Il ragionamento trae la conclusione, ma essa non `e certa, se la mente non la scopre con la via dell’esperienza.
R. Bacon, 1214–1294
2.1 Colture cellulari
Le cellule staminali embrionali murine della linea E14Tg2A (a passaggio 25-34) sono state coltivate su piastre petri rivestite di gelatina (mediante incubazione a 37
◦per 5’ con una soluzione di gelatina allo 0.1%) ad una densit`a di 40’000 cells/cm
2in ambiente termostatato a 37
◦, con pressione di anidride carbonica pCO
2di 5.5%. Il mezzo di coltura `e stato cambiato ogni giorno per evitarne la rapida acidificazione ed era composto a partire dal Glasgow Minimum Essential Medium (GMEM) come indicato in Tabella 2.1.
Le cellule sono state splittate utilizzando la dissociazione con tripsina e ripiastrate
ad una diluizione di 1:3/1:4, per evitare la confluenza e mantenerne la pluripoten-
za. Questo procedimento si compie lavando il monostrato cellulare con versene
e lasciando agire la tripsina per 5-6 minuti a 37
◦; quindi dopo l’inattivazione
dell’enzima con siero fetale bovino (FCS) le ESC vengono trasferite in una falcon
e dissociate gentilmente per spipettamento. Vengono infine centrifugate ad una
velocit`a di 1’000 RPM (6’-7’) per produrre un pellet che pu`o essere risospeso in ES medium fresco per la semina in piastra.
Le cellule RAW (RAW 264.7, una linea di monociti-macrofagi ottenuti da cloni leucemici di topo; Raschke et al., 1978) sono state coltivate in un mezzo minimo preparato a partire dal Dulbecco’s Minimum Essential Medium (DMEM), la cui composizione `e indicata in Tabella 2.2. Le cellule contenute nelle piastre sono state suddivise ogni due giorni con una densit`a di semina di circa il 10% (1 ·10
6e 3 ·10
6cellule in piastre da 100 e 150 mm, rispettivamente) e cresciute fino a rag- giungere per l’inizio dell’esperimento una confluenza dell’80%. Anche in questo caso per ripiastrare le cellule ad ogni passaggio `e stata impiegata la dissociazione con tripsina e l’inattivazione in FCS.
Le cellule staminali mesenchimali (MSC), ricavate da colture primarie prelevate da topi B6D2F1 (BDF1, “Charles River ”) come descritto in Nadri et al., 2007, sono state trattate allo stesso modo delle RAW 264.7.
Sostanza Conc. Fin.
Glasgow Minimum Essential Medium (GMEM) q.b.
Siero Fetale Bovino (FCS) 10%
Glutammina 2 mM
Sodio Piruvato 1 mM
Amminoacidi Non Essenziali (NEAA) 1 mM
β-mercaptoetanolo 0.05 mM
Penicillina/Streptomicina 100 U/mL
LIF ricombinante 1000 U/mL
Tabella 2.1: Composizione del mezzo di crescita per ESC (ES medium)
Sostanza Conc. Fin.
Dulbecco’s Minimum Essential Medium (DMEM) q.b.
Siero Fetale Bovino (FCS) 10%
Glutammina 4 mM
Glucosio 4.5 g/L
Tabella 2.2: Composizione del mezzo di crescita per cellule RAW/MSC
2.2 Induzione neurale in vitro
La neurogenesi `e stata ottenuta mediante la cultura delle ESC in un mezzo mi- nimo chimicamente definito (CDMM) composto da DMEM/F12 supplementato con N2 e B27 (Invitrogen
TM) come surrogati del siero (Tabella 2.3).
Sostanza Conc. Fin.
DMEM/F12) q.b.
Glutammina 2 mM
Sodio Piruvato 1 mM
Amminoacidi Non Essenziali (NEAA) 0.1 mM
β-mercaptoetanolo 0.05 mM
Penicillina/Streptomicina 100 U/mL
N2 1X
B27
∗1X
∗privo di vitamina A
Tabella 2.3: Composizione del CDMM
Il protocollo di differenziamento prevede una procedura di cultura in tre passaggi cos`ı strutturata:
1
oStep: Le ESC dissociate sono lavate con DMEM/F12 per rimuovere perfet- tamente eventuali tracce di siero e vengono seminate in piastre di coltura rivestite di agar nobile 1.3% p/v (65’000 cells/cm
2) che ne facilita l’aggre- gazione; le ES in questo modo formano degli agglomerati galleggianti sfe- roidali, i corpi embrioidi, che vengono fatti crescere in CDMM per 2 giorni, rinnovando quasi completamente il mezzo il secondo giorno: viene rimosso il 50% di CDMM vecchio e ne `e reimmesso un volume doppio, per evitare di perdere materiale e nello stesso tempo non stressare meccanicamente con la centrifugazione i corpi in via di sviluppo.
2
oStep: Gli aggregati sono dissociati con la tripsina e le cellule vengono semi-
nate ad una densit`a di 65’000 per cm
2sulla superficie di una piastra petri
precedentemente trattata con poliornitina (Sigma-Aldrich
�R; 20 µg/mL in acqua sterile, 2 ore a 37
◦C) e laminina di topo (Invitrogen
TM; 5 µg/mL in PBS, 2 ore a 37
◦C). Le cellule sono coltivate in queste condizioni per 4 giorni, cambiando quotidianamente il CDMM.
3
oStep: Dopo un secondo passaggio di dissociazione le ESC sono mantenute altri 4 giorni in CDMM privo di supplemento B27 per guidarne il diffe- renziamento terminale a neuroni, utilizzando lo stesso tipo di densit`a di semina e di coating della superficie delle piastre a Step 2.
Ad ogni dissociazione del protocollo il siero utilizzato per inattivare la tripsina viene accuratamente rimosso dalle cellule mediante lavaggio in DMEM/F12.
Durante i vari esperimenti sono stati testati gli effetti dei seguenti fattori aggiun- doli al mezzo di coltura durante lo step 2: Noggin ricombinante murino (R&D Systems
�R; da 5 nM a 400 nM), BMP4 ricombinante murino (R&D Systems
�R; 50 ng/mL), Dorsomorfina (Sigma-Aldrich
�R, 10 µM), acido retinoico (Sigma- Aldrich
�R; da 0.1 a 10 µM), Ciclopammina (Sigma-Aldrich
�R, 10 µM), SAG (Sonic hedgehog agonist, Santa Cruz Biotechnology
�R; 100 nM) e SB431542 (Sigma-Aldrich
�R, 10 µM). Quando i fattori erano stati risospesi in dimetilsulfos- sido (DMSO) una quantit`a identica del diluente `e stata aggiunta nel CDMM per il controllo negativo dell’esperimento. In ogni caso la concentrazione di DMSO non ha mai superato lo 0.1%.
2.3 Estrazione dell’RNA
Per ottenere dati rappresentativi che tenessero conto dell’inevitabile variabilit`a
presente nelle condizioni di coltura (densit`a di semina, mortalit`a, adesione al
substrato) ogni esperimento includeva 2-4 repliche per ciascuna tesi (pozzetti
diversi delle piastre di coltura) che sono state raggruppate prima dell’estrazione
Figura 2.1: Struttura dei composti chimici utilizzati
Render grafico delle molecole sintetiche impiegate: dorsomorfina (a), acido retinoico (b), ciclopammina (c), SAG (d), SB431542 (e) e DMSO (f).
dell’RNA. Le cellule sono state raccolte mediante dissociazione con tripsina e lavate in PBS (Phosphate Buffered Saline). Nel caso di estrazione da tessuto, abbiamo prelevato campioni di corteccia, mesencefalo e rombencefalo dal cervello di tre topi (ceppo C57BL/6) a stadio embrionale E16.
L’RNA totale `e stato isolato utilizzando il kit commerciale NucleoSpin
�RRNA
II (Macherey-Nagel) che si avvale di colonnine in resina centrifugabili per legare
specificamente gli acidi ribonucleici. Il protocollo standard prevede uno step
iniziale di lisi delle cellule mediante un buffer a base di detergenti anionici e di
denaturanti quali il cloruro di guanidinio ed il β-mercaptoetanolo. Nel caso dei tessuti da aree di cervello, i frammenti sono stati omogeneizzati nel buffer di lisi con il Tissuelyser
�R(Qiagen) mediante agitazione in tubi da 1.5 mL contenenti una sferetta d’acciaio. L’RNA presente nel lisato viene precipitato in etanolo al 70%, rimane legato alla resina funzionalizzata della colonnina e subisce pi`u lavaggi in tamponi desalinizzanti, che terminano nell’eluizione di RNA puro in H
2O milliQ. La procedura comprende una fase intermedia di trattamento con DNasi per evitare la contaminazione da parte di DNA genomico.
L’RNA isolato `e stato controllato mediante spettrofotometro NanoVue
�R(GE Healthcare) per determinarne il livello di purezza e la concentrazione. Gene- ralmente partendo da 10
6cellule si ottengono 20-50 µg di RNA, di qualit`a mediamente alta, con rapporto A
260/A
280≥ 1.9.
Successivamente `e stato analizzato per elettroforesi su gel di agarosio 1.3% p/v in TBE buffer 0.5% (Tris, Borato, EDTA) per saggiarne l’integrit`a (Figura 2.2).
Figura 2.2: Controllo di qualit`a dell’RNA
Immagine UV della corsa elettroforetica dell’RNA (sx) e spettro di assorbimento misurato al NanoVue
�R(dx) con i parametri di purezza.
Quando l’RNA serviva come stampo per le sonde di ibridazione dei microarray,
`e stata utilizzata come ulteriore controllo la microelettroforesi capillare offerta
dal kit RNA 6000 Nano per la piattaforma Bioanalyzer
�R(Agilent), che consente di ottenere un elettroferogramma virtuale ad alta risoluzione (Figura 2.3) ed uno score complessivo della qualit`a dell’RNA, che ne riflette il grado di purezza (presenza di contaminanti, salinit`a) e la qualit`a (degradazione). Questo score si
`e rivelato ≥ 9/10 per tutti i campioni presi in esame.
Figura 2.3: Elettroferogramma del Bioanalyzer
Nel grafico si possono notare il picco corrispondente ai piccoli RNA (tRNA, miRNA, snoRNA, piRNA;) e alla subunit`a 5.8S dell’RNA
ribosomiale, le subunit`a maggiori 18S, 28S ed il 28S immaturo.
2.4 Retrotrascrizione
Per ogni campione, sono stati retrotrascritti 500 ng di RNA totale utilizzando il
kit di trascrizione inversa Reverse Transcriptase Core Kit (Eurogentec). La mix di
retrotrascrizione era composta come indicato in Tabella 2.4. In essa `e presente
tutto quello che occorre per la sintesi del DNA stampo, ovvero la trascrittasi
inversa, i dNTPs e il magnesio. L’enzima si serve di olignucleotidi di 9 basi a
sequenza casuale, che utilizza come inneschi. E’ inoltre presente un inibitore delle RNAsi, dal momento che la presenza indesiderata di questi contaminanti ambientali potrebbe danneggiare il template nel corso della reazione.
Sostanza Stock Conc. Fin.
Reaction Buffer 10X 1X
MgCl
225 mM 0.5 µL
dNTPs 2.5 mM 500 µM per dNTP
Nonamero random 50 µM 2.5 µM RNAse Inhibitor 20 U/µL 0.4 U/µL Euroscript RT 50 U/µL 1.25 U/µL
H
2O milliQ - -
RNA stampo - 500ng
Tabella 2.4: Composizione della mix di retrotrascrizione
I parametri termici operativi del kit richiedono uno step iniziale a 25
◦C per 10’, la retrotrascrizione vera e propria avviene a 48
◦C per 30’ e la reazione si conclude con uno step di inattivazione a 95
◦C per 5’.
2.5 Progettazione dei primers di PCR
Per la quantificazione dei livelli di mRNA sono stati progettati diversi primers per l’innesco della reazione di Polymerase Chain Reaction (PCR).
Il software Primer-BLAST (www.ncbi.nlm.nih.gov/tools/primer-blast/index.cgi)
`e risultato un valido strumento per lo scopo. L’interfaccia Web consente di dise- gnare gli oligonucleotidi mediante Primer3 (Rozen et al., 2000) ed al contempo
`e in grado di predire tramite BLAST (Altschul et al., 1990) tutti i possibili siti di malappaiamento su targets indesiderati. Come parametri per la progettazione sono stati utilizzati i seguenti valori:
• Lunghezza ottimale dei primers: 20 bp (range 18 - 27 bp)
• La coppia di primer doveva se possibile attraversare un introne
• Temperatura di melt (T
m) ottimale: 60
◦C (range 57
◦- 63
◦C)
• Lunghezza dell’amplicone: tra 70 e 200 bp
• Confronto per specificit`a con la libreria refseq mRNA di Mus musculus
• Libreria degli elementi ripetitivi per il mispriming: Roditore
• Massima complementarit`a degli omodimeri e della regione 3’: 2 (da 3 a 5 se il parametro risultava troppo stringente)
Gli altri parametri sono stati lasciati come da default.
Nome Primer Forward Primer Reverse Amp.
β-Actina
AATCGTGCGTGACATCAAAG AAGGAAGGCTGGAAAAGAGC 177β-Tub III
TTCTGGTGGACTTGGAACCT ACTCTTTCCGCACGACATCT 186BMP2
ACACAGGGACACACCAACCAT TGTGACCAGCTGTGTTCATCTTG 125BMP4
TTCCTGGTAACCGAATGCTGA CCTGAATCTCGGCGACTTTTT 114BMPR1A
GCAAGGATTCACCGAAAGCCCAG GCTGCCATCAAAGAACGGACCTA 122BMPR1B
TGGGTGCGTGAAAGATGGAGACC ACCGTAGAGTGAAACACAGAGGGA 187CamKIIa
CAATATCGTCCGACTCCATG CATCTGGTGACAGTGTAGC 178Emx2
GGCTAGAGCACGCTTTTGAG CACCGGTTAATGTGGTGTGT 199En1
AGTGGCGGTGGTAGTGGA CCTTCTCGTTCTTTTTCTTCTTT 232FoxG1
CGACCCTGCCCTGTGAGT GGAAGAAGACCCCTGATTTTG 107Gata4
GGAAGACACCCCAATCTCG CATGGCCCCACAATTGAC 72GFAP
GGAGAGGGACAACTTTGCAC CCAGCGATTCAACCTTTCTC 164HoxB4
AAAGAGCCCGTCGTCTACC AGTGTAGGCGGTCCGAGAG 102HoxB9
GAAGGAAGCGAGGACAAAGA AGATTGAGGAGTCTGGCCACT 188Id1
CGACTACATCAGGGACCTGCA GAACACATGCCGCCTCGG 143Irx3
AGTGCCTTGGAAGTGGAGAA CGAGGAGAGAGCTGATAAGACC 108NCAM
AGGAGAAATCAGCGTTGGAG CGATGTTGGCGTTGTAGATG 182Nestin
TGTCCCTTAGTCTGGAAGTGG GGGGAAGAGAAGGATGTTGG 199NF-L
CCATGCAGGACACAATCAAC CTACCCACGCTGGTGAAACT 184Nkx2.1
CAATGAGGCTGACGCCCCCG GAAGTGGGTTTCCTGTCTGAGCG 131Oct4
TCAGCTTGGGCTAGAGAAGG GGCAGAGGAAAGGATACAGC 150Otx2
CCACTTCGGGTATGGACTTG GGTCTTGGCAAACAGAGCTT 128Pax6
CCTCCTTCACATCAGGTTCC CATAACTCCGCCCATTCACT 189Six3
TCAACAACCCCACCACCACCTACT CACCTCTTTTATGCTTTCTGCCCGC 105Tbr1
CGCCCTCCTCCATCAAATCCATCG GCAGTTCTTCTCGCAGTCCCGC 155Wnt7b
ATGCCCGTGAGATCAAAAAG CGGAACTTAGGTAGCGTGGT 163Tabella 2.5: Sequenze dei primers di amplificazione
La lista completa dei primers utilizzati per la caratterizzazione molecolare `e pre- sentata in Tabella 2.5, in cui sono mostrate le sequenze senso ed antisenso e la dimensione dell’amplicone.
2.6 RT-PCR semiquantitativa
Il cDNA retrotrascritto `e stato quantificato per Real-time PCR su Rotor-Gene
�R6000 (Corbett). La PCR `e stata effettuata utilizzando protocolli standard, che prevedono l’utilizzo della miscela di reazione e del profilo termico indicati in Tabella 2.6 e 2.7.
Sostanza Conc. Vol
GoTaq qPCR Master Mix 2X 10.0 µL
Primer forward 5 µM 0.5 µL
Primer reverse 5 µM 0.5 µL
cDNA stampo 0.5 ng/µL 8.0 µL
H
2O milliQ - 1.0 µL
TOTALE - 20.0 µL
Tabella 2.6: Composizione della mix di PCR
Step T Tempo
Denaturazione 95
◦C 15”
Annealing 58
◦C 25”
Estensione 72
◦C 20”
Per un totale di 40 cicli
Tabella 2.7: Ciclo termico di PCR
La GoTaq
�RqPCR Master Mix (Promega) `e una miscela pronta all’uso conte-
nente al suo interno tutto ci`o di cui la reazione di PCR Real time necessita (ad
eccezione dei primer e del DNA stampo): sono presenti cio`e un buffer di reazione,
i dNTPs, la DNA-polimerasi, il MgCl
2e l’intercalante fluorescente Sybr Green,
che consente di monitorare in tempo reale la polimerizzazione misurando i livelli
di fluorescenza registrati. La reazione prevede un’attivazione hot start per una maggiore accuratezza (3’ a 95
◦C).
I valori di takoff dell’amplificazione sono stati ricavati utilizzando la funzione di Rotor-Gene relative quantitation analysis, e abbiamo calcolato l’espressione relativa secondo la relazione
Rel.Exp = 2
−∆∆CTdove il ∆∆C
T= (C
Ttg− C
Thk) `e calcolato normalizzando i livelli del gene di inte- resse (C
Ttg) con quelli del gene housekeeping β-Actina (C
Thk). Gli errori standard dell’espressione relativa indicati nelle figure della sezione Risultati sono stati ot- tenuti dalla seguente formula di propagazione degli errori (Nordg˙ard et al. 2006):
Err.Std = ln2
�
V ar(C
Ttg) + V ar(C
Thk) − Cov(C
Ttg; C
Thk)
La significativit`a statistica delle differenze di espressione genica `e stata saggiata, laddove necessario, con un test di randomizzazione, sfruttando il software REST (Pfaffl et al., 2002).
2.7 Immunocitochimica
Le cellule per gli esperimenti di immunocitochimica sono state coltivate su vetrini coprioggetto rotondi (Thermo Scientific) pretrattati con un lavaggio in etanolo e HCl (1:1) e incubati in poliornitina/laminina come descritto precedentemente.
Le cellule sono state fissate con paraformaldeide al 2% per 15 minuti, lavate due volte in PBS, permeabilizzate utilizzando Triton X100 allo 0.1% in PBS e incubate in una blocking solution di BSA 0.5% in PBS per 1h.
Le cellule sono state incubate negli anticorpi primari per 2h a temperatura
ambiente, quindi sono state sottoposte a 3 lavaggi in PBS (10’ ciascuno).
Come anticorpi secondari abbiamo utilizzato dei monoclonali anti-IgG di topo o di coniglio coniugati all’Alexa Fluor 488 o l’Alexa Fluor 568 (Molecular Probes).
Anticorpo Titolo Produzione
Doublecortin 1:500 Abcam
FoxG1 1:100 Abcam
fosfo-Smad1/5/8 1:100 Millipore
GFAP 1:100 Dako
Internexin 1:100 Santa Cruz DBA
Musashi 1:200 Cell Signalling
Neurnonal class III β-tubulin 1:1000 Covance
Nestin 1:200 Millipore
N-tubulina acetilata 1:1000 Sigma
Oct4 1:200 Santa Cruz DBA
Sinaptofisina 1:100 Santa Cruz DBA
Tbr1 1:400 Millipore
Tabella 2.8: Anticorpi primari per immunocitochimica
Le cellule sono state incubate 1 ora a temperatura ambiente nella soluzione di PBS contenente gli anticorpi secondari e l’Hoechst 33258 per la colorazione nucleare (1:500), Triton X100 allo 0.1% e BSA 0.5%. Il protocollo `e leggermente diverso per Tbr1 e FoxG1, i cui anticorpi sono stati incubati overnight a 4
◦C con 0.3% di Triton X100. In ogni caso la procedura termina con tre lavaggi in PBS da 10’ ciascuno e con il montaggio dei vetrini tondi con le cellule in adesione su vetrini portaoggetto grazie ad una goccia di Aqua-Poly/Mount (Polysciences) che solidifica dopo asciugatura overnight a temperatura ambiente.
2.8 Microscopia e analisi delle immagini
Le immagini sono state acquisite con un microscopio confocale a scansione laser
(DM IRE2, Leica), che ha permesso di ottenere stack di sezioni ottiche ad in-
tervalli di 0.5 - 1µm di profondit`a. I vari piani bidimensionali sono stati proiettati
lungo l’asse z in un unico livello secondo la massima intensit`a dei pixel utilizzan- do il software ImageJ (Abramoff et al., 2004): in questo modo si produce una singola immagine che ricrea grossomodo l’aspetto tridimensionale dell’oggetto visto da un punto esterno alla sua superficie.
Per la microscopia ottica destinata alla deconvoluzione abbiamo acquisito stack di immagini digitali ad intervalli di 0.25-0.5 µm utilizzando un microscopio in- vertito motorizzato ad epifluorescenza (Eclipse Ti, Nikon) dotato di una camera monocromatica a CCD raffreddata da 1.3 megapixel (Nikon DS-Qi1Mc).
Le immagini sono state deconvolute con il software di analisi NIS Elements (Nikon). Con la deconvoluzione, un metodo di calcolo utilizzato nel migliora- mento delle immagini per ridurre la fluorescenza fuori fuoco, `e stato possibile ottenere un’elevata risoluzione anche senza ricorrere alla microscopia confocale;
tutte le micrografie in tre colori sono state ottenute sfruttando questa metodica.
Ciascun canale `e stato fotografato separatamente ed in un secondo tempo ab- biamo costruito un’immagine RGB mediante Adobe
�RPhotoshop
�RCS4.
Il calcolo dell’ intensit`a media dei pixel per misurare il livello di fosforilazione di Smad1/5/8 `e stato effettuato su immagini a 16-bit, attraverso un plugin di ImageJ concepito per lo scopo. Esso sfrutta lo staining dell’Hoechst per costruire un confine che definisce l’area nucleare, entro la quale viene calcolata intensit`a media del segnale di Phospho-Smad1/5/8. Per fare questo il plugin si serve dell’algoritmo di Li di entropia minima (Li & Lee, 1993), che consente di creare in modo assai affidabile e del tutto automatizzato delle selezioni fluttuanti con l’esatta forma dei nuclei. In Materiali Aggiuntivi (Listato 1) `e presentato il codice macro di ImageJ (PixelIntensity.ijm) che implementa questa misurazione.
Per il conteggio delle cellule sono state acquisite immagini casuali da 2-3 espe-
rimenti indipendenti per eseguire un’analisi in doppio cieco utilizzando il plugin
contatore di ImageJ. Per ogni trattamento o marcatore abbiamo contato dalle
300 alle 1000 cellule e la significativit`a statistica delle differenze rilevate `e stata saggiata mediante test di Student (t) a due code.
2.9 Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay
Le cellule di cui si voleva misurare la secrezione di BMP2 (ES na¨ıve, ES diffe- renziate a step 2, RAW 264.7 e MSC) sono state seminate nei pozzetti di una piastra 24-wells e tenute in coltura come descritto al Paragrafo 2.1. Quando le 3 linee hanno raggiunto il 70-80% di confluenza ogni pozzetto `e stato lavato con PBS ed abbiamo sostituito il mezzo di crescita con eguale volume di mezzo fresco. Dopo 24 ore, il surnatante `e stato raccolto, centrifugato per rimuovere le particelle in sospensione (5’ a 10’000 ·g) e conservato a -80
◦C in attesa di essere analizzato con il metodo dell’Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay (ELISA).
Per la quantificazione del secreto ci siamo avvalsi di un kit disponibile commer- cialmente (Quantikine
�RBMP-2 Immunoassay, R&D Systems), attenendoci alle istruzioni del produttore.
Il surnatante viene diluito in uno specifico tampone e trasferito in una piastra microwell su cui sono stati immobilizzati gli anticorpi anti-BMP2, e vi rimane in agitazione (500 RPM) per 2h a temperatura ambiente. Dopo 3 lavaggi nel washing buffer viene aggiunto un anticorpo coniugato con la perossidasi ed in- cubato altre 2h in agitazione (500 RPM) a temperatura ambiente. Dopo altri 3 lavaggi nei pozzetti `e posta una soluzione contenente il substrato cromoforo, dopo 10’ si inattiva la reazione con una soluzione di stop a base di un acido forte e si procede immediatamente con la colorimetria.
Le concentrazioni di BMP-2 dei campioni di due esperimenti diversi (ciascuno
in triplicato tecnico) sono state determinate a partire dalla densit`a ottica rile-
vata a 450 nm tramite la piattaforma fluorimetrica iMark
TMMicroplate Reader
(Biorad), in relazione alla curva standard che abbiamo ricostruito misurando di- luizioni seriali da 1000 a 0 pg/mL (con fattore 1:2) dell’antigene ricombinante fornito nel kit (grafico in Figura 2.4).
!"
Figura 2.4: Retta di taratura della quantificazione ELISA
La retta di taratura mostra un andamento lineare nel range preso in considerazione, come `e dimostrato dal valore di R
2.
2.10 Ibridazione dei Microarray
Per l’esperimento con i microarray abbiamo raggruppato l’RNA delle cellule di
tre diversi esperimenti per ogni tesi. Le sonde sono state prodotte con l’ap-
posito kit One Color Quick Amp Labelling (Agilent). In una prima fase l’RNA
stampo (nel nostro caso 500 ng) viene retrotrascritto a DNA single strand dalla
trascrittasi inversa MMLV, quindi l’RNA polimerasi T7 sintetizza a partire dal
cDNA una molecola di cRNA marcato con il dye fluorescente Cy-3, legato cova-
lentemente alla citidina. Le sonde cos`ı ottenute sono state purificate per mezzo delle colonnine centrifugabili RNeasy (Qiagen) con un protocollo simile a quello descritto al Paragrafo 2.3, ed il cRNA `e stato misurato con lo spettrofotome- tro NanoDrop
�RND-1000 (Thermo Scientific) per saggiarne la concentrazione, il rapporto A
260/A
280e la concentrazione del fluoroforo Cy-3.
Abbiamo ottenuto dai 380 ai 760 ng/µL di sonde, con coefficiente A
260/A
280� 2 e contenenti dalle 4.6 alle 8.5 pmol/µL di Cy-3; quindi sono state frammentate con un apposito buffer che agisce a 60
◦C ed ibridate overnight sui vetrini Agilent Mouse Gene Expression Microarray chip (4x44K v2) a 65
◦C in rotazione (10 RPM). Tre chip sono stati ibridati con il cRNA delle ESC differenziate in CDMM, altri tre con quello delle cellule trattate con Noggin e due vetrini con il cRNA da ogni altra condizione.
Al termine dell’incubazione i microarray sono stati lavati in due differenti buffer a temperatura ambiente al fine di rimuovere le sonde non appaiate.
Per l’acquisizione delle immagini dei vetrini abbiamo utilizzato l’Agilent G2565CA microarray scanner, che eccita i fluorofori Cy-3 alla lunghezza d’onda di 550 nm e legge l’emissione del segnale nel verde (570 nm) e del rumore di fondo nel rosso (650 nm) con una risoluzione laterale di 5 µm.
2.11 Analisi dei dati di Microarray
La spot analysis `e stata effettuata con il software Feature Extraction (Agilent).
Il programma conosce le coordinate spaziali delle aree delle singole sonde (spots) ed analizzando l’immagine grezza integra l’intensit`a di fluorescenza registrata come valore di colore a 20-bit su ogni pixel dello spot, ricavando un unico valore di espressione per il gene corrispondente a quella sonda.
I primi controlli di qualit`a dei dati ottenuti sono stati effettuati utilizzando il
pacchetto gratuito ed open source Bioconductor (Gentleman et al., 2004), che si basa sull’ambiente di programmazione statistica R (http://www.R-project.org).
In primo luogo abbiamo visualizzato in silico l’ibridazione degli array a partire dai dati ottenuti da Feature Extraction. I comandi che implementano questa funzione sono mostrati nel Listato 2 in Materiali Aggiuntivi. I vetrini del segnale Cy-3 (verde in Figura 2.5) si presentano con una marcatura granulata e pulita, che deriva dalla specificit`a del legame delle sonde; il segnale di fondo (rosso) `e pi`u diffuso e sfumato, piuttosto debole.
Figura 2.5: Analisi del layout di un miroarray
Segnale di fondo (sopra) ed emissione di Cy-3 (sotto) dello stesso vetrino.
Abbiamo quindi osservato la riproducibilit`a degli esperimenti, comparando l’e-
spressione dei singoli geni in coppie di replicati tecnici. In Bioconductor questo
tipo di analisi `e facilmente implementabile con la serie di comandi presentata
nella sezione Materiale Aggiuntivo (Listato 3). Il grafico in Figura ?? mostra che i valori logaritmici di intensit`a presentano una buona riproducibilit`a, leggermente minore soltanto ai bassi valori (nuvola di dispersione intorno a valori 4-6), dove il rumore di fondo esercita un maggiore effetto sulla misurazione.
4 6 8 10 12 14 16 18
51015
E16 Mesencephalon
US83803561_251486834205_S01_GE1_107_Sep09_1_3.txt
US83803561_251486834206_S01_GE1_107_Sep09_1_3.txt