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STAFFETTA RIFIUTI NOTIZIARIO DELL ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI SPECIALE STAFFETTA RIFIUTI. Numero SPECIALE - MARZO 2021 SOMMARIO

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SPECIALE STAFFETTA RIFIUTI

Staffetta Quotidiana propone il sesto speciale sull’economia circolare e sui rifiuti. L’emergenza Covid ha frenato l’attività fieristica ma eventi e convegni hanno affollato più che mai la rete. Tanti dunque i resoconti, anche dalle nu- merose audizioni parlamentari. È nuova invece la sezione “Inchieste”, dedicata in particolare ai roghi di rifiuti e allo stato di attuazione della normativa end of waste. Agli approfondimenti su aziende, consorzi, normativa e regolazio- ne, attività politica, studi e rapporti, novità tecnologiche, si aggiungono le rubriche a cura dei maggiori esperti del settore (Was – Waste Strategy e Ref Ricerche), oltre a un notiziario aggiornato quotidianamente. Buona lettura.

EDITORIALE

SOMMARIO

Una selezione dei principali contenuti sul settore dei rifiuti pubblicati negli ultimi mesi sul portale dedicato www.staffettaonline.com/staffetta-rifiuti/

DAL 1933 - IL QUOTIDIANO DELLE FONTI DI ENERGIA 86° Anno

PER UnA RIPRESA CIRCOLARE

Nella bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza approvata lo scorso gen- naio dal Consiglio dei ministri, al capitolo “Impresa verde ed economia circo- lare” erano destinati circa sette miliardi di euro. Spese che rientrano in quel 37% destinato alla “transizione verde” che è condizione necessaria per otte- nere il via libera della Commissione europea al Pnrr. In particolare, 4,5 miliardi erano destinati al capitolo economia circolare, da spendere principalmente per la realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento di impianti esi- stenti (1,5 miliardi) oltre che per un fondo dedicato alle attività di riciclo (2,2 miliardi), mentre tra le riforme inserite nel Pnrr figurava anche la definizione di una strategia nazionale in materia di economia circolare.

Poco, probabilmente, come hanno fatto notare società e associazioni di setto- re nelle audizioni in Parlamento che si sono susseguite negli ultimi due mesi.

Un’iperattività di cui diamo ampiamente conto in queste pagine. Tra le propo- ste, oltre all’aumento dei fondi tout court, anche incentivi monetari, fiscali e regolatori per far nascere un mercato delle materie prime seconde.

Quadro ancora molto frammentato per quanto riguarda il metodo tariffario, come d’altronde sono le prestazioni da territorio a territorio: solo 33 capoluo- ghi di provincia su 111 hanno adottato il Mtr. Anche la dotazione impiantisti- ca continua a soffrire in alcune zone più che in altre.

Non omogenea la situazione anche per quanto riguarda la complessa norma- tiva sul “fine rifiuto” (end of waste). Il dossier è ora in mano al ministro della Transizione energetica Roberto Cingolani. Tanti i provvedimenti in lavorazio- ne, alcuni in rampa di lancio.

Complessità accentuata dalle differenze regionali, con gestioni politiche spes- so non lineari che danno vita a un corposo contenzioso amministrativo, di cui diamo conto con un monitoraggio settimanale.

Sempre aperta infine la questione dei consorzi, tra monopoli, aggregazioni, diversificazioni e spinte alla concorrenza.

Le inchieste

- End of waste, l’eredità per il governo Draghi

- Roghi d’Italia

Dalle Regioni

- I dati sul settore nel 2020

- Autorizzazioni, norme, regolamenti

normativa

- Il metodo Arera, le scelte degli enti locali

- Le pronunce della giustizia amministrativa

- L’attività parlamentare - Le norme europee

Società e associazioni - Le richieste per il Pnrr - Il libro bianco Utilitalia

- Il rapporto Top Utility di Althesys - Il Mini Book della Fondazione Utilitatis - Il Circular Economy Report del PoliMi - Le proposte del

Circular Economy network

Rubriche

- Economia circolare, economia reale (Alessandro Maragoni, Althesys) - Contributi a cura del

Laboratorio Ref Ricerche notiziario

NOTIZIARIO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI

NuMERO SPECIALE - MARZO 2021

STAFFETTA RIFIUTI

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InChIESTE 18/02/2021

EnD OF wASTE, L’EREDITà PER IL gOvERnO DRAghI

di Massimiliano Di Giorgio.

Il punto sui decreti mentre cambia l’esecutivo. Detriti di demolizione sul tavolo di Cingolani.

Vetro sanitario al Cds. Spazzamento e batterie al Legislativo. La lunga coda degli altri

Speciale rifiutiFebbraio avrebbe dovuto essere il mese della tra- sformazione dei detriti da demolizione - un’attività che produce ogni anno in Italia circa 60 milioni di tonnellate di materiale - da rifiuti in “materia seconda”, con un apposito nuovo decreto

“end of waste” annunciato mesi fa dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Nel frattempo però il governo Conte 2 è caduto, e a firmare il decreto dovrà essere Roberto Cingolani, nuovo responsabile dell’inedito ministero della Transizione ecologica voluto dal pre- sidente del Consiglio Mario Draghi. Ma solo quando lo schema del decreto avrà avuto l’ok dell’Ufficio Legislativo, dopo l’appro- fondimento istruttorio reso necessario dai chiarimenti richiesti dal Consiglio di Stato sulla “non pericolosità” dei rifiuti inerti.

Un problema più formale che sostanziale, secondo il ministero.

I provvedimenti per la trasformazione dei rifiuti in prodotti sono fondamentali per l’economia circolare, e quindi anche per la lotta ai cambiamenti climatici, del resto ribadita dal- lo stesso Draghi come una delle priorità del nuovo esecutivo.

Quindi è immaginabile che anche sui decreti “end of waste” si voglia accelerare, come del resto chiedono imprese e associazio- ni ambientaliste.

Nel frattempo, il 9 febbraio, sulla Gazzetta Ufficiale è approdato il decreto ministeriale sui rifiuti da carta e cartone, che era stato firmato da Costa a settembre e che riguarda una massa di oltre 6 milioni e mezzo di tonnellate di carta raccolta ogni anno (dati 2018). A marzo 2020 era stato firmato invece quello sulla gom- ma vulcanizzata granulare, cioè la gomma da pneumatici fuori uso (400mila tonnellate in media ogni anno). Mentre a maggio 2019 era stata la volta dei Pap, i rifiuti da prodotti assorbenti per la persona (come i pannolini, circa 900mila tonnellate l’anno).

Un passaggio importante era stato anche quello del cosiddetto decreto “Crisi aziendali”, definitivamente trasposto in legge nel novembre 2019, la normativa “end of waste” era stata adegua- ta completamente alla direttiva europea del 2018 sull’economia circolare, superando anche alcuni ostacoli posti da una sentenza del Consiglio di Stato (anch’essa del 2018) e dando cos” di nuo- vo alle Regioni il potere di intervento in mancanza di disposizioni nazionali, sia pur con una serie di paletti.

Prima dell’arrivo di Costa, a marzo 2018, il ministero aveva ema- nato già un decreto sul conglomerato bituminoso, il cosiddetto fresato d’asfalto. Mentre è addirittura del 2013 il provvedimen- to relativo ad alcuni tipi di combustibili solidi secondari, i CSS, usati negli inceneritori, nelle centrali termoelettriche e in altri impianti.

Il provvedimento sulle demolizioni è quello più atteso perché, secondo il ministero, rappresenta complessivamente circa il 70% dei materiali sottoposti alla legislazione “end of waste”.

Ma ci sono diversi altri decreti in ballo.

Secondo un documento del ministero visto dalla Staffetta, data- to 12 febbraio, lo schema di decreto relativo alla trasformazione del vetro sanitario, quello contenente soluzioni fisiologiche, in scaglie di vetro è stato trasmesso al Consiglio di Stato il 20 gennaio. Quello sui “Rifiuti inerti da spazzamento strade”, utilizzati in edilizia nei cosiddetti leganti idraulici e come sot- tofondi, è stato invece trasmesso all’Ufficio legislativo il 4 feb- braio. Ancora, il provvedimento su batterie e accumulato- ri trasformati in pastello di piombo è stato trasmesso anch’esso all’Ufficio legislativo, ma il 9 febbraio.

Si attende invece il parere favorevole dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e dell’Iss (Istituto supe- riore di sanità) per il riutilizzo del gesso proveniente dalla demo- lizione del cartongesso e per le plastiche miste derivate dalle lavorazioni nelle cartiere (cioè tratte dal cosiddetto pulper).

E nel frattempo è stata condotta la consultazione su altri due schemi di decreto: quello sulle membrane bituminose e quello sulle plastiche miste trasformate in poliolefine in granu- li (utilizzati per pellicole, tubi, bottiglie, contenitori vari, cassetti, usi in campo biomedico, etc).

Poi c’è un capitolo sui decreti per i quali è in corso ancora l’iter istruttorio. Parliamo di “plastiche miste per la produzione di Sra (secondary reducing agent) da utilizzare nelle cariche di alto- forno in sostituzione del carbon coke”, di terre provenienti da attività di bonifica trasformate in terre e rocce; di fanghi da Forsu (la frazione organica dei rifiuti) – che diventano oli da

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STAFFETTA RIFIUTI

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utilizzare nel petrolchimico; infine di Rifiuti tessili che vengono trasformati in nuove fibre.

Infine, ci sono i decreti che aspettano ancora l’avvio dell’i- struttoria. Si tratta di oli alimentari esausti, o di plastiche miste, che forniscono la base per la produzione di biocar- buranti o lubrificanti; di rifiuti in vetroresina (provenienti da barche, camper ecc) trasformati in fibra di vetro; di digesta- to (cioè il sottoprodotto del processo di digestione anaerobica) e di fanghi di origine agroalimentare, utilizzati per la pro- duzione di bioplastica; di fanghi con bentonite, minerale impiegato in molti settori industriali, “ripuliti” per produrre

“nuova” bentonite. Ancora, parliamo di ceneri da altofor- no e residui di acciaieria che si possono riutilizzare in edilizia, e infine dei materassi: in Italia ne vengono dismessi circa 5 milioni l’anno, ma ci sono sistemi innovativi per recuperare e riutilizzare il poliuretano.

Il ministero ha chiesto alle Regioni, alle province autono- me, all’Ispra e al ministero dello Sviluppo Economico di fare le proprie valutazioni entro il 24 febbraio. Ma ovvia- mente bisognerà anche sentire le dichiarazioni del neo ministro Cingolani sulla questione, per capire se la partita “end of wa- ste” subirà davvero un’accelerazione.

InChIESTE 27/11/2020

ROghI D’ITALIA

di M.Di G.

Gli incendi di rifiuti: i dati di Parlamento, Dia e Interpol. Dalle mafie del Sud ai broker del Nord.

Assicurazioni in fuga. Viaggio in un fenomeno complesso

Un incendio qui, un incendio là, di nuovo un incendio l”. Ci sono voluti almeno un paio d’anni per capire, a partire dal 2017, che gli incendi in impianti di rifiuti in Ita- lia - discariche legali e illegali, depositi di trasferimento, stabilimenti di trattamento e compostaggio, isole ecologiche, auto- demolitori, etc - non erano casi isolati, ma rappresentavano un fenomeno corposo, vasto e in crescita.

Non è servito invece molto tempo per attribuire la responsabilità dei roghi alla

“criminalità organizzata”, come se ci fos- se una regia unica mafiosa. Del resto, l’I- talia è terra di misteri, trame, complotti, la nostra storia anche recente ne è attra- versata. Quindi un “complotto sui rifiu- ti” è una soluzione semplice, accettabile, popolare. Che però non spiega un feno- meno complesso. E che finisce per forni- re una soluzione classica, e anche quella all’italiana: facciamo una nuova legge.

Per spiegare il contesto in cui si verifica questa epidemia di incendi, che non è soltanto italiana a dire il vero, si può dire che ci sono in giro troppi rifiuti di cui non si sa bene cosa fare. La produzione di ri- fiuti e di plastica in particolare è cresciu- ta, la Cina ha chiuso progressivamente i

suoi canali d’importazione, gli impianti di riciclaggio e compostaggio nel nostro Paese sono ancora troppo pochi e spes- so non hanno sistemi di monitoraggio e antincendio adeguati, mancano ancora le regole dell’end of waste per molte materie, è aumentata la presenza di discariche illegali.

Infine, c’è un numero crescente di impianti di rifiuti - in particolare negli Stati Uniti, in Canada e Gran Bretagna, ma non sappia- no nulla per l’Italia - dove sono scoppiati incendi provocati da batterie al litio.

PARTIAMO DAI nUMERI

Nella relazione sugli incendi stilata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti si contabilizzano gli incendi in impianti e discariche dal 2014. Quell’anno, dice il documento, si sono registrati 42 incendi, di cui 35 in impianti e 7 in discariche. Nel 2015, 71 roghi (59 in impianti); nel 2016, 65, di cui 58 in impianti. Nei primi otto mesi del 2017 gli incendi sono stati 72 (66 in impianti).

Interessante il fatto, rilevato dalla Com- missione, che “non meno di un terzo” dei casi di incendio non sia stato segnalato

alle Procure come notizia di reato (anzi, è successo che i magistrati abbiano avviato indagini dopo aver ricevuto richieste dalla Commissione). E che solo nel 20% degli episodi si tratti per certo di fatti dolosi, anche se ovviamente stabilire le cause di un incendio non è cosa facile.

Ancora numeri: In tutto il 2017, secon- do un dossier elaborato dai Verdi, gli in- cendi in impianti e discariche sono stati 110, 23 nei primi tre mesi del 2018.

A questi dati vanno aggiunti quelli forniti dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa alla nuova Commissione parlamentare, quella cioè nata dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018, che ha avviato una se- conda indagine sugli incendi: da giugno 2018 a maggio 2019 si sono verificati 262 roghi, di cui 165 presso aree di de- posito rifiuti, i restanti in aree di lavora- zione rifiuti.

Mancano dati più recenti, anche se lo stesso ministro Costa ha detto nell’ot- tobre scorso che i “rumour delle prime statistiche” indicavano per il 2020 un miglioramento. I dati saranno contenuti nella nuova relazione della Commissione sul ciclo dei rifiuti, che dovrebbe essere pubblicata entro poche settimane.

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PIù InCEnDI AL nORD.

E nOn C’EnTRA SEMPRE LA MAFIA La relazione del 2018 della Commissione per il ciclo dei rifiuti indicava che il 47,5%

degli incendi censiti si era verificato nel Nord Italia, cioè la zona dove è maggiore il numero degli impianti. Un fatto che potrebbe sembrare sorprendente, dopo anni passati a leggere notizie sulla “Terra dei Fuochi” e sull’emergenza-rifiuti in molte località del Sud. Ma nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia per i primi sei mesi del 2019, che ha dedicato un focus proprio alla questione dei traffici di rifiuti, si legge: “Le indagini degli ultimi tempi portano a ritenere superate le tradizionali rotte e la vulgata per cui i flussi di rifiuti vanno dal nord “produttivo” al sud

“discarica”. Successivamente le rotte del traffico illegale hanno interessato la di- rettrice nord-nord: pure nel settentrione, infatti, i rifiuti sono smaltiti in discariche non autorizzate: spesso cave sulle quali, una volta ricoperte, vengono, non di rado, praticate colture”.

“Numerose sono state le inchieste giu- diziarie che negli ultimi anni hanno poi confermato come le consorterie mafiose, soprattutto quelle calabresi, invertendo la direttrice, hanno proiettato il traffico illecito di rifiuti al di fuori dei territori di elezione, verso il nord Italia”, dice ancora la relazione.

È sempre la Dia, però, a invitare anche a non cadere nell’errore di ritenere che la

“criminalità ambientale” abbia soltanto

“una veste mafiosa”, perché si correrebbe il rischio “di distrarre l’attenzione dalla reale essenza di un fenomeno che si alimenta costantemente grazie all’azione famelica di imprenditori spregiudicati, amministratori pubblici privi di scrupoli e soggetti politici in cerca di consenso, nonché di broker, anche a vocazione internazionale, in grado di interloquire ad ogni livello”.

Il rapporto cita non a caso le parole di un procuratore aggiunto di Brescia: “…ab- biamo notato… che l’aspetto qualifican- te di molte imprese operanti nel settore è quello per cui, ormai, si può fare a meno

per certi aspetti di rivolgersi obbligatoria- mente a criminalità organizzate di stam- po ‘ndranghetistico e camorristico… È diventato un modo callido e ‘intelligente’

di fare impresa da parte di alcuni opera- tori del settore. Io lo definisco… un reato di impresa, dove l’imprenditore del nord ha imparato come fare da solo, in modo autarchico… ha imparato a far ciò senza rivolgersi a esterni, ma mettendo in es- sere una serie di attività in proprio per la gestione dell’illecito trattamento”

.

QUAnDO BRUCIA Un IMPIAnTO In REgOLA

A intervenire, nel caso degli incendi di ri- fiuti, sono i vigili del Fuoco. Per la pre- cisione, circa il 10 per cento degli incendi in cui intervengono i pompieri riguarda- no la questione dei rifiuti, ha ricordato in un’audizione del febbraio 2019 davanti alla Commissione parlamentare d’inchie- sta Fabio Dattilo, il capo del Corpo. Si tratta quasi sempre di incendi di immon- dizia accumulata e cassonetti pieni, episo- di che vanno dalla protesta al vandalismo.

Ma, quando si tratta di incendi in impianti adibiti al trattamento o allo stoccaggio di rifiuti, è lo stesso Dattilo a dire che una buona parte “erano soggetti sia a Via sia ad Aia”. E a precisare anche che gli im- pianti incendiati erano spesso soggetti a procedure semplificate di autorizzazione in base agli articoli 214 e 216 del testo unico sull’ambiente, cioè il decreto legi- slativo numero 152 del 2006.

Si tratta della regola che consente di av- viare il recupero o lo smaltimento di ri- fiuti non pericolosi entro 90 giorni “dal- la comunicazione di inizio di attività alla competente Sezione Regionale dell’Albo nazionale gestori ambientali”. Anche se le procedure semplificate “devono garan- tire in ogni caso un elevato livello di pro- tezione ambientale e controlli efficaci”.

Un elemento interessante è anche quel- lo indicato dal già citato dossier dei Ver- di: “Troppo spesso dopo gli incendi ci si accorge che nei siti erano presenti rifiuti diversi da quelli autorizzati (spesso con concessioni in deroga da parte di chi deve far rispettare le norme come gli assessorati

regionali di riferimento)”. E l’emergenza Covid ha se possibile ampliato il fenomeno delle deroghe per aumentare quantità di rifiuti depositate e tempi di permanenza.

ASSICURAZIOnI In DIFFICOLTà Non solo. Come ha spiegato in un’al- tra audizione sempre davanti alla stes- sa Commissione, nel novembre 2019, Umberto guidoni, direttore business di Ania (l’associazione nazionale delle imprese assicurative), quello che manca spesso negli impianti sono le telecamere di sorveglianza e sistemi antincendio efficaci. Ma c’è anche difficoltà, da parte delle assicurazioni, a ricevere il certificato di prevenzione incendi: “Infatti il rilascio di tale certificato, pur essendo obbligatorio per il gestore dell’impianto, non è un requisito per l’autorizzazione dell’esercizio dell’attività di gestione dei rifiuti, quindi spesso non lo hanno a disposizione i gestori di rifiuti”, ha detto Guidoni. “Neanche la circolare emanata dal Ministero dell’ambiente nel 2018

‘Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti e per la prevenzione dei rischi modifica in alcun modo il sistema di autorizzazioni vigore, quindi non risolve questo tipo di problema che invece per il settore sarebbe molto importante”.

Le imprese assicurative non si occupano di impianti e discariche soltanto per le polizze antincendio, ma anche le per ga- ranzie finanziarie, cioè gli strumenti che assicurano le Regioni da inadempimenti contrattuali dei gestori.

Secondo Ania, gli incendi degli ultimi anni hanno avuto ripercussioni negative sull’offerta assicurativa, con una riduzio- ne anche sul fronte delle garanzie fideius- sorie. Non a caso, in un recente webinar della Fise (Federazione Imprese di Servizi) sulla prevenzione degli incendi, Alfredo Mancini, presidente di un’impresa mar- chigiana specializzata nel recupero di me- talli, lamentava proprio che “le assicura- zioni si rifiutano di coprire i rischi”.

Si tratta di un settore delicato, anche per- ché spesso per questo tipo di impianti si chiedono garanzie trentennali. Ed è un

NOTIZIARIO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI

STAFFETTA RIFIUTI

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mercato su cui, per stessa ammissione del- la Banca d’Italia e dell’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), circolano an- che operatori finanziari - in molti casi esteri - dai requisiti, per cos” dire, opachi.

C’è almeno un caso, comunque, in cui la collaborazione tra autorità e compagnie di assicurazione nelle indagini su diversi incendi di rifiuti sembra aver ottenuto il risultato di ridurre il numero di roghi a livello nazionale. Si tratta dei Paesi Bas- si, come indica un rapporto dell’agosto scorso dell’Interpol, dedicato proprio ai traffici di rifiuti. In seguito ai risultati di tali indagini, infatti le assicurazioni han- no deciso di non coprire più gli incendi che avvengono nei siti di stoccaggio all’a- perto. Come risultato, c’è stato un netto calo del numero di roghi apparentemente qualificati come accidentali negli impianti di riciclaggio da gennaio a marzo 2020, circostanza che dimostrerebbe che una parte dell’aumento del numero degli in- cendi di rifiuti era quasi certamente do- vuto ad atti deliberati.

Sempre secondo Interpol, l’aumento de- gli incendi ha riguardato, oltre all’Italia e ai Paesi Bassi, anche la Polonia (80 incendi nel primo trimestre 2018) e la Romania.

E, fuori dall’Europa, Malaysia, Thailan- dia e Turchia. Mentre quasi la metà (il 40 per cento) degli Stati che hanno fornito dati all’Interpol sull’evoluzione del tratta- mento illegale dei rifiuti, ha segnalato un aumento di tali attività illegali nei propri territori dal 2018.

LA CInA nOn è PIù vICInA

C’è un problema di contesto dicevamo, e cioè l’aumento della produzione di rifiu- ti, che ha fatto seguito alla contrazione durante la crisi finanziaria. Nel 2018, in Italia (dati Ispra) sono state prodotte oltre 30 milioni di tonnellate di rifiuti, 500.000 delle quali esportate all’estero

E c’è anche un fenomeno globale di au- mento di rifiuti di plastica, in particolare.

Dal 2010 la massa cresce a un ritmo an- nuo di circa 10 milioni di tonnellate, fino ad arrivare ai quasi 360 milioni di tonnel-

late prodotte nel 2018. Fino a quell’anno, la Cina assorbiva circa l’85% di tutte le esportazioni di rifiuti di plastica dall’Eu- ropa. Ma dopo aver bloccato un numero sempre maggiore di aziende importatrici per attività illegali, negli anni precedenti, nel 2018 Pechino ha vietato l’importazio- ne di 24 tipologie di rifiuti, soprattutto imballaggi.

La conseguenza principale è stata, secon- do Interpol, che i rifiuti di materie plasti- che hanno preso a muoversi su canali al- ternativi: attualmente esisterebbero oltre 250 “trade route” (95 delle quali in Asia), percorsi commerciali più o meno standar- dizzati che coinvolgono 64 Stati importa- tori e 57 esportatori.

I dati di Interpol evidenziano anche un aumento di circa il 33% dei volumi di ri- fiuti di materie plastiche che hanno viag- giato su rotte intraeuropee a partire dal 2018. I destinatari sono soprattutto paesi dell’Est Europa che offrono prezzi e tasse più bassi. Ma ci sono casi, come

la Repubblica Ceca e la Romania, che ricevono carichi di rifiuti di materie pla- stiche qualificati come “da riciclare” che però poi finiscono in discarica o bruciati.

IL RICICLAggIO C’è, MA

In Italia, il grosso buco resta quella degli impianti, il cui numero tutti giudicano in- sufficienti, e del trattamento della plastica.

Anche se in teoria il tasso di riciclaggio è nella media europea, e talvolta anche su- periore. Secondo il rapporto “L’Italia del Riciclo 2019” di Fise Unicircular e Fon- dazione per lo Sviluppo Sostenibile, il riciclaggio della carta è all’81% (terzo posto in Europa), del vetro al 76% (terzo posto), della plastica al 45% (terzo po- sto), del legno al 63% (secondo posto), dell’alluminio 80%, dell’acciaio 79%.

Ma il riciclaggio dipende dalla quantità e dalla qualità raccolta differenziata. Secon- do Ispra, nel 2018 il tasso di raccolta dif- ferenziata dei rifiuti urbani in Italia è stato del 58,1%, in crescita di 2,6 punti percen- tuali sull’anno prima: ma la legge 296 del 2006 indicava l’obiettivo della raccolta dif-

ferenziata del 65% per il 2012. E in disca- rica finisce ancora circa il 22% dei rifiuti.

E sempre secondo Ispra, il riciclaggio della plastica è quello più difficoltoso in Italia, e anche l’unico che non raggiunge già, a differenza degli altri materiali, gli obietti- vi per il 2025 posti dall’Unione Europea.

Servono, dice l’Istituto, nuove tecnologie di trattamento della plastica, compreso il riciclo chimico.

Nel 2018, indicano sempre i dati Ispra, erano attivi in Italia 646 impianti di ge- stione dei rifiuti urbani: 281 per il com- postaggio, 13 per il trattamento mecca- nico biologico (Tmb), 127 discariche, 38 inceneritori, 35 impianti per il trattamen- to integrato aerobico/anaerobico, 11 per il coincenerimento.

Per quanto riguarda invece gli impian- ti per i rifiuti speciali, i numeri forniti sempre da Ispra quest’anno dicono che sono in totale 10.813, di cui 4.425 per il recupero di materiali, 1.524 autodemo- litori, 1.702 depositi di stoccaggio, 310 discariche.

L’obiettivo è quello di avere meno di- scariche, e più impianti di trattamen- to. Utilitalia stima per i prossimi anni un fabbisogno di 8 miliardi di euro per costruire nuovi impianti e ampliare la raccolta differenziata.

Oltre alle difficoltà burocratiche, costru- ire impianti spesso è difficile anche per le proteste locali. Si tratta del fenomeno chiamato nimby (Not in My Back Yard, non nel mio cortile). Francesco Fer- rante, vicepresidente del Kyoto club, ex senatore, ne scrive spesso sul pro- prio account Twitter, segnalando tutti i casi opposizione locale, con i cittadini in piazza, spesso accompagnati da ammini- stratori locali, per protestare per esempio contro impianti di bio-metano o di com- postaggio, senza i quali nessuna politica di “rifiuti zero” può avere successo. Ma anche il Nimby è frutto di anni di man- cata trasparenza e di storie di corruzione e malversazione, che provocano la scarsa fiducia dei cittadini.

Il risultato, molto spesso, è che i rifiuti, invece di essere trattati e trasformati vi-

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DALLE REgIOnI 19/03/2021

EMILIA ROMAgnA, L’ECCELLEnZA nELLA DIFFEREnZIATA

.

Il rapporto 2020 sulla gestione dei rifiuti nella Regione.

La mappa degli impianti, l’effetto della tariffa puntuale

L’Arpae Emilia Romagna e la Regione, dopo la delibera della giunta regionale (v. Staffetta 14/12/20), hanno elaborato il re- port relativo alla gestione dei rifiuti 2020.

Dal rapporto emerge che la produzione di rifiuti urbani relativa all’anno 2019 è arrivata quasi a 3 milioni di tonnellate: ciò indica una diminuzione dello 0,9% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda la produzione di rifiuti indifferenziati si ar- riva a 870 mila tonnellate, con una riduzione della raccolta pro capite nell’ultimo decennio. Di questi 744 mila tonnellate sono state destinate all’incenerimento, 70 mila alla bio-stabilizzazione per la produzione di Fos e 50 mila alle discariche.

Ma le cifre importanti riguardano soprattutto la raccolta diffe- renziata: si registrano più di 2 milioni di tonnellate, pari al 71%

della produzione totale. Ciò rende l’Emilia Romagna la regione più virtuosa in tema di rifiuti differenziabili a livello nazionale, confermando il trend di crescita degli ultimi dieci anni: la soglia obbligatoria è del 65%. A oltrepassare questa percentuale sono stati 200 comuni, molti dei quali applicano la tariffa puntua- le. Nel report è specificato come dove si adotti la tariffa/tributo puntuale i risultati siano superiori sia in termini di percentuali di raccolta differenziata sia per quanto riguarda la produzione pro capite di rifiuti. In testa abbiamo Ferrara, Reggio Emilia e Par- ma (tutte oltre l’80%) seguite da Rimini e Piacenza (intorno al

68%). Questo significa anche che la Regione si sta avvicinando all’obiettivo fissato dal Piano regionale dei rifiuti, pari al 73%.

Si parla poi di compostaggio: quello domestico è stato messo in atto da 164 comuni, mentre quello di comunità solo da quattro.

Viene anche messo in risalto il ruolo dei centri di raccolta sul territorio regionale che hanno ricevuto il 29% dei rifiuti diffe- renziabili. La loro importanza è grande soprattutto nei comuni montani a scarsa intensità abitativa.

Gli impianti che hanno dichiarato di occuparsi di recupero e smaltimento rifiuti sono stati 1408, con una maggiore diffusione nei centri di Bologna (239), Modena (227) e Forlì-Cesena (195), seguiti da Ravenna e Reggio Emilia con numeri poco più bassi.

Le tipologie impiantistiche comprendono autodemolizioni, ince- neritori, compostaggio, impianti di stoccaggio, di trattamento meccanico biologico o chimico fisico biologico. Ma quelli più numerosi sul territorio sono quelli che si occupano del recupero di materia e di stoccaggio: rispettivamente 812 e 324. Capitolo discariche:37 chiuse e solo 11 quelle ancora attive. Infatti anche il conferimento in discarica è diminuito, attestandosi all’1,7 %.

Si analizza la crescita del tasso di riciclaggio per frazione rispetto alla produzione totale dei rifiuti: il 63%. Anche in questo caso l’Emilia Romagna ha superato l’obiettivo previsto dalla normati- va europea, fissato al 50%.

cino a dove sono prodotti, viaggiano, anche per effetto dell’eliminazione (se- condo determinati parametri) dei vincoli di bacino per i rifiuti urbani e assimilabili disposto dal decreto legge 133/2014.

Una circostanza che secondo la Direzio- ne Investigativa Antimafia non è affat- to estranea al fenomeno degli incendi, perché obbligando a smaltire i rifiuti in loco, si controlla meglio la situazione e si costringe anche le amministrazioni a dotarsi degli impianti necessari.

Oltre agli impianti, però, occorre garanti- re anche, come chiedono da tempo sia le associazioni ambientaliste che le imprese, che la materia ottenuta con le operazio- ni di riciclo trovi un mercato, dando pure una spinta agli “acquisti verdi” previsti per

esempio dalla normativa sul green Public Procurement, i cui obblighi sono disatte- si ancora dal 30% delle amministrazioni comunali (dati Legambiente 2018).

Si tratta dei famosi decreti End of wa- ste, quelli che danno al rifiuto la dignità di materia seconda, per cos” dire. I decreti emanati finora sono stati cinque, ultimo quello sulla carta. Ma il ministro Costa ha annunciato per febbraio il provvedimento su costruzioni e demolizioni, che riguarda circa 60 milioni di tonnellate di materiale.

LE BATTERIE ZOMBIE

Infine, come dicevamo, vale forse la pena di citare un fenomeno in preoc- cupante crescita in almeno tre Paesi -

Usa, Canada e Regno Unito - ma di cui in Italia non pare esserci traccia: quello degli incendi provocati dalle batterie elettriche, spesso gettate insieme ai gio- cattoli o agli apparecchi di plastica che alimentano.

Nei mesi scorsi la Environmental Ser- vices Association (Ese), di cui fanno parte multinazionali dei rifiuti come Biffa, Veolia e Suez, hanno lanciato una campagna, Take Charge, per invitare le persone a gettare negli appositi conteni- tori le batterie, perché possono prendere fuoco ed esplodere. In particolare, alle batterie al litio si attribuiscono circa 250 incendi in impianti di raccolta e riciclag- gio rifiuti sul territorio britannico in un solo anno, fino al marzo scorso.

NOTIZIARIO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI

STAFFETTA RIFIUTI

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DALLE REgIOnI 12/03/2021

BIOMETAnO, Ok AD ACERRA

CALABRIA, 4,2 MLn PER TRASPORTO FUORI REgIOnE

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Notizie dalle Regioni. Questa settimana dai bollettini pubblicati dal 4 al 10 marzo

CALABRIA

Emergenza rifiuti, cambio alla guida Nel bollettino n. 17 del 4 marzo è pubbli- cata la deliberazione con cui viene revo- cato l’incarico al DG Infrastrutture, lavori pubblici e mobilità Domenico Pallaria re- lativo al completamento degli interventi per il superamento delle criticità nel set- tore dei rifiuti solidi urbani. Responsa- bile della struttura sarà ora il DG Tutela dell’ambiente, competente in materia.

Trasporto fuori Regione, liquidati 4,2 mln

Nel bollettino n. 18 del 9 marzo sono pubblicati i decreti con cui si liquidano 4,2 mln di euro per il trasporto extraregionale dei rifiuti. I pagamenti sono così ripartiti:

736mila e 334mila euro a Calabria Maceri e Servizi Spa, 3 mln a Herambiente Spa e 206mila euro a Ecosistem Srl.

CAMPAnIA

Autodemolizione,

due assoggettamenti a via

Nel bollettino n. 21 dell’8 marzo è pub- blicato il decreto con cui si assoggetta a valutazione d’impatto ambientale il pro- getto di un impianto di autodemolizione a Buonalbergo. Il progetto era stato pre- sentato da F.lli Miele Srl.

Nello stesso bollettino è pubblicato il de- creto con cui si assoggetta a valutazione d’impatto ambientale il progetto di un impianto di autodemolizione a Casoria.

Il progetto era stato presentato da Turbo Ricambi Srl.

Biometano, ok ad Acerra

Nel bollettino n. 21 dell’8 marzo è pub- blicato il decreto con cui si autorizza il progetto di un impianto di produzione

biometano e compost da 81.000 t/a di rifiuti trattati ad Acerra. Il progetto era stato presentato da New Green Fuel Srl.

LAZIO

Impianto mobile, ok ad Atina

Nel supplemento al bollettino n. 25 del 9 marzo è pubblicata la determinazio- ne con cui si autorizza il progetto di un Impianto mobile per rifiuti speciali non pericolosi ad Atina. Il progetto era stato presentato da Di Duca Costruzioni Srl.

nasce l’anagrafe dei rifiuti

Nel bollettino n. 25 del 9 marzo è pub- blicata la legge di conversione della proposta di legge 80/2018 (v. Staffetta 26/02/20) con cui si istituisce l’Anagrafe pubblica dei rifiuti. L’Anagrafe, che verrà ospitata sulla pagina web della Regione, conterrà i dati sulla produzione di rifiuti solidi urbani, sulla raccolta differenziata, sugli impianti a servizio della raccolta differenziata, sugli impianti a servizio della raccolta indifferenziata, sulle disca- riche, sulle tariffe di accesso agli impianti di trattamento e smaltimento, sulle autoriz- zazioni integrate ambientali, sui progetti presentati per la verifica della valuta- zione di impiatto ambientale e per la valu- tazione d’impatto ambientale, sulle spedi- zioni transfrontaliere, sull’osservatorio rifiuti sovraregionale.

MARChE

Piano rifiuti, così l’aggiornamento Nel bollettino n. 18 del 5 marzo è pubbli- cata la deliberazione con cui si approva la Definizione di obiettivi della pianificazione e di modalità operative per l’aggiornamen- to e l’adeguamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato nel 2015. Il

documento, in allegato, parte dalla con- statazione di un’impiantistica insufficiente e un eccessivo ricorso allo smaltimento in discarica per fissare le modalità di analisi dello stato di fatto, di individuazione degli obiettivi (riduzione dei rifiuti prodotti, va- lorizzazione come materia, contenimento dello smaltimento in discarica) e i conte- nuti della proposta di piano.

SICILIA

Messa in riserva e recupero, wok a Palermo

Nella Gazzetta Ufficiale n. 9 del 5 marzo è pubblicato il decreto con cui si autoriz- za il progetto di un impianto di messa in riserva e recupero di rifiuti non pericolosi a Palermo. Il progetto era stato presenta- to da Ecogrin Srls.

Inerti, progetto a Castel di Lucio Nella Gazzetta Ufficiale n. 9 del 5 marzo è pubblicato il decreto con cui si assoggetta a valutazione d’impatto ambientale il pro- getto di un impianto di recupero inerti a Castel di Lucio. Il progetto era stato pre- sentato da Fratelli Mammana Srl.

NOTIZIARIO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI

STAFFETTA RIFIUTI

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DALLE REgIOnI 08/03/2021

CAMPAnIA, AUMEnTA LA FORSU gESTITA DALLA REgIOnE MA MAnCAnO gLI IMPIAnTI

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418mila t/anno di frazione organica inviate fuori Regione, necessarie 434mila tonnellate annue di nuova capacità impiantistica

Nel 2019 la Campania ha registrato un significativo incremento della quota di rifiuti organici gestiti in ambito regionale rispetto agli anni precedenti. Circa 181.000 tonnellate sono state gestite all’interno di sei impianti di compostaggio e digestione anaerobi- ca campani: un numero in crescita rispetto al passato, ma ancora insufficiente. Se da un lato le iniziative di molti investitori privati e la riattivazione dell’impianto pubblico di digestione anaerobica di Salerno hanno consentito alla Campania di gestire una quota più elevata di frazione organica, dall’altro l’analisi del bilancio di materia regionale evidenzia ancora un notevole deficit di tratta- mento, saldamente legato a un’importante carenza impiantistica.

A spiegarlo è un articolo pubblicato di recente sul periodico Arpa Campania Ambiente, firmato dal direttore tecnico dell’Agenzia regionale, Claudio Marro, e da due tecnici della Sezione regionale del Catasto rifiuti, Alberto Grosso e Giuseppe De Palma.

All’interno della regione, si legge nell’articolo, vengono prodot- te annualmente circa 925.000 tonnellate di rifiuti organici, circa il 35% del totale di rifiuti urbani prodotti. Nel 2019 sono sta- te raccolte e avviate a recupero 624.191 tonnellate di frazione organica della raccolta differenziata dei Comuni campani, ma a fronte di un’elevata capacità di intercettare i rifiuti organici (67,5%) la regione sconta ancora significative carenze infra- strutturali. In Campania manca una rete adeguata di impianti di recupero della frazione organica, grazie ai quali buona parte dei rifiuti potrebbe essere impiegata per la produzione di biometa- no, ammendanti e fertilizzanti per il suolo. A causa del gap im- piantistico, circa 418.000 tonnellate di rifiuti organici vengono inviate fuori dalla regione, in oltre 33 province italiane. Il 40%

dei rifiuti organici provenienti da impianti di prima destinazione campani viene recuperato nella sola provincia di Padova.

Per far fronte a questo gap sarebbe necessario dotare la regione di ulteriore capacità impiantistica, per una potenzialità complessiva di circa 434.000 tonnellate annue. I rifiuti organici rappresentano un flusso chiave nell’ambito dello sviluppo dell’economia circolare e l’insufficienza di impianti di trattamento di questa frazione co-

stituisce un ostacolo allo sviluppo del settore. Un’iniziativa impor- tante per colmare il deficit impiantistico è indubbiamente la realiz- zazione degli impianti di iniziativa pubblica nei Comuni che hanno aderito alla manifestazione di interesse pubblicata dalla Regione a maggio del 2016. In base al cronoprogramma di realizzazione di tali impianti, nel 2025 la capacità di trattamento dovrebbe essere pari a 734.000 tonnellate, ulteriormente integrata da impianti di iniziativa privata. Da una prima ricognizione, risultano in corso di valutazione 10 progetti di impianti di trattamento della frazione organica in procedimento di Via, per una capacità di trattamento totale di circa 695.000 tonnellate annue.

Colmare il gap impiantistico per la Campania significa puntare al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pacchetto sull’Eco- nomia Circolare, creando una rete integrata di impianti di tratta- mento e aumentando la capacità della regione di trasformare la frazione organica in compost. Quest’ultimo, prodotto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione dei rifiuti organici derivanti anche dalla raccolta differenziata degli urbani, potrà essere commercializzato ed utilizzato in agricoltu- ra con la denominazione di “Ammendante Compostato Misto”.

Prima della commercializzazione, il Dipartimento dell’ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e l’Agenzia delle dogane avranno il compito di accertare il rispetto dei requisiti e dei parametri normativi, tra i quali quelli relativi alla concentrazione di metalli pesanti e al contenuto di materiali estranei (plastiche, vetro, metalli). In caso di violazioni della normativa, il compost verrà declassato a rifiuto in qualità di

“Compost Fuori Specifica” e assoggettato alla normativa rifiuti e ai controlli previsti nei procedimenti di autorizzazione inerenti agli impianti di produzione. Qualora gli enti competenti accer- tassero delle violazioni o delle irregolarità rispetto ai parametri dettati dal D.Lgs. 75/2010 e successive modificazioni, il compost non potrà più essere utilizzato in agricoltura e dovrà essere ge- stito come rifiuto.

DALLE REgIOnI 02/03/2021

CRIFIUTI SPECIALI, I DATI DEL PIEMOnTE

Nel 2018 aumenta la produzione, soprattutto di rifiuti pericolosi.

Diminuisce il conferimento in discarica e l’incenerimento resta sotto l’1%

Con determinazione del dirigente dei Servizi ambientali 54 dell’8 febbraio 2021, la Regione Piemonte ha approvato

il primo Rapporto di monitoraggio am- bientale relativo ai rifiuti speciali. Il Rap- porto, pubblicato con cadenza triennale,

serve a dar conto del raggiungimento degli obiettivi fissati nel Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali (Prrs) e nel

NOTIZIARIO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI

STAFFETTA RIFIUTI

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relativo Piano di monitoraggio ambien- tale. Il Rapporto contiene poi i dati sulla produzione dei rifiuti speciali in Piemon- te, sulla loro gestione e sugli impianti di gestione attivi in Regione, sulle importa- zioni ed esportazioni di rifiuti.

Nel 2018, la produzione di rifiuti spe- ciali in Piemonte è stata di 10,2 mln di tonnellate, ovvero 2.333 kg per abitante/

anno. Rispetto al 2017, la produzione è aumentata del 9,7%. Il 91% dei rifiuti speciali prodotti in Regione sono rifiuti non pericolosi. Il 46% dei rifiuti speciali complessivi è costituito da rifiuti da costruzione e demolizione, seguiti dal 26% di rifiuti da trattamento rifiuti e acque. Questi trend si confermano in linea con quelli degli anni precedenti.

Sulla base delle dichiarazioni Mud, i rifiuti speciali pericolosi nel 2018 sono cresciuti del 19% rispetto al 2017, tornando cos» ai livelli del 2016. La crescita si

concentra nelle province di Torino – a causa soprattutto della Ambienthesis di Orbassano – e in quella di Cuneo.

Per quanto riguarda la gestione dei ri- fiuti speciali, nel 2018 il Piemonte ha gestito 9,9 mln di tonnellate di rifiuti. Di questi, l’81% è stato destinato al recu- pero, il 4% è finito in discarica e il 15%

è stato smaltito mediante altre tipologie di smaltimento, soprattutto trattamento chimico-fisico. In quest’ultima catego- ria rientrano la quasi totalità dei rifiuti speciali. Il recupero è stato soprattutto di materia, e solo per il 2% del totale è recupero di energia. Il 60% delle ope- razioni di recupero hanno riguardato le sostanze inorganiche, il 16% metalli o composti metallici e il 16% le sostan- ze organiche. L’incenerimento riguarda meno dell’1% del totale dei rifiuti spe- ciali. Rispetto al 2017, lo smaltimento in discarica è diminuito del 18%. In Regio-

ne, gli impianti di gestione rifiuti spe- ciali attivi nel 2018 erano 1.182. Il 40%

di questi è nella Città metropolitana di Torino, seguita dalla provincia di Cuneo con il 19%, di Alessandria con il 12% e di Novara con il 9%.

Passiamo a import ed export. Nel 2018, il flusso in ingresso e in uscita dal Piemon- te verso le altre Regioni italiane è stato di 5,7 mln di tonnellate di rifiuti: 3,1 mln di importazioni e 2,6 mln di esportazioni.

La Lombardia importa il 75% dei rifiuti in uscita dal Piemonte ed esporta in Pie- monte il 51% dei rifiuti che entrano in Re- gione. Meno rilevanti sono i flussi con l’e- stero. Nel 2018, il Piemonte ha esportato 253mila tonnellate di rifiuti e ne ha impor- tate 221mila, per un flusso complessivo di scambi con l’estero da 470mila tonnellate di rifiuti. Rispetto al 2017, gli scambi con le altre Regioni italiane e con l’estero sono diminuiti del 3,2%.

DALLE REgIOnI 11/02/2021

CAMPAnIA, BAnDO PER “PORTA A PORTA”

BIOMETAnO, PROgETTI In Fvg E SICILIA

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Notizie dalle Regioni. Questa settimana dai bollettini pubblicati dal 4 al 10 febbraio

CALABRIA

Stop a progetto discarica Sant’Onofrio

Nel bollettino n. 11 del 5 febbraio è pubblicato il decreto con cui si nega l’autorizzazione al progetto, presentato da Ecosistem Srl, di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi a Sant’Ono- frio. L’istanza è improcedibile perché il progetto ricade in aree con vincoli inibitori.

106mila euro per gestione percolato

Nel bollettino n. 12 del 9 febbraio è pubblicato il decreto con cui si liquidano 106mila euro a favore di Crotonscavi Costru- zioni Generali Spa per il prelievo, trasporto e trattamento del percolato prodotto nella discarica ex Tec Veolia di Gioia Tauro.

CAMPAnIA

Porta a porta, bando da 28 mln

Nel bollettino n. 14 dell’8 febbraio è pubblicato il bando da 28 mln di euro per l’affidamento del servizio raccolta, trasporto e

allontanamento rifiuti con metodo

“porta a porta” nei Comuni di Vico Equense e Meta per la durata di sette anni.

FRIULI vEnEZIA gIULIA

Progetto di biometano da rifiuti

Nel bollettino n. 6 del 10 febbraio è pubblicato il decreto con cui si autorizza il progetto, presentato da Bionet Srl, di impianto per la produzione di biometano da rifiuti a Udine.

LAZIO

Progetto di recupero inerti in cementificio

Nel supplemento al bollettino n. 11 del 4 febbraio è pubblicata la determinazione con cui si esprime compatibilità ambientale positiva per il progetto, presentato da Italcementi Spa, di re- cupero di inerti come materia prima seconda da utilizzare nel proprio cementificio di Colleferro.

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Termovalorizzazione, ok a Ecologia viterbo

Nel supplemento al bollettino n. 12 del 9 febbraio è pubblicata la determinazione con cui si autorizza progetto, presentato da Ecologia Viterbo Srl, di termovalorizzazione dopo essiccamen- to della frazione organica stabilizzata prodotta nell’impianto di trattamento meccanico-biologico di Viterbo, per le esigenze energetiche dell’impianto stesso.

Capping Cupinoro, appalto a htr Ambiente e Pavoni Nel supplemento al bollettino n. 12 del 9 febbraio è pubblicata la determinazione con cui si approva l’aggiudicazione della gara da 7 mln per il capping della discarica di Cupinoro (v. Staffetta 09/10/20). Si aggiudicano l’appalto Htr Ambiente Srl e Pavoni Spa, come mandanti, e Rti Htr Bonifiche Srl, come mandataria.

SARDEgnA

Covid, conferimento nel termovalorizzatore

Nel bollettino n. 9 del 5 febbraio è pubblicata l’ordinanza con cui si dispone che i rifiuti urbani prodotti da positivi al Covid vengano conferiti nel termovalorizzatore di Macchiareddu, che riprenderà l’attività a partire da febbraio.

SICILIA

Progetto di biometano da rifiuti

Nella Gazzetta Ufficiale n. 5 del 5 febbraio è pubblicato il decre- to con cui si assoggetta a Via il progetto, presentato da Industria Mediterranea Energie Rinnovabili Alcoli, di impianto per la pro- duzione di biometano da rifiuti a Petrosino.

TOSCAnA

Ampliamento discarica, al via l’inchiesta pubblica

Nel bollettino n. 6 del 10 febbraio è pubblicata deliberazio- ne con cui si dispone lo svolgimento di un’inchiesta pubblica nell’ambito del provvedimento autorizzatorio per l’ampliamen- to della discarica di Terranuova Bracciolini di proprietà di Centro Servizi Ambiente Impianti Spa.

Organico, aggiudicato bando da 814mila euro

Nel bollettino avvisi e concorsi n. 6 del 10 febbraio è pubblicato l’avviso di aggiudicazione ad Autotrasporti Mozzi Giuseppe e Geo Snc del bando da 814mila euro per il trasporto e il tratta- mento dei rifiuti biodegradabili da cucine e mense a Viareggio, per la durata di 12 mesi.

vEnETO

Sant’Urbano, proroga conferimento straordinario

Nel bollettino n. 17 del 5 febbraio sono pubblicati i decreti con cui si proroga, fino a fine 2021, il conferimento straordi- nario di rifiuti nella discarica di Sant’Urbano per i bacini “Ve- nezia Ambiente”, “Priula” e “Belluno-Dolomiti” (v. Staffetta 24/12/20).

Tributo speciale, modulistica

Nel bollettino n. 21 del 9 febbraio è pubblicato il decreto con cui si approva il Modello per la dichiarazione annuale di con- ferimento in discarica dei rifiuti solidi per l’anno 2020, in al- legato.

DALLE REgIOnI 25/01/2021

SARDEgnA, RIFIUTI SPECIALI: DATI, OBIETTIvI E AREE IDOnEE

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La Giunta approva l’aggiornamento al piano regionale di gestione

Con delibera n. 1/21 dell’8 gennaio – pubblicata nel supplemento straordinario al bollettino regionale n. 6 del 21 genna- io – la Giunta della Sardegna ha appro- vato l’aggiornamento della sezione rifiuti speciali del Piano regionale di gestione dei rifiuti. L’aggiornamento aveva già ri- cevuto valutazione ambientale strategica positiva e valutazione d’incidenza posi- tiva. Il documento contiene i dati sulla produzione dei rifiuti speciali, gli obiettivi della Regione per 2026 e i criteri per in- dividuare aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti.

Nel documento si legge che, nel 2018, la Sardegna ha prodotto 2.440.123 ton- nellate di rifiuti speciali, l’82,5% delle quali è costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 17,5% da rifiuti pericolosi (cap. 5). I rifiuti non pericolosi sono a loro volta costituiti soprattutto da inerti, che compongono il 38,1% del totale dei rifiuti speciali prodotti. Per quanto riguar- da le fonti di produzione, significativo il fatto che il 22% dei rifiuti speciali provie- ne da tre aziende: il produttore di zinco e piombo Portovesme e le centrali termoe- lettriche a carbone Sulcis e Fiumesanto.

Per quanto riguarda esportazioni e im- portazioni (cap. 7), il saldo è a favore delle importazioni: nel 2018 la Sardegna ha importato 437.778 tonnellate di rifiuti speciali, di cui 93.601 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 344.177 pericolosi, e ne ha esportate 330.547, di cui 208.627 non pericolose e 121.919 pericolose.

Per quanto riguarda la gestione (cap. 8), nel 2018 il 41,3% dei rifiuti speciali è stato avviato al recupero di materia (contro il 67,7% a livello nazionale), il 33,6% è stato smaltito in discarica (7,8% a livello nazionale), mentre le altre operazioni di

NOTIZIARIO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI

STAFFETTA RIFIUTI

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smaltimento hanno pesato per il 13,3%, la messa in riserva per l’11% e il recupero di energia per lo 0,8% – in linea con le quote nazionali.

Gli obiettivi (cap. 9) del piano per il 2026 sono la riduzione del 5%

per unità di Pil dei rifiuti speciali non pericolosi e del 10% per unità di Pil

per quelli pericolosi rispetto al 2010, l’aumento del riciclo, soprattutto di imballaggi e rifiuti da costruzione e demolizione, la limitazione del recupero energetico ai soli rifiuti non idonei al recupero di materia e la riduzione dello smaltimento in discarica, che nel 2030 dovrà accogliere solo i rifiuti non adatti

al riciclaggio o al recupero.

Infine, il piano contiene una stima dei fab- bisogni impiantistici per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti speciali (cap. 11) e alcuni criteri per l’individuazione di aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti per lo smaltimento e il recupero (cap. 14).

nORMATIvA 18/03/2021

RIFIUTI SPECIALI, InDICATORI E METODOLOgIE PER IL RAPPORTO AnnUALE SnPA

di Simone Pranno

La linea guida in una delibera del Consiglio

Il Snpa ha reso nota la linea guida (LG) relativa all’elaborazio- ne delle metodologie che verranno impiegate per la stesura del rapporto annuale Rifiuti Speciali, ai sensi dell’art. 189 del Codice dell’ambiente (Dlgs152/2006). Il documento fornisce un quadro sui principali riferimenti normativi in materia di rifiuti, a livello eu- ropeo e italiano, ed enumera 18 indicatori per la realizzazione del rapporto, descrivendone lo scopo, la metodologia di costruzione e le motivazioni alla base delle scelte metodologiche. La linea gui- da è condivisa da Ispra e dal Sistema Agenziale, allo scopo di rendere più omogenei e confrontabili i risultati delle elaborazioni dei dati ambientali. Verrà revisionata con cadenza almeno annua- le, in base agli esiti della sua applicazione, e sarà aggiornata in caso di novità normative successive alla sua pubblicazione.

Gli indicatori descritti nel documento, numerati dalla a) alla r), prendono in considerazione:

a) Rifiuti trattati per tipologia di gestione: traccia il quadro delle modalità di gestione dei rifiuti speciali allo scopo di ve- rificarne l’efficacia e l’efficienza e di evidenziare le forme di gestione più significative sul territorio regionale e nazionale;

b) Recupero e smaltimento dei rifiuti non pericolosi e pe- ricolosi: fornisce informazioni sui quantitativi avviati a recu- pero o smaltimento e sottolinea i punti di forza e debolezza del parco impiantistico delle singole regioni, al fine di indivi- duare azioni volte a minimizzare lo smaltimento in discarica;

c) numero di discariche in esercizio e quantità di rifiuti gestiti;

d) numero di discariche autorizzate non operative e vo- lumetria residua;

e) numero di impianti di incenerimento e quantità gesti- te per capitolo dell’Elenco Europeo dei rifiuti;

f) numero di impianti di coincenerimento e quantità ge- stite per capitolo dell’Elenco Europeo dei rifiuti;

g) numero di Impianti di stoccaggio e quantità gestite: mira a fornire indicazioni sulla disponibilità impiantistica territoriale agli organi competenti, ai fini di una corretta pianificazione;

h) gestione dei rifiuti contenenti amianto, inclusi quelli desti- nati all’estero, al fine di programmare e pianificare la loro ge- stione in funzione della disponibilità impiantistica territoriale;

i) Esportazione e Importazione transfrontaliera dei ri- fiuti speciali pericolosi e non pericolosi per capitolo dell’Elenco Europeo dei rifiuti: l’indicatore mira a fornire informazioni utili per la pianificazione di strategie volte a soddisfare la domanda interna di mercato;

j) Esportazione e Importazione regionale dei rifiuti spe- ciali pericolosi e non pericolosi per capitolo dell’Elenco Europeo dei rifiuti;

k) Produzione di rifiuti speciali non pericolosi, esclusi quel- li da costruzione e demolizione;

l) Produzione di rifiuti speciali pericolosi, per attività eco- nomica (Ateco 2007);

m) Produzione di rifiuti speciali non pericolosi, per attività economica (Ateco 2007) e per capitolo dell’Elenco Europeo dei rifiuti;

n) Produzione di rifiuti speciali non pericolosi da costru- zione e demolizione;

o) Produzione di rifiuti non pericolosi dal trattamento dei rifiuti speciali;

p) Produzione di rifiuti non pericolosi dal trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati;

q) Produzione dei veicoli fuori uso bonificati prodotti da- gli autodemolitori;

r) Produzione rifiuti contenenti amianto.

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nORMATIvA 10/03/2021

TARIFFE RIFIUTI, Un QUADRO FRAMMEnTATO

di S.P.

Solo 33 capoluoghi di provincia su 111 hanno adottato l’Mtr. I dati della ricerca Ircaf aps e la situazione in Emilia-Romagna. Bardelli: Arera al lavoro su qualità e convenzione-tipo per le gare

Metodo tariffario Arera e tariffa puntuale al centro del Convegno nazionale servizio rifiuti tenutosi ieri. Il webinar è stato orga- nizzato dal centro studi Ircaf aps nell’am- bito del progetto Seminare futuro. Dopo i saluti del presidente Ircaf aps Mauro Za- nini, che ha ricordato come solo il 10,8%

dei Comuni applichi la tariffa puntuale, Rocco Cibelli dell’Ircaf aps ha presentato il Secondo report nazionale sulle politiche tariffarie. A seguire, il direttore dell’Atersir Vito Belladonna ha tirato le somme di que- sto primo anno di applicazione del meto- do tariffario Arera in Emilia-Romagna e ha illustrato le prospettive della tariffa pun- tuale. Si è aperta quindi una tavola roton- da, con spunti e posizioni molto variegate, a cui hanno partecipato Filippo Brandolini di Utilitalia, Andrea Minuto di Legambien- te, Angelo Spanò di Confesercenti, Ovidio Marzaioli del Movimento consumatori, Federico Bozzanca della Cgil, Alessan- dro Cecchi di Iren, Marisa Abbondanzieri dell’Associazione nazionale enti d’ambito e Andrea Ferri di Anci. Ha concluso Loren- zo Bardelli di Arera.

Cibelli ha presentato il rapporto sulle po- litiche tariffarie nei Comuni. Dalla ricerca Ircaf aps sui 111 capoluoghi di Provincia italiani, è emerso che solo 33 hanno adottato il nuovo metodo tariffario previsto da Arera, mentre 76 hanno confermato le tariffe del 2019 servendosi della proroga del DL Cura Italia (v. Staffetta 18/03/20). Due Comu- ni hanno proprio ignorato l’Mtr nei loro Piani economico finanziari. Emerge la difficoltà dei Comuni ad adeguarsi alla complessità del metodo tariffario Arera.

Per quanto riguarda i costi della Tari, lo studio di Ircaf aps mostra un costo medio per le utenze domestiche di 296 euro/

anno per tre persone in 100 mq e di 138 euro/anno per una persona in 60 mq. Le città dove si paga di più sono Cagliari per tre persone (481 euro/anno) e Catania

per una persona (257 euro/anno), con le prime dieci città tutte tra Campania, Sici- lia, Calabria e Basilicata. La città dove la Tari per i domestici costa di meno è invece Potenza, sia per tre persone (121 euro/

anno) sia per una sola (46 euro/anno).

Seguono, tra le meno costose, quasi solo province del Nord-est. Per le utenze non domestiche la situazione è più variegata, con costi molto legati alla specificità dei Comuni: per gli alberghi, la città più co- stosa è Brescia, la meno costosa Aosta;

per i distributori carburanti, la più costosa è Caserta, ma meno costosa Isernia; per i bar, la più costosa è ovviamente Vene- zia, la meno costosa Pordenone; per i supermercati, la più costosa è Torino, la più economica ancora Isernia. In quest’ul- timo caso, la differenza è particolarmen- te grande, con la Tari che costa a Torino quasi diciotto volte più che a Isernia.

Belladonna ha fatto il punto sulla situazione in Emilia-Romagna. Il diretto- re dell’Atersir ha fatto notare come il me- todo tariffario Arera, pur motivato da giuste esigenze di razionalizzazione, spes- so non riesca a tenere conto delle diversi- tà esistenti tra i Comuni. Per esempio, ha aggiunto, negli scorsi anni in Emilia-Ro- magna si sono fatti grossi investimenti ambientali che hanno portato una cresci- ta delle tariffe. Finita la fase degli investi- menti, ci si aspettava di poter diminuire le tariffe, cosa non sempre facile dovendo applicare il sistema Mtr. I Comuni hanno poi molti problemi a passare dalla previ- sione dei costi ai costi consolidati come da tariffa Arera. Per superare questa e al- tre difficoltà, l’Atersir ha organizzato due webinar con i Comuni e ha inserito una sezione Faq sul proprio sito. Per quanto attiene alla tariffa puntuale, Belladonna ha fornito alcuni dati: ad oggi, la tariffa è stata adottata da 86 Comuni emiliani su circa 330. Nei Comuni con la tariffa pun- tuale, la quota di raccolta differenziata è

più alta con una media dell’85% e si pro- duce meno rifiuto indifferenziato, con 97 kg/ab all’anno contro una media di 133 kg/ab all’anno.

La tavola rotonda ha discusso i risultati emersi dalle presentazioni di Belladon- na e Cibelli. Brandolini ha ricordato la situazione di estrema frammentazione territoriale, con gare “monocomunali”

per la gestione dei rifiuti – situazione già testimoniata dal Green Book di Utilitalia (v.

Staffetta 13/10/20). Ha messo l’accento sulla necessità che i gestori siano traspa- renti con i consumatori e spieghino i costi più alti della media: “un cittadino di Roma o di Napoli deve sapere – ha detto – che l’organico che produce viene smaltito fuori Regione, con significativi costi economici e ambientali”. Sulla necessità di informare i consumatori ha concordato Marzaioli, che ha invitato Arera a interloquire con le associazioni. Ferri ha messo l’accento sulla centralità della classe dirigente locale per l’adozione di una gestione dei rifiuti più razionale, mentre Abbondanzieri ha sottolineato che Comuni ed enti d’ambito devono essere aiutati in questo passaggio a una gestione più efficiente. Bozzan- ca ha ricordato che la frammentazione del settore spiana la via alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Ha aggiunto che i miglioramenti nella gestione dei rifiuti si sono spesso scaricati sui lavoratori, peggiorandone le condizioni lavorative in assenza di investimenti in tecnologie.

Anche Cecchi ha concordato sulla necessità di investire in tecnologie per alleggerire il peso sui lavoratori, e ha aggiunto che si dovrebbe guardare al riutilizzo, e quindi all’indice di riciclaggio, più che alla raccolta differenziata. Per Mi- nuto a fare la differenza nella gestione dei rifiuti sono la raccolta porta a porta, che può essere adottata anche dai Comuni più grandi, la tariffa puntuale, che deve essere estesa a tutto il territorio altrimenti

NOTIZIARIO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DEI SERVIZI AMBIENTALI

STAFFETTA RIFIUTI

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si rischia una “trasmigrazione del secco”, e gli investimenti in impiantistica, particolarmente carenti al Sud. Bisogna sensibilizzare i cittadini anche indicando i modelli più virtuosi, come i “Comuni ricicloni”. Infine, Spanò ha detto che

“sulla Tari si stanno scaricando le tensioni provocate dalla crisi pandemica sugli esercenti”. Visto che “le imprese sono in crisi, le municipalizzate no”, si potrebbe pensare di alleggerire la Tari o ricalcolarla a secondo delle frazioni differenziate prodotte. I ristoranti producono molto organico, facilmente riciclabile e remunerativo, e perciò potrebbero essere premiati con una tariffa più bassa. Ha aggiunto poi che “la tariffa puntuale non

porta particolari benefici agli esercenti”.

Bardelli ha concluso ricordando gli spunti emersi dalla discussione che dovranno essere valutati da Arera nella sua attività di regolazione. L’attività di regolazione dovrebbe essere più coordinata. A breve, ha detto, cominceranno le consultazioni con i portatori d’interesse sul documento sulla qualità connesso al nuovo metodo Mtr. Per quanto riguarda le differenze nei costi delle tariffe emerse dallo studio Ircaf aps, Bardelli ha evidenziato la “necessità di un ulteriore approfondimento”.

Rispetto al punto sollevato da Belladonna rispetto alle gare di affidamento, ha ribadito che “non è intenzione di Arera complicare procedimenti già farraginosi”.

Anzi, ha aggiunto, la convenzione-tipo da approvare quest’anno dovrebbe introdurre standard più elevati, per evitare anche gli affidamenti “monocomunali” lamentati da Brandolini. Un altro punto su cui Arera dovrà riflettere, ha detto Bardelli, sono i costi di coordinamento tra i vari settori della gestione. Le tariffe di trattamento, recupero e smaltimento dovrebbero portare a un miglioramento della gestione impiantistica. La programmazione sui rifiuti dovrebbe muoversi su un orizzonte pluriennale, che renderebbe più facile riequilibrare il sistema e contenere i costi.

In allegato sul sito della Staffetta il report di Ircaf aps, con relative tabelle, e le slide di Zanini. (10/3)

nORMATIvA 01/03/2021

ARERA, COnSULTAZIOnE SU REgOLAZIOnE QUALITà DEL SERvIZIO RIFIUTI URBAnI

Pubblicato il Dco 72/2021/R/rif con termine per le osservazioni il 2 aprile.

Nuove regolazione in vigore da luglio 2022. Approvata anche la Tari di Bassano del Grappa

Con il documento per la consultazione 72/2021/R/rif del 23 feb- braio, l’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente ha presentato i suoi primi orientamenti per la regolazione della qualità contrattuale e tecnica del servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati. Il termine per la presentazione di osserva- zioni è il 2 aprile 2021, con la previsione di un provvedimento che entri in vigore dal 1° luglio 2022 e ipotizzando un periodo iniziale transitorio di 6 mesi (fino al 31 dicembre 2022) duran- te il quale non saranno cogenti gli obblighi di registrazione e comunicazione dei dati relativi agli indicatori e agli standard di qualità adottati; si sta inoltre valutando la possibilità di definire un primo periodo regolatorio di breve durata che consenta l’ag- giornamento graduale e programmato delle misure.

L’oggetto dell’intervento, spiega l’Autorità, sarà la qualità contrattuale del servizio, attinente alle prestazioni rese dal ge- store generalmente su richiesta dell’utente (gestione di recla- mi, richieste di rettifica e rimborso; richieste di informazioni;

gestione dei punti di contatto con l’utente; ritiro dei rifiuti in- gombranti; gestione del servizio di riscossione), e quella tecni- ca, relativa a obblighi di servizio e standard volti a favorire la continuità (limitazione delle interruzioni), la regolarità (rispetto del programma dei passaggi della raccolta e dello spazzamen- to delle strade) e la sicurezza (misure volte a limitare e gestire gli effetti dei disservizi o di situazioni di pericolo o disagio per

l’ambiente, le persone o le cose) del servizio.

Si prospetta un “approccio graduale e asimmetrico che tenga conto dell’eterogeneità del settore”, prevedendo per tutte le gestioni l’obbligo di pubblicazione e adozione della Carta del- la qualità dei servizi che riporta: un set di obblighi di servizio, definito dall’Autorità, valido per tutte le gestioni; indicatori e relativi standard generali di qualità differenziati sulla base del livello di partenza delle gestioni; ulteriori obblighi di servizio e standard migliorativi introdotti dall’Ente territorialmente competente. Saranno previsti meccanismi incentivanti per incoraggiare percorsi di miglioramento delle performance e obblighi di registrazione e comunicazione dei dati sulle

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