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Colonizzazione lichenica e valutazione del biodeterioramento nel Castello Eurialo di Siracusa (Sicilia sud-orientale)

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(1)

I

NTRODUZIONE

Il problema del degrado del patrimonio culturale ha assunto un rilievo sempre crescente anche nel nostro Paese dove sono numerosi i manufatti di elevato valore artistico e architettonico soggetti all’azione deteriogena di agenti fisi- ci, chimici e biologici. Da anni l’attenzione viene focaliz- zata sul fenomeno del biodeterioramento inteso come

“qualsiasi alterazione irreversibile ed indesiderata nelle proprietà chimico-fisiche di un materiale, causata da attivi- tà metabolica di organismi detti biodeteriogeni” (H

UECK

V

AN

D

ER PLAS

, 1968). In particolare, le aree archeologiche e i monumenti esposti all’aperto costituiscono degli ambienti in cui si differenziano vari microhabitat che favo- riscono l’insediamento e la diffusione di organismi capaci di sopravvivere in condizioni spesso ostili, come ad esem- pio briofite e licheni. I danni causati da questi organismi sono principalmente disgregazione, esfoliazione, fratture, erosioni e chiazze (Documento N

ORMAL

1/88, 1988).

D’altra parte, briofite e licheni, molto sensibili alle alte- razioni ambientali, sono anche considerati ottimi bioindica- tori (M

ONTE

, 1991) e la loro conoscenza, oltre a dare infor- mazioni precise sul rischio di alterazione del substrato, può fornire indicazioni sul valore di determinati parametri ambientali condizionanti quali il tenore d’acqua nel sub- strato, l’apporto di nitrati, ecc.

In Sicilia diverse ricerche sono già state svolte in questo ambito e si ricordano, tra gli altri, i contributi specifici di G

RILLO

& al. (2000) e C

ANIGLIA

& G

RILLO

(2001) dedicati ai licheni, G

UGLIELMO

& al. (2003) dedicato alle briofite, L

O

G

IUDICE

& al. (1992), D

I

B

ENEDETTO

& G

RILLO

(1995), N

OT

& L

O

C

AMPO

(1995), P

OLI

M

ARCHESE

& al. (1997 e 1998), G

UGLIELMO

& al. (2006) a più ampio spettro d’inda- gine.

Obiettivo di questo lavoro è l’analisi della colonizzazio- ne lichenica in un’importante area archeologica del territo- rio di Siracusa, il Castello Eurialo, attraverso uno studio floristico ed ecologico. Inoltre, per valutare l’azione biode- teriogena esercitata dalle diverse specie sul materiale litico del castello, è stato calcolato, in via ancora sperimentale, l’Indice di Attività Potenziale Biodeteriogena del Lichene (LPBA) proposto da P

IERVITTORI

& al. (2002) e da G

AZZANO

& al. (2009), prendendo in considerazione tre licheni crostosi molto comuni e aggressivi (Verrucaria cal- ciseda endolitico, Verrucaria nigrescens epilitico e Caloplaca aurantia placoide).

Si auspica che i dati ottenuti possano fornire, nel com- plesso, alle Soprintendenze e agli Enti preposti alla salva- guardia del patrimonio archeologico indicazioni utili per adeguati interventi di manutenzione, restauro e valorizza- zione dei manufatti.

A

REA DI STUDIO

Il Castello Eurialo è un’imponente fortezza che occupa una superficie complessiva di 15000 mq sull’altopiano dell’Epìpoli, a 120 m di quota, in località Belvedere, a circa 7 km da Siracusa (Fig. 1). La struttura fa parte di un gran- dioso progetto di strategia difensiva voluto da Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, realizzato tra il 402 e il 397 a.C. insieme ad una cinta di mura di 27 km, le cosiddette Mura dionigiane che dall’Epipoli si estendevano fino alla costa, proteggendo la città dagli attacchi via terra. Il castel- lo, costruito come le mura con grossi blocchi monoliti rego- lari estratti dalle latomie, si presenta oggi strutturato in due parti (Fig. 2): una rettangolare, il mastio avanzata verso ovest e un’altra trapezoidale a est; quest’ultima, seguendo la sommità della cresta rocciosa, si chiude in una lunga Quad. Bot. Amb. Appl., 21 (2010): 127-134.

Colonizzazione lichenica e valutazione del biodeterioramento nel Castello Eurialo di Siracusa (Sicilia sud-orientale)

M. G

RILLO

, A. G

UGLIELMO

, S. C

ARASI

Dipartimento di Botanica dell’Università degli Studi di Catania, via A Longo 19, 95125- Catania.

A

BSTRACT

. – Lichen colonization and biodeterioration in the Castello Eurialo of Syracuse (SE Sicily). – The results of a study on the lichenic flora of Castello Eurialo, a fortress of the 4

th

century B.C. in Syracuse, are provided. 39 taxa were found and, for each of them, ecological indices and poleophobia index were calculated. Moreover, in order to evaluate and quantify the potential biodeteriogenic activity on the limestone walls of the castle, a new index was applied (LPBA) with reference to Caloplaca aurantia, Verrucaria calciseda and V. nigrescens, and results were compared with literature data.

Key words: lichens, biodeterioration, LPBA index, archaeological sites, Syracuse, Sicily.

(2)

punta segnata da una torre da cui parte il lato meridionale delle mura. Il fronte ovest è protetto da tre fossati a pareti verticali scavati nella roccia, diretti da nord a sud, con lo scopo di rendere impossibile un assalto frontale con mac- chine da guerra dall’unico lato dove l’ingresso al castello era pianeggiante. All’interno, un complesso sistema di cor- ridoi e gallerie collegava le diverse parti e consentiva gli spostamenti di truppe e armi (V

OZA

, 1994).

Dal punto di vista geologico l’altopiano dell’Epipoli appartiene alla formazione dei Monti Climiti, risalente all’Oligocene medio-superiore. In particolare è una succes- sione di natura carbonatica costituita da un sottile intervallo basale di calciruditi, da calcareniti biancastre friabili con resti di alghe calcaree e briozoi, passanti verso l’alto e late- ralmente a biotiti algali (rodoliti), e da calcareniti a briozoi (L

ENTINI

& al., 1984).

Il bioclima dell’area è stato determinato sulla base dei dati della stazione meteorologica di Siracusa relativi al periodo 1921-2000 (Fig. 3 ).

La temperatura media annua è di 18,3 °C con valori medi massimi di 32,1 °C registrati in luglio e medi minimi di 7,4 °C in gennaio. Le precipitazioni medie annue sono di 552,9 mm, con 51 giorni piovosi.

Dal calcolo degli indici di termicità e ombrotermici, basato sul metodo di R

IVAS

M

ARTINEZ

(1993), il bioclima è di tipo mediterraneo con termotipo mediterraneo inferiore e ombrotipo secco inferiore (S

CELSI

& S

PAMPINATO

, 1996).

M

ATERIALI E METODI

Nel corso del 2009/10 sono state effettuate diverse visi- te in campo per il riconoscimento e l’eventuale raccolta dei licheni. La determinazione dei talli lichenici in gran parte è stata effettuata sul posto; in alcuni casi sono stati prelevati frammenti di tallo e piccole pietre per l’identificazione in laboratorio. Per la determinazione si è fatto riferimento essenzialmente a C

LAUZADE

& R

OUX

(1985), P

URVIS

& al.

(1992) ed è stata seguita la nomenclatura di N

IMIS

&

M

ARTELLOS

(2008).

Sono stati quindi calcolati per ciascuna specie gli indici ecologici di W

IRTH

(1995) modificati da N

IMIS

(2008)

1

non- ché, in rapporto alla localizzazione del sito, l’indice di Poleofobia (P) di N

IMIS

& M

ARTELLOS

(2008)

2

per indivi- duare le specie di ambienti urbanizzati.

Le sezioni lucide, necessarie per la valutazione dell’Indice LPBA, sono state preparate per inclusione in resina poliestere e successiva colorazione PAS (Documento UNI 10922, 2001; F

AVERO

-L

ONGO

& al., 2005) presso i Dipartimenti di Chimica e di Botanica dell’Università di Catania.

L’indice LPBA è stato applicato per valutare il com- plessivo impatto dei licheni sui materiali lapidei, in base al volume di influenza di ciascuna specie, quantificato sia sulla superficie che all’interno del substrato e in base ad altri parametri relativi a riproduzione, azione fisico-chimica e bioprotezione (P

IERVITTORI

& al., 2002). L’attività

Fig. 1 – Localizzazione dell’area di studio. Fig. 2 – Planimetria delle fortificazioni del Castello Eurialo.

Fig. 3 – Climogramma di Siracusa.

1) pH del substrato: 1 molto acido, 2 acido, 3 da subacido a subneutro, 4 moderatamente basico, 5 basico; Fotofilia (L): 1 molto sciafila, 2 piuttosto scia- fila, 3 moderatamente sciafila, 4 piuttosto fotofila, 5 molto fotofila; Aridità (H): 1 molto igrofila, 2 piuttosto igrofila, 3 mesofila, 4 piuttosto xerofila, 5 molto xerofila; Eutrofizzazione (N): 1 anitrofila, 2 moderatamente nitrofila, 3 piuttosto nitrofila, 4 molto nitrofila, 5 estremamente nitrofila.

2) 1 in ambienti non antropizzati; 2 in ambienti moderatamente antropizzati (paesaggi agrari con case sparse e senza agricoltura intensiva, ecc.); 3 in ambienti fortemente antropizzati (grandi aree urbane e industriali).

(3)

biodeteriogena potenziale dei licheni è stata calcolata, in accordo con G

AZZANO

& al. (2009), secondo la formula:

dove, per la iesima specie sul jesimo litotipo, a è la copertura, b il potenziale di riproduttività, c è la profondità della penetrazione ifale, d ed e sono rispettivamente l’azione fisica e chimica pesata rispettivamente dal volume della roccia dove si propagano le ife che penetrano (f) e g è l’effetto bioprotettivo.

I parametri a – g sono descritti di seguito:

a copertura, espressa da 0 a 100%, è la copertura stimata o misurata della specie (% di litotipo colonizzato dalla specie).

b potenza riproduttiva, basata sulla strategia riproduttiva di ogni specie (N

IMIS

& al., 1987; M

ONTE

, 1993):

10: specie che mostrano riproduzione asessuata;

5: specie che mostrano una riproduzione sessuata e che hanno ascocarpi fertili;

1: specie che mostrano riproduzione sessuata ma con giovani ascocarpi senza spore, o nessun ascocarpo.

c profondità di penetrazione ifale, misura la penetrazio- ne delle ife all’interno del substrato:

10: > 2000 mm

5: compreso tra 2000 e 500 mm 2: compreso tra 500 e 50 mm 1: < 50 mm

d azione fisica, misura la disgregazione della roccia immediatamente sotto il tallo:

5: distacco del tallo dai frammenti della roccia apprez- zabile su scala macroscopica;

3: inclusione medullare o ifale di frammenti litici che derivano dalla disgregazione del substrato osservabile con microscopia ottica;

1: nessuna disgregazione apprezzabile sia su scala macroscopica che microscopica.

e azione chimica, si basa sulla produzione da parte dei licheni di metaboliti primari o secondari:

5: specie secernenti acido ossalico;

3: specie secernenti metaboliti secondari che hanno effetto di estrazione dei minerali e specie che hanno effetto pitting causato da processi chimici sconosciuti;

0: specie secernenti metaboliti secondari che non hanno effetto di estrazione dei minerali o non secernenti alcun metabolita secondario.

f diffusione ifale, le ife penetrano e si diffondono diver- samente nel substrato a seconda della specie e delle caratteristiche strutturali del litotipo (G

AZZANO

& al., l.c.).

1: volume di roccia occupato dalle ife > del 50%

0.7: 50 - 20%

0.3: 20 - 5%

0.1: < 5%

g bioprotezione, fornisce una stima della protezione data dal lichene al materiale lapideo nei confronti di agenti atmosferici potenzialmente corrosivi (N

IMIS

& al, 1992).

0: presenza di biocopertura 1: assenza di biocopertura.

F

LORA LICHENICA

L’identificazione dei licheni che possono svolgere ruolo diverso nel processo di biodeterioramento rappresenta la fase preliminare assolutamente indispensabile per pianifica- re eventuali interventi di recupero e di conservazione, e lo studio delle esigenze ecologiche delle specie e delle comu- nità consente di rilevare i fattori ambientali che ne favori- scono l’insediamento e la diffusione.

L’indagine ha portato all’identificazione di 39 entità (36 specie, 2 subspecie e 1 varietà) appartenenti a 21 generi (Tab. 1). I generi più ricchi sono Caloplaca con 10 specie e Verrucaria con 5 specie.

Nonostante l’omogeneità geologica, nel sito di studio si osserva una buona diversità di habitat quali superfici roc- ciose umide e ombrose, superfici aride e assolate, orizzon- tali o verticali; ciò determina la presenza di una buona diver- sità floristica. Poche specie sono state rinvenute anche sul terriccio accumulato tra i blocchi e nelle fessure dei mono- liti.

Sulle superfici assolate orizzontali o poco inclinate si ha la maggiore ricchezza specifica mentre sulle superfici molto inclinate e sulle pareti verticali delle mura si ha una dimi- nuzione di specie che tuttavia possono raggiungere una notevole copertura. Sulle superfici meno assolate, come all’imbocco delle gallerie e alla base delle mura riparate dalle erbe alte, si ha la minore ricchezza specifica e la mino- re copertura.

Forme di crescita

Dallo spettro delle forme di crescita (Fig. 4) si evidenzia un’elevata ricchezza di microlicheni (specie crostose 44%, placoidi 18%, endolitiche 23%, leprose 2%, squamose 5%) mentre è assai poco rappresentato il contingente dei macro- licheni (specie fogliose 8%).

Sulle superfici assolate inclinate e in verticale (quali le pareti perimetrali della costruzione) dominano specie a tallo crostoso e endolitico di colore tenue, biancastro, grigiastro e verdastro, appartenenti principalmente ai generi Verrucaria, Bagliettoa e Porina, mentre sulle superfici più o meno oriz- zontali (come sulla sommità del fabbricato e sulle mura) prevalgono i licheni a tallo placoide e a tallo foglioso di colore rosso o aranciato, appartenenti ai generi Caloplaca e Xanthoria. Sulle superfici ombrose si trovano specie a tallo crostoso sorediato o leproso e a tallo foglioso gelatinoso; il colore può essere biancastro come in Dirina massiliensis, verdastro come in Lepraria nivalis e anche nero come in Collema.

La differente localizzazione delle specie licheniche nei diversi habitat è da attribuire, oltre che alle variazioni di intensità luminosa, al diverso accumulo di nitrati, maggiore sulle superfici orizzontali, e alla differente umidità, maggio- re negli ambienti più riparati o interni.

Frequenza

Per quanto riguarda la frequenza delle specie quelle estremamente comuni (8% del totale) sono Caloplaca aurantia, Lecanora pruinosa e Verrucaria calciseda. Le specie piuttosto comuni rappresentano il 26%, le molto comuni il 2% del totale Le specie estremamente rare, piut- tosto rare, rare e molto rare nell’insieme costituiscono il 64

%, con valori rispettivamente di 10, 8, 5 e 41% (Fig. 5).

(4)

Modalità di riproduzione

La maggior parte delle specie rinvenute ha riproduzione prevalentemente sessuata; riguardo alle fruttificazioni sulle superfici orizzontali sono prevalenti le specie con apoteci e su quelle verticali quelle con periteci.

Le poche specie sorediate o a tallo leproso si rinvengono sulle superfici ombrose e più umide: Caloplaca citrina, Diploicia canescens, Lepraria nivalis e Physcia adscendens.

Caratterizzazione ecologica

La caratterizzazione ecologica delle specie è stata effet- tuata attraverso gli indici ecologici di W

IRTH

(Fig. 6).

Prevalgono nettamente le specie che si instaurano su sub- strato basico; in particolare un cospicuo contingente di spe- cie colonizza substrati a pH da moderatamente basico a francamente basico.

I dati relativi alla luminosità (L) mostrano la prevalenza di specie eliofile, con o senza irradiazione solare diretta. In relazione al fattore umidità (H) sono maggiormente rappre- sentate le specie meso-xerofile; mentre specie che richiedo-

no condizioni mediamente umide sono più frequenti nei siti in ombra come all’interno dei fossati, e quelle che richiedo- no condizioni molto xeriche abbondano nei siti esposti al sole, quali le mura esterne. Infine, riguardo al contenuto di nitrati (N) si ha un’alta frequenza di specie che prediligono siti ricchi o molto ricchi in nitrati.

Nel complesso i dati ottenuti rispecchiano in pieno le caratteristiche ecologiche dell’area di studio.

Poleofobia

Per interpretare il grado di alterazione ambientale sono

stati utilizzati gli indici di poleofobia. Sono state rinvenute

sei specie con indice di poleofobia 1: Bagliettoa cazzae,

Dirina massiliensis, Petractis clausa, Placidium rufescens,

Squamarina cartilaginea, Verrucaria calciseda, tutte tipi-

che di ambienti non particolarmente antropizzati, che indi-

cano una situazione non particolarmente alterata. Le specie

con indice di poleofobia 1-3 e 2-3, legate ad ambienti mode-

Tab. 1 – Famiglie e taxa rinvenuti.

(5)

ratamente antropizzati e fortemente antropizzati, le meno sensibili, sono rappresentate complessivamente per il 39%.

Interessante a tal proposito è risultato il confronto con la flora lichenica e i relativi indici di poleofobia rilevati a Megara Iblea (C

ANIGLIA

& G

RILLO

, 2001), all’Orto Botanico di Palermo (L

O

G

IUDICE

& al., 1992) e al com- plesso dei Benedettini di Catania (P

OLI

M

ARCHESE

& al., 1995). Nel primo sito, localizzato in una zona suburbana in prossimità di estesi impianti industriali, e ancora di più nelle altre due stazioni, comprese nel tessuto urbano di due gran- di città con forte impatto antropico, sono prevalenti le spe- cie con indice di poleofobia 1-3 e 2-3 rappresentate rispetti- vamente per il 51, 59 e 65% (Fig. 7).

C

ENNI SULLA VEGETAZIONE

La vegetazione lichenica del castello è stata studiata sulla base di liste floristiche prendendo in considerazione le specie indicatrici (specie caratteristiche esclusive, elettive e preferenti). L’inquadramento sintassonomico è conforme a W

IRTH

(1995).

Sono stati distinti gli aggruppamenti fotofili che colo- nizzano le superfici esterne del castello e quelli sciafili che si trovano nei fossati e nelle gallerie in quanto la luce ha un ruolo importante nel determinare i tipi di vegetazione liche- nica; importante è pure l’apporto delle sostanze azotate.

Gli aggruppamenti a carattere fotofilo, non nitrofili sono frequenti. Quelli che colonizzano le pareti e le superfici più o meno verticali appartengono alla classe dei Protoblastenietea immersae; si differenziano floristicamen- te per la presenza di Verrucaria calciseda associata a Bagliettoa parmigera, Clauzadea immersa, Catillaria lenti- cularis, Caloplaca ochracea. Gli aggruppamenti che colo- nizzano le superfici poco inclinate e le superfici orizzontali sono rapportabili all’alleanza Aspicilion calcareae e quindi

131

Fig. 4 – Frequenze delle forme di crescita.

Fig.5 – Frequenze delle specie nel sito.

Fig. 6 – Distribuzione delle frequenze nelle classi degli indici di Wirth.

(6)

all’ordine Verrucarietalia e alla classe Verrucarietea nigre- scens per la presenza di specie quali Aspicilia calcarea, Aspicilia contorta ssp. contorta, Aspicilia contorta ssp.

hoffmannii, Caloplaca flavovirescens, Caloplaca lactea, Caloplaca variabilis.

Gli aggruppamenti a carattere fotofilo e francamente nitrofilo sono i più comuni. Essi, piuttosto indifferenti all’inclinazione del substrato di crescita, vengono inquadra- ti nel Caloplacion decipientis, l’altra alleanza dei Verrucarietalia. Sono dominanti Caloplaca aurantia asso- ciata a Lecanora pruinosa, Xanthoria calcicola e, in alcune stazioni, nelle parti basse delle pareti o anche a livello del suolo Caloplaca citrina.

Gli aggruppamenti sciafili sono molto frammentari e difficili da tipizzare. Nei fossati sono stati rilevati un aspet- to non ombrofobo a Opegrapha (O. calcarea, O. subeleva- ta) e nelle gallerie aspetti a Dirina massiliensis o a Lepraria nivalis entrambi a carattere francamente ombrofobo.

Gli aggruppamenti descritti risultano ben distinti dal punto di vista floristico e ben caratterizzati per l’aspetto strettamente ecologico.

Schema sintassonomico

Cl. Protoblastenietea immersae Roux 1978

Aggr. a Verrucaria calciseda Cl. Verrucarietea nigrescentis Wirth

Ord. Verrucarietalia Klement 1950

All. Aspicilion calcareae Albertson 1946 em.

Roux 1978

Aggr. ad Aspicilia sp. pl.

All. Caloplacion decipientis Klement 1950 Aggr. a Caloplaca aurantia Aggr. a Xanthoria calcicola B

IODETERIORAMENTO

Nonostante la grande mole di dati disponibili sul biodete- rioramento indotto da licheni, manca ancora oggi un approc- cio uniforme per una valutazione quantitativa della loro atti- vità deteriogena sui materiali lapidei ai fini della pianificazio- ne degli interventi ma anche della salvaguardia della biodi- versità (N

IMIS

& al., 1992) Solo di recente è stato proposto un Indice di Attività Potenziale Biodeteriogena del Lichene (LPBA Lichen Potential Biodeteriogenic Activity) ancora in fase di studio e di verifica. Per ulteriori indicazioni si riman- da a G

AZZANO

& al. (2009) e a P

IERVITTORI

& al. (2009).

Nel nostro caso di studio, che si inserisce appunto in questa fase di verifica, l’indice LPBA è stato calcolato su tre specie, Verrucaria calciseda, V. nigrescens e Caloplaca aurantia in quanto molto diffuse nel sito e molto rilevanti dal punto di vista dell’impatto (Tab. 2). I valori dei parame- tri sono stati assegnati come segue.

Copertura: sono stati forniti i valori percentuali di copertura delle tre specie con riferimento all’analisi foto- grafica di plot scelti a random (dimensioni di circa 1mq).

Potenza riproduttiva: a ciascuna specie è stato assegna- to valore 5 in quanto tutte hanno ascocarpi fertili.

Profondità di penetrazione ifale: tale parametro è stato calcolato misurando la profondità raggiunta dalle ife all’in- terno del substrato (osservazione allo stereomicroscopio di sezioni lucide). Sono stati assegnati valori massimi ad ogni specie perché la profondità supera di gran lunga i 2000 µm.

132

Fig.7 – Percentuali delle specie in base all’indice di poleofobia.

Tab. 2 – Calcolo dell’Indice LPBA

(7)

Azione fisica: i valori sono stati assegnati attraverso l’os- servazione dei campioni con uno stereomicroscopio e sulla base delle caratteristiche del substrato.

Azione chimica: si è fatto riferimento a dati di letteratu- ra (S

ALVADORI

& L

AZZARINI

, 1989; P

URVIS

& al., 1992;

M

ITCHELL

& al., 1966).

Diffusione ifale: dall’osservazione delle sezioni lucide è stato dedotto che le ife occupano gran parte del substrato roccioso, trattandosi di rocce calcarenitiche poco cementate.

Bioprotezione: è stato attribuito valore 1 in quanto man- cano dati di letteratura in proposito.

Il valore di LPBA ottenuto è 4,69 e dimostra un alto volume di influenza delle tre specie Caloplaca aurantia, Verrucaria calciseda e V. nigrescens sulle rovine del sito archeologico.

Particolarmente determinante nel calcolo dell’indice è stato il valore del parametro a (percentuale di copertura), soprattutto di Verrucaria calciseda (90%) e di V. nigrescens (60%). Peculiari sono anche i valori di profondità di pene- trazione ifale e di diffusione ifale all’interno del substrato, importanti per i processi biogeofisici di degrado.

Dall’osservazione delle sezioni lucide (Fig. 8) è stato rile- vato che le ife si distribuiscono quasi uniformemente all’in- terno della roccia, per una lunghezza che supera di gran lunga i 10-15 mm; ciò ha fatto assegnare valori massimi ai parametri c (profondità di penetrazione ifale) ed f (diffusio- ne ifale). E’ ovvio il collegamento con la natura del litotipo, roccia calcarenitica poco cementata, nella quale le ife riescono ad accrescersi tra i vuoti intergranulari.

Valore massimo è stato anche assegnato al parametro e (azione chimica) per la specie Caloplaca aurantia, di cui è certa la produzione di ossalati. Valori medi sono stati asse- gnati a Verrucaria calciseda e V. nigrescens perché pare che producano metaboliti secondari con azione chelante (F

AVERO

-L

ONGO

, com. verb.).

Nonostante l’alto valore dell’indice ottenuto, nel caso della colonizzazione lichenica del Castello Eurialo possia- mo affermare che essa non dovrebbe risultare particolar- mente dannosa in quanto i blocchi di pietra hanno notevole spessore e sono quindi molto resistenti all’attività biodete- riogena; inoltre non mostrano ornamentazioni o incisioni particolari.

Dal confronto con i risultati pubblicati da G

AZZANO

& al.

(l.c.) si rileva che il valore ottenuto per il Castello Eurialo è il più elevato; ciò è probabilmente dovuto a diversi fattori quali ad esempio la natura del substrato litico, la tipologia del manufatto e la vicinanza al mare. Sono stati ottenuti valori più bassi (<3) per la facciata romanica dell’Abbazia di Vezzolano (AT) e per il teatro romano di Aosta, costruiti rispettivamente in mattoni e travertino. Valori più alti (>4) sono stati riportati dai suddetti Autori per la facciata della chiesa romanica di Cortazzone (AT) e per le rovine romane di Libarna (AL) dove il substrato di arenaria consente un’e- levata colonizzazione lichenica ed una notevole penetrazio- ne e diffusione ifale. Appare chiara la similarità con i risul- tati ottenuti al Castello Eurialo.

L’indice LPBA si presenta, quindi, come un nuovo stru- mento, seppure ancora in fase di elaborazione e di convalida, che potrebbe portare ad una migliore valutazione del biodete- rioramento operato dai licheni, in vista di eventuali interventi di restauro, ma anche della conservazione della biodiversità.

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Fig. 8 – Sezioni lucide di a) Caloplaca aurantia; b) Verrucaria cal-

siseda; c) V. nigrescens (a e b: ingrandimento 1x1,6; c: 0,3x1,25).

a)

b)

c)

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INGRAZIAMENTI

– Gli autori ringraziano il prof. Enrico Ciliberto (Dip. di Chimica, Università di Catania) e la prof.ssa Cristina Salmeri (Dip. di Scienze botani- che, Università di Palermo) per la disponibilità e la preziosa collaborazione nell’allestimento delle sezioni lucide.

Lavoro eseguito con il contributo dell’Università di Catania (Fondi di Ateneo 2008-09).

R

IASSUNTO

– Il lavoro presenta i risultati di uno studio sui

licheni presenti nell’area archeologica del Castello

Eurialo (Siracusa). Delle 39 specie rinvenute si for-

niscono i dati biologici, distributivi e gli indici eco-

logici, incluso l’indice di poleofobia. Per valutare la

potenziale attività di deterioramento esercitata dai

licheni sul substrato calcarenitico è stato applicato

un nuovo indice quantitativo (LPBA), ancora in

fase di validazione, su tre specie particolarmente

significative: Verrucaria calciseda, V. nigrescens e

Caloplaca aurantia. Il valore ottenuto, anche in

confronto ai pochi dati di letteratura disponibili,

dimostra un’elevata attività biodeteriogena delle tre

specie prescelte, anche se, ai fini della conservazio-

ne, l’influenza dei licheni su blocchi di notevoli

dimensioni è relativamente significativa.

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