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Teorema di Cayley-Hamilton, forma canonica e triangolazioni.

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(1)

INDICE 1

Teorema di Cayley-Hamilton, forma canonica e triangolazioni.

Versione del 2 Maggio 2011

Argomenti scelti sulla triangolazione di matrici, il teorema di Cayley-Hamilton e sulla forma canonica delle matrici 3 × 3 per i corsi di Geometria 1 e Teoria dei Gruppi.

Testo di riferimento consigliato per questi argomenti:

S.Lang, Algebra Lineare, Boringhieri, Torino 1989

Indice

1 Triangolazione di matrici. 2

2 Teorema di Cayley-Hamilton. 3

3 Matrici nilpotenti. 6

4 Forma canonica delle matrici 3 × 3. 8

5 Esempi. 12

(2)

1 TRIANGOLAZIONE DI MATRICI. 2

1 Triangolazione di matrici.

In questa sezione dimostriamo per le matrici complesse (e per le matrici reali con tutti gli auto- valori reali) l’esistenza di una base ortonormale in cui la matrice assume una forma triangolare.

Ovvero che le matrici in ipotesi sono triangolabili.

Teorema 1.1 Sia A una matrice complessa, allora esiste in Cn una base ortonormale in cui la matrice assume una forma triangolare.

Prova. La dimostrazione procede per induzione. Consideriamo in Cn un prodotto hermi- tiano. Il caso delle matrici 1 × 1 `e banale. Consideriamo ora una matrice complessa n × n.

Esiste sicuramente almeno un autovalore e un autovettore:

Av1 = λv1

E possiamo prendere kv1k = 1. Sia E il sottospazio generato da v1 e consideriamo il suo complemento ortogonale F :

Cn= E ⊕ F Per ogni v ∈ Cn si ha la scomposizione unica:

Av = kv1+ w

dove w ∈ F e k dipendono da v. Definiamo ora una applicazione lineare A1 : Cn→ F : A1(v) = w

La restrizione di A1 al sottospazio F `e una matrice n − 1 × n − 1 che per l’ipotesi induttiva `e triangolabile, esiste cio`e una base ortonormale {v2, v3, ...vn} di F in cui:

A1(v2) = a22v2

A1(v3) = a23v2+ a33v3 ...

A1(vn) = a2nv2+ a3nv3+ ... + annvn

Aggiungendo il vettore v1 abbiamo allora una base ortogonale di tutto Cn che triangolarizza la matrice n × n da cui siamo partiti. Otteniamo infatti, dalla scomposizione unica Av = kv1+ w applicata ai vettori della base:

A(v1) = λv1

A(v2) = k1v1+ a22v2

A(v3) = k2v1+ a23v2+ a33v3

...

A1(vn) = knv1+ a2nv2+ a3nv3+ ... + annvn

(3)

2 TEOREMA DI CAYLEY-HAMILTON. 3

Osservazione 1.1 La forma triangolare `e quindi:

λ k1 k2 ... kn

0 a22 a23 ... a2n 0 0 a33 ... a3n ... ... ... ... ...

0 0 0 0 ann

Gli autovalori della matrice sono gli elementi della diagonale, perch`e il polinomio caratteristico di una matrice triangolare `e:

PA(x) = (λ − x) (a22− x) ... (ann − x)

Osservazione 1.2 La dimostrazione non fornisce un procedimento costruttivo della base che triangolarizza, vedremo in seguito (forma canonica di Jordan) esplicitamente almeno per le matrici 3 × 3, un procedimento costruttivo.

Osservazione 1.3 La dimostrazione ovviamente vale anche se la matrice `e reale e ha tutti gli autovalori reali.

2 Teorema di Cayley-Hamilton.

In questa sezione enunciamo e dimostriamo un risultato molto importante, il cosiddetto teorema di Cayley-Hamilton.

Generalizziamo prima ai polinomi di matrici il teorema del resto, valido per i polinomi reali o complessi. Il teorema del resto dice il resto della divisione di un polinomio p(x) di grado ≥ 1 per il polinomio (x − a) `e p(a). Ovvero:

p(x) = q(x)(x − a) + p(a) Sia ora

p(x) = a0xq+ a1xq−1+ ... + aq un polinomio di grado q ≥ 1 e A una matrice reale o complessa.

Teorema 2.1 Teorema del resto. Vale la seguente formula matriciale:

p (x) I = Q(x) (xI − A) + p(A)

dove I `e la matrice identit`a, Q(x) `e una matrice i cui elementi sono polinomi in x e p(A) `e il polinomio matriciale ottenuto sostituendo la matrice A all’indeterminata x nel polinomio p(x).

Prova. Poniamo

p (x) I = Q(x) (xI − A) + S (1)

(4)

2 TEOREMA DI CAYLEY-HAMILTON. 4

Cerchiamo di determinare la matrice Q(x) ponendo:

Q(x) = xq−1R1+ xq−2R2 + .... + Rq

Dove le Ri sono matrici che non dipendono da x. Sostituendo nella (1) otteniamo:

a0xq+ a1xq−1+ ... + aq I = xq−1R1+ xq−2R2+ .... + Rq (xI − A) + S Uguagliando i coefficienti delle potenze distinte di x otteniamo la catena di equazioni:

R1 = aoI R2− R1A = a1I ... = ...

Rq− Rq−1A = aq−1I S − RqA = aqI

Queste equazioni possono essere risolte in successione. Abbiamo quindi dimostrato l’esistenza di Q(x). Moltiplichiamo ora la prima equazione per Aq, la seconda per Aq−1, e cos`ı via fino alla penultima che si moltiplica per A e l’ultima per I. Otteniamo allora:

R1Aq = aoAq R2Aq−1− R1Aq = a1Aq−1

... = ...

RqA − Rq−1A2 = aq−1A S − RqA = aqI Sommando tutte queste equazioni otteniamo:

S = p(A) Cio`e S = 0 ⇐⇒ p(A) = 0.

Teorema 2.2 Teorema di Cayley-Hamilton: ogni matrice `e radice del suo polinomio caratteristico. Ovvero

pA(A) = 0 Prova. Ricordiamo che

pA(x) = det(A − xI) = (−1)ndet(xI − A)

Osserviamo che dalla formula dello sviluppo per righe del determinante di una matrice B si ottiene:

(det B) · I = eBtB

dove eBt `e la trasposta della matrice dei complementi algebrici.

(5)

2 TEOREMA DI CAYLEY-HAMILTON. 5

Ponendo B = (−1)ndet(xI − A) otteniamo:

pA(x)I = (−1)ndet(xI − A) · I =(xI − A)^

t

(xI − A)

Per cui, applicando a questo caso il teorema precedente, otteniamo subito che Q(x) =(xI − A)^

t

e

S = pA(A) = 0

Il teorema di Cayley-Hamilton ha interessanti conseguenze:

Teorema 2.3 Sia A una matrice n × n, allora An `e combinazione lineare delle matrici I, A, A2, ...An−1.

Prova. Basta infatti scrivere il polinomio caratteristico

pA(x) = (−1)nxn+ a1xn−1+ ... + det A E applicare Cayley-Hamilton:

pA(A) = (−1)nAn+ a1An−1+ ... + (det A) · I = 0 E quindi:

An = (−1)n+1 a1An−1+ ... + (det A) · I

Osservazione 2.1 E’ anche chiaro che ogni potenza Am con m ≥ n `e combinazione lineare delle matrici I, A, A2, ...An−1. Infatti basta dividere m per n, con resto r, ottenendo quindi

Am = Akn+r = (An)kAr

e, nel prodotto a destra, basta sostituire a ogni occorrenza di An la sua espressione come combinazione lineare di I, A, A2, ...An−1.

Teorema 2.4 Sia A una matrice n × n, invertibile, allora A−1 `e combinazione lineare delle matrici I, A, A2, ...An−1.

Prova. Come sopra, da (−1)nAn+ a1An−1+ ... + (det A) I = 0, raccogliendo A si ottiene:

(−1)nAn−1+ a1An−2+ ... = − (det A) · A−1

(6)

3 MATRICI NILPOTENTI. 6

3 Matrici nilpotenti.

Studiamo in questo paragrafo le propriet`a pi`u elementari di una importante classe di matrici, le cosiddette matrici nilpotenti.

Definizione 3.1 Una matrice A si dice nilpotente se esiste un intero m tale che Am = 0 Definizione 3.2 Si dice indice di nilpotenza di una matrice nilpotente il pi`u piccolo intero r per cui Ar = 0

Osservazione 3.1 L’indice di nilpotenza `e conservato dalla relazione di similitudi- ne. Osserviamo prima di tutto che una matrice simile a una nilpotente `e anch’essa nilpotente, infatti se Am = 0 e B = M−1AM una matrice simile ad A, abbiamo subito:

Bm = M−1AmM = 0

Mostriamo ora che l’indice di nilpotenza si conserva. Siano infatti A una matrice con indice di nilpotenza r e B = M−1AM una matrice simile ad A, e indichiamo con s il suo indice di nilpotenza. Otteniamo subito

0 = Bs = M−1AsM =⇒ As= 0 =⇒ r ≤ s 0 = Ar = M BrM−1 =⇒ Br = 0 =⇒ s ≤ r

Il teorema di Cayley-Hamilton fornisce una caratterizzazione delle matrici nilpotenti:

Teorema 3.1 Una matrice n × n `e nilpotente se e solo se ha come unico autovalore lo zero con molteplicit`a algebrica n.

Prova. Se una matrice `e nilpotente l’unico autovalore possibile `e lo zero:

Av = λv =⇒ 0 = Amv = λmv =⇒ λ = 0

Viceversa se una matrice n × n ha come unico autovalore lo zero con molteplicit`a algebrica n il suo polinomio caratteristico `e pA(x) = (−1)nxn, per cui il teorema di Cayley-Hamilton assicura che:

pA(A) = (−1)nAn= 0

Osservazione 3.2 E’ chiaro che l’unica matrice nilpotente diagonalizzabile `e la matrice nulla.

Infatti per essere diagonalizzabile l’autospazio dell’autovalore zero, cio`e il nucleo della matrice, deve avere dimensione n e questo implica che il rango della matrice sia zero. Le matrici nilpotenti sono per`o sempre triangolarizzabili, come vedremo nella prossima sezione.

(7)

3 MATRICI NILPOTENTI. 7

Proseguiamo il paragrafo con alcune osservazioni sui nuclei e sulle immagini delle potenze positive di una matrice data B.

Sia B una matrice n × n e consideriamo le sue potenze positive Bm, si ha:

{0} ⊆ ker B ⊆ ker B2 ⊆ ker B3... ⊆ Cn Infatti, ad esempio:

v ∈ ker B =⇒ Bv = 0 =⇒ B (Bv) = 0 =⇒ v ∈ ker B2 e cos`ı via.

Osservazione 3.3 Se la matrice A `e nilpotente la catena di inclusioni dei nuclei `e finita e termina con l’uguaglianza.

Analoga catena di inclusioni vale per le immagini:

{0} ⊆ ... ⊆ Im B3 ⊆ Im B2 ⊆ Im B ⊆ Cn Infatti, ad esempio:

w ∈ Im B2 =⇒ w = B2v =⇒ w = B (Bv) =⇒ w ∈ Im B e cos`ı via.

Osservazione 3.4 Se la matrice A `e nilpotente la catena di inclusioni delle immagini `e finita e inizia con l’uguaglianza.

Studiamo ora il caso particolare di matrici B tali che B3 = 0. Se B3 = 0 allora:

w = Bv ⇒ B2w = B3v = 0 ⇒ Im B ⊆ ker B2 (2) Se l’indice di nilpotenza di B `e due si ha anche:

w = Bv e B2 = 0 ⇒ B2v = Bw = 0 ⇒ Im B ⊆ ker B ⇒ dim ker B ≥ dim Im B (3) Se invece l’indice di nilpotenza `e tre possiamo osservare anche che:

w = B2v e B3 = 0 ⇒ B3v = Bw = 0 ⇒ Im B2 ⊆ ker B ⊆ ker B2 (4) Osservazione 3.5 Nel caso particolare di matrici 3 × 3 abbiamo che se B2 = 0 ma B 6= 0 allora il teorema delle dimensioni:

dim ker B + dim Im B = 3

e la (3) implicano che la dimensione di ker B sia 2, se invece B3 = 0 ma B2 6= 0 ancora il teorema delle dimensioni e la (4) implicano che la dimensione di ker B2 sia 2.

(8)

4 FORMA CANONICA DELLE MATRICI 3 × 3. 8

4 Forma canonica delle matrici 3 × 3.

Sia ora B una matrice 3 × 3 nilpotente (e allora Cayley-Hamilton implica che B3 = 0).

Escludendo il caso banale B = 0, studiamo i due casi B2 6= 0 e B2 = 0.

Nel primo caso prendiamo un vettore v /∈ ker B e /∈ ker B2 (l’ultima osservazione del pa- ragrafo precedente dimostra che un tale vettore esiste). Dimostriamo che i vettori v, Bv, B2v sono indipendenti. Infatti:

av + bBv + cB2v = 0 =⇒ B av + bBv + cB2v = aBv + bB2v = 0

=⇒ B aBv + bB2v = aB2v = 0 =⇒ a = b = c = 0 Consideriamo ora la base costituita dai vettori:

v1 = B2v v2 = Bv v3 = v In questa base si ha:

Bv1 = 0 Bv2 = v1 Bv3 = v2 Cio`e la matrice B assume la forma:

B =

0 1 0 0 0 1 0 0 0

Se invece B2 = 0, prendiamo un vettore u 6= 0 ∈ Im B, u = Bv, e un vettore w 6= 0 ∈ ker B e indipendente da u. Un tale vettore esiste sempre per l’ultima osservazione del paragrafo precedente. I vettori v, Bv, w sono indipendenti:

av + bBv + cw = 0 =⇒ B (av + bBv + cw) = 0 =⇒ a = 0 bBv + cw = 0 =⇒ b, c = 0

Allora nella base:

v1 = w v2 = Bv v3 = v si ha:

Bv1 = 0 Bv2 = 0 Bv3 = v2

(9)

4 FORMA CANONICA DELLE MATRICI 3 × 3. 9

Cio`e la matrice B assume la forma:

B =

0 0 0 0 0 1 0 0 0

Riassumendo, abbiamo dimostrato che:

Teorema 4.1 Sia B una matrice nilpotente 3×3 allora esiste una base in cui la matrice assume una delle tre forme canoniche (dette di Jordan)

dim ker B = 3 ⇒ B =

0 0 0 0 0 0 0 0 0

dim ker B = 2 ⇒ B =

0 0 0 0 0 1 0 0 0

dim ker B = 1 ⇒ B =

0 1 0 0 0 1 0 0 0

Osservazione 4.1 Si potrebbe dimostrare che un risultato simile vale per matrici nilpotenti di qualsiasi ordine: si possono sempre mettere in una forma diagonale con zeri sulla diagonale e blocchi di elementi uno e zero appena sopra la diagonale (forma canonica di Jordan)

Questo studio sulle matrici nilpotenti 3 × 3 si applica direttamente al caso delle matrici 3 × 3 con un solo autovalore di molteplicit`a algebrica 3.

Teorema 4.2 Sia A una matrice 3 × 3 con un solo autovalore λ di molteplicit`a algebrica 3, allora esiste una base in cui la matrice assume una delle tre forme canoniche (dette di Jordan)

dim ker (A − λI) = 3 ⇒ A =

λ 0 0 0 λ 0 0 0 λ

dim ker (A − λI) = 2 ⇒ A =

λ 0 0 0 λ 1 0 0 λ

dim ker (A − λI) = 1 ⇒ A =

λ 1 0 0 λ 1 0 0 λ

Prova. Per dimostrare il risultato basta osservare che il polinomio caratteristico in questo caso `e pA(x) = (λ − x)3 e quindi si ottiene da Cayley-Hamilton che (λI − A)3 = 0 e applicare poi il teorema precedente alla matrice nilpotente B = (A − λI)

(10)

4 FORMA CANONICA DELLE MATRICI 3 × 3. 10

Osservazione 4.2 Abbiamo anche ottenuto un risultato interessante: sia A una matrice 3 × 3 con un solo autovalore λ di molteplicit`a algebrica 3, allora pu`o essere messa in forma di somma di una matrice diagonale e di una nilpotente che commutano fra di loro. Infatti basta osservare che A = λI + B.

Trascurando il caso banale in cui la matrice `e diagonalizzabile, per studiare la forma canonica delle matrici 3 × 3 rimane il caso in cui la matrice ha due autovalori distinti di cui uno di molteplicit`a algebrica 2 e geometrica 1.

Il suo polinomio caratteristico `e quindi del tipo:

PA(x) = (λ − x)2(µ − x)

Poniamo B = A − λI e C = A − µI. Abbiamo dal teorema di Cayley-Hamilton che B2C = 0 e sappiamo anche che dim ker C = dim ker B = 1. Ricordiamo anche che autospazi di autovalori distinti hanno intersezione ridotta al solo vettore nullo.

ker B ∩ ker C = {0}

Osserviamo ora che dalle definizioni di B e C segue che BC `e nilpotente:

B2C = 0 =⇒ B2C2 = (BC)2 = 0

E’ chiaro che nel nostro caso BC 6= 0. Infatti se BC = 0 =⇒ Im C ⊆ ker B e quindi dim Im C ≤ 1, ma allora dim Im C ≤ 1 ⇒ dim ker C ≥ 2 contrariamente all’ipotesi dim ker C = dim ker B = 1.

Sia ora v tale che BCv 6= 0 e prendiamo w3 = Cv. Prendiamo poi w1 = BCv ∈ ker B (infatti B2Cv = 0) e w ∈ ker C. Osserviamo ora che Aw = µw e quindi:

B2w = (A − λI) (A − λI) w = (A − λI) (µ − λ) w = (µ − λ)2w 6= 0 I tre vettori wi formano allora una base perch`e sono indipendenti:

aw1 + bw + cw3 = 0 =⇒ B2(aw1 + bw + cw3) = 0 ⇒ bB2w = 0 ⇒ b = 0 aw1+ cw3 = 0 ⇒ B (aw1+ cw3) = cBCv = 0 ⇒ c = 0

aw1 = 0 ⇒ a = 0 Allora nella base formata dai vettori:

v1 = w ∈ ker C

v2 = w1 = BCv ∈ ker B v3 = w3 = Cv

si ha:

Av1 = µv1 Av2 = λv2

Av3 = (B + λI) Cv = BCv + λCv = v2 + λv3

(11)

4 FORMA CANONICA DELLE MATRICI 3 × 3. 11

Cio`e la matrice A assume la forma:

A =

µ 0 0 0 λ 1 0 0 λ

Osservazione 4.3 Anche in questo caso la matrice pu`o essere messa in forma di somma di una matrice diagonale

µ 0 0 0 λ 0 0 0 λ

 e una matrice nilpotente

0 0 0 0 0 1 0 0 0

.

Osservazione 4.4 Questo risultato importante vale in realt`a per matrici complesse (o matrici reali con tutti gli autovalori reali) di ogni dimensione. Infatti abbiamo visto che tali matrici sono triangolabili con gli autovalori sulla diagonale e la differenza tra la matrice e la sua diagonale `e una matrice triangolare con solo zeri sulla diagonale, e quindi, avendo come autovalori il solo zero con molteplicit`a n, `e nilpotente.

Osservazione 4.5 la forma canonica di Jordan `e particolarmente utile quando si desidera cal- colare l’esponenziale di una matrice. Infatti `e facile calcolare l’esponenziale di matrici nilpotenti in forma canonica:

e

0 0 0 0 0 1 0 0 0

= I + A =

1 0 0 0 1 1 0 0 1

e

0 1 0 0 0 1 0 0 0

= I + A + A2 2 =

1 1 12 0 1 1 0 0 1

 Da queste formule allora si ricava subito, ad esempio:

e

a 0 0 0 a 1 0 0 a

= e

a 0 0 0 a 0 0 0 a

e

0 0 0 0 0 1 0 0 0

=

ea 0 0 0 ea ea 0 0 ea

e

a 1 0 0 a 1 0 0 a

= e

a 0 0 0 a 0 0 0 a

e

0 1 0 0 0 1 0 0 0

=

ea ea 12ea 0 ea ea 0 0 ea

e

a 0 0 0 b 1 0 0 b

=

ea 0 0 0 eb eb 0 0 eb

(12)

5 ESEMPI. 12

In generale, per calcolare l’esponenziale di una matrice A, ad esempio 3 × 3, si pu`o mettere la matrice in forma canonica C = M−1AM mediante le basi costruite in questi appunti e poi applicare la formula:

eA = eM CM−1 = M eCM−1

Osservazione 4.6

µ 0 a 0 λ b 0 0 λ

=

0 1 0 0 1ab 1

1

a 0 0

µ 0 0 1 λ 0 0 0 λ

0 0 a

1 0 0

1ab 1 0

5 Esempi.

• Consideriamo la matrice A =

1 2 3 0 1 3 0 0 1

 ha l’autovalore 1, allora B = A − I =

0 2 3 0 0 3 0 0 0

 ha nucleo di dimensione 1 con base

 1 0 0

. B2 =

0 0 6 0 0 0 0 0 0

, con base

del nucleo

 1 0 0

,

 0 1 0

La forma canonica di A `e pertanto

1 1 0 0 1 1 0 0 1

. Infatti seguendo il procedimento indi- cato sopra: prendiamo un vettore v non appartenente al nucleo di B e non appartenente al nucleo di B2 , ad esempio v =

 0 0 1

 costruiamo poi la base: v =

 0 0 1

, Bv =

0 2 3 0 0 3 0 0 0

 0 0 1

 =

 3 3 0

, B2v =

0 0 6 0 0 0 0 0 0

 0 0 1

 =

 6 0 0

. In questa base si ha:

6 3 0 0 3 0 0 0 1

−1

0 2 3 0 0 3 0 0 0

6 3 0 0 3 0 0 0 1

=

0 1 0 0 0 1 0 0 0

=⇒ A =

1 1 0 0 1 1 0 0 1

• Consideriamo la matrice A =

2 5

6

5 0

15225 1

0 0 0

ha autovalore 0, e ha nucleo di dimensio-

ne 1 con base

−3 1 0

. A2 =

0 0 65 0 0 −25 0 0 0

, con base del nucleo

 1 0 0

,

 0 1 0

La

(13)

5 ESEMPI. 13

forma canonica di A `e pertanto

0 1 0 0 0 1 0 0 0

. Infatti seguendo il procedimento indicato sopra: prendiamo un vettore v non appartenente al nucleo di A e non appartenente al nucleo di A2 , ad esempio v =

 0 0 1

costruiamo poi la base: v =

 0 0 1

, Av =

 0 1 0

,

A2v =

6

525

0

6

5 0 0

25 1 0 0 0 1

−1

A

6

5 0 0

25 1 0 0 0 1

=

0 1 0 0 0 1 0 0 0

• Consideriamo ora la matrice A =

3

212 12

12 3212

0 0 2

 gli autovalori sono 1 e 2: A −

2I = B =

1212 12

121212

0 0 0

 e A − I = C =

1

212 12

12 1212

0 0 1

., nullspace basis:

 1 1 0

 Verifichiamo che

B2C =

0 0 0 0 0 0 0 0 0

, BC =

0 0 12 0 0 −12 0 0 0

la matrice non `e diagonalizzabile. Costruiamo una base per metterla in forma canonica:

v1 = w ∈ ker C =

 1 1 0

v2 = w1 = BCv ∈ ker B prendiamo per esempio v =

 0 1 1

: allora BCv =

1

212

0

v3 = w3 = Cv =

 0 0 1

 Abbiamo allora:

1 12 0 1 −12 0

0 0 1

−1

3

212 12

12 3212

0 0 2

1 12 0 1 −12 0

0 0 1

=

1 0 0 0 2 1 0 0 2

(14)

5 ESEMPI. 14

Possiamo allora calcolare ad esempio:

e

1 0 0 0 2 1 0 0 2

=

e 0 0 0 e2 e2 0 0 e2

 E allora:

e

3

212 12

12 3212

0 0 2

=

1 12 0 1 −12 0

0 0 1

e 0 0 0 e2 e2 0 0 e2

1 12 0 1 −12 0

0 0 1

−1

=

1

2e + 12e2 12e − 12e2 12e2

1

2e − 12e2 12e + 12e212e2

0 0 e2

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