• Non ci sono risultati.

PREFAZIONE. Prof. Vito Contreas

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "PREFAZIONE. Prof. Vito Contreas"

Copied!
18
0
0

Testo completo

(1)
(2)

PREFAZIONE

Il sogno di ogni padre è che i figli possano perseguire la loro opera, tramandando la propria esperienza a mani più giovani e forti in grado di rinvigorirla. Ho dedicato la mia intera vita alla chirurgia plastica e ricostruttiva e, per molto tempo, ho cullato l’idea di operare accanto a mio figlio che cresceva promettendo un avvenire di successo. Tuttavia, con il passare degli anni, Ilias sembrava essere molto più attratto dalla penna che dal bisturi, ma questo non ci ha impedito di lavorare insieme, fianco a fianco come ho sempre desiderato.

Gli studi in psicologia e la sua passione per la scrittura, unitamente alla mia esperienza ultra trentennale in campo medico, hanno dato vita a questo libro. “Chirurgia Estetica: La Costruzione della Bellezza” è un progetto che si pone l’obiettivo di svelare i segreti che si celano nella mente delle persone in procinto di sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica. Le interviste di alcuni miei pazienti, le testimonianze internazionali e le ricerche scientifiche riportate arricchiscono i contenuti delle prossime pagine di informazioni raramente analizzate in modo così approfondito.

Se pensi che questo libro sia uno spot alla chirurgia plastica ti sbagli di grosso: al contrario, le cose che leggerai ti aiuteranno ad avere più punti di vista differenti e a capire se un intervento chirurgico è davvero la soluzione ai tuoi problemi.

Prof. Vito Contreas

(3)

ILIAS CONTREAS

Chirurgia Estetica:

La Costruzione della Bellezza

I PROCESSI PSICOLOGICI CHE SI CELANO DIETRO AL DESIDERIO DI SOTTOPORSI A

UN INTERVENTO CHIRURGICO

(4)

Copyright © Ilias Contreas 2017 Tutti i diritti riservati.

ISBN: 1546701389 ISBN-13: 978-1546701385

IC Editore

(5)

Dedico questo libro ai miei genitori per aver assecondato ogni mia eccentricità e per aver creduto in me costantemente.

(6)

INDICE

Introduzione alla Bellezza xi

1 La Comunicazione dell’Apparenza Pag. 1

2 I Rituali del Corpo Pag. 7

3 Mascherare l’Apparenza Pag. 15

4 Autoefficacia e Autostima Pag. 21

5 Bellezze a Confronto Pag. 33

6 Chirurgia Plastica e Chirurgia Estetica Pag. 53

7 Interviste Pag. 69

8 Il Segreto dell’Eterna Bellezza Pag. 137 9 Perché Diventare più Belli: Riflessioni sulle

Interviste Raccolte

Pag.147

10 Conclusione Pag. 157

Bibliografia Pag. 165

Appendice: una prospettiva, un’investigazione da diversi punti di vista sulla soddisfazione e lo stato psico-sociale dei pazienti sottoposti alla chirurgia cosmetica

Pag. 173

(7)

(8)

INTRODUZIONE ALLA BELLEZZA

Ognuno di noi è cresciuto nell’esempio dei propri genitori, amici e di quelli che ci siamo perpetuati a considerare dei miti: di generazione in generazione ci si è immedesimati negli eroi di guerra vittime degli ideali e della cruda realtà, per passare agli spavaldi pistoleri dei film western, figli del mondo della finzione che tanto avrebbe ispirato il mondo moderno, fino alle recenti star che impersonando personaggi diversi, di volta in volta, realizzano nei loro lungometraggi i nostri più reconditi sogni.

Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha desiderato essere forte come Rocky Balboa, ricco come Forrest Gump, carismatico come il cuore impavido William Wallace, o di avere gli strepitosi poteri di Superman;

qualcun altro e qualcun’altra, almeno una volta nella vita, ha desiderato avere la bellezza di personaggi come Brad Pitt ed Angelina Jolie.

Forza, denaro, potere e… bellezza. Esistono innumerevoli caratteristiche che fanno di una persona un’icona più o meno invidiabile all’interno della nostra società, ma tra tutte nessuna è talmente poco oggettiva ed universale quanto la bellezza.

Bellezza: qualità di chi o di ciò che è bello.

Bello: che, per aspetto esteriore o per qualità intrinseche, provoca impressioni gradevoli.

(9)

Osservando le definizioni fornite dal vocabolario della lingua italiana concentriamo la nostra attenzione su due termini in particolare: qualità ed impressioni.

Si parte dunque dal presupposto che definire, ad esempio, una persona bella significhi evidenziarne un aspetto considerato positivo senza fare necessariamente riferimento a dei particolari canoni o regole di buon gusto, ma alle nostre soggettive sensazioni. Tuttavia, per quanto le singole opinioni di ognuno di noi possano differire tra di loro, si riscontra nella nostra società un comune ed intensissimo interesse nel raggiungere uno standard di bellezza universalmente riconosciuto ed apprezzato: vestiti firmati, corpi affamati dalle diete dimagranti e scolpiti dalla palestra, acconciature all’ultima moda, gioielli e tatuaggi ricercati nella forma e nella particolarità del simbolo che rappresentano... Questi e molti altri non sono che alcuni degli ingredienti che supportano ciò che la natura ci ha donato nel miscelare il cocktail genetico che deciderà il taglio dei nostri occhi, la forma del naso, delle labbra, il tipo ed il colore dei capelli ed ogni altra parte del nostro corpo.

Il risultato finale sarà quello che molte persone intervistate nel corso di questa ricerca hanno definito un vero e proprio “biglietto da visita” che affiancato, ad esempio, ad un lavoro di successo eleverà notevolmente il nostro status symbol e la nostra appetibilità. Non solo il nostro stile di vita, ma lo stesso modo di apparire nel mondo che ci circonda è determinante, in molti casi, per far lievitare il nostro grado di felicità.

In ogni società esistono dei canoni e dei codici globalmente riconosciuti in maniera più o meno inconscia che investono ogni singolo aspetto del vivere quotidiano:

uno di questi è il modo di vivere il proprio corpo e di

(10)

concepirlo. Partiamo dalla distinzione tra corpo e mente, in cui il primo elemento rappresenta il mezzo tramite il quale si esprime il secondo in base ad una tradizione che fa risalire le sue radici alla filosofia greca e ad uno dei suoi più illustri rappresentanti, Platone. Egli è, infatti, il primo a separare il mondo del tangibile da un mondo reale e intangibile in cui risiede la verità assoluta a cui solo la nostra anima ha diritto. Se non fossimo abituati a parlare di male fisico da una parte e depressione dall’altra, di forza- lavoro, di classi sociali e categorie, ma al contrario ci riferissimo ad ognuno di noi come a delle persone in continuo scambio simbolico tra di loro senza che queste prestino il loro corpo ad un significato o ad un altro, probabilmente torneremmo a vivere come in parte facevano i predecessori nostri e dello stesso Platone: torneremmo ad un mondo in cui se si dava qualcosa si riceveva qualcosa, dove l’accumulo delle ricchezze non era consentito perché tutti potessero dare e ricevere allo stesso modo ed in cui anima e corpo non conoscevano distinzione tra di loro; al contrario diremmo di essere il nostro piede destro, le nostre orecchie, i nostri occhi (Galimberti U., 1983).

Così come allora anche oggi, nonostante l’evolversi della società occidentale ed il trascorrere dei secoli, al centro della vita quotidiana ha un ruolo che oserei definire totale la comunicazione. Lo specchiarsi al mattino, lavarsi, profumarsi, pettinarsi in un certo modo, truccarsi, vestirsi in maniera più o meno elegante abbinando diversi capi tra di loro sono dei modi in cui noi comunichiamo parte del nostro essere, nascondendo dietro ad ogni singolo gesto un qualcosa che ci riguarda nonché un piccolo ”rito”.

Mentre in passato la nostra società era caratterizzata da determinati momenti di passaggio da una fase all’altra

(11)

della vita tramite dei procedimenti ricchi di significato, in questo presente l’accelerazione della vita stessa ha portato alla quasi totale sparizione di quei rarissimi momenti che scandivano l’esistenza delle persone, sostituiti dal susseguirsi di tanti piccoli riti nell’arco di ogni singola giornata di fondamentale importanza per la nostra egoistica affermazione.

L’intento di questa ricerca è di provare a svelare un piccolo spaccato di mondo nella sua intima concezione di ciò che l’estetica rappresenta: un percorso che avanzerà tra sofferenza, sacrificio, appagamento, insoddisfazione e tutto il vissuto che ha accompagnato i soggetti intervistati, persone che, oltre alla loro normalità, hanno in comune il fatto di essersi rivolte ad un chirurgo estetico per migliorare il proprio aspetto, offrendosi di aiutarmi a dar vita a queste pagine.

(12)

Cap. 7 INTERVISTE

Nella presentazione di questo libro ho dichiarato che avrei svelato l’intima concezione di estetica di un piccolo spaccato di mondo. L’occasione mi è stata offerta da uno studio polispecialistico il cui direttore sanitario e chirurgo plastico – per l’appunto mio padre, il Prof. Vito Contreas - mi ha dato la possibilità di intervistare, tra alcuni dei suoi pazienti, coloro i quali avessero acconsentito a prendere parte alla ricerca.

Ho elaborato un modulo introduttivo in cui ho riassunto le intenzioni della ricerca e le caratteristiche delle interviste che ora ne fanno parte tra cui l’anonimato, che ho garantito ad ogni partecipante. All’interno del modulo è stata data la possibilità di prenotare l’intervista in concomitanza di una medicazione o di una visita di controllo, in base alle esigenze e possibilità del paziente.

Si specificava, inoltre, che l’intervista avrebbe avuto una durata di circa 20 minuti.

Tale modulo è stato messo a disposizione della segreteria dello studio chirurgico (sito in Roma) che lo ha consegnato ai pazienti che vi si sono presentati mano a mano nel periodo in cui ho prodotto i seguenti contenuti.

Quando un paziente ha prenotato un’intervista con il sottoscritto sono stato contattato prontamente dallo staff del poliambulatorio chirurgico, così da poter prendere parte all’incontro. Mi è stata concessa la possibilità di usufruire di un ufficio, normalmente utilizzato dai medici dello studio per le visite pre e post operatorie, in cui poter svolgere la mia attività:

la sala era dotata di una scrivania, una sedia su cui di prassi si accomodava il dottore di turno e due sedie per gli ospiti/pazienti.

Durante le interviste ho audio-registrato la conversazione, appuntando su un block-notes le informazioni che ritenevo più rilevanti ai fini di una elaborazione appropriata. Sulla scrivania ho tenuto sempre un foglio dove

(13)

precedentemente avevo scritto delle domande che costituivano una linea-guida per condurre le interviste.

Delle interviste raccolte ho riportato le 10 che ho ritenuto più interessanti e rappresentative nei confronti dell’intero campione.

In grassetto sono evidenziati i miei turni di parola e le mie osservazioni nell’arco degli incontri. Alla fine di ogni

intervista ho inserito i relativi commenti ed eventuali note.

Partecipante 1 - Età: 46 Sesso: F

Salve. Prego, si accomodi.

Salve. Mi siedo qui?

Dove vuole lei.

- La partecipante si siede.

Ha letto il modulo introduttivo?

Sinceramente no, anche se il dottore - il Prof. Vito Contreas - mi ha già spiegato tutto.

Bene. Innanzitutto le ricordo che questo non è un colloquio psicologico, ma si tratta di un’intervista antropologica sull’estetica. Se non se la sente di rispondere ad alcune domande non ha che da dirmelo e passeremo alla domanda successiva.

Va bene.

Le dispiace se registro l’intervista?

Nessun problema. - Sorride. Nel frattempo accendo il registratore vocale.

Possiamo cominciare?

Vada pure.

(14)

Perché si trova in uno studio poliambulatoriale?

Sono venuta a sottopormi ad una visita di controllo in seguito ad un intervento di chirurgia estetica al setto nasale.

E’stato questo il primo intervento di chirurgia plastica a cui si è sottoposta?

No. Per la prima volta nel 2001 ho fatto un’operazione senza tagli per “svuotare”delle borse che mi si erano formate sotto gli occhi a causa di una intensa attività subacquea e, dopo quel primo intervento, ho cominciato ad avere una maggior propensione per la chirurgia plastica, così di tanto in tanto faccio qualche

“ritocchino”.

Aveva paura dei dolori post-operatori?

Non molto sinceramente, perché il dottore mi aveva ben informata a riguardo. Sapevo a cosa andavo incontro.

Li ha sofferti molto?

Nulla di insopportabile. E poi sono durati solo pochi giorni.

Temeva che le sue aspettative non fossero completamente soddisfatte dal punto di vista estetico?

Assolutamente no. Nel peggiore dei casi il dottore avrebbe rimediato all’errore senza ulteriori spese da parte mia! - Sorride.

In ogni caso non ce n’è stato alcun bisogno.

Cos’è che la spinge a chiedere aiuto ad un chirurgo plastico?

Diciamo che sotto alcuni punti di vista si può paragonare la sala operatoria ad un vero e proprio centro estetico: quando si riesce a trovare un buon compromesso tra il costo dell’operazione, l’impegno e la “sofferenza”di cui necessiterà il periodo post- operatorio in vista del risultato che si vuole ottenere, non resta che tirare le somme e vedere se ne vale davvero la pena!

(15)

Come mai lei ha cominciato ad usufruire di questo tipo di servizi non prima di aver raggiunto una certa età, nel suo caso specifico 41 anni, per poi instaurare un rapporto con questo ambiente abbastanza assiduo?

Per più motivi. In primis un tempo ero frenata dalla mancanza di una effettiva possibilità economica, nonché dal fatto che andare dal chirurgo plastico “ai miei tempi”non fosse una cosa tanto comune quanto oggi. In seguito, una volta raggiunta la giusta determinazione per affrontare il primo intervento agli occhi, ho cominciato a girare diversi studi medici prima di incontrare il Dott. Vito Contreas, l’unico in grado di conquistarsi la fiducia necessaria per farmi fare il primo passo. Una volta superato il trauma e tutte le paure sono diventata quasi di casa in questo studio. Addirittura, ogni tanto, è lo stesso Dott. Contreas, in occasione di una qualche visita di controllo, a propormi degli interventi migliorativi, così che dopo aver dato un’occhiata al conto in banca ci penso un po’sù e glielo faccio sapere! Non di rado riesce a convincermi! Una volta ero una tale vigliacca per le punture, mentre ora in sala operatoria sono completamente tranquilla.

Come viveva il rapporto con il suo corpo dal punto di vista estetico quando era più giovane?

Fino a 20-25 anni ho sofferto di enormi complessi che però cercavo di nascondere, trasformandoli in una sorta di sofferenza silente, mentre nella decade successiva ero divenuta piuttosto disinteressata a certi difetti, probabilmente perché talmente abituata ad essi da averli accettati, pur non dimenticandomene mai. Superati i 35 anni ho interrotto ogni tipo di attività sportiva dando inizio ad un processo di ingrassamento e decadimento fisico notevole, fino a rendermi conto dei reali problemi che mi stava creando quello stato di abbandono in cui non mi ero mai trovata. Così ho ripreso ad adottare lo sport ed una nutrizione più sana come medicina primaria per il mio corpo.

(16)

Quanto ha influito il suo modo di vedersi esteticamente nella vita quotidiana?

Devo ammettere che i complessi adolescenziali e, più in generale, una forte insicurezza giovanile hanno gravato molto sul mio modo di rapportarmi con gli altri. Il vero punto di svolta è stato il momento in cui ho iniziato a dedicarmi ad attività lavorative in cui l’estetica era l’ultimo dei miei pensieri. Poi, con il passare degli anni, ho cominciato a vivere il mio corpo con una crescente tranquillità fino ad un’attuale benessere psico-fisico che mi permette di vedere la chirurgia come un piccolo aiuto per arrivare lì dove la natura e lo sport non possono, sempre secondo la regola del “se ne vale la pena”!

Come descriverebbe le sue aspettative psico-sociali per un intervento chirurgico?

Direi come il raggiungimento di una versione di me migliorata sotto più punti di vista: un po’ meno mostro – Sorridiamo entrambi - e più a mio agio con me stessa.

- La partecipante mette un gomito sulla scrivania, poggiando il mento sulla mano.

Crede che arriverà ad un punto in cui smetterà di ricorrere alla chirurgia estetica?

Valutando i singoli interventi di volta in volta non glielo saprei dire. Forse sì, magari no. Fino a che andare di tanto in tanto dall’estetista mi darà qualche soddisfazione e finché ne varrà la pena, probabilmente ci sarà la possibilità di vagliare l’eventualità di un nuovo ritocco! – Sorride.

E’ soddisfatta del suo lavoro?

Estremamente. Per quanto a volte mi stressi è un’attività che mi assorbe completamente e per una persona attiva come me non c’è niente di meglio!

(17)

Ha una famiglia?

Sposata con un figlio. - Torna ad appoggiarsi sullo schienale della sedia.

Che tipo di attività sportiva ha svolto nella sua vita?

Nuoto, Aqua Gym, Palestra, Cardio Fitness… Da ragazza sono stata obbligata a fare nuoto per dei problemi che avevo alla schiena e successivamente ho continuato a praticarlo anche per dimagrire. Da quando ho iniziato a fare sport l’ho sempre visto come una medicina preventiva. Purtroppo, infatti, soffro di flebite e vene varicose (ereditarie), per cui se non fosse per tutta l’attività che ho fatto ora sarei quasi, se non del tutto, paralizzata.

In più, nel mio caso, abbinando alla stessa attività linfodrenaggi e massaggi per le gambe oltre ad un miglioramento della salute ne ho guadagnato anche sotto il profilo estetico.

Se potesse scambierebbe il suo corpo con quello di un’altra persona?

Sicuramente mi piacerebbe essere più bella, soprattutto mi sarebbe piaciuto in passato. Mi sarei risparmiata tanti anni di sofferenze. In ogni caso rinunciare alla mia persona, il mio modo di essere, la mia identità… sinceramente no. E poi ho ancora tempo per migliorare! - Sorridiamo entrambi.

Quanto crede che la cultura abbia pesato nel costruire l’importanza dell’estetica?

Tantissimo, soprattutto a partire dagli anni ’70. Non posso certo dire di essermi sentita aiutata a superare i miei complessi fisici dalla mentalità della gente che mi circondava e dalla realtà in cui vivevo. Con il passare degli anni l’aspetto esteriore sembra acquisire sempre maggiore importanza a discapito del reale valore della gente.

(18)

Abbiamo finito. La ringrazio davvero tanto per la sua disponibilità.

Non c’è di che. E’ stato un piacere!

- Spengo il registratore vocale ed accompagno la partecipante alla porta.

Arrivederci!

A lei, arrivederci!

Note: la partecipante è sembrata estremamente a suo agio nel descrivere le proprie problematiche durante l’intervista.

Commenti: un ritrovato interesse per la cura del proprio corpo sopraggiunto in seguito ad un periodo definito dalla paziente di

“decadimento fisico”, ha spinto la stessa non solo a curarsi dal punto di vista della salute, compromessa dalla flebite, le vene varicose ed i problemi alla schiena, ma anche dal punto di vista estetico. La strada intrapresa, oltre che nei settori appena menzionati, le ha, inoltre, giovato dal punto di vista mentale e sociale, incoraggiando una vitalità per anni contenuta “dall’accettare senza dimenticare” i propri difetti fisici nel momento del confronto con il mondo esterno.

Per avere la Versione Completa del Libro CLICCA QUI

oppure copia e incolla nel tuo browser

http://amzn.to/2j2c5b6

e potrai ordinarlo direttamente su Amazon

Riferimenti

Documenti correlati

Certo è però che questa vicenda della Remunerazione ci può insegnare qualcosa anche nelle relazioni con Federfarma: uno stimolo pubblico ad agire insieme, un sincero impegno di

Si può dare una definizione generale della funzione energia potenziale E p associata ad una forza conservativa; E p è definita in modo che il lavoro compiuto da una forza

Supponendo l’attrito nullo, calcolare il lavoro necessario per spostare il corpo, se la forza applicata è parallela al piano e il blocco viene spinto a velocità costante...

Riassumendo accade che nella depressione, a seguito di uno stress specifico (come una separazione) o una successione di eventi stressanti, vengano attivati schemi negativi

au.3B Assistenza murarie per la rifinitura dopo la realizzazione di tutto l'impianto elettrico, ed antincendio, compresi tutti i fissaggi e le opere murarie , gli scavi ed i

Capitolo LXXVI - Il potere disciplinare di Paolo Sordi 1. Fonte e principi generali ... L’obbligatorietà dell’azione disciplinare ... Il procedimento disciplinare ...

essere libero (non schiavo),avere più di 20 anni, avere fatto il servizio militare, essere di sesso maschile I cittadini partecipano alla vita politica della

Il conferimento dell'incarico amministrativo è, infatti, un atto essenziale e fondante con cui si instaura la connessione funzionale tra dipendente ed ufficio a cui esso