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SICUREZZA ALIMENTARE E PERCEZIONE DEL RISCHIO: NUOVA INDAGINE EFSA - EUROBAROMETRO: ANALISI CRITICA DEI RISULTATI CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA SITUAZIONE DELL’ITALIA

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PREMESSA

L’EFSA ha commissionato a Eurobarometro un’indagi-ne per approfondire la conoscenza delle preoccupazioni dei consumatori riguardo gli alimenti ed i rischi asso-ciati alla catena alimentare.

Tale sondaggio ha inoltre consentito di stabilire il livel-lo di fiducia dei consumatori nelle autorità pubbliche deputate a gestire le tematiche inerenti la sicurezza ali-mentare. L’indagine è stata condotta a giugno 2010 dal-la società belga “TNS Opinion & Social Network” su un campione rappresentativo di 26.691 europei, di cui 1.036 italiani, di età pari o superiore ai 15 anni, nei 27 Stati membri.

Dall'analisi delle tabelle contenute nel report è emersa la necessità di effettuare alcune elaborazioni dei dati risul-tanti dalle interviste per descrivere con maggior accura-tezza le percezioni dei cittadini italiani.

SIGNIFICATO E CONSAPEVOLEZZA

DEI RISCHI LEGATI AGLI ALIMENTI

QF1. In che misura associa il cibo e le bevande a

ciascuna delle seguenti operazioni?

Secondo l’indagine (QF1), la maggior parte degli ita-liani associa gli alimenti ed il loro consumo a concetti positivi, quali, ad esempio, la possibilità di scegliere “cibi freschi e saporiti” e di “godersi un pasto in compagnia

di famiglia o amici” (Grafico 1). In questo, la percezione

degli italiani è in linea con quella degli altri cittadini europei. Tuttavia, i cittadini italiani sembrano attribui-re un’importanza maggioattribui-re rispetto alla media degli europei al “Preoccuparsi della sicurezza dei cibi” (86% contro 79% di media europea).

QF2. Le leggerò una lista di rischi potenziali. Per

ognuno mi dica per favore con quale probabilità

pensa potrebbero accadere a lei.

I cittadini italiani risultano mediamente più preoccu-pati della media UE per tutte le problematiche consi-derate nell’intervista (QF2, Grafico 2).

Questa maggiore preoccupazione è particolarmente significativa per quanto concerne i rischi legati

all’in-quinamento e alla sicurezza del cibo (rispettivamen-te, +18% e +17% rispetto alle risposte degli altri citta-dini dell’UE).

QF3. Può dirmi quali sono tutte le cose che le

ven-gono in mente quando pensa a possibili problemi o

rischi associati al cibo?

Gli italiani intervistati hanno indicato spontaneamente

i prodotti chimici, i pesticidi e altre sostanze tossiche

come la maggiore fonte di preoccupazione legata alla sicurezza alimentare (30%). A seguire, i cittadini espri-mono paure significative anche per l’origine dei pro-dotti/tracciabilità (20%) e per la contaminazione batte-rica (15%) (QF3, Grafico 3).

Sicurezza alimentare e percezione del rischio: nuova indagine EFSA

- Eurobarometro: analisi critica dei risultati con particolare riguardo

alla situazione dell’Italia

Silvia Marro, Bartolomeo Griglio

Ce.I.R.S.A. - ASL TO5 Chieri (TO)

Grafico 1- Operazioni associate al cibo e alle bevande secondo i cittadini europei ed i cittadini italiani. (Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia)

Scegliere cibi freschi e saporiti

Godersi un pasto in compagnia di amici o della famiglia

Soddisfare la fame

Cercare prezzi accessibili

Preoccuparsi della sicurezza dei cibi

Controllare le calorie e gli ingredienti - i grassi e gli zuccheri, ecc.

Molto Abbastanza Poco Per niente Non sa

UE27 IT 58% 36% 5% 1% 0% 50% 41% 5% 3% 1% 54% 37% 7% 2% 0% 44% 44% 8% 3% 1% 44% 45% 9% 2% 0% 35% 53% 9% 3% 0% 44% 44% 9% 2% 1% 36% 46% 12% 5% 1% 37% 42% 16% 5% 0% 40% 46% 10% 3% 1% 23% 38% 24% 15% 0% 23% 45% 22% 9% 1%

(2)

Gli elementi di preoccupazione, ad esclusione dell’origi-ne dei prodotti/tracciabilità, risultano, seppur a livello superiore, in linea con le risposte degli altri cittadini UE. Nel grafico 4 è stata riportata la posizione dell’Italia in una graduatoria sul livello di preoccupazione per sin-golo fattore di rischio rispetto agli altri Paesi europei. L’Italia, tra i 27 Stati membri, registra la maggiore

per-centuale di cittadiniche manifestano timore riguardo al rischio “mucca pazza” e riguardo all’origine dei

prodotti alimentari. Questo dato deriva dall’elevata differenza di percentuale tra le risposte dei cittadini

PREOCCUPAZIONI PUBBLICHE CIRCA I

RISCHI LEGATI ALL’ALIMENTAZIONE

QF4. Per ciascuno dei seguenti problemi mi dica se

è preoccupato.

Anche in questo caso, di fronte ad un preciso elenco di problemi potenziali associati agli alimenti, i cittadini italiani mostrano una preoccupazione generale

supe-riorerispetto agli altri Europei.

Si osserva, tuttavia, che l’ordine di priorità delle preoc-cupazioni italiane rispecchia quasi completamente

Grafico 2- Probabilità che si verifichino alcuni rischi potenziali secondo i cittadini europei e i cittadini italiani. (Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia)

Grafico 3- Problemi o rischi associati al cibo, ordinati secondo la percentuale di italiani ed europei intervistati che li ritengo-no probabili.

Che la crisi economica incida negativamente sulla sua vita

Che l’inquinamento sia nocivo per la sua salute

Prendere una malattia grave

Essere ferito in un incidente d’auto

Essere vittima di un crimine Che il cibo che mangia sia nocivo per la sua salute

Molto probabile Abbastanza Poco Per niente Non sa probabile probabile probabile

UE27 IT 20% 46% 26% 5% 3% 20% 53% 18% 4% 5% 18% 43% 31% 6% 2% 24% 55% 14% 4% 3% 12% 38% 34% 6% 10% 10% 40% 21% 7% 22% 9% 35% 38% 9% 9% 11% 38% 24% 8% 19% 7% 26% 45% 15% 7% 10% 32% 29% 13% 16% 11% 37% 40% 9% 3% 17% 48% 26% 4% 5%

Prodotti chimici, pesticidi, sostanze tossiche Non sappiamo cosa mangiamo/Tracciabilità dei prodotti, origine dei prodotti Avvelenamento da cibo, batteri (per es. Salmonella, Listeria) Malattie connesse all’alimentazione (ipercolesterolemia, problemi cardiovascolari) Il cibo non è naturale/industriale/artificiale Mancanza di freschezza, date di scadenza Obesità, sovrappeso Mancanza di controlli sanitari/igiene Allergie/allergie a certi cibi Nuovi virus e malattie (influenza aviaria, influenza suina) OGM - organismi geneticamente modificati Additivi alimentari, coloranti, conservanti Encefalopatia spongiforme bovina (BSE - morbo della mucca pazza) Cancro Non so Preoccupazioni ambientali Qualità scadente del cibo Problemi e disturbi della digestione (indigestioni, ulcere, ...) Dieta troppo ricca di grassi, zuccheri o calorie/Dieta squilibrata Nessun problema Anoressia/Bulimia Nuove tecnologie (per es. clonazione di animali, nanotecnologie, irradiazioni) Problemi di povertà/mancanza di cibo/fame nel mondo Prezzi (prezzi troppo alti/cibo troppo costoso)

Europa Italia

(3)

I residui di pesticidi in frutta, verdura e cereali sem-brano essere il timore maggiore (85%), seguiti dai con-taminanti chimici come la diossina nel maiale o il mer-curio nel pesce (83%), i residui di antibiotici ed ormoni nelle carni (82%) e la qualità e freschezza nei cibi (82%) (Grafico 5).

L’Italia è il Paese UE dove è rimasta maggiormente

ra-dicata la paura della BSE, con una forbice del 23% ri-spetto alla media UE. Questa zoonosi costituisce ancora un possibile rischio per due terzi degli italiani, mentre più della metà dei cittadini europei non la considera più come tale (Grafico 5 e 6). Tale dato risulta ancora in linea con i risultati già ottenuti in un’indagine condotta dal C.e.I.R.S.A. nel 2006 sulla valutazione della percezione del rischio alimentare, svolta nell’ASL ex 8 di Chieri. È interessante notare come si discostino dalla media europea anche altre percentuali di preoccupazione de-gli italiani, come quelle relative a nuovi virus presenti

negli animali come l’influenza aviaria (+20%), a pos-sibili reazioni allergiche a cibi o bevande (+19%) e al-la possibile cessione di sostanze da parte di imbalal-lag- imballag-gi a contatto con gli alimenti (+18%).

QF7. Di fronte a un possibile rischio alimentare, è

sicuro che lei possa intraprendere delle misure per

evitarlo?

Il Regno Unito risulta l’unico Paese a mostrare un

de-clino complessivamente significativo dei livelli di preoccupazione rispetto al 2005 (QF7). La fiducia dei cittadini britannici nella possibilità di prevenire possi-bili rischi alimentari è, infatti, la più alta in Europa (62% contro il 47% di media europea ed il 51% dell’Ita-lia, Grafico 7).

Questo dato può essere correlato all’efficace lavoro di informazione dei consumatori svolto dall’Agenzia per la Sicurezza Alimentare britannica (UK Food Stan-dards Agency - FSA) negli ultimi anni.

FIDUCIA PUBBLICA NELLE FONTI DI

INFORMAZIONE SUI RISCHI LEGATI

ALL’ALIMENTAZIONE E RISPOSTA DEI

CONSUMATORI

QF5. Supponga che un rischio alimentare serio sia

identificato in un cibo che lei mangia regolarmente

come il pesce, il pollo o l’insalata. Quanta fiducia

avrebbe nelle seguenti fonti relativamente al fatto

che possano fornirle informazioni accurate su

que-sto rischio?

Rispetto al resto degli Europei, per gli Italiani i

familia-ri e gli amici(80%) rappresentano la fonte di

informa-zioni ritenuta più attendibile seguita dagli operatori del settore sanitario ed i medici di famiglia (75%) e dalle associazioni di consumatori (71%) (QF5, Grafico 8). Risulta che una percentuale relativamente alta degli intervistati, sia italiani che europei, non ha saputo indi-care il grado di fiducia riposto nell’EFSA (9%) e nelle Istituzioni europee (7%), suggerendo la scarsa familia-rità con il ruolo che queste autofamilia-rità pubbliche giocano

Grafico 4- Posizione degli italiani nella classifica UE di preoccupazione per ciascun rischio legato all’alimentazione. Non sappiamo cosa mangiamo/Tracciabilità dei prodotti, origine dei prodotti

Encefalopatia spongiforme bovina (BSE - morbo della mucca pazza) Il cibo non è naturale/industriale/artificiale Mancanza di controlli sanitari/igiene Nuovi virus e malattie (influenza aviaria, influenza suina) Cancro Anoressia/Bulimia Prodotti chimici, pesticidi, sostanze tossiche Mancanza di freschezza, date di scadenza Preoccupazioni ambientali Malattie connesse all’alimentazione (ipercolesterolemia, problemi cardiovascolari) Nuove tecnologie (per es. clonazione di animali, nanotecnologie, irradiazioni) OGM - organismi geneticamente modificati Problemi e disturbi della digestione (indigestioni, ulcere, ...) Avvelenamento da cibo, batteri (per es. Salmonella, Listeria) Obesità, sovrappeso Allergie/allergie a certi cibi Problemi di povertà/mancanza di cibo/fame nel mondo Additivi alimentari, coloranti, conservanti Non so Qualità scadente del cibo Dieta troppo ricca di grassi, zuccheri o calorie/Dieta squilibrata Nessun problema Prezzi (prezzi troppo alti/cibo troppo costoso)

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nel settore. Inoltre, il 15% degli italiani non ha espresso il suo grado di fiducia nei confronti delle informazioni reperite su Internet. Ciò può essere giustificato dall’am-pia fascia di età degli intervistati, all’interno della qua-le la fiducia diminuisce con l’aumentare degli anni. L’I-talia, tuttavia, si colloca agli ultimi posti in Europa per

quanto riguarda il livello di fiducia complessivo nel-le informazioni ricevute sui rischi nel-legati all’alimenta-zione (Grafico 9). Questo dato conferma l’esigenza nel nostro Paese di ricercare una diversa strategia di comu-nicazione del rischio, al momento carente, lasciando spazio ai media spesso non attendibili e generatori di

QF10a. Come ha reagito all’ultima notizia che ha

sentito, visto o letto riguardante un tipo di

alimen-to non sicuro (ad es. a causa degli agenti chimici in

esso contenuti)?

(Grafico 10)

QF10b. Come ha reagito all’ultima notizia che ha

sen-tito, visto o letto riguardante un tipo di cibo nocivo per

la salute? (ad es. perché contiene troppi grassi o sale)?

(Grafico 11)

I mezzi di comunicazione sembrano avere un impatto

maggiore sulle preoccupazioni e sulle abitudini

alimen-Grafico 5- Percentuale degli italiani preoccupati per problemi e rischi associati al cibo. (Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia)

Pesticidi residui in frutta, verdura o cereali

Sostanze residue nella carne come antibiotici o ormoni

La qualità e freschezza dei cibi

Additivi come coloranti, conservanti o aromi utilizzati nei cibi o nelle bevande

Organismi geneticamente modificati nei cibi o nelle bevande

La clonazione di animali per i prodotti alimentari

Il benessere degli animali da fattoria

Nuovi virus presenti negli animali come l’influenza aviaria

Non seguire una dieta sana ed equilibrata

Avere una reazione allergica a cibi o bevande

Trovare nanoparticelle nei cibi

Aumentare di peso

La BSE o malattia della mucca pazza Sostanze contenute nella plastica o in altri materiali che entrano in contatto con il cibo Prendere una malattia legata all’alimentazione come il diabete, problemi cardiaci o di fegato Contaminazione da batteri come la salmonella nelle uova o la listeria nel formaggio Sostanze inquinanti come il mercurio nel pesce o la diossina nel maiale

Totale “Preoccupato” Totale “Non Non sa Preoccupato” UE27 IT 72% 27% 1% 85% 14% 1% 70% 28% 2% 82% 16% 2% 69% 29% 2% 83% 16% 1% 68% 31% 1% 82% 17% 1% 66% 33% 1% 81% 18% 1% 66% 31% 3% 80% 17% 3% 65% 31% 4% 75% 21% 4% 64% 34% 2% 75% 23% 2% 62% 37% 1% 79% 20% 1% 60% 39% 1% 80% 19% 1% 59% 40% 1% 71% 27% 2% 59% 39% 2% 77% 21% 2% 52% 47% 1% 57% 42% 1% 48% 51% 1% 67% 31% 2% 47% 37% 16% 63% 25% 12% 47% 52% 1% 58% 41% 1% 46% 52% 2% 69% 29% 2%

(5)

Ad esempio, a seguito di notizie riguardanti un ali-mento nocivo per la dieta o per la salute, circa la me-tà degli italiani (contro un terzo degli europei) ha di-chiarato di aver evitato l’alimento in questione, ma solo per un certo periodo di tempo.

Rispetto agli altri Paesi europei, sembra che in Italia ci sia la maggiore tendenza a non ignorare le notizie, modificando di conseguenza le proprie abitudini ali-mentari, seppur temporaneamente, sia su aspetti ine-renti dieta e salute (49% rispetto al 31% di media eu-ropea, Grafico 11), che sui rischi associati alla sicu-rezza alimentare (43% rispetto al 35% di media euro-pea, Grafico 10).

Grafico 6- Posizione degli italiani nella classifica UE di preoccupazione per problemi e rischi associati al cibo.

Grafico 8 - Percentuale degli europei e degli italiani fiduciosi nelle fonti di informazione sui rischi legati all’alimentazione. Grafico 7 - Fiducia personale nel riuscire ad evitare

possi-bili rischi alimentari.

(Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia)

(Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia) La BSE o malattia della mucca pazza

Trovare nanoparticelle nei cibi Avere una reazione allergica a cibi o bevande La clonazione di animali per i prodotti alimentari Sostanze contenute nella plastica o in altri materiali che entrano in contatto con il cibo Nuovi virus presenti negli animali come l’influenza aviaria Sostanze inquinanti come il mercurio nel pesce o la diossina nel maiale Aumentare di peso Il benessere degli animali da fattoria Contaminazione da batteri come la Salmonella nelle uova o la Listeria nel formaggio Organismi geneticamente modificati nei cibi o nelle bevande Sostanze residue nella carne come antibiotici o ormoni Pesticidi residui in frutta, verdura o cereali Additivi come coloranti, conservanti o aromi utilizzati nei cibi o nelle bevende La qualità e freschezza nei cibi Prendere una malattia legata all’alimentazione come il diabete, problemi cardiaci Non seguire una dieta sana ed equilibrata

Media delle risposte “Fiducioso” EB 73.5 47 51 62

Media delle risposte “Non fiducioso” EB 73.5 48 51 31 % EU 27 IT UK

Medici di famiglia e altri operatori sanitari

La famiglia e gli amici

Associazioni dei consumatori

Scienziati Gruppi per la protezione ambientale Autorità nazionali e Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) Agricoltori

Istituzioni europee

I media (TV, giornali, radio) II (NAZIONALITÀ) governo Informazioni reperite su internet

Supermercati e negozi

Produttori alimentari

UE27 IT

(6)

IL RUOLO E L’EFFICACIA DELLE AUTORITÀ

PUBBLICHE

QF6. Quanto è d’accordo con ognuna delle seguenti

frasi?

La maggior parte degli italiani intervistati (80%), come l’85% dei cittadini europei, nonostante confermino che ci siano già regole comunitarie piuttosto restrittive in ambito alimentare, pensa che le autorità pubbliche

eu-ropee dovrebbero fare di più per assicurare la sicu-rezza dei cibi(QF6, Tabella 1). Rispetto al trend positi-vo di tutti gli Stati membri dell’UE, negli ultimi 5 anni

la percentuale dei cittadini che ritengono che le autori-tà pubbliche agiscano rapidamente quando viene iden-tificato un rischio per la salute dei cittadini (-6%) e che svolgano un buon lavoro nell’informare i cittadini sui rischi legati agli alimenti (-8%).

Solo un terzo degli italiani (35%), e meno della metà degli europei (42%), ritiene che oggi il cibo sia più si-curo e salutare rispetto a 10 anni fa, tuttavia considera gli alimenti prodotti nell’UE più sicuri di quelli impor-tati da Paesi Terzi. Inoltre, ben il 56% degli italiani so-no convinti che il cibo di una volta fosse più sicuro di quello attualmente in commercio.

Nell’interpretazio-Grafico 9- Percentuale di italiani fiduciosi nelle fonti di informazione sui rischi legati all’alimentazione.

Grafico 10 - Problemi sulla sicurezza degli alimenti. Rea-zione degli italiani rispetto alla media degli europei.

Grafico 11 - Problemi di dieta e salute. Reazione degli ita-liani rispetto alla media degli europei.

(Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia) (Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia) Supermercati e negozi

Produttori alimentari Informazioni reperite su Internet Gruppi per la protezione ambientale Associazioni dei consumatori Istituzioni europee La famiglia e gli amici Governo Agricoltori Autorità nazionali e Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare I media (TV, giornali, radio) Medici di famiglia e altri operatori sanitari Scienziati

Ha evitato quell’alimento solo per un certo periodo di tempo

Si è preoccupato per il problema ma alla fine non ha fatto niente

Ha ignorato la notizia e non ha cambiato le sue abitudini alimentari

Ha cambiato definitivamente le sue abitudini alimentari

Altro (SPONTANEO)

Non sa

Ha evitato quell’alimento solo per un certo periodo di tempo

Si è preoccupato per il problema ma alla fine non ha fatto niente

Ha ignorato la notizia e non ha cambiato le sue abitudini alimentari

Ha cambiato definitivamente le sue abitudini alimentari

Altro (SPONTANEO) Non sa UE27 IT UE27 IT 35% 43% 26% 30% 24% 12% 11% 13% 2% 1% 2% 1% 31% 49% 24% 27% 29% 12% 13% 10% 2% 1% 1% 1%

(7)

percentuali di intervistati italiani che non hanno sapu-to rispondere alle domande: in alcuni casi hanno rag-giunto anche l’8%.

Le opinioni nei diversi Paesi europei sono molto discor-danti per quanto riguarda l’indipendenza delle consu-lenze scientifiche e delle autorità pubbliche da altri inte-ressi politici e commerciali.

L’Italia è uno dei Paesi UE dove si osserva un

mag-gior livello di fiducia verso gli scienziati (58%), che dovrebbero essere tenuti più in considerazione come fonti affidabili di informazioni, soprattutto in caso di decisioni sui rischi alimentari (59%, Tabella 1 e Grafico 12).

Tuttavia la percentuale di coloro che non hanno sa-puto rispondere è risultata, rispettivamente, dell’11% e del 18%.

Tabella 1- Percentuale di risposte in accordo con una lista di domande formulate ai cittadini europei ed italiani nel 2005 e 2010, con relativa evoluzione.

(Fonte: Eurobarometro 73.5, Risultati per l’Italia)

Grafico 12- Pareri espressi sul ruolo e l’efficacia delle autorità pubbliche: posizione dell’Italia nella graduatoria dei 27 Stati membri.

I consigli degli scienziati relativi ai rischi legati al cibo vanno al di là degli interessi politici e commerciali La nostra dieta è meno salutare rispetto a 10 anni fa Gli alimenti prodotti nell’UE sono più sicuri di quelli importati da Paesi al di fuori dell’UE Le autorità pubbliche dell’UE considerano la salute dei consumatori più importante dei profitti dei produttori Oggi il cibo è più sicuro rispetto a 10 anni fa Le autorità pubbliche dell’UE fanno un buon lavoro nell’informare i cittadini sui rischi collegati all’alimentazione Le autorità pubbliche dell’UE agiscono rapidamente quando viene identificato un rischio per la salute dei cittadini Ci sono regole restrittive nell’UE che assicurano la sicurezza degli alimenti Le autorità pubbliche dell’UE tengono in considerazione le più recenti scoperte scientifiche

quando prendono decisioni in relazione ai rischi alimentari Le autorità pubbliche della UE dovrebbero fare di più per fornire informazioni sui regimi alimentari e gli stili di vita sani Le autorità pubbliche dell’UE dovrebbero fare di più per assicurarsi che il cibo sia sano Le autorità pubbliche dell’UE tengono conto delle preoccupazioni dei cittadini riguardo alla sicurezza dei cibi

(8)

Grafico 13- Percentuale di italiani soddisfatti dell’attività delle autorità pubbliche dell’UE nel campo dei rischi alimen-tari.

QF8. Domanda: Ora vorremmo sapere se ritiene che

le autorità pubbliche dell’Unione Europea stiano

facendo abbastanza per proteggerla da questi

pos-sibili rischi.

A dimostrazione della rilevazione precedente, di fron-te a domande precise, in Italia come in Europa, solo la

metà degli intervistati ritiene che le autorità pubbli-che dell’UE stiano facendo abbastanzaper protegge-re la collettività da possibili rischi alimentari (QF8), co-me la clonazione animale (46%), la BSE (56%) e le con-taminazioni chimiche (49%) e batteriche (50%) dei cibi (Grafico 13).

PRINCIPALI ELEMENTI DI PERCEZIONE

DEL RISCHIO IN ITALIA

Alla luce del confronto tra la percezione dei rischi alimentari dei cittadini italiani rispetto a quella dei cittadini degli altri Paesi UE, si può concludere che in

Italia:

- si rileva una maggiore preoccupazione per quanto concerne i rischi legati alla sicurezza del cibo (65% contro 48% degli intervistati UE);

- i prodotti chimici, i pesticidi e altre sostanze tossi-che rappresentano la fonte di preoccupazione più

diffusa legata all’alimentazione (30%);

- si verifica la maggiore percentuale di cittadini che, tra i 27 Stati membri, manifestano timore riguardo al rischio “mucca pazza” e dubbi riguardo l’origine

dei prodotti alimentari;

- circa il grado di preoccupazione, i residui di

pesti-cidiin frutta, verdura e cereali sembrano

rappresen-- i familiari e gli amici (80%), insieme agli operatori del settore sanitario ed i medici di famiglia (75%), sono le fonti di informazione ritenute più accurate; - il livello di fiducia complessivo nelle informazioni

ricevute sui rischi legati all’alimentazione si colloca agli ultimi posti in Europa;

- i mezzi di comunicazione sembrano avere un im-patto maggiore sulle preoccupazioni e sulle abitu-dini alimentari, rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea;

- si pensa che le autorità pubbliche europee dovreb-bero fare di più per assicurare la sicurezza dei cibi.

CONCLUSIONI

L’analisi dettagliata del report commissionato a Euroba-rometro conferma in larga parte quanto riportato già nel comunicato stampa dell’EFSA (17 novembre 2010, Par-ma). Tuttavia, vi sono alcuni casi in cui l’analisi dei dati derivanti dalle interviste raccolte in tutta Europa con-sente una lettura maggiormente critica della situazione, individuando ampi margini di miglioramento, ad esem-pio rispetto all’“amesem-pio consenso sul fatto che le

autori-tà pubbliche si adoperano in misura considerevole per assicurare la sicurezza alimentare in Europa”.

Sebbene più della metà dei cittadini europei valuti posi-tivamente la rapidità di intervento delle autorità pub-bliche e la fondatezza scientifica delle loro decisioni, più dell’80% dei cittadini europei ed italiani, infatti, è con-corde nell’affermare che “Le autorità pubbliche della

UE dovrebbero fare di più per assicurarsi che il cibo sia sano”.Inoltre meno della metà dei cittadini, sia italiani che europei (rispettivamente, 46% e 48%), crede nell’in-dipendenza delle autorità pubbliche dagli interessi dei produttori. A confermare tale critica si aggiunge l’eleva-ta tendenza, sia degli il’eleva-taliani che degli europei (rispetti-vamente, 56% e 51%), a non considerare il cibo attuale più sicuro rispetto a quello di 10 anni fa.

L’affermazione “Le autorità pubbliche fanno un buon

lavoro nell’informare i cittadini sui rischi legati agli alimenti”è supportata dall’aumento del consenso me-dio europeo (56% degli europei, +7% rispetto al 2005), a fronte di un decremento del consenso italiano (58% de-gli italiani, -8% rispetto al 2005). La maggioranza dede-gli intervistati, quindi, ha fiducia nelle autorità nazionali e nell’EFSA quali fonti di informazioni su potenziali rischi legati agli alimenti, sebbene l’81% degli europei e il 76% degli italiani abbia affermato che “Le autorità pubbliche

della UE dovrebbero fare di più per fornire informazio-ni sui regimi alimentari e gli stili di vita sainformazio-ni”.

Nel comunicato dell’EFSA si è voluto, inoltre, porre l’accento anche sulla constatazione che gli “scienziati

siano in generale considerati delle fonti affidabili di informazioni”. Sebbene il 73% degli europei abbia

fi-ducia in ciò che dicono gli scienziati, occorre anche considerare che il 41% non crede nell’indipendenza delle consulenze scientifiche in merito a decisioni su ri-schi alimentari. Siccome non tutti gli intervistati hanno manifestato un’opinione su questo argomento (12% degli europei e 11% degli italiani), tale affermazione potrebbe essere non del tutto attendibile.

Alla luce dei risultati ottenuti da questa indagine, vale

Possibili rischi legati alle infezioni degli animali o malattie che potrebbero essere trasmesse agli esseri umani come il morbo della mucca pazza (BSE)

Possibili rischi alla salute derivanti dalla dieta, ad esempio elevato contenuto di grassi e malattie cardiache

Possibili rischi derivanti dalla contaminazione batterica di cibi, ad esempio la salmonella nelle uova

Possibili rischi derivanti dalla contaminazione chimica di cibi, ad esempio residui di pesticidi o inquinanti dell’ambiente nel pesce, come il mercurio

Possibili rischi legati alle nuove tecnologie quali la clonazione di animali e la nanotecnologia

(9)

zione italiana in merito alla percezione del rischio ali-mentare.

Gli italiani intervistati si preoccupano mediamente più degli altri cittadini europei per quanto concerne le pro-blematiche legate alla sicurezza del cibo e si considera-no meconsidera-no informati su come affrontare i rischi connessi all’alimentazione rispetto a 5 anni fa.

Come ci hanno dimostrato i casi “mucca pazza”, “in-fluenza aviare” e “melamina negli alimenti destinati all’infanzia”, l’elevata sensibilità degli italiani agli al-larmismi alimentari potrebbe essere attribuibile alla carenza di una comunicazione istituzionale autorevo-le, trasparente ed indipendente, unitamente alla mag-giore fiducia riposta in mezzi di comunicazione non propriamente attendibili.

Il cittadino italiano, infatti, reagisce a un allarme alimen-tare con un immediato timore e scelte alimentari spesso irrazionali. Manifesta poca fiducia nelle informazioni fornite dalle Istituzioni, sia nazionali che europee, e si af-fida più facilmente ai consigli forniti dai conoscenti. Come già confermato in diagnosi formulate in altre se-di, gli argomenti correlati all’alimentazione ed alla si-curezza alimentare vengono trattati attraverso un in-sieme di interventi di comunicazione promossi dalle Forze dell’ordine, dalle Associazioni di produttori e di consumatori e solo in modo marginale, e non coordi-nato, dalle Istituzioni.

È possibile intravedere nella percezione degli italiani l’effetto di alcune di queste strategie:

- la maggior preoccupazione per la sicurezza alimenta-re che potalimenta-rebbe essealimenta-re legata alla comunicazione di in-terventi repressivi da parte delle Forze dell’ordine, - la maggiore preoccupazione sull’origine dei

prodot-ti alimentari che potrebbe essere legata alle campa-gne di alcune Associazioni di produttori agricoli sulla difesa dei prodotti locali,

- la scarsa fiducia nelle Istituzioni, sia nazionali che europee, che potrebbe essere legata alle campagne delle Associazioni di consumatori atte a segnalare l’insufficienza dei controlli.

Come insegna l’esperienza britannica, le campagne in-formative e di educazione alimentare promosse dalla UK Food Standards Agency sono state un elemento fondamentale al fine di consentire una decodifica uni-voca dei messaggi mediatici che bombardano quoti-dianamente i consumatori.

Rispetto a cinque anni fa e all’attuale media europea, l’Italia è diventata più euroscettica e, mostra minor fi-ducia nei confronti dell’attività svolta dalle autorità pubbliche europee in merito a sicurezza alimentare e comunicazione del rischio. Rimane inoltre significativo il numero di cittadini italiani che non risponde ad al-cune domande, creando il dubbio che non sia ancora sufficientemente diffusa la conoscenza di quali siano le Istituzioni europee deputate a legiferare e come agi-scano in materia di sicurezza alimentare.

Riferimenti

Special Eurobarometer 354 “Food-related risks”, November 2010. Fieldwork June 2010

Special Eurobarometer 238 “Risk Issues”, February 2006. Fieldwork September–October 2005

E.F.S.A. “Risultati di una nuova ricerca sulla percezione dei rischi legati all’alimentazione da parte dei consumato-ri dell’UE”, Comunicato stampa, Parma, 17 novembre 2010 http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/corporate101-117.htm

E.F.S.A. “Rischi legati agli alimenti - Schede informative sui Paesi, Risultati per l’Italia”, Eurobarometro 73.5 (2010) -http://www.efsa.europa.eu/en/factsheet/docs/ebitit.pdf Griglio B. “Sicurezza Alimentare: pochi controlli o troppi enti di controllo?”, AIVEMP newsletter, Gennaio, 1 (2010)

Griglio B. “I danni degli allarmismi ingiustificati sui consuma-tori”, AIVEMP newsletter, Luglio, 3 (2010)

Ce.I.R.S.A. - ASL TO5 “Sicurezza alimentare - Analisi e valu-tazione della percezione del rischio”, Lavoro multidisciplinare svolto da Dipartimento Prevenzione ASL 8, Dipartimento di Psicologia della Salute dell’Università degli Studi di Torino e I.Z.S. del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Novembre (2006)

Data la situazione epidemiologica relativa all’influenza aviaria, la Commissione Europea ritiene “opportuno continuare a limitare i rischi causati dalle importazioni di pollame, di prodotti a base di pollame, di uccelli da compagnia e di altre partite disciplinate da tali decisioni, nonché mantenere le misure di biosicurezza, i sistemi di individuazione precoce e talune misure di protezione contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N1”.

Per questo la Commissione ha stabilito di prorogare fino al 30 giugno 2012 l’applicazione di tre Decisioni: la 2005/692/CE, la 2005/734/CE, e la 2009/494/CE. Si tratta di un pacchetto di misure di protezione, introdotte a seguito delle epidemie di influenza aviaria iniziate nel dicembre 2003 nel sud-est asiatico, provocate dal virus altamente patogeno dell’influenza aviaria del sottotipo H5N1. In particolare, la decisione 2005/692/CE della Commissione contiene alcune misure di protezione contro l’influenza aviaria in diversi paesi, mentre la decisione 2005/734/CE istituisce misure di biosicurezza per ridurre il rischio di trasmissione dell’in-fluenza aviaria ad alta patogenicità provocata dal virus dell’indell’in-fluenza A, sottotipo H5N1, dai volatili che vivono allo stato selvati-co al pollame e ad altri volatili in cattività, e che prevede un sistema di individuazione preselvati-coce nelle zone partiselvati-colarmente a rischio. La Decisione 2009/494/CE della Commissione, infine, contiene alcune misure di protezione relative all’influenza aviaria ad alta pa-togenicità del sottotipo H5N1 in Croazia e Svizzera.

Le misure previste dalle Decisioni in questione avrebbero dovuto restare in vigore fino al 31 dicembre 2010. Tuttavia, focolai di in-fluenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N1 continuano a manifestarsi nel pollame e nei volatili selvatici negli Stati mem-bri e nei paesi terzi costituendo un rischio per la salute umana e animale.

La decisione della Commissione, del 30 novembre 2010, che modifica le decisioni 2005/692/CE, 2005/734/CE, 2006/415/CE, 2007/25/CE e 2009/494/CE per quanto riguarda l’influenza aviaria è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (L 316) del 2 dicembre 2010.

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