2.6 Comunicazione
I Cetacei vengono definiti anosmatici in quanto completamente privi del senso dell’olfatto. Vista, gusto e tatto sono per lo più ben sviluppati, ma il senso più importate è l’udito, accompagnato dalla capacità di produrre suoni complessi e vari. Anche in questo Misticeti e Odontoceti differiscono in maniera sostanziale. I primi emettono in genere suoni al di sotto dei 5000 Hz, con range variabili nelle tre famiglie. Vengono prodotti dal passaggio di aria nella regione della trachea e della laringe.
I suoni degli Odontoceti sono più vari e di frequenza più elevata. Vengono prodotti nella regione nasale fornita di appositi sacchi collegati alle narici, nei quali il passaggio forzato di aria provoca la vibrazione dei tessuti circostanti.
I delfini producono tre tipi di suoni: suoni secchi a banda larga, usati per le ecolocalizzazioni;
vibrazioni di petto a banda larga e fischi. I fischi sono modulati con frequenza a strette bande di suono che si pensa siano usati come identificazione individuale di ogni delfino (Caldwell, Caldwell e Tyack 1990). Caldwell et al (1990) hanno descritto un’ipotesi nella quale delfini in cattività produrrebbero fischi individualmente distintivi e stereotipati. Questi fischi sono stati chiamati fischi firma per le loro caratteristiche individualmente distintive. Si pensa che i componenti costanti di ogni fischio firma indichino l’identità del fischiatore e pare servano a mantenere una struttura sociale complessa, proprio per l’abilità di comunicare ed identificarsi l’un l’altro dei delfini.
Caldwell et al (1990) hanno suggerito che le altre componenti più variabili del fischio potrebbero indicare altre informazioni riferite alla posizione del delfino o corrispondere ad indicazioni ambientali. I fischi firma, quando sono stati registrati ed analizzati acusticamente, mostrano aumenti variabili e cadute di frequenza che vanno da 4 a 18 kHz. La durata dei fischi non era costante, alcuni durano solamente 0.1 secondi mentre altri durano fino a 3.6 secondi (Caldwell et al 1990).
I suoni prodotti sono utili sia per la comunicazione che per l’ecolocalizzazione ovvero la capacità di
ricevere e interpretare il segnale eco prodotto dai clicks (suono ad alta frequenza) quando
incontrano un oggetto. I suoni prodotti per quest’ultimo fine, probabilmente, sono generati da
sacche nasali in cui passa l’aria, per poi essere amplificati e direzionati con il “melone”, la porzione
della regione frontale costituita da tessuto adiposo che funge essenzialmente da amplificatore
acustico. La ricezione dell’eco avviene mediante la mandibola che lo conduce all’orecchio medio e
interno fino ai centri nervosi. Grazie a questa modalità di ricezione dell’eco, i delfini determinano la
dimensione, la forma, la velocità, la distanza e la direzione dell’oggetto ecolocalizzato, potendo con
il biosonar avvertire la presenza di un pesce lungo 13 cm alla distanza di 9 m, mentre un banco di
pesce può essere scovato a oltre 100 m di distanza (fig. 34).
Fig. 34: Metodo di ecolocalizzazione.