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Sistemi di riferimento non inerziale

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Sistemi di riferimento non inerziale

Marco Incagli - INFN Pisa November 27, 2016

Abstract

Appunti scritti per il corso di Fisica 1 presso la facolt`a di Fisica a Pisa nell’anno accademico 2016/2017. Ringrazio tutti gli studenti che, con i loro commenti e la loro attenzione ai dettagli, hanno migliorato (e continueranno a migliorare) la qualit`a di questi appunti.

1 Sistemi inerziali e non inerziali

Supponiamo di voler determinare la forza orizzontale ~F necessaria a spostare un corpo di massa m poggiato sopra il piano di un tavolo, la cui superficie di contatto

`

e caratterizzata da un coefficiente di attrito statico µS ed uno dinamico µD. La seconda legge di Newton `e:

F + ~~ FA+ ~N + m~g = m~a (1)

dove le forze introdotte sono, rispettivamente, la forza esterna, la forza di attrito (statico o dinamico a seconda che sia ~a = 0 oppure no) e la reazione normale del piano rigido. L’accelerazione `e quella misurata nel sistema di riferimento solidale con il tavolo.

Per “vincere” la forza di attrito statico, la forza ~F deve avere intensit`a F ≥ µSmg. Se F > µSmg il corpo si mette in moto con una accelerazione di modulo a = µDg.

Supponiamo, adesso, di mettere il tavolo all’interno di un ascensore che sale con una accelerazione atr. Nel sistema di riferimento esterno all’ascensore il corpo m si muove con una accelerazione ~atr, per cui quando non striscia sul tavolo possiamo scrivere:

F + ~~ FA+ ~N + m~g = m~atr (2) Si conclude facilmente cche per far muovere il corpo lungo il tavolo `e neces- saria una forza esterna F ≥ µS(g + atr). Tuttavia all’interno, cio`e nel sistema di riferimento solidale al tavolo, il corpo `e fermo:

F + ~~ FA+ ~N + m~g = m~aR= 0 (3) dove ~aR= 0 `e l’accelerazione misurata nel sistema di riferimento solidale al tavolo all’interno dell’ascensore.

La soluzione di questa equazione porta a concludere che la forza limite sia F = µSmg, come nel primo caso. Sperimentalmente, per`o, non risulta cos`ı.

Questo semplice esempio fornisce una definizione operativa per “sistema in- erziale” e “sistema non inerziale”. Un sistema `e inerziale se la seconda legge di

(2)

Newton – ~F = m~a – `e verificata, utilizzando per ~F la definizione standard di forze reali. Le forze reali (per il corso di Fisica 1) sono: le forze di contatto (contatto fra corpi, piano di contatto, fili, molle, ecc.) e la forza gravitazionale, sia essa nella formulazione semplificata m~g o in quella pi`u generale proporzionale a m1m2/r2.

Per contro, in un sistema non inerziale non `e valida la legge di Newton se in ~F si includono solamente le forze reali. Tuttavia `e possibile estendere anche ai sistemi non inerziali la seconda legge di Newton a patto di allargare la definizione di “forza”.

Questo sar`a discusso nei prossimi paragrafi.

2 Moto rigido di un corpo

Figure 1:

Consideriamo, per semplicit`a, un moto piano, e siano dati due sistemi di riferi- mento che, ad un certo istante, si trovano nella situazione indicata in figura 1. Sia dato un punto P individuato dal raggio vettore ~r nel sistema S e dal raggio vettore

~

r0 nel sistema S0. Una relazione che sembra ovvia da scrivere ´e:

~r = ~OQ + ~r0 (4)

Questa relazione, per`o, non `e formalmente corretta. Infatti, cosa `e ~r0? Posso scriverlo come:

~

r0 = x0x0 + y0ˆey0 (5) Tuttavia il versore ˆex0 `e, per definizione, il versore di coordinate (1, 0). In questo esempio, invece, il versore ha coordinate (cos α, − sin α), come si verifica facilmente.

Cio`e non si tratta, in realt`a, del versore ˆex0, ma piuttosto del trasformato del ver- sore ˆex0 nel sistema di riferimento S. Quindi un modo pi`u corretto per scrivere l’equazione 4 `e:

~

r = ~OQ + T r(~r0) (6)

intendendo con T r la funzione che trasforma il vettore ~r0 nel sistema di riferimento S.

Come pu`o essere definita questa trasformazione? Il punto P individuato dal

(3)

sistema S0 sono due punti diversi in quanto appartengono a spazi diversi. Infatti i due spazi S e S’ sono diversi, anche se identici ed indistinguibili, cio`e, tecnicamente, isomorfi. Per definire un punto in uno spazio abbiamo concordato, nella nostra modellizzazione, di utilizzare un sistema di riferimento definito da (o associato a) un corpo rigido. Fissare il sistema di riferimento spaziale significa fissare la cor- rispondenza biunivoca, mediante il processo di misura delle distanze, tra i punti P di uno spazio euclideo astratto E3 e i punti materiali Pm del mio corpo rigido.

Attenzione: qui si annida una delle differenze tra fisica e matematica: questa cor- rispondenza - o funzione - NON e‘ una corrispondenza nel senso matematico del termine perche‘ uno dei due insiemi, quello dei punti materiali, NON e‘ un ente matematico!

Breve digressione: i due spazi euclidei E3, rispettivamente di S e di S0, come abbiamo gia’ detto isomorfi, possono essere messi in corrispondenza biunivoca CONSERVANDO la struttura euclidea (p.e. le distanze tra coppie di punti corrispondenti sono uguali, gli angoli di rette corrispondenti sono uguali, ecc.). Si noti che esistono molti diversi isomorfismi, cio`e modi diversi di realizzare la suddetta corrispondenza biunivoca. Pi`u precisamente, an- che se qui non interessa immediatamente, infinito7 isomorfismi, corrispondenti a infinito3 traslazioni, infinito3 rotazioni e infinito1 dilatazioni isotrope. Inoltre, poich´e stiamo real- izzando un modello in cui lo spazio assoluto non esiste, (cioe‘, detto alla ”buona”, a ogni istante possiamo scegliere un nuovo e diverso spazio E3), l’isomorfismo (la corrispondenza biunivoca) tra i due spazi euclidei di S e S0 potrebbe essere variato a piacimento in ogni istante di tempo. Insomma, con terminologia non tecnica, A PRIORI non c’`e un modo univoco di confrontare due punti P e P0 appartenenti ai due spazi, pur isomorfi, per dire se S e S0stiano identificando ”lo stesso punto” nei loro rispettivi spazi euclidei E3, perch´e, a priori, tutti gli isomorfismi sono equivalenti. Tuttavia, grazie alla corrispondenza con i rispettivi CORPI FISICI rigidi e SOLO grazie a questa, possiamo identificare, per ogni istante di tempo, un’unica e ben definita corrispondenza biunivoca tra i due spazi euclidei.

Una volta dati i due punti materiali Pm e Pm0 , `e possibile definire una corrispon- denza fra di essi (se coincidono sono lo stesso punto!) e quindi fra i due punti matematici P e P0:

P → Pm→ Pm0 → P0 (7)

Quindi in seguito quando scriver`o la relazione 4 si intender`a riferirci al trasfor- mato del vettore ~r0 secondo quanto appena descritto.

3 Traslazioni

Come vedremo trattando il moto dei corpi rigidi, l’atto di moto pu`o sempre essere scomposto in un movimento traslatorio ed uno rotatorio. Per questo tratteremo prima i sistemi non inerziali che traslano e poi quelli che ruotano rispetto ad un riferimento inerziale. Il moto generale sar`a la somma dei due.

Siano dati due sistemi di riferimento, uno inerziale S, detto anche Sistema Asso- luto, ed uno non inerziale S0, detto anche Sistema Relativo. Con tutte le precisazioni fatte al paragrafo precedente, scriviamo la posizione di un punto P come:

~rA= ~OQ + ~rR (8)

(4)

Questa relazione si scrive in coordinate cartesiane:

xA= xQ/O+ xR

yA= yQ/O+ yR zA= zQ/O+ zR

(9)

Insisto nuovamente sul significato da dare ad xR (e a tutte le altre componenti):

xR= ~rR· ˆex = (x0ˆex0 + y0y0 + z0ˆez0) · ˆex = ... (10) Notare la differenza fra xRe x0: la prima rappresenta la coordinata x del vettore

~

r0 nel sistema di riferimento assoluto S, mentre la seconda `e la coordinata di ~r0 in S0. In questo senso:

~rR= Tr(~r0)

Tuttavia nel seguito questa differenza sar`a normalmente sottintesa e utilizzeremo xRo x0 in maniera interscambiabile.

Derivando l’eq.(8) si ottiene la legge delle composizioni delle velocit`a:

~vA= ~vtr+ ~vR (11)

La velocit`a del sistema non inerziale rispetto a quello assoluto (velocit`a di Q rispetto ad O) si chiama anche velocit`a di trascinamento.

Una seconda derivata fornisce la relazione fra le accelerazioni:

~aA= ~atr+ ~aR (12)

Vediamo, adesso, di utilizzare questi risultati per reinterpretare la legge di New- ton.

Come gi`a scritto in precedenza, un sistema `e definito inerziale quando `e soddis- fatta la relazione:

m~aA= ~F (13)

Se alla accelerazione aA sostituiamo l’eq.(12) e riordiniamo i termini, risulta:

m~aR= ~F − m~atr (14)

L’ultimo termine viene definito forza apparente:

F~app= −m~atr (15)

Con questa definizione risulta:

m~aR= ~F − m~atr = ~F + ~Fapp (16) Quindi includendo nel sistema non inerziale anche le forze non reali, dovute al fatto che il sistema non `e inerziale (potremmo dire, con una certa approssimazione,

“non `e fermo”), si pu`o di nuovo utilizzare la legge di Newton.

Rivediamo, adesso, l’equazione (3) includendo la forza apparente:

0 = ~F + ~FA+ ~N + m~g + ~Fapp= ~F + ~FA+ ~N + m~g − m~atr (17) essendo ~atr l’accelerazione di trascinamento (in questo caso specifico: accelerazione dell’ascensore). Come si vede, questa equazione fornisce la stessa risposta che si ricava dalla eq.(2), scritta nel sistema di riferimento assoluto.

Esempi:

• aumento (diminuzione) di peso in ascensore che sale (scende);

• direzione del filo a piombo in un treno che frena;

• angolo formato da un pendolo su carrello lungo un piano inclinato;

(5)

4 Moto rotatorio

Figure 2:

Si supponga, adesso, che l’origine dei due sistemi di riferimento coincida e che il sistema non inerziale ruoti con una velocit a angolare ~ω(t) rispetto a quello fisso, come in fig.2.

Per procedere `e necessario il teorema di Poisson secondo il quale per ogni atto di moto istantaneo esiste uno ed un solo vettore ~ω tale che per ogni versore ˆei del sistema in moto si abbia:

d

dteˆi = ~ω × ˆei (18)

Il vettore ~ω `e nullo se e solo se il moto `e puramente traslatorio. Questo teorema

`

e dimostrato in appendice.

Per un moto puramente rotatorio, se l’origine dei due sistemi coincide, risulta:

~rA= ~rR= x0x0 + y0ˆey0+ z0z0 (19) Ricordo ancora una volta che i vettori ed i versori espressi nel sistema S0 si intendono, in realt`a, come vettori trasformati.

Per semplificare la notazione uso: x1 = x, x2 = y, x3 = z, ˆex0 = ˆe01 e cos`ı via.

Quindi l’equazione precedente si riscrive in maniera compatta come:

~

r = x0i0i (20)

Ho usato anche la convenzione che indici ripetuti vengono sommati. Cio`e:

x0iˆe0i =

3

X

i=1

x0i0i (21)

Derivando:

~vA= dx0i

dt eˆ0i+ x0idˆe0i

dt = ~vR+ ~ω × ~rR (22)

(6)

Per ottenere l’accelerazione deriviamo di nuovo:

~aA = d dt

 dx0i

dt ˆe0i+ ω × ~rR



= d2x0i

dt20i+dx0i dt

ˆ e0i dt +dω

dt × ~rR+ ~ω × (~vR+ ~ω × ~rR)

= ~aR+ 2~ω × ~vR+ ˙ω × ~~ rR+ ~ω × (~ω × ~rR)

(23)

Gli ultimi addendi al secondo membro vengono chiamati, rispettivamente, ac- celerazione di Coriolis, accelerazione tangenziale e accelerazione centrigfuga.

~aA= ~aR+ ~aco+ ~atan+ ~acf (24) Procedendo come nel paragrafo precedente, la legge di Newton pu`o essere scritta nel sistema non inerziale includendo delle forze fittizie, chiamate, appunto, forze apparenti:

m~aR= ~F − m~aco− m~atan− m~acf = ~F + ~Fapp (25)

5 Moto roto-traslatorio

Possiamo adesso scrivere in maniera generale la legge di Newton in un dato sistema di riferimento combinando le equazioni (16) e (25):

m~a = ~Freali+ ~Fapp≡ ~F (26) con:

F~app= −m~atr − m~aco− m~atan− m~acf (27) e:

~atr = ¨~rQ/O

~aco= 2~ω × ~v

~atan= ˙~ω × ~r

~acf = ~ω × (~ω × ~r)

(28)

Si noti che `e stato omesso l’indice R (sistema relativo). L’equazione (26) indica che la legge di Newton `e valida in qualunque sistema di riferimento, purch´e oltre alle forze reali (forze di contatto + forza gravitazionale) si includano nella definizione di F anche le eventuali forze apparenti legate al moto non inerziale del sistema stesso.~ Ad esempio, nella descrizione di in un esperimento sulla caduta dei gravi fatto in laboratorio si pu`o includere o meno il fatto che ci troviamo in un sistema non inerziale (la terra ruota!) a seconda della precisione richiesta.

Vediamo meglio i singoli termini:

• ¨~rQ/O: questo termina rappresenta la accelerazione (o decelerazione) del sis- tema di riferimento. L’effetto si percepisce chiaramente durante la partenza di un’auto, la frenata di un treno, la salita di un ascensore, ecc.. La forza per- cepita `e opposta alla accelerazione del sistema: se l’ascensore accelera verso l’alto, percepisco una forza apparente che preme verso il basso.

• 2~ω × ~v: diversamente dalle altre, la forza di Coriolis si manifesta solamente se il corpo si muove (e quindi v 6= 0) nel sistema non inerziale. Ad esempio le correnti d’aria in quota, che si muovono da sud verso nord nel nostro emisfero, tendono ad essere deviate verso destra, e quindi verso est, da questa forza

(7)

• ˙~ω × ~r: la forza associata a questa accelerazione `e normalmente tangenziale, almeno per asse di rotazione fisso, ed `e dovuta alla accelerazione angolare.

Esempio: giostra che rallenta. Possono esistere situazioni pi`u complicate come nel caso di una trottola inclinata che precede intorno all’asse verticale; in questo caso il vettore ~ω cambia di direzione e ˙~ω 6= 0 anche se la velocit`a di rotazione rimane costante (trascurando effetti di attrito).

• ~ω × (~ω × ~r): questa `e la accelerazione centripeta. Ad esempio su una giostra che ruota con velocit`a angolare ω risulta ~ω × (~ω × ~r) = −ω2rˆer. La forza associata `e la ben nota forza centrifuga, una forza apparente legata al moto non inerziale del sistema di riferimento.

Esempi:

• una capsula spaziale `e in orbita attorno alla Terra su una circonferenza di raggio doppio rispetto al raggio terrestre. Cosa legge un astronauta sulla bilancia, se decide di controllare il suo peso?

• Un treno percorre una curva di raggio R=1000m alla velocit`a vT = 60km/h. A che velocit`a, ed in che direzione, deve correre lungo il corridoio un viaggiatore per non risentire di nessuna forza apparente?

• Uno studente di fisica si trova su una giostra di raggio R che ruota a velocit`a angolare costante ω. Come descrive il moto dell’amico che si trova a terra, subito fuori dalla giostra?

A Teorema di Poisson

Per ogni atto di moto istantaneo esiste uno ed un solo vettore ~ω tale che per ogni versore ˆei del sistema in moto si abbia:

d

dteˆi = ~ω × ˆei (29)

Il vettore ~ω `e nullo se e solo se il moto `e puramente traslatorio.

DIMOSTRAZIONE.

Poich´e la derivata di un vettore `e perpendicolare al vettore stesso, esistono sem- pre tre vettori per i quali vale:

d

dteˆi= ~ωi× ˆei i = (1, .., 3) (30) Considerando una base ortonormale (il teorema si estende facilmente anche a basi non ortonormali), si ha

ˆ

e1· ˆe2 = 0 da cui, derivando:

dˆe1

dt · ˆe2+dˆe2

dt · ˆe1= 0 da cui segue:

(~ω1× ˆe1) · ˆe2+ (~ω2× ˆe2) · ˆe1= 0

Sfruttando le propriet`a cicliche del prodotto misto, l’equazione pu`o essere riscritta come:

(ˆe1× ˆe2) · ~ω1+ (ˆe2× ˆe1) · ~ω2= 0 ˆ

e3· ~ω1− ˆe3· ~ω2= 0 (31)

(8)

Scrivendo le componenti dei tre vettori come ~ω1 ≡ (ω11, ω12, ω13), e analogo- mante per ~ω2 e ~ω3, l’equazione (31) fornisce la relazione:

ω13= ω23≡ r (32)

dove `e stato introdotto il parametro r.

Procedendo in maniera analoga per il prodotto scalare dei versori 1, 3 e dei versori 2, 3 si ricavano le altre relazioni:

ω12= ω32≡ q

ω21= ω31≡ p (33)

In definitiva i tre vettoriomega~ i hanno la seguente struttura:

~

ω1≡ (ω11, q, r)

~

ω2≡ (p, ω22, r)

~

ω3≡ (p, q, ω33)

(34)

Rimangono indefinite le componenti diagonali. Tuttavia queste componenti pos- sono essere definite in maniera arbitraria, cio`e il prodotto vettoriale

~ ω1× ˆe1

non dipende dalla componente ω11 del vettore ~ω1. Per cui posso arbitrariamente scegliere ω11 = p, ω22 = q, ω33 = r e le relazioni (30) sono sempre valide. Di conseguenza:

~

ω1≡ (p, q, r)

~

ω2≡ (p, q, r)

~

ω3≡ (p, q, r)

(35)

con il risultato che i tre vettori sono identici:

~

ω1= ~ω2= ~ω3≡ ~ω (36)

Abbiamo quindi dimostrato l’esistenza del vettore ~ω; si dimostra facilmente che tale vettore `e unico.

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