• Non ci sono risultati.

ISTRUZIONI MENTALI: MANTRA, QUANTUM E PNL PER AGIRE SULL INCONSCIO

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "ISTRUZIONI MENTALI: MANTRA, QUANTUM E PNL PER AGIRE SULL INCONSCIO"

Copied!
109
0
0

Testo completo

(1)

ISTRUZIONI MENTALI:

MANTRA, QUANTUM E PNL PER AGIRE

SULL’INCONSCIO

Metodiche Quantiche e non per Agire su sé stessi. La Via verbale. Come parlare al proprio inconscio. Benessere e

Successo

ISBN 978-0-9793997-1-8 NLP International Ltd

(2)
(3)

Prof. Rolland ampliato con note del dr. Marco Paret, aggiornato ai più recenti sviluppi di queste materie (Quantum, scozzata, PNL3 etc...)..

Cosa intendiamo con inconscio?

Intendiamo la parte di noi della quale non siamo direttamente coscienti. Noi abitualmente siamo consci di un numero limitato di cose. Rispetto alla realtà esterna, la nostra mente effettua un'opera di filtraggio.

Il fenomeno è stato anche analizzato estensivamente dalla letteratura scientifica. Citiamo semplicemente a questo proposito citiamo il famoso articolo di Miller "il magico numero 7 + o - 2" che per primo ha portato l'attenzione sul fatto che la nostra mente conscia può esaminare solo un limitato numero di informazioni.

Secondo ricerche sperimentali, da 5 a 9.

Il filtraggio è operato da meccanismi inconsci. Quel che ne risulta è che alla nostra mente cosciente arriva solo un'infima parte di quelle che sono le nostre percezioni dei sensi, per di più organizzate e trasformate da processi che avvengono sotto la soglia della nostra coscienza.

Questo significa che quindi, in maniera inconscia, potenti meccanismi sono all'opera. La nostra respirazione, i nostri processi corporei in genere sono retti dalla nostra mente inconscia, ma così anche l'interpretazione di quello che leggiamo, i pensieri che ci sorgono spontaneamente, le

(4)

nostre abitudini e tutto quello che si muove all'interno di noi. E' quello che chiamiamo la "forza della mente inconscia".

E' possibile interloquire con questa parte di noi. Una meccanica molto importante che opera con la mente inconscia è quella delle "istruzioni mentali"

(5)

Le Leggi per comunicare con il proprio inconscio.

1. A cosa serve.

Parlare col proprio inconscio significa parlare con un nostro noi stessi più profondo e globale. E' “un'idea nata da noi e che influisce su di noi”. Sicuramente si possono trovare anche altri termini scientifici utilizzabili al posto, ma questo manuale vuole essere pratico e rivolgersi a persone che vogliono conoscere delle maniere semplici di operare con la propria mente per ottenere dei risultati (motivarsi, raggiungere dei risultati specifici).

Nella semplicità vi è grande potere. Nei fatti troviamo che ci sono persone in grado di ottenere specifici risultati nella vita, sfruttando al meglio i propri potenziali, e persone che negli stessi ambiti non riescono a raggiungere gli stessi risultati.

Qualcuno parla di "inclinazione", che è sicuramente vero, ma, al di là dell'inclinazione, è possibile guidare la nostra mente, nel rispetto della propria inclinazione, a raggiungere qualsiasi risultato.

Per raggiungere “qualsiasi risultato” l'impegno non deve essere esclusivamente conscio, in quanto ne risulterebbe uno “sforzo” della personalità, bensì avvenire nel rispetto della mente inconscia. In altre parole deve avvenire secondo le linee naturali di sviluppo della persona alle quali la mente inconscia aderisce. Possiamo pensare che nel momento in cui accediamo alla mente inconscia

(6)

abbiamo teoricamente a disposizione TUTTE LE RISORSE.

La mente conscia è infatti Lineare, e di capacità limitata.

Normalmente essa ragiona logicamente all'interno di una sola mappa e crea rappresentazioni mentali sensoriali. La mente inconscia al confronto ha una possibilità molto più vasta: può contenere più mappe in contemporanea ed è capace di creare connessioni potenti. Permette il ragionamento quantico, ovverosia su più livelli in contemporanea grazie alla non rappresentazione sensoriale dei ragionamenti. Questo ragionamento, per essere efficace, avviene quindi nella sua parte centrale in maniera completamente inconscia e deve essere attivato in una particolare maniera. E' quello quindi che si intende quando si usano i termini “proporre un'idea accetta alla mente inconscia”.

Il fenomeno col quale viene adottata una “idea accetta alla mente inconscia” è molto più frequente di quanto si pensi.

Il fenomeno può essere sia volontario che involontario. Quando per es. voglio alzarmi alle 6 per prendere il treno, la sera prima do a me stesso l'idea di svegliarmi in tempo, questo è l'esempio di un'idea che entra e viene messa in atto dal mio inconscio in maniera volontaria.

Ma il tutto può avvenire in maniera non volontaria, subliminale. In treno, un compagno di viaggio guarda l'orologio, o sbadiglia, e io automaticamente faccio le identiche azioni. A teatro (o al cinema) una persona tossisce ed un'altra contemporaneamente tossisce. Oppure ancora:

(7)

un conoscente mi stringe la mano nel congedarsi, e poco dopo, ricordandomi che è malato ed ha detto di avere l'influenza, mi viene il sospetto che quel contatto abbia potuto contagiarmi, e quel sospetto mi dà un reale senso di malessere. Similmente, dopo un pasto al ristorante dove ho mangiato dei funghi, leggo sul giornale di un caso di avvelenamento, ed incomincio a pormi dei dubbi sulla mia salute, mi sento un po' più debole. Ecco degli esempi di idea assorbita dall'inconscio in maniera involontaria. In questo caso si tratta di una serie di idee suscitate incoscientemente da una influenza esteriore, o da un pensiero o da una sensazione reale o immaginaria. In questo campo rientrano molte cosiddette “impressioni subliminali” che agiscono SOTTO la soglia della coscienza.

Infine vi è una terza specie di azione sull'inconscio che definiremo con un termine antico involontaria - volontaria. Ne è un esempio quello che viene anche chiamato “effetto placebo”. Esempio: un medico prescrive un rimedio contro l'insonnia e raccomanda di prenderne una dose ogni due ore. I pensieri del malato, ogni volta che prende la medicina, si avviano involontariamente su questa direzione: “Prendo questo rimedio per calmare i miei nervi e poter dormire profondamente questa notte”. Siamo dunque in presenza di un'idea volontaria data con convinzione che agisce successivamente inconsciamente. E' un modo di comunicare che consigliamo ai medici quando vogliono moltiplicare l'effetto di qualcosa che prescrivono.

In pratica è importante per il medico dire con sicurezza lo SCOPO che vi è dietro un determinato preparato. Avendo impresso nello spirito del paziente l'idea che un'azione prescritta (medicina da prendere, esercizi di cultura fisica,

(8)

operazioni varie da compiere) provocherà un notevole beneficio, ad ogni azione compiuta lo spirito del paziente viene impressionato da questa idea in un modo che possiamo quindi chiamare “volontario - involontario”. In pratica l’inconscio crea degli effetti basandosi sull’idea accettata e vivificata.

E' importante saper ben distinguere queste tre modi di proporre un'idea alla mente inconscia. La maggior parte del nostro studio sarà comunque riservato alla maniera volontaria.

L'azione diretta sull'inconscio è molto potente ed è nel tempo stesso il peggior nemico (se non la si conosce) e il migliore alleato (se la si conosce) che si possa trovare.

2. Le leggi della mente.

Se — come abbiamo visto dagli esempi precedenti - un'idea può influire sul corpo, sui muscoli, sui nervi, questo è perchè corpo e mente non sono due mondi completamente distinti ; ma che fra l'uno e l'altro intercorrono delle relazioni continue. Si parla di “insieme psicosomatico”. Ciò che rimane fino a un certo punto misterioso è solo il modo di queste relazioni in quanto molte relazioni devono ancora essere sufficientemente elucidate dalla scienza.

Esistono delle leggi della mente. Anche se il nostro è un manuale pratico, il lettore è pregato di seguire questa scorsa nel campo teorico. Come per ogni altra abilità pratica, solo la conoscenza delle leggi che la reggono,

(9)

permette infatti di superare sè stessi ogni giorno. Chi conosce solo la pratica non può progredire; o se lo fa, ciò avviene solo a prezzo di fatiche immani e di innumerevoli errori.

Una legge generale è:

Ogni idea accettata dal cervello, tende a tradursi in atto. Osservate bene: non si dice che ogni idea “diventa” un atto, ma che “tende a diventare”. Un'altra maniera di esprimere la stessa legge è “ciò che una persona si aspetta, tende a realizzarsi”.

La mente è infatti abituata a funzionare in direzioni specifiche. Se ci aspettiamo qualcosa quindi inconsciamente mettiamo in atto delle azioni e dei processi mentali che finiscono col facilitare la realizzazione di quello che ci immaginiamo. Il concetto è il seguente : la realtà da noi percepita attraverso i sensi e corrisponde ad una particolare configurazione neuronale. Ma anche dietro ad ogni idea vi è una particolare configurazione neuronale, e questa configurazione agisce “come una realtà” predisponendoci in una particolare maniera, ed inconsciamente mettendo in moto gli apparati destinati a realizzare il comando. Si può quindi dire: “Il pensiero è un atto allo stato nascente”.

Anche Assagioli, fondatore della psicosintesi, aveva affermato “ogni atto è prima immaginato”

Quindi: “Ogni pensiero è un orientamento verso l'azione alla quale si riferisce”.

(10)

L'“intensità” e la DENSITA’ DI PENSIERO quale variabile per la realizzazione dello stesso

Per operare con la mente è necessario conoscere alcuni principi base. Uno tra questi è che tra immaginazione e realizzazione la differenza è normalmente semplicemente di intensità del pensiero.

Se io immagino di alzarmi dalla sedia : “apro” le cellule cerebrali destinate a dare al mio corpo il comando di alzarsi. In altre parole, attivo una configurazione neuronale specifica. Questa idea, come è implicito nella definizione precedente, può essere accettata o rifiutata. Se è rifiutata, la quantità di energia motrice (diciamo così) contenuta nell'idea, cade nel nulla, ovverosia in altre parole disattivo la configurazione neuronale; se è accettata, potenzio ed amplio la configurazione esistente e l'idea “tende” a realizzarsi.

Il concetto è: io posso pensare di alzarmi e restare seduto. Che cosa vuol dire? Che fra il pensiero di fare e la volontà di fare vi è una differenza. Ma quale? Si potrebbe dire che la differenza non è qualitativa, ma solo temporale e di intensità. In altre parole, quando il pensiero di alzarmi è troppo breve o troppo debole, subito un altro pensiero occupa il posto del primo, sicché io non mi alzo o perchè ho successivamente deciso di non alzarmi (configurazioni neuronali in contrasto), oppure perchè mi son dimenticato di alzarmi (configurazione neuronale disattivata). Un concetto molto calzante è quello di DENSITA' DI ATTENZIONE. Recentemente la scienza è riuscita a spiegare quello che si intende con questo termine. Il

(11)

contributo viene dalla branca più moderna della psicologia:

la Quantum Psychology.

Il concetto di DENSITA’ DI ATTENZIONE La Psicologia Quantistica applica alla mente concetti generali, derivati dagli schemi e dalle teorie della meccanica quantistica la cui impostazione filosofica viene applicata anche ad ambiti più estesi che quello prettamente fisico con incredibile successo. Per questa disciplina la misurazione od osservazione di un sistema è partecipativa.

Per partecipazione intendiamo che ad esempio, il comportamento di un atomo cambia quando l'entità è osservata, e questo è legato alla natura probabilistica di tali entità.

Le leggi quantiche che governano il comportamento osservato delle particelle subatomiche, ed anche dei sistemi più ampi, sono espresse in termini di onde di probabilità, che sono influenzate in maniera specifica dall'osservazione fatta sul sistema. La densità dell’osservazione da origine ad un fenomeno che viene chiamato Quantum Zeno.

Cosa è il Quantum Zeno Effect?

Il Quantum Zeno Effect è legato all'osservazione.

Questo effetto spiega come noi creiamo la nostra idea di realtà. L'effetto Quantum Zeno afferma che “quando un sistema è osservato in maniera sufficientemente rapida e

(12)

ripetitiva l'osservazione riduce la velocità di cambiamento del sistema”.

La teoria proposta nel 2005 dal fisico Henry Stapp collega con il quantum Zeno effect quello che accade nella mente quando viene posta molta attenzione ad un'esperienza mentale.

Applicato alle neuroscienze, si può dire che l'atto mentale di focalizzare l'attenzione stabilizza i circuiti mentali associati. Stabilizzare significa “rende operativi”. Se la densità di attenzione è bassa l'azione non parte. Sotto questo punto di vista, il ragazzo che vuole studiare, ma, continuamente distratto, non inizia mai, è un esempio calzante.

Oppure anche, se io penso di alzarmi per chiedere un prestito e me ne vergogno, il pensiero non può adagiarsi, stendersi senza ostacoli, percorrere le cellule e i nervi, ma subito viene combattuto da pensieri opposti discordanti.

Ma se ho veramente bisogno del prestito, ciò che (psicologicamente parlando) mi consente di chiederlo è il permanere dell'idea “richiesta” a dispetto delle idee contrastanti. Ho quindi bisogno sopratutto di mantenere questa idea ben fissa nel mio cervello. L’INTENZIONE, come appare dall’esempio precedente, è una forza fondamentale a tale scopo e può guidare l’ATTENZIONE.

Osserviamo un fenomeno analogo: se leggendo un libro di viaggi polari, io penso di prenotare un viaggio per andare in Groenlandia, è probabile spesso che non ne farò nulla perchè l'Idea appena comparsa verrà scacciata da altre

(13)

che sopraggiungeranno nel frattempo (il costo, i disagi, la disponibilità di tempo etc...). Ma se invece è mia INTENZIONE compiere un viaggio, l’effetto potrebbe essere totalmente diverso.

Tutti i nostri giorni sono pieni di idee nate-morte, aborti espulsi, uova non fecondate. Poiché la densità di attenzione ha così grande importanza è utile imparare come potenziarla.

Esercizio nr. 1 – sviluppare e comandare l’attenzione.

Fissate un oggetto e concentrate la vostra attenzione su di esso. Cercate di avere la vostra totale attenzione su quest’oggetto. Mantenete questo stato per qualche minuto.

Quest’esercizio fatto ogni giorno sviluppa forza di concentrazione e densità di attenzione.

Il processo di sviluppo di un'idea

Poiché la densità di attenzione crea una stabilizzazione dei circuiti mentali, uno tra gli elementi più importanti che sceglie e porta alla luce un'idea invece di mille altre è la durata nel tempo; nella vita corrente questo si presenta quasi sempre sotto forma di abitudine.

Ma come si crea un’abitudine di pensiero? Il processo richiede un cambiamento di pensiero.

(14)

Le persone che praticano una certa attività tutti i giorni pensano infatti differentemente, rispetto alle persone che non praticano la stessa attività.

Questo spiega come mai le persone non vedono le cose nella stessa maniera. Gli scienziati cognitivi si stanno rendendo conto che le mappe delle persone, le loro teorie, aspettative, attitudini, hanno un ruolo centrale nella percezione umana. Un altro esempio: Io esco ogni mattina per andare all'ufficio o in officina. Un giorno incontro una bella ragazza e penso di seguirla. Ma il pensiero opposto del mio lavoro mi fa scacciare il pensiero.

La nostra mente conscia direbbe che a farvi abbandonare l'idea è stata la volontà o il senso del dovere, ecc. Noi sosteniamo che l'idea non è sbocciata perchè non ha trovato il terreno propizio, e noi avevamo già degli altri

“programmi mentali”. Quindi il pensiero non ha fatto breccia perchè per dare alle cellule cerebrali un indirizzo tanto diverso dal consueto occorreva uno sforzo che non abbiamo fatto. Occorreva maggiore DENSITA’ DI PENSIERO. Ma in certi casi questa densità di pensiero può essere creata. Se questa ragazza è molto bella e crea un impatto forte o m'interessa molto perché corrisponde a certi miei ideali, potrebbe accadere che io ripensi a lei durante le noiose ore d'ufficio e domattina, se l'incontrassi, l'idea di seguirla avrebbe meno difficoltà a impiantarsi. E cosi continuando, verrebbe il giorno in cui io senz'altro pianterei il mio capo ufficio per correr dietro all'immagine ormai diventata ossessionante.

(15)

L'individuo arrivato a questo punto è “intossicato”

dall'idea amorosa come prima Io era dell'idea del dovere.

Concludendo, una parte della mente umana funziona a programmi mentali che guidano l’attenzione in maniera automatica, ed un'idea isolata non conta quasi nulla se non fa parte del nostro mondo abituale di idee e non si collega ad altre configurazioni neuronali. Per entrare in questo circolo d'idee, per forzare questa corrente, ciò di cui l'idea neonata ha bisogno e di tempo e di pazienza. Ciò può essere realizzato in maniera conscia ed inconscia. Lo sforzo mentale cosciente è doloroso, assai più dello sforzo fisico in quanto spesso si scontra con meccanismi già esistenti e deve, come si suol dire “nuotare controcorrente”.

Tuttavia, come a volte certe correnti sono solo superficiali, esiste anche una seconda strada che passa sotto questi programmi mentali: un'idea che entra a questo livello può lavorare allora entro di noi a nostra insaputa, rodere come un tarlo nascosto la nostra impalcatura mentale e sentimentale fino a farla crollare. Questo è quello che vogliamo realizzare noi ovviamente nella forma positiva. Per ottenere questo risultato esistono delle tecniche precise. Forse le avete messe in atto qualche volta senza neppure pensarci. Un concetto legato alla Densità di Attenzione è ad esempio la “Massa Critica”. Un esempio è il seguente: quando eravate a scuola e dovevate fare un tema.

Dopo averlo consegnato magari la vostra mente tornava a ripensarci suggerendovi maniere alternative di portarlo a termine. La vostra mente inconscia in tale situazione continuava a lavorare. In altre parole la mente lineare, sufficientemente concentrata, può mettere in funzione la mente inconscia che continua a portare avanti l’idea inserita

(16)

precedentemente. Ciò che a noi importa è quindi di riuscire a depositare i germi che fioriranno nell'oscurità della parte inconscia della nostra mente, manovrare questo inconscio in modo da ottenere risultati congrui con i nostri obiettivi nella vita, ecco quanto ci preme.

Questo è lo scopo di questo manualetto.

Che cosa significa riuscire a far penetrare un'idea nell'inconscio?

Significa che il fatto che aver lasciato libero l'ingresso all'idea, è bastato a fecondarla, a renderla possibile di sviluppi ulteriori. In altre parole la configurazione neuronale si è estesa ed ampliata automaticamente e secondo leggi sue proprie, il pensiero si è “densificato”. La

“densificazione” del pensiero è molto vicina al concetto del volere.

Per molti tra il pensare e il volere c'è un abisso immenso. Oggi questo abisso è stato colmato ; anzi siamo giunti al punto di saper più precisamente che cosa sia la

“volontà”. In realtà la distanza tra volontà e pensiero è rappresentata dalla dispersione di questo e dalla mancanza di energia. Questa misteriosa volontà, che gli antichi credevano costituita di un essenza speciale, discesa dal cielo, si può pensare in fondo come una trasformazione particolare dell'energia, cioè di quella forza stessa che costituisce il pensiero puro, astratto. Pensare è liberare energia, proprio come volere. La differenza non è sostanziale ; vi è solo — ripetiamo — una disparità di grado.

(17)

Più alta la concentrazione su di una specifica idea od esperienza mentale, più alta la densità di attenzione. In termini di Quantum, l'attenzione porta il QZE (Quantum Zeno Effect) in gioco. Con una sufficiente densità di attenzione, i pensieri individuali e le azioni mentali possono divenire una parte intrinseca dell'identità individuale.

Questa viene chiamata da alcuni psicologi “neuroplasticità autodiretta”.

Il pensiero, dicevamo, è quindi un'azione allo stato nascente, è un inizio di attività. Questo lo si può vedere nelle cosiddette “azioni ideomotorie”. Se pensiamo ad esempio di oscillare, potremo osservare come inconsciamente i nostri muscoli creino proprio l'inizio di un'oscillazione. Qui bisogna subito fare una distinzione.

L'idea può diventare atto seguendo due diverse vie, diventare cioè atto positivo: sentimento, volizione, movimento (azione dinamica) ; o atto negativo, vale a dire impedire al sentimento, alla volizione, alla sensazione, al movimento, di prodursi (azione inibitoria).

Citiamo rapidamente alcuni esempi :

La realtà soggettiva è costruita mentalmente attraverso la concentrazione del pensiero in una direzione.

L'uomo crede molte cose perchè le ha sentite dire senza minimamente controllarle. D'altra parte molti a furia di ripetere una idea enunciata per scherzo finiscono per ammetterla.

Lo stesso avviene dei sentimenti. Si ama, si odia, si invidia, si prova paura, piacere, secondo idee derivataci da

(18)

altri e anche da noi stessi. Si “immagina” di amare una donna e si finisce per amarla sul serio, si “suppone” che la vista d'un quadro celebre o d'una celebre veduta debba estasiarci, e finiamo per credere a questo sentimento.

Anche le mode non sono che il risultato di questo fenomeno psicologico e possono essere considerate un fenomeno di imitazione. Prova ne è il senso di ridicolo che destano le mode antiquate quando osserviamo dei vecchi modelli di vestito.

Molti viaggiatori passerebbero indifferenti davanti ad un quadro e sbadiglierebbero di fronte a uno spettacolo, se l'ammirazione altrui non attraesse dapprima la loro attenzione e non li portasse per imitazione ad ammirare. Il bene e il male sono contagiosi: il potere imitatorio che esercitano su alcuni il delitto oppure il suicidio è cosa nota.

E' noto a questo proposito l'influsso delle notizie dei telegiornali sulle masse. Poichè il volere non è altro che pensiero caricato di energia di attenzione, un'idea opposta altrettanto carica può bloccare il volere. Un'idea può cioè essere capace di neutralizzare l'atto volontario. Il fenomeno dell'impotenza psichica (cioè il fatto che una persona dica

“non ce la faccio”) è precisamente fondato sul fatto che la mente si impregna dell'idea di “non potere”, causata magari da una debolezza ormai scomparsa ma che permane come configurazione neuronale.

L'idea può diventare sensazione (vicino a uno che tossisce sentiamo solletico all'ugola, l'idea di grattare il vetro con un chiodo può darci un brivido) ; e può viceversa neutralizzare la sensazione (cosiddetto effetto placebo delle pillole di mollica di pane per guarire il mal di capo). L'idea

(19)

può diventare movimento (il ciclista che va a ornare contro l'albero che vorrebbe evitare) o neutralizzarlo (esempio quotidiano degli individui travolti da una vettura perchè inchiodati sul posto dalla paura, mentre avrebbero avuto tempo di salvarsi).

3. Utilizzare la forza dell'inconscio in maniera produttiva

Ciò che ci interessa del fare accettare idee al nostro inconscio è l'arte di suscitare volontariamente in noi stessi delle impressioni destinate a realizzarsi ed ampliarsi poi nella parte inconscia della nostra mente. Questa realizzazione può tendere a uno scopo positivo, fattivo (farò la tal cosa), o a uno scopo negativo, inibitivo (non voglio fare la tal cosa). Il risultato finale è sempre un miglioramento cercato, un progresso desiderato.

Poiché ogni arte ha una scienza, converrà che dedichiamo un apposito capitolo a come possiamo autonomamente far entrare un'idea nella nostra mente, procedendo progressivamente, dopo di che passeremo alle applicazioni pratiche.

(20)

Metodo 1: La formula ritmica o mantra.

1. La formula unica ritmica.

Una metodica per agire sul proprio inconscio è quella della cosiddetta “formula unica”.

Utilizziamo anche il termine “mantra”, di tipo indiano, in quanto gli indiani dell’India da millenni riconoscono l’utilità della ripetizione di determinate formule.

Gli orientali ripetono una o più + sillabe, avolte senza senso compiuto e affermano fi trarre vantaggio da tale tipo di metodica.

Il metodo è molto succinto e proprio per questo lo presentiamo come primo esempio in quanto riunisce in sé tutti gli elementi fondamentali. Il procedimento non contempla eccezioni o varianti di sorta. E' la formula cosiddetta “omnibus”, buona per tutti i casi, per tutte le circostanze.

Anche in occidente esiste una dinamica simile, basata su parole però di significato compiuto.

Una tra le prime persone della letteratura scientifica occidentale a proporre tale metodo fu il dr. Couè. Ma mentre nel passato si cercava una spiegazione al metodo in termini neurofisiologici, oggi capiamo che la chiave è nella creazione e stabilizzazione di nuovi circuiti mentali.

(21)

Esponiamo il metodo a due livelli, e poi spieghiamo la meccanica quantica dietro al suo funzionamento.

Metodo occidentale a parole

Presentiamo dapprima il metodo occidentale invitando il lettore a provarlo su di sé in quanto comunque sempre valido per iniziare.

Eccolo:

«Tutte le mattine allo svegliarsi, e tutte le sere non appena in letto, chiudere gli occhi e senza cercar di fissare la propria attenzione su quello che si dice, pronunciare con le labbra, in modo abbastanza forte per udire le proprie parole e contando su uno spago munito di venti nodi (quindi venti volte), la frase seguente: Tutti i giorni, sotto tutti i punti di vista, vado di bene in meglio. Siccome le parole sotto tutti i punti di vista comprendono ogni caso, è inutile utilizzare istruzioni particolari.

Pronunciare queste frasi (anche mentalmente) con fiducia, con fede, colla certezza di ottenere quel che si desidera. Più la convinzione della persona sarà grande, e più pronti ed evidenti saranno i risultati ottenuti.

Inoltre, ogni qualvolta, di giorno o di notte si prova una sofferenza fisica o morale, affermare immediatamente a se stessi che non contribuiremo inconsciamente a mantenerla, ma che al contrario la faremo subito sparire.

Isolarsi allora più che si può, chiudere gli ocelli, e passandosi la mano sulla fronte se si tratta di una

(22)

sofferenza morale, o sulla parte dolente se si tratta di una sofferenza fisica, ripetere con estrema rapidità, colle labbra, le parole: Passa, passa, passa, ecc. ecc., tanto tempo quanto è necessario. Con un po' d'abitudine, il dolore morale o fisico scompare in 20-25 secondi.

Ricominciare ogni volta che sarà necessario.

Come l'affermazione precedente, bisogna che anche questa sia fatta colla stessa fiducia, la stessa convinzione, la stessa fede, ma in modo del tutto semplice, infantile, e sopratutto senza sforzo. La formula deve essere ripetuta col tono che si usa in chiesa per recitare le litanie”.

2. Chiarimenti sul metodo a formula unica.

A prima impressione, il metodo è così semplice che sembra impossibile distinguerlo da un atto di fede, e si sarebbe tratti a reputarlo un nuovo miracolismo. Mettete la parte inconscia della nostra mente al posto della Provvidenza o di un Santo a vostra scelta, ed avrete il metodo base della formula unica.

Se però ci facciamo a riflettere che questo metodo ha destato l'entusiasmo di molti, e lo scrivente stesso e molti altri lo hanno provato nella stessa semplicità in tantissimi casi con pieno successo, vuol dire che l'apparente semplicità non è che il risultato ultimo degli sforzi per sfruttare a nostro vantaggio il potere del nostro inconscio di assorbire nuove idee. La semplicità è dovuta al fatto perchè solo così

— in questo modo di vedere — tale metodo può riuscire utile.

(23)

Principi Base

Unicità dello stimolo: la formula base attiva la nostra mente nella sua capacità piena. Non deve specificare troppo. Deve bensì far sì che il nostro inconscio, che segue tutte le strade e le strategie contemporaneamente, compia lui la scelta. Le recenti ricerche sulla Quantum Mind, e sulla capacità della nostra mente di operare su insiemi NON DETERMINATI, getta una luce particolare su tale aspetto della formula unica e ci suggerisce anche delle nuove maniere per renderla particolarmente potente.

Argomenti della Formula Unica: Per capire meglio il concetto è importante capire che quando esaminiamo le leggi che reggono l'accettazione spontanea di un'idea da parte del nostro cervello, ne deduciamo la legge generale secondo le quale ogni idea, buona o cattiva, che noi abbiamo nella mente, tende a realizzarsi spontaneamente.

Ne deduciamo quindi la necessità di diffidare di ogni autoaffermazione negativa, di controllare i nostri pensieri per poter arrestare quelli non desiderabili, sorvegliare le nostre parole, i nostri gesti, e sostituire al pensiero negativo l'ottimismo verso tutti e contro tutto.

Ma se il male è fatto, se il pensiero nocivo ha avuto tempo di radicarsi, che cosa fare? Guarirsi. Ciò che il pensare fatto, il pensare può disfare. In tal caso, naturalmente, occorre, rivolgersi ad un'azione mentale voluta e cosciente per creare una nuova autoconvinzione.

(24)

A prima vista, nulla sembra più facile che dirigere i pensieri a nostro piacere, concentrando volontariamente la nostra attenzione sul miglioramento desiderato.

Purtroppo, in pratica non è così. Chi non ha constatato cento volte su se stesso la difficoltà, per non dire l'impossibilità, di mantenere deliberatamente la propria attenzione su un solo oggetto, anche per un breve istante ? La “concentrazione volontaria”, consiste in una serie di sforzi ripetuti per ricondurre il soggetto davanti allo mente.

E nel caso nostro (trattandosi cioè di dover distruggere una autoconvinzione nociva) non è una sola idea quella che evochiamo, ma due idee contrarie che si alternano tra loro.

Noi non facciamo in altri termini che opporre gli sforzi per pensare la prima idea agli assalti della seconda che sempre esiste. Posto davanti a questa alternativa, il nostro incosciente si trova fuorviato, e lungi dall'ottenere una impressione mentale unica, ne suscitiamo due contrarie.

Non si può influenzare la propria mente inconscia con la volontà: ecco perchè gli esordienti sbagliano quasi sempre ; ecco anche il fallimento degli inventori della rieducazione della volontà che si appoggiano sul solo sforzo. Se dunque dobbiamo rinunciare all'attenzione volontaria, come procederemo?

Metodo per catturare l'attenzione della mente inconscia

Dividiamo la domanda in queste due:

• Quando procedere ?

(25)

• Come procedere?

1.Quando ?

Lo scopo della parte conscia della nostra mente è la scelta. La nostra mente conscia è paragonabile ad una luce che illumina per permetterci di valutare.

Quindi, allorché la parte conscia della nostra mente ha deciso di ricorrere ad un'affermazione che si ripete per radicare in noi l'idea che la nostra volontà ha scelta come utile, il suo compito è finito.

A questo punto il conscio deve ritirarsi e cedere il lavoro alla parte inconscia della nostra mente.

Infatti l'eccessiva analisi rischia di disgregare il corretto assorbimento dell'affermazione da parte della mente inconscia.

Una metafora (dell’ipnoterapeuta americano Jerry Kein) che a volte utilizziamo con i clienti e la seguente: un padre semina di fronte ai due figli due semi per terra. Dice loro: aspettate e vedrete che crescerà una splendida pianta.

Dei due il primo, fiducioso, ascolta le parole del padre. Il secondo tutti i giorni dissotterra il seme, lo pulisce sotto l’acqua, lo guarda attentamente per vedere se qualcosa sta avvenendo e poi lo rimette nella terra. Risultato: dopo un po’ di tempo il seme controllato tutti i giorni è sempre uguale, mentre dall’altro lato ha incominciato a crescere una pianta. Come un seme che per germogliare deve stare nella terra, e non esserne estratto tutti i giorni, lavato e controllato, così sono le idee che suggeriamo al nostro inconscio. L'ideale anzi sarebbe, per tagliar corto a ogni

(26)

velleità d'analisi o di discussione creatrice d'idee parassitarie o antitetiche, che la parte conscia della nostra mente sparisse.

Questo avviene del resto in certi casi: l'IPNOSI e il SONNO naturale sono due stati mentali, durante i quali la parte conscia della nostra mente resta eliminata o da parte.

Noi non parleremo qui dell'ipnosi che affrontiamo a parte e nella quale una parte della nostra mente è rilassata (o distratta). Il metodo che proponiamo ora si basa sul sonno naturale. Nel sonno riscontriamo infatti che la parte conscia della nostra mente è pure abolita, tuttavia abitualmente ci resta impossibile utilizzare la parte inconscia della nostra mente avendo perduto col sonno stesso ogni nostra iniziativa.

E allora?

Allora utilizzeremo i momenti nei quali la parte inconscia della nostra mente affiora, cioè tende a mostrarsi a fior d'anima senza che la parte conscia della nostra mente sia scomparso del tutto. Questi momenti sono quelli che precedono o seguono immediatamente il sonno, e inoltre, durante il giorno, gli attimi cosiddetti di

“raccoglimento”.

Insomma questi istanti che vengono caratterizzati da una specie di neutralità, di passività più o meno completa della facoltà coscienti: ragione giudizio, volontà.

E' in questo momento che l'idea scelta ha maggior probabilità di penetrare senza sforzo nel subcosciente.

Aggiungeremo che il raccoglimento durante il giorno sarà facilitato dall'isolamento, la chiusura degli occhi,

(27)

l'immobilità del corpo e il rilassamento muscolare su una sedia a sdraio o in una poltrona.

2. Come?

Il primo processo che ora descriviamo si ispira al cosiddetto “apprendimento naturale” ed alla “forza della ripetizione”. Tutto quel che già facciamo l’abbiamo imparato. Definiamo “apprendimento naturale”

l'apprendimento di nuovi schemi di azione e di comportamento che ci capita già normalmente nella vita, le cosiddette “abitudini di pensiero”.

Come acquisiamo un'abitudine di questo tipo? Senza pensarci, attraverso la semplice ripetizione.

La ripetizione può anche essere chiamata “mantra” ed alcuni mantra indiani funzionano in tale maniera Dunque, per riuscire efficace, il processo col quale facciamo sì che un'idea penetri nella nostra mente dovrà, in tutta la misura del possibile, modellarsi sul processo naturale descritta precedentemente. Quindi, anziché imporre alla parte inconscia della nostra mente con un maggiore o minor sforzo di volontà l'idea deliberatamente prescelta, cercheremo al contrario di produrre sulla parte inconscia della nostra mente, colla stessa idea, un'impressione puramente automatica e meccanica seguendo la via abituale, cioè quella dei nostri sensi. Di questi, l'udito è quello che si presta meglio alla mancanza di attenzione conscia. La parola ha inoltre il vantaggio di acquisire potenza mediante la ripetizione. Le abitudini non si contraggono che colla ripetizione frequente dell'atto, e il subcosciente non può che seguire la stessa via.

(28)

Praticamente, basterà dunque condensare l'idea che ci proponiamo in una frase brevissima, facile da ricordare, e di ripetere questa frase a voce alta o media, quanto occorre insomma perché l'orecchio intenda con tono di nenia.

Quando nel tempo stesso si arrivi a figurarsi in anticipo la soddisfazione che avremo una volta ottenuto il risultato, si otterrà l'effetto massimo.

Ritmo

In questa parola vi è un grande segreto. Con un ritmo giusto possiamo ridurre di molto il numero di ripetizioni. I monaci tibetani pronunciano i loro mantra con ritmi ben specifici. Anche qui la spiegazione è quantica:

Il cervello è una “macchina per coordinare”. Lo scopo del cervello può essere visto come creare un coordinamento coerente dei vari sottosistemi che compongono l'essere.

Quindi ogni azione che facilita tale coerenza facilita il lavoro del cervello. Una formula ripetuta con ritmo agisce contemporaneamente per il suo significato e per il suo ritmo.

Molto spesso la differenza tra chi ottiene successo e chi non lo ottiene nonostante lo sforzo è semplicemente nella coerenza o sincronizzazione mentale.

La sincronizzazione o coordinazione è quello che permette ad un insieme di essere più delle singole parti che

(29)

lo compongono. Il segreto del successo di molti esercizi mentali è nel conoscerne il ritmo adatto.

Riassunto

Rilassamento preventivo e formula ripetuta ad alta voce, e quando è possibile, evocazione mentale del successo.

Rilassamento, formula, immagine, ritmo non dimenticate queste tre parole.

Due raccomandazioni:

• Nessuna formula negativa. L'utilizzo del termine “non”

lascia in realtà sussistere l'immagine mentale negata

“Questo non avverrà più, questo non sarà più”, evocano ancora l'idea pericolosa del male accanto all'idea del bene. Utilizzate sempre una formula positiva.

• Nessuna fretta: agire progressivamente per non subire una disillusione che costituirebbe per l'avvenire la base per un'aspettativa d'impotenza.

• Un'altra raccomandazione: Voi dovete dire «Passa» (il dolore, la preoccupazione) oppure “sta passando” e non E' passato, e ciò perchè la parte inconscia della nostra mente, per quanto ingenua, si impunterebbe davanti a un'affermazione smentita dal dolora o dalla preoccupazione presente. “Passa”, cioè: “ Incomincia a passare”.

(30)

Alcune Domande e Risposte Frequenti

a) E' necessario pensare a quello che si dice? .

Per niente. La mente SA. Dal punto di vista della nostra mente conscia l'azione da produrre sulla parte inconscia della nostra mente è puramente meccanica.

Pensateci, è bene ; non pensateci, è meglio, perchè azionando incoscientemente il vostro subcosciente voi liberate la sua forza attorno ai vostri pensieri spontaneamente, e quasi sempre è più efficace. Insomma, non pensate a nulla di speciale, non fate alcun sforzo per scacciare i pensieri che si presentano naturalmente, restate passivo, fiducioso, sicuro che tutto va per il meglio, e constaterete che colla pratica, ma senza che ciò sia necessario, il vostro pensiero si concentra sempre più facilmente sull'oggetto e la situazione a cui lo guidate quotidianamente. Poichè corpo, mente e pensiero sono strettamente legati, noterete anche una convergenza del vostro essere in una direzione.

b) E' necessario aver Fede nel risultato?

In linea puramente teorica, no ; perchè si tratta sempre di un'azione meccanica sulla parte inconscia della nostra mente. Però nei fatti è bene, sia per evitar di sperimentare a solo titolo di prova, sia per non interrompere prematuramente i tentativi. E’ però importante avere DISPONIBILITA’.

(31)

c) Se si opera a scopo curativo, è necessario conoscere l'organo malato per guarirlo ?

No, la diagnosi non è necessaria alla parte inconscia della nostra mente. Basta che egli abbia fatto sua l'idea di guarigione o miglioramento perchè agisca sulla causa del male e realizzi il lavoro fisiologico necessario.

d) Quanto deve durare tale tipo di metodica ?

Quanto volete, anche sempre. Gli indiani utilizzano anche tutta la vita certi mantra che stimolano il benessere integrale dell’uomo. Ottenuto il risultato, guardatevi dall'abbandonare la pratica quotidiana che del resto è un eccellente preventivo. la parte inconscia della nostra mente è un cliché inalterabile sul quale le impressioni antiche possono sbiadire davanti ad altre più recenti, ma non cancellarsi. Se cessate di intrattenere e rinforzare le buone immagini nuove, quelle perniciose del passato potrebbero ricomparire.

(32)

Aggiunte, approfondimenti e Critiche al metodo della formula unica.

I segreti per dare al metodo reale potenza ed efficacia. Il metodo sopra citato sembra dire: «Che cosa importano più ormai la volontà, l'applicazione, lo sforzo continuo? Basta la recitazione della formula e tutto ciò che vorrete potrete ottenere. Siete un vizioso ? recitate la mia formula e diventerete un modello di virtù. Siete malato ? Recitate la mia formula e senza impacciarvi di medici e di medicine, eccovi guariti”.

E notiamo che sono a pensarla così tutti coloro che senza preparazione di sorta, magari dopo la semplice lettura di un libro si accostano a questo metodo.

Tuttavia se vogliamo legger bene fra le righe, vedremo facilmente che le guarigioni più miracolose ottenute con questo metodo sono state ottenute quasi tutte insegnando (cioè avendo un'influenza diretta) di persona l'ammalato o l'ossessionato. Quanto agli altri, si tratta di persone intelligenti che avevano già un'esatta cognizione della parte inconscia della nostra mente e del suo meccanismo. In poche parole, il metodo si basa su di una serie di credenze di base implicite che amplificano alcuni meccanismi interiori comunque operanti.

Possiamo quindi pensare che la formulazione esatta sia:

(33)

METODO FORMULA UNICA + SISTEMA DI CREDENZE

= POTENZA DEL METODO

E' quindi difficile probabilmente per una persona incolta riuscirsi a liberarsi dei suoi mali colla semplice recitazione della “formula unica”.

Questo non vuol dire che la formula non valga nulla, che il procedimento sia errato. No ; noi diciamo che essa non val nulla o press'a poco, per coloro che non sanno servirsi della parte inconscia della nostra mente non avendone un'idea. Noi diciamo che tanto vale per gli ignoranti la formula unica, quando il talismano del mago da tenere sospeso al collo o da nascondere sotto il cuscino. La formula vale in quanto noi sappiamo quel che vale, e per conoscerla bene bisogna avere un'idea chiara delle possibilità della parte inconscia della nostra mente, imparare a manovrarla.

Un’altra maniera di dire è che non dobbiamo avere preclusioni nei confronti del futuro e dobbiamo partire da un’atmosfera di DISPONIBILITA’.

Infatti quello che stiamo cercando di fare è creare DENSITA’ DI ATTENZIONE. Ma la nostra attenzione è guidata dalle nostre intenzioni inconscie o (più raramente) dalla nostra coscienza. Le intenzioni sono il frutto dell'incontro tra passato e futuro, tra l'onda del passato e l'onda del futuro.

Ne consegue che se abbiamo paura per il futuro e chiusura nelle possibilità future, ci è difficile modificare la

(34)

direzione dell'attenzione, in quanto la nostra mente pensa che rischia di mancare delle informazioni importanti. E' quindi importante sviluppare un ambiente rilassato nel quale la persona possa prendere più confidenza in sè. Allora la formula può prendere efficacia, ed una volta acquisitolo, mantenere l’efficacia anche in mutate condizioni ambientali.

Secondo appunto. E' consigliabile sopratutto come momenti utili per suggerire idee al proprio inconscio, l'istante prima di addormentarsi alla sera, e l'istante del risveglio al mattino. Questi sono momenti di disponibilità ancora maggiore. In questi momenti la parte inconscia della nostra mente “affiora” e può quindi impossessarsi subito delle idee che riceve per elaborarla nei suoi misteriosi recessi. Basta la formula ripetuta meccanicamente “Passa, passa, passa... ecc.”, perchè la parte inconscia della nostra mente compia la sua opera.

(35)

Metodo Orientale a Formula Unica: Japa Yoga

Se osserviamo la tradizione orientale vi è una tecnica molto simile chiamata “Japa Yoga”. Questa tecnica può produrre profondi cambiamenti e si basa sull’utilizzo di formule sonore ripetute. Queste formule sono costituite da sillabe specifiche alle quali viene attribuito senso specifico.

Molto spesso si tratta di parole senza senso. E’ molto importante la ripetizione con ritmi specifici. Anche qui perché operi al meglio è indispensabile FIDUCIA e APERTURA. Le formule sono inserite in sistemi di credenza. Infatti si può pensare che le parole possono creare realtà, ma solo se noi riteniamo tali realtà possibili o al limite abbiamo DISPONIBILITA’ al confronto.

Di questo concetto parliamo in vari corsi che teniamo. Anche in questo caso i concetti relativi al fenomeno Quantum Zeno sono di interesse. La psicologia quantistica (vedi le ultime ricerche di Henry Stapp) osserva come esista una successione di eventi: 1) la motivazione crei intenzione, 2) l’intenzione può guidare l’attenzione.

Il metodo dello Japa Yoga è all’interno di un sistema caratterizzato da una motivazione e da un’intenzione specifica. La singola formula trae forza oltre che da sé stessa, anche da tutto il sistema cui è collegata. In altre parole ogni formula porta dietro di sé non solo il suo suono, ma anche tutto il sistema di cui fa parte.

In ogni caso è certo che il suono, oltre che trasmettere parole che formano la nostra realtà di pensiero

(36)

razionale, porta, ad un livello inconscio, informazioni che spingono la nostra mente ad interpretare la realtà in una certa maniera. E questo può quindi spiegare come mai la tecnica che funziona su questi presupposti ha spesso dei risultati sorprendenti!

Sotto il profilo emozionale, infatti, ogni tono ha una forma ed un colore specifico, che per l’occhio fisico non è visibile in maniera diretta, ma indiretta, in quanto la nostra percezione stessa delle cose è influenzata dalla realtà sonora, ed una forma ed operatività materiale. Nella stessa maniera ogni forma e situazione ha la sua particolare tonalità.

Vari studi mostrano l’esistenza di un livello base di

“simbologia sonora”

Se noi creiamo una particolare tonalità, portiamo quindi ad un’esistenza percepibile la forma, che esplica il suo effetto.

Questa metodologia ha ricevuto nei secoli vari nomi.

Indipendentemente da come chiamiamo la capacità di creare con i toni “sapienza del Verbo”, “Magia delle parole”,

“Mantra”, “Tantra” o “Kabbalah” otteniamo sempre lo stesso risultato:

La creazione attraverso le parole di specifiche realtà soggettive.

PAROLA >>> REALTA SOGGETTIVA

(37)

Così come in origine l’Universo è stato creato con la forza della parola creatrice, questo succede anche nella realtà quotidiana. In altre parole la nostra neurologia utilizza in maniera attiva l’elemento verbale per l’interpretazione della realtà soggettiva. E’ quindi possibile anche modificare profondamente la soggettività individuale con questo metodo. In tutti i secoli, questa sapienza e forza delle parole è stata trasmessa in circoli segreti, a causa dei rischi ad essa connessi.

Metodo con parole con significato specifico vs Metodo con parole senza senso o toni

Come abbiamo detto esistono quindi due metodi:

• il metodo che utilizza parole con significato specifico

• il metodo che utilizza suoni e toni

Il metodo che utilizza solamente dei toni sembra essere più efficace rispetto al metodo delineato precedentemente basato su parole specifiche. Una possibile interpretazione della maggiore efficacia del metodo può essere fondata su questo principio neurologico: noi possediamo due emisferi, i quali entrambi possono utilizzare e comprendere il significato delle parole. Un emisfero è pero’ più legato al ragionamento razionale, mentre l’altro emisfero al ragionamento simbolico, al tono e al ritmo.

Tutti reagiscono abbastanza inconsciamente alla musica ed è noto come musiche specifiche possano stimolare specifiche risposte.

(38)

Le formule sono quindi elementi tonali (parole, lettere, suoni) che parlano direttamente a quest’ultimo emisfero e producono cambiamenti tra cui il più notevole è la creazione di direzioni mentali specifiche.

E’ possibile quindi ad esempio installare una nuova attitudine mentale agendo ad un livello molto profondo ed immediato della psiche.

Anche con l’autoipnosi si cerca di raggiungere spesso lo stesso risultato, ma non per tutti l’applicazione è così immediata.

Le formule mentali operano molto in profondità, in quanto la scelta stessa di applicare o meno una determinata strategia in una particolare situazione è il frutto di un’analisi olistica effettuata dal nostro inconscio.

Le formule sonore sono così concepite da modificare la percezione della situazione stessa e sono incredibilmente potenti in quanto puo’ bastare ad esempio una formula per cambiare una situazione o abitudine mentale.

Quella appena descritta è la cosiddetta applicazione

“generale”, mentre un’altra applicazione è l’applicazione diretta o specifica delle formule ad una situazione data. In tal caso le formule sonore operano con un doppio passaggio, quali simboli attivanti un’attitudine a livello inconscio che produce a sua volta delle conseguenze pratiche. In tal caso non si crea una modifica dell’abitudine mentale, ma semplicemente una modifica dello specifico nostro comportamento nella situazione e quindi della

(39)

situazione stessa. Se infine la formula viene collegata ad eventi od elementi specifici di una situazione, sarà l’elemento stesso che fungerà da ancora (cioè elemento attivante) per la creazione di comportamenti specifici.

Installare una formula sonora è molto semplice e non è necessario utilizzare stati di trance. Normalmente durante l’installazione la persona puo’ anche fare altre cose, come guidare l’auto o addirittura parlare.

Ovviamente minore è l’attenzione conscia sul processo inconscio di installazione, maggiore è il risultato.

Alcune formule più comuni possono essere utilizzate per:

• Eliminare Abitudini negative

• Eliminare “Blocchi”

• Aumentare l’autostima

• Migliorare l’apprendimento

• Migliorare la comprensione di certi argomenti

• Migliorare le relazioni

• Migliorare le “performances”

E’ praticamente infinito l’utilizzo delle formule e coincide solo con le potenzialità della mente stessa.

Elementi comuni tra tecnica occidentale ed orientale

In entrambi i casi, sia che operiamo con parole che con sillabe sonore, la parte inconscia della nostra mente

(40)

prende quel che c'è da prendere, e non di più. Nessun apparecchio meccanico o nervoso può elaborare il nulla.

Ora, la formula “passa” o la formula “vado di bene in meglio” oppure un suono specifico sono vuote di significato se lo sperimentatore non ha provvisto a dargliene uno per conto suo.

E' vero che la volontà non deve contrastare coll'immaginazione, è un fatto; ma l'immaginazione lasciata sola deve pur essere sostenuta da qualche cosa. Insomma, noi diciamo che per ricavare i vantaggi che è lecito attendersi da queste tecniche, pur lasciando intatti le formule e i procedimenti indicati sopra, bisogna vivificarli in modo e a tempo debito.

Che cosa resta dunque da fare? Due cose:

Allenare il nostro subcosciente in modo che esso affiori con tutta facilità, docile a ogni nostro comando.

Imparare a dar corpo alle formule mentali e per ciò, imparare a conoscere come comporle per aiutarne la realizzazione.

AFFIORAMENTO (STATO ALFA) + VIVIFICAZIONE = EFFICACIA DEL METODO

Tutto questo allenamento deve farsi a mente lucida, con la stessa applicazione che metteremmo nello studio di un'arte.

Impareremo il come nei prossimi capitoli.

(41)

Un aiuto per il massimo risultato:

L'educazione allo stato alfa.

In questo capitoletto introduciamo due aspetti cruciali per la riuscita:

• Affioramento della parte inconscia della mente o “stato alfa”

• Contenzione Mentale o “attenzione senza sforzo”

1. Il primo passo: Il concetto di “affioramento del subcosciente.

Poco fa abbiamo introdotto le parole “affioramento del subcosciente”. Tecnicamente è caratterizzato da specifiche onde cerebrali, chiamate “alfa”. Tutti abbiamo provato varie volte il sentimento di “sognare ad occhi aperti”. E' come se un'onda portasse su in alto gli strati profondi della nostra coscienza e questi riuscissero a rompere la crosta e affiorare alla superficie, di modo che il cosciente visibile superficiale sparisce più o meno e il subcosciente diventa visibile.

Vi sono delle categorie di persone nelle quali il subcosciente affiora con maggior facilità che in certe altre.

Sono le persone che più naturalmente riescono a raggiungere tali stati. Poiché infatti lo stato che favorisce questa irruzione è uno stato di rilassamento, di non- tensione (la détente degli autori francesi) dell'attenzione e dell'inibizione, in generale tutte le cause che predispongono a questa non-tensione contribuiranno a richiamare il sub- cosciente alla superficie. Tutti però possono fare

(42)

l'educazione all' “affioramento” che preparerà un terreno favorevole all'accoglimento delle istruzioni mentali.

Nota: abbiamo parlato di non-tensione dell'attenzione. L'attenzione conscia, come mostra l'etimologia e come è comunemente intesa, è infatti il contrario della non-tensione di cui qui si parla. Ciò peraltro non significa che tutti i distratti siano nello stato d'affioramento della parte inconscia della nostra mente.

Non diciamo distratto un individuo che non bada a ciò che avviene o a ciò che si dice intorno a lui, ma questo può accadere perchè egli è attentissimo a qualche altro spettacolo esteriore o interiore: può essere il volo d'un maggiolino per un ragazzo, una fantasia di poeta, una formula algebrica, il problema di pagare i debiti per un uomo. La disattenzione che occorre nel caso nostro non è nemmeno da confondere coll'estasi degli asceti; ma è più semplicemente il disinteresse totale per qualunque fenomeno interno o esterno; fatto, idea, sogno, spettacolo, calcolo, sensazione.

Utilizzare efficacemente il tempo per creare

“affioramento”

Negli istanti in cui l'attività esterna ci lascia un po' di tregua e ci rende la nostra libertà, negli istanti in cui abbiamo diritto al riposo, invece di ricorrere a qualche inutile distrazione, o di leggere notizie sul giornale che ci intossicano mentalmente, utilizziamo il riposo per educare questo sviluppo di stati interiori che chiamiamo

“affioramento”.

(43)

Nulla è più facile. Esercitiamoci a chiamare a noi il sub-cosciente, senza però dormire, in modo da abituarci a quegli stati misti in cui la parte conscia della nostra mente superficiale non viene abolita, ma cessa di essere una rigida scorza per diventare un velo trasparente.

Tecnicamente questi stati di affioramento del subcosciente possono essere misurati con l'elettroencefalogramma e sono

definiti di “stato alfa”.

Le varie onde del cervello hanno un nome: beta ad esempio per indicare quelle corrispondenti allo stato di veglia.

Lavorare con questi stati può permettere inoltre un

guadagno di tempo notevolissimo.

Tutti sanno che infatti che dopo un certo periodo di lavoro la mente è stanca. Invece infatti di attuare il riposo mediante la distrazione, che riposa l'attenzione cambiandole il suo oggetto ma che non cessa pertanto di carezzarla, di trastullarla, di intrattenerla sul mondo esteriore, guadagniamo in tempo ed energia mentale quando sostituiamo il riposo col rilassamento, dove l'attenzione non cerca più alcun posto di approdo, alcun pretesto per fissarsi, e dove spontaneamente gli stati più inferiori, più reconditi, incominciano a sfilare sotto forma di immagini evanescenti, di fantasticherie mobili e rapide.

In tal modo impareremo inoltre a non fare alcun sforzo, ciò che è un'abitudine necessaria da acquistare perchè un'idea venga accettata dall'inconscio. Infatti lo sforzo corrisponde ad attività della mente conscia, che è proprio l'opposto di quel che vogliamo ottenere. Un buon mezzo per rilassare in tal guisa lo spirito è l'immobilità del corpo, o per dir più giusto, il rilassamento muscolare che

(44)

sembra generalizzarsi fino a diventare rilassamento dei

“muscoli” dell'attenzione.

Forme di affioramento

Ogni meditazione è una forma di affioramento.

L'educazione artistica, tutto ciò che ci insegna a sognare, a sottrarci al mondo esterno fino al punto che esso non esista più per noi, è un'educazione all'affioramento.

L'affioramento è voluto ma non volontario

Lo stato di affioramento provocato da un rilassamento voluto, ma non volontario. Perchè voluto e non volontario? Perchè questo rilassamento è il risultato non di un atto continuo di volontà, ma di una decisione a seguito della quale la volontà abdica temporaneamente. Il rilassamento è questa stessa abdicazione. Costituisce ciò che comunemente da molta gente viene chiamato raccoglimento. Certo, i termini di raccoglimento e rilassamento sembrano a tutta prima contradditori, ma è una pura apparenza: l'attenzione, rilassandosi, permette e tutta la nostra vita interiore di affiorare, di raccogliersi in noi. Possiamo spiegar meglio la cosa dicendo che l'attenzione è sparpagliata su un gran numero di stati di coscienza, ma che questi stati si raccolgono sotto lo sguardo dello spirito. E' in questo senso che noi siamo “raccolti”.

Dovremo dunque praticare il rilassamento tutte le volte che ci sarà possibile farlo. Coll'abitudine esso ci diventerà sempre più famigliare ; il subcosciente ci verrà più vicino e risponderà più presto al nostro appello, senza

(45)

bisogno di ricorrere ad altri strumenti. L'abitudine del raccoglimento ci libererà inoltre da molte abitudini negative.

Per facilitare questo raccoglimento, almeno in principio, ci metteremo in condizioni tali che i nostri sensi siano sollecitati il meno possibile dalle eccitazioni esterne, mediante le precauzioni già indicate.

2. Il secondo passo: La “ contenzione mentale ,,.

Il raccoglimento, il rilassamento, l'affioramento, non costituiscono che degli stati preliminari.

Infatti, se semplicemente ci rilassiamo, cadiamo nelle fantasticherie. Tuttavia abbiamo detto che per avere un risultato del pensiero è necessaria una certa “intensità”.

Ciò che noi andiamo allora cercando è un equivalente dell'“attenzione della mente conscia”; una cosiddetta

“attenzione della mente inconscia” dobbiamo cioè realizzare uno stato in cui il pensiero sia abbastanza intenso o esclusivo per imporsi e liberare il suo immenso potere.

Ora, come abbiamo detto, nella fantasticheria provocata dal rilassamento, il pensiero non è raccolto, ma sparso, mobile, mutevole.

Questo stato in cui il pensiero si concentra può essere definito “contenzione mentale».

Per spiegarci chiaro che cosa sia la contenzione, immaginiamo ciò che ciascuno di noi prova svegliandosi al mattino in una camera d'albergo o in un ambiente totalmente nuovo. Riveniamo dal paese dei sogni, e a un

(46)

tratto, poiché le nuove percezioni non evocano nulla o quasi, sono prive di associazioni che possano guidarle, entriamo in uno stato ove l'attenzione, con un minimo infinitesimo di sforzo, realizza l'esclusivismo al quale arriviamo in condizioni normali solo a prezzo dì un serio sforzo. Se nella mia camera abituale voglio pensare all'armadio, all'uscio, a qualche altro oggetto, devo fare uno sforzo per isolare queste immagini ; mentre nella nuova camera la ricognizione di tali oggetti si forma in un “vuoto mentale” che tutti comprendono avendolo provato.

Insomma, nella contenzione l'idea si mantiene da sé senza sforzo nel campo della coscienza. In tali condizioni, l'intensità dell'idea che noi ci proponevamo come fine, è subito ottenuta.

La contenzione mentale si può quindi definire l'equivalente psicologico dell'attenzione, meno lo sforzo.

Può anche essere definito “attenzione reale” oppure

“attenzione della mente inconscia”.

Come realizzare questo stato ?

Incominceremo col realizzare l'affioramento preparatorio, cioè il nostro ingresso nello stato alfa, sia mediante un raccoglimento voluto, sia utilizzando l'affioramento spontaneo che caratterizza il momento in cui stiamo addormentandoci e quello in cui ci svegliamo.

Quei momenti tra il sonno e la veglia nei quali le immagini mentali ci paiono spesso quasi reali, oppure, se non visualizziamo, quel momento in cui proviamo un profondo e piacevole rilassamento in tutto il corpo.

In quel momento faremo passare nei nostro spirito, col

(47)

minor sforzo possibile, l'idea delle modificazioni desiderate.

Le idee che ci suggeriamo al risveglio e quelle del momento in cui ci addormentiamo (quest'ultimo ancor di più) sono particolarmente feconde, perchè il lavoro iniziato utilizza l'aiuto prezioso del sonno.

Per poco che si pratichino durante qualche giorno questi esercizi, si noterà che la mente si abitua ben presto a concentrarsi più facilmente, sicché man mano si procede, proporre nuove idee al subconscio diventa più potente e più facile.

Può però accadere agli esordienti che la tensione della sera si faccia debole e irritabile, che l'idea di miglioramento fisico e mentale, invece di rimanere sotto lo sguardo della coscienza, svapori ben presto in fantasticheria, e dopo un momento ci si accorgerà che lo spirito vagola qua e là e pensa a tutto fuorché a ciò che desiderava. Allora è segno che il sonno è troppo vicino e che il rilassamento la vince.

In tal caso si consiglia di ricorrere per un certo tempo al raccoglimento realizzato in pieno giorno. Allora il raccoglimento è meno profondo, più cosciente, si è più padroni del proprio pensiero. In questo stato ci suggeriremo che da ora in poi le nostre istruzioni mentali della sera e del mattino si realizzeranno meglio e che lo stato desiderabile si otterrà di per se stesso. Se in questo raccoglimento la difficoltà permane, è segno che l'attenzione è esercitata insufficientemente, e allora bisognerà allenarsi alla concentrazione.

(48)

In generale basta per perfezionarsi ripetere l'idea che vogliamo proporre all'inconscio, facendone un'abitudine rigorosamente quotidiana. Come in ogni altro esercizio di elasticità, la regolarità ha un grandissimo valore e non bisogna mai arretrare davanti alle difficoltà degli inizi.

Questo, del resto non è che uno schema. In pratica si può e si deve rinforzarlo con un procedimento semplicissimo: l'auto-ipnosi. Noi non ne parleremo, avendole dedicato un intero libro dove l'insegnamento auto-ipnotico è insegnato passo passo colla massima chiarezza.

(49)

Alcune Dinamiche Quantiche di Cambiamento per agire sulla Motivazione

Come abbiamo detto, il nostro fine è creare ATTENZIONE INCONSCIA. Abbiamo anche mostrato come esista una scala:

MOTIVAZIONE => INTENZIONE => ATTENZIONE E' importante far attenzione all'attenzione e su quello che la provoca. Il nostro punto centrale è arrivare a creare FOCUS. Il FOCUS infatti crea e rinforza le connessioni. Il cervello è infatti all’interno un mondo quantico caratterizzato dalla seguente legge:

“La domanda che ti poni ha un impatto su ciò che viene osservato”

Porre attenzione è una scelta; la qualità della nostra vita dipende quindi dalla qualità delle nostre scelte. L'atto mentale di focalizzare l'attenzione mantiene in funzione i circuiti associati con ciò su cui è focalizzato. I principi base per creare nuove connessioni stabili passano per la nostra capacità di GUIDARE L’ATTENZIONE:

Invece di:

• Cercare aiuto negli altri

• Focalizzarsi sui problemi Dobbiamo invece:

(50)

• Renderci conto delle nostre risorse interiori

• rifocalizzarsi sulle soluzioni

Il concetto della “Presa di Coscienza”

La PRESA DI COSCIENZA è la scoperta di una nuova mappa o soluzione di una situazione. In pratica è mettere in atto il proprio “genio”. E' un fenomeno neurofisiologico che è stato analizzato anche a livello di elettroencefalogramma ed è caratterizzato da un livello cerebrale di tipo gamma, spesso successivo a momenti caratterizzati da onde alfa.

I quattro passagi dell'insight sono:

• coscienza

• riflessione

• insight propriamente detto

• azione

Vediamoli ora in dettaglio:

FASE 1: Coscienza di un dilemma

Otteniamo ciò quando focalizziamo la nostra mente su mappe in conflitto che non sono state ancora riconciliate.

Il fenomeno può avvenire sotto la soglia della coscienza o anche in stato di veglia. In tale situazione possiamo notare l’esistenza di una serie di fenomeni indicativi ben marcati quali:

• Elementi non verbali di tensione

(51)

• Disimmetria del volto

Fase 2: Riflessione

L'elettroencefalogramma mostra l'apparire di onde alfa: questo significa che gli stimoli esterni sono stati esclusi per facilitare la focalizzazione sui processi interni

Fase 3: Presa di coscienza (Insight)

L'elettroencefalogramma mostra un aumento nella zona delle onde gamma, associate con processi cognitivi complessi. Questo rappresenta un cambiamento nel circuito mentale. Si riscontra anche il rilascio di adrenalina e dopamina

Fase 4: Azione

L'insight porta un'urgenza a breve termine di agire.

L’azione aumenta a sua volta la densità dell'attenzione e la DENSITA’ DELL’ATTENZIONE approfondisce le connessioni mentali

Le nuove mappe sono infatti creature delicate che devono essere nutrite attentamente per divenire una parte di noi.

(52)

Modificare le immagini Mentali per creare Motivazione.

1. I termini del problema.

Stiamo per introdurre ora due ulteriori tecniche particolarmente potenti. Prima di procedere oltre, crediamo sarà utile quindi riassumere quanto si è detto fin qui, in modo da sentirsi ben saldi in mano i capi dei fili che devono guidarci.

a) Proporre idee all'inconscio: Il nostro metodo si propone di insegnare all'allievo il metodo volontario, cioè l'arte di far penetrare nella parte inconscia della nostra mente un'idea, un comando determinato, perchè poi la parte inconscia della nostra mente lo elabori e lo realizzi evitandoci nei limiti del possibile lo sforzo che comporterebbe la sua realizzazione cosciente.

b) Principio base: Ciò è possibile in grazia della legge: “Ogni idea accettata dal cervello tende a tradursi in atto”.

c) Affioramento o Stato alfa: Per far penetrare l'idea nella parte inconscia della nostra mente, basta approfittare dell'affioramento della parte inconscia della nostra mente e ripetersi una formula buona per tutti i casi senza specificazione dì sorta, senza pensare a quel che si dice, in modo affatto meccanico.

d) Formula vivificata con contenuto e conoscenza dell'inconscio: A nostro giudizio il metodo di proposizione

Riferimenti

Documenti correlati

- la relazione intesa come il rapporto che il bambino ha, non con un adulto qualsiasi, ma con la sua educatrice che lo conduce alla scoperta delle cose e al loro

Forse quella storia resterà come un buco nero nella memoria nazionale e un castigo incessante nei protagonisti e nei loro prossimi congiunti, ma non sarebbe male se vi

[r]

Si noti che sotto le ipotesi del teorema, l’affermazione ”tutti i sistemi sono impossibili oppure nessun sistema e’ impossibile” e’ falsa, cosi’ come e’ falsa

Si definisce traccia di A l’elemento di K ottenuto come somma degli elementi della diagonale principale di

- Dice in qualche modo la legge che la cosa migliore è tenersi il più possibile calmo nelle disgrazie e non irritarsi, dato che né è chiaro il bene e il male in tali eventi, né

L’etichetta main va messa davanti alla funzione di test dell’esercizio 4 se ci arrivate e funziona altrimenti dovete metterla davanti al primo test (esercizio 2).. Chi consegna e

La storia come antidoto possibile alle narrazioni uniche, alle categorie egemoni dei vin- centi: durante le guerre del colonialismo italiano, nei risvolti dell’attacco alle Twin