i; ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno XXII - Voi.
Domenica 17 Marzo 1895
N. 1089
Che cosa si spera?
Sebbene non sia ancora stalo pubblicato il Decreto che scioglie la Camera e convoca i Comizi, il mo-vimento elettorale si determina qua e là, e la nota dominante ci sembra essere: I'affaccendarsi degli uomini politici e la indifferenza delle moltitudini..Non abbiamo bisogno di ripetere per la millesima volta, che noi dell' Economista ci manteniamo estranei a qualunque movimento politico, e solo ce ne oc-cupiamo indirettamente, per quella parte che riguarda lo questioni che siamo soliti di trattare e gli interessi generali che da tanto tempo difendiamo. E giacché sempre più la politica sembra voler essere inconci-liabile colla coerenza del carattere e colla fede in qualsivoglia principio, Ja nostra deliberata astensione da qualsiasi lotta politica sembra darci maggiore agio ad osservare e giudicare imparzialmente.
E confessiamo subito che, ripensando alle dottrine che professiamo ormai da più che venti anni su queste colonne, ed ai principi che difendiamo con tutte le forze che derivano da una profonda con-vinzione, non ci sarebbe nemmeno possibile inclinare verso l'uno più che verso l'altro partito politico, inquantochè è completamente sparita in Italia, e non da oggi soltanto, qualunque lotta di idee, e la base di ogni discussione politica si forma soltanto sulle persone, lo quali, sventuratamente, almeno per la parte che riguarda le questioni da noi predilette, non hanno nè idee, nè prìncipi o, pegg'o ancora, sembrano pronte ad accettare qualunque idea, qua-lunque priucipio possa loro assicurare il potere.
E più volte abbiamo avuto occasione di manife-stare il concetto nostro su tale gravissimo male che inquina la nostra vita pubblica ; la politica è confu-sione, è sterile lotta di persone, è inutile sforzo di predominio, quando sia considerata come un fine a sè stessa ; è feconda, è vantaggiosa, è fonte di pro-gresso, quando sia considerata come un mezzo, od un complesso di mezzi, rivolto a raggiungere un fine, cioè il trionfo di alcune idee, I' applicazione di alcuni principi.
E il male che abbiamo, per lo passato, più volte rilevato, è andato via via aggravandosi ed estenden-dosi fino al punto che non più i politicanti soltanto, non più coloro che della politica fanno Un mestiere, ma P intero paese ha perduto ogni fede, ogni aspi-razione, ogni tendenza ad una mèta, e lotta sfidu-ciato, indifferente e spesso soltanto per stimolo della corruzione a favore delle persone e noncurante quale sia stato e quale sia il pensiero e I' azione degli eletti e degli elesgendi.
E da ciò appunto nasce quel fenomeno strano delle Assemblee dove le maggioranze si ribellano ai capi che le hanno costituite ; i rappresentanti della na-zione, nella generalità, si presentano agli elettori non già esprimendo loro le idee ed i propositi, maturati colla meditazione e do studio, per formarsi così una schiera di seguaci, ma espongono per lo più quello vaghe frasi e quelle incerte affermazioni che bastino a non comprometterli davanti al collegio e a tenere comunque unita una maggioranza; le influenze, l'in -trigo, e perfino la corruzione, fanno il resto.
In un tempo non remoto ciascuno dei nomi più noti voleva dire e nella politica interna, e nella estera e nei concetti economici e finanziari una se-rie di cose che la coerenza della parola, la costanza degli alti avevano in certo modo personificato nel nome di questo o di quell' uomo politico. La ele-zione di uno piuttosto che di un altro, o la riuscita
in maggioranza di una schiera più che di un' altra, voleva dire trionfo, almeno relativo, di alcuni prin-cipi, significava indirizzo di governo in un dato senso,, ammetteva possibili una serie di provvedimenti e ne escludeva un'altra serie. Ma a poco a poco- la no-stra vita politica si è adulterata, e bisogna ricono-scerlo, la stampa ha in gran parte contribuito a questa
adulterazione essa elle dovrebbe essere invece, se in-tendesse bene il suo ufficio, lo spauracchio delle apostasie e delle incoerenze.
Abbiamo visto giornali, non già seguire le lente fluttuazioni della pubblica opinione, come fanno al-cuni periodici inglesi, ma prestar le loro colonne a combattere od a glorificare gli stessi uomini politici senza nemmeno avere il riguardo di giustificare la conversione. E nel Parlamento - tranne rare ecce-zioni - uomini accreditatissiini votare provvedimenti che avevano oppugnati, sanzionare leggi che fanno ai pugni coi principi altamente professati.
La confusione creata da questa incoerenza, che sembra diventala la sola qualità necessaria dell'uomo politico, si è, ripetiamo, eslesa al paese, inquinando la coscienza pubblica così che manca ad essa il retto funzionamento.
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si sia ben certi che nessuno oserà mai calpestarle; -è perciò appunto che molti si presenteranno agli elettori più o meno disposti a dimostrare che I' at-tuale periodo ha rinfrancato il paese, me itre in cuore loro debbono pensare che ciò si è ottenuto al prezzo di un arbitrio, che può domani essere a nostro danno invocato.
E non si pensa infino che lasciando credere alle moltitudini che possono staro tranquille od indiffe-renti di fronte alle olTose elio lo spirito della costi-tuzione riceve, si assopisce quello stesso sentimento che abbiamo in altro tempo potuto suscitare ad ot-tenere la indipendenza.
Nò nascondiamo tutto il nostro timore per l'av-venire, quando vediamo che il Governo può tran-quillamente indire i Comizi dopo aver applicato delle imposte senza la approvazione del Parlamento ; e tanto più temiamo dell' avvenire quando udiamo dai membri del Parlamento stesso, così dimentichi della loro dignità da compiacersi del fatto, confessando così la impotenza della Assemblea di cui fanno parte.
E notisi bene : non siamo entusiasti del parlamen-tarismo, che da noi fa così cattiva prova ; ma noi siamo prima di tutto devoti sostenitori della legge, e professiamo la massima che sino a che la legge non sia abrogata deve essere nella lettera e nello spirito seguita, ed osservata e che nella sua osser-vanza sta la guarentigia della nostra libertà.
Le prossime elezioni si faranno sul nome di al-cuni Ministri e specialmente su quello del Presi-dente del Consiglio, l'on. Crispi. E noi, da parte no-stra, siamo indifferenti ai nomi, quando non abbiano preciso significato; ciò che noi chiediamo è questo: che cosa vuol dire Ministero Crispi?
Ed analizzando le grandi linee delle questioni che ci interessano domandiamo :
vuol dire indirizzo liberale nei commerci inter-nazionali ? — Abbiamo sentito l'on. Crispi protestare che non lui era Ministro quando fu discussa la tariffa del 1887 ; ma l'on. Crispi era Ministro quando fu denuncialo dall'Italia il trattato di commercio colla Francia.
vuol dire politica estera in rapporto ai nostri interessi economici e finanziari ?
Abbiamo sentito tante volte l'on. Crispi procla-mare che vuole la pace, che vorrebbe ripristinare i buoni rapporti colla Francia ; — ma fu lui Mi-nistro che andò a Friedrichsruhe mentre i nostri negoziatori arrivavano a Parigi, appunto per trattare dei nostri rapporti commerciali ;
vuol dire sistema tributario basalo su un largo concetto democratico 1
Abbiamo visto il Ministero dell'on. Crispi abolire il dazio governativo sulle farine e per contro au-mentare il dazio sui cereali ; — proporre i decimi sulla fondiaria e l'aumento sul sale e mantener questo abbandonando quelli; — proporre la tassa sulla entrata e I' aumento della ricchezza mobile, e tener questo abbandonando quella ;
vuol dire economie sulle spese?
Abbiamo visto diminuito il bilancio della pubblica istruzione e quello di agricoltura, industria e com-mercio, e aumentato quello della guerra, ed accre-sciuta la espansione coloniale ;
vuol dire maturo studio nelle riforme tributarie? Abbiamo visto fare e rifare, dire e disdire per la tassa sui fiammiferi e sui cotoni.
E, badisi bene, questi appunti di incoerenza che
facciamo oggi al Ministero Crispi li potremmo fare e li abbiamo fatti a quello Giolitti, a quello di Ru-dinì, ed agli ultimi anni del Ministero Depretis.
È l'indirizzo, il sistema che è sbagliato; ammet-tiamo che i nostri uomini politici vogliano il bene del paese, ma non hanno nessuna idea precisa e netta della via da battere; per ottenerlo camminano a tentoni e sono indifferenti per qualsivoglia prov-vedimento. All'on. Sonnino occorrono cento milioni di nuove entrate e sceglie indifferentemente uno o l'altro mezzo; non guarda alla natura del prov-vedimento od al principio a cui quel provprov-vedimento è legalo; ma la sua scelta gli è suggerita soltanto dall' esigenze della politica ; aumenterà la imposta sulla rendita, da lui stesso con frase rovente stigma-tizzala, oppure i due decimi della imposta fondiaria, o qualunque altra imposta. Al Ministro della guerra si domanda di non aumentare il bilancio, e deve quindi restringere certe spese per sostenerne altre più urgenti, ed il Ministro della guerra non segue un concetto determinato che gli sia suggerito da una riforma dell'esercito, sceglie, a caso, i collegi militari, le grandi manovre, il rancio. E così gli altri tutti. Aspettano la ripresa che darà I' incre-mento naturale delle entrate e che li salverà tutti, non obbligandoli così a mantenere le promesse fatte, le quali sono impossibili senza riforme radicali.
Ed ora si convocheranno i comizi e saremo chia-mati, a far che ? Ad approvare col nostro voto que-sto stato di cose nel quale fu possibile, senza che nessun colpevole venisse trovato e punito, il disa-stro della Banca Romana ? Od a sentirci dire che occorrono 177 milioni per pareggiare il bilancio mentre poi ne bastarono cento? Od a non sentire la voce del Ministro di grazia e giustizia che faccia tacere gli alti magistrati che nelle sentenze o nelle relazioni si dilaniano scambievolmente ? Od a legit-timare col nostro voto che i l Governo possa im-porre tributi senza le garanzie volute dallo statuto? Od a dichiarare che sono state lealmente applicate dai magistrati le leggi eccezionali del giugno de-corso ?
17 mar/o 1895
LA CEISE SOLFIFERA E I SUOI
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L'industria solfifera attraversa, e non da ora sol-tanto, un periodo critico, ma presentemente essa è in condizioni tali elio la ricerca dei mezzi mi— gljpri per trarla almeno in parte dalle difficoltà che hi circondano è diventata, può dirsi, affannosa e in-sistente. Gl* interessati si agitano e invocano prov-vedimenti governativi, il Governo promette di ve-nire in qualche or'do in aiuto alla industria e studia la questione, ma pur troppo senza grandi speranze di far qualche cosa di decisivo. Sicché la questione riinane sempre in discussione, e uiuu passo è stato fatto ancora verso I' attuazione di un rimedio qual-siasi.
Per cercare i rimedi a una crise industriale bi-sogna evidentemente conoscerne anzitutto le cause. Ora conviene avvertire, prima di considerare le cause della crise solfifera, che l'industria dello zolfo ebbe dal 1860 al 1883 un periodo di costante sviluppo e di prosperità, dopo andò soggetta a grandi e non rare oscillazioni. La produzione delle nostre minie-re, che nel 1860 era di tonnellate 137,590 si elevò gradatamente fino a tono. 446,308 nel 1883; ebbe un periodo di progressiva diminuzione lino al 1890 in cui fu di tonti. 369,239 e risalì a 395,528 nel 1891 e a 418,555 nel 1892. Ossia dal 1860 al 1892 la produzione quasi triplicò, e questo avvenne un poco inconsideratamente- trattandosi di un prodotto che ha consumo limitato. Ne derivò che i prezzi an-darono a poco a poco scemando cosi da essere spesso oggidì, a quanto affermasi, inferiori al costo di pro-duzione e certo sono discesi a un livello che porta inevitabilmente alla crise.
Infatti il valore medio della tonnellata ai porti d'imbarco era nel 1860 di 120 lire, e tale in me-dia rimase per alcuni anni, nel 1805 lo troviamo a 112.90 e nel 1874 a 142.17, nel 1879 è già a 97.41, si rialza nei tre anni anni successivi fino a 115.30, ma poi scende quasi senza interruzione così da toccare 66 lire e 36 cent, nel 1889, risale a 112.57 nel 1891 e torna a scendere a 72.08 nel 1893. Le vicende della produzione, dei-la esportazione e del prezzo possono vedersi da questo prospetto rias-suntivo : A N N I Produzione Valore della produzione Espor-tazione Differenz a tr a l a produzion e e l a esportazion e Valor e medi o dell a tonn . ne i port i d'entrat a T o n a . L i r e T o n n . 1860 1 5 7 , 5 9 9 1 9 , 1 3 4 , 9 0 0 - - 1 2 1 0 0 1865 1 7 1 , 5 8 7 1 9 , 4 6 3 , 7 6 7 1 3 8 , 2 3 2 3 3 , 3 5 5 1 1 2 . 9 0 1870 2 0 3 , 8 7 4 2 4 , 3 6 6 , 4 0 3 1 7 2 , 7 5 2 3 1 , 1 2 2 1 2 > . 8 6 1875 2 0 7 , 4 2 0 2 8 , 8 2 1 , 6 3 2 2 1 5 . 1 4 4 - 7 , 7 2 4 1 4 1 . 6 4 1880 3 5 9 , 6 6 3 3 5 , 4 6 5 , 5 9 3 2 8 7 , 1 4 9 7 2 . 5 1 4 1 0 0 . 3 5 1885 4 2 5 , 5 4 7 3 4 , 9 6 4 , 1 2 9 2 8 9 , 2 5 7 1 3 6 , 2 9 0 8 3 . 0 0 1890 3 6 9 , 2 3 9 2 8 , 2 6 5 , 2 9 1 3 2 8 , 7 0 8 4 0 , 5 3 1 7 6 . 5 5 1891 3 9 5 5 2 8 4 4 , 5 2 5 , 4 5 6 2 6 9 , 3 7 6 1 2 6 , 1 5 2 1 1 2 . 5 7 1892 4 1 8 , 5 3 5 3 9 , 2 2 4 6 6 5 2 9 ! , 0 8 1 1 2 7 , 4 5 4 9 5 . 1 7 1893 4 1 7 , 6 7 1 2 9 , 6 1 6 , 6 7 5 3 1 0 , 8 6 7 -1 0 6 , 8 0 4 7 2 . 0 8
Questi dati riguardano veramente tutto il Regno, ma quelli relativi alla sola industria solfifera sici-liana sono ben poco dissimili, perchè la Sicilia dà poco meno del 90 per cento della produzione totale. Noteremo tuttavia che negli anni 1879, 1880 e 1881 in cui la produzione siciliana si aggirò sulle 320,000 tonnellate annue e la quantità non uscita dall' isola si limitò annualmente a 25,000 o 30,000 tomi, il prezzo fu superiore alle lire 100. Nei 4 anni suc-cessivi la produzione crebbe grandemente fino a rag-giungere 394,000 tonn. nel 1882, i prezzi ribassa-rono, ma non di mollo, lino a lire 83 e ciò perchè della produzione una quantità rilevante fu tenuta nei magazzini. Infatti mentre negli anni precedenti ia differenza tra la produzione e le spedizioni dal-l' isola fu mediamente di 25,000 tonn. circa, nei quattro anni che si esaminano, la differenza slessa si elevò in media a 45,000 tonn. E lo stock for-matosi nei magazzini dovette essere ben grande se nei successivi cinque anni dal 1886 al 1890 si potè spedire dalla Sicilia non solo tutta la produzione an-nuale, ma ben 175,000 tonn. in più. Questa grande quantità di minerale buttalo sul mercato doveva avere per necessario effetto un rinvilimento dei prezzi, che nel quinquennio scesero fino a 66 lire. Terminato lo stock e limitata la esportazione,"nei due anni 1891-92 si rialzarono subito i prezzi e parve che la crisi fosse finita ; sennonché il rialzo dei prezzi incoraggiò una nuova forte produzione esu-berante alle richieste, la quale fujtausa dell'at-tuale crisi.
I termini della questione si ^presentano dunque abbastanza Chiari. Vi è stalo e vi è una produzione esuberante di zolfi nella Sicilia, non ostante t ' a u -mento delle spedizioni dai porti della Sicilia pel continente italiano e per l'estero. Nel 1893 quelle spedizioni salirono a 367,774 toun. cifra tra le più alte che siansi avute ; ma la produzione è cresciuta ancor più rapidamente, così che la differenza tra la produzione e l'esportazioue fu in alcuni anni notevo-lissima : 33,631 tonn. nel 1872; 29,958 nel 1879; 77,771 nel 1882; 43,675 nel 1885; 50,427 nel 1892. 1 prezzi risentirono tutta l'iufluenza di questo slato di cose e rispetto a quelli del periodo '1860-1876 si ebbe negli ultimi tempi il ribasso del 50 per cento.
Dopo ciò, la crisi si comprende e si spiega. 11 modo irrazionale e tumultuano, scrive giustamente un giornale, onde il lavoro delle miniere procedette per vario tempo a cagione della ignoranza dei pro-duttori e dell'azione avventata che anche in questo campo condussero gli Istituti di credito, largheg-giando nei fidi oltre ogni limite di prudenza, i di-sastri finanziari che ne nacquero, i dissesti che an-cora ne restano, la depressione morale che ne derivò, la scarsa buona fede che, in mezzo a tutto, apparve presiedere allo svolgimento della industria e del com-mercio solfifero, l'eccesso della produzione, la con-correnza deprimente fra i produttori stessi, tutto ciò
ebbe una parte noni lieve n e| determinare il
pre-sente stato di crise. E qU e s t a sj inacerbisce e si
ag-grava pel ribasso che da tempo colpisce i prezzi dello Z 'Ifo e che quasi non rende più fruttifera l'estrazione di esso. Di qui le condizioni peggiorate dei proprietari di miniere, la necessità di limitare o di cessare il lavoro di estrazione e la piaga degli operai disoccupati o così insufficientemente pagati da creare la miseria.
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L' E C O N O M I S T A
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ha, se non il monopolio, certo un grande predominio, così che a primo aspetto parrebbe poter dettar la legge sul mercato. Per contro vuoisi che essa in realtà subisca la legge che le fanno gli agenti delle case estere residenti specialmente a Messina, i quali hanno come si comprende tutto l'interesse a deprimere i prezzi e per avere la merce a miglior mercato o perchè il continuo rinvilio dei prezzi di essa anima un'attiva speculazione al ribasso. Questa ha modo ili trionfare, perchè olii la conduce ò largamente prov-veduto di capitali e può quindi dominare un mer-cato clte ne è assai scarsamente provvisto.
Questo punto 6 di particolare importanza per la determinazione dei rimedi più atti ad attenuare, se non a risolvere la crise solfifera. Invero se anche la produzione fosse alquanto ristrétta, se non si avesse cioè la rimanenza animale di zolfo così considere-vole come si è avuta specialmente in alcuni anni (1882, 188'i, 1891, 1892), si avrebbe sicuramente un prezzo più rimuneratore? Può dubitarsene per le condizioni slesse dell' industria e del commercio degli zolfi. Non bisogna dimenticare che gran parte delle zolfare sono in mano di produttori sprovvisti dei mezzi necessari per far fronte ai loro bisogni ; essi sono quindi costretti dalle esigenze economiche a mettere sui mercati la loro produzione a qualun-que condizione di prezzo. Questo nuoce ai produt-tori, invilisce il prezzo della mano d'opera e perciò affama le classi lavoratrici, deprime la materia im-ponibile e mette ostacoli alle riscossioni dello Stato.
I rimedi escogitati sono parecchi, e qui non ci è possibile nemmeno esaminarli tutti. C'è chi vorrebbe una coalizione fra i produttori per ridurre la pro-duzione alla stregua del consumo; altri domanda-vano la istituzione dei magazzini generali per lo zolfo, onde poter negoziare ie fedi di deposito, senza ricorrere all' ultima ratio della vendita a qualsiasi prezzo; c'è ancora chi invoca l'abolizione totale o parziale del dazio d' uscita, la istituzione di una banca mineraria, la chiusura di un certo numero di miniere, e simili altri misure più o meno attua-bili e utili.
Fermiamoci anzitutto su quella relativa alla coa-lizione fra i produttori. L ' I n g . Cadolini in alcuni appunti scritti per la Commissione nominata dal Con-siglio delle miniere l'anno scorso, con l'incarico di studiare provvedimenti per la crise solfifera ha esa-minato quel rimedio e ha esposto intorno ad esso alcune considerazioni non trascurabili. Egli crede che il solo mezzo che può condurre a diminuire e man-tenere la produzione entro certi limiti, è la coali-zione di tutti i coltivatori, con la quale ciascuno di essi assuma l'obbligo di non mettere sul mercato ogui anno più di una certa quantità di prodotto da determinarsi, per ciascuna miniera in rapporto col prodotto medio, per esempio dell' ultimo quinquennio.
Finché quest'obbligo non sia stabilito i coltivatori non possono essere indotti a diminuire la loro pro-duzione ; invece, quando sia assicurato che la ridu-zione è legge comune, ciascuno di essi sarà ben con-tento di scemare del 20 o del 25 per cento la quan-tità del prodotto, sapendo che in compenso potrà ottenerne la vendita con un aumento di prezzo del 30 o del 40 per cento, e potrà vedere risorgere l' equilibrio permanente nella bilancia del mercato e con esso restaurate le condizioni dell'industria.
II Cadolini prevede I' obiezione che la coalizione incontrerà ostacoli a cagione del grande numero di j
produttori, che malagevole riuscirà il determinare praticamente col mezzo di un sindacato, il limite di produzione che si dovesse imporre a ciascuno, e di controllarne l'osservanza. Ma egli crede che il prov-vedimento in parola sia semplice, miri direttamente allo scopo e non turbi la libertà delle contrattazioni riguardo ai prezzi, nè tenda a chiedere ai produt-tori alcun sacrificio pecuniario, e siccome tutti hanno interesse a coalizzarsi, non dovrebbe essere diffìcile, a suo credere, di stabilire l'accorilo.
Per ottenere I* intento gioverebbe stabilire che a coloro i quali non aderiscono al patto della coali-zione sienn negati certi vantaggi, come sarebbe il diritto di fare deposili nel magazzino e di ottenere anticipazioni, ecc. Quanto ai mezzi per determinare la quantità della produzione di ciascuna cava, egli crede che saranno più facili di quanto si può sup-porre.
Siccome, le spedizioni si fanno colle strade ferrate e gli imbarchi sono soggetti alla verificazione delle dogane, per il pagamento del dazio di esportazione il controllo potrà in due momenti esercitarsi.
In conclusione l'on. Cadolini proponeva, proprio un anno fa, il Consorzio regolatore della produzione delle solfare allo scopo di limitare la produzione di ciascuna di esse in un certo rapporto con quella data nell'ultimo quinquennio, e in modo di ottenere che nel complesso non superi i bisogni del mercato. In pari tempo credeva utile istituire i magazzini ge-nerali di deposito e di anticipazione al fine di ot-tenere che tutti i produttori, e specialmente, i meno facoltosi, anziché vendere i loro prodotti a bassi prezzi e così esercitare un' azione deprimente sul mercato dello solfo possano trovare aiuto nelle ope-razioni di credito. Infine voleva si stabilissero rap-porti tra i magazzini di anticipazione e gli Istituti di credito esistenti allo scopo di agevolare ie operazioni suindicate senza dover costituire con nuovi capitali un apposito Isti tato di sovvenzioni. Ma il caposaldo dei rimedi era la coalizione dei produttori ; esami-neremo adunque la questione da questo aspetto.
LE ECONOMIE NELLE PUBBLICAZIONI UFFICIALI
È un argomento questo che in uno Stato retto col sistema rappresentativo, in uno Stato liberale e civile, ha una importanza maggiore di quella che a primo aspetto non pare. E poiché si accenna a nuove economie che, a quanto affermasi, alcuni Mi-nistri intenderebbero introdurre nelle pubblicazioni dei loro dicasteri, ci consentano i lettori di dirne qualcheeosa per esprimere qualche voto.o sunti di libri. Eppure è quello che si fa con alcuni dei Bollettini del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, mentre questo compito di informare il pubblico italiano sulle cose estere dovrebbe essere lasciato alla stampa nazionale, quotidiana o no. E lo stesso è a dirsi del Bollettino di legislazione, e
stati-stica doganale pubblicato dal Ministero delle Finanze, nel quale circa la metà di ciascun fascicolo con-tiene traduzioni di lunghi studi relativi ai paesi esteri. Quasi tutto ciò non bastasse, bisogna tener conto anche dei Rapporti consolari pubblicati dal Mini-stero degli Esteri. Ma mentre questi ultimi si pos-sono ammettere, anzi rientrano nelle attribuzioni dei consoli e del Ministero degli Esteri, e — a parte il sistema più utile di pubblicazione — non sono certo una superfluità, non si può dire invece che le traduzioni degli articoli per il Bollettino di notizie commerciali e per quello d;l credito e della previ-denza riesca di vera utilità.
In ciò sta, a nostro avviso, la prima esagerazione che va tolta di mezzo nelle pubblicazioni ufficiali ; esse devono abbandonare la parte estera, perchè non può essere compito dello Stato che non voglia eser-citare anche la industria giornalistica, quello di informare il pubblico sui risultati delle assicurazioni in Germania o sul commercio della lana nel mondo. E in realtà a che si riduce il « pubblico » che viene avvantaggiato dalla pubblicazione di quegli articoli tradotti? Facciamo anche le migliori ipotesi e non arriveremo certo a un centinaio' di persone, qualunque sia il numero - di coloro che ricevono quei Bollettini.
Né la esagerazione delle pubblicazioni ufficiali si limita a questo. È un fatto già osservato da altri che alcune statistiche, come quella delle fabbriche di spirito ecc., non sarebbe necessario pubblicare in forma analitica tutti i mesi, ma basterebbe due volte l'anno, pure indicando in un comunicato sintetico i resultali mensili, come si fa per altri fatti economici, quali ad esempio il risparmio postale, le riscos-sioni dell'erario. Qui però non ci nascondiamo un pericolo. Ed è che se cotesta materia delle pubbli-cazioni da farsi mensilmente, ma in modo sintetico, non è saviamente regolata, il Governo può per fini di politica procedere con criteri restrittivi e sosti-tuire a pubblicazioni analitiche, necessarissime per seguire 1' andamento della vita economica e finan-ziaria, altre pubblicazioni sintetiche insufficienti. Bi-sognerebbe adunque far una scelta e indicare in via generale le varie pubblicazioni sintetiche mensili e quelle analitiche trimestrali, semestrali e annuali.
Noi non possiamo fare qui un elenco che serva d esempio, ma dobbiamo invece dichiarare che sa-rebbe un grave errore e un danno non lieve quello di ridurre le pubblicazioni che danno modo di chia-rire l'andamento del commercio e della finanza. In lutti i paesi civili a questo genere di pubblicazioni si dà la maggiore importanza e diffusione, anzi nella toro distribuzione si usa una larghezza veramente
u B> a' qual proposito gli Stati' Uniti d'America
meritano veramente d'essere additati, con elogio, ad esempio per tutti gli altri. È certo che vi sono al-cuni fatti economici e finanziari quali l'emigrazione, gì' scambi commerciali, i fallimenti, i salari, gli scioperi, le domande e le offerte di lavoro, il
cre-j ',. 6 entrate e le spese dello Stato e dei corpi
cali, che vanno seguiti con assiduità e vanno fatti noscere, se non nei più minuti particolari, almeno
nei loro aspetti più generali e importanti, a brevi periodi di tempo. Tutto questo limitatamente al uo-stro paese, perchè è per esso soltanto che si dice, e in certi limiti si può anche ammettere che sia vero, nessun altro all'infuori dello Stato ha mezzi adeguati a racco-gliere la somma di notizie necessarie per raffigurare in cifre complessive e relativamente precise quei vari fatti suindicati. Ma per l'estero,-poiché trattasi in realtà di far conoscere soltanto i dati raccolti dagli uffici go-vernativi dagli altri Stati, può benissimo sopperire
la stampa, specie quella tecnica e scientifica. Rac-colga adunque il Governo italiano la maggior copia possibile di notizie statistiche relative al nostro paese e lasci ai privati la cura di far couoscere quelle già raccolte dai governi dei vari Stati esteri.
Ora, forse appunto per voler pubblicare troppe cose, in Italia non si hanno tutte quelle statistiche e quelle notizie che si desiderano e, più àncora, non si hanno a tempo. Di ciò si dolgono giustamente tutti coloro che hanno l'abitudine di seguire i fatti eco-nomici, e tanto più se ne rammaricano Oggidì che per ragioni di malintesa economia si è ristretto il nu-mero delle pubblicazioni, e in certi casi se ne fa una distribuzione così limitata da renderle quasi clande-stine. Tale è il caso della situazione del Tesoro, della statistica commerciale, del bollettino del credito e della previdenza, nonché dei bilanci e dei conti consuntivi dello Stato e di altri documenti parlamentari, come la relazione su l'ultima ispezione fatta alle Banche di emissione. Così il pubblico e la stessa stampa non sono messi in condizione di poter seguire fedelmente e di poter studiare accuratamente le vicende dei fatti che hanno il maggiore interesse per la vita dello Stato. Difficile è oggidì avere pronte e frequenti notizie statistiche sul risparmio, sui fallimenti, sugli scioperi e via dicendo; per altri fatti il maggior numero di coloro che più s'interessano ad essi, è costretto ad attenersi alle indicazioni date dalla stampa ufficiosa, sempre prediletta, e su questa circostanza non ci pare sia il caso di insistere.
Crediamo quindi che urga riordinare questa ma-teria, pur avendo in vista di fare le maggiori eco-nomie possibili nelle pubblicazioni ufficiali. Ma de-vono essere economie razionali, cioè non fatte allo scopo di sottrarre al pubblico gli elementi necessrri per giudicare la condizione del paese, non attuate con I' intento di fare il buio intorno ai risultati di questa o quella misura economica o finanziaria, bensì col proponimento di accrescere anzi il materiale sta-tistico, relativo al nostro paese, fornendolo al pub-blico con la maggiore frequenza e puntualità pos-sibile e nel modo più accespos-sibile a tutti. Così vor-remmo che la Direzione generale della Statistica, pub-blicasse l'Anuuario statistico italiano regolarmente ogni anno, prendendo per modello l'Annuario statistico del Belgio o quello dell' Impero germanico, o lo
Stati-stical Abstract dell' Inghilterra. Un Annuario stati-stico può benissimo non contenere indicazioni rela-tive alle riforme legislarela-tive o allo slato attuale della legislazione su ciascuna materia, ma deve invece es-sere più che è possibile al corrente; ad ogni modo I' Annuario statistico, quale sin qui si è pubblicato saltuariamente in Italia, potrebbe essere quinquennale, mentre occorre raccogliere tutti gli anni i dati più recenti in un volume di mole relativamente piccola e accessibile alle borse più modeste.
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rale e qualche altro ufficio hanno dato alle stampe pubblicazioni che farebbero onore a qualsiasi Stato, e noi non possiamo approvare che si lesinino loro i mezzi necessari perchè possano proseguire sulla via che tanto onorevolmente hanno finora percorsa, come non abbiamo bisogno di dire che deploriamo vivamente non siasi ancora compiuto il Censimento ohe doveva aver luogo nel 1891. Se si continuerà con questo sistema di economie, l'Italia andrà a poco a poco perdendo la cognizione esalta della sua condiziono demografica ed economica, e non sarà questo il mezzo perchè si verifichi un miglioramento in entrambe. Senza dire che mancando dei dati sta-tistici necessari, che il solo censimento può fornirci in modo abbastanza sicuro e completo, lo Stato si troverà nella impossibilità di compiere, con cogni-zione di causa, quelle riforme che reputa utili al paese, e di applicare le leggi che si collegano con il numero e la distribuzione degli abitanti.
Tornando alle pubblicazioni ufficiali e alle economie che a loro riguardo voglionsi fare, noi crediamo che sarebbe utile affidare il riordinamento di questa ma-teria a una Commissione nella quale l'elemento scientilìco fosse unito all'elemento burocratico, ma non soverchiato da questo ; i rappresentanti della scienza insieme a quelli delle industrie, dell'agricol-tura e del commercio, potrebbero suggerire utili mo-dificazioni pei vari Bollettini presentemente pubblicati, riservandosi ciascun Ministro di regolare quelle pub-blicazioni che, per l'indole loro, hanno una impor-tanza politica o amministrativa speciale.
Non v' ha dubbio che urge togliere la presente confusione, eliminare ciò che vi 6 di soverchio e com-pletare ciò che è insufficiente. Conviene, nello stesso interesse generale, di essere larghi nella diffusione delle pubblicazioni ufficiali, sia verso la stampa che verso le biblioteche pubbliche, scolastiche e simili. Uu governo che non si oppone a che sia fatta la luce sulle condizioni del paese, sui resultati della propria politica, sulle vicende economiche, sociali e finanziarie dello Stato - e ormai l'opporsi è opera tanto vana quanto biasimevole - un Governo libe-rale, insomma, dev' essere il primo a riconoscere la utilità della maggiore diffusione, tra gli amici come tra gli avversari suoi, delle statistiche ufficiali; se vi si rifiuta vuol dire che teme la luce, ed egli stesso condanna a priori I' opera propria.
L'argomento ha, iu uno Stato libero e rappresentati-vo, attinenze numerose da uu lato col sindacato che de-vono esercitare il Parlamento, la stampa, l'opinione pubblica, sull'opera del Governo, dall'altro con la stessa prosperità del paese, con le riforme proposte e approvate dal potere legislativo, è perciò che ab-binino creduto opportuno di discorrerne un po'este-samente e che ci riserviamo di tornare sull'argomento non appena avremo potalo, con indagini nostre, ac-certare il modo con cui si procede nella distribu-zione delle pubblicazioni uffficiali. Intanto ci uniamo al Corriere della Sera (N. 71 ) nelle sue giuste considerazioni sul proposito, e diciamo con lui :
Eco-nomia sì ; buio pesto, noi
IL NUOVO PROGETTI DI LEGGE AGRARIA PER U R L A I
Il programma legislativo del Ministero liberale in-glese si può dividere in due parti. L'una contiene proposte destinate a soccombere nella Camera dei lords dopo essere state approvate dai Comuni; l'altra si compone di bills che hanno maggiore o minore probabilità di trovar grazia anche presso i lords ed è, quindi, la sola positiva e pratica. Tra i bills della seconda categoria vanno messi quelli presentali dal Governo alla Camera dei Comuni per la modifica-zione dei Factories Acts e quello del Bryce per l'istituzione di Consigli di conciliazione [Boards of
Conciliation), destinato a migliorare le condizioni igieniche e morali nelle fabbriche, a sopprimere lo
sweating system (lavoro eccessivo e mal rimunerato), ad impedire.che l'operaio venga defraudato della sua mercede mediante il Truck-System, cioè la som-ministrazione di generi in luogo di danaro. Questi ed altri provvedimenti consimili sono considerati come non controversial, cioè tali che possono es-sere accettati da tutti i partiti. Fanno parte di quella « legislazione sociale » che è di moda iu ogni paese e viene propugnata da conservatori e radicali, con differenze di grado.
Un altro bill il quale, pur non appartenendo alla classe dei non controversial, ha molta probabilità di divenir legge, è stato ammesso dai Comuni alla prima lettura. E il bill di John Morley che ritocca la le-gislazione agraria d' Irlanda, la quale fatta a pezzo a pezzo secondo le esigenze del momento, è dive-nula già in parte antiquata, in parte caduca per la indole temporanea di certe sue disposizioni. La ne-cessità di questa riforma è riconosciuta, non solo dai liberali, ma anche dai conservatori e il Duca di Devonshire ha lasciato intendere, in un discorso extra-parlamentare di recente data, che la Camera dei lords le avrebbe fatto buon viso, per poco che fosse ragionevole. Di questo nuovo progetto riassu-meremo le principali disposizioni.
La legge Gladstone del 1870 assicurava all'affit-taiuolo che venisse licenziato un compenso, non solo per le migliorie da lui introdotte nel fondo, ma anche per 1' « incomodo » a cui sottostava. Questo principio del « compenso, » implicante un diritto di compro-prietà nel fondo, ebbe un grande sviluppo ed un'ap-plicazione larghissima nella legge del 1881 la quale fu soprannominata delle tre e f f e , poiché stabiliva a vantaggio dell' affiliamolo la free sale, cioè il diritto di vendere o cedere la sua locazione a chi gli pia-cesse ; la fair rent, o il diritto di farsi determinare I' affitto da un tribunale speciale istituito a tal uopo
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ne ammettono una men radicale. Pertanto dieci anni dopo, cioè nel 1891, una nuova legge agevolava ai
tenants l'acquisto dei terreni mediante il concorso pecuniario dello Stato il quale si ripagava poi co-modamente del danaro sborsato in anticipazione.
Si poteva credere cbe non fosse più necessaria altra legislazione sulla materia e che, schiusa la via alla soluzione finale della quistione agraria, bastasse lasciare cbe questa vi si avviasse da sè, senza sti-moli artificiali. Ma codesto avviamento è stato così lento cbe insino ad oggi soltanto il 10 per cento dei fondi locati sono stati venduti agli affittaiuoli nel-P Ulster (cbe è la più prospera provincia d'Irlanda), il -i per cento nel Leinster, il 3 per cento nel Con-naught, il 3 per cento nel Munster. La grandissima maggioranza dei tenants non ha mutato la sua po-sizione legale. Ora, nel 1896 scade il termino (15 anni) delle locazioni fissate dalle Land-Courls nel 1881, in base alla legge di quell'anno e nel pros-simo settembre i tenants hanno il diritto di farsi fissare una nuova locazione a condizioni eque ( f a i r
rent) dai medesimi tribunali.
Il Governo liberale ha creduto opportuno cogliere quest' occasione per preparare correzioni e comple-menti alle leggi esistenti ; da qui il land bili di John Morley il quale, volendo fornire ai tribunali agrari un più esatto criterio per le loro decisioni, si studia di definire e precisare la natura e il con-cetto giuridico delle migliorie eseguite dagli affiita-iuoli e riduce da 15 a ' i O anni hi durata della lo-cazione giudiziaria, per meglio conformarla ai risul-tati dell'esperienza. Contiene poi il bill una clausola relativa agli affittaiuo'i espulsi la quale non è, in sostanza, che la sezione 13" del Land Act del 1891 applicata a un caso spee ale e modificala a .tal uopo. Per essa sia il proprietario che ha espulso I'affit-ta iuolo, sia I' affiliamolo espulso (e sarà, si può pre-sumerlo, in 99 casi su cento quest' ultimo che si varrà della clausola) può notificare al tribunale agrario la sua intenzione di vendere od acquistare il fondo. Il tribunale ne informa il proprietario o l'affi Hai uolo, secondo il caso e, quando le due parti siano d'ac-cordo, sentenzia cbe il contratto è fatto e fissa anche il prezzo, se i contraenti non riescono ad intendersi su di esso.
Come si vede, queste disposizioni non sono coat-tive come queW'Evieted tenants bill dell'anno scorso, le quali furono la causa del suo naufragio nella Ca-mera dei lords.
E appunto perchè non sono coattive, ma presumo-no, per essere applicate, il consenso libero degli inte-ressati, saranno da quella medesima Camera eredi-taria accolte benevolmente ed approvate. « Abbiamo preso i landlords d'Irlanda in parola », disse il Morley alla Camera dei Comuni, volendo significare che ha cercato di sciogliere la quistione degli Evieted
tenants secondo i suggerimenti pervenutigli dagli slessi proprietari durante le vacanze. Ora, codesti
landlords non potrebbero respingere ciò eli' essi stessi hanno proposto e le Camere, in ispecie l'ere-I ria che li rappresenta in modo particolare, avreb-bero torto di voler mostrarsi più esigenti di loro. Gorae già dicemmo, il Land bill di Morley è uno dei pochi destinati a divenire legge nella presente sessione. Nella Camera dei Comuni avrà una mag-gioranza di molto superiore alla normale del Go-verno, poiché una parte dell'Opposizione gli è, si capisce, propensa, pur riservandosi il diritto di
cri-ticarlo e proporvi emendamenti. Sarà una legge opportuna, perchè risponde ad una necessità reale e vi provvede adeguatamente; il che non si può dire d'altre proposte del Ministero liberale, che sono, le più, applicazioni di dottrine radicali, volute da partiti o consigliate da interessi elettorali.
Ma neanche il nuovo bill, corretto dal Parlamento segnerà la fine dell'opera legislativa in favore del-l'Irlanda e particolarmente della trasformazione dei fittavoli in proprietari. Questa conversione potrà es-sere in una certa misura facilitata dal bill del Morley, per avere questi introdotta d'accordo coi deputati na-zionalisti quella clausola, tolta del resto dall'Asbourne
Act, sull'acquisto facoltativo dei terreni da parte dei
coloni, la quale olire un' equa e pratica soluzione della questione dei fittavoli espulsi e surroga appunto quel progetto per fittavoli espulsi (Evieted tenants
bill) al quale più sopra accennavamo.
Naturalmente tutti questi provvedimenti legislativi, cotesti interventi dello Stato nei rapporti contrat-tuali fra proprietari terrieri e fittavoli non vanno considerati con i solili criteri economici ; siamo in un paese nel quale le condizioni della proprietà e delle relazioni economiche tra proprietari e fittavoli sono eccezionali, e si comprende cbe ajiche i rimedi, o almeno quelli creduti tali, perchè non lutti am-mettono che siano veri rimedi, debbano essere anor-mali. Intanto non si può disconoscere cbe i Land
Acts qualche effetto buono non trascurabile l'hanno
prodotto. Se vi sono ancora fittavoli espulsi i quali danno di sè uno spettacolo compassionevole, ve ne sono altri ai quali la sicurezza dell'occupazione del terreno ( f i x i t y of tenure) I' affitto determinato dal tribunale rurale ( j u d i c i a l rent), la facoltà di dive-nire proprietari col concorso finanziario dello Stalo (legge Ashbourne), hanno creata una esistenza nuova e tollerabile. Tutto ciò non si ottiene certo senza gravi sacrifici, ma c'è il passato, un ben triste pas-sato, da tenere sempre dinanzi agli occhi della mente, e allora si comprende la inenrtlabile neces-sità di sacrificare qualche cosa da una parte, per conservare il resto dall'altra.
Rivista Bibliografica
Prof. Carlo Oddi. — Nuovo trattato'elementare di
scienza economica. - - V e r o n a , Stabilimento Tipo lit.
Gf. Franchini, 1894, pag. 6.70; (Lire 7).
Joseph Rambaud. — Eléments d'economie politique. —
Paris, L. Larose, 1895, pag. 796; (Fr. 10).
Abbiamo più volta notata e deplorata la mancanza di trattali recenti di economia politica raccomanda-bili a coloro che vogliono apprendere gli elementi della scienza e tanto più quindi annunciamo volentieri il trattato del prof. Oddi pubblicato sulla fine del pas-sato anno. L'Autore così esordisce nella prefazione : « L'opera cbe qui presento al giudizio del pubblico dovrebbe, secondo me, possedere due pregi, ch'io posso confessare con tanta maggior franchezza, in-quantochè non s'attengono minimamente alla mia povera persona. L' uno è quello di essere da cima a fondo inspirato alla teoria del valore detta del
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eie dell'americano C.iroy; ma poi fu troppo ingiu-stamente dimenticata senza quasi discuterla, dai mo-derni Economisti, elio in essa avrebbero pur trovata la chiave di molti ardui problemi. L'altro è quello di presentare nella trattazione un ordine affatto nuo-vo, e molto più logico di quello che generalmente si adotta da tutti i trattatisti granili e piccini; un ordine che è ancora quello tracciato per sommi capi dal Ferrara, nella sua Prefazione, al Corso di G. B. Say, e di cui ebbi più volte meco stesso a meravigliarmi che nessuno fra i più valenti cultori dello discipline economiche del nostro paese racgliesse l'idea. » Queste parole, per coloro che co-noscono la teoria del costo di riproduzione e la ri-partizione della economia in individuale, sociale è internazionale, che il Ferrara aveva proposta, sono sufficienti per indicare l'indirizzo seguilo dal prof. Oddi nel suo Trattato. Egli appartiene alla scuola ferrariana, e questa sola circostanza basterebbe a conferire al suo libro un interesse peculiare, per-chè una trattazione completa della scienza economica secondo le idee della scuola ferrariana (inora mancava. L'introduzione che l'Autore ha premesso alla parte prima relativa all' Economia individuale tratta anzitutto della determinazione scientifica del concetto di Economia che egli definisce cosi : « lo studio di tulli quei fenomeni morali per cui I' uomo produce i mezzi materiali del suo perfezionamento » defini-zione che non ci paro, a dir vero, soddisfacente per-chè non precisa abbastanza il carattere della Eco-nomia e mantiene più d' un equivoco. Si occupa in seguilo delle attinenze della Economia colle altre scienze morali, della determinazione storica del con-cetto di economia, del metodo e delle partizioni della scienza economica. È in questi temi propedeutici che gli Autori di trattati di economia politica sono naturalmente portati a far conoscere a quale scuola filosofica appartengono, così il nostro Autore si ma-nifesta avversario del positivismo e inclinato verso 10 spiritualismo. Non è il caso di entrare qui in discussioni filosofiche, ma non possiamo tacere che in questa parte il Trattato del prof. Oddi non ci pare all' altezza del progresso scientifico raggiunto ai nostri giorni nel campo della psicologia, della morale, della logica. Però quanto alla parte econo-mica, storica e dottrinale, la introduzione riesce istruttiva e commendevole.
Nella Economia, individuale l'Autore studia la causa del fatto economico e trova che la volontà e 11 bisogno sono lo cause concomitanti di esso, e anche qui nell' analisi dei bisogni si desidera una mag-giore freschezza e profondità di indagini, specie dopo gli studi degli economisti appartenenti alla scuola austriaca, i quali tra i principi giusti e quelli erro-nei hanno pure ringiovanito l'importante argomento. Seguono i capitoli relativi al fine e scopo del fatto economico, al lavoro o alla materia quali fattori del fenomeno economico e infine alla legge economica.
Nella Economia sociale l'Autore ha distribuita la materia in quattro sezioni trattando successivamente delle forme del fatto economico sociale (divisione economica del lavoro e del capitale, cooperazione economica) delle condizioni del fatto economico so ciale (proprietà, scambio in natura, in moneta e a credito) dello scopo o risultato del fenomeno stesso (ripartizione della ricchezza) e finalmente della teoria del progresso economico. È una ripartizione e trattazione della materia quella che ci offre il
prof. Oddi non tanto elementare, come il titolo del suo Trattato promette ; in compenso essa è migliore di molte altre che ci sono date da Autori meno recenti. Per questo noi crediamo di poter racco-mandare l'opera del prof. Oddi tanto agli studenti che agli studiosi in genere della scienza economica.
L' altro libro annunciato del prof. Rambaud non abbandona la vecchia distribuzione della materia e non presenta certo nessuna novità scientificamente apprezzabile, ma è una esposizione ordinata, chiara, ricca di notizie storiche e legislative che può riescire utile a chiunque si accinge a uno studio largo e completo della economia politica.
Il Rambaud è professore nella Facoltà cattolica di Diritto di Lione e questa indicazione da un' idea dell'indirizzo che l'Autore ha seguito nei suoi
Ele-menti. E^W nello studio delle singole questioni eco-nomiche tiene conto del loro lato morale e delle loro relazioni con il sentimento e la dottrina catto-lica ; ma non cessa per questo d' essere un econo-mista e d'investigare le soluzioni dei vari problemi dal punto di vista economico. Vi è negli Elementi del Rambaud una erudizione assai estesa ; ma le teorie non sono sempre esposte con tutto quel rigore scientifico che sarebbe desiderabile. E gli studiosi troveranno la maggiore utilità del libro precisamente nelle copiose notizie e illustrazioni dei fatti econo-mici ch'esso contiene.
Rivista Economica
Le spese per la Colonia Eritrea — Agevolazioni doganali — / rapporti mercantili f r a l ' I t a l i a e ie isole Canarie — Le Joint Stock Banks di Londra — La cooperazione in Italia nel 1894.
Le spese per l a Colonia Eritrea. — Il Giornale
di Roma nel suo numero del 10 corr. ha pubbli-calato le seguenti notizie :
Le spese della Colonia sono state, a cifre arro-to: date : L. 2 milioni » 5 » » 36 » » 14 » » 19 » » 8 » » 8 a » 8 » » 8 » L. 108 milioni
La previsione per il 1891-95, l'esercizio in corso, è precisamente in L. 8,150,000 di contributo dello Stato ; la colonia figura in bilancio per L. 9,628,700, e la piccola differenza è ciò che rappresenta l'attivo della colonia fra proventi, tasse e tributi.
Il contributo dello Stato di L. 8,150,000 va tutto a favore delle spese militari, le quali erano prima am-ministrate dal Ministero della guerra per L. 7,321,700 nel precenle esercizio.
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Truppa e personale.
Europei N. 1513 Reparti indigeni » 4838 Indigeni inquadrati in reparti
europei » 425 Milizia mobile. Indigena » 1500 Totale. . . . N. 9453 Sono aumentati. 3. Battaglioni italiani N. 1850 2. » indigeni » 1200 Totale N. 3050
Adunque a cifre arrotondate e calcoli larghissimi, le forze stabili della Colonia sono aumentate di un terzo.
Traducendo in cifre pare che si possa dire :
Spesa precedente L. 8,000,000 Aumento » 2,666,000 Speso della Campagna. . . » 500,000
L. 11,166,000
Non si erra dicendo cbe la cifra da bilanciarsi eccederà i dieci milioni, e forse non sarà snfficiente se si vorrà tener calcolo del materiale da guerra consumato e di quello inviato a Massaua e di quello cbe si dovrà inviare per munire i nuovi forti e farne le dotazioni ; a ogni modo, crediamo opportuno di mettere, rispetto all'Africa, nei termini esalti anche la questione finanziaria, cioè il costo della Colonia. Così si potrà discutere con frutto.
Agevolazioni doganali. — A rendere più spedita l'azione delle dogane, nelI' interesse anche dei con-tribuenti, e meno gravoso il lavoro delle Intendenze di finanza alle quali, per effetto di recenti disposi-zioni d' indole generale, furono affidate attribudisposi-zioni che prima erano riservate alle amministrazioni cen-trali, sono delegate ai direttori di dogana le seguenti facoltà :
1° autorizzare I' esercizio dei depositi doganali di proprietà privata, a norma delle vigenti discipline, e stabilire le condizioni necessarie per la facile
vi-gilanza delle me r ci>
2° prorogare il termine di validità delle bollette di temporanea importazione ed esportazione entro i limiti fissati dal regolamento approvato con r- decreto 2 febbraio 1890, n. 6622;
5° autorizzare la vendila a trattativa privata delle merci abbandonate, senza l'esperimento degli incanti, quando il valore dei singoli lotti non ecceda le 500 lire, ferma la facoltà delle Intendenze di finanza di autorizzare la vendita a trattativa privata delle merci di valore superiore alla somma suac-cennata, in seguito alla deserzione degli incanti ;
4° autorizzare la distruzione delle merci di nes-sun valore e di quelle di vietata importazione o ritenute nocive alla salute pubblica dalla autorità competente.
Le suaccennate facoltà verranno dai direttori eser-citate per tutte le dogane della propria circoscrizione.
I cani dello dogano dol Rogito, cbe non siano sott'ufficiali dalla guardia di finanza, sono d'ora innanzi autorizzati a prorogare la validità delle bol-lette di legittimazione, da qualunque ufficio emesse, per il trasporto delle merci, soggette a tale vincolo,
nelle zone di vigilanza, quando per malate condi-zioni di viaggio o per circostanze impreviste, sia risultato insufficiente il tempo fissalo nella bolletta per il trasporto. Sono pure autorizzati a concedere il cambio di destinazione quando le merci segnate nella bolletta debbano essere trasportate altrove o ritornare al luogo di partenza, con avvertenza però di indicare nella bolletta medesima il termine per raggiungere la nuova destinazione.
Se però le bollette di legittimazione pel trasporto delle merci fossero già scadute nel momento in cui si chiede la proroga, la facoltà di accordarla è com-messa al direttore di dogana, capo della circoscri-zione.
Infine è data facoltà a tutti i capi delle dogane di confine, aperte al transito, di autorizzare, quando abbiano accertato per quali cause sia avvenuta la deviazione dal cammino, il transito delle merci estere per una dogana diversa da quella indicata nella bolletta di cauzione, e ciò sempre quando siansi assicurati che non si è fatto altro uso della bolletta.
I rapporti mercantili fra l ' I t a l i a e le isole Canarie. — In un recente rapporto del dott. Enrico Siassano, direttore dell'Agenzia commerciale italiana di Las Palmas (isole Canarie), troviamo che il valore totale degli affari promossi e trattati dall'Agenzia di Las Palmas durante il 1894 è stato di L. 191,558.52.
Il signor Stassano osserva :
Devesi però considerare cbe questa somma è inferiore all' ammontare degli scambi effettivamente praticatisi nello scorso anno fra I' Italia e queste isole e delle altre operazioni mercantili eseguite in questo porlo dai navigli nazionali che v' approda-rono, iuquantochà diversi negozianti di queste piazze, seguendo lo svolgimento delle relazioni commerciali coli' Italia, iniziate da qaesta agenzia, hanno ritirato direttamente dalle piazze italiane nua quantità non indifferente di nostre produzioni, quali, riso, vini,
olii, fiammiferi. A ciò si agg:unga che non sono
comprese nei dati da me riferiti le merci ritirate d'Italia od esportate per T Italia dalla fattoria Pa-rodi, stabilita nella vicina isola della Gomera per I' industria del tonno sotto olio.
È da notarsi infine che non (murano affatto in questo quadro i noli e i passaggi "dei vapori della
«Veloce» la quale, essendo la compagnia di
navi-gazione italiana che fa scalo regolare in questo porto, è quella appunto che prende per Las Palmas e in Las Palmas il maggior numero e la maggiore quan-tità di passeggieri e di merci.
Ricorda poi il signor Stèssano come quattro anni fa I' Italia non figurasse affatto nella statistica com-merciale delle Canarie e che cominciò ad avervi un posto nel 1891, cioè, un anno dopo 1' avvenuta istituzione di quella agenzia.
Chiudendo il suo rapporto, il signor Stassano assicura che nel prossimo anno avrà, senza alcun dubbio, in quelle isole uno svolgimento rilevante l'importazione ili diversi nostri prodotti industriali, quali i cappelli, gli articoli d'ombrelleria, gli spaghi di canape, le flanellette di cotone, le stoviglie ordi-narie, il cemento, le marmette ed altri manufatti in cemento, e i marmi artistici di Carrara, avendo incontrato molto il gusto di quelle piazze le partite di ognuno di tali articoli importatevi nell'anno scorso. Le Joint Stock Banks (li Londra. — Sebbene le Banche inglesi non dieno che un interesse molto
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esse continua a progredire. Infatti I' ammontare dei depositi presso le Joint Stock Banks al 31 dicem-bre 189-4, era di 230 milioni di lire sterline — la più alta cifra che sia mai stata raggiunta — contro 231 milioni alla fine del 1893. La massima parte di questo aumento proviene dalle Banche che hanno succursali in provincia, mentre per quelle elio hanno sede soltanto in Londra vi è bensì aumento, ma in proporzioni minori.
Nel gruppo delle Joint Stock Banks solamente metropolitane l'ammontare del capitale versato e r i -serve ascende a 13,402,000 lire sterline contro Ls. 43,444,000 nel 1893; nell'altro gruppo delle Banche aventi succursali in provincia 1' insieme del capitale e riserve è di Ls. 19,160,000 contro Ls. 18,974,000 nel 1893.
Le accettazioni non hanno avuto per ambedue i gruppi una grande animazione; nonostante un qualche aumento, esse sono ben lontane dal totale raggiunto 3 o 6 anni fa. L'aumento rispetto al-l' anno precedente non è che di Ls. 858,000, ed esse hanno prodotto Ls. 14,682,000 contro 13,824,000 nell* anno innanzi.
Un terzo dell'aumento di 16 milioni di lire sterline constatato nei deposili, ha trovato il suo impiego negli sconti e anticipazioni e un importo eguale è applicato nella carta a vista, tre milioni circa restano in cassa e due milioni sono stati col-locati in valori. L'ammontare complessivo delle disponibilità delle Banche dei due gruppi, al 31 dicembre 1894 era di Ls. 284,261,000, depositi e capitale e riserva riuniti insieme; contro questo totale esse avevano: Ls. 31,183,000 incasso; 31,950,000 carta a vista; 61,583,000 investimenti, in totale Ls. 129,720,000; più Ls. 151,423,000 negli sconti e anticipazioni.
Comparato coi soli depositi, l'incasso
rappre-senta il 14.5 ° /0; la carta a vista il 12.7 °/0; i
ti-toli d'investimento i! 24.7 °/0. Alla fine del 1893
queste proporzioni erano rispettivamente del 14.5,
12.7 e 24.7 °/0.
Benché la situazione delle Joint Stock Banks sembri essersi migliorata in ogni capitolo, non si è gran che modificata per riguardo agli azionisti. Le Banche hanno avuto dei benefizi non poco su-periori a quelli di altri istituti, ma un riparto netto di 8 scellini e 7 denari sarebbe stato con-siderato, anche per esse, qualche anno fa, come un risultato disastroso.
Con 1' aumento dei depositi a vista e I' accresci-mento delie facilitazioni domandate dalla clientela, le spese aumentano sensibilmente. Le diminuzioni dei benefizi hanno colpito quasi unicamente i divi-dendi : le riserve sono state mantenute intatte.
I n cooperazione In Italia nel 1894. — Nell'anno 1894 furono fondate in Italia 299 Società coopera-tive; la Lombardia vi ho contribuito con 73 Società; il Veneto con 66, la Toscana con 37, l'Emilia con 2 6 ; il Piemonte con 2 4 ; la Campania con 18, il Lazio con 16, la Liguria con 9, le Marche pure con 9, la Calabria con 8, le Puglie e la Basilicata con 6, la Sicilia con 2,
Sardegna pure con 1.
Delle 299 Società cooperative
24 erano Banche popolari o Società di credito a responsabilità limitata;
100 » Casse rurali cattoliche e altre Società di credito a responsabilità illimitata ; gli Abruzzi con 1 e la
68 erano Magazzini di consumo :
6
44 54
2
1
Società di assicurazioni contro i danni ; Società di lavoro fra braccianti e
mu-ratori ;
Società di produzione di varia specie; Società per costruzione di case ; Consorzio agrario.
Le Casse rurali cattoliche si distribuiscono pre-cipuamente in alcune provincie ; notiamo fra esse Bergamo con 21, Treviso con 17, Verona con 13, Brescia con 8, Venezia con 7, ecc.
Le Banche popolari sono quelle di Monlecorvino, Scisciano, Nola, Giugliano. Scafati, Saviano e Col-liano nella Campania, quelle di Firenze e di Fio-renzuola in Toscana, la Banca Lunense di Sarzana (Genova), quelle di Recanati e di Penna San Gio-vanni nelle Marche, quella di Francavilla a Messina, quella della Lomellina in Mortara (Pavia), quella di Filettino nel Lazio e la Banca cattolica di Vicenza. Le Società cooperative cessate nel 1894 sono 5 0 ; fra esse notiamo 16 Banche popolari e Società coo-perative di credilo; I l Società di consumo; 16 di produzione, 1 Sindacato agrario, e 6 Società di la-vori edilizi.
La Banca Imperiale di Germania nel 1894
La relazione del 1894 della Banca imperiale di Germania, pubblicata la settimana scorsa contiene, come sempre, dei dati intesessantissimi specialmente in ciò che concerne il movimento colossale delle operazioni di questo grande stabilimento. Un esame dettagliato delle cifre in questione ci porterebbe troppo lungi, e quindi ci limiteremo a riferire le cifre del conto profitti e perdite, confrontandole con quello dell'anno precedente:Benefizi 1893 1891
Effetti sulla piazza... Marcii 11,076,771 8,405,373
Rimesse (effetti) » 9,971,784 7,111,541 Effetti esteri » 206,419 134,841
Totale e f f e t t i . . . . Marcii 21,254,975 15,651,756 Anticipazioni » 4,453,171 3,116,146 Commissioni _ » 2,810,800 2,941,333 Conti correnti e titoli
scontati » 7,470 15,967 Immobili » 28,986 28,002 Operazioni in o r o . . . . » 26,581 17,76 > Crediti dubbi » 11,717 39,299 Diversi » 238,909 261,819 Diminnzione di riserva » — 384,725
Prodotto lordo... Marcii 28,832,591 22,457,012 Spese generali
Fabbrica di biglietti di Banca
Al Tesoro di Prussia. Imposte sulla
17 mar/o 1895
171
così repartito :
Dividendo agli azionisti Marchi J ^ j j6' / ?0 l ' ^ ' t f0
Alla Cassa dell' Impero » s',538/297 3,903,320 Al nuovo conto » 11,431 537
Quanto al movimento degli affari esso è asceso alla sede centrale a marchi 33,647,5 42,000 e presso gli stabilimenti della Banca a 77,136,409,000, e quindi nel complesso a marchi 110,783,951,000 contro 110,942,348,000 nel 1893. Il minor bene-fizio nel 1894 deriva quindi dalla diminuzione del movimento generale.
Si trova nel rapporto cbe stiamo riassumendo un innovazione importantissima. Fin qui la Reichsbank non pubblicava cbe I' ammontare de! suo incasso metallico senza indicare le differenti specie cbe lo componevano, e quantunque le persone cbe avevano qualche pratica delle cose monetarie, potessero farsi un idea approssimativa della proporzione nella quale i due metalli preziosi vi erano rappresentati, non si poteva ottenere in proposito alcun dato preciso. Il desiderio di vedere l'incasso metallico specificato in modo dettagliato, cbe era stato manifestalo da più parti e a più riprese, e a cui la Banca aveva fatto l'orecchio sordo, è stato infine esaudito per la prima volta. La pubblieazio..e di questi dati fatta eviden-temente con l'approvazione del Cancelliere dell'Im-pero da cui la Banca dipende, acquista uo impor-tanza speciale in questo momento, in cui la questione monetaria viene ad essere rimessa sul tappeto, e permette di stabilire un giudizio su dati positivi. Ecco adesso come si componeva l'incasso metallico della Banca dell'Impero al 31 dicembre 1894:
Marchi
Oro in barre e in monete —
estere 422,437.000 Oro in monete tedesche. 291,999,000
Totale in oro Marchi 714,436,000 Argento in pezzi di un
tallero 214,294,000 Argento in monete
di-visionali 85,490,000 Totale argento » 299,784,000 Totale incasso metallico Marchi 1,014,220,000
Finora generalmente si credeva cbe lo stock ar-gento della Banca arrivasse a un terzo circa del suo incasso metallico ; la proporzione è più favorevole giacché lo stock in talleri e in moneta spicciola non arriva che al 29 per cento dell' incasso totale. Dal rapporto si apprende anche in quali proporzioni lo
stock d'oro è aumentato nel 1894. Esso era al 34 dicembre 1893 di marchi 338,233,035 di modo ohe è aumentato nell'anno scorso di marchi 84,206,965. Queste cifre dimostrano cbe la Banca imperiale di Germania si trova in condizioni favorevoli per adem-pie alla missione che gli statuti gli impongono di difendere cioè la valuta tedesca da ogni danno.
LE FERROVIE ITALIANE AL 30 SETTEMBRE 1894
I prodotti lordi approssimativi dell > ferrovie alla fine del trimestre ascesero a L. 65,366,644 contro 65,472,246 nel 4° trimestre dell'esercizio precedente. Questi prodotti si dividono fre le varie reti e linee ferroviarie nelle seguenti proporzioni :
30 Settembre 30 Settembre
1891 1893 Differenza Rete Mediterranea . . . L . 31,274,987 30,393,774 + 881,213
• Adriatica 27,191,032 26,052,047 + 538,385 » Sicula 2,400,433 2.274",506 -+• 129,927 P e r r . dello Stato
eser-citate dalla Società
Veneta » 273,000 275,907 — 2,907 Ferrovie Sarde (Comp.
Reale) 450,146 444,855 — 5,291 Sarde secondarie 204,907 195,583 + 9,324 Ferrovie diverse • 3,5/2,139 3,234,974 + 337,165
Totale t.. 65,366,644 63,472,246 + 1,894,398
I prodotti lordi approssimativi aumentarono nel 4" trimestre 4894 95 di L. 1,894,398 in confronto all'ugual periodo dell'esercizio precedente e all'au-mento parteciparono tutte le linee ad eccezione delle ferrovie esercitate dalla Società Veneta, e delle ferrovie Sarde (Compagnia reale).
Ecco adesso il prodotto chilometrico :
SO Settembre 30 Settembre
1894 1893 Differenza Rete M e d i t e r r a n e a . . . . ! , . 5,738 5,838 —100
» Adriatica » 4,951 4,831 + 90 » Sicula » 2,333 2,283 + 50 F e r r . dello Stato esercitate
dalla Società Veneta..» 1,950 1,970 — 20 F. r r . Sarde (Comp. Reale) 1,095 1,082 + 13 Sarde Secondarie » 344 382 — 38 Ferrovie diverse » 2,080 2,008 + 72
Media chilom. L. 4,406 4,411 — 5
Dal 1° Luglio a tutto settembre sono stati aperti all' esercizio 122 chilometri di nuovi tronchi ferro-viari.
Le Casse postali Ri risparmio nel Regno Coito nel 1893
Nel Regno Unito su ogni sette persone, una è depositante presso le casse postali di risparmio.
Lo sviluppo che va prendendo il sistema dei ritiri per telegrammi, iniziati il 1° novembre 1893, ap-pare dai seguenti dati:
La lunghezza assolata delle ferrovie italiane al 50 settembre p. p. cioè a dire alla fine del 1° trimestre nell'esercizio finanziario 1894-95 era di chilometri '4,874 e quella media di esercizio di chilom. 14,833.
PAGAMENT I pe r telegramm a PAGAMENTI ' a volt a di corrier e S O M M A M E D I A giornaliera Dicembre 1893 9 7 8 2 5 0 1 , 2 2 8 5 1 Gennaio 1894 1 , 1 3 1 2 1 5 1 , 4 4 6 5 3 Febbraio » 1 , 5 6 5 2 3 3 1 , 7 9 8 7 5 Marzo » 2 , 7 0 0 3 9 6 3 , 0 9 6 1 2 4
mo-172
17 marzo 1895
duii da scellino (che possono contenere 12 franco-bolli) e 146,280 moduli da quattro scellini (che pos-sono contenere 48 francobolli) ; ed aggiunti a quelli consegnati nell'anno precedente danno rispettivamente per due anni 630,860 moduli da uno scellino e 247,625 moduli da quattro scellini.
Fra le cause che hanno contribuito ultimamente a dare nn grande sviluppo alla raccolta dei risparmi, vi è il sistema dei depositi con francobolli, per le urgenti ragioni: 1° il gran numero di depositi ef-fettuati direttamente da fanciulli, e 2° per l'effetto che questo movimento Ita esercitato sui loro parenti, che prima non erano depositanti, per la forza de-l'esempio e per avere fatto conoscere con le norme stampale nei libretti di deposito pei fanciulli i van-taggi, e le facilatazioui offerte dall'ufficio.
Il sistema adottato pei distretti lontani d ' i n -viare i depositi al più vicino ufficio di risparmio in lettere assicurale libere da tassa, è slato adottato durante l'anno in 93 nuovi casi. Questo sistema è molto conveniente pei direttori e per gl' insegnanti e dà assai poco disturbo all'ufficio. Al' 31 dicem-bre 1893 era in attività per 266 scuole.
L'accordo preso a richiesto della commissione de-gli Asili della Contea di Londra, per l'assistenza di un commesso in alcuni asili per ricevere depositi dagli impiegati nei giorni della paga mensile, ha avuto qualche successo. Le visite in un asilo hanno dato 140 depositi per L. st. 113, e nove visite in un altro hanno dato 198 depositi per L. st. 239.
Le principali operazioni compiute negli anni 1892 e 1893 furono le seguenti:
Gli uffici postali autorizzati a ricevere i risparmi erano 11,018 nel 1893 contro 10,519 nel 1892; il numero dei depositi di 9,838,198 contro 9,478,539; l'ammontare dei depositi di sterline 24,649,024 con-tro 22,845,031 ; l'ammontare per deposito st. 2,10,1 contro 2,8,2; interessi accreditati ai depositanti ster-line 1,860,140 contro 1,746,263; numero dei rim-borsi 3,618,721 contro 3,335,068; ammontare dei rimborsi st. 21,764,566 contro 20,346,217; ammon-tare medio per versamento st. 6,0,3 contro 6,2,6, ecc.
BANCHE POPOLARI E COOPERATIVE
n e l l ' a n n o 1 8 9 4Banca popolare cooperativa di Oderzo. — Essen-doci stata inviata la relazione del Consiglio di am-ministrazione sulla gestione del 1804, ne daremo un lieve riassunto, premettendo che dall' insieme delle operazioni apparisce che la Banca è in progressivo incremento e che versa in floride condizioni.
Il capitale sociale alla fine del 1894 era costituito da 4081 azioni per la somma di L. 120,025, e la riserva ordinaria che alla fine del 1893 era di lire 81,407.08 è salita alla fine del 1894 a L. 87,712.59. Il movimento di cassa nel 1894 è stato il seguente:
Entrata L. 5,415,125. 23 Uscita » 5,418,779.25
Totale . . . L. 10,833,004.46 Per ciò che riguarda il portafoglio resulta ohe nel 1894 si accordarono prestiti su cambiali per la somma di L. 2,871,187 divise in 12,978 effetti con
una diminuzione sul 1893 di L. 123,942 dovuta alle migliorate condizioni dei proprietari e dei lavo-ratori di terra.
Il movimento dei conti correnti garantiti con ef-fetti cambiari è rappresentato dalle seguenti cifre :
Ritiri L. 292.840.71 Versamenti » 213,572.20 Totale . . . L. 508,412.91 Il movimento dei depositi liberi, vincolati e a ri-sparmio, è rappresentato nel 1894 da 975 depositi por L. 1,368,511.42 e da 1,302,933 ritiri per lire 1,302,933.38 in lutto L. 2,671,441. 80, somma in-feriore di L. 103,732.80 a quella del 1893. Alla line dell'anno la Banca teneva in deposito L. 1,061,225.31 divise in 698 libretti.
Gli effetti in sofferenza alla fine del 1894 erano 8 per la somma di L. 3,263.72.
Gli utili lordi nel 1894 ammontarono a L. 83,254.66 da cui detratte le spese accertate nella somma di L. 69,893. 26, rimase un utile netto di L. 15,360.79 di cui L. 6000 furono assegnate agli azionisti in ragione di 1.25 per azione," L. 26Ó0 alla riserva ordinaria, L. 3000 a quella straordinaria e il resto al Consiglio di amministrazione.
CRONACA DELLE CAMERE D! COMMERCI!
Camera di Commercio di Firenze. — Gli ar-gomenti trattati nella tornata del 13 Marzo furono i seguenti :1° Il Cons. Ciofì riferì sull'argomento delle ligniti italiane conchiudendo col proporre alla Camera di far voti affinchè il Governo voglia abbandonare la sua compartecipazione nei prodotti ferroviari pei trasporto delle Ligniti, invitando le Società esercenti a modificare le vigenti tariffe prendendo a base il
nuovo prezzo di L. 0,015 per tonne||ata a] c|,i|0.
metro, più il consueto diritto fisso. Che il Governo voglia ordinare nelle officine e cantieri dello Stato il consumo delle Ligniti Nazionali in quegli usi per cui sono adatte; che i Municipi d' Italia i quali hanno imposto nelle loro tariffe un dazio di consumo sulle Ligniti, vogliano queste renderne esenti; e final-mente ohe le altre Camere di Commercio siano in-vitate ad associarsi a tale deliberazione. La delibe-razione venne approvata.
2° Il Cons. Bolaffi, riferì su un maggiore svi-luppo dell'Azienda della Stagionatura e Saggio delle Sete, proponendo alcune variazioni nei diritti da per-ei persi. Aperta la discussione il Cons. Pegna, propose si studiasse se fosse di convenienza ripristinare il ser-vizio dei Depositi per custodia non tanto di terzi quanto della Banca d' Italia ove questa aderisse a tale proposta. La Camera, ritenendo essere il caso di prendere in considerazione gli argomenti svolli, rinviò tale affare alla Commissione per nuovi studi