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EDITORIALE

SOMMARIO

Rubriche

- Contributi a cura del Laboratorio Ref Ricerche - La tariffa idrica ignora il rally dell’energia

Resoconti

- Digitalizzazione, le sfide per un sistema idrico sostenibile

- Acque sotterranee, le potenzialità della risorsa “invisibile”

- I problemi della filiera idrica italiana e le richieste del settore

- Lo stato del settore idrico in Italia - Servizio idrico, quali strumenti a supporto dell’efficienza energetica?

- Otto paradossi per spiegare il rapporto tra italiani e acqua

- Tariffe, i contenuti dell’aggiornamento biennale in un webinar di Anea Pnrr

- Antitrust, “commissariare” ambiti che non individuano gestore unico - Pnrr, i traguardi da raggiungere al 30 giugno

- Centinaio interviene sullo stato di attuazione dei progetti irrigui - Il bando da 900 mln per le reti idriche - React-Eu, la graduatoria del bando per le reti idriche

Focus

- Dissalatore dell’Elba: cos’è, come funziona, a che punto sono i lavori

STAFFETTA ACQUA

QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

NOTIZIARIO SPECIALE - 20 APRILE 2022

PIANO DI RIPRESA: ARRIVANO I FONDI, SI TRATTA SULLE RIFORME

Nell’ultima edizione dello speciale Staffetta Acqua facevamo il punto sullo stato di attuazione delle riforme per il settore idrico necessarie a ottenere i fondi europei del Piano di ripresa. Alla fine dell’anno il governo aveva an- nunciato il raggiungimento degli obiettivi. Nei giorni scorsi la Commissione europea ha sancito il risultato positivo: le 51 tappe sono state completate entro il 31 dicembre e Bruxelles ha quindi erogato la prima rata dei fondi per il finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), pari a 21 miliardi di euro (al netto della quota di prefinanziamento già erogata).

Gli ultimi ritocchi in materia sono arrivati con il decreto-legge approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri ma ancora in attesa di pubblica- zione in Gazzetta Ufficiale. Allo stato di attuazione del Pnrr è dedicata una sezione di questo speciale.

Altro dossier di grande rilievo per il settore è il ddl Concorrenza, parte delle riforme necessarie a ottenere i finanziamenti UE. Mentre le forze par- lamentari cercano la quadra per arrivare a un testo condiviso ed effica- ce, registriamo gli interventi tutt’altro che rituali di Arera e Antitrust, che segnalano rispettivamente rischi di instabilità e necessità di accelerare e rendere cogente il processo di individuazione del gestore unico d’ambito.

Resta aperto – per usare un eufemismo – il capitolo delle gare per le grandi concessioni idroelettriche, oggetto di un “tavolo” ad hoc tra i gruppi poli- tici presenti in Parlamento.

Principalmente di tariffe e governance del settore si occupa infine Ref Ri- cerche nei consueti approfondimenti, mentre Giuliano Sarricchio affronta il tema dell’impatto del caro energia sulla tariffa idrica.

SPECIALE STAFFETTA ACQUA

Il quotidiano Staffetta Acqua propone la ventiquattresima pubblicazione speciale con la selezione dei principali contenuti apparsi sulla testata negli ultimi mesi. Resoconti, notizie, approfondimenti e rubriche sui temi di maggiore rilievo per il settore, aggiornamenti su leggi e atti ammi- nistrativi, dalle politiche nazionali alla Ue alle Regioni, passando per la regolazione Arera e quella locale, la giurisprudenza e le principali novità riguardanti gli operatori. Uno sguardo a tutto tondo sull’attualità del servizio idrico.

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STAFFETTA ACQUA QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

RUBRICHE 23/03/22

SII, PROSPETTIVE DI EFFICIENZA PER IL MTI-4

I suggerimenti del Laboratorio Ref Ricerche per il prossimo periodo regolatorio 2024-2027

La ricerca dell’efficienza è un pilastro im- prescindibile del servizio idrico integrato, un elemento su cui puntare per spinge- re lo sviluppo industriale del comparto, stimolando l’impegno dei gestori a con- ciliare obiettivi di sostenibilità sociale della tariffa e obiettivi di miglioramento del servizio e di riduzione degli impatti ambientali. L’efficienza deve rappresen- tare una bussola per gli operatori del servizio idrico, consapevolezza manife- stata anche dall’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) che, nel metodo tariffario per il terzo periodo regolatorio 2020-2023 (Mti-3), ha intro- dotto un esplicito meccanismo teso a premiare i gestori più efficienti. Si tratta, tuttavia, di una leva non ancora piena- mente efficace nel perseguire gli obiettivi prefissati, come emerge dall’analisi dei risultati della sua prima applicazione.

Allo scopo di esaminare lo stato di salu- te del servizio idrico integrato nel paese, dal punto di vista dell’efficienza, il Labo- ratorio Ref Ricerche e il Dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell’U- niversità di Udine (Dies) hanno re-im- plementato la procedura di misurazione dell’efficienza proposta dall’Autorità, verificandone le implicazioni, valutando il grado di efficienza delle gestioni italiane e cercando di trarne indicazioni utili per gli sviluppi futuri della misura. I risulta- ti dell’indagine sono contenuti nell’ulti- mo contributo di analisi del Laboratorio Servizi pubblici locali di Ref Ricerche, dal titolo “Alla ricerca dell’efficienza: sugge- rimenti per il Mti-4”.

A partire dal modello econometrico ela- borato da Arera, basato sulla relazione tra alcune grandezze fisiche e gestionali (che misurano la dimensione del gestore, la qualità del servizio e alcuni costi esogeni) e il livello di costo efficiente, il Laboratorio Ref e l’ateneo friulano hanno elaborato un secondo modello di stima dell’efficien- za, strutturalmente identico al modello Arera ma applicato a un differente data-

base. Dall’analisi dell’efficienza dei gestori italiani, effettuata ricorrendo ad entrambi i modelli, è emerso come vi siano ancora degli importanti margini di miglioramen- to. L’inefficienza media si attesta at- torno al 20%, dunque per molti gesto- ri la distanza dalla frontiera di efficienza proposta da Arera rimane parecchia.

A partire dall’attuale regolazione, il pa- per individua due possibili percorsi di evoluzione, che passano per la stima di una nuova frontiera di costo efficien- te e dall’impiego di un diverso target rispetto ai costi operativi. Nella sti- ma della frontiera dei costi, inserire più variabili connesse alla qualità, tecnica e commerciale, potrebbe portare all’intro- duzione di un meccanismo premiante verso i gestori che hanno fatto degli in- vestimenti un loro “pilastro gestionale”.

Il calcolo delle frontiere di efficienza, inol- tre, potrebbe essere tarato in base alle specificità dei diversi segmenti del servi- zio idrico integrato, costruendo diverse e specifiche frontiere di costo efficiente per acquedotto, depurazione e fognatura.

L’Autorità dovrebbe poi prestare attenzio- ne alla relazione che lega la morfologia del territorio e gli obiettivi di efficienza. Se la conformazione orografica può aiutare i gestori a raggiungere più facilmente livelli ottimali di efficientamento del servizio, al contrario l’ubicazione in località costiere rende più difficile il conseguimento degli obiettivi di efficienza. I Comuni litoranei, tipicamente a vocazione turistica, presen- tano spesso un sovradimensionamento delle infrastrutture, funzionale alla pos- sibilità di servire un numero maggiore di utenti nelle stagioni turistiche. Questo sovradimensionamento genera maggiori costi operativi di cui la frontiera di costo elaborata da Arera non riesce a tenere conto in modo adeguato. Nella stima del- la frontiera di efficienza, quindi, in futuro, bisognerebbe considerare un migliora- mento dell’indicatore parametrico per la popolazione fluttuante.

Passando agli investimenti, se da un lato è vero che essi migliorano inevitabilmen- te la qualità del servizio, è anche vero che dall’altro si traducono spesso in un aggravio dei costi. Si tratta di un impatto contenuto ma che dimostra che i costi connessi al maggiore sforzo organizzati- vo legato a volumi di investimento mag- giori non è adeguatamente incorporato nella frontiera efficiente di costo.

Nell’attuale regolazione proposta dall’Au- torità, alla base dell’efficienza risiedono i Costi Operativi (Opex). Questo, tuttavia, potrebbe generare due distorsioni. In pri- mo luogo si rischia di concentrare le ope- razioni di efficientamento esclusivamente sui costi operativi totali. In secondo luo- go, il meccanismo regolatorio che som- ma prezzo massimo e tasso di rendimen- to (“price cap + rate of return”) produce una forte spinta agli investimenti, coe- rente con il contesto in cui viene adope- rato il Mti-3, ma non necessariamente con l’evoluzione futura del settore, dove potrebbe invece generare incentivi al so- vra-investimento.

Riconfigurare il meccanismo di efficien- tamento tramite la valutazione dei totex, come avviene nel contesto inglese, po- trebbe consentire di realizzare un quadro regolatorio nuovo, in grado di integrare la pianificazione industriale con i bisogni e gli auspici degli stakeholder. Innova- re il quadro regolatorio, in quest’ottica, potrebbe essere un’azione coerente con l’avvento di una regolazione più matura e orientata all’innovazione. Non bisogna sottovalutare però la situazione in cui versa il servizio idrico integrato in Italia, attualmente in fase di transizione e se- gnato da una forte frammentazione ge- stionale e da accentuati divari territoriali.

In questa prospettiva, il servizio idrico integrato, oggi, trarrebbe maggiori be- nefici da un consolidamento delle regole di ingaggio, rimandando a un momento futuro l’adozione di forme di regolazione più mature e incentivanti.

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STAFFETTA ACQUA QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

RUBRICHE 08/02/22

SII, IL TEMA DELLA GOVERNANCE PUÒ IMPEDIRE AL MEZZOGIORNO DI ACCEDERE AI FONDI UE

Laboratorio Ref Ricerche: per questo è necessario dotare tutto il territorio italiano di gestioni industriali in grado di realizzare gli investimenti necessari

Malgrado siano trascorsi più di 25 anni dall’emanazione del- la legge Galli, il riordino della governance del Servizio idri- co integrato è ancora incompiuto in alcune aree del paese, soprattutto nelle regioni meridionali. Altrettanto inefficace si è rivelato il decreto “Sblocca Italia” del 2014, che nono- stante avesse fissato ruoli e prerogative precisi per i soggetti pubblici responsabili del riassetto della governance del SII e tempistiche chiare da rispettare, non ha comunque condotto ai risultati sperati. Queste situazioni, connesse a inerzie e ina- dempienze che hanno di fatto sbarrato la strada all’avvio di gestioni di tipo industriale, hanno bloccato il processo di rias- setto della governance del SII nel Mezzogiorno, impantanato in una situazione che richiede un nuovo intervento legislativo, per evitare che proprio quelle aree del paese con maggiore necessità di investimenti non riescano ad accedere alle risorse del Pnrr e ai fondi pubblici europei. È quanto sostiene il La- boratorio Servizi pubblici locali di Ref Ricerche con il suo ultimo position paper, intitolato “Governance e Mezzogiorno alla prova del Pnrr”, che partendo da un’analisi approfondita dello stato dell’arte propone una soluzione concreta per favo- rire lo sviluppo di operatori industriali in grado di gestire il SII su tutto il territorio nazionale.

Una fotografia nitida della realtà del Mezzogiorno è offerta dalla quattordicesima relazione semestrale sul monitoraggio dello stato di attuazione della governance pubblicata la scor- sa settimana dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera). Dagli iniziali 91 Ambiti territoriali ottimali in cui era organizzato il servizio nei primi anni 2000, oggi si è passati a 62 Ato. L’Assemblea Regionale Siciliana, tuttavia, sta discutendo l’adozione di una legge che potrebbe con- sentire l’istituzione di un unico Ato regionale, facendo così scendere il numero totale degli Ato presenti in Italia a 53.

Se la Sicilia sta valutando la possibilità di istituire un unico Ambito di dimensioni regionali, altre realtà come la Lombar- dia e la Campania hanno invece promosso norme regionali che sembrano dirigersi verso la possibilità di istituire Ato di carattere sub-provinciale, paventando il rischio di un ritorno alla frammentazione della governance e ponendosi di fatto in contrasto con la legge nazionale. Al netto di queste specifici- tà, dai dati pubblicati dall’Autorità emerge comunque che la maggior parte delle regioni ha optato per la riorganizzazione del servizio su un Ato Unico Regionale, in 12 casi su 19 – e non 20, dal momento che il Trentino Alto Adige non è sotto- posto a regolazione Arera per il SII e dunque non rientra nella sua ricognizione semestrale sullo stato dell’arte.

Passando all’operatività degli Enti di governo d’Ambito, permangono forti criticità in Calabria, Campania, Molise e Sicilia. La mancata operatività degli Ega pregiudica l’organiz- zazione e la buona gestione del Servizio idrico integrato, por- tando spesso al suo mancato affidamento al Gestore Unico d’Ambito. Questa situazione si riscontra in particolare negli Ega di Calabria, Campania, Molise e Valle d’Aosta, e in sei Ati della Regione Siciliana (Palermo, Catania, Messina, Ragusa, Trapani e Siracusa). Prima di procedere all’affidamento del SII al gestore, tuttavia, bisognerebbe aggiornare e redigere i Pia- ni d’Ambito. Altre criticità connesse all’operatività degli Ega si riscontrano anche in altre parti d’Italia, come nel Nord-Ovest e nel Centro, e riguardano soprattutto il mancato aggiorna- mento degli atti di programmazione e organizzazione della gestione e la predisposizione dello schema regolatorio tarif- fario.

Un altro tema rilevante riguarda poi l’eccessiva frammen- tazione gestionale che impedisce la formazione di ope- ratori con capacità industriali, molto marcato in Calabria e Molise, ma anche in Sicilia e Campania, dove nelle realtà provinciali il processo di riassetto della governance non si è ancora concluso.

Queste situazioni di criticità rischiano di inficiare le possibili- tà che le Regioni del Mezzogiorno abbiano accesso non solo ai fondi di Next Generation Eu ma anche ai fondi pubblici europei, come i contributi Por-Fesr e quelli previsti dall’Ac- cordo di partenariato – Politica di coesione 2021-2027.

L’Unione europea ha reso la realizzazione di riforme volte a chiudere i divari infrastrutturali e nella governance dei pas- saggi obbligati per avere accesso ai fondi pubblici. L’assenza di una governance completa e definita, la conseguente man- canza di pianificazioni e il mancato affidamento del servizio, connesso all’inoperatività degli Ega, ostacolano l’accesso ai fondi. Il position paper approfondisce le criticità presenti in Sicilia, Campania, Calabria e Molise, individuando le soluzioni che le regioni hanno cercato di adottare per risolvere il pro- blema della governance del Servizio idrico integrato, e giunge alla conclusione che sia necessario un intervento a breve termine, non solo per facilitare l’accesso ai fondi europei ma anche per mettere a terra gli investimenti previsti nel Pnrr, nel rispetto delle tempistiche e degli obiettivi che questo pone. Le condizioni che l’Unione europea ha imposto per l’accesso ai finanziamenti del fondo di sviluppo e coesione e alle risorse di Next Generation Eu rendono evidente la necessità di accele- rare gli adempimenti che devono condurre all’aggiornamen-

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to dei Piani d’Ambito e alla scelta della forma gestionale del servizio. Per alcune regioni, come quelle considerate in questa analisi, la strada da percorrere è ancora lunga.

La riforma della governance adottata nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la sigla dei protocolli d’in- tesa tra Ega, Regioni e ministero della Transizione ecologica per assicurare ai primi il supporto tecnico necessario a conclu- dere il riassetto della governance entro luglio del 2022, non è che una misura debole e parziale. Quanto previsto finora non ha contribuito a codificare nella legislazione la previsione di gestioni transitorie pubbliche che, attraverso il supporto di soggetti dotati di capacità industriali e finanziarie adeguate, possano garantire la realizzazione degli interventi in grado di intercettare i fondi del Pnrr in caso di mancato affidamen- to del servizio. Secondo il Laboratorio è quindi necessario un intervento a breve termine, sia per non minare il raggiungi- mento degli obiettivi del Pnrr, sia affinché le aree del paese nelle quali non sarà possibile giungere alla conclusione del

processo di riassetto della governance nei prossimi mesi pos- sano beneficiare del supporto di soggetti dotati di adeguate capacità industriali e finanziarie. Si tratterebbe di una forma di supporto transitoria, finalizzata alla messa a terra degli investimenti del Pnrr e alla formazione di nuovi soggetti con capacità industriali, in grado di gestire il servizio. Molti terri- tori non sono stati in grado di accedere né ai fondi aggiuntivi del bando React-Eu né alla prima tranche dei finanziamenti del Pnrr, per questo, secondo il Laboratorio, è necessario pro- muovere l’affiancamento di queste realtà da parte di soggetti industriali qualificati, per evitare che perdano anche la pros- sima occasione di intercettare i fondi di Ngeu, nel secondo semestre del 2022. Questa forma di supporto non gioverebbe alle realtà più arretrate solo nel breve termine, ma anche in una prospettiva temporale più ampia, perché consentirebbe di favorire la formazione di nuovi soggetti industriali ai quali affidare la gestione del SII, in grado di garantire un servizio efficace ed efficiente.

RUBRICHE 01/02/22

DRENAGGIO URBANO, QUALE RUOLO PER I GESTORI DEL SII?

Laboratorio Ref Ricerche: auspicabile chiarire la responsabilità delle attività connesse alla gestione delle acque meteoriche

Il sistema di drenaggio urbano è un elemento essenziale per assicurare la resilienza dei territori e l’adattamento al cambiamento climatico. La corretta gestione delle acque reflue e meteori- che è un punto nevralgico nella ricerca di una reale sostenibilità ambientale dei servizi di fognatura e depurazione, in un’ottica di contenimento dell’inquina- mento e di sviluppo di capacità concrete di assorbimento degli impatti di eventi metereologici avversi. In una situazione segnata dal tendenziale aumento del- le precipitazioni e dalla riduzione della capacità drenante dei suoli, dovuta alla loro crescente impermeabilizzazione, diventa necessario avviare una riflessio- ne sul tema della gestione del drenag- gio urbano. Bisogna progettare sistemi di drenaggio coerenti con le esigenze del territorio ed efficaci sotto il profilo idraulico e idrologico, per contenere il rischio di allagamenti e di esondazioni dei corpi idrici superficiali.

Oggi ampie porzioni del territorio italia-

no sono soggette ad allagamenti dovu- ti all’insufficienza dei sistemi di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche.

Qual è la causa dell’insufficiente capa- cità dei sistemi di drenaggio? L’origine del problema risiede spesso nella con- fusione e nell’inefficienza gestionale delle infrastrutture, che si rivelano in- capaci di fronteggiare riflussi e allaga- menti, con criticità nello smaltimento delle acque bianche. In Italia, dove la maggior parte delle reti fognarie è di tipo misto e le stesse reti si trovano ad accogliere sia le acque reflue degli inse- diamenti civili e produttivi che le acque di origine pluviale, il tema è di partico- lare interesse per i gestori del Servizio idrico integrato, dal momento che si trovano a gestire grandi quantità di ac- que meteoriche pur in assenza di un in- quadramento regolatorio ben definito.

La gestione delle acque bianche non è stata inquadrata all’interno del SII ed è rimasta esclusa dai meccanismi di rego- lazione, trovandosi però di fatto a metà

strada tra le competenze delle Ammini- strazioni locali e quelle dei gestori.

La questione è ben fotografata dall’ul- timo contributo del Laboratorio Ser- vizi pubblici locali di Ref Ricerche, che fornisce un quadro del drenaggio urbano in Italia, soffermandosi sul ruo- lo della regolazione e sulle competen- ze dei gestori del SII. Il position paper è arricchito dai risultati di un’indagine condotta dal Laboratorio nel 2021, su un campione di 33 gestioni, per 95mila km di rete gestita e oltre 25 milioni di abitanti serviti in 2.122 Comuni, per comprendere l’evoluzione della prassi e offrire un’immagine dettagliata della situazione attuale.

Pur non essendo formalmente con- cepita come parte del Servizio idri- co integrato, la gestione delle acque meteoriche ne è di fatto entrata a far parte. Questo è avvenuto sia nei siste- mi fognari di tipo misto che in quelli di tipo separato, dove due reti distinte accolgono le acque meteoriche e le ac-

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STAFFETTA ACQUA QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

que reflue. La porzione “bianca” della rete fognaria spesso non è coperta dal- la tariffa e rientra nei bilanci comunali, risultando priva di adeguata program- mazione e manutenzione. Negli ultimi anni, pare che l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ab- bia compreso la natura del problema, mostrandosi propensa alla progressiva inclusione della gestione delle acque meteoriche nel perimetro del SII. Fi- nora, tuttavia, il regolatore ha lasciato ampia discrezionalità alle Amministra- zioni locali, lasciando alle Regioni e agli Enti di governo d’Ambito la possibilità di rendicontare i costi legati alle acque bianche nell’ambito delle predisposizio- ni tariffarie. Ad esempio, introducendo l’indicatore M4 relativo all’adeguatezza del sistema fognario con la Regolazione della qualità tecnica.

Stando alle evidenze emerse dall’inda- gine del Laboratorio, nella maggior par- te dei casi le acque meteoriche vengono gestite dagli operatori del Servizio idrico integrato, data anche la preponderanza dei sistemi fognari misti. Nei sistemi fo- gnari “doppi”, invece, le acque bianche rientrano nel perimetro della gestione comunale. Se a livello regolatorio si sta

procedendo al graduale allargamento del perimetro gestionale del SII, la prassi infrastrutturale sta avanzando verso la progressiva separazione delle reti, con investimenti a carico del SII nei Piani degli Interventi. L’unico caso a sé è rap- presentato, oggi, dall’Emilia Romagna, dove la gestione delle infrastrutture per le acque meteoriche è affidata agli ope- ratori del SII mentre i costi di realizza- zione della rete fognaria e gli interventi strutturali e di manutenzione straordi- naria restano a carico dei Comuni.

La situazione italiana è fortemente ete- rogenea e gli operatori interpellati dal Laboratorio hanno vedute differenti.

Il 52,6% del campione si è dichiarato contrario alla progressiva inclusione delle attività di gestione del drenaggio urbano nel SII, per ragioni legate alla stretta connessione tra la gestione delle acque bianche e la gestione del territo- rio, all’improprio aggravio della tariffa del servizio e alle difficoltà di spiegare ai cittadini l’aumento dei costi in bolletta per oneri non dipendenti dai loro consu- mi. Per il 36,8% degli operatori, invece, includere la gestione delle acque mete- oriche nel servizio consentirebbe lo svi- luppo di maggiori capacità di program-

mazione, sinergia, razionalizzazione e coordinamento delle attività connesse alle reti. Il restante 10,6% del campione si divide tra gestori che hanno preferito non esprimersi o non rispondere.

Ma cosa serve per garantire un’efficace gestione del drenaggio urbano in Italia?

Servono risposte legislative e regolatorie adeguate, per consentire la definizione puntuale della struttura di governance e finanziamento delle attività di gestione delle acque meteoriche, ma anche per assicurare la realizzazione delle infra- strutture necessarie a garantire l’efficacia dei sistemi di drenaggio rispetto alle esi- genze dei territori. Occorre individuare i beneficiari del servizio di gestione delle acque bianche, chiarire le competenze dei diversi soggetti e definire le modalità corrette per la copertura dei costi che chi gestisce le reti bianche deve sostenere.

Bisogna garantire un adeguato ricono- scimento dei costi operativi e di capitale legati al servizio di gestione nei casi in cui convenga mantenere reti miste.

C’è bisogno, secondo il Laboratorio, di una presa di responsabilità a tutti i livel- li istituzionali, dal legislatore europeo a quello italiano, fino ad arrivare ad Arera e agli Enti di governo d’Ambito.

RUBRICHE 25/01/22

LA TARIFFA IDRICA IGNORA IL RALLY DELL’ENERGIA

di Giuliano Sarricchio

Energia e PA – Gli acquedotti possono lavorare in perdita? Se lo chiede Giuliano Sarricchio di Controllabolletta.it, dopo che Arera ha fissato il costo elettricità per i gestori ad appena 154€/MWh

Con la delibera 639/2021 del 30 dicembre sulle tariffe per il servizio idrico 2022-23 l’Autorità ha fissato un costo dell’e- nergia a 154 €/MWh, un valore del tutto fuori mercato che ricadrà pesantemente sui conti degli operatori. Lo rileva Giu- liano Sarricchio di Controllabolletta.it, società specializ- zata nella consulenza alle pubbliche amministrazioni nella gestione delle forniture energetiche.

Se una impresa energivora vede triplicato il costo dell’energia elettrica, ha due possibilità: aumentare i prezzi o chiudere.

Se l’impresa svolge un servizio pubblico essenziale, non può chiudere e i prezzi vengono decisi dal regolatore. Se il sogget- to regolatore è lo stesso che regola il settore energetico, ci si

aspetterebbe un adeguamento in linea con il disastro che si sta consumando sui mercati.

L’Arera è perfettamente a conoscenza che il mercato energe- tico sta vivendo la peggiore crisi del 1973 e che a dicembre il valore atteso dal mercato elettrico per il 2022, consultabile dando uno sguardo ai prezzi espressi dal contratto Cal -22, ha registrato un valore medio vicino a 200 €/MWh. Finora per le utenze in media ed alta tensione non c’è stato nessun taglio degli oneri di sistema, che ammontano a circa 40 €/MWh.

Considerando accise, distribuzione e dispacciamento, il costo atteso per il 2022 non dovrebbe essere inferiore a 250 €/MWh.

Quanto costerà l’energia elettrica ai gestori del servizio idrico?

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Arera lo ha indicato nel documento di consultazione dello scorso novembre “489/2021/R/IDR - Orientamenti per l’ag- giornamento biennale (2022-2023) delle predisposizioni ta- riffarie del servizio idrico integrato”, successivamente con- fermato nel provvedimento del 30 dicembre 2021. Nel 2022 l’energia elettrica costerà agli acquedotti solo 154 €/MWh, tutto compreso!

Un parametro fuori mercato

Sarebbe una buona notizia, se non fosse un parametro com- pletamente fuori dal mercato.

Sorge spontanea una domanda. Se una qualunque azienda considerasse per il budget 2022 un costo dell’energia elettri- ca di 154 €/MWh, riuscirebbe a pagare le bollette?

Una qualunque stazione appaltante che avesse effettuato una gara per l’acquisto di energia elettrica con tali parametri, si sarebbe trovata con una gara deserta. Nella seconda par- te del 2021 è stato complicato acquistare a prezzo fisso per qualsiasi azienda privata, figuriamoci per un soggetto pubbli- co che deve rispettare i tempi definiti dal codice degli appalti.

Purtroppo, nonostante il sorprendente ottimismo dell’Autori- tà, il costo dell’energia elettrica per i gestori del servizio idrico sarà molto più alto, specie per i tanti enti che non hanno avu- to la possibilità di avere accesso ad una tariffa fissa.

Limitati margini di adeguamento

Di fronte all’evidenza dei fatti, con la delibera 639/2021/R/

IDR del 30 dicembre 2021, che stabilisce i criteri tariffari del servizio idrico nel biennio 2022/23, l’Arera ha fatto una con- cessione. Ha previsto la possibilità di definire una tariffa del servizio idrico considerando un costo dell’energia elettrica più alto, fino al 25% del costo del 2020. Una concessione deci- samente deludente, però, se si pensa che il costo medio della

materia prima all’ingrosso espresso dal PUN è stato nel 2020 di 39 €/MWh e quello atteso per il 2022 si avvicina a 200 €/

MWh. Come si può pensare che il 25% di incremento sul costo del 2020 sia soddisfacente?

Nessuna considerazione del tipo di contratto

Ma non è tutto. Il costo atteso per il 2022 sarà profondamen- te diverso a seconda del tipo di tariffa. Chi ha avuto la fortuna di riuscire a fissare il prezzo prima di dicembre 2021 pagherà meno della metà rispetto a chi ha una tariffa variabile (per un approfondimento v. Staffetta 13/12/21). Il costo può dunque essere molto diverso per fattori esogeni alla gestione del ser- vizio idrico.

Purtroppo, queste considerazioni non le abbiamo trovate nel- la deliberazione 639/2021/R/IDR. Si ragiona ancora in termini di “costo medio di settore della fornitura elettrica”, come se tutti gli Enti avessero lo stesso costo. Si ignora un aspetto fondamentale. Nel 2022 il costo dell’energia sarà profonda- mente diverso a seconda del tipo di contratto di fornitura, con costi industriali per l’erogazione del servizio idrico profon- damente diversi. Non tener conto di queste differenze com- porta profonde ingiustizie, con gestori del servizio idrico che lavorano in perdita e altri che portano a casa risultati positivi, indipendentemente dalle capacità gestionali.

La crisi energetica in atto è destinata ad avere profonde riper- cussioni sui costi operativi ti tutti gli energivori, compresi gli acquedotti che operano in un mercato regolato e non possono intervenire sui prezzi. È il soggetto regolatore che deve gestire l’emergenza e deve individuare i parametri corretti per garan- tire la sostenibilità economica delle aziende che operano in un settore strategico come l’acqua. A maggior ragione se lo stesso soggetto regolatore dell’acqua regola anche l’energia.

RESOCONTI 24/03/22

DIGITALIZZAZIONE, LE SFIDE PER UN SISTEMA IDRICO SOSTENIBILE

di SOP

Nell’incontro di stamattina Schneider ha presentato le tecnologie a disposizione per il settore idrico

La sfida della sostenibilità non si può vincere senza il supporto della digi- talizzazione. È infatti attraverso una sempre più accurata misurazione dei dati che diventa possibile sviluppare dei sistemi di efficientamento accura- ti, necessari per organizzare in modo sostenibile la filiera idrica, minimizzan- do l’utilizzo di energia e la dispersione dell’acqua. Da questo assunto di base ha preso le mosse l’evento organizzato

questa mattina a Roma da Schneider Electrics, azienda per la trasformazione digitale dell’automazione e della ge- stione dell’energia, in collaborazione con Utilitalia.

Come ha fatto notare Alberto Bernardi- ni, managing partner di Agenia, società di consulenza nel settore delle utility, Arera sta andando nella direzione di ri- chiedere dati sul servizio sempre più so- lidi. Inoltre, rispetto al macroindicatore

della qualità tecnica relativo alle perdite idriche, la maggior parte dei gestori non riesce a collocarsi nella classe A, soprat- tutto perché le perdite percentuali con- tinuano a risultare alte. Sono necessari, ha detto Bernardini, più investimenti e più tecnologie per andare incontro agli standard di qualità in crescita sia per quanto riguarda i dati e che le infra- strutture.

Una tendenza, quest’ultima, che – ha

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STAFFETTA ACQUA QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

RESOCONTI 23/03/22

ACQUE SOTTERRANEE, LE POTENZIALITÀ DELLA RISORSA “INVISIBILE”

di Chiara Micalizzi

Il dibattito alla presentazione della versione italiana del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche

Le acque sotterranee rappresentano il 99% di tutta l’acqua dolce liquida presente sul pianeta e possono fornire alle società enormi vantaggi, opportunità sociali, economiche e ambienta- li. Il loro potenziale non può essere trascurato, così come la ne- cessità di gestirle in modo sostenibile. A livello mondiale, solo un quarto dell’acqua dolce totale impiegata dall’uomo provie- ne dalle falde sotterranee, dato che dimostra come il pieno potenziale di questa risorsa “invisibile” sia ancora intoccato e da sfruttare. Se negli ultimi settant’anni diversi paesi hanno in- crementato notevolmente i prelievi di acque sotterranee, molti altri, e in particolare quelli africani, devono ancora sfruttare del tutto o ampiamente queste risorse. L’Africa è proprio uno dei

continenti che possiedono i maggiori volumi di acque sotterra- nee, persino in zone aride come quelle sahariane e subsaharia- ne. Tuttavia, attualmente, per insufficienza di mezzi finanziari per l’esplorazione, per carenza di investimenti infrastrutturali e per mancanza di capacità specializzata non ne sfrutta che in minime quantità. L’uso delle acque sotterranee nel continente africano potrebbe contribuire grandemente al suo sviluppo so- stenibile e al sostentamento umano, soprattutto in aree come quella subsahariana, dove 400 milioni di persone non hanno ancora accesso ad acqua sicura e solo il 3% del terreno agrico- lo viene irrigato.

L’importanza di sfruttare le acque sotterranee è il focus fatto notare Donato Pasquale di Sch-

neider Italia – si registra a livello globa- le, insieme a quella in direzione di una maggiore sostenibilità.

Il Pnrr, ha ricordato Nicola Badan di Sch- neider, prevede, con la componente 4 della missione 2, 4,38 miliardi di euro per il servizio idrico. In particolare, il punto 2 di questa componente riguarda la riduzione delle perdite idriche attra- verso la digitalizzazione: a questo fine sono stati stanziati 900 milioni dal Pnrr, con il bando recentemente uscito (v.

Staffetta 09/03/22), e 313 milioni da React EU, che dovrebbero aumentare di 169 milioni (v. Staffetta 09/03/22).

Durante la giornata si è notato che – considerate le tempistiche per la messa a terra degli interventi previste dal Pnrr e i tempi lunghi che, invece, caratteriz- zano le autorizzazioni in ambito idrico – investire sulla digitalizzazione e l’effi- cientamento delle infrastrutture esisten- ti potrebbe, da questo punto di vista, costituire una soluzione.

I rappresentanti di Schneider Electric sono poi passati a illustrare la gamma di servizi per la digitalizzazione e l’ef-

ficientamento offerti da Schneider, in particolare attraverso la piattaforma di software Aquadvance per la gestio- ne del ciclo idrico completo, frutto di una joint venture con Suez (v. Staffet- ta 25/03/21) che – ha detto Giovanni Piazzalunga di Schneider – sarà presto ufficializzata. Schneider offre anche una serie di tecnologie smart basate sulla piattaforma Ecostruxure per l’efficien- tamento, attraverso componenti con- nessi, sistemi di controllo, applicazioni software, analytics e servizi dedicati.

Prima della chiusura della giornata di lavori da parte di Stefano Cetti, della direzione generale di Utilitalia, c’è stato un intervento dell’ingegnere Luigi Maz- zola, performance coach di Ferrari, con cui Schneider collabora. Mazzola ha il- lustrato come, nel mondo della Formula 1, il vero “salto” tecnologico è diven- tato possibile una volta che sono stati disponibili sistemi per il monitoraggio dei dati: è solo disponendo dei dati, ha detto Mazzola, che si apre la possibilità dell’innovazione.

Cetti ha sottolineato, nel suo intervento conclusivo, la mancanza di una gover-

nance strategica nel settore. “C’è una frammentazione troppo spinta – ha det- to – che fa sì che molti operatori non siano oggettivamente nella condizione di poter beneficiare dei contributi tec- nologici che possono essere messi in campo”. Secondo Cetti, per far crescere la qualità complessiva del settore idrico, serve “poter essere attrattivi dal punto di vista delle competenze”. Anche que- sto – l’importanza di investire nelle nuo- ve generazioni di lavoratori formate dal punto di vista delle competenze digitali e informatiche – è un punto che è stato sottolineato da più voci. Un altro pro- blema rilevato da Cetti – e, anche que- sto, largamente condiviso – sono i tempi lunghi delle autorizzazioni delle opere idriche, definiti incompatibili con i tem- pi del Pnrr. La soluzione, ha detto Cetti, non può essere commissariare ogni vol- ta. Piuttosto, l’esperienza dei contratti di rete (v. Staffetta 21/07/21) “sta dan- do risultati positivi e dovrebbe essere in- centivata dal punto di vista legislativo”, ha sostenuto Cetti, perché potrebbe aiutare anche a realizzare gli interventi nei tempi previsti dal Pnrr.

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dell’ultimo Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo svi- luppo delle risorse idriche, presentato ieri al Forum mondia- le dell’acqua. La versione italiana del documento, curata da Fondazione Univerde e dall’Istituto italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali, è stata illustrata, quasi in contempora- nea, presso Palazzo Rospigliosi a Roma. La traduzione uffi- ciale del rapporto, curata con il supporto di Unesco World Water Assessment Programme (Wwap), prosegue l’opera di sensibilizzazione sulla conoscenza della risorsa idrica in Italia, accendendo un faro, quest’anno, sulle acque sotterranee, per

“rendere visibile la risorsa invisibile”.

I dati del rapporto sono stati illustrati dalla direttrice dell’Une- sco Wwap, Michela Miletto, con un videomessaggio trasmesso all’inizio dell’evento. Le acque sotterranee sono importanti per gli usi umani e per gli ecosistemi, ha esordito Miletto, e per loro natura sono meno influenzate rispetto alle acque superficiali dalle variazioni climatiche e da fenomeni di evaporazione. Le misure di adattamento al cambiamento climatico possono trar- re enorme beneficio dallo sfruttamento delle riserve idriche sot- terranee, grazie alla capacità dei sistemi acquiferi di immagaz- zinare eccedenze idriche stagionali o episodiche. Per ridurre le emissioni di CO2, una risorsa alternativa da considerare potreb- be essere il calore immagazzinato nelle falde acquifere, ener- gia geotermica che può essere impiegata per la produzione di energia elettrica o utilizzata direttamente per riscaldamento, raffreddamento e altri usi. Infine, le falde acquifere più pro- fonde possono essere utilizzate per il sequestro del carbonio, offrendo un enorme contributo nel contrasto ai cambiamenti climatici. Queste risorse invisibili, spesso sottovalutate, mal ge- stite o abusate, sono però particolarmente vulnerabili sia allo sfruttamento eccessivo che all’inquinamento. “Per sfruttare in modo sostenibile il pieno potenziale delle acque sotterranee, dobbiamo disporre di solidi quadri di governance e piani di gestione integrati,” – ha spiegato Miletti – l’implementazione di diversi strumenti di gestione delle acque sotterranee è su- bordinata all’esistenza delle strutture legali e istituzionali che garantiscono l’autorità per il loro uso e applicazione, anche se in alcuni paesi la gestione non avviene attraverso i governi ma in modo autonomo”.

Un altro aspetto da non trascurare è poi la necessità di con- dividere i dati relativi alle acque sotterranee, per favorire la corretta divulgazione delle informazioni che riguardano la natura, le caratteristiche e gli utilizzi della risorsa. “I dati sul- le acque sotterranee raccolti con fondi pubblici dovrebbero essere liberamente accessibili e le aziende private dovrebbe- ro divulgare informazioni pertinenti ai parametri del sotto- suolo”, ha chiosato Miletto. “Per esempio, i dati geofisici e di trivellazione acquisiti durante le esplorazioni di petrolio e gas potrebbero migliorare la conoscenza dell’estensione e delle caratteristiche dell’acquifero”. Infine, dal momento che le risorse idriche sono spesso condivise da due o più pa- esi, l’instaurazione di forme di cooperazione transfrontaliera sulle falde acquifere, con accordi tra Stati confinanti, è e

deve essere una priorità della diplomazia dell’acqua.

L’importanza delle acque sotterranee è stata sottolineata, in apertura, anche dal presidente della Fondazione Univer- de, Alfonso Pecoraro Scanio. A suo avviso, bisogna prestare maggiore attenzione alla ricarica delle falde e alla necessità di salvaguardarle dall’inquinamento. L’avanzamento del cuneo salino e l’impatto delle attività antropiche rischiano di inqui- nare in modo irreversibile le falde sotterranee, compromet- tendo la possibilità per il paese di sfruttarle in modo sostenibi- le. Nell’immediato, ha chiosato, si pensa soprattutto al tema della siccità e delle alluvioni e alla necessità di porvi rimedio puntando sugli invasi. Allo stesso tempo, però, bisognerebbe concentrarsi anche su altre soluzioni: “l’uso delle falde è im- portante” – ha concluso – “perché mentre gli invasi hanno il rischio di evaporazione, la falda ha una capacità di conteni- mento dell’acqua infinitamente superiore”.

Sull’inquinamento è intervenuta anche la senatrice Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto Liberi e Uguali-Eco- solidali, ricordando l’impegno della commissione Ambiente del Senato sul contrasto alle sostanze poli e perfluoro alchi- liche, note come Pfas (v. Staffetta Acqua 07/03). Per De Pe- tris occorre realizzare una pianificazione degli usi dell’acqua, per prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo dei corpi idrici, per accrescere conoscenze e competenze in ma- teria e per avere contezza dell’impatto di tutte le attività e i prelievi che interessano la risorsa. Un altro tema cruciale, a suo avviso, è connesso alla necessità di ridurre il consumo di suolo.

Alessia Rotta, presidente della commissione Ambiente della Camera dei deputati, ha sottolineato invece quanto l’Italia sia un paese ancora poco consapevole del valore della risorsa idrica. Esistono tecnologie e strumenti in grado di favorire in- terventi tesi alla riduzione delle perdite d’acqua, che tuttavia sono ancora uno dei principali problemi da affrontare nella gestione della risorsa. I temi dell’accessibilità e della sicurez- za idrica, così come quello della consapevolezza del valore dell’acqua, devono essere fissati in cima alla lista delle prio- rità. Per Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, c’è bisogno di recuperare una “visione nazionale di insieme, di regolazione, di controllo”. Si tratta di un punto di forza che l’Italia “aveva fino ai decreti Bassanini, con il Servizio idrografico dello Stato, gioiello scientifico nato nel 1917, che garantiva monitoraggi, controlli di tutte le acque, un report annuale sulla condizio- ne delle acque, interventi, opere e lavori” – ha chiosato. “Il sistema ha bisogno di una regolazione nazionale unitaria di tutti gli utilizzi, non solo di qualche segmento”, ha spiegato, auspicando un maggiore accentramento delle competenze, oggi sparse sul territorio. “Il paradosso vero” che sperimenta l’Italia, secondo D’Angelis, è il fatto che le crisi idriche del paese siano in realtà crisi delle infrastrutture idriche, dal mo- mento che non siamo in grado di trattenere, immagazzinare e recuperare molta dell’acqua che annualmente deriva dai

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STAFFETTA ACQUA QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

fenomeni atmosferici. “La problematica dell’immagazzina- mento è di urgenza massima” – ha dichiarato – “e nel Pnrr la parola ‘invasi’ non esiste, per esempio. C’è in corso forse una rimodulazione del Pnrr, speriamo coinvolga anche la parola

‘invasi’, perché le risorse fortunatamente ci sono”.

La necessità di procedere alla realizzazione di piccoli e medi invasi sul territorio è stata ribadita anche dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, che ha sottolineato anche l’esi- genza di preservare il suolo agricolo da speculazioni sulle rin- novabili o di carattere edilizio. Su entrambe le questioni è poi intervenuto Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.

L’Italia nei prossimi mesi dovrà concentrarsi sulla realizzazio- ne di invasi e sistemi di accumulo, ma anche lavorare per un utilizzo più sostenibile del suolo. Gargano ha parlato infine dei rischi che i pozzi abusivi comportano per le falde sotter- ranee: “ci sono regioni con milioni di pozzi abusivi, fatti in genere a ridosso del mare, che abbassano la falda e facilitano la penetrazione da parte delle acque salate” – ha spiegato –

“e una volta che la falda è contaminata non è più possibile recuperarla. Si tratta di un problema molto serio”.

A tirare le fila del discorso è stata la viceministra alle Infra- strutture e mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, che ha ri- capitolato tutti i principali interventi messi in campo dal go- verno per favorire la riduzione delle perdite e l’uso efficiente della risorsa. Oltre alla necessità di intervenire per mitigare il rischio geologico al quale sono soggette molte infrastrutture idriche, Bellanova si è soffermata anche sul tema energetico.

“Sebbene la produzione dell’idroelettrico sia già a un buon livello, meritano attenzione i progetti di incremento delle sta- zioni di pompaggio, con accumulo di energia a basso impat- to ambientale, laddove siano sfruttabili coordinamenti tra in- vasi esistenti o salti energetici di vicinanza del mare. Alla luce dell’attuale crisi energetica e della ricerca di fonti alternative, e considerata anche la sua conformazione,” – ha concluso –

“l’Italia è una delle nazioni con le maggiori potenzialità per l’incremento degli impianti di pompaggio”.

RESOCONTI 24/03/22

I PROBLEMI DELLA FILIERA IDRICA ITALIANA E LE RICHIESTE DEL SETTORE

di SOP

Se ne è parlato durante la presentazione del libro bianco “Valore acqua per l’Italia”

di The European House Ambrosetti

L’Italia è il primo paese dell’Unione europea per acqua prelevata per uso civile (oltre 9 miliardi di mc l’anno) e ha un’infrastruttura idrica obsoleta – il 60% della rete di distribuzione che ha più di trenta anni e il 25% che ne ha più di cinquanta, con una conseguente dispersione del 42% dell’acqua durante la distribuzione –ma le tempistiche per la messa a terra degli interventi previsti nel Pnrr non risultano compatibili con quelle attuali del settore. Questi alcuni dei “paradossi” della filiera idrica – con- siderato anche come l’acqua sia una risorsa fondamentale, sottoposta a una forte pressione per via del cambiamento climatico e di una domanda in costan- te crescita – messi in luce ieri mattina, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, durante la presentazione del libro bianco “Valore acqua per l’Italia”, realizzato da The European House Am-

brosetti con il supporto dei partner della terza edizione della Community Valore Acqua per l’Italia. I problemi riscontrati dallo studio sono diversi: un basso livel- lo di investimenti nella filiera rispetto alla media europea, una grande fram- mentazione del settore (caratterizzato, soprattutto al sud, da una moltitudine di piccole imprese), una tariffa idrica tra le più basse d’Europa, un’ampia dispa- rità tra nord e sud del paese e i tempi lunghi degli iter autorizzativi.

Alla prima parte del convegno, dedicata alla presentazione del libro, hanno pre- so parte l’esploratore del mare Alberto Luca Recchi, Edoardo Borgomeo della World Bank, il presidente della Società metereologica italiana Luca Mercalli, l’a.

d. di The European House Ambrosetti Valerio de Molli e alcuni partner della Community (Tullio Montagnoli di A2A, Luigi de Francisci di Acea, Susanna Zuc-

chelli di Hera, Alessandro Cecchi di Iren, Stefano Cetti di MM, Paolo Romano di Smat, Francesca Menabuoni di Suez). Il secondo panel ha visto al suo centro il tema della circular e della smart water, cui hanno contribuito Benedetta Briso- chi di The European House Ambrosetti, Francesca Greco, ricercatrice del Lon- don Water Research Group, Maurizio Giugni, commissario straordinario unico per la realizzazione degli interventi di collettamento, fognatura e depurazio- ne delle acque reflue urbane della Presi- denza del Consiglio dei ministri, Veroni- ca Manfredi della direzione generale per l’Ambiente della Commissione europea.

A un breve panel sul valore dell’acqua nella filiera agroalimentare, che ha visto protagonisti il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – nella cui sede di Pa- lazzo Rospigliosi si è tenuto l’incontro – e lo chef Niko Romito insieme all’a. d.

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del Gruppo Celli Mauro Gavallotti, è se- guito un approfondimento sul tema del

“water service divide”, ovvero la dispa- rità esistente nell’efficienza del servizio idrico tra Nord e Sud del paese, cui han- no partecipato, oltre a Brioschi, Cosimo Antonaci dell’Agenzia per la Coesione territoriale e Massimo Gargano, diretto- re generale di Anbi. Infine, hanno chiu- so il convegno gli interventi istituzionali del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini e della presidente della commissione Am- biente della Camera Alessia Rotta.

Mercalli ha avvertito che dobbiamo pre- pararci fin da subito, dotandoci delle infrastrutture necessarie, per affrontare i prossimi anni in cui – soprattutto ne- gli scenari peggiori di aumento delle temperature – le precipitazioni saranno sempre meno frequenti e, quando ci sa- ranno, avranno carattere alluvionale.

Dalla presentazione del libro bianco

“Valore acqua per l’Italia” sono emerse le problematiche principali che coinvol- gono la filiera estesa dell’acqua in Italia.

In primis, come già ricordato, un utilizzo di acqua di gran lunga sopra la media europea – nonostante deteniamo anche il primato mondiale per il consumo di ac- qua in bottiglia – e lo stato degradato della rete di distribuzione. Da una ricer- ca svolta dall’Osservatorio Valore acqua per l’Italia è emerso che gli italiani sot- tostimano il loro consumo di acqua, so- vrastimano il suo costo in bolletta – che invece è tra i più bassi d’Europa, 2,11 euro per mc – ma sarebbero disposti a sostenere un leggero aumento in bol- letta per migliorare la qualità della rete idrica. Questo, secondo lo studio, è un dato significativo, perché un problema alla base del cattivo stato della rete idrica italiana è il basso livello di investimenti:

quasi la metà della media europea (46 euro per abitante all’anno contro gli 82 di media). Secondo le stime dell’Osser- vatorio, basterebbero 8 euro l’anno in più in bolletta per generare 400 milioni di investimenti aggiuntivi. Il basso livello degli investimenti è dovuto anche, rileva il documento, all’elevata frammentazio- ne del settore, composto per l’86,7%

da piccole imprese, e ai tempi lunghi dei processi autorizzativi: la fase di progetta- zione dura in media 1.080 giorni, quasi il doppio dei 590 previsti.

Un altro “paradosso” messo in luce du- rante il convegno è quello per cui non si pensa all’acqua come a un bene che generi un forte valore aggiunto. Invece, ha fatto notare de Molli nel suo inter- vento, l’acqua è l’elemento abilitante per la generazione di 281,5 miliardi di valore aggiunto in Italia, circa un quinto del Pil del paese. Considerando solo il ciclo idrico esteso, questo genera valore aggiunto per 8,3 miliardi di euro, alla pari con il settore dell’abbigliamento, e occupa 93 mila persone.

Per quanto riguarda l’opportunità rap- presentata dai fondi del Pnrr – stimati dall’Osservatorio in 7,8 miliardi di inter- venti per una gestione più efficiente e sostenibile dell’acqua nel periodo 2021- 2026 – questi non sono ritenuti sufficien- ti per colmare gli attuali gap del settore e le esigenze dei territori: servirebbero, secondo gli autori del libro bianco, 2,1 miliardi di investimenti all’anno nel ser- vizio idrico integrato e 1,6 miliardi per il contrasto al cambiamento climatico e alla resilienza degli agrosistemi irrigui.

Inoltre, le tempistiche previste dal Pnrr per la messa a terra degli interventi non sono compatibili con quelle attuali degli iter autorizzativi e realizzativi delle opere idriche. I fondi del Pnrr dovrebbero quin- di, nell’opinione dei redattori del docu- mento, fare da leva per gli investimenti privati, soprattutto nella transizione del settore in ottica sempre più “smart” e circolare: tecnologie e infrastrutture per il recupero di acque meteoriche e il ri- torno in circolo di acqua depurata, per il recupero di materia prima seconda in diverse attività economiche tramite la valorizzazione dei fanghi di depurazio- ne dopo il loro trattamento e per nuove infrastrutture digitali destinate alla ge- stione idrica integrata, come i contatori smart, che oggi rappresentano il 20%

del totale in Italia.

Montagnoli si è detto d’accordo con Mercalli sulla necessità di “attrezzarsi”, anche al di là della temporalità del Pnrr,

per un utilizzo circolare e più sostenibi- le dell’acqua. Per raggiungere questo obiettivo, Montagnoli ha auspicato una sinergia tra le forze del paese, soprat- tutto tra pubblico e privato.

De Francisci ha avvertito contro il rischio che il Pnrr aumenti il water service di- vide, perché la carenza di gestori indu- striali al sud fa sì che le tempistiche per la realizzazione degli interventi siano troppo lunghe per accedere ai fondi, e ha fatto sapere che Acea sta sviluppan- do un prototipo di contatore smart che misurerà non solo la quantità, ma an- che la qualità dell’acqua erogata.

Zucchelli ha sottolineato l’importanza di investire nella digitalizzazione per au- mentare la consapevolezza degli utenti.

Cecchi ha parlato della necessità della distrettualizzazione delle reti per mini- mizzare le perdite e del riuso delle ac- que reflue, auspicando che si arrivi dai 7 milioni di mc attualmente utilizzati in ambito agricolo a 20 milioni di mc.

Sia Cetti che Romano hanno rilevato l’insostenibilità dei tempi del Pnrr per la messa a terra degli interventi, ma, mentre Cetti ha detto che il commissa- riamento non può essere una soluzione, per Romano invece può esserlo.

Manfredi ha ricordato la tappa dell’A- genda europea per la sostenibilità al 2023, quando l’Europa dovrà constata- re i progressi fatti e le sfide ancora da affrontare. Manfredi ha poi fatto sapere che, nell’ambito della revisione della di- rettiva sulle acque reflue e in considera- zione della possibilità anche di produrre energia rinnovabile dalle fognature, l’U- nione europea sta spingendo in direzio- ne di una gestione che faciliti il riuso di queste acque.

Rispetto all’utilizzo delle acque reflue e dei fanghi di depurazione in agricoltu- ra, Prandini ha detto che “con Coldiretti siamo ben disponibili a ricevere questo tipo di prodotti, l’unica cosa che chie- diamo è che ci sia un sistema di certifi- cazione rispetto a quello che andremo a usare”.

Rispetto al divario nel servizio idrico tra nord e sud Italia, le cause vengono in- dividuate dallo studio nella maggiore

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STAFFETTA ACQUA QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

quota di servizio ancora gestito in eco- nomia (direttamente dagli enti locali): al sud per il 24% – in Calabria al 94% e in Sicilia al 68% – e nelle isole per il 29%.

Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio, le gestioni in economia sarebbero meno efficienti nel mobilitare gli investimenti, con una media di 8 euro per abitante per anno investiti nel 2019 rispetto ai 46 della media italiana. Al sud, inol- tre, sono localizzati la maggior parte (66,4%) dei 339 comuni ancora sprov- visti del servizio di depurazione. Alla gestione deficitaria dei sistemi di fogna- tura e depurazione sono legate quattro procedure di infrazione comunitaria, ha ricordato Giugni, per le quali l’Osserva- torio stima che l’Italia sarà tenuta a pa- gare non meno di 500 milioni di euro.

Prima dei conclusivi interventi istituzio- nali, de Molli ha illustrato il “manifesto”

in dieci punti elaborato dalla Communi- ty, con proposte di policy per affrontare i problemi emersi durante il convengo.

Al primo posto viene definita la necessi- tà di una “visione sfidante per un paese più sostenibile: affermare l’Italia come un Paese sostenibile, a partire dalla ge- stione efficiente e circolare della risorsa

acqua, capace di attrarre investimenti e innovazioni tecnologiche lungo la fi- liera estesa, con un’autorevole influen- za a livello europeo e che faccia della gestione sostenibile della risorsa acqua un asset competitivo e di sviluppo”. Al secondo posto, proposte per il rilancio degli investimenti per lo sviluppo della filiera estesa dell’acqua; al terzo, per il superamento del Water Service Divi- de tra i territori italiani. E poi, per un adeguamento del livello tariffario per il Servizio Idrico Integrato, per la tutela e circolarità della risorsa idrica primaria, per l’efficientamento nella gestione dei fanghi di depurazione, per la digitaliz- zazione della filiera estesa, per il miglio- ramento della raccolta dati e diffusione della water footprint, per la comunica- zione e sensibilizzazione dei cittadini.

Infine, una proposta per il rafforza- mento dei meccanismi di collaborazio- ne pubblico-privato, con l’istituzione di un tavolo di concertazione permanente pubblico-privato guidato dalle commis- sioni Ambiente di Camera e Senato con la collaborazione della Community Va- lore Acqua per l’Italia e con gli altri rap- presentanti istituzionali, a partire dalle

Autorità di Bacino Distrettuale fino al regolatore Arera.

Giovannini ha ricapitolato gli investi- menti, per un totale di 3,9 miliardi tra Pnrr, legge di Bilancio e Fondo coesione e sviluppo, stanziati per il settore idrico.

Le priorità, ha detto Giovannini, sono la messa in sicurezza delle infrastrutture idriche del nostro paese e la governance, cioè il modo in cui questi fondi dovran- no essere usati per risolvere le criticità.

A questo proposito, Giovannini ha citato il piano nazionale per la sicurezza della risorsa idrica, in fase di predisposizione.

“Come sapete, molte competenze sul tema della sicurezza sono delle Regioni – ha detto Giovannini – ma dobbiamo lavorare insieme e abbiamo deciso, pro- prio recentemente, di aprire un tavolo per affrontare le tante problematiche che hanno reso difficile l’attuazione degli investimenti e una governance efficace sul tema della sicurezza”.

Anche Rotta ha parlato degli interven- ti sulle infrastrutture idriche che i fondi Pnrr potranno finanziare, anche in otti- ca di digitalizzazione, e dell’importanza di una buona governance per la messa a terra degli interventi.

RESOCONTI 21/03/22

LO STATO DEL SETTORE IDRICO IN ITALIA

di C.M.

I dati del Blue Book realizzato dalla fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa depositi e prestiti e Istat

Aumentano gli investimenti realizzati nel settore idrico, ma l’Italia è ancora lontana dalla media europea. Le potenzialità di crescita del paese sono frenate da elevati livelli di frammen- tazione gestionale e dalla forte presenta di gestioni comunali in economia, che interessano più di 8 milioni di cittadini, so- prattutto al Sud, e che ogni anno in media investono solo la modica cifra di 8 euro per abitante.

È quanto emerge dal nuovo Blue Book realizzato dalla Fonda- zione Utilitatis, in collaborazione con Cassa depositi e prestiti e Istat, i cui dati sono stati presentati questa mattina nel corso di un webinar, insieme a Utilitalia. Alla vigilia della Giornata Mon- diale dell’Acqua, il direttore della Fondazione Utilitatis, France- sca Mazzarella, ha presentato le principali evidenze della mo-

nografia completa dei dati del Servizio idrico integrato.

Secondo i dati elaborati da Eurostat sul rapporto tra la do- manda di acqua e la disponibilità della risorsa, l’Italia rappre- senta un paese a stress idrico medio. Il consumo di acqua nel nostro paese è molto più elevato rispetto alla media europea e a quanto rilevato negli altri Stati membri, e si attesta intorno ai 215 litri per abitante l’anno. Secondo l’ultimo censimento Istat sui Comuni capoluogo e le Città metropolitane, lo stesso dato, per il 2020, ammonterebbe a 236 litri pro capite. La gestione ottimale della risorsa idrica è un obiettivo imprescin- dibile su cui puntare, soprattutto alla luce degli impatti del cambiamento climatico, che altera distribuzione e frequenza delle precipitazioni.

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Guardando al consumo d’acqua totale, in Italia l’uso della ri- sorsa idrica a scopi civili non è che una piccola porzione, circa il 20%, mentre la quota più corposa, il 50%, è rappresentata dai consumi d’acqua per usi agricoli. Il settore idrico presenta un valore di produzione di 8 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil, e conta 28.000 addetti, ossia lo 0,5% del totale degli occupati nel settore industriale. È quindi un comparto rilevante, che ha effetti sia sull’economia che sul tessuto sociale. Caratteristica peculiare del settore è però l’elevata frammentazione, sotto molti punti di vista, incluso quello gestionale. Negli anni si è as- sistito a un crescente consolidamento, grazie all’aumento delle aggregazioni, ma la fetta più rilevante delle aziende operative nel servizio idrico è ancora rappresentata da imprese di piccole dimensioni che fatturano meno di 10 milioni di euro (53%). La concentrazione di aziende di grandi dimensioni, con un fattu- rato superiore ai 10 milioni, si limita al 7%.

La frammentazione è ben visibile anche dal punto di vista dell’organizzazione industriale del settore. In molte aree del paese non si sono ancora consolidati gli Ambiti territoriali ot- timali e permangono le gestioni in salvaguardia e quelle in economia. La frammentazione della governance è evidente soprattutto nel Sud del paese, ma non mancano casi di ge- stioni di piccole dimensioni o in economia anche in aree del Nord, come la Valle d’Aosta, la Liguria e parte della Lombar- dia. Questo tipo di organizzazione ha un forte impatto sugli investimenti portati avanti sui territori. Mentre gli investimenti delle gestioni di piccole dimensioni, in media, sono pari a circa 8 € per abitante, i gestori industriali investono somme pari 49,3 €/ab. Si tratta di una differenza netta.

Il valore degli investimenti realizzati dai gestori industriali, pe- raltro, ha vissuto una forte crescita a partire dal 2012, con l’avvento della regolazione Arera, e un ulteriore salto in avanti a partire dal 2017, anno in cui è stata introdotta la regola- zione della qualità tecnica. Malgrado la forte crescita degli investimenti nel settore idrico, avvenuta anche su impulso di Arera, l’Italia è ancora ben lontana dalla media dei paesi più avanzati a livello europeo, dove gli investimenti ammontano a 100 €/ab.

Un altro tratto distintivo del settore è la forte differenziazio- ne geografica: la stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel biennio 2020/2021 è pari a 65 €/ab/anno per il Centro, seguito dal Nord-Ovest (52€/ab/anno) e dal Nord- Est (48€/ab/anno). Per il Mezzogiorno, la stima si abbassa a 35 euro l’anno per abitante. Gli interventi di manutenzione ordi- naria e straordinaria sulle infrastrutture idriche, in queste aree del paese, sono quindi probabilmente insufficienti. Un’ulte- riore conferma arriva dai dati relativi alla qualità del servizio, valutata in base agli indicatori fissati da Arera. Guardando i tre più significativi, connessi a perdite idriche, allagamento da fognatura e superamento dei limiti dei parametri inquinanti, emerge come il Sud presenti valori peggiori rispetto alle altre aree del paese. Malgrado tutti e tre gli indicatori stiano spe- rimentando un trend positivo sull’intero territorio nazionale,

continuano quindi a permanere forti differenze territoriali. La causa va probabilmente rintracciata nello scarso numero di in- vestimenti e negli elevati livelli di frammentazione gestionale del Sud. La concentrazione della maggior parte delle proce- dure di infrazione europea per la depurazione nelle regioni meridionali ne è la riprova.

Il Blue Book, infine, mette in evidenza le potenzialità di cre- scita e progresso offerte da Next Generation Eu. L’Italia ha dato grande importanza alla risorsa idrica nella ripartizione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, affidan- dole circa il 2% delle risorse dell’intero Pnrr. Il paese emerge anche a livello europeo per quantità di investimenti destinati al comparto – ha concluso Mazzarella – superando di netto la Spagna, che presenta uno stress idrico superiore a quello italiano ed è parimenti interessata dall’impetuoso abbattersi della crisi climatica nel Mediterraneo.

Nel corso dell’intervento, apertosi con i saluti istituzionali e i ringraziamenti del presidente della Fondazione Utilitatis, Ste- fano Pareglio, sono intervenuti anche Andrea Guerrini, com- ponente del collegio Arera, Simona Camerano, responsabile Scenari economici e strategie settoriali di Cdp, e Sandro Cru- ciani, direttore Statistiche ambientali di Istat.

Guerrini si è soffermato sul tema della disparità territoriale e sui limiti della governance nel Sud Italia. Si tratta di un pro- blema che Arera propone di risolvere attraverso una riforma organica del servizio idrico integrato, rivolta in particolare al Mezzogiorno, che preveda dei termini precisi per l’affidamento del servizio. Qualora gli Enti di governo d’ambito non affidino il Sii entro i termini prefissati, le Regioni potrebbero procedere all’esercizio di poteri sostitutivi rafforzati, prevedendo l’affida- mento del servizio a una società a controllo pubblico, suppor- tata a livello tecnico anche da soggetti industriali. La gestione del servizio in capo alla società pubblica dovrebbe durare per un periodo consistente, ad esempio di quattro anni, per dare certezza agli utenti e assicurare ai territori la possibilità di inter- cettare le risorse del Pnrr (v. Staffetta Acqua 20/01).

Simona Camerano è intervenuta sul ruolo della finanza soste- nibile, strumento prezioso in grado di contribuire alla crescita del comparto. “A sostegno dei fabbisogni del settore, la finan- za sostenibile può giocare un ruolo importante conciliando i ritorni economici con impatti ambientali e sociali positivi per il territorio”, ha dichiarato. “In Italia nel 2021 i prestiti con fina- lità green hanno raggiunto i 13 miliardi di euro e il valore delle obbligazionarie sostenibili è arrivato a circa 300 miliardi di euro, sette volte il livello del 2017. Numeri che testimoniano interes- se in crescita dei mercati e grandi opportunità per gli operatori del settore idrico”. Ci sono tutti i presupposti perché il settore venga preso in altissima considerazione dagli investitori, ma per dispiegare il potenziale del comparto – ha concluso – è neces- sario che gli operatori si impegnino per trasformare la sosteni- bilità in un elemento centrale della loro attività.

Sandro Cruciani ha infine presentato alcune anticipazioni re- lative ai dati del censimento delle risorse idriche per il 2020,

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STAFFETTA ACQUA QUOTIDIANO DELL’ACQUA E DEI SERVIZI IDRICI

RESOCONTI 16/03/22

SERVIZIO IDRICO, QUALI STRUMENTI A SUPPORTO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA?

di C.M.

Il dibattito al webinar di Arera. Potenzialità e limiti dei Certificati bianchi

In un periodo critico come quello at- tuale, segnato da difficoltà di approvvi- gionamento e fluttuazioni rilevanti dei costi dell’energia, il tema dell’efficienza non può che occupare un posto priori- tario nell’agenda di istituzioni, aziende e società civile. Si tratta di una questio- ne trasversale, che non riguarda solo il comparto energetico in senso stretto e si ripercuote anche su settori collatera- li, soprattutto se fortemente energivori.

È il caso del settore idrico, dove alcuni tra gli strumenti previsti dal legislato- re italiano per promuovere l’efficienza energetica, come i certificati bianchi, hanno finora trovato scarsa applicazio- ne. Contrariamente a quanto avviene per l’elettrico e il gas, comparti in cui l’adesione al sistema dei Titoli di effi- cienza energetica (Tee) è frutto di un obbligo ben preciso, nel settore idrico

l’adesione al sistema dei certificati bian- chi avviene ancora su base volontaria.

Negli ultimi anni sono state registrate poche esperienze di adesione al siste- ma dei Tee per il servizio idrico integra- to, malgrado si tratti di uno strumento in grado di sostenere concretamente il raggiungimento degli obiettivi connessi alla transizione ecologica.

È proprio partendo da queste premesse che l’Autorità di regolazione per ener- gia, reti e ambiente (Arera) ha deciso di organizzare un webinar totalmente de- dicato alla transizione energetica nel set- tore idrico, per esaminare gli strumenti più efficaci a supporto dell’efficienza in tutte le fasi del servizio, da captazione, adduzione e distribuzione a fognatura e depurazione. Durante il seminario, tenutosi online questa mattina, sono stati trattati temi estremamente attuali,

come la necessità di puntare sull’effi- cientamento energetico e di farlo ricor- rendo agli strumenti già presenti nel pa- norama normativo italiano. Risparmiare energia, in settori che ne impiegano pa- recchia come l’idrico, è essenziale anche alla luce della crisi dei prezzi che stiamo affrontando, questione che ha peraltro impedito al presidente di Arera Stefano Besseghini di intervenire, a causa di im- pegni istituzionali legati al caro bollette.

Ad aprire i lavori è stato Andrea Guerri- ni (Arera), che ha introdotto i principali argomenti di discussione, tracciando una panoramica delle attuali normati- ve connesse all’efficienza energetica.

Nel suo excursus, Guerrini ha ricordato la revisione della direttiva 91/271/CEE in materia di acque reflue urbane, che probabilmente condurrà all’introdu- zione di target vincolanti per ridurre il attualmente in corso di verifica e tarati su 109 Comuni capo-

luogo. “In termini di distribuzione stiamo parlando di circa 2,4 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, 370 litri per abitante al giorno, quindi volumi significativi, ma sicuramente in riduzio- ne rispetto al 2018, del 4% per gli immessi e di 1,6% per gli erogati”, ha spiegato. È probabile che i livelli di erogazione e consumo siano stati influenzati dalla pandemia, che in molte aree del paese ha comportato una riduzione dei flussi turistici e un conseguente calo del numero di utenti serviti. “Passando al tema delle perdite, continuiamo a parlare di volumi enor- mi, anche se in leggera riduzione,” – ha proseguito – “nei 109 Comuni capoluogo il 36,2% dell’acqua immessa in rete si perde nei vari snodi delle infrastrutture idriche. Dal punto di vista quantitativo si parla di valori enormi: quasi 1 miliardo di metri cubi all’anno, e in termini giornalieri circa 2,5 milioni di metri cubi. Queste perdite sembrano in leggera riduzione, di circa un punto percentuale rispetto al 2018, ma ci aspettiamo che i dati sugli investimenti ci aiutino ad accelerare questa dinamica”, ha chiosato.

L’ultimo dato riportato da Cruciani riguarda invece le opinio-

ni dei cittadini. Tendenzialmente il servizio idrico integrato incontra un buon livello di soddisfazione: le famiglie italia- ne molto o abbastanza soddisfatte del servizio ammontano all’86% del totale. Il dato, però, conferma forti differenze a livello territoriale. Al nord le famiglie soddisfatte ammontano al 92%, contro l’82% del Sud. Per le isole, il dato scende al di sotto del 70%. Altro dato significativo – ha concluso Cru- ciani – riguarda le difficoltà riscontrate da molte famiglie nella lettura della bolletta idrica: quasi due terzi di esse incontrano infatti difficoltà nel comprendere le bollette, percentuale an- cora più alta nel Mezzogiorno.

Le conclusioni dell’evento sono state affidate al presidente di Utilitalia, Michaela Castelli, che ha ribadito l’esigenza di procedere ad una riforma strutturale per migliorare la gover- nance del comparto. Il ministro delle Infrastrutture e della mo- bilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha preso parte al webinar con un videomessaggio, nel corso del quale ha ricostruito i principali interventi messi in campo dal governo per migliora- re la gestione della risorsa idrica, dalle riforme del Pnrr all’im- piego delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione.

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