• Non ci sono risultati.

Spazi vettoriali

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Spazi vettoriali"

Copied!
12
0
0

Testo completo

(1)

Spazi vettoriali

In maniera naturale, una coppia di numeri reali (x, y) pu`o rappresentare un punto di un piano, mentre una terna di numeri reali (x, y, z) pu`o rappresentare un punto di uno spazio tridimensionale. Pi`u in generale possiamo pensare ad una n–upla (x1, . . . , xn) come ad un punto dell’n–spazio Rn. Inoltre, se A = (a1, . . . , an), B = (b1, . . . , bn) sono punti di un n–spazio, possiamo definire A + B come il punto (a1+ b1, . . . , an+ bn). Mentre, se c ∈ R, possiamo definire cA come il punto (ca1, . . . , can). Pertanto l’origine `e O = (0, . . . , 0). Se A e B sono punti di un piano o di un 3–spazio, la rappresentazione geometrica dell’addizione A+B `e il quarto vertice del parallelogramma che ha come lati OA e OB. Mentre, se c ∈ R, la rappresentazione geometrica di cA `e il punto sulla retta OA che `e c volte distante da O.

Si definisce segmento orientato una coppia ordinata di punti (A, B) di un n–spazio.

Un segmento orientato (A, B) `e quindi individuato da un punto iniziale A ed un punto finale B. Il segmento orientato (A, B) pu`o essere rappresentato mediante una freccia che congiunge i punti A e B. Intuitivamente, un segmento orientato (A, B) `e determinato da lunghezza, direzione e verso. La lunghezza `e la distanza tra i punti A e B. Se A 6= B, la direzione di (A, B) `e rappresentata dalla retta passante per i punti A e B e da tutte le rette parallele ad essa. Il verso di (A, B) `e descritto dal senso della freccia, diretta dal punto iniziale A verso il punto finale B.

A −→ B

Due segmenti orientati (A, B), (C, D) si dicono equivalenti se B − A = D − C.

L’equivalenza di due segmenti orientati pu`o essere interpretata geometricamente dicendo che essi hanno la stessa direzione, lunghezza e verso. Quindi due segmenti orientati sono equivalenti se giacciono su rette parallele e se, muovendo una delle due rette parallela- mente a se stessa, `e possibile portare i due segmenti orientati a sovrapporsi in modo tale che i loro punti iniziali e finali coincidano. Si definisce vettore geometrico o libero e si denota con −→

AB l’insieme di tutti i segmenti orientati equivalenti ad (A, B).

Mediante la regola del parallelogramma si pu`o definire la somma di due vettori geometrici.

Mentre il prodotto k−→

AB del vettore geometrico −→

AB per lo scalare k ∈ R `e il vettore ge- ometrico −−→

CD tale che (C, D) ha la stessa direzione, di (A, B), lunghezza pari a |k| volte qualle di (A, B) e verso concorde o discorde con (A, B), a seconda che k > 0 oppure k < 0.

Il vettore geometrico −→

AA si chiama vettore geometrico nullo e si denota con 0.

L’insieme dei vettori geometrici gode delle seguenti propriet`a:

1) −→

AB +−−→

CD =−−→

CD +−→

AB 2) (−→

AB +−−→

CD) +−→

EF = −→

AB + (−−→

CD +−→

EF ) 3) −→

AB + 0 = 0 +−→

AB =−→

AB 4) −→

AB +−→

BA = 0

(2)

5) ∀λ, µ ∈ R, (λ + µ)−→

AB = λ−→

AB + µ−→

AB 6) λ(−→

AB +−−→

CD) = λ−→

AB + λ−−→

CD 7) λ(µ−→

AB) = (λµ)−→

AB 8) 1−→

AB =−→

AB.

Sia K un insieme non vuoto dotato di due operazioni interne (applicazioni) + : K × K −→ K, · : K × K −→ K

dette somma e prodotto, rispettivamente, che associano ad ogni coppia (a, b) ∈ K × K un elemento a + b ∈ K, detto somma di a pi`u b ed un elemento a · b ∈ K, detto prodotto di a per b, rispettivamente. La terna (K, +, ·) si dice campo se valgono le seguenti propriet`a:

1) ∀a, b ∈ K, a + b = b + a (commutativit`a della somma)

2) ∀a, b, c ∈ K, a + (b + c) = (a + b) + c (associativit`a della somma)

3) ∃ un elemento 0 ∈ K tale che ∀a ∈ K, a + 0 = 0 + a = a (esistenza dello zero) 4) ∀a ∈ K ∃ a0 ∈ K tale che a + a0 = 0 (esistenza dell’opposto)

5) ∀a, b ∈ K, a · b = b · a (commutativit`a del prodotto)

6) ∀a, b, c ∈ K, a · (b · c) = (a · b) · c (associativit`a del prodotto)

7) ∃ un elemento 1 ∈ K tale che ∀a ∈ K \ {0}, a · 1 = 1 · a = a (esistenza dell’unit`a) 8) ∀a ∈ K, a 6= 0, ∃ ¯a ∈ K tale che a · ¯a = 1 (esistenza dell’inverso)

9) ∀a, b, c ∈ K, a · (b + c) = a · b + a · c (distributivit`a della somma rispetto al prodotto) 10) Se a · b = 0 e b 6= 0, allora a = 0 (non esistenza di divisori dello zero).

Quando non vi sia possibilit`a di equivoco sulle operazioni che vi sono definite, il campo (K, +, ·) si denoter`a semplicemente con la lettera K. Con le usuali operazioni l’insieme dei numeri razionali Q, dei numeri reali R e dei numeri complessi C forniscono esempi di campi. D’altro canto l’insieme dei numeri naturali N e l’insieme dei numeri interi Z non sono campi.

Sia K un campo. Uno spazio vettoriale su K (o K–spazio vettoriale) `e un insieme non vuoto V dotato di due operazioni interne

(v, w) ∈ V × V 7−→ v + w ∈ V, (λ, v) ∈ K × V 7−→ λv ∈ V

dette somma e prodotto per uno scalare, rispettivamente, in modo che le seguenti propriet`a siano soddisfatte:

(3)

1) ∀v, w ∈ V , v + w = w + v (commutativit`a della somma)

2) ∀u, v, w ∈ V , u + (v + w) = (u + v) + w (associativit`a della somma)

3) ∃ 0 ∈ V , detto vettore nullo, tale che ∀v ∈ V , v + 0 = 0 + v = v (esistenza del vettore nullo)

4) ∀v ∈ V , l’elemento −v := (−1)v ∈ V , detto opposto di v, soddisfa v + (−v) = 0 (esistenza dell’opposto)

5) ∀v ∈ V , ∀λ, µ ∈ K, (λ + µ)v = λv + µv (distributivit`a rispetto alla somma di scalari)

6) ∀v, w ∈ V , ∀λ ∈ K, λ(v + w) = λv + λw (distributivit`a rispetto alla somma di vettori)

7) ∀v ∈ V , ∀λ, µ ∈ K, λ(µv) = (λµ)v 8) ∀v ∈ V , 1v = v.

Gli elementi di V si dicono vettori, mentre gli elementi di K si dicono scalari.

Se k ∈ K, i vettori v e kv si dicono proporzionali o multipli.

Esempi 0.1. 1. Sia K un campo e sia n ≥ 1 un intero. Sia V = Kn = K × . . . × K = {(x1, x2, . . . , xn) ∈ Kn | xi ∈ K, 1 ≤ i ≤ n}. Se definiamo la somma di due elementi (x1, x2, . . . , xn), (y1, y2, . . . , yn) ∈ Kn come

(x1, x2, . . . , xn) + (y1, y2, . . . , yn) = (x1+ y1, x2+ y2, . . . , xn+ yn) e il prodotto per uno scalare k ∈ K come

k(x1, x2, . . . , xn) = (kx1, kx2, . . . , kxn),

allora `e immediato verificare che, con queste operazioni, Kn `e un K–spazio vettoriale (detto anche n–spazio numerico su K).

2. Sia K un campo e sia D un insieme non vuoto. Sia V = {f : D −→ K | f applicazione}.

Se definiamo la somma di due funzioni f, g ∈ V e il prodotto per uno scalare λ ∈ K come segue:

f + g : x ∈ D 7−→ f (x) + g(x) ∈ K, λf : x ∈ D 7−→ kf (x) ∈ K,

allora `e immediato verificare che, con queste operazioni, V `e un K–spazio vettoriale.

3. L’insieme R[X] dei polinomi a coefficienti reali nell’indeterminata X `e un R–spazio vettoriale rispetto alle usuali operazioni di somma tra polinomi e prodotto di un polinomio per uno scalare.

4. Sia n ≥ 1 un intero. L’insieme dei polinomi di grado minore o uguale a n a coefficienti in K:

Kn[X] = {a0 + a1X + a2X2 + . . . + anXn| a0, a1, . . . , an ∈ K}

(4)

`e un K–spazio vettoriale rispetto alle usuali operazioni di somma tra polinomi e prodotto di un polinomio per uno scalare.

5. L’insieme dei vettori geometrici di un n–spazio `e un R–spazio vettoriale.

Esercizi 0.2. 1. Siano a, b ∈ R due numeri fissati e poniamo S = {(x, y) ∈ R2 | ax + by = 0} l’insieme delle soluzioni (x, y) ∈ R2 dell’equazione lineare omogenea ax + by = 0.

Dimostrare che S `e un R–spazio vettoriale.

2. Siano a, b, c ∈ R numeri fissati, dove c 6= 0. Dimostrare che S = {(x, y) ∈ R2 | ax + by + c = 0} non `e uno spazio vettoriale.

Proposizione 0.3. Sia V un K–spazio vettoriale.

a) In V esiste un unico vettore nullo.

b) ∀v ∈ V , esiste un unico opposto.

c) ∀v ∈ V , ∀k ∈ K, 0v = 0 e k0 = 0.

d) ∀λ ∈ K, ∀v ∈ V , v 6= 0, se λv = 0, allora λ = 0.

Proof. a) Siano 01, 02 ∈ V due vettori nulli. Allora ∀v ∈ V , 01+ v = 02+ v = v. Pertanto 01+ 02 = 01 e 02+ 01 = 02. Quindi 01 = 01+ 02 = 02+ 01 = 02.

b) Siano v1, v2 ∈ V tali che v + v1 = v + v2 = 0. Allora v1 = 0 + v1 = (v + v2) + v1 = v + (v2+ v1) = v + (v1+ v2) = (v + v1) + v2 = 0 + v2 = v2.

c) Poich`e 0v = (0 + 0)v = 0v + 0v, si ha 0v = 0v − 0v = 0. Analogamente, poich`e k0 = k(0 + 0) = k0 + k0, si ha k0 = k0 − k0 = 0.

d) Sia λv = 0, con v 6= 0. Se λ 6= 0, allora v = 0/λ = 0, contraddizione. Allora λ = 0.

Sia V un K–spazio vettoriale. Un sottoinsieme non vuoto W di V si dice sottospazio vettoriale di V se

1) ∀w1, w2 ∈ W , w1+ w2 ∈ W , 2) ∀w ∈ W , ∀k ∈ K, kw ∈ W .

Le due condizioni precedenti sono equivalenti alla seguente:

3) ∀w, w0 ∈ W , ∀k, k0 ∈ K, kw + k0w0 ∈ W .

Infatti se vale la 3) allora, posto k = k0 = 1 vale la 1), mentre per k0 = 0 vale la 2).

Viceversa se valgono 1) e 2), allora kw, k0w0 ∈ W e kw + k0w0 ∈ W e quindi vale la 3).

Dalla propriet`a 2), considerati gli scalari 0 e −1, rispettivamente, si ha che ∀w ∈ W , 0 = 0w ∈ W e −w ∈ W . In particolare `e possibile verificare che W soddisfa tutti gli assiomi che definiscono uno spazio vettoriale e che quindi W `e esso stesso uno spazio vettoriale.

(5)

Osservazione 0.4. Si noti che se W `e un sottospazio vettoriale di V e U `e un sottospazio vettoriale di W , allora U `e sottospazio vettoriale di V , mentre se U e W sono sottospazi vettoriali di V e U ⊂ W , allora U `e sottospazio vettoriale di W .

Esempi 0.5. 1. V e {0} sono sottospazi vettoriali, detti banali.

2. Sia v ∈ V , l’insieme hvi = {kv | k ∈ K} costituito dai multipli di v `e un sottospazio vettoriale di V , detto sottospazio generato da v.

3. Siano a1, . . . , an∈ K. L’insieme H = {(x1, . . . , xn) ∈ Kn | a1x1+ . . . anxn= 0} `e un sottospazio vettoriale di Kn. Infatti, ∀(x1, . . . , xn), (y1, . . . , yn) ∈ H, ∀k ∈ K, si ha

a1(x1+ y1) + . . . + an(xn+ yn) = (a1x1+ . . . + anxn) + (a1y1+ . . . + anyn) = 0 + 0 = 0, a1(kx1) + . . . + an(kxn) = k(a1x1+ . . . + anxn) = k0 = 0.

Pertanto (x1, . . . , xn) + (y1, . . . , yn) ∈ H e k(x1, . . . , xn) ∈ H, come volevasi.

Esercizi 0.6. 1. Stabilire se l’insieme S = {(x, y, z) ∈ R3 | x + z ≥ 0} `e un sottospazio di R3.

2. Dimostrare che i sottospazi non banali di R2 sono le rette passanti per l’origine.

3. Dimostrare che i sottospazi non banali di R3 sono le rette per l’origine ed i piani per l’origine.

Siano U e W sottospazi dello spazio vettoriale V . Si consideri l’intersezione U ∩ W = {v ∈ V | v ∈ U e v ∈ W }.

Si verifica facilmente che U ∩ W `e ancora un sottospazio di V .

Esercizi 0.7. 1. Dimostrare che ciascuno dei seguenti insiemi `e un sottospazio di R3: U = {(x, y, 0) | x, y ∈ R}, W = {(x, 0, z) | x, z ∈ R}, W0 = {(x, x, x) | x ∈ R}.

2. Determinare U ∩ W e U ∩ W0.

D’altro canto l’unione di due sottospazi U e W

U ∪ W = {v ∈ V | v ∈ U oppure v ∈ W }

non definisce un sottospazio di V . Infatti se V = R2, U = {(x, 0) ∈ V | x ∈ R} e W = {(0, y) ∈ V | y ∈ R}, allora il vettore (1, 0) ∈ U e il vettore (0, 1) ∈ W . Quindi (1, 0), (0, 1) ∈ U ∪ W , ma (1, 0) + (0, 1) = (1, 1) /∈ U ∪ W . Consideriamo il seguente sottoinsieme di V :

U + W = {u + w ∈ V | u ∈ U, w ∈ W }.

U + W `e un sottospazio vettoriale di V . Infatti ∀u1, u2 ∈ U , ∀w1, w2 ∈ W , ∀k ∈ K, se (u1+w1), (u2+w2) ∈ U +W , allora (u1+w1)+(u2+w2) = (u1+u2)+(w1+w2) ∈ U +W e k(u1 + w1) = ku1 + kw1 ∈ U + W . U + W `e detto sottospazio somma di U e W . Se U ∩ W = {0}, allora U + W `e detto somma diretta e si denota con U ⊕ W .

(6)

Osservazione 0.8. Si noti che U ∩ W ⊂ U ∪ W ⊂ U + W . Infatti ∀u ∈ U , ∀w ∈ W , u = u + 0 ∈ U + W e w = 0 + w ∈ U + W , pertanto U ⊂ U + W e W ⊂ U + W . Proposizione 0.9. Ogni vettore di U ⊕ W si esprime in modo unico come somma di un vettore di U e di un vettore di W .

Proof. Siano u, u0 ∈ U , w, w0 ∈ W tali che u + w = u0+ w0. Allora u − u0 = w0 − w ∈ U ∩ W = {0}, pertanto u − u0 = w0− w = 0 e u = u0, w = w0.

Siano v1, . . . , vn∈ V , a1, . . . , an∈ K. Il vettore a1v1+ . . . + anvn si dice combinazione lineare dei vettori v1, . . . , vn. Gli scalari a1, . . . , ansi dicono coefficienti della combinazione lineare.

Se ai = 0, per ogni 1 ≤ i ≤ n, allora la combinazione lineare a1v1+ . . . + anvn = 0 si dice combinazione lineare banale di v1, . . . , vn. Altrimenti si dice non banale.

Osservazione 0.10. Se a ∈ K, a 6= 0, la combinazione lineare 0v + a0 = 0 `e non banale.

Le combinazioni lineari di un vettore v ∈ V sono i suoi multipli. Inoltre, dalla definizione di sottospazio, se W `e sottospazio vettoriale di V e v1, . . . , vn ∈ W , allora ogni combi- nazione lineare di v1, . . . , vn `e un vettore appartenente a W .

Siano v1, . . . , vn ∈ V . Consideriamo il sottoinsieme di V costituito dalle combinazioni lineari di v1, . . . , vn:

hv1, . . . , vni = {a1v1+ . . . + anvn ∈ V | ai ∈ K, 1 ≤ i ≤ n}.

hv1, . . . , vni `e un sottospazio vettoriale di V . Infatti ∀a1v1+ . . . + anvn, b1v1+ . . . + bnvn∈ hv1, . . . , vni, ∀k ∈ K, allora

(a1v1+ . . . + anvn) + (b1v1+ . . . + bnvn) = (a1+ b1)v1+ . . . + (an+ bn)vn∈ hv1, . . . , vni e

k(a1v1+ . . . + anvn) = ka1v1+ . . . + kanvn ∈ hv1, . . . , vni.

hv1, . . . , vni `e detto sottospazio generato da v1, . . . , vn. Il prossimo risultato mostra che hv1, . . . , vni `e il pi`u piccolo sottospazio di V contenente i vettori v1, . . . , vn.

Proposizione 0.11. hv1, . . . , vni `e uguale all’intersezione di tutti i sottospazi di V che contengono v1, . . . , vn.

Proof. Denotiamo con W l’intersezione di tutti i sottospazi di V che contengono {v1, . . . , vn}.

Poich`e hv1, . . . , vni `e un sottospazio di V contenente {v1, . . . , vn}, si ha W ⊆ hv1, . . . , vni.

D’altro canto W , essendo un sottospazio, contiene tutte le combinazioni lineari dei suoi vettori. In particolare, poich`e v1, . . . , vn ∈ W , W contiene tutte le combinazioni lineari di v1, . . . , vn. Pertanto hv1, . . . , vni ⊆ W . Quindi hv1, . . . , vni = W .

(7)

Se 1 ≤ m ≤ n, allora hv1, . . . , vmi `e sottospazio di hv1, . . . , vni.

Se V = hv1, . . . , vni, allora si dir`a che i vettori v1, . . . , vn generano V oppure che l’insieme {v1, . . . , vn} `e un sistema di generatori di V .

Osservazione 0.12. I vettori v1, . . . , vngenerano V se e solo se ∀v ∈ V , ∃ a1, . . . , an∈ K tale che v = a1v1+ . . . + anvn.

Esercizi 0.13. 1. Stabilire se il vettore v = (2, 3, 1) di R3 appartiene allo spazio vettoriale generato dai vettori w1 = (1, 1, 2) e w2 = (5, 7, 4).

2. Siano U, W sottospazi di R3. Stabilire se la somma di U e W `e diretta e determinare un sistema di generatori per il sottospazio somma U + W .

i) U = {(x, y, 0) | x, y ∈ R}, W = {(z, z, z) | z ∈ R},

ii) U = {(x + y, y, 0) | x, y ∈ R}, W = {(x + y, 0, y) | x, y ∈ R}.

I vettori v1, . . . , vn∈ V si dicono linearmente dipendenti se ∃ a1, . . . , an∈ K non tutti nulli tali che a1v1+ . . . + anvn= 0. Altrimenti, i vettori v1, . . . , vn si dicono linearmente indipendenti. Equivalentemente i vettori v1, . . . , vn sono linearmente indipendenti se vale la seguente propriet`a: ∀a1, . . . , an ∈ K, se a1v1 + . . . + anvn = 0, allora a1 = . . . = an = 0. In altri termini, i vettori v1, . . . vn sono linearmente indipendenti se la loro unica combinazione lineare che `e uguale al vettore nullo `e la combinazione lineare banale.

Esempi 0.14. 1. I vettori di R3: v = (1, 2, 1), w = (2, 0, 1) e u = (3, 2, 0) sono linearmente dipendenti, infatti si ha v + w − u = 0.

2. I vettori di R3: e1 = (1, 0, 0), e2 = (0, 1, 0) e e3 = (0, 0, 1) sono linearmente indipen- denti.

Esercizi 0.15. 1. Determinare se i seguenti vettori sono linearmente dipendenti o in- dipendenti.

i) v1 = (1, 1, 1), v2 = (1, −1, 1), v3 = (2, 0, 2), ii) v1 = (1, 2, 3), v2 = (0, 1, 0), v3 = (1, 0, 1),

iii) v1 = (1, 2, 1, 0), v2 = (1, −1, 0, 1), v3 = (−1, 2, −1, 0), v4 = (−1, 1, 0, −1), v5 = (1, 1, 0, 1).

2. Determinare per quali valori di a ∈ R i vettori v1 = (1, 2, 0), v2 = (0, 1, a), v3 = (1, a, −1) di R3 sono linearmente indipendenti.

Osservazione 0.16. Sia V un K–spazio vettoriale e sia 0 6= v ∈ V . Allora v `e linearmente indipendente. Infatti, se αv = 0, per qualche α ∈ K, allora necessariamente α = 0.

Proposizione 0.17. I vettori v1, . . . , vn ∈ V , n ≥ 2, sono linearmente dipendenti se e solo se almeno uno di essi si pu`o esprimere come combinazione lineare dei rimanenti.

(8)

Proof. Se v1, . . . , vnsono linearmente dipendenti, allora ∃ a1, . . . , an ∈ K, non tutti nulli, tali che a1v1 + . . . + anvn = 0. Sia j, con 1 ≤ j ≤ n tale che aj 6= 0, allora ajvj =

−(a1v1+ . . . + aj−1vj−1+ aj+1vj+1+ . . . + anvn). Pertanto vj `e combinazione lineare dei rimanenti:

vj = −a−1j (a1v1+ . . . + aj−1vj−1+ aj+1vj+1+ . . . + anvn) =

= −a−1j a1v1 − . . . − a−1j aj−1vj−1− a−1j aj+1vj+1− . . . − a−1j anvn.

Viceversa, se per qualche i, 1 ≤ i ≤ n, vi `e combinazione lineare dei rimanenti, allora vi = b1v1+ . . . + bi−1vi−1+ bi+1vi+1+ . . . + bnvn. Pertanto

0 = b1v1+ . . . + bi−1vi−1− vi+ bi+1vi+1+ . . . + bnvn

`

e una combinazione lineare non banale di v1, . . . , vn. Ne segue che v1, . . . , vn sono linear- mente dipendenti.

Osservazione 0.18. i) Se un insieme di vettori contiene il vettore nullo, allora esso `e un insieme di vettori linearmente dipendenti.

ii) Aggiungendo un vettore qualsiasi ad un insieme di vettori linearmente dipendenti, si ottiene ancora un insieme di vettori linearmente dipendenti.

iii) Aggiungendo un vettore qualsiasi ad un sistema di generatori, si ottiene ancora un sistema di generatori.

Un insieme di vettori {v1, . . . , vn} di V si dice base di V se v1, . . . , vn generano V e sono linearmente indipendenti.

Proposizione 0.19. Se {v1, . . . , vn} `e una base di V , allora ogni vettore di V si esprime in modo unico come combinazione lineare di v1, . . . , vn.

Proof. Sia v ∈ V . Poiche v1, . . . , vn generano V , allora v `e combinazione lineare di v1, . . . , vn. Siano a1, . . . , an, b1, . . . , bn∈ K tali che v = a1v1+. . .+anvn= b1v1+. . .+bnvn. Poich`e 0 = a1v1 + . . . + anvn− b1v1 − . . . − bnvn = (a1 − b1)v1 + . . . + (an − bn)vn e v1, . . . , vn sono linearmente indipendenti, si ha ai− bi = 0, i = 1, . . . , n.

Sia B = {v1, . . . , vn} una base del K–spazio vettoriale V , sia v un vettore di V e sia v = a1v1+ . . . + anvn l’unica espressione di v come combinazione lineare di v1, . . . , vn. Allora gli scalari a1, . . . , an si dicono coordinate o componenti di v rispetto alla base B.

Il prossimo risultato mostra che in uno spazio vettoriale V , il massimo numero di vettori linearmente indipendenti `e minore o uguale al minimo numero di vettori che generano V . Lemma 0.20. Siano {v1, . . . , vn} un sistema di generatori di V e siano w1, . . . , wm ∈ V . Se w1, . . . , wm sono linearmente indipendenti, allora m ≤ n.

(9)

Proof. Poich`e v1, . . . , vn generano V , ogni vettore di V si pu`o scrivere come combinazione lineare di v1, . . . , vn. In particolare w1 = k1v1 + . . . + knvn. Inoltre almeno uno dei coefficienti k1, . . . , kn deve essere diverso da zero, altrimenti si avrebbe w1 = 0 (e di conseguenza w1, . . . , wm sarebbero dipendenti). Non `e restrittivo supporre che sia k1 6= 0.

Allora v1 `e combinazione lineare di w1, v2, . . . , vn. In questo modo abbiamo costruito un nuovo sistema di n generatori per V = hw1, v2, . . . , vni. Ripetiamo il procedimento per w2. Poich`e w1, v2, . . . , vn generano V , si potr`a scrivere w2 = h1w1+ k2v2+ k3v3+ . . . + knvn. Almeno uno dei coefficienti k2, . . . , kn`e diverso da zero (altrimenti si avrebbe w2 = h1w1, contro l’ipotesi di indipendenza lineare di w1, . . . , wm). Al solito, non `e restrittivo supporre k2 6= 0. Ne segue che v2 `e combinazione lineare di w1, w2, v3, . . . , vn e quindi abbiamo costruito un nuovo sistema di generatori per V = hw1, w2, v3, . . . , vni. Supponiamo ora, per assurdo, che sia m > n. Se iteriamo il procedimento descritto precedentemente n volte, otteniamo un sistema di generatori di V costituito da w1, . . . , wn. Ma allora il vettore wn+1

`

e combinazione lineare di w1, . . . , wn, contro l’ipotesi di indipendenza lineare dei vettori w1, . . . , wm.

Corollario 0.21. Siano {v1, . . . , vn} e {w1, . . . , wm} due basi dello spazio vettoriale V . Allora m = n.

Proof. Poich`e v1, . . . , vn generano V e w1, . . . , wm sono linearmente indipendenti, per il Lemma precedente, si ha m ≤ n. Analogamente, poich`e w1, . . . , wn generano V e v1, . . . , vm sono linearmente indipendenti, si ha n ≤ m.

Un K–spazio vettoriale V ha dimensione finita se esiste una base di V costituita da un insieme finito di vettori di V . Si noti che due basi di V hanno lo stesso numero di elementi.

La dimensione di uno spazio vettoriale di dimensione finita `e il numero di elementi di una sua qualsiasi base. La dimensione di V si denota con dim V .

Una base per lo spazio vettoriale costituito dal solo vettore nullo V = {0} `e l’insieme vuoto {∅} e la sua dimensione `e zero (dim{0} = 0).

Osservazione 0.22. Pu`o accadere che uno spazio vettoriale non abbia dimensione finita, in quanto non esista un insieme finito di vettori che lo generi. Ad esempio lo spazio vettoriale R[X] dei polinomi a coefficienti reali nell’indeterminata X non ha dimensione finita. Infatti, sia S = {p1, . . . , pn} un qualunque insieme finito di polinomi di R[X]. Sia h il massimo dei loro gradi. Allora ogni combinazione lineare di p1, . . . , pn e quindi ogni elemento del sottospazio vettoriale generato da S ha grado minore o uguale ad h. Pertanto il sottospazio vettoriale generato da S non pu`o coincidere R[X].

D’ora in avanti considereremo soltanto spazi vettoriali di dimensione finita.

Esempi 0.23. 1. I vettori e1 = (1, 0, 0), e2 = (0, 1, 0), e3 = (0, 0, 1) di R3 formano una base di R3, detta base canonica di R3.

(10)

2. In generale, l’insieme di vettori {e1 = (1, 0, . . . , 0), e2 = (0, 1, 0, . . . , 0), . . . , en = (0, . . . , 0, 1)} `e una base di Kn. Infatti ∀(x1, . . . , xn) ∈ Kn, (x1, . . . , xn) = x1e1+. . .+xnene quindi e1, . . . , engenerano Kn. Inoltre, se a1, . . . , an∈ K sono tali che a1e1+. . .+anen = 0, allora (a1, . . . , an) = 0, quindi a1 = a2 = . . . = an = 0 e e1, . . . , en sono linearmente indipendenti. Ne segue che {e1, . . . , en} `e una base di Kn (detta base canonica di Kn) e dim Kn = n.

3. Una base di Rn[X] = {a0+ a1X + a2X2+ a3X3+ . . . + anXn | a0, . . . , an ∈ R} `e costituita da B = {1, X, X2, X3, . . . , Xn}.

Esercizi 0.24. 1. Determinare la dimensione ed una base del sottospazio W = {(x1, x2, x3, x4) ∈ R4 | x1− x4 = 0, x2+ x3 = 0} di R4.

2. Determinare la dimensione ed una base del sottospazio W = {(x1, x2, x3, x4) ∈ R4 | x4− x2+ x3 = 0} di R4.

Teorema 0.25. (Teorema del completamento ad una base) Sia V un K–spazio vettoriale tale che dim(V ) = n.

1) Se v1, . . . , vn∈ V sono linearmente indipendenti, allora {v1, . . . , vn} `e una base di V .

2) Se v1, . . . , vk ∈ V , k < n, sono lineamente indipendenti, allora esistono vk+1, . . . , vn ∈ V tali che {v1, . . . , vn} `e una base di V .

Proof. 1) E’ sufficiente mostrare che hv1, . . . , vni = V . Poich`e dim(V ) = n esiste una base {w1, . . . , wn} di V , in particolare {w1, . . . , wn} `e un sistema di generatori di V . Sia v ∈ V , con v 6= vi, i = 1, . . . , n. Se {v1, . . . , vn, v} fossero linearmente indipendenti, allora, dal Lemma 0.20, otterremmo che n + 1 ≤ n, contraddizione. Pertanto v1, . . . , vn, v sono linearmente dipendenti ed esistono a1, . . . , an, a ∈ K non tutti nulli, tali che a1v1 + . . . + anvn + av = 0. Se a = 0, allora v1, . . . , vn sarebbero linearmente dipendenti, contraddicendo l’ipotesi che v1, . . . , vn sono linearmente indipendenti. Pertanto a 6= 0 e v = −a−1a1v1 − . . . − a−1anvn. Dunque v ∈ hv1, . . . , vni. Poich`e vi ∈ hv1, . . . , vni, si ha che V = hv1, . . . , vni, come volevasi.

2) Poich`e k < n, i vettori v1, . . . , vk non generano V , altrimenti {v1, . . . , vk} sarebbe una base costituita da k 6= n vettori. Pertanto esiste vk+1 ∈ V con vk+1 ∈ hv/ 1, . . . , vki. Di- mostriamo che v1, . . . , vk, vk+1 sono linearmente indipendenti. Siano a1, . . . , ak, ak+1 ∈ K tali che a1v1+ . . . + anvk+ ak+1vk+1 = 0, allora ak+1 = 0, altrimenti vk+1 = −a−1k+1a1v1− . . . − a−1k+1akvk. Ma allora vk+1 ∈ hv1, . . . , vki, che `e una contraddizione. Ne segue che a1v1 + . . . + anvk = 0 e a1 = a2 = . . . = ak = 0 in quanto v1, . . . , vk sono linear- mente indipendenti per ipotesi. Allora a1 = . . . = ak = ak+1 = 0 e v1, . . . , vk, vk+1 sono linearmente indipendenti. Se k + 1 = n, il risultato segue da 1). Se k + 1 < n, allora possiamo ripetere il ragionamento precedente e trovare vk+2 ∈ V \ hv1, . . . , vk, vk+1i tale che v1, . . . , vk, vk+1, vk+2 siano linearmente indipendenti. Iterando questo procedimento n − k volte `e possibile trovare vk+1, vk+2, . . . , vn ∈ V tali che v1, . . . , vn siano linearmente indipendenti. Allora da 1) {v1, . . . , vn} `e una base di V .

(11)

Corollario 0.26. Il numero di elementi di una base di V coincide con il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in V .

Proof. Sia B = {v1, . . . , vn} una base di V e sia r il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in V . Poich`e i vettori v1, . . . , vn sono generatori di V , dal Lemma 0.20 si ha che r ≤ n. D’altro canto v1, . . . , vn sono n vettori linermente indipendenti, quindi r = n.

Teorema 0.27. Sia V un K–spazio vettoriale tale che dim(V ) = n e sia W un sottospazio di V , allora

i) dim(W ) ≤ dim(V ),

ii) se dim(W ) = dim(V ) allora W = V .

Proof. i) Poich`e dim(V ) = n esiste una base {v1, . . . , vn} di V , in particolare {v1, . . . , vn}

`

e un sistema di generatori di V . Sia B = {w1, . . . , wm} una base di W . Allora w1, . . . , wm sono vettori di W linearmente indipendenti. Poich`e W ⊆ V , w1, . . . , wm sono vettori di V linearmente indipendenti. Dal Lemma 0.20 si ha m ≤ n. Quindi dim(W ) ≤ dim(V ).

ii) Se dim(W ) = dim(V ) = n, sia B = {w1, . . . , wn} una base di W . Poich`e W ⊆ V , w1, . . . , wn sono vettori di V linearmente indipendenti. Dal Teorema 0.25, 1), B `e una base di V . Allora W = hw1, . . . , wni = V , come volevasi.

Teorema 0.28. (Formula dimensionale di Grassmann) Siano U e W sottospazi dello spazio vettoriale V . Allora

dim(U ) + dim(W ) = dim(U ∩ W ) + dim(U + W ).

In particolare, U + W `e somma diretta di U e W se e solo se dim(U ) + dim(W ) = dim(U + W ).

Proof. Sia {z1, . . . , zq} una base di U ∩ W . Dal teorema del completamento ad una base esistono u1, . . . , ut∈ U e w1, . . . , ws ∈ W tali che {z1, . . . , zq, u1, . . . , ut} `e una base di U e {z1, . . . , zq, w1, . . . , ws} `e una base di W . Poich`e dim(U ) + dim(W ) − dim(U ∩ W ) = q + t + q + s − q = q + t + s, per dimostrare la prima parte del teorema `e sufficiente mostrare che {z1, . . . , zq, u1, . . . , ut, w1, . . . , ws} `e una base di U + W .

Dimostriamo che sono generatori di U + W . Sia u + w ∈ U + W , dove u ∈ U e w ∈ W . Esistono allora a1, . . . , aq, b1, . . . , bt, a01, . . . , a0q, c1, . . . , cs ∈ K tali che u = a1z1 + . . . + aqzq+ b1u1+ . . . + btut e w = a01z1+ . . . + a0qzq+ c1w1+ . . . + csws. Dunque

u + w = (a1+ a01)z1+ . . . + (aq+ a0q)zq+ b1u1+ . . . + btut+ c1w1. . . + csws, come volevasi.

Dimostriamo che sono linearmente indipendenti. Siano a1, . . . , aq, b1, . . . , bt, c1, . . . , cs∈ K tali che a1z1+ . . . + aqzq+ b1u1+ . . . + btut+ c1w1. . . + csws = 0. Allora

c1w1. . . + csws = −(a1z1+ . . . + aqzq+ b1u1+ . . . + btut), (0.1)

(12)

dove c1w1. . . + csws ∈ W , mentre a1z1 + . . . + aqzq + b1u1 + . . . + btut ∈ U . Pertanto a1z1+. . .+aqzq+b1u1+. . .+btut∈ U ∩W . Poich`e {z1, . . . , zq} `e una base di U ∩W , esistono d1, . . . , dq ∈ K tali che a1z1+. . .+aqzq+b1u1+. . .+btut = d1z1+. . .+dqzq. Si ha pertanto (a1−d1)z1+. . .+(aq−dq)zq+b1u1+. . .+btut = 0, ma z1, . . . , zq, u1, . . . , utsono linearmente indipendenti e quindi tutti i coefficienti sono nulli, in particolare b1 = b2 = . . . = bt = 0.

Da (0.1), si ha a1z1+ . . . + aqzq+ c1w1 + . . . + csws= 0, ma z1, . . . , zq, w1, . . . , ws sono linearmente indipendenti e quindi tutti i coefficienti a1, . . . , aq, c1, . . . , cs sono nulli, come volevasi.

L’ultima parte del teorema segue dal fatto che la somma `e diretta.

Esercizi 0.29. 1. Si consideri l’insieme S = {(x, y, z, t) ∈ R4 | (1 − k)x2+ y + 2z − 3t = k2− 1}, dove k ∈ R.

i) Stabilire per quali valori del parametro reale k l’insieme S `e un sottospazio vettoriale di R4.

ii) Nel caso in cui S `e un sottospazio vettoriale, determinare una base B e la dimensione di S ed estendere la base B di S ad una base di R4.

2. Si considerino i seguenti vettori di R4:

u = (1, 3, 0, 3), v = (−1, −2, 1, −1), w = (0, k − 1, k2− 1, 3k − 2), dove k ∈ R.

i) Determinare il valore di k ∈ R tale che dim(hu, v, wi) = 2.

ii) Per il valore di k trovato in precedenza, esprimere uno dei tre vettori come combi- nazione lineare dei rimanenti.

3. Sia V un K–spazio vettoriale. Dimostrare che se i vettori u, v, w ∈ V sono linear- mente indipendenti, allora anche u + v + w, v + w, w sono linearmente indipendenti.

4. Si considerino, al variare di k ∈ R, i seguenti sottospazi vettoriali di R3: Sk = h(k, 0, k), (1, k, 1), (1, 1, k)i.

Determinare la loro intersezione

\

k∈R

Sk.

5. Siano f1, f2, f3, f4 ∈ R3[X], dove f1(X) = 2X, f2(X) = X2+X+1, f3(X) = −3X+2, f4(X) = 1. Calcolare la dimensione del sottospazio vettoriale W = hf1, f2, f3, f4i.

6. Considerati i vettori v1 = (1, −1, 0, 0, 0), v2 = (0, 2, 0, −1, 1), v3 = (0, 0, 0, 0, 2i) ∈ C5, costruire una base di C5 contenente i vettori v1, v2, v3.

7. Siano v1 = (a, b), v2 = (c, d) ∈ R2. Dimostrare v1, v2 sono linearmente dipendenti se e solo se ad − bc = 0.

8. Sia V un R–spazio vettoriale tale che dim V = 3 e sia B = {v1, v2, v3} una base di V . Siano U = hv1+ v2, v1− v2i, W = hv1+ v3, v1− v3i. Mostrare che V = U + W e che la somma U + W non `e diretta.

Riferimenti

Documenti correlati

I numeri razionali sono formati: da numeri interi, da numeri con la virgola con un numero finito di cifre decimali oppure con un numero infinito di cifre decimali periodiche.

Franco

Equazione di una retta passante per l’origine degli assi cartesiani.. Coefficiente angolare e ordinata all’origine di

Conseguenze della convergenza uniforme: enumciato dei teoremi sui limiti, continuit` a, derivabilit` a, integrabilit` a di successioni e serie di funzioni in presenza della

Conseguenze della convergenza uniforme: enumciato dei teoremi sui limiti, continuit` a, derivabilit` a, integrabilit` a di successioni e serie di funzioni in presenza della

Enumciato dei teoremi sui limiti, continuit` a, derivabilit` a, integrabilit` a di successioni e serie di funzioni in presenza della convergenza uniforme (SD).. La serie derivata

Inoltre, per la propriet`a commutativa della somma di numeri reali, anche cambiando l’ordine dei termini si ottiene sempre lo stesso risultato.. Questo fatto vale per ogni

Integrabilita’ delle funzioni continue, delle funzioni monotone, e delle funzioni ottenute ”incollando” funzioni integrabili.. Esempio di una funzione