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Matematica Discreta Lezione del giorno 24 novembre 2008

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Matematica Discreta

Lezione del giorno 24 novembre 2008

Possiamo notare che la proprietà enunciata nell’assioma del minimo vale anche per un qualunque sottoinsieme non vuoto S dell’insieme N {0}(cioè dell’insieme dei numeri interi 0}: infatti se S contiene solo numeri interi >0 allora in S esiste un elemento minimo (per l’assioma del minimo), ma se S contiene 0 anche in tale caso in S esiste un elemento minimo (coincidente appunto con 0).

Convenzione: Estenderemo il concetti di “somma” e di “prodotto” anche al caso di 1 solo addendo o 1 solo fattore, nel quale caso il risultato dell’operazione sarà coincidente per convenzione con l’unico addendo o fattore.

Principio di induzione

Supponiamo di avere un predicato P(n) nella variabile n, variabile che assume valori nell’insieme N dei numeri naturali. Se volessimo dimostrare che P(n) è vero per ogni valore della variabile n, non potremmo procedere con una verifica per tutti i valori di n, che sono infiniti.

Possiamo però usare il seguente risultato, detto Principio di induzione:

Teorema. Sia P(n) un predicato nella variabile n, che assume valori in N.

Se sono vere le due seguenti ipotesi:

a) P(1) è vero (quindi il predicato è vero per il valore n=1)

b) P(k)  P(k+1) (cioè ogni volta che il predicato è vero per un valore n=k, allora è anche vero per il valore successivo k+1)

allora P(n) è vero per tutti i valori della variabile n.

Dimostrazione :

Per assurdo supponiamo vere le ipotesi a),b) e falsa la tesi (quindi supponiamo che vi sia qualche valore della variabile n che rende falso P(n)).

Costruiamo l’insieme (non vuoto) contenente tutti i numeri naturali che rendono falso P(n):

S = { nN / P(n) è falso }

Per l’Assioma del minimo, esiste un sS minimo in S: quindi s è un numero naturale e inoltre P(s) è falso.

Per l’ipotesi a), certamente s1, quindi s>1 ed s-1>0. Allora (s-1) è un numero naturale (quindi è uno dei possibili valori della variabile n): poiché (s-1)<s (ed s è il minimo in S) si ha (s-1)S, ossia P(s-1) è vero. Per l’ipotesi b), sarà vero anche P((s-1)+1)=P(s), contraddizione.

Esempio.

Dimostriamo che per ogni naturale n, la somma dei primi n numeri naturali consecutivi è =n(n+1)/2.

Si tratta di applicare il principio di induzione al predicato:

P(n)=”la somma dei primi n numeri naturali consecutivi è =n(n+1)/2”.

Basta verificare le ipotesi a),b) del principio di induzione:

a) P(1) è vero, perché la somma del primo naturale è 1 (vedere convenzione precedente) ed in effetti 1=1(1+1)/2.

b) Se supponiamo vero P(k)=”la somma dei primi k numeri naturali consecutivi è =k(k+1)/2”, dimostriamo che è vero anche P(k+1)=”la somma dei primi (k+1) numeri naturali consecutivi è

=(k+1)(k+2)/2” .

Ma la la somma dei primi (k+1) numeri naturali consecutivi si ottiene sommando la la somma dei primi k naturali consecutivi (che per ipotesi è k(k+1)/2)) con il numero (k+1), ottenendo:

(2)

k(k+1)/2+(k+1)=[k(k+1)+2(k+1)]/2=(k+1)(k+2)/2, come si voleva.

Vediamo un’applicazione del principio di induzione al calcolo del numero dei sottoinsiemi di un insieme finito:

Teorema. Il numero dei sottoinsiemi di un insieme finito non vuoto di cardinalità n è 2n. Dimostrazione:

Si tratta di applicare il principio di induzione al predicato:

P(n)=”Il numero dei sottoinsiemi di un insieme finito non vuoto di cardinalità n è 2n” per dimostrare che tale predicato é vero per ogni valore naturale di n.

Basta verificare le 2 ipotesi a),b) del principio di induzione:

a) P(1) è vero, perché il numero dei sottoinsiemi di un insieme finito non vuoto A di cardinalità 1 è 21 (i sottoinsiemi sono infatti solo , A)

b) Se per un certo valore n=k supponiamo vero P(k)=”Il numero dei sottoinsiemi di un insieme finito non vuoto di cardinalità k è 2k”, dimostriamo che è vero anche P(k+1)=”il numero dei sottoinsiemi di un insieme finito non vuoto di cardinalità (k+1) è 2k+1” .

Dato l’insieme finito non vuoto A di cardinalità (k+1), fissiamo un elemento aA e consideriamo l’insieme B=A-{a} di cardinalità k. Per contare i sottoinsiemi di A, li dividiamo in 2 categorie:

1. I sottoinsiemi di A che non contengono l’elemento a 2. I sottoinsiemi di A che contengono l’elemento a

Quelli della categoria 1 non sono altro che i sottoinsiemi di B, quindi per ipotesi sono in numero di 2k. Quelli della categoria 2 si ottengono ciascuno prendendone uno della categoria 1 e inserendo nel sottoinsieme l’elemento a, quindi sono anch’essi in numero di 2k. In totale i sottoinsiemi di A sono in numero di 2k+2k=2k+1, quindi anche P(k+1) è vero, come si voleva.

Si conclude, applicando il principio di induzione, che P(n) è vero per ogni valore naturale n, e si ottiene la tesi del teorema.

Divisione fra i numeri naturali.

E’ ben noto che, dati 2 numeri interi positivi, si possa “dividere” il primo (dividendo) per il secondo (divisore) trovando un “quoziente” e un “resto”.

Dimostreremo formalmente tale proprietà:

Teorema dell’algoritmo della divisione.

Comunque dati 2 numeri naturali a,b (detti rispettivamente “dividendo” e “divisore”), esistono due numeri interi q,r0 (detti rispettivamente ”quoziente” e “resto”) tali che a=bq+r con r<b.

Inoltre q,r sono unici.

Dimostrazione:

Dimostrazione dell’esistenza di q,r: si consideri l’insieme di tutte le differenze della forma a-bx, con x che varia fra gli interi 0, limitandosi a quelle differenze che danno un risultato 0:

S = { z / z=a-bx, con x intero 0, e con z 0 }

L’insieme S è non vuoto: almeno la differenza a-b0=a è elemento di S.

Poiché S è sottoinsieme di N {0}, per quanto osservato all’inizio della lezione in S esiste un minimo. Chiamiamo r il minimo in S. Per costruzione di S si ha che r è un intero 0, inoltre r=a-bx con x intero 0. Da cui a=bx+r, e basta scegliere q=x per avere l’esistenza di q ed r. Resta però da verificare che r<b: se per assurdo fosse rb, si avrebbe r-b0, r-b=(a-bq)-b=a-b(q+1), con q+10 (perché q=x0) dunque il numero r-b sarebbe una delle differenze che appartengono ad S; ma si avrebbe anche r-b<r (perché b>0), contraddizione perché r è il minimo in S.

Dimostrazione dell’unicità di q,r: se a=bq+r=bq1+r1 (con q,r,q1,r1 interi 0 e con r<b, r1<b) le tesi sono che r=r1, q=q1 .

(3)

Tesi r=r1 : se per assurdo fosse rr1, e se per esempio fosse r>r1 (se è al contrario r<r1 si ragiona in modo simile) si avrebbe r-r1>0, r-r1=b(q1-q), dunque q1-q>0, ossia q1-q1, r-r1=b(q1-q)b; ma si ha anche rr-r1=b(q1-q)b , contraddizione perché r<b.

Tesi q=q1 : avendo già dimostrato la prima tesi, si ha bq=a-r=a-r1=bq1, dunque q=q1 .

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