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Alcuni sospetti tratti dall'osservare i nostri scambi con l'estero

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Academic year: 2021

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Ferdinando d i Fenizio

Alcuni sospetti tratti dall’osservare

i nostri scambi con l’estero

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Ferdinando di Fenizio

Alcuni sospetti tratti dall’osservare

i nostri scambi con l’estero

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Una delle più interessanti e laboriose elaborazioni, regolarmente pubbli­

cate dall’ Istitu to Nazionale p er lo Studio della C ongiuntura (ISCO), riguarda

le nostre principali correnti di scambio con l ’estero. Essa prende le mosse, com’è inevitabile, dai minuti dati statistici lodevolmente pubblicati dall’Isti­ tuto Centrale di Statistica.

L ’ISCO, però, provvede a riclassificarne le voci, per grandi categorie eco­ nomiche: materie prime, beni economici non finali, beni economici finali, pro­ dotti agricolo-alimentari ; in modo sostanzialmente non dissimile da quello sug­ gerito (per l ’analisi delle grandi correnti internazionali di traffico in merci), nel- ì ’opera rinomata del Neisser-Modigliani. Quindi utilizzato dai grandi enti di

studio internazionali.

Dai dati grezzi si traggono poi « indici di quantità », i quali, depurati dalla componente stagionale, sono innanzi tutto raggruppati per trimestre (al fine di eliminare insignificanti componenti erratiche); quindi studiati nel loro variare, positivo o negativo, di ciascun trimestre sul precedente. Le inda­ gini sulla congiuntura, sappiamo, si servono spesso di queste misurazioni di « variazioni »: importando di più, ai loro particolari scopi, 1 accertare i mu­ tamenti intervenuti, dopo un certo periodo, che il livello assoluto raggiunto, a lungo andare.

Non è il caso che ci si soffermi qui più a lungo sulle caratteristiche metodo- logiche di questa elaborazione. Gli studiosi, volendo, potranno approfon­ dire codesto tema, consultando le esaurienti pubblicazioni dell’ISCO, ed in

particolar modo il volume: R iclassificazione d el com m ercio ester o p er d e­

stinazione econ om ica d ei beni (Roma, ISCO, 1960). Per parte nostra, quan­

do avremo aggiunto che i numeri indici di quantità, cui in appresso ci rife­ riremo, sono calcolati su base 1953, avremo detto tutto quanto e indispen­ sabile a proseguire.

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Si dovrà tener presente che lo studioso in questa analisi (che può effet­

tuarsi come l ’andiamo descrivendo so lo attorno al dicembre di ciascun anno)

considera: prim o, l’incremento del valore aggiunto dell’agricoltura, dell’in­

dustria e dei servizi nel tratto di tempo considerato (per il 1962 il valore ag­ giunto dell’agricoltura si è accresciuto di un 296, dell’8% il valore aggiunto

dell’industria, del 5% quello dei servizi); secon d o, una grande tabella la quale,

per l ’ultimo biennio, esprime i valori medi dei gruppi di prodotti di cui si considerano le variazioni trimestrali, s’intende a moneta a potere di acquisto

costante; terzo, come si vedrà, gli indici di produzione per i grandi rami d’in­

dustria, assunta, come palesemente verosimile, l’invarianza delle funzioni di

produzione aggregate, a breve periodo; quarto, l ’incremento nel reddito del

lavoro dipendente (15% circa nel 1962).

Qui, una premessa. Questa complessa riclassificazione fu particolarmente escogitata, e concede i suoi frutti migliori, quando si approfondiscono le cor­

renti d’importazione. Conviene, tuttavia, principiare l’analisi dalle esp o r­

tazioni. Quivi infatti, per un sistema « aperto » e trasformatore come il no­

stro, si trova spesso una componente autonom a per il nostro comportamento

congiunturale. Quivi si scoprono taluni significativi impulsi ciclici. Inizian­ do, dunque, l’analisi da questo lato, si conquistano taluni punti fermi, utili proseguendo le ricerche.

Ecco, dunque, la tabella 1, ripresa dal bollettino dell’ISCO « Con­

giuntura Italiana » (numero 10-11 del 1962, pagina 13).

S’osservi innanzi tutto, la serie delle variazioni accolta sotto la voce: « Indice generale », e si richiami alla mente che l’ultimo quadrimestre del ’60 (secondo gli ultimi calcoli dell’ISCO) fu caratterizzato da una breve fase recessiva, che chiude il « ciclo sviluppo » (iniziato nell’agosto 1958).

In quell’epoca, manifestano i nostri indici, la componente estera, come fattore di sostegno congiunturale, aveva visibilmente perso vigore. Ebbene, lo stesso avviene, e forse persino più apertamente, durante il 1962. La forte espansione nel complesso delle nostre vendite all’estero, avutasi sul finire del 1961, in un primo tempo si consolida soltanto, non progredisce. Poi, addi­ rittura, perde terreno. Ed il nostro ritmo produttivo, com’è inevitabile, ne risente.

Perchè avviene ciò?

Dapprima perchè, come del resto si trae da altre fonti, le nostre vendite all’estero di « prodotti agricolo-alimentari », sono in recesso. Le variazioni in queste esportazioni (quantità), avutesi a tal riguardo nel 1962, contra­ stano visibilmente con quelle del 1961.

Poi, perchè sono in contrazione le vendite oltre frontiera dei cosiddetti « semilavorati » e « beni finali per l ’industria »; categorie di prodotti, noto­ riamente, le quali risentono con un certo anticipo delle flessioni congiunturali internazionali. E proprio per la ragione che, prevedendo minori vendite di prodotti finiti, in primo luogo i produttori acquistano meno (s’intende al-

Yestero) macchine utensili, trattori, apparecchiature elettriche, e via dicendo.

E’ un grande settore, questo, in cui la concorrenza internazionale, anche fra Paesi appartenenti alla Comunità Economica Europea, si è fatta più acuta; e che, pertanto, converrà tener d’occhio anche in futuro.

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1 Varia zi on i n eg li ind ici di qu an ti re la ti v i al le esp or tazio ni it ali an e in % d i ci asc u n t ri m es tr e, su l p re ce d en te OS ON ON NO H CN^ rH CN ON HH rA no" IA ON A l" ON o " o o " A l rA rH rH + + 1 1 1 1 1 1 + 1 1 fA o U-N ON rH ° q , °0 rA rH rH A l no ON HHHH rH A l" o " i no" rH a1T 1 rH A l" 1 A l" *“1 1 1 1 1 + 1 1 1 1 1 ON VA VA co VA t-H ON CN VA ON o " no" o " o " rH o " H rH 1— 1 | | 1 + + + + + + 1 + > HH rA oo" oo^ ON © va" CN VA VA O " rH ON VA CN N -" rH 'O ON <N 00" rH + + + + + 1 + + + T f o" rH A l" 00^ 0 " VA rA rA rH rA VA 00^ ON HH rH rH HH HH 1 1 I + 1 + | + 1 \0 ON rH CN VA no" <0 fA TT rA VA 00^ A l" CN^ CN NO © 0 " HH rH HH + + + 1 1 + + 1 1 0 ,3 o" rA O" 00" VA rH CN O N - A p NO rH rH CN HH ] | + + + + + + + VA NO ON rA^ «O CD > no" rH A Ì rA rH rA A l" VA HH + + + + + + + + + CN ° 9s oo^ CN VA rH 0 " no" rH A-" 0 " rH rA rA rA HH rH rH 0 HH HH 1 | + 1 + 1 | 1 NO ON rH VA ON O 3, 6 rA CN va" CN N -" © no" VA VA O " HH rH rH HH | + 1 I 1 + + + 1 rA^ CN CN^ rA 0, 6 no" ON 00" rH O " rH CN 1 3 , 0 VA VA rH HH 1 1 | + + + + 1 + 1) ■M S .2 ^3 u4-» o tj o aa 3 u. o <L> 6 ’ CÌ cu <L> ~G U ’■M <L> bO <H <L> g <U

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Si osserva pure, da ultimo, un forte incremento nelle esportazioni di « fonti energetiche »; quanto a dire, di derivati del petrolio. Sarà bene te­ nerlo presente, fra poco, per non cadere in errore nell’interpretare l’anda­ mento delle importazioni di risorse energetiche, (a breve periodo fortemente correlate, in senso positivo, alla formazione del prodotto nazionale).

Ora, possiamo badare all’altra faccia della medaglia.

Si è premesso: questa classificazione economica delle correnti di scam­

bio con l’estero serve, in particolar modo, allorché si considerano le im p or­

tazioni. E non è difficile intenderne le ragioni. Noto l ’andamento delle espor­

tazioni, per analoghi gruppi, si può decidere se certe particolari « categorie di merci » siano più o meno richieste dal nostro sistema economico, nel trat­ to di tempo che interessa. E speculare sulle ragioni dell andamento osservato. Certe indagini congiunturali sono, per l ’appunto, avviate così: anche se, su questo terreno, non si possono concludere.

Allora, ciò premesso, riportiamo la tabella 2, relativa alle importazioni, ri­

presa dalla medesima fonte sopra citata.

Quivi, le variazioni più stimolanti non si ritrovano nel gruppo delle ma­ terie prime. L’Italia, visibilmente, come sistema trasformatore di grezzi, con­ tinua di buon passo.

Ma non ha forse un significato congiunturale il forte aumento nelle importazioni di materie prime « propriamente dette » (cotone, legno, rottami di ferro, ecc.) avutosi nell’ultimo trimestre del 1962; specie se questa varia­ zione s’avvicina, ad un del pari marcatissimo incremento nelle « materie prime di base per l ’industria » (caseina e derivati, materie plastiche, prodotti chimici, ecc.) nonché nei « semilavorati » (filati di cotone e lana, filati di fibre artifi­ ciali e sintetiche, laminati di ferro ed acciaio, metalli non ferrosi, parti stac­ cate di macchine ed autoveicoli, ecc.); a non parlare infine dei « beni finali stru­ mentali », pei quali si ebbe una forte corrente d’acquisti, nel 1962, tuttavia visibilmente « anticipata », rispetto a quella che si riversa su materie prime e semilavorati?

Queste variazioni, invero, destano almeno due sospetti:

prim o, l ’acutizzarsi della concorrenza internazionale per certe pro­

duzioni fondamentali, ottenute anche in Italia (tessili, meccaniche, chimiche). L’andamento dell’indice ISCO (rettificato e depurato) riguardante la produ­ zione meccanica non smentisce questa interpretazione, nè sembra smentirla l’andamento dello stesso indice per la chimica (nel 1962 sostanzialmente sta­ zionario);

secon d o, il desiderio di taluni produttori, avviati da tempo alla rea­

lizzazione di programmi di investimento a lunga scadenza, di garantirsi con

più am pie sco r te con tro possibili aum enti di prezzi, per i prodotti da essi stes­

si desiderati. Comportamento legittimo oggi che persino le quotazioni in dol­ lari ed in sterline, per semilavorati e prodotti finiti, han mostrato più di un dinamismo ascendente.

E di certo l ’incremento nelle importazioni di beni finali di consumo (pur tenendo conto dell’incremento eccezionale del reddito del lavoro dipen-6

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•V ar ia zi o n i negli in di ci d i Q u an ti re la ti v i all e im po rt az ion i it ali an e % d i cia sc u n t ri m es tr e, su l p re ce d en te HH © r—C T f CN o d CO n r sO^ OS <o n -" 00^ r n 8,0 3,3 c o rH u n r —i rH rH CN + + + + + + + 1 1 + 1 CN sO <N in r n r-H rH in rH r n in o " in rH rH 6,6 CN rH m °°~ rH rH 1 1 | 1 1 1 | + 1 + + c o O s rH O s © " <o in r n rH CN in rH 00" c o 00^ r d rH rH m r n r n rH + + 1 + + + + + + 1 + sO n - in m r - CN s q . oq_ r n OS s q . > 1—1 sO + sO + sO + 0 0 + so " + CN r-H + rH + N “ + 0" 1 u n 1 r n + r n sO r - rH o OS O sO in o s s o ' rH OS in so " CN rH O m OS rH CN HH + + + 1 1 1 + 1 + + 1 u n sO ^t* sO O CN rH r n CN u n o " sO CN so " SO so " 0 0 rH rH + + l-H 1 + 1 + + + 1 1 1 CN sO r-H sO CN CO u n CN^ ° 0 CN r-H rH n f rH r n 0rH" so "rH r nr-H CN + + + 1 + 1 + + + + + O sO m sO in in in s0 ^ 00^ > CN rH <N n -" o " o 0" rHrH n frH r n + + + + + 1 1 + 1 + + CN in sO 0 0 N* sD CN^ CN OS rH N " N -" rH O CN 0" s d CN so " HH CN r n rH rH + 1—1 | + + + + + + + + sO OS r —1 0 0 m (N m CN CN oo_ 00 OS » n oo" CN o " r d r-H CN CN CN rH CN rH rH H-H 1 1 1 1 + 1 + + + + 1 N " o r n OS rH 0 0 r-H u n o oo" CN so " so " O 0 OS sO r n CN <N r-H N* n f r n rH rH + + + + + + + + + + + cu 4-> <u n o CJ <U 4-» G Gh p CJ cu

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dente) coonesta lo stesso sospetto. Solo che la ricostruzione di scorte riguar­ derebbe in questo caso il processo distributivo; e specialmente le imprese più prossime ai consumatori.

Le variazioni negli indici di quantità relative ai prodotti agricolo-ali- mentari meritano un discorso a parte, dopo di esser state avvicinate a quelle riguardanti le correnti di esportazione.

In un nostro recente volume (Le leg g i d ell’econ o m ia , voi. 4/II, pag. 218),

abbiamo scritto: « Più elevate importazioni di prodotti agricolo-alimentari hanno generalmente effetti depressivi sul reddito nazionale, specie se si trat­ ta di prodotti concorrenti per rami d’attività all’interno, caratterizzati da cicli produttivi lunghi, scarsamente flessibili, svantaggiati nei rapporti con­ correnziali; in più, soggetti ad una domanda che risente, durante la dinamica ascendente del reddito nazionale lordo, delle cosiddette « leggi di Engel »; e più innanzi scrivevamo: « maggiori importazioni di prodotti finiti di con­

sumo... posono tornare di giovamento al nostro sistema economico, so lo se

10 stesso è sottoposto a pressioni inflazionistiche ». Ebbene, queste uniformità, scritte nel 1960, sono per l ’appunto verificate nel 1962. Manifestano in­ fatti le preoccupazioni governative di frenare, mediante l’importazione di prodotti agricoli, l ’ascesa dei prezzi interni sostenuta dagli eccezionali incre­ menti salariali; nonché il limitato incremento del valore aggiunto per l ’agri­ coltura, congiurando in questo caso fattori meteorologici.

Detto ciò, possiamo ritornare ai nostri sospetti riguardanti l ’andamento delle giacenze di prodotti finiti importati presso le imprese industriali e com­ merciali.

Regola vorrebbe, nutrendo un sospetto, che se ne giudichi la fonda­ tezza con altre osservazioni dirette. E’ vero che le giacenze di beni strumen­ tali e di consumo, in Italia, sono aumentate fortemente nel 1962?

Purtroppo, direttamente, a questa domanda non si può rispondere. Non possediamo indici delle scorte di materie prime e semilavorati, nè presso le famiglie, nè presso le imprese commerciali od industriali. In tema di giacenze industriali, si hanno soltanto gli indici accoppiati produzione-giacenze della « Assolombarda », per talune poche imprese appartenenti all’industria tes­ sile, chimica, metal-siderurgica. Sono strumenti statistici che lo scrivente con­ tribuì a mettere a punto, a suo tempo. Ma son gracili, e non vi è molta spe­ ranza, che, con il passar del tempo, si irrobustiscano.

Limitiamoci ad osservare che, anche questi indici, per il 1961 e 1962

mettono in luce rapporti giacenze-produzioni in feriori al norm ale. (Il che, se

si considera che le giacenze, in questo caso, stanno a significare: sco rte di

prodotti finiti, per l ’im presa osservata, rafforza il sospetto di certi compor­

tamenti economici collettivi, dominati da preoccupazioni di futuri aumenti nei prezzi). E facciamo punto.

11 pregio principale delle ricerche, in tema di bilancia dei -pagamenti economica, non si riscontra nello sciogliere dubbi, quanto piuttosto nel de­ starli. Non nell’esaurire ricerche, quanto nell’avviarle in certe preordinate direzioni, sapendo che colà vi è forse un buon raccolto da mietere.

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