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Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso

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Academic year: 2021

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Popolazione

Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso nei comuni italiani

Anni 1992-2001

Il volume contiene i risultati principali della ricostruzione della popolazione residente comunale per sesso ed età al 1° gennaio di ciascuno degli anni compresi tra il 1992 ed il 2001. La procedura adottata consiste nel calcolo, anno dopo anno, dell'ammontare di ciascuna generazione (eseguito in modo indipendente per i due sessi e per comune di residenza). L'obiettivo di questa ricostruzione, alla pari di quelle precedentemente realizzate dall'Istat, è quello di fornire dati di popolazione affidabili da utilizzare come denominatori per l'analisi di fenomeni riferiti alla popolazione residente. Le tavole statistiche all'interno del volume, presentate per ciascun sesso e fino al livello regionale, sono di due tipi: a) popolazione per singolo anno di età dal 1° gennaio 1992 al 1° gennaio 2001; b) bilanci demografici intercensuari 1991-2001, riportanti le variabili sul movimento naturale e migratorio della popolazione residente. Nel CD-Rom allegato alla pubblicazione sono disponibili le medesime informazioni fino al dettaglio di comune.

2I012006013000005

€ 27,00

Settore Popolazione

Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso

nei comuni italiani

Anni 1992-2001 Contiene cd-rom

2 0 0 6

SISTEMA STATISTICO NAZIONALE ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA

ISBN 88-458-1333-9

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I settori

Ambiente, territorio, climatologia

Popolazione, matrimoni, nascite, decessi, flussi migratori Sanità, cause di morte, assistenza, previdenza sociale Istruzione, cultura, elezioni, musei e istituzioni similari Comportamenti delle famiglie (salute, letture, consumi, etc.) Amministrazioni pubbliche, conti delle amministrazioni locali Giustizia civile e penale, criminalità

Conti economici nazionali e territoriali

Occupati, disoccupati, conflitti di lavoro, retribuzioni Indici dei prezzi alla produzione e al consumo Agricoltura, zootecnia, foreste, caccia e pesca

Industria in senso stretto, attività edilizia, opere pubbliche Commercio, turismo, trasporti e comunicazioni, credito Importazioni ed esportazioni per settore e Paese AMBIENTE E TERRITORIO

POPOLAZIONE SANITÀ E PREVIDENZA CULTURA FAMIGLIA E SOCIETÀ PUBBLICA AMMINISTRAZIONE GIUSTIZIA CONTI NAZIONALI LAVORO PREZZI AGRICOLTURA INDUSTRIA SERVIZI COMMERCIO ESTERO

Alla produzione editoriale collocata nei 14 settori si affiancano le pubblicazioni periodiche dell’Istituto:

Annuario statistico italiano, Bollettino mensile di statistica e Compendio statistico italiano.

Il Rapporto annuale dell’Istat viene inviato a tutti gli abbonati anche ad un solo settore.

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Settore Popolazione

Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso

nei comuni italiani

Anni 1992-2001

SISTEMA STATISTICO NAZIONALE ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA

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A cura di: Marco Marsili

Hanno collaborato: Marco Battaglini (sviluppo parte informatica) Giovanni Camponeschi (coordinamento organizzativo)

Claudia Di Priamo (elaborazione tavole statistiche del volume e del CD-ROM) Stefano Oliva (predisposizione dati)

Nicodemo Scorpiniti (predisposizione dati) Maurizio Silveri (editing del volume) Enrico Tucci (predisposizione dati)

Per chiarimenti sul contenuto della pubblicazione rivolgersi a:

Servizio Popolazione, Istruzione e Cultura tel. 06-46737353 – Fax 06-85301609 e-mail: posas@istat.it

Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso nei comini italiani

Anni 1992-2001

Informazioni, n. 13 - 2006

Istituto nazionale di statistica Via Cesare Balbo, 16 – Roma Coordinamento:

Servizio produzione editoriale Via Tuscolana, 1788 – Roma

Prestampa e realizzazione del volume in formato elettronico: Letizia Petricone Stampa:

C.S.R. Centro stampa e riproduzione s.r.l.

Via Pietralata, 157 – 00158 Roma Si autorizza la riproduzione a fini non commerciali e con citazione della fonte

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Indice

PARTE PRIMA - NOTA METODOLOGICA

1 - Introduzione Pag. 7

2 - Ricostruzione demografica e disallineamento censimento-anagrafe “ 7

3 - Quadro di sintesi della metodologia adottata “ 9

4 - Primo passo: aggiornamento a calcolo della popolazione provinciale tra i due censimenti

12 5 - Secondo passo: il confronto tra popolazione calcolata e popolazione censita al 21

ottobre 2001

15 6 - Terzo passo: implementazione della fonte informativa ausiliaria Posas “ 17 7 - Quarto passo: la distribuzione del saldo residuo e la ricostruzione della popolazione

per generazione

19 8 - Quinto passo: la ricostruzione delle generazioni molto anziane “ 29

9 - Sesto passo: la ricostruzione comunale “ 30

Appendice - Completamento dell’archivio Posas dal 1991 al 2001 “ 32

PARTE SECONDA - TAVOLE STATISTICHE - DATI REGIONALI Tavola 1 - Popolazione residente per sesso ed età al 1° gennaio 1992-2001 - Italia,

Ripartizioni geografiche e Regioni “ 37

Tavola 2 - Bilancio demografico per sesso dal 21 ottobre 1991 al 21 ottobre 2001 - Italia,

Ripartizioni geografiche e Regioni “ 217

Elenco delle tavole sul cd-rom

Tavola 1 - Popolazione residente per sesso ed età al 1° gennaio 1992-2001 - Italia, Ripartizioni geografiche e Regioni

Tavola 2 - Bilancio demografico per sesso dal 21 ottobre 1991 al 21 ottobre 2001 - Italia, Ripartizioni geografiche e Regioni

Tavola 3 - Popolazione residente per sesso ed età al 1° gennaio 1992-2001 - Province

Tavola 4 - Bilancio demografico per sesso dal 21 ottobre 1991 al 21 ottobre 2001 - Province

Tavola 5 - Popolazione residente per sesso ed età al 1° gennaio 1992-2001 – Comuni

Tavola 6 - Bilancio demografico per sesso dal 21 ottobre 1991 al 21 ottobre 2001 - Comuni

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Nota metodologica

1. Introduzione

Con il presente volume l’Istat arricchisce la disponibilità di dati di popolazione a livello locale negli anni compresi tra il censimento del 1991 e quello del 2001. Infatti, l’obiettivo principale alla base della ricostruzione è quello di fornire agli utenti stime affidabili sulla popolazione, intesa nelle sue componenti di stock e di struttura, per il decennio che intercorre tra i due ultimi censimenti della popolazione.

Più concretamente, la ricostruzione concorre a migliorare tanto le statistiche sulla popolazione stessa - in termini di stock e di flussi demografici ma anche in termini strutturali quali la distribuzione per età e sesso - quanto le misure demografiche associate come ad esempio i tassi di fecondità, di mortalità e di migratorietà. Il soddisfacimento di tali esigenze permette in genere di ricalibrare gli studi d’indicatori in serie storica ed, eventualmente, di riposizionarne i risultati alla luce della nuova disponibilità di denominatori. Necessità di carattere scientifico a parte, il campo d’interesse per una ricostruzione della popolazione si estende normalmente alle necessità di natura tecnico-operativa come, ad esempio, quelle a supporto alle decisioni politiche a livello locale. In nessun caso, invece, la popolazione ricostruita può essere considerata come un processo che, mettendo in dubbio l’autenticità degli atti amministrativi pregressi, riscrive in modo forzoso e certificante la storia dell’evoluzione demografica di un paese, sia esso considerato nella sua interezza o come insieme di distinte realtà territoriali. La popolazione ricostruita è, infatti, un prodotto finale frutto di stima, e non d’osservazione, e pertanto appare fuori luogo ogni pretesa di volerle attribuire valenza giuridico-amministrativa.

I risultati presentati nel volume sono di due tipi: da un lato essi si riferiscono alla popolazione suddivisa per sesso e singolo anno di età al 1° gennaio del decennio 1992-2001; dall’altro sono riportati i bilanci demografici ricostruiti di ciascun intervallo temporale compreso tra il 21 ottobre 1991 e la mezzanotte del 21 ottobre 2001.

Per una migliore maneggevolezza del volume, le tavole statistiche si riferiscono all’Italia nel complesso, alle Ripartizioni geografiche ed alle Regioni e Province Autonome. Nel cd-rom allegato, infine, sono presenti ulteriori tavole a livello provinciale e comunale, con le quali è possibile approfondire il dettaglio territoriale di analisi.

2. Ricostruzione demografica e disallineamento censimento-anagrafe

Da un punto di vista tecnico, una ricostruzione elimina per definizione quella discontinuità che viene a determinarsi nella serie storica della popolazione ogni qual volta un nuovo Censimento determina la popolazione legale del Paese. Com’è noto, alla data dell’ultimo censimento (21 ottobre 2001) si registrò una differenza negativa tra popolazione censita e popolazione anagrafica aggiornata

1

di poco inferiore al milione di unità (963 mila). In passato questo fenomeno si è regolarmente verificato e con ordini di grandezza molto simili:

1031 mila unità in meno nel 1991, 708 mila in meno nel 1981, 801 mila in meno nel 1971, 906 mila in meno nel 1961. Alla base di tale cospicua differenza concorrono generalmente due fattori: gli errori di copertura censuaria e gli errori accumulati nel corso del decennio intercensuario negli schedari anagrafici.

È importante sottolineare che laddove a livello locale si evincono situazioni di forte differenza tra popolazione censita e popolazione anagrafica, concorrono entrambi gli errori, tanto il censuario quanto l’anagrafico. Da un’analisi delle differenze relative dello scostamento censimento-anagrafe non si evidenzia un particolare gradiente geografico (Prospetto 2.1). Differenze rilevanti in termini relativi si riscontrano soprattutto

1 Per popolazione anagrafica aggiornata si intende quella rilevata con l’indagine “Movimento e calcolo della popolazione residente” (mod. Istat/P.2) che si determina annualmente per ciascun comune, aggiornando il dato di popolazione rilevato all’ultimo censimento con le poste demografiche correnti (nascite, decessi, iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza). In questa sede il confronto è quindi tra la popolazione censita nel 1991 e aggiornata con le poste del decennio 1991-2001 e la popolazione censita nel 2001. In generale, la popolazione anagrafica aggiornata, che per l’Istat rappresenta la popolazione “ufficiale” di un comune durante gli anni intercensuari, non è detto che coincida con la popolazione iscritta nello schedario anagrafico di un comune, se tale comune non ha provveduto nel frattempo a riallineare la propria anagrafe alle risultanze dell’ultimo censimento. In quest’ultimo caso si parla di popolazione “iscritta in anagrafe” o semplicemente “anagrafica” per distinguerla da quella che invece si ottiene aggiornandola. Ad esempio, alla data del censimento del 2001 la situazione per il Comune di Roma risultava essere la seguente: popolazione legale

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per Lazio (-4,1 per cento), Liguria (-2,8 per cento), Umbria (-2,1 per cento), Piemonte e Sicilia (-1,9 per cento).

In termini assoluti lo scostamento censimento-anagrafe è concentrato in massima parte in poche regioni: Lazio, Lombardia, Sicilia, Campania e Piemonte, messe insieme raccolgono oltre il 62 per cento delle 963 mila unità di differenza. Queste cinque regioni, demograficamente molto importanti visto che complessivamente vi risiede il 51 per cento della popolazione nazionale, sono anche caratterizzate dalla presenza al loro interno di capoluoghi di provincia molto grandi (Roma, Milano, Palermo, Catania, Messina, Napoli e Torino). Il legame tra dimensione demografica di un comune e scostamento censimento-anagrafe è, come facilmente intuibile, direttamente proporzionale (Prospetto 2.2). Non a caso nei comuni fino a 15 mila abitanti lo scostamento è in media del -1 per cento, mentre nei comuni maggiori, quelli con più di 15 mila e nei capoluoghi di provincia, lo scostamento sale, rispettivamente, al -1,8 per cento ed al -2,7 per cento. In termini assoluti, nei comuni maggiori - in tutto appena 664 ma con una popolazione residente pari al 59 per cento del totale nazionale - si riscontra il 77 per cento dello scostamento complessivo tra censimento ed anagrafe.

Prospetto 2.1 – Popolazione censita e popolazione anagrafica aggiornata al 21 ottobre 2001, per regione

REGIONI Popolazione censita Popolazione anagrafica

aggiornata Differenza Differenza percentuale Distribuzione percentuale (Italia=100)

Piemonte 4.214.677 4.292.766 -78.089 -1,9 8,1

Valle d’Aosta 119.548 120.994 -1.446 -1,2 0,2

Lombardia 9.032.554 9.167.193 -134.639 -1,5 14,0

Trentino-Alto Adige 940.016 948.878 -8.862 -0,9 0,9

Veneto 4.527.694 4.564.223 -36.529 -0,8 3,8

Friuli-Venezia Giulia 1.183.764 1.192.507 -8.743 -0,7 0,9

Liguria 1.571.783 1.616.352 -44.569 -2,8 4,6

Emilia-Romagna 3.983.346 4.031.284 -47.938 -1,2 5,0

Toscana 3.497.806 3.555.228 -57.422 -1,6 6,0

Umbria 825.826 843.359 -17.533 -2,1 1,8

Marche 1.470.581 1.475.896 -5.315 -0,4 0,6

Lazio 5.112.413 5.322.466 -210.053 -4,1 21,8

Abruzzo 1.262.392 1.283.360 -20.968 -1,7 2,2

Molise 320.601 326.442 -5.841 -1,8 0,6

Campania 5.701.931 5.782.858 -80.927 -1,4 8,4

Puglia 4.020.707 4.085.484 -64.777 -1,6 6,7

Basilicata 597.768 603.553 -5.785 -1,0 0,6

Calabria 2.011.466 2.035.317 -23.851 -1,2 2,5

Sicilia 4.968.991 5.065.522 -96.531 -1,9 10,0

Sardegna 1.631.880 1.645.120 -13.240 -0,8 1,4

ITALIA 56.995.744 57.958.802 -963.058 -1,7 100

Prospetto 2.2 – Confronto tra popolazione censita e popolazione anagrafica aggiornata al 21 ottobre 2001, per dimensione demografica dei comuni

DIMENSIONE

DEMOGRAFICA Numero di

comuni Popolazione censita

Popolazione anagrafica

aggiornata Differenza assoluta Differenza percentuale

Distribuzione percentuale (Italia=100)

Fino a 1.000 1.971 1.098.471 1.110.243 -11.772 -1,1 1,2

Da 1.000 a 3.000 2.659 4.852.390 4.900.248 -47.858 -1,0 5,0

Da 3.000 a 7.000 1.833 8.356.075 8.433.034 -76.959 -0,9 8,0

Da 7.000 a 15.000 974 9.728.612 9.817.917 -89.305 -0,9 9,3

Oltre 15.000 561 16.085.609 16.370.992 -285.383 -1,8 29,6

Capoluoghi di Provincia 103 16.874.587 17.326.368 -451.781 -2,7 46,9

ITALIA 8.101 56.995.744 57.958.802 -963.058 -1,7 100,0

Tra l’altro, intervenire con una ricostruzione significa rimuovere, con un’apposita metodologia di stima, le differenze per anno di nascita tra la distribuzione della popolazione censuaria e quella anagrafica aggiornata.

Questo perché le cento e oltre diverse generazioni di una popolazione sono diversamente esposte ai rischi di subire determinati eventi demografici (morte o migrazione) e, conseguentemente, diversamente esposte di fronte alla possibilità di essere sotto o sovra enumerate tanto nei confronti dei registri di popolazione (in termini di iscrizioni e cancellazioni anagrafiche) quanto nei confronti del censimento (in termini di copertura).

A questo riguardo, è utile osservare la figura 2.1, nella quale sono riportate le differenze per sesso ed anno

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i casi in cui delle generazioni presentano differenze di segno positivo, ossia delle situazioni per le quali la generazione censita risulta superiore a quella anagrafica aggiornata. Per i maschi questo fenomeno riguarda le generazioni 1980-1981, 1930-1932, nonché la maggioranza delle generazioni comprese negli anni 1910-1925;

per le femmine, invece, risultano positive le differenze per le generazioni 1979-81, 1950-51, 1931, 1911 e 1900.

Nelle altre situazioni, in cui le differenze per generazione sono di segno negativo, s’intravede un pattern che ricorda molto da vicino quello tipico dei processi migratori. Infatti, le differenze per anno di nascita, per entrambi i sessi, sono forti prevalentemente nel segmento di popolazione che riguarda le generazioni dei giovani adulti (1974-1953), ossia per quelle generazioni più interessate dai fenomeni migratori nel corso del decennio intercensuario.

Figura 2.1 – Differenze per sesso ed anno di nascita tra la popolazione censita e anagrafica aggiornata al 21 ottobre 2001 - Italia

-25.000 -20.000 -15.000 -10.000 -5.000 0 5.000

2001 1996 1991 1986 1981 1976 1971 1966 1961 1956 1951 1946 1941 1936 1931 1926 1921 1916 1911 1906 1901 1896 1891

Anni di nascita Maschi

Femmine

Di pari modo, si osservano differenze significative anche nelle generazioni dei più giovani (1982-2001), e pertanto, tenuto conto del profilo migratorio che tipicamente coinvolge gli adulti con i loro figli, potrebbe questo indicare che interi nuclei familiari non siano stati censiti - perché effettivamente non più presenti in quel momento o perché non raggiunti dai rilevatori - pur risultando iscritti nelle anagrafi. Dal confronto delle due strutture per anno di nascita emergono differenze importanti e di segno negativo anche alle età anziane. Queste riguardano in misura maggiore le donne che, potendo contare su di una speranza di vita più lunga, arrivano alle età più avanzate della vita in contingenti molto più numerosi rispetto agli uomini. Ecco che allora, al possibile effetto perturbatore delle mancate cancellazioni dalle anagrafi per irreperibilità, si aggiungerebbe quello delle mancate cancellazioni per morte, quest’ultimo probabilmente più importante del primo, dal momento che la popolazione anziana è notoriamente meno mobile sul territorio, e pertanto più rintracciabile al censimento.

3. Quadro di sintesi della metodologia adottata

Alla luce delle suddette considerazioni preliminari è dunque evidente che un tentativo di ricostruire la serie

intercensuaria della popolazione deve passare necessariamente attraverso una dettagliata analisi del profilo

territoriale e generazionale. Ciò costringe a compiere una serie di scelte operative.

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In primo luogo, per quanto attiene la scelta della scala territoriale, si è optato sulla provincia come unità d’analisi e ottenere i risultati a livello regionale e nazionale per semplice aggregazione. A livello sub-provinciale la ricostruzione è stata effettuata su 8.100 comuni italiani utilizzando sul piano metodologico lo stesso schema della ricostruzione effettuata su base provinciale, tuttavia facendo in modo di assicurare coerenza tra i risultati ottenuti per l’unità d’analisi provincia e l’insieme dei suoi comuni (Paragrafo 9).

In secondo luogo, sul piano delle scelte più propriamente metodologiche va detto che l ’impianto alla base delle operazioni di ricostruzione è nel solco delle precedenti ricostruzioni realizzate dall’Istat

2

(1972-81 e, in particolar modo, 1982-91). La metodologia è per definizione a carattere “longitudinale”, ossia mira a ricostruire l’andamento demografico intercensuario di ciascuna generazione singolarmente, con la ricostruzione dei totali ottenuta in ogni anno per somma delle singole “esperienze” generazionali.

Il primo passo metodologico è consistito nel produrre un aggiornamento “a calcolo” della popolazione distinta per anno di nascita e provincia di residenza alla data del censimento 2001 (Paragrafo 4).

L’aggiornamento a calcolo è stato condotto utilizzando quale stock di partenza la popolazione provinciale censita al 1991 e considerando per ciascuna generazione le poste demografiche in entrata e in uscita del decennio intercensuario relativamente a nascite, decessi e migrazioni interprovinciali. Dalla popolazione così calcolata sono state escluse le poste relative ai movimenti con l’estero, e quelle relative alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche per altri motivi, ossia quei movimenti di sola entrata o di sola uscita, operazioni quest’ultime svolte dalle anagrafi negli anni intercensuari per recuperare individui non censiti nel 1991 ma effettivamente residenti o per cancellare individui divenuti irreperibili.

Il secondo passo metodologico è consistito nel confronto tra la struttura provinciale per anno di nascita calcolata e quella secondo le stesse caratteristiche rilevate al censimento 2001 (Paragrafo 5). Dal confronto sono emerse delle differenze (residui) che “spiegano”, al netto delle statistiche demografiche considerate, quello che è stato il saldo demografico intercensuario cumulato di ciascuna generazione.

Il terzo e ultimo passo è consistito nel ripartire nel decennio intercensuario il saldo cumulato suddetto, grazie ad un apposito modello ridistribuivo, pervenendo in ultima analisi alla distribuzione della popolazione provinciale per sesso ed età al 1° gennaio degli anni 1992-2001 ed alla ricostruzione statistica del bilancio demografico tra i due ultimi censimenti della popolazione (paragrafi 6-7).

Le generazioni interessate alla ricostruzione sono quelle nate tra il 1891 ed il 2001 (Figura 3.1). All’interno di questo insieme di 110 generazioni si distingue tra le generazioni che risultavano in vita in occasione dei censimenti 1991 e 2001 dalle generazioni che risultavano in vita solo in occasione del secondo (nati dopo la mezzanotte del 20 ottobre 1991). Le prime, denominate generazioni compresenti per distinguerle dalle seconde (denominate generazioni intercensuarie), sono ulteriormente suddivise in generazioni compresenti 1991-1906 e generazioni compresenti 1905-1891. Questa seconda suddivisione ha solo finalità operative. Infatti, mentre per le generazioni compresenti 1991-1906 la metodologia prevede una ricostruzione diretta e per singola generazione, per quelle più anziane (1905-1891) la metodologia prevede un doppio passaggio, nel primo dei quali si ricostruisce l’andamento demografico dell’insieme delle generazioni considerate, nel secondo si ottiene la definitiva scomposizione dei risultati per singola generazione ricorrendo ad un adattamento del metodo delle

“generazioni estinte” proposto da Vincent

3

(Paragrafo 8).

Anche le generazioni intercensuarie 1992-2001 sono ricostruite longitudinalmente mediante elaborazione diretta ed individuale, ma a differenza delle generazioni compresenti il punto d’inizio coincide con il momento della loro comparsa, identificando con ciò il contingente iniziale di generazione rappresentato dal numero complessivo di nascite.

4

2Per il decennio 1972-81 la metodologia di ricostruzione è stata a carattere soltanto regionale. Si veda: Istituto centrale di statistica. Popolazione e bilanci demografici per sesso, età e regione, ricostruzione per gli anni 1972-1981. Roma: Istat, 1985. (Supplemento al bollettino mensile di statistica, n.14).

Per il decennio 1982-91 la ricostruzione è stata effettuata dapprima a livello provinciale, quindi anche a livello comunale. I volumi di riferimento sono:

Istat-Istituto superiore di sanità. Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso nelle province italiane, Anni 1982-1991. Roma: Istat, 1996.

(Informazioni speciale n.17). Istat-Istituto superiore di sanità. Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso nei comuni italiani, Anni 1982- 1991. Roma: Istat, 2000. (Informazioni n.33). Altre ricostruzioni disponibili sono: A.Golini, L.Ciucci, G.Caselli. Ricostruzione della popolazione residente per sesso, età e regione, Anni 1952-1972. Roma: Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Dipartimento di Scienze Demografiche, 1983.

(Fonti e Strumenti, n.1). R.Capocaccia, G.Caselli. Popolazione residente per età e sesso nelle province italiane, Anni 1972-1981. Roma: Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Dipartimento di Scienze Demografiche, 1990. (Fonti e Strumenti n.2).

3 P. Vincent. La mortalité des veillards. Paris: Ined, 1951. (Population, n.2).

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I paragrafi successivi illustrano nel dettaglio quanto è stato finora sommariamente descritto.

Figura 3.1 – Distribuzione delle generazioni ricostruite nel decennio intercensuario per età in anni compiuti al 1°

gennaio

Età al 1.1.1992 al 1.1.1993 al 1.1.1994 al 1.1.1995 al 1.1.1996 al 1.1.1997 al 1.1.1998 al 1.1.1999 al 1.1.2000 al 1.1.2001

0 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

1 1990 1999

2 1989 1998

3 1988 1997

4 1987 1996

5 1986 1995

6 1985 1994

7 1984 1993

8 1983 1992

9 1982 1991

…. …. 1990

…. …. 1989

…. …. 1988

…. …. 1987

…. …. 1986

…. …. 1985

…. …. 1984

…. …. 1983

…. …. 1982

76 1915 ….

77 1914 ….

78 1913 ….

79 1912 ….

80 1911 ….

81 1910 ….

82 1909 ….

83 1908 ….

84 1907 ….

85 1906 1915

86 1905 1914

87 1904 1913

88 1903 1912

89 1902 1911

90 1901 1910

91 1900 1909

92 1899 1908

93 1898 1907

94 1897 1906

95 1896 1905

96 1895 1904

97 1894 1903

98 1893 1902

99 1892 1901

100 1891 1900

101 1899

102 1898

103 1897

104 1896

105 1895

106 1894

107 1893

108 1892

109 1891

Distribuzione delle coorti

Coorti intercensuarie (1992-2000)

Coorti compresenti (1991-1906)

Coorti compresenti anziane (1905-1891)

(14)

4. Primo passo: aggiornamento a calcolo della popolazione provinciale tra i due censimenti

Ricostruire tra due censimenti successivi equivale a tracciare il percorso demografico ottimale che ha caratterizzato una popolazione attraverso ciascuno dei suoi punti intermedi, partendo da un punto iniziale noto, corrispondente alla data del primo censimento, e pervenendo ad un punto d’arrivo anch’esso noto, corrispondente alla data del secondo. I punti intermedi del percorso si fanno corrispondere usualmente alla data del 31 dicembre dell’anno t (oppure, ma è la stessa cosa, al 1° gennaio dell’anno t+1). Tanto nel punto iniziale quanto nel punto d’arrivo sono note le caratteristiche strutturali della popolazione, ossia l’ammontare della popolazione distinta per sesso ed anno di nascita, mentre tra un punto intermedio e il successivo sono note le statistiche di flusso relativamente a nascite, morti e movimenti migratori.

Come si è visto nel paragrafo 2, se si partisse dalla popolazione per sesso ed anno di nascita del primo censimento, e aggiungendo a questa i flussi demografici che hanno avuto luogo durante il decennio intercensuario, distinti secondo le medesime caratteristiche (del sesso e dell’anno di nascita), si ottiene una popolazione a calcolo finale che, tanto sotto il profilo dell’ammontare complessivo quanto sotto quello strutturale, è ben lontana da quella rilevata al secondo censimento. Errori di copertura censuaria ed errori di registro anagrafico, com’è stato ricordato nel paragrafo 2, concorrono a far sì che questo avvenga. Le primissime scelte operative da farsi sono dunque rivolte a superare questa questione, e riguardano una serie di interventi che nel loro insieme configurano una valutazione di completezza ed attendibilità riguardo alle statistiche disponibili. In primo luogo, in merito alla struttura della popolazione per sesso ed anno di nascita al censimento 1991. Tale componente, che aveva costituito il punto d’arrivo della precedente ricostruzione 1982- 1991, viene assunta senza alcun genere di correttivo quale base di partenza della nuova ricostruzione.

5

Lo stesso dicasi per la struttura per sesso ed anno di nascita del censimento 2001, a sua volta assunta quale punto d’arrivo.

Per quanto riguarda i flussi demografici da considerare ai fini della determinazione della popolazione a calcolo, dopo aver suddiviso il decennio intercensuario in 11 intervalli (21 ottobre 1991-31 dicembre 1991, 1°

gennaio 1992-31 dicembre 1992, …. , 1° gennaio 2001-21 ottobre 2001), si è deciso di prendere per validi i seguenti: nati per sesso e provincia di residenza; decessi per sesso, anno di nascita e provincia di residenza;

iscrizioni e cancellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza interprovinciali per sesso ed anno di nascita.

Vale la pena ricordare brevemente la provenienza di tali informazioni. Le statistiche riguardo alle nascite provengono dalla rilevazione Istat “Movimento e calcolo della popolazione residente” (mod. Istat/P.2). Le statistiche sui decessi sono state recuperate dalla rilevazione Istat sulle “Cause di morte” (mod. Istat/D.4 e D.5), indagine che possiede la caratteristica di essere rivolta alla popolazione presente sul territorio. Pertanto, una prima operazione di selezione dei dati sui decessi è stata quella di escludere quelli riguardanti i cittadini residenti all’estero. Il contingente così ottenuto, al quale a questo punto sfuggono i decessi dei cittadini residenti in Italia ma deceduti all’estero, è stato riproporzionato sull’ammontare dei decessi residenti totali desumibili dalla rilevazione Istat “Popolazione e movimento anagrafico dei comuni” (mod. Istat/P.2).

6

Infine, le statistiche relative ai trasferimenti di residenza interprovinciali sono state desunte dalla rilevazione Istat “Movimento migratorio della popolazione residente” (mod. APR/4).

La determinazione della popolazione a calcolo viene eseguita in modo indipendente per i due sessi e per ciascuna provincia di residenza.

7

Il procedimento, di tipo iterativo, prevede che per ciascuna generazione (x) la popolazione calcolata venga determinata mediante una serie di equazioni.

In primo luogo per le generazioni compresenti, partendo dalla popolazione censita al 20 ottobre 1991, detraendo i decessi (M) del periodo 21 ottobre 1991-31 dicembre 1991 e aggiungendo il saldo migratorio interprovinciale (S

i

) del medesimo, si determina la popolazione calcolata al 31 dicembre 1991. In formula:

5In realtà, in occasione dell’elaborazione della ricostruzione 1982-1991 si preferì optare per una popolazione d’arrivo diversa da quella per sesso ed anno di nascita risultante dai dati definitivi del censimento 1991. In particolare, si elaborò una struttura censita ad hoc che consentì di superare alcuni problemi di distorsione, indotti dalla procedura di correzione e imputazione automatica dei dati di censimento. Poiché le considerazioni che all’epoca indussero a preferire una struttura censuaria rettificata rimangono tutt’oggi valide, ed anche per mantenere continuità storica con la precedente ricostruzione, si è preferito anche in questa sede confermarne l’utilizzo. Per ulteriori chiarimenti si veda: Istat-Istituto superiore di sanità. Ricostruzione della popolazione residente per età e sesso nelle province italiane, Anni 1982-1991. Roma: Istat, 1996. (Informazioni speciale n.17).

6Il modello di rilevazione Istat/P.2 riporta informazioni di tipo aggregato riguardo a nascite, decessi e movimenti migratori di ciascun comune nel corso di un anno. Da esso pertanto non sono desumibili dati a livello individuale per i quali bisogna ricorrere, come in questo caso, ad indagini che rilevano in

(15)

i x x

cens x c

x

P

1991

P

91

 M

21.10.9131.12.91

 S

21.10.9131.12.91

Con notazione e significato analoghi, la popolazione calcolata al 31 dicembre degli anni 1992, … , 2000 si determina genericamente con la formulazione seguente:

i t x t x c t x c t

x

P P

1

 M  S

Infine, la popolazione calcolata alla data del censimento 2001 è stata ottenuta con la formulazione seguente:

i x x

c x c cens

x

P

01

P

2000

 M

1.1.0121.10.01

 S

1.1.0121.10.01

In definitiva per una data generazione “x” si è determinato il vettore:

c cens x c x c x c x c x c x c x c x c x c x c

x

P

1991

P

1992

P

1993

P

1994

P

1995

P

1996

P

1997

P

1998

P

1999

P

2000

P

01

esprimente l’evoluzione della generazione al 31 dicembre di ciascun anno e al censimento 2001 considerando la dinamica naturale e quella migratoria interprovinciale.

Per le generazioni intercensuarie si è utilizzata la stessa procedura ma ovviamente aggiornando la popolazione a partire dall’ammontare dei nati di ciascun periodo anziché dal censimento 1991. In generale, per la generica generazione intercensuaria vale la seguente relazione iniziale:

i t x t x t c t

x

P N  M  S

Casi particolari sono quelli che riguardano le generazioni degli anni 1991 e 2001. Per la popolazione calcolata della generazione 1991 vale la relazione iniziale:

i cens

c

P N M S

P

1991 1991 91 21.10.91 31.12.91 1991 21.10.91 31.12.91 1991 21.10.91 31.12.91

1991













nella quale si è tenuto conto tra le poste demografiche anche dei nati nel periodo 21 ottobre 1991-31 dicembre 1991. Infine, per la generazione 2001, la determinazione della popolazione calcolata prevede l’utilizzo della sola equazione:

i c

cens

N M S

P

01 1.1.01 21.10.01 2001 1.1.01 21.10.01 2001 1.1.01 21.10.01

2001 









Prima di passare al confronto tra la popolazione calcolata secondo la procedura suddetta e quella censita del 2001, che sarà illustrato nel successivo paragrafo, vanno fatte alcune considerazioni finali in merito alla scelta di non considerare né i flussi migratori con l’estero né le pratiche di regolarizzazione, dovute a sola iscrizione o a sola cancellazione. Questa scelta è dovuta in primo luogo al fatto che si ritengono tali statistiche complessivamente meno affidabili delle altre e, benché questa affermazione non possa assurgere a regola generale valida per tutte le anagrafi, sussistono poche riserve sul fatto che a livello nazionale proprio tali statistiche debbano essere ritenute principalmente responsabili della sovrastima della popolazione anagrafica nei confronti di quella censita nel 2001.

Le regolarizzazioni, ad esempio, mostrano un andamento nel tempo molto particolare. Considerando solo

questa componente si realizza un saldo molto positivo nei primi anni post-censimento 1991 e fino al 1997, e

negativo soltanto dopo (Figura 4.1). In pratica, le procedure di sola iscrizione hanno avuto la preponderanza

sulle cancellazioni nella prima parte del decennio intercensuario per via del fatto che, probabilmente, l’analisi

delle persone ricomparse e re-iscritte in quanto non censite nel 1991 ha avuto la meglio, a livello nazionale,

sull’analisi degli accertamenti delle persone divenute, al contrario, irreperibili. Viceversa, il contrario è accaduto

nella seconda parte del decennio, dal 1998 al 2001, periodo nel quale i comuni hanno probabilmente mostrato

(16)

maggiore sensibilità ai richiami ufficiali pervenuti dal Ministero dell’Interno e dall’Istat che, con apposite circolari, avevano invitato i comuni medesimi a presentarsi in vista del censimento 2001 con anagrafi più regolari.

Figura 4.1 – Saldo tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche per altri motivi, 1991-2001 - Italia

64

69.685 72.761

81.678

41.129

12.028

6.022

-10.944

-14.786 -16.726 -9.963

-30.000 -20.000 -10.000 0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 90.000

21.10.1991- 31.12.1991

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 1.1.2001-

21.10.2001

Fonte: Istat, Movimento e calcolo della popolazione residente

La scelta di non considerare le migrazioni con l’estero ai fini della determinazione della popolazione calcolata è suggerita principalmente dalle riserve che si possono nutrire in merito alla consistenza e alla distribuzione temporale di tali flussi sia dal lato delle iscrizioni sia da quello delle cancellazioni. Il fenomeno delle iscrizioni dall’estero, ad esempio, è stato caratterizzato da una crescita molto sostenuta nel corso del decennio intercensuario registrando circa 1 milione 570 mila flussi individuali. Di questi flussi, almeno i tre quarti sono costituiti da cittadini stranieri trasferitisi in Italia con regolare permesso di soggiorno e regolarmente iscritti in anagrafe. Sul piano statistico il problema principale delle immigrazioni dall’estero investe soprattutto le iscrizioni di cittadini stranieri. Se, infatti, non permangono dubbi sulla loro effettiva consistenza, ne permangono per quel che riguarda la loro “reale” decorrenza temporale, dal momento che la decorrenza effettiva che risulta dalle anagrafi è fortemente inficiata dalle sanatorie.

8

Si tratta, in definitiva, di persone che già vivevano in Italia da anni ma che, per l’impossibilità di regolarizzarsi da subito in mancanza dei provvedimenti amministrativi necessari, hanno potuto acquisire la residenza solo più tardi.

Dal lato delle cancellazioni per l’estero si evidenzia, a differenza delle iscrizioni, un problema di sottostima della loro reale consistenza. Infatti, mentre per un cittadino straniero risulta in qualche modo naturale la scelta di regolarizzarsi da un punto di vista amministrativo (per motivi di lavoro, di studio, di ricongiunzione familiare, eccetera) iscrivendosi, non esistono vincoli che non possano essere aggirati quando egli si decide ad un ulteriore

8 Nel corso del decennio intercensuario due sono state le leggi di regolarizzazione della popolazione straniera che, in particolare, hanno influenzato gli anni immediatamente successivi alla loro decorrenza: l. n. 617 del dicembre 1996 per la salvaguardia degli effetti prodotti dal d.l. (Dini) del 18 novembre 1995 per la presenza di stranieri prima del 1995 e il d.l. del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 ottobre 1998 per gli stranieri presenti

(17)

spostamento migratorio (per l’estero) che lo conduce ad abbandonare l’abituale luogo di residenza senza avvertire la necessità di comunicarne notizia all’anagrafe. Dati alla mano, questa considerazione è avvalorata dal seguente ragionamento. Com’è noto, se alla differenza tra la popolazione legale del censimento 2001 (56.995.744 unità) e quella legale del censimento 1991 (56.778.031 unità) si sottrae il saldo naturale intercensuario di fonte anagrafica (-177.182 unità) si ottiene un saldo residuo positivo di 394.895 unità, a fronte di un saldo tra cancellazioni e iscrizioni anagrafiche con l’estero nel corso del decennio pari a poco meno di 995 mila unità. Un’incompatibilità informativa tra anagrafe e censimento molto evidente, che nel mare delle molte fonti di distorsione ipotizzate, dalla mancata copertura dei censimenti all’irregolare tenuta dei registri, trova tra i suoi principali fondamenti proprio il problema della scarsa numerosità delle cancellazioni.

5. Secondo passo: il confronto tra popolazione calcolata e popolazione censita al 21 ottobre 2001

Dopo aver ottenuto una popolazione calcolata al 21 ottobre 2001 seguendo il procedimento descritto nel precedente paragrafo, si è passati al confronto della stessa con la popolazione censita. Per ciascuna generazione si è calcolata la differenza

c cens x cens x c

cens

x

'

2001

P

2001

 P

2001

ovvero la differenza tra la popolazione censita al 2001 e quella calcolata alla stessa data. La popolazione calcolata totale a livello Italia ammonta a 56.600.849 unità che, comparata con la popolazione legale totale, dà luogo ad un saldo residuo di 394.895 unità. La distribuzione di tale saldo per sesso e generazione è riportata nella figura 5.1. Poiché, come si è detto in precedenza, dall’aggiornamento a calcolo sono stati esclusi i movimenti migratori con l’estero (ma anche le regolarizzazioni), la popolazione calcolata per il complesso dell’Italia coincide in via teorica con la popolazione attesa alla medesima data per effetto della sola eliminazione per morte. In particolare, per ciascuna generazione la differenza tra il numero di “superstiti attesi” e gli individui censiti dà luogo ad un residuo che, dal punto di vista demografico, teoricamente corrisponde al saldo migratorio con l’estero. Dall’esame del profilo di figura 5.1 emerge il seguente quadro:

- L’ammontare censito per le generazioni intercensuarie (nate nel periodo 1992-2001) è decisamente inferiore rispetto a quello atteso grazie alla sola eliminazione per morte. Questo fenomeno, che si ripete regolarmente in occasione di ogni nuovo censimento, è difficilmente spiegabile in termini di emigrazione per l’estero.

- Particolarmente irregolari appaiono anche i saldi calcolati per le generazioni del decennio di nascita precedente, 1982-1991, molto sbilanciati in favore del censimento. Anche questo fenomeno si era già ripetuto in occasione dei precedenti censimenti e, analogamente al caso precedente, appare difficile che possa totalmente interpretarsi in termini di movimenti migratori con l’estero, sebbene in questo caso in termini di immigrazione.

- Per gli anni di nascita precedenti, perlomeno fino alla generazione 1975 per i maschi e fino alla generazione 1968 per le femmine, i saldi continuano ad essere sbilanciati in favore del censimento.

- Tra le generazioni intermedie, fino alla 1937, le differenze tra le due serie di popolazione sono più contenute, prevalendo i casi in cui i contingenti censiti risultano generalmente inferiori a quelli attesi, in particolar modo per i maschi.

- Tra le generazioni più anziane, 1936-1891, i contingenti censiti risultano quasi sempre superiori a quelli

attesi per le femmine. Cumulando le differenze di tali generazioni si riscontra per le femmine una

differenza residuale complessiva favore del censimento di circa 73 mila unità. Per i maschi, al contrario,

si riscontrano differenze più contenute e di segno alterno. Complessivamente, la quota cumulata di tali

generazioni per i maschi è leggermente a sfavore del censimento, risultando pari a poco più di 4.600

unità.

(18)

Figura 5.1 – Differenze per sesso ed anno di nascita tra le popolazioni censita e calcolata al 21 ottobre 2001 – Italia

-15.000 -10.000 -5.000 0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000

2001 1996 1991 1986 1981 1976 1971 1966 1961 1956 1951 1946 1941 1936 1931 1926 1921 1916 1911 1906 1901 1896 1891

Anni di nascita Maschi

Femmine

Sulle cause delle differenze tra popolazione censita e popolazione attesa si possono fare solo delle ipotesi.

Alla luce di quanto avvenuto in occasione dei precedenti censimenti, e dei relativi confronti effettuati con la popolazione attesa, ci si può rifare alle conclusioni che erano già emerse in merito a tale fenomeno, e che sembrerebbero avvalorate anche in quest’occasione. Tutto sembra suggerire che molto delle differenze rilevate debba essere posto in relazione con la mobilità della popolazione, sia in ambito nazionale sia con l’estero.

Accade spesso che il movimento anagrafico tenda a sottostimare il movimento migratorio reale della popolazione, pertanto non avendo considerato i flussi migratori con l’estero e assumendo che il movimento migratorio interno sia stato sottostimato, ci si dovrebbe attendere per le generazioni maggiormente interessate alla mobilità territoriale, che i contingenti censiti superino quelli attesi nelle aree d’attrazione dei flussi migratori, e l’opposto in quelli d’origine. L’analisi della struttura per generazione della popolazione a livello di ripartizione geografica sembra suffragare questa ipotesi (Prospetto 5.1). La differenza tra contingenti censiti e attesi per le generazioni che nel corso del periodo intercensuario transitano tra i 10 ed i 40 anni di età, è generalmente positiva nel Nord-ovest e nel Nord-est, mentre è decisamente negativa nel Sud e nelle Isole. Ad esempio, fatto pari a 100 l’ammontare nazionale d’individui nati negli anni compresi tra il 1962 ed il 1991, il 23,8 per cento risiede nel Nord-ovest se si considera la popolazione legale, contro il 23,4 per cento se si considera la popolazione attesa; viceversa, nel Sud ve ne risiede il 26,6 per cento, considerando la prima, e il 27 per cento considerando la seconda.

Va infine rilevato che i dati di flusso di fonte anagrafica, oltre che sottostimare i movimenti migratori, possono essere affetti da errori di varia natura. Il ritardo o le difficoltà nel cancellare individui che si trasferiscono all’estero o in altri comuni è spesso causa d’accumulo di popolazione anagrafica che durante e dopo le operazioni di censimento ci si trova costretti a cancellare per irreperibilità. Infine, come si è più volte ricordato, non si possono escludere errori nelle strutture censuarie di partenza e d’arrivo della ricostruzione, che pertanto alterano il cammino delle diverse generazioni nel corso del decennio intercensuario.

Tenuto ciò presente, il principio che si è perseguito nell’effettuare la ricostruzione 1992-2001 è stato quello

di tenere in considerazione il maggior numero di informazioni possibile circa la dinamica della popolazione. A

questo riguardo, come si vedrà nei prossimi paragrafi, un ulteriore elemento di conoscenza che è tornato utile

nella comprensione della dinamica demografica intercensuaria è stato quello di incorporare nella metodologia le

(19)

statistiche provenienti dalla rilevazione “Popolazione residente comunale per sesso, anno di nascita e stato civile al 31 dicembre” (mod. Istat/Posas). Questo perché si è mirato a produrre una ricostruzione il più possibile coerente con le informazioni strutturali sulla popolazione rilasciate annualmente dagli uffici anagrafici fino a prima che fosse effettuato il censimento del 2001 ma, al contempo, affidabile per poter essere utilizzata come denominatore per il calcolo delle serie annuali di indicatori statistici riferiti alla popolazione residente. I limiti inerenti le caratteristiche del saldo residuo tra popolazione legale e attesa, in precedenza esposti, in via di principio preclude, invece, l’utilizzo delle serie ricostruite dei bilanci di popolazione per lo studio delle dinamiche migratorie.

Prospetto 5.1 – Struttura della popolazione legale e della popolazione attesa al 21 ottobre 2001 per generazione e ripartizione geografica (valori per cento)

GENERAZIONI Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole Totale

POPOLAZIONE LEGALE

2001-1992 23,8 17,4 17,4 28,6 12,8 100,0

1991-1962 24,8 17,8 18,3 26,6 12,4 100,0

1961-1932 27,7 19,2 19,7 22,4 10,9 100,0

1931-1891 27,6 20,4 21,0 20,7 10,3 100,0

Totale 26,2 18,7 19,1 24,4 11,6 100,0

POPOLAZIONE ATTESA

2001-1992 23,4 16,8 17,5 29,0 13,2 100,0

1991-1962 24,6 17,5 18,3 27,0 12,6 100,0

1961-1932 27,7 19,1 19,9 22,4 10,9 100,0

1931-1891 27,6 20,4 21,3 20,6 10,1 100,0

Totale 26,1 18,4 19,2 24,6 11,6 100,0

DIFFERENZA TRA POPOLAZIONE LEGALE E POPOLAZIONE ATTESA

2001-1992 0,4 0,5 -0,1 -0,4 -0,4 0,0

1991-1962 0,2 0,3 0,0 -0,4 -0,2 0,0

1961-1932 0,0 0,1 -0,2 0,0 0,1 0,0

1931-1891 0,0 0,0 -0,3 0,1 0,2 0,0

Totale 0,1 0,2 -0,1 -0,2 0,0 0,0

Al termine dell’analisi di confronto tra popolazione legale e attesa, il principio chiave di questa, così come delle passate ricostruzioni, è quello di ridistribuire il saldo residuo di ogni generazione in ciascuno degli 11 intervalli intercensuari, pervenendo in ultima analisi alla determinazione della popolazione ricostruita al 31 dicembre di ogni anno. Infatti, sul piano metodologico, anche le ricostruzioni passate hanno avuto un impianto simile a quello qui considerato: determinazione di una popolazione calcolata, ottenuta considerando solo parte della dinamica demografica (in alcuni casi solo la dinamica naturale, in altri, più complessi, considerando anche la dinamica migratoria interna) da poter confrontare con la popolazione censita; quindi, come passo successivo, distribuzione delle differenze nei singoli periodi. Le soluzioni proposte in passato sono state varie e via via metodologicamente sempre più ricche. Si è passati da idee semplici, come quella di ridistribuire linearmente i saldi intercensuari tra popolazione censita e calcolata, a modelli decisamente più evoluti come quello adottato nella ricostruzione Istat 1982-1991, che tiene conto sia del profilo migratorio della popolazione al variare delle generazioni, sia del diverso peso da attribuire a ciascuno degli anni da ricostruire. La metodologia della ricostruzione Istat 1992-2001 è, da questo punto di vista, molto simile alla precedente. Rispetto a questa, tuttavia, in aggiunta sfrutta le potenzialità che gli derivano dall’avere a disposizione una fonte informativa ausiliaria preziosa, non disponibile in occasione della precedente ricostruzione: la rilevazione Posas.

6. Terzo passo: implementazione della fonte informativa ausiliaria Posas

La rilevazione Posas è stata avviata la prima volta con riferimento al 31 dicembre 1992 ed è quindi

proseguita regolarmente negli anni successivi. L’indagine, che rileva annualmente la struttura per sesso, anno di

nascita e stato civile della popolazione a livello comunale, ha avuto inizialmente problemi di copertura. Si è

(20)

passati, infatti, da appena 6115 comuni rilevati nel 1992 (77 per cento) a 8096 nel 2000 (99 per cento); soltanto negli anni successivi al censimento del 2001 si è pervenuti alla copertura completa. Da quando esiste, la rilevazione Posas rappresenta la fonte ufficiale per le statistiche strutturali sulla popolazione. La raccolta dei dati è effettuata presso le anagrafi che li raccolgono in forma già aggregata su modelli da inviare all’Istat. L’Istat, a sua volta, valida statisticamente le informazioni ricevute onde verificarne la rispondenza sia in termini di ammontare complessivo di popolazione, sia in termini di struttura per età. In particolare, l’ammontare complessivo di popolazione riportato nel modello Posas deve risultare in linea con quello derivante dall’altra rilevazione condotta dall’Istat sull’ammontare della popolazione, ovvero dal modello Istat/P.2. Quest’ultimo fornisce la popolazione ufficiale di un comune in anni correnti, poiché si ottiene aggiornando la popolazione legale dell’ultimo censimento con le poste di flusso anagrafico. Nei casi in cui si registra discordanza nei totali di popolazione risultanti dalle due rilevazioni, si intravede un segnale di non perfetto allineamento dell’anagrafe di un comune alle risultanze dell’ultimo censimento, in altri termini il comune non ha effettuato la revisione del proprio registro in seguito al confronto censimento-anagrafe, effettuato durante o dopo lo svolgimento delle operazioni censuarie. Tanto maggiore è lo scostamento in termini complessivi tra le due fonti, quanto più critiche sono le caratteristiche strutturali della popolazione risultanti dal modello Posas. L’Istat, pertanto, adotta da sempre la strategia di validare ed eventualmente correggere i dati della rilevazione Posas con apposita metodologia di stima

9

e il peso delle correzioni apportate per riportare la struttura per età della popolazione con un totale in linea alla fonte ufficiale (Istat/P.2) è strettamente dipendente dalla qualità delle informazioni contenute nelle anagrafi.

Volendo considerare questa preziosa informazione ai fini della ricostruzione è stato pertanto necessario completare l’archivio Posas per il periodo intercensuario, producendo delle stime di popolazione per sesso e anno di nascita per tutti i comuni italiani al 31 dicembre 1991 (anno in cui la rilevazione non esisteva ancora) e per tutti i comuni non rispondenti nel corso dei vari anni d’indagine. E’ stata quindi predisposta una metodologia di stima (per i cui dettagli si rimanda al testo in appendice) atta a coprire tutti i vuoti informativi del periodo 1991-2000. Infine, con la stessa metodologia, è stata prodotta una stima della popolazione comunale alla stessa data del censimento 2001, aggiornando quella al 31 dicembre 2000.

In definitiva per una data generazione “x” si è determinato il vettore:

r cens x r x r x r x r x r x r x r x r x r x r

x

P

1991

P

1992

P

1993

P

1994

P

1995

P

1996

P

1997

P

1998

P

1999

P

2000

P

01

ovvero l’evoluzione della generazione al 31 dicembre di ciascun anno e al censimento 2001 secondo le risultanze della rilevazione Posas e delle stime integrative, dove necessarie, all’uopo prodotte.

Per introdurre alle peculiarità che hanno permesso di arricchire la metodologia di ricostruzione della popolazione una volta stabilito di utilizzare le informazioni della rilevazione Posas, si può cominciare con l’osservarne le componenti, messe a confronto con quelle della popolazione calcolata. Si è già visto che la popolazione calcolata si determina iterativamente da un anno al successivo tramite l’equazione:

10

i t x t x c t x c t

x

P P

1

 M  S

Quindi si può dire che la variazione annuale tra due popolazioni calcolate successive è pari a

i t x t x c t x c t x c

t

x

' P  P

1

 M  S

D’altra parte la variazione annuale tra due popolazioni Posas successive è invece pari a

u t x c

t x am t x e t x i t x t x r t x r t x r

t

x

' P  P

1

 M  S  S  S '  '

9 Per i dettagli si rimanda a Istat. Popolazione per sesso, età e stato civile nelle province e nei grandi comuni. Nuove stime per gli anni 1993-1996.

Roma: Istat, 1999. (Informazioni n. 20).

(21)

ovvero, da un anno al successivo la Posas si modifica per effetto delle morti e del saldo migratorio interprovinciale da un lato, nella misura di

x

'

ct

, e per effetto del saldo migratorio con l’estero e del saldo per altri motivi dall’altro, nella misura complessiva di

x

' .

ut

Si può a questo punto facilmente verificare che la differenza tra popolazione Posas e popolazione calcolata è pari a

¦ '



t k

u k x c

t x r t

x

P P

1

ossia, la quantità a destra dell’uguale è il residuo cumulato della Posas tra il primo e il t-esimo intervallo intercensuario compreso, una volta sottratta la dinamica naturale e migratoria interprovinciale.

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Come si vedrà in dettaglio nel successivo paragrafo, a partire dalla distribuzione per anno di tale posta residua viene effettuata la scomposizione negli undici intervalli intercensuari della differenza cumulata alla data del censimento 2001 tra popolazione legale e popolazione calcolata.

7. Quarto passo: la distribuzione del saldo residuo e la ricostruzione della popolazione per generazione Il passo finale del procedimento di ricostruzione consiste nel distribuire le differenze tra i contingenti censiti e attesi alla data del censimento 2001, per sesso, provincia e generazione nell’arco del decennio. Per comprendere il senso delle scelte operate, si vedrà come si è pervenuti alla ricostruzione di ciascuna generazione avvalendosi, passo dopo passo, dell’ausilio di un esempio pratico condotto sulla generazione 1973 per la provincia di Roma. Per tale generazione il quadro delle informazioni sin qui descritte è quello riportato nel prospetto 7.1.

Prospetto 7.1 – Popolazione residente nella provincia di Roma della generazione nata nel 1973

Maschi Femmine Maschi Femmine

POPOLAZIONE CENSITA

Popolazione censita 1991 29.380 28.181

Popolazione censita 2001 28.478 29.330

POPOLAZIONE CALCOLATA POSAS

al 31 dicembre 1991 29.381 28.182 29.402 28.219

al 31 dicembre 1992 29.485 28.301 29.576 28.079

al 31 dicembre 1993 29.411 28.290 29.467 27.980

al 31 dicembre 1994 29.383 28.342 29.064 27.603

al 31 dicembre 1995 29.237 28.363 28.818 27.687

al 31 dicembre 1996 29.119 28.358 28.626 27.675

al 31 dicembre 1997 29.067 28.414 28.761 27.872

al 31 dicembre 1998 28.950 28.460 28.410 28.115

al 31 dicembre 1999 28.920 28.515 28.250 28.278

al 31 dicembre 2000 28.973 28.733 28.601 29.079

al censimento 2001 28.934 28.839 28.705 29.411

Saldo residuo censita 2001 – calcolata 2001 -456 491

Nell’esempio in esame, si osserva per i maschi un residuo tra popolazione censita e calcolata negativo (- 456), mentre per le femmine se ne osserva uno positivo (491). Si tratterà, quindi, in un caso di distribuire saldi

11Questa affermazione rappresenta in realtà un ipotesi di lavoro. Com’è stato visto, la Posas corrisponde allo stock di popolazione residente iscritta in anagrafe al 31 dicembre. Il lavoro d’aggiornamento contabile della popolazione è quindi prodotto direttamente dalle anagrafi, che si suppone tengano conto di tutte le variazioni anagrafiche intercorse nell’anno. Nella quota residuale di confronto rispetto alla popolazione calcolata ricadono anche gli effetti degli interventi di stima che l’Istat produce nelle varie classi di età al fine di allineare la struttura demografica trasmessa dall’anagrafe alla

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