
tIl rapporto d/D varia da 1/5 a 1/15
Le azioni che agiscono sul perno sono:
P =
peso sulla ruota-F =
f’ =
Nel caso di ruota motrice, se
-F
è la reazione del cuscinetto sul perno eP
è il carico gravante sul perno, la risultante di queste forze,N
, passerà per il centro dell’asse e sarà pari a:fig. 10 – Forze trasmesse dal perno al cuscinetto: a) per ruota frenante; b) per ruota motrice.
sforzo tangenziale, ovvero reazione del cuscinetto sul perno
coefficiente di attrito, che dipende dal tipo di cuscinetto e dalle condizioni di contatto
P P
F P
N =
2+
2≈
2≈
In quanto nel caso ferroviariorisulta che:
P >> F
Pertanto considerando la 1) e la 2) abbiamo che la resistenza R
1’ applicata alla periferia della ruota sarà :
e la resistenza specifica:
Si tratta allora di valutare f’, coefficiente di attrito fra perno e cuscinetto
D P d D f
N d D f
R d
R '
1=
t= ' = '
D f d P
r R ' '
'
1=
1= r’ r’
1 1cresce con f’ = f (f’)
Variazione di f’
Da determinazioni sperimentali effettuate mediante una boccola ad attrito munita di dinamometro, che misura il momento M
1’ trasmesso dal fusello al cuscinetto, da cui si risale al coefficiente f’, risulta che f’ è funzione di Ñ (vedi fig. 11):
con
Ñ = μn/p
' ' n '( )
f f f Ñ
p μ
⎛ ⎞
= ⎜ ⎟ =
⎝ ⎠
dove:
μ* = viscosità del lubrificante a contatto fra le superfici striscianti n = numero di giri del perno o fusello
p = pressione specifica tra perno e fusello con p = P/ bd
f 2
f 2
kg sec 1 m sec
kg m
⎡ ⋅ ⎤
⎢ ⎥
⎢ ⎥
⎢ ⎥
⎢ ⎥
⎣ ⎦
Variazione di f’
fig. 11 – Coefficiente di attrito f’ in funzione del parametro
fig. 12 – Variazione di μ in funzione della temperatura t
Valore critico Nc
Ñ < Nc ramo instabile Ñ > Nc ramo stabile
Variazione di f’
Come mostra la fig. 11, a parità di pressione specifica p, si verifica un funzionamento irregolare del cuscinetto (elevati valori di f’) o per bassi valori di n o per bassi valori di μ (Ñ < Nc ).
L’una o l’altra condizione corrispondono a due fondamentali inconvenienti della boccola ad attrito:
• elevata resistenza all’avviamento: in fase di avviamento (bassi valori di n) la temperatura t è bassa con conseguente alto valore di μ (vedi fig. 12). Globalmente il parametro Ñ < Nc Ö f’ >> 0. Ciò comporta la necessità di aumentare la forza di trazione per avere le volute accelerazioni. Questo inconveniente è inevitabile ma può essere ridotto scegliendo opportunamente il tipo di olio o in certi casi riscaldando le boccole prima dell’avviamento (n = 0).
• pericolo di rottura del velo d’olio ad elevate velocità: ad elevate velocità (n molto grande) la temperatura t tende ad aumentare con conseguente diminuzione di μ (vedi fig. 12). Globalmente, poiché la diminuzione di μ > dell’aumento di n, il parametro Ñ < Nc Ö f’ >> 0, sino ad arrivare al grippaggio della boccola. Questo inconveniente si risolve impiegando boccole a lubrificazione meccanica che consentono di avere una temperatura t costante e quindi di limitare la diminuzione di μ.
Variazione di f’
Tab. 1 – Valori del coefficiente di attrito f’ per boccole ferroviarie
Variazione di f’
Da risultati sperimentali (vedi fig.
13) il coefficiente f’, e quindi r’1, diminuiscono all’aumentare del peso P sulla ruota.
fig. 13 – Resistenze totali R1’ in funzione del peso totale;
resistenza unitaria r1’ in funzione del peso per asse
La resistenza dovuta alla coppia ruota-terreno è da attribuire a due distinte cause:
— resistenza dovuta all’ATTRITO VOLVENTE;
— resistenza dovuta alle IRREGOLARITÀ DEL MOTO.
La resistenza dovuta all’attrito volvente è connessa alla deformabilità dei corpi a contatto: fenomeni di isteresi elastica dei materiali.
ISTERESI
Fenomeno per cui un corpo elastico reagisce ad una sollecitazione variabile deformandosi in modo non permanente e
con ritardo (inerzia del materiale) rispetto al variare della forza.
R’’1 dovuta all’attrito volvente
Nel caso di una ruota ferma su di un piano, il diagramma delle pressioni è simmetrico rispetto alla retta d’azione del peso P.
Successivamente considerando una ruota in movimento il diagramma delle pressioni non è più simmetrico (il corpo rotante non è perfettamente elastico) e la risultante delle reazioni del terreno, -P, risulta essere spostata in avanti, rispetto alla retta d’azione di P, per fenomeni di isteresi (vedi fig. 14).
Se la ruota fosse perfettamente elastica nulla varierebbe rispetto al caso di quiete.
fig. 14 - Resistenza per attrito volvente
R’’1 dovuta all’attrito volvente: isteresi
Durante il moto di una ruota le fibre comprese tra B ed O sono in fase di pressioni crescenti e deformazioni crescenti, mentre le fibre comprese tra O ed A sono in fase di pressioni e deformazioni decrescenti.
Ciò porta come conseguenza che se consideriamo due fibre simmetriche M ed N (vedi fig. 15), per le quali si hanno le stesse pressioni in caso di quiete, esse non sono soggette ad uguali pressioni in rotolamento, a causa dell’inerzia del materiale a riprendere la sua forma iniziale.
B A
O
v
N M
d d
fig. 15 – Deformazione delle fibre del pneumatico durante il moto
Per effetto dell’inerzia del materiale, isteresi, alle due fibre M ed N, pur corrispondendo la stessa deformazione d, corrispondono diversi valori di
B’
A B C
F
Fmax F
F’ < F d
F’
R’’1 dovuta all’attrito volvente: isteresi
Se ad un corpo c (configurazione A) applichiamo una forza F, esso sotto l’azione di tale forza comincerà a deformarsi (configurazione B). La configurazione C corrisponde all’applicazione del valore max di F e quindi al max deformazione del corpo. Se a partire da questo momento in poi si riduce gradualmente il valore di F ci accorgiamo che il corpo passerà per gli stati di deformazione decrescenti per valori diversi di F (rispetto a quelli crescenti) e a valori uguali ma decrescenti di F corrispondono diverse deformazioni (vedi
fig. 16 – Forze agenti sulle fibre del pneumatico e relative deformazioni.
fig. 17 – Diagramma sforzi-deformazione per le fibre del pneumatico.
D R 2 Pe
"
1=
e R " 2
R’’1 dovuta all’attrito volvente
L’eccentricità e implica l’esistenza di un momento resistente M’’1 pari a:
M’’
1= P·e
Il momento resistente M’’1, che si oppone al rotolamento della ruota, è riconducibile ad una resistenza applicata alla periferia della ruota stessa (fig. 18):
M”
1= R”
1· D/2 = ⇒ R”
1· D/2 = P·e ⇒
La resistenza unitaria per attrito volvente, essendo proporzionale ad e, dovrebbe essere proporzioanle anche al peso P, a parità di altre condizioni; ovvero r’’1 dovrebbe aumentare con il peso P, e quindi con l’area d’impronta, e diminuire al crescere del diametro D.
fig. 18
OSSERVAZIONE
Attenzione agli ordini di grandezza quando si fanno i calcoli.
La resistenza assoluta R”
1e la resistenza specifica r’’
1si scrivono:
Caso ferroviario
Caso stradale
R’’
1[Kg
f] = 2e [m] • P [ton]
x1000 D [m]
R’’
1[Kg
f] = 2e [m] • P [q.li]
x100 D [m]
r’’
1[Kg
f/ton] = R’’
1= 2e [m]
x1000 P D [m]
r’’
1[Kg
f/q.li] = R’’
1= 2e [m]
x100
P D [m]
R’’1 dovuta alla irregolarità del moto
Non è facile valutare la
R’’
1 dovuta alle irregolarità di marcia.Caso ferroviario:
Ci si può riferire ad un percorso unitario di 1000 m e valutare il numero di urti m e l’entità u di ciascuno di essi. Si avrà in tal modo la perdita di forza viva mu/1000 per metro percorso.
Per le irregolarità altimetriche tenendo presente della lunghezza di campata delle rotaie L (pari a 12, 18 o 36 m), su ogni 1000 m avremo 1000/L giunzioni e su ognuna di esse, un asse che pesa p, e lo urta a velocità v, subendo una deviazione angolare ε nel piano
verticale, subisce una perdita di lavoro per urto pari a:
u = p (v ε )
2/2g
R’’1 dovuta alla irregolarità del moto: serpeggio
Ancora più incerta è la valutazione della
R’’
1dovuta alle irregolarità planimetriche della marcia in rettifilo, legata al moto di SERPEGGIO.
In realtà non è possibile misurare globalmente la
R’’
1, ma nel caso ferroviario essa costituisce la parte meno rilevante (r’’
1varia
da 0,5 a 1 kgf/ton) della resistenzaR
0 in rettilineo orizzontale.CAUSE SERPEGGIO
CONICITÁ DEI CERCHIONI
GIUOCO δ TRA BORDINO E
ROTAIA
fig. 19 - Bicono, serpeggio e diametri di rotolamento
R’’1 nel caso stradale
Nel caso stradale R’’
1>> R’
1, tanto da poter trascurare R’
1. La R’’
1è da attribuirsi alle seguenti cause:
— ISTERESI ELASTICA ed INERZIA MECCANICA delle parti del pneumatico soggette a deformazioni a contatto col terreno. Queste due cause impediscono che venga restituita integralmente l’energia elastica assorbita per deformazione nella prima parte dell’impronta. All’aumentare della velocità v aumentano le deformazioni del pneumatico e quindi l’eccentricità e e la resistenza
R’’
1;— SLITTAMENTI LOCALI CHE SI MANIFESTANO NELL’AREA DI IMPRONTA. A tale riguardo è opportuno definire il concetto di scorrimento a vuoto e a carico.
( )
nD
nD s nD
π
π
π
00
= −
Scorrimento a
D = diametro della ruota D0 =
n = numero di giri della ruota
diametro di rotolamento dopo la deformazione del pneumatico
R’’1 nel caso stradale
— MOVIMENTI DI ARIA COMPRESSA ALL’INTERNO DELLA CAMERA D’ARIA DEL PNEUMATICO, per effetto del restringimento di sezione in corrispondenza del contatto. Se ω è la velocità angolare della ruota, l’aria ruota con una velocità angolare ω’ < ω, e pertanto si ha una velocità angolare relativa ω - ω’ dell’aria entro la camera d’aria che dà luogo a resistenze passive. Questa parte di resistenza aumenta con la velocità e con il restringimento della sezione (vedi fig. 20).
( )
0 0
nD
L s nD
π
π −
=
Scorrimento a carico (in presenza di una forza di trazione Fx)
L < πnD0 = percorso della ruota dopo n giri
R’’1 nel caso stradale
fig. 20 - Resistenza unitaria di un pneumatico per autovettura per diversi valori di η / D, con η cedimento statico del pneumatico.
Se (v = 0) < v
1< (v = 100 km/h) Ö R’’
1si mantiene all’incirca
proporzionale alla velocità v
Se v
1> (v = 100 km/h) Ö
R’’
1cresce circa con la terza potenza
della velocità v
Fattori che influenzano R’’1 (caso stradale)
Sono stati compiuti molti studi al fine di ridurre le resistenze R’’1 che dipendono dalla deformabilità della ruota e dalla superficie di rotolamento.
FATTORI CHE INFLUISCONO
SU R’’1
Tecnica costruttiva del pneumatico Mescola adottata per il pneumatico Tipo e condizione della pavimentazione
Pressione di gonfiaggio (vedi fig. 21) Velocità di marcia (vedi fig. 22) Temperatura di esercizio (vedi fig. 23)
Diametro della ruota (vedi fig. 24) Presenza di forze longitudinali tra ruota e
strada (vedi fig. 25)
Fattori che influenzano R’’1 (caso stradale)
fig. 21 - Variazione della resistenza dovuta alla
deformabilità ruota-suolo al variare della pressione fig. 22 - Variazione della resistenza dovuta alla deformabilità ruota-suolo al variare della velocità
Fattori che influenzano R’’1 (caso stradale)
fig. 23 - Variazione della resistenza dovuta alla deformabilità ruota-suolo al variare della temperatura interna del pneumatico (Wong, 1978)
fig. 24 - Variazione della resistenza dovuta alla deformabilità ruota-suolo al variare del diametro del pneumatico (Wong, 1978)
Fattori che influenzano R’’1 (caso stradale)
fig. 25 - Variazione della resistenza dovuta alla deformabilità ruota-suolo al variare della forza di trazione o della forza frenante