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III. I trovatori

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Academic year: 2021

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III. I trovatori

0. Introduzione

I trovatori segnano una tappa importante nel panorama culturale italiano. Celebrando, ma anche criticando le varie corti dell’Italia settentrionale, diventano loro stesso protagonisti di questo mondo grazie alle loro composizioni che, in molti casi, diventano importanti documenti storici.

Nel Monferrato, ad essere citato maggiormente è il minore dei quattro figli di Guglielmo il Vecchio: Bonifacio I di Monferrato. Tuttavia le tracce di questa corte trovano spazio anche in semplici cenni e brevi rimandi all’interno dei componimenti trobadorici, senza però sfigurare dinanzi ai personaggi cui la lirica è destinata.

Le Vidas trobadoriche, redatte probabilmente in Italia e narranti le vite dei trovatori, sono talvolta ingannevoli e fittizie in quanto a fatti reali si mescolano a volte fatti inventati.137 In ogni caso è alle allusioni storiche contenute nei componimenti dei trovatori che bisogna affidarsi per cercare di riportare alla luce non solo percorso letterario dei poeti e il periodo in cui sono vissuti, ma anche le vicende che hanno avuto come protagonisti gli stessi protettori presso cui sono stati accolti.

1. Aimeric de Peguilhan

Aimeric de Peguilhan, la cui importanza poetica ci viene garantita da Dante e Petrarca,138 nacque a Tolosa, ma poi fuggì dal suo paese natio, in seguito alla terribile crociata antialbigese (1209-1229).139

Attestato tra gli anni 1175-1228,140 questo poeta, come risulta dalla Vida (Et ant s’en en Cataloingna. E·N Guillems de Berguedan si l’acuilli; […] E presentet lo al rei Anfos de

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Camps 2012, pp. 320-332.

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I due grandi poeti considerano Aimeric de Peguilhan come uno dei maestri del trobar illustre: Petrarca lo cita nel Triumphus Cupidinis (IV, 55), Dante nel De vulgari eloquentia (II, VI, 6), cfr. Negri 2012, pp. 11-12.

139 Si documenta un certo Pons de Peguilhan tra i consoli di Tolosa nel 1202, senza dubbio un suo

famigliare, ma non si possiedono altri documenti storici, cfr. Riquer 2011, p. 963 e Shepard-Chambers 1950, p. 4. Quando giunsero i crociati antialbigesi nel sud della Francia, Aimeric (il manoscritto E che presenta la sua Vida insinua che fosse adepto dell’eresia) lasciò il paese e si recò ad Aups da Blacatz, cfr. Riquer 2011, pp. 964-965 e DBT, p. 28. Cfr. anche Folena 1990, p. 30, Mancini 1991, p. 45, Guida 1992, p. 216 e Macé 2000, pp. 143 e 180.

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Castella […]. Puois s’en venc en Lombardia (‘Se ne andò in Catalogna. E Guilhem de Berguedan lo accolse; […]. E lo presentò al re Alfonso di Castiglia […]. Poi se ne andò in Lombardia’),141 sembra essere stato un grande viaggiatore: giunto dalla Linguadoca in Spagna, da li si sposterà nell’Italia settentrionale, in cui finirà per ricoprire un ruolo molto attivo e importante, non solo presso la corte monferrina, ma anche e soprattutto presso gli Estensi.142

Questo poeta, di estrazione borghese, trovò ospitalità dapprima presso il nobile, nonché trovatore, Guilhem de Berguedan, che lo introdusse alla corte di Alfonso VIII di Castiglia, e successivamente presso le corti di Gastone IV di Béarn, di Bernardo IV di Comminges e di Pietro II d’Aragona.143

Il soggiorno presso il re Alfonso di Castiglia e Pietro II d’Aragona è cosa certa in quanto risultano indirizzati a questi sovrani e alle loro famiglie diversi componimenti, di cui sette al re d’Aragona e tre ad Alfonso di Castiglia.144 Dopo questo soggiorno presso le corti spagnole, Aimeric si recò in Italia alle corti di Monferrato, degli Estensi e dei Malaspina, rispettivamente nel 1209, 1212 e 1220.145

I suoi numerosi soggiorni e viaggi testimoniano la figura di eccellente intellettuale di estrazione europea:146

il suo percorso all’interno delle corti dell’Italia settentrionale, e in particolare degli Este e dei Malaspina, è stato particolarmente influente dal punto di vista

140 Queste date ci sono fornite dal DBT, p. 28. Anche gli studiosi precedenti forniscono una datazione

analoga: Shepard e Chambers collocano la data di nascita non più tardi del 1175, mentre sono incerti sulla data di morte, invece Mancini, Guida e Negri collocano la data di nascita verso il 1170, cfr. Shepard-Chambers 1950, pp. 6 e 18, Mancini 1991, p. 45, Guida 1992, p. 216 e Negri 2012, p. 14.

141 Shepard-Chambers 1950, pp. 47-48, Boutière-Schutz 1964, p. 425 e Riquer 2011, p. 967. 142 Folena 1990, p. 30.

143 Mancini 1991, p. 45, Guida 1992, p. 216 e Negri 2012, p. 14. 144 Shepard-Chambers 1950, p. 5.

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Shepard-Chambers 1950, pp. 9-11 e Folena 1990, pp. 30 e 39. Si recò presso la corte estense poco prima del 1212, nel novembre di quest’anno morirono entro un breve lasso di tempo l’uno dall’altro Azzo VI e il conte Sambonifacio di Verona (Sambonifacio il 10, Azzo il 15), per la cui morte Aimeric compose due planh (BdT 10.10 e BdT 10.48), cfr. De Bartholomaeis, 1931, I, p. 182, Shepard-Chambers 1950, pp. 161-164, Bettini Biagini 1981, pp. 23-29, Folena 1990, pp. 29-34, Peron 1991, pp. 12-17 e Riquer 2011, p. 964. Per le opere di Aimeric dedicate agli Estensi, cfr. Bettini Biagini 1981, pp. 23-29, 36-57, 79-80 e 94-95 e Folena 1990, pp. 30-58, per quelle indirizzate ai Malaspina, cfr. Caïti-Russo 2005, pp. 97-106, 115-120, 137-184, 205-214 e 231-242.

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dell’ispirazione politica, alla base di parte della sua produzione poetica. La sezione dedicata al mondo politico è, infatti, impregnata del complesso scenario che fa da sfondo alle vicende medievali italiane.

Aimeric, che, come afferma Ugolini, è «l’anello di congiunzione fra la prima e la seconda generazione trovadorica in terra d’Italia»,147 presenta un canzoniere non solo molto esteso, con più di una cinquantina di testi, ma anche alquanto variegato, per quanto riguarda tematiche e generi: tenzoni, planhs, canzoni di crociata, sirventesi, scambi di coblas si affiancano alle tradizionali canzoni d’amore.148 Oltre che un sapiente uso di generi e tematiche diverse, Aimeric sfrutta anche i più diversi stilemi retorici, come metafore, ossimori e similitudini, utilizzando però sempre espressioni chiare e semplici ed evitando complessità nel modulo della versificazione.149 Dimostra, inoltre, di possedere una cultura solida quando integra nei suoi testi costanti citazioni tratte dal mondo storico e letterario (Alessandro, Ettore), dai romanzi bretoni (Artù e Tristano) o dall’ambito religioso (Gesù e santi).

Ad essere particolarmente «fecondo per definire il profilo letterario dell’autore» è comunque, secondo la Negri, il versante comico e giullaresco, sezione in cui Aimeric si trova a dialogare principalmente con i contemporanei Albertet de Sisteron, Guillem Augier Novella, Guillem Figueira, Rambertino Buvalelli, Sordello, Uc de Saint Circ e altri.150 E, anche se sono state studiate soprattutto le composizioni di livello elevato,151 bisogna considerare che le poesie di Aimeric si presentano sempre secondo «livelli plurimi e

147 Ugolini afferma che alla prima diede «lustro Rambaldo» mentre la seconda «si incarna esemplarmente con

i suoi pregi e difetti in Sordello», cfr. Ugolini 1949, p. XXII.

148 Negri 2012, p. 16 e Shepard-Chambers 1950, p. 30. Tra i planhs possiamo ricordare Ja no cugei que·m

pogues oblidar (BdT 10.30) e Seu anc chantei alegres ni jauzens (BdT 10.48) scritti per la morte di Azzo VI d’Este ed il conte di Bonifacio Sambonifacio. Anche se viene citato il conte Bonifacio Sambonifacio, il soggetto principale rimane comunque il marchese d’Este, lodato, insieme al conte, secondo i termini convenzionali, cfr. Shepard-Chambers 1950, p. 12.

149 Shepard-Chambers 1950, pp. 3 e 37, Riquer 2011, p. 965 e Negri 2012, p. 28. 150 Negri 2012, p. 17.

151 Celebre è ad esempio la poesia rivolta a Federico II, En aquel temps que·l reis mori n’Anfos (BdT 10.26)

nota come la Metgia, cfr. De Bartholomaeis 1911-1912. Inoltre in questo stesso componimento Aimeric ricorda la morte di diversi signori, tra cui il re d’Aragona Pietro II (1196-1213), cfr. Shepard-Chambers 1950, p. 5.

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complessi, perché non si ha a che fare solo con problematiche amorose ma anche con posizioni dottrinali e di scuola».152

1.1. Ara parra qual seran envejos (BdT 10.11)

Manoscritti C 95r, D 65v, E 75, R 50r

Edizione Shepard-Chambers 1950, n. 11, pp. 85-88

Genere Canzone di crociata

Metrica Frank 390:1

5 Coblas unissonans di 10 versi 2 tornadas di 6 e 2 versi

a10 b10 a10 b10 c10 c10 d10 d10 e10 e10

Data primavera 1213

Ara parra qual seran envejos è una canzone di esortazione alla quinta crociata (1217-1221). Probabilmente, infatti, è stata scritta nell’Italia settentrionale poco prima di quegli anni, ossia nella primavera del 1213,153 quando Federico II e Filippo Augusto stavano combattendo contro Giovanni Senzaterra e Ottone IV di Brunswick e mentre papa Innocenzo III (citato al v. 10 come lo bos pap’ Innocens) spediva proclami del Concilio Lateranense. Quest’ultimo avrebbe avuto luogo nel 1215 e il suo obiettivo primario consisteva sostanzialmente nel pianificare la quinta crociata (1217-1221), al fine di riconquistare la Terra Santa. L’importanza data a questa impresa è, inoltre, marcata dall’uso del mot-refrain Dieu (vv. 2, 12, 22, 32, 42, 54, 56), presente in un solo caso con la variante grammaticale Dieus (v. 39).

De Bartholomaeis individua nei vv. 45-46 un’allusione alle vicende storiche che si adattano bene con la datazione da lui proposta poiché attesta come, nel momento in cui fu composta la canzone, più sovrani si trovavano a combattere tra di loro:

Don an li rey colp’ e l’emperador, I re e gli imperatori sono colpevoli,

152 Negri 2012, p. 27. 153

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quar no fan paz ez acort entre lor perché non fanno pace e non si accordano tra loro (vv. 45-46)

Questi personaggi così potenti citati nei suddetti versi, sono i re Filippo Augusto di Francia e Giovanni d’Inghilterra. Mentre gli imperatori sono per l’appunto Ottone di Brunswick e Federico II di Hohenstaufen, rivali per la corona imperiale al tempo.154

I versi 41-44 testimoniano, invece, come Guglielmo Malaspina si fosse già crociato, a differenza del marchese di Monferrato, motivo per cui Aimeric rivolge a quest’ultimo i versi finali:

E si anc Guillems Malespina fon bos E se anche Guglielmo Malaspina fu ritenuto nobile en est segle, ben o mostra en Dieu, a questo mondo, ben lo mostra ora al servizio di Dio qu’ab los prumiers s’es crozatz voluntos poiché egli fu tra i primi a prendere la croce per socorre·l sant sepulcr’ e son fieu; per salvare il Santo Sepolcro e il suo feudo; (vv. 41-44)

Nella VI strofa, rivolta al Marques de Monferrat (v. 51), ossia Guglielmo VI di Monferrato,155 ricorda la gloria e l’onore che la sua famiglia ha ricevuto:

Marques de Monferrat, vostr’ ansessor Marchese di Monferrato, i vostri antenati, agron lo pretz de Suri’ e l’onor; ebbero la gloria e l’onore della Siria; e vos, senher, vulhatz l’aver aital! e anche voi, signore, vogliate averne altrettanto! (vv. 51-53)

Pertanto Aimeric lo incita a seguire le orme dei suoi antenati e a prendere parte alla crociata, di modo che gliene ritorni fama e onore e salvezza da parte di Dio.156 Questa incitazione testimonia come il marchese Guglielmo VI non possedeva le stesse virtù dei suoi avi, ma soprattutto del suo rinomato padre Bonifacio I.

All’interno di questo componimento Aimeric stesso entra in scena utilizzando modi aspri ed espressivi per raffigurare appieno la realtà contemporanea, tanto che come afferma Caïti-Russo «la violence de sa satire n’est pas loin des plus grands et certainement digne d’un Bertran de Born».157

154 De Bartholomaeis 1931, I, p. 189, Shepard-Chambers 1950, pp. 10 e 88 e Guida 1992, p. 217. 155 De Bartholomaeis 1931, I, p. 189, Shepard-Chambers 1950, pp. 10 e 88 e Guida 1992, p. 217.

156 Si è già parlato dello stretto legame che intercorreva tra la casata di Monferrato e l’Oriente, e specialmente

le glorie di suo zio Corrado di Monferrato e del padre Bonifacio, eletto capo della quarta crociata (1202-1204), cfr. Capitolo II, parr. 2 e 3.

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1.2. Pos ma bela mal’ amia (BdT 10.43)

Manoscritti A 139r, C 87r, D 66v, I 52v, K 38v, M 90v, N 160v, R 49r, a1 350, c 51r, α 28840 e 29528

Edizione Shepard-Chambers 1950, n. 43, pp. 204-207

Genere Canzone

Metrica Frank 476:7

5 coblas unissonans di 8 versi 3 tornadas di 4 versi

a7’ b8 b8 a7’ a7’ b8 b8 a7’

Data 2 redazioni: 1204 e 1208

Questa composizione è una canzone di argomento amoroso, le cui le stanze I e IV vengono anche citate all’interno del Breviari d’Amor.158

Aimeric de Peguilhan inizia il suo componimento rivolgendosi ad una dama ignota, sfruttando una metafora di tipo commerciale in cui il trovatore parla di un «capitale di sospiri» concesso dall’amata e fatto fruttare dal trovatore:

Pus ma belha mal’ amia Poiché la mia bella e maligna amica m’a mes de cent sospirs captal, mi ha assegnato un capitale di cento sospiri a for de captalier lial come socio fidato los ai cregutz quascun dia li ho aumentati ogni giorno d’un mil, per q’ueimais seria, di un migliaio, per cui si dovrebbe, sol qu’a lieys plagues, cominal, solo se lei fosse disposta a fare così, que los partissem per egual, dividerlo in parte eguali, qu’aissi·s tanh de companhia perché questa è la legge di una società (vv. 1-8)

Poiché la bella e cattiva amica del trovatore gli ha fornito un capitale di cento sospiri, il poeta, a guisa di leale “capitalista”, li ha fatti crescere di mille al giorno; quindi ormai sarebbe giusto, che i profitti vengano ripartiti in parti uguali, perché così si opera quando si è in società con qualcuno.

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I versi successivi, che sviluppano questa tematica di stampo prettamente amoroso, di per sé non risultano molto utili ai fini della datazione dell’opera; al contrario, nelle tre tornadas, compaiono riferimenti a personaggi storici che agevolano la collocazione storica del testo:

1. Reys d’Arago, quascun dia Re d’Aragona, ogni giorno son vostre ric fag plus cabal, le vostre nobili gesta sono cresciute sempre di più

tant gent hi sabetz metre sal poiché tanta gente sapete trattare bene ab solatz et ab paria. con cordialità e affabilità

2. Jes me mezeis non creiria Difficilmente crederei a me stesso qu’a Monferrat ni a Moncal di aver visto il marchese imperiale vis lo marques emperial, a Monferrato o a Moncalvo, s’autra vetz non lo·y vezia. se non lo vedessi lì un’altra volta

3. La contessa Na Maria La contessa Donna Maria Tant es bona, si Dieus me sal, è tanto buona che, Dio mi aiuti, qu’autr’ am mais be ni ab meinhs mal non c’è nessun’altra dama con tante buone qualità e poche cattive non sai, qui tort no·l fazia. che io conosca, a meno che non le si faccia un torto. (vv. 41-52)

Essendo nella 1° tornada presente una dedica al re d’Aragona, che Shepard e Chambers identificano in tutte le composizioni in cui risulta questa invio (Reys d’Arago) sempre e solo con Pietro II (1196-1213) e mai con suo figlio Giacomo, la datazione deve essere sicuramente situata prima del 1213,159 mentre De Bartholomaeis l’aveva collocata prima del 1225, trascurando il riferimento al re d’Aragona.160 È possibile, inoltre, anticipare la datazione al 1204, se si accetta l’identificazione di Na Maria con Maria de Montpellier, che fu sposa, dal 1197 al 1201, di Bernardo IV di Comminges e, dal 1204 fino al 1213, di Pietro II d’Aragona.161

Il marchese citato nella VII strofa è con molta probabilità Guglielmo VI di Monferrato.162

159 Jeanroy 1934, I, p. 377, attribuisce alcune poesie di Aimeric a Giacomo (1213-1276). Tuttavia, secondo

Shepard e Chambers questa identificazione è alquanto improbabile, in quanto Aimeric si trovava in Italia poco prima dell’ascesa di Giacomo (1213) e nulla indica che egli abbia lasciato questo paese, cfr. Shepard-Chambers 1950, p.5.

160 De Bartholomaeis 1931, II, p. 32. 161 BEdT.

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Contraddistinto dall’aggettivo emperial, in quanto parente dell’imperatore, il marchese probabilmente ospitò il trovatore presso i due luoghi indicati nella tornada (Monferrato e Moncalvo). Tuttavia ora uno dei due personaggi si trova lontano. De Bartholomaeis si domanda se si tratta del poeta che vuol far ritorno al luogo in cui si trova Guglielmo VI o è Guglielmo VI che ormai lontano, viene incitato dal trovatore a tornare in quei luoghi.163 Essendo le tre tornadas incompatibili dal punto di vista cronologico, si ipotizza un possibile rimaneggiamento successivo operato da Aimeric nel Monferrato: la prima versione sarebbe da assegnare prima del 1204 (Catalogna-Montpellier), mentre la seconda nel 1208 circa (Monferrato).164

2. Albertet de Sisteron

Secondo quanto afferma la biografia provenzale, Albertet de Sisteron sarebbe nato nella zona di Gap (odierno dipartimento delle Alti Alpi), il che potrebbe essere vero, poiché si trova attestato anche nelle rubriche di alcuni manoscritti.165 Nato nell’ultimo quarto del XII secolo e morto nel primo XIII,166 è possibile, infine, che il trovatore sia morto a Sisteron (capoluogo di cantone delle Basse Alpi, nel distretto di Folcalquier, non lontano da Gap).167 Anche se il nome di Albertet è spesso associato al nome di quest’ultima città, questa indicazione è constatata solo dalle rubriche di tre manoscritti,168 per cui, Riquer precisa che «es más prudente, come hace Boutière, llamarlo simplemente Albertet».169

Figlio probabilmente di un giullare di nome N’Asar (o Nazar), che potrebbe essere identificato col N’Azars o Nazar cui un canzoniere ascrive tre strofe di una poesia, Albertet

163 De Bartholomaeis 1931, II, p. 32.

164 Shepard-Chambers 1950, pp. 9-10. La 2° tornada mostra che probabilmente qualche anno dopo la data

effettiva della composizione, c’è stata una riutilizzazione nel Monferrato o in previsione di una visita in questa corte, cfr. BEdT.

165 Boutière 1937, p. 10, Riquer 2011, p. 1129 e DBT, p. 36. 166 Riquer 2011, p. 1129 e DBT, p. 36.

167 Riquer 2011, p. 1129, Sanguineti 2012, p. 13 e DBT, p. 36.

168 I tre manoscritti sono CMa² che hanno rispettivamente in rubrica Albert de Sestaro, Albertet de Sestaro e

Albertetz o Albertet de Cestairo. Nella maggior parte dei codici troviamo la semplice denominazione Albertet o Albertetz, cfr. Sanguineti 2012, p. 13.

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percorse la strada paterna tra gli anni 1194-1221, riscuotendo, tra l’altro, molto successo e fortuna.170

Figura itinerante e versatile, seppe inserirsi con un forte spirito di adattamento in diverse corti, dove spiccava proprio per le sue qualità di musicista e cantore:171 inizialmente dovette trovarsi presso la corte di Orange, il cui esponente principale era Guilhem del Bautz, forte promotore e sostenitore della poesia volgare tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo, e poi presso quella di Dalfin d’Alvernhe, dove entrò in contatto con alcuni trovatori noti del tempo quali Gaucelm Faidit e Raimbaut de Vaqueiras.172 E, analogamente a questi due trovatori, si recò già nei primi anni del XII secolo nelle corti liguri e piemontesi, percorrendo le usuali tappe presso le più note famiglie: i Savoia, i Monferrato, i Del Carretto, i Malaspina, gli Este, e anche presso la corte di Oramala e i Traversari di Ravenna.173

La Sanguineti precisa che, anche se non risultano facilmente ricostruibili con precisione gli spostamenti attuati da Albertet, e non è neanche facile fornire una data generale del suo arrivo in Italia, la sua presenza nelle corti italiane settentrionali è da attribuire già all’inizio del XIII secolo e non a partire dal primo decennio del XIII secolo, come sostenuto da Boutière e Riquer.174

Di Albertet, comunque, si perdono le tracce dopo il 1221 circa, periodo in cui probabilmente ritornò al suo paese natio.175

La produzione di Albertet è costituita da ventidue testi, dei quali sono conservati anche tre notazioni musicali:176

l’edizione di Boutière era costituita da ventuno pezzi, mentre

170 Riquer 2011, p. 1129 e Tavera 2000, p. 143. Sul ruolo del giullare nella poesia trovadorica e nelle

biografie medievali, cfr. lo studio di Noto 1998.

171 Uc de Lescura nel suo gap-sirventese De mots ricos no tem Peire Vidal (BdT 452.1) cita Albertet proprio

come modello nel campo canoro, cfr. Riquer 2011, p. 1130 e DBT, pp. 36-37. Per un approfondimento sul componimento e la percezione di Albertet presso i contemporanei, cfr. Sanguineti 2012, p. 31.

172 Sanguineti 2012, pp. 14-17 e 33-43 e DBT, p. 37. Beggiato ha evidenziato profonde analogie, a livello di

rima, tra le liriche Ab so gai e leugier (BdT 16.2) di Albertet e Calenda maja (BdT 392.9) di Raimbaut de Vaqueiras, cfr. Beggiato 2007, pp. 24-26.

173 Jeanroy 1934, p. 334, Riquer 2011, p. 1130, Sanguineti 2012, pp. 18-22 e DBT, p. 37.

174 Boutière 1937, pp. 12-15, Riquer 2011, p. 1130 e Sanguineti 2012, pp. 17-20. In ogni caso tutti i critici

parlano della sua permanenza in Italia fino alla seconda decade del XIII secolo.

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l’edizione Sanguineti accresce i componimenti a ventidue, includendo quindici canzoni cortesi, un descort e sei partimens.177

Le quindici canzoni amorose presentano motivi abbastanza usuali e convenzionali quali speranze, timori, bellezza, valore o indifferenza della dama amata e così anche le cinque tensons e partimens, dove si sviluppano topoi tradizionali.178 Anche se l’utilizzo di stilemi tradizionali porta Albertet all’impiego di un vocabolario abbastanza ridotto, che si traduce spesso in uno stile semplice e chiaro (trobar clar o leu),179 Albertet, comunque, rappresenta «el caso típico de juglar que gracias a su ingenio, y sobre todo a su arte musical, asciende a la categoría de trovador».180

2.1. Ab so gai e leugier (BdT 16.2)

Manoscritti A 54v, C 236v, D 76v, Dc 256r, E 93, R 20v, T 129v,

a1 442, Nr. 16 in Sg 53 (Raimbaut de Vaqueiras)

Edizione Sanguineti 2012, n. II, pp. 89-101

Genere Canzone

Schema strofico Frank 592:66

5 coblas unissonans di 10 versi 1 tornada di 5 versi

a6 b6 b6 a6 c6’ c6’ d6 d6 e6 e10

Data Fine XII – inizio XIII secolo

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Le notazioni musicali pervenute appartengono alle canzoni A! mi no fai chantar foilla ni flors (BdT 16.5a), En mon cor ai un’ aital encobida (BdT 16.14) e Mos coratges m’es camjatz (BdT 16.17a), cfr. Sanguineti 2012, pp. 14, 103, 203 e 221. Sulle qualità musicali di Albertet, cfr. Gallo 1992, pp. 31-36.

177 Boutière 1937, pp. 31-32 e Sanguineti 2012, p. 22. Sanguineti ha aggiunto la tenzone Monges, cauzetz,

segon vostra sciensa (BdT 16.17 = 303.1) scambiata con Monge, lirica considerata dubbia da Boutiére, cfr. Boutiére 1937, p. 6. Cfr. anche Harvey-Paterson 2010, I, pp. 99-106.

178 Boutière 1937, p. 22-23, Sanguineti 2012, p. 22-31 e DBT, p. 37. 179 Sanguineti 2012, p. 47.

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Questa canzone sviluppa motivi topici del panorama trobadorico secondo un’impronta tradizionale: dopo la consacrazione alla sua dama (vv. 8-9), cui fa immediato seguito il tema classico dell’indifferenza della dama (v. 10), Albertet propone un richiamo ai consueti lauzengiers (“[…] vilana gen,/que fant bruich de nien!” “[…] gente villana/che fa rumore per niente!” vv. 27-28)181 ed elabora una similitudine dove il poeta si compara ai mercenari (mainadier, v. 31), usufruendo del vocabolario tipico del servizio feudale (vv. 31-40).182

Il topico motivo del canto per amore, enunciato all’inizio di questa poesia, così come in altre opere del trovatore, rivela come l’intento di comporre di Albertet sia fortemente collegato all’amore.183

Fin dall’inizio, infatti, si enuncia motivo di fondo di tutto il componimento, che dipende direttamente dal joi, espresso attraverso le occorrenze dell’aggettivo gai-gaia (riproposto cinque volte nella sola prima strofa e poi presente nell’ultima – vv. 1, 2, 3, 4, 6 e 51).184 Nell’esordio il trovatore riporta come uno stato d’animo felice lo porti a comporre tale canzone.

Fondamentali, per la datazione del componimento, sono le strofe finali, dove si fa riferimento a personaggi storici:

Chanssos, part Balaguier Canzone, vattene velocemente te·n vai ad espero, oltre Balaguer al bon rei d’Arago, presso il valoroso re d’Aragona (vv. 41-43)

La pro comtessa gaia Che Dio protegga la nobile contessa gaia de Savoia, car gen di Savoia, perché gentilmente manten pretz e joven, mantiene pregio e giovinezza, sal Dieus e sa lauzor e la sua fama e Monferrat e·l marques mon seignor. e il Monferrato e il marchese mio signore. (vv. 51-55)

181 Questi personaggi si ritrovano anche ai vv. 21-23 di Bo chantar fai al gen temps de pascor (BdT 16.8) e ai

vv. 13-20 di Pos en ben amar m’esmer (BdT 16.20), cfr. Sanguineti 2012, pp. 134 e 242. Per lo studio di queste figure topiche della poesia trobadorica, cfr. Kay 1996.

182 Sanguineti 2012, p. 99.

183 I componimenti sono Ab joi comensi ma chanso (BdT 16.1) e Pos en ben amar m’esmer (BdT 16.20), cfr.

Sanguineti 2012, p. 23.

184

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De Bartholomaeis ritiene la data molto incerta, ma suggerisce come termine ante quem il 1220, anno delle nozze di Raimondo Berengario IV di Provenza con Beatrice di Savoia, in cui identifica la pro comtessa gaia del v. 51, e come termine post quem il 1213, anno dell’ascesa al trono di Giacomo I, in cui riconosce il bon re d’Arago del v. 43.185 Boutière, seguito dalla Sanguineti, vede nella comtessa la moglie del conte Tommaso I (1189-1233), Margherita, mentre identifica nel bon re d’Arago Pietro II e non Giacomo I.186

Infine, Francesca Sanguineti data la canzone tra la fine del secolo XII e gli inizi del XIII, identificando Bonifacio I di Monferrato nel marques mon seignor del verso 55, andando pertanto contro l’identificazione fatta da Boutière, che vede in questo personaggio storico, Guglielmo VI, figlio di Bonifacio.187 In realtà tale ricostruzione non è totalmente affidabile in quanto si sarebbe portati a retrodatare l’opera di Albertet. Pertanto, secondo Francesca Sanguineti non presenterebbe nessun problema far coincidere la citazione del trovatore con Bonifacio I, considerando anche che questa di Albertet è una delle sue prime poesie.188 Considerando, infine, come Albertet e Raimbaut de Vaqueiras risultino «collegati fra loro dall’uso incrociato di elementi strutturali in tre componimenti per ciascuno» e che Calenda maja (BdT 392.9), databile agli anni 1197-1201/02, presenta rimanti in comune proprio con questa canzone del trovatore, secondo Beggiato, BdT 16.2 è stata scritta intorno al 1200, ritenendo quindi corretta l’identificazione del marchese Bonifacio I.189

3. Arnaut de Maruelh

Anche se di Arnaut, originario di Maurelh (dipartimento della Dordogna),190

ignoriamo la data di nascita e morte, sappiamo che visse nell’ultimo terzo del XII secolo e che, prima di dedicarsi alla poesia, svolgeva attività di chierico.191

In tal modo Arnaut, rientra, insieme a

185 De Bartholomaeis 1931, I, p. 220. 186 Boutière 1937, pp. 14 e 17 e Sanguineti 2012, p. 100. 187 Boutière 1937, p. 15 e Sanguineti 2012, p. 101. 188 Sanguineti 2012, p. 18 e 101. 189 Beggiato 2007, pp. 23-24

190 Poco prima d’arrivare alla demarcazione fra i dipartimenti della Dordogna e della Charente, si trova

tuttora il villaggio di Mareuil-sur-Belle, nelle cui vicinanze sorge un vecchio castello da cui probabilmente trasse vita il borgo con lo stesso nome e nel quale possibilmente nacque il trovatore, cfr. DBT, p. 61.

191 Anglade 1927, p. 94, Jones 1931, p. 309, Jeanroy 1934, p. 338, Johnston 1973, p. XVI, Riquer 2011, p.

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Raimbaut de Vaqueiras, Peire Vidal, Bertran de Born e a molti altri, nel periodo «per certi aspetti […] più fiorente della lirica provenzale».192

Tra le prime corti che lo accolsero ci fu quella della contessa Adelaide di Burlatz, cui il trovatore dedicò probabilmente tutte e venticinque le canzoni conservate.193 Tuttavia, per motivi a noi ignoti, Arnaut si trovò ad abbandonare questa corte,194 ricevendo successivamente accoglienza presso Guglielmo VIII di Montpellier, cui risulta dedicata la canzone Anc vas amor no·s poc res contradire (BdT 30.8), mentre non sembra che abbia soggiornato presso le corti italiane.

Johnston riconosce nella sezione amorosa la parte più cospicua della sua opera, individuando in particolare tre periodi: il primo riguarderebbe la nascita dell’amore, il secondo la sua pienezza, il terzo i rimpianti del poeta per il passato.195 A testimonianza di ciò vi sono le numerose canzoni rimaste dedicate alla dama amata: nella sua produzione di trenta pezzi lirici rientrano, infatti, ben venticinque canzoni, di cui sono conservate anche cinque melodie,196 mentre il resto è costituito da tre epistole e due ensenhamens.197 Tuttavia, anche se la sezione maggiore è costituita dalle canzoni, è nei salutz d’amor (epistole amorose)198 che secondo Riquer «el ingenio y la gracia de Arnaut de Maruelh se hallan en grado superior al de sus canciones».199

In queste ultime, a parte poche eccezioni, di cui alcune abbastanza vaghe, Arnaut non fa molti cenni alla vita e fatti a lui contemporanei e per questo motivo si tende a rimanere

192 Gli ultimi venti anni del XII secolo e la prima decade del XIII secolo costituiscono il periodo più proficuo,

a livello di numero e rilevanza dei poeti, oltreché per la loro internazionalità, cfr. Di Girolamo 1989, p. 198.

193 Adelaide, figlia del conte Raimondo V, sposò nel 1171 Ruggero II, visconte di Béziers e Carcassonne, cfr.

Boutière-Schutz 1964, p. 34, Riquer 2011, pp. 647-648 e DBT, p. 61.

194 Forse motivi di gelosia da parte del re d’Aragona portarono Arnaut ad allontanarsi dalla corte, cfr. DBT,

p. 61 e la Vida in Boutière-Schutz 1964, pp. 32-38 e Riquer 2011, p. 650.

195

Johnston 1973, p. XVI.

196 Chaillou 2010, p. 4. La sezione musicale di questo trovatore è stata studiata in dettaglio da Chaillou 2010.

Tuttavia Chaillou riferisce di non aver potuto analizzare la poesia Si·m destreignetz, vos et amors (BdT 30.23) in quanto priva di alcuni passaggi, cfr. Chaillou 2011, p. 3, nota 11.

197 Riquer 2011, p. 648 e DBT, p. 61.

198 La loro principale caratteristica è il costante rinvio ad amanti famosi sia passati che recenti, cfr. DBT, p.

62. Cfr. anche lo studio di Gambino 2009.

199

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nell’arco cronologico degli anni 1171 e 1199.200 Infatti se si considera che probabilmente l’unica dama (spesso indicata tramite il vago Dompna o Doussa dompna)201

cui si rivolge Arnaut è Adelaide de Béziers, allora è possibile indicare delle date abbastanza precise dell’attività poetica di Arnaut: si può porre come terminus a quo il 1171, data delle nozze di Adelaide con il visconte di Bezièrs e come terminus ad quem il 1199, data della sua morte.202 Il «men famoso Arnaldo» come lo definisce Petrarca nel Trionfo d’amore (IV, 44), adotta, in generale, uno stile pulito e raffinato all’interno di una poesia elegante, «facile e decorativa»,203 priva di accuse o sfumature troppo personali.204 Infine, oltre ad essere una poesia sorretta da stilemi convenzionali, come possono essere i riferimenti alla cultura latina e mediolatina o le rappresentazioni della dama, secondo il canone medievale retorico della descriptio puellae, accoglie anche motivi più originali, come quello del sogno, abbastanza raro nel panorama trobadorico.205

200 Johnston 1973, p. XVI. 201 Ibid., p. XXX. 202 Ibid., p. XVI. 203 Di Girolamo 1989, p. 200 204 Riquer 2011, p. 648.

205 Johnston 1973, p. XXIII, Riquer 2011, p. 649 e DBT, p. 61 Nel DBT si afferma che il tema del sogno,

anche se di ascendenza ovidiana, è una novità nel panorama della poesia d’amore cortese e Johnston osserva l’insistenza di questo tema all’interno di tutta l’opera di Arnaut, cfr. Johnston 1973, p. XXIII e DBT, p. 61.

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3.1. Si·m destreignetz, domna, vos et amors (BdT 30.23)

Manoscritti A 105r, B 66v, C 114r, D 37v, Dc 253v, E 63, F 13v, G 34r, I 46v, K 33v, H 48 (inizio str. II e III) M 131r, N 66v, N2 21 (due vv. intr. biogr. Bernart de Ventadorn), O 52 (anon.), P 27r, Q 65v (Ramont), Q 110r (anon), R 81r, S 116, U 61r, c 32v, f 46r (Perdigo), α 33699 , β1 239, β3 77

Edizione Johnston 1973, n. XXIII, pp. 132-140

Genere Canzone

Metrica Frank 825:2

5 coblas unissonans di 8 versi 1 tornada di 3 versi

a10 b10’ c10 c10 d10 d10 e10 e10

Data 1200 ca.

Questa canzone, scritta probabilmente nel 1200,206 descrive il disprezzo dell’amata, dinanzi alla quale il poeta si scusa per la sua passione attribuendola solo alla sua bellezza ed ai suoi pregi:

Si·m destreignetz, dompna, vos et Amors, Voi e Amore, o dama, mi tormentate così bene c’amar no·us aus ni no m’en puosc esraire: che amarvi non oso né posso astenermi dal farlo: l’us m’encaussa, l’autre·m fai remaner, l’uno mi spinge in avanti, l’altro mi fa star fermo, l’us m’enardis e l’autre·m fai temer, l’uno mi rende coraggioso e l’altro timoroso, preiar no·us aus per enten de jauzir; tant’è che io non oso pregarvi con la speranza di godere; (vv. 1-5)

La dama non lo desidera più, ma lo ama ancora (str. I) e così il poeta prova ad addolcirla utilizzando mezzi già sfruttati in passato. Fin dall’inizio la dama si presenta come una figura potente e imponente, cui il poeta ha già dedicato tutto il suo servizio, così egli non domanda più la sua amicizia e si accontenterà della sola riconoscenza:207

no·us quezira plus de vostr’ amistat non vi chiederò più la vostra amicizia

206 De Bartholomaeis 1931, I, p. 72. 207

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51

e gauzira per guizerdon lo grat. e l’essere grati sarà per me una giusta ricompensa. (vv. 23-24)

Importante, anche in questo caso, è la tornada, dove, oltre al riferimento ad un senhal sconosciuto, si cita anche il marchese Bonifacio I di Monferrato:208

Belhs Carboncles, no·us cal pus de ben dir, Bel Carbonchio, non conviene parlare ancora bene di voi, ni qui·l Marques mentau de Monferrat, quanto a colui che cita il Marchese di Monferrato,

ja plus no·l laus, qu’assatz l’aura lauzat. che non lo lodi più, poiché lo ha già lodato abbastanza. (vv. 41-43)

Mentre De Bartholomaeis ritiene Belhs Carboncles (nella sua versione Mon Carbon, ‘Mio Carbone’) uno pseudonimo della donna cantata dal trovatore,209 secondo Johnston, questo senhal, assente in tutte le altre sue poesie conservate, potrebbe celare un’identità maschile, anziché femminile.210

Nel manoscritto G è presente una tornada diversa, non considerata nell’edizione di Johnston, in cui si allude a un reis Anfos che va identificato certamente nel re Alfonso II d’Aragona.211

4. Bertran de Born

Bertran de Born, vassallo dei duchi di Aquitania al tempo dei Plantageneti inglesi capeggiati da Enrico II,212 nacque nel castello di Hautefort (nel Périgord, dipartimento della Dordogna) poco dopo il 1140 e morì nell’abbazia cistercense di Dalon probabilmente nel 1215.213

Considerato da Anglade come il più popolare fra i trovatori,214

svolse l’attività di poeta-cantore tra il 1181 ed il 1195, per poi abbandonarla a favore del mondo religioso.215

208 Riquer 2011, p. 661. 209 De Bartholomaeis 1931, I, pp. 72-73. 210 Johnston 1976, pp. XXX e 137 e Riquer 2011, p. 661. 211 Riquer 2011, p. 659. 212 Paden 1996, p. 119 e Riquer 2011, p. 685.

213 Anglade 1927, p. 59, Di Girolamo 1989, p. 187, Paden 1980, pp. 193-198, Paden-Sankovitch-Stäblein

1986, pp. 16-19, Guida 1992, pp. 186-187, Riquer 2011, p. 679 e DBT, p. 111.

214 Anglade 1927, p. 59.

215 Di Girolamo 1989, p. 187. Risulta sotto le vesti di monaco in atti datati dal 1196 al 1202, cfr.

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52

La sua vita risulta strettamente legata a quella dell’illustre casata dei Plantageneti e, in particolare si trovò implicato nelle ribellioni che videro protagonisti, da una parte, la classe baronale (di cui Bertran faceva parte) e, dall’altra, il duca d’Aquitania Riccardo Cuor di Leone, uno dei più celebri figli di Enrico II.216 Dopo un’iniziale supporto alla causa ribelle da parte di Enrico il Giovane, in seguito alla morte di quest’ultimo (1183), Bertran, già dal 1184, si troverà a sostenere Riccardo Cuor di Leone. D’altronde, il principale interesse di Bertran riguarda il suo benessere e la sua sopravvivenza come feudatario in un periodo molto turbolento e per questo si avvicina al duca d’Aquitania.217 Ed anche se sullo sfondo delle sue opere si assiste a guerre e problematiche di ogni genere, si evidenzia sempre il mondo di una società letteraria raffinata entro la quale risaltano le intense descrizioni di personaggi noti del tempo, tra cui si distinguono Riccardo Cuor di Leone (egli stesso poeta) ed Enrico II Plantageneto, quest’ultimo ricordato soprattutto per la sua personalità polivalente.218 Ed è soprattutto grazie a questi riferimenti che è stato possibile ricostruire abbastanza fedelmente la vita del signore di Hautefort.

È abbastanza naturale, quindi, che la parte più corposa della sua opera sia costituita da sirventesi di vario genere (lirici, satirici, morali e soprattutto politici) piuttosto che da canzoni d’amore: nei sirventesi emerge il profondo interesse di questo tipico signore feudale medievale per gli avvenimenti contemporanei, un’attrazione per il mondo eroico e

216 Riccardo Cuor di Leone, conte di Poitiers e duca d’Aquitania dal 1172, iniziò a dominare in maniera

decisa sui propri territori sottomettendo i baroni ribelli, i quali nel 1183 trovarono sostegno nel fratello di Riccardo, Enrico il Giovane, incoronato per volontà paterna nel 1170. Ma alla morte di quest’ultimo (11 giugno 1183), Riccardo, grazie anche all’intervento militare del re Alfonso II d’Aragona, riuscì a reprimere brutalmente la rivolta. Tra questi anche Bertran de Born fu costretto a consegnare Hautefort al fratello Constantino, pur essendo stato perdonato dal conte. In ogni caso già poco tempo dopo le rivolte del 1183, Bertran de Born risulta signore del suo castello e negli anni successivi si dimostra fedele a Riccardo (divenuto re nel 1189), cfr. Di Girolamo 1989, pp. 187-188 e DBT, p. 111. Testimoni di queste vicende sono numerose poesie: BdT 80.3, 80.14, 80.20, 80.21., 80.26, 80.32, 80.33, 80.34, 80.35, 80.36, 80.37, 80.38, 80.39 e 80. 43, cfr. Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, pp. 176-293.

217 Per una visione ampia e dettagliata del periodo in cui visse Bertran, cfr. Paden 1980, pp. 198-213 e

Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, pp. 1-8.

218 Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 7-8 e Di Girolamo 1989, p. 188. Enrico viene descritto come un

personaggio disonesto, ambizioso, difficile, ma anche molto generoso e di cultura, cfr. Paden-Sankovitch- Stäblein 1986, p. 7-8.

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cavalleresco ed una forte esaltazione dell’ideale della guerra.219 Infatti, la sua produzione, di cui sono conservate poco più di quaranta poesie e solamente di una di queste la sua melodia,220 si contraddistingue principalmente per l’inclinazione alla materia guerresca e militare: per Bertran la guerra funziona come un emblema di valore morale e, senza la guerra, il mondo è sostanzialmente privo di significato, le società sono prive di meta e gli uomini sono egoisti. Per Bertran l’ideale della guerra è fondamentale: essa è vista come un’occasione che ha uno scopo preciso e che spinge le persone ad unirsi.221

Ma «more than simply a poet of arms, he is a poet of life»:222 all’interno della sua opera, troviamo liriche amorose incentrate sull’elogio della dama,223 citazioni tratte dal mondo dell’epica e del romanzo con le relative comparazioni tra gli eroi leggendari ed i personaggi contemporanei.224

La sua voce, che fu una delle più espressive del suo tempo, dava piena voce agli ideali, alle incertezze e paure dell’aristocrazia del tempo, ed il suo stile fu talmente intenso ed elevato che è naturale che ispirò numerosi poeti contemporanei.225 E furono proprio le due poesie di Bertran per Corrado di Monferrato (BdT 80.4 e BdT 80.17) che sembrano aver ispirato non solo la celebre ‘Lettera Epica’ di Raimbaut de Vaqueiras (BdT 392.I.II.III), ma anche la composizione di Aimeric de Peguilhan Ara parra qual seran envejos (BdT 10.11).226

219

Beltrami 2007, p. 165, Riquer 2011, p. 684 e DBT, p. 112. Dante, oltre a ricordarlo nel Convivio e nel canto 28 dell’Inferno, nel De vulgari eloquentia (II, 2) lo celebra proprio come il «cantore delle armi», cfr. Guida 1992, p. 186.

220 Il componimento è Rassa tan creis e mont’ e poja (BdT 80.37).

221 Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, pp. 34 e 74-75 e Di Girolamo 1989, p. 187. 222 Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 36.

223 In questo elogio «il corpo amato acquista ora un’accentuata palpabilità, che si accompagna a una sorta di

parcellizzazione. La parcellizzazione del corpo femminile e la sua ricomposizione ideale è, peraltro, teorizzata in una delle poesie più singolari non solo del canzoniere di Bertran ma dell’intera lirica medievale, quella della dompna soiseubuda», cfr. Di Girolamo 1989, p. 202. Questa ‘donna immaginaria’ rimanda a una lunga tradizione che include Esiodo e Senofonte, fino ad arrivare a Shakespeare (Come vi piace), cfr. Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 67. Cfr. anche Beltrami 1996.

224 Lefèvre 1970, pp. 603-609 e Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, pp. 37-40. 225 Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 1.

226 Linskill 1964, pp. 299-344, Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 59 e Bertolucci Pizzorusso 2009b, pp.

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4.1. Ara sai eu de pretz quals l’a plus gran (BdT 80.4)

Manoscritti Dc 257r, F 100v, I 176r, K 161r, M 232r, d 279, ρ

(anon.)

Edizione Gouiran 1985 II, n. 34, pp. 671-691

Genere Canzone di crociata

Metrica Frank 347:1

6 coblas unissonans di 7 versi 3 tornadas di 3, 3, e 2 versi a10 b10 a10 b10 c7’ a10 a10

Data 1190-1191

Questa è una canzone che affronta la tematica della terza crociata (1189-1192) e che esprime il coinvolgimento della opinione pubblica d’Occidente alle notizie degli avvenimenti in Siria.227

La poesia è indirizzata a Corrado di Monferrato durante il periodo in cui si trova a Tiro e contrasta, con successo, le forze del Saladino, sultano dell’Egitto e della Siria negli ultimi decenni del XII secolo. 228

Corrado era arrivato a Tiro (ultima città nelle mani cristiane) il 13 luglio del 1187, tre giorni dopo la cruenta battaglia di Hattin, che aveva portato nelle prigioni del Saladino il re di Gerusalemme Guido di Lusignano (1186-1192) e il padre stesso di Corrado, Guglielmo il Vecchio, oltreché numerosi cristiani.229 L’assedio di Tiro operato dal Saladino fu sempre più stringente, ma sia nel mese di agosto che in quello di novembre (1187) fu sconfitto e costretto al ritiro dal marchese di Monferrato. E proprio questa eroica difesa si fece sentire ovunque, tanto che fu sentito urgente il bisogno degli aiuti richiesti da Corrado: così il trovatore celebra qui il valore e coraggio del marchese e critica la dilazione dei suoi alleati (que·l socors vai tardan!, v. 6), ossia il re di Francia Filippo II Agusto (1180-1223),

227 De Bartholomaeis 1931, I, p. 23 e Gouiran 1985, II, p. 671.

228 De Bartholomaeis 1931, I, p. 23, Barbero 1983, p. 656, Gouiran 1985, II, p. 671,

Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 414 e Guida 1992, pp. 187 e 246.

229

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55

menzionato al v. 17 (reis Felips) e il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone (1189-1199), citato ai vv. 18 e 36 (rei(s) Richart(z)).230

Visti i diversi riferimenti ad avvenimenti storici, Thomas, Gouiran, Paden, Sankovitch e Stäblein osservano che proprio questo riferimento a Riccardo come ‘re’ (rei) prova che la canzone deve essere stata composta dopo la successione di Riccardo al padre Enrico (6 luglio 1189) o anche dopo la sua incoronazione (3 settembre 1189).231 Gouiran ritiene che questa canzone di crociata fu rimaneggiata tra il luglio del 1189 e il gennaio del 1190, mentre De Bartholomaeis data erroneamente l’incoronazione di Riccardo al 20 luglio 1189, che ritiene il termine post quem e prende come termine ante quem il 4 luglio 1190, giorno in cui Riccardo e Filippo Augusto, riunitisi a Vezelai, intrapresero il viaggio oltremare.232 Dopo le forti critiche espresse nelle prime quattro strofe, il tono improvvisamente cambia nella VI, tanto che secondo Gouiran «le contenu de la strophe est obscur»:233

Seigner Conrat, lo reis Richartz val tan Signor Corrado, re Riccardo ha così tanto valore (si tot qan voill, de lui gran mal m’en di) (sebbene quando voglio, parlo molto male di lui) qu’el passara ab tal esfortz ogan che egli viaggerà quest’anno con tanta forza qon far poira, so aug dir tot de fi; quanta potrà, io lo sento dire come cosa certa. E-l reis Felips en mar poia E il re Filippo salpa in mare ab autres reis, q’ab tal esfortz venran con altri re, i quali verranno con così tanti eserciti qe part l’Arbre-Sec irem conquistan. che porteranno la conquista oltre l’Albero Secco.234 (vv. 36-42)

Nel momento in cui i due re si separarono a Lione, Filippo Augusto andò a Genova, da cui si sarebbe dovuto imbarcare in tempi brevi, mentre Riccardo partì in direzione di Marsiglia, dove lo attendeva la sua flotta personale. Le cose, tuttavia, andarono in maniera diversa, poiché Riccardo seguì la costa italiana e nel momento in cui arrivò a Genova trovò Filippo Augusto trattenuto lì da una malattia.

230 Thomas 1971, p. 84, Gouiran 1985, II, pp. 671-675, Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 414 e Riquer

2011, p. 684.

231

Thomas 1971, p. 84, Gouiran 1985, II, p. 674, Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 408 e Gouiran 1987, p. 476. Anche Barbero data la composizione verso il 1190, cfr. Barbero 1983, p. 656.

232 De Bartholomaeis 1931, I, p. 22, Gouiran 1985, II, pp. 674-675 e Gouiran 1987, p. 476. 233 Gouiran 1985, II, p. 675 e Gouiran 1987, p. 477.

234 L’Albre-Ses (v. 42) è un antichissimo albero leggendario posto vicino la città di Hebron, che appassì alla

morte di Cristo. La leggenda vuole che ritorni nuovamente verde nel momento in cui un principe cristiano conquistasse la Terra Santa, cfr. Gouiran 1985, II, p. 689, Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 419 e Guida 1992, p. 348.

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56

Pertanto, secondo De Bartholoameis e Gouiran sembrerebbe che Bertran compose questa strofa in funzione del percorso e itinerario previsto, e che la strofa sia stata ripresa per il raduno generale di Vezelay (4 luglio 1190).235

Nella prima tornada, Bertran indica una delle possibili rotte per la terra Santa, attraverso l’Italia, volgendo la rotta per Savoia e salpando a Brindisi:

Bels Papiols, vas Savoia Bel Papiol, percorri la tua strada verso Savoia ten ton camin, e vas Branditz brocan, e continua spronando verso Brindisi e passa-l mar, q’al rei Conrat ti man. e attraversa il mare perché ti mando dal re Corrado. (vv. 43-45)

Il Bels Papiols del verso 43 sembrerebbe essere un giullare cui il poeta commissiona il recapito o diffusione della sua composizione.236

Precedentemente nominato solo come Seigner (vv. 3, 8, 15, 22, 29 e 36), nei versi finali, Corrado di Monferrato assume la qualifica di rei (v. 45). Sicuramente Corrado aspirò al regno e si riteneva erede legittimo essendo zio di Baldovino V (re di Gerusalemme dal 1185 al 1186) morto da piccolo e figlio del fratello Guglielmo e Sibilla, ora moglie di Guido di Lusignano. Anche se il marchese di Monferrato non regna ufficialmente che qualche giorno prima della sua morte (28 aprile 1192), i suoi contemporanei avrebbero potuto pensare altrimenti,237 visto che, per l’appunto, Corrado stesso si riteneva il sovrano del regno anche quando c’era ancora al potere Guido di Lusignano. E in seguito alla liberazione del re Guido, Corrado, tra l’altro, contestava i suoi diritti su Tiro, riconoscendogli solo il titolo di re di Gerusalemme;238 per questo venne stipulato successivamente un accordo secondo il quale Guido riconosceva Corrado signore di Tiro, Sidone e Bairut, a patto che lo sostenesse. Ma Corrado, grazie al suo matrimonio con Elisabetta (24 novembre 1190), unica erede al regno dopo la morte della sorella Sibilla (1190), consolidò il suo potere sul trono ed è probabilmente a questo avvenimento che fa riferimento il trovatore.239

Questa poesia condivide le prime due strofe con la composizione successiva.240

235 De Bartholomaeis 1931, I, p. 22, Gouiran 1985, II, p. 675 e Gouiran 1987, p. 477. 236 De Bartholomaeis 1931, I, p. 25 e Guida 1992, p. 348.

237 Gouiran 1985, II, p. 676 e Gouiran 1987, p. 477. 238 De Bartholomaeis 1931, I, p. 25.

239 Gouiran 1985, II, p. 676, Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 408 e Gouiran 1987, p. 477. 240

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57

4.2. Foilleta, pos mi pregatz que eu chan (BdT 80.17)

Manoscritti M 232r, le coblas III e IV sono inoltre trasmesse da

Dc 257r, F 100v, I 176r, K 161r, d 279, ρ (anon.)

Edizione Gouiran 1985 II, n. 42, pp. 795-798

Genere Sirventese giullaresco

Metrica Frank 347:2

5 coblas unissonans di 7 versi 1 tornada di 3 versi

a10 b10 a10 b10 c7’ a10 a10

Data 1190-1191

Bertran de Born dedicò al marchese Corrado di Monferrato queste due composizioni, che risultano strettamente correlate tra di loro. Mentre il componimento precedente è una canzone di crociata, questo è un sirventese giullaresco (componimento di carattere satirico) dove Bertran si prende gioco del giullare Fuilheta, cui si rivolge dicendogli che gli darà una canzone a patto che se ne vada lontano, e la canzone è appunto questa.241

Lo scenario generale degli eventi a cui ci si riferisce nella lirica è quello successivo alla sconfitta del Saladino da parte dei cristiani a Hattin il 3 luglio 1187, cui seguono i disperati messaggi di aiuto inviati ad ovest, da parte di Corrado.

Le strofe III e IV coincidono con la I e II della poesia precedente, che poi, consistono sostanzialmente in una critica alla lentezza dei crociati ed un elogio più esteso del marchese Corrado di Monferrato, che da solo, in Oriente, contrastava i continui attacchi da parte del Saladino:242

Ara parra de prez qals l’a plus gran Ora si vedrà chi ha il merito più grande

241 Gouiran 1985, II, p. 795 e Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 408. Il giullare Fuilheta compare anche in

Foilleta, ges autres vergiers (BdT 80.16).

242 Thomas 1971, p. 81, Barbero 1983, p. 656 e Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 408. Mentre per BdT

80.4 Gouiran prende come testo di base il mss. F, per BdT 80.17 considera la versione del ms. M, essendo presente solo in questo canzoniere il componimento per intero, cfr. Gouiran 1985, II, pp. 684 e 796. Del resto, anche Paden, Sankovitch e Stäblein seguono il ms. M, cfr. Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 409.

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de totz aqells qi-s leveron maiti: fra tutti quelli che si alzeranno presto: mesier Conratz l’a plus fin, ses enjan, messer Corrado ha quello più fine senza alcun dubbio qe-s defen lai a Sur d’en Saladi poiché egli si difende laggiù a Tiro contro il Saladino e de sa mainada croia. e il suo ignobile esercito. Dieus l’acorra, qe-l secors vai tardan. Che Dio lo aiuti, visto che i soccorsi tardano ad arrivare. Sols aura-l prez, pos sols suefre l’afan. Solo riceverà la ricompensa, poiché solo soffre l’affanno. (vv. 15-21)

Mesier Conrat, a Jesu vos coman, Messer Corrado, vi raccomando a Gesù, q’ieu fors lai, ab vos, so vos afi, poiché sarei lì con voi, è cosa certa, mas laissei m’en qan vi qe li plus gran ma vi ho rinunciato quando vidi che i più grandi, si croiçavan, li rei e li primsi. re e principi, si facevano crociati. Pueis vi midons, bella e bloia, Poi ho visto la mia dama, bella e bionda, per qe mos cors mi vai afreollan, ed il mio cuore è diventato debole. lai for’ab vos, s’ieu en saupes aitan. Ma sarei lì con voi, se avessi saputo altrettanto. (vv. 22-28)

Questo componimento influenzerà diversi trovatori, tra cui Peirol,243 il quale, così come Bertran de Born, incita i re d’Occidente, Filippo e Riccardo, a soccorrere il marchese di Monferrato, qui indicato col solo titolo di mesier244 ai versi 17 e 22. Questi re d’Occidente destarono non poche preoccupazioni e fastidi a Corrado di Monferrato a causa del lungo ritardo che si concluse solo nel 1191, quando i crociati salparono dalla Sicilia. Per questo motivo probabilmente la data di composizione è da individuare poco prima della primavera del 1191, poiché a quel periodo è ascrivibile la partenza dei crociati.245

5. Cadenet

Vissuto tra l’ultimo terzo del XII secolo e la prima metà del XIII secolo, Cadenet prende il nome dall’omonimo borgo ubicato nella contea di Forcalquier.246 Queste informazioni ci vengono fornite principalmente dalla biografia provenzale, che Appel ritiene

243

La lirica di Peirol è Quant Amors trobet partit (BdT 366.29). Probabilmente Peirol prese in prestito da Bertran, dato che quest’ultimo non contrasse prestiti con poeti tanto modesti quanto Peirol, cfr. Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 57.

244 Questo è un italianismo utilizzato in provenzale per rivolgersi a un nobiluomo italiano e Bertran lo utilizza

solo in direzione del marchese di Monferrato, cfr. Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 411.

245 Paden-Sankovitch-Stäblein 1986, p. 409.

246 Nacque dopo il 1160 e risulta ancora vivo nel 1239, cfr. Jeanroy 1934, p. 355, Zemp 1978, p. 67, Riquer

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particolarmente interessante proprio per i dettagli geografici e storici ivi contenuti, in quanto assenti nelle poesie di Cadenet.247

Questi risedette a lungo presso Guglielmo Unaut de Lantar,248 castellano del Lauragais, territorio sito a sud est di Tolosa, e probabilmente fu proprio la corte di quest’ultima città, retta da Raimondo VI, ad accoglierlo per prima.249 Sembrebbe, poi, aver soggiornato presso le corti italiane degli Este e dei Monferrato, quest’ultima al tempo di Bonifacio I tra gli anni 1195-1207.250 In seguito, ricevette verosimilmente ospitalità presso la corte di Pietro II d’Aragona, e tra gli anni 1204 e 1209 presso Raimondo Ruggero, visconte di Carcassonne.251 Durante quest’ultimo periodo venne rifinito il sirventese De nula re non es tan grans cardatz (BdT 106.13), pieno di elogi a vari personaggi del tempo.252 In seguito all’invasione delle truppe antialbigesi nella Linguadoca, di cui Carcassonne era capoluogo, Cadenet fu accolto da Raimondo Leugier, castellano di Dosfraires nella contea di Nizza e successivamente da Blacatz, signore di Aups.253

La sua produzione è costituita da venticinque composizioni di attribuzione certa: diciotto canzoni, tre sirventesi morali, una canzone religiosa di penitenza, un partimen,254 una pastorella e un’alba.255 Tutti i componimenti manifestano un talento artistico non comune e denotano una predilezione particolare per uno stile chiaro e una sintassi accessibile a tutti, che lo avvicina, a livello di linguaggio poetico tradizionale, alla scuola di Bernart de Ventadorn e, a livello di struttura sintattica, ai contemporanei Raimbaut de Vaqueiras,

247 Appel 1974, p. 4. Cfr. anche Boutière-Schutz 1964, p. 500 e Riquer 2011, p. 1225.

248 Era un fedele vassallo del conte di Tolosa, Raimon VI, cfr. Jeanroy 1934, I, p. 129, Zemp 1978, p. 68 e

DBT, p. 139.

249 A questo personaggio è rivolta la poesia di stampo morale Meravill me de tot fin amador (BdT 106.16),

cfr. Zemp 1978, p. 68 e DBT, p. 139. Cfr. anche Macé 2000, pp. 19 e 302-304.

250 Zemp 1978, pp. 247 e 289 e Barbero 1983, p. 665. 251 Riquer 2011, p. 1225 e DBT, p. 139. 252 DBT, p. 139 253 Zemp 1977, p. 69, Riquer 2011, p. 1225 e DBT, p. 139.

254 Il partimen Cadenet, pro domn’ e gaja (BdT 238.1 = 106.11) è stato discusso con Guionet, che

sembrerebbe essere il nobiluomo provenzale Gui de Cavaillon, cfr. Zemp 1978, pp. 101-102, Harvey-Paterson 2010, II, pp. 657-662 e DBT, p. 140.

255 Jeanroy 1934, p. 355, Calzolari 1993-1994, p. 7 e DBT, p. 140. Per lo studio della pastorella (BdT

106.15), cfr. Zemp 1978, pp. 108-112 e Calzolari 1993-1994, pp. 7-9, per l’alba (BdT 106.14), cfr. Zemp 1978, pp. 103-107.

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Peirol e Gaucelm Faidit.256 Attraverso questo linguaggio Cadenet espone le tematiche e i motivi più svariati, tra i quali si possono additare l’esaltazione e critica della dama,257 l’amore personificato,258 l’amore cortese sotto forma di passaggi didattici, il motivo del joi e la metafora del belh semblan.259

5.1. De nula re non es tan grans cardatz (BdT 106.13)

Manoscritti 90r, Dc 250r, F 39v, K 102r (solo in indice I), P 62v, a1 377, d 284

Edizione Zemp 1978, n. XII, pp. 237-248

Genere Sirventese

Metrica Frank 517:2

3 coblas unissonans di 10 versi 1 tornada di 2 versi

a10 b10’ b10’ a10 a10 c10 d10’ d10’ c10 c10

Data 1207-1209

Cadenet, attraverso questo sirventese di carattere politico, invia un avvertimento al visconte di Burlats (vescomt de Burlatz, v. 4) e ai suoi protettori affinché siano messi in guardia contro le voci dei malintenzionati:260

Et eu dic lo pel vescomt de Burlatz, E io lo dico per il visconte di Burlats, (v. 4)

256 Zemp 1978, pp. 83 e 95 e Riquer 2011, p. 1226. A differenza di altri trovatori della sua epoca sfrutta

invece poco la terminologia del linguaggio feudale e giuridico, cfr. Zemp 1978, p. 85.

257

Gli elogi per la dama sono legati a qualità interiori come cortezia o sen, valori esaltati in altre composizioni: A! co·m dona ric coratge (BdT 106.2), Ai! doussa flors benolens (BdT 106.5), No sai qual conseill mi prenda (BdT 106.17), S’eu oimais deserenan (BdT 106.21), cfr. Zemp 1978, p. 83.

258 Se ne trovano esempi in Pos jois mi met en via (BdT 106.19) e S’eu pogues ma volontat (BdT 106.22), cfr.

Zemp 1978, p. 85.

259 Il motivo del joi accorpa una serie di termini associati come gaug, gai, jauzir, joios e molti altri. Per gli

altri temi e motivi, cfr. Zemp 1978, pp. 83-92.

260

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61

Qu’ieu ai auzit mal dire d’En Blacatz Perché io ho sentito parlare male del Signor Blacatz e d’En Raimon Agout que tant valia e del signore Raimon Agout che tanto valeva que per aisso no peiuret un dia, e che per questo non peggiorò un solo giorno, e del marques de cui fo monferratz, e del marchese cui apparteneva Monferrato, que per aisso non semblet nuills iratz ma di questo nessuno ne sembrava irato ni non tolgron ben faich als cantadors. né pose fine alla loro generosità verso i cantori. (vv. 21-26)

L’identificazione dei nobili citati all’interno di questo componimento permette di datare, secondo Zemp, il componimento tra gli anni 1204 e 1209.261 Infatti questa composizione venne scritta poco dopo il 1204, in quanto questo è l’anno in cui morì probabilmente Raimon d’Agout, che appare essere già scomparso al momento della stesura del sirventese (e d’En Raimon Agout que tant valia, v. 22).262

Il ricordo del barone d’Agout, che visse nella seconda metà del XII secolo, richiama il celebre castello di Sault in Valchiusa (retto allora da Raimon d’Agout), che era un vero e proprio punto d’incontro per i trovatori, tanto che questo importante signore risulta celebrato in numerose opere dei poeti del tempo.263 In ogni caso, secondo Zemp, la citazione di Cadenet è la più importante rispetto a quelle dei precedenti poeti in quanto Raimon d’Agout è celebrato dopo la sua morte, con pieno disinteresse del poeta e viene accostato al marques de cui fo monferratz (v. 24), che è identificabile con Bonifacio I di Monferrato.264

In tal modo si può circoscrivere la datazione agli anni 1207-1209, considerando che il fo del verso 24 è riferito al marchese di Monferrato, morto nel 1207, e osservando come il vescomt de Burlatz, citato dapprima al verso 4 e poi nuovamente al verso 27 solo come Vescoms, sia da identificare in Raimondo Roger Trencavel, visconte di Béziers e

261

Ibid., p.242.

262

Per la data di morte, cfr. Zemp 1978, pp. 242 e 246.

263 Una citazione di questo signore di Sault si riscontra nella canzone Ges car estius / es bels e gens (BdT

364.22) di Peire Vidal, cfr. Avalle 1960, I, p. 80:

Senher N’Agout, no·us sai lauzar, Signore d’Agout, non vi so lodare mas de vos dauri mon chantar. ma di voi indoro il mio canto (vv. 81-82)

Raimon era anche il protettore di Gaucelm Faidit, cfr. Zemp 1978, pp. 246-247 e Capitolo III, par. 8.

264

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62

Carcassonne, nato nel 1185 e morto, appena ventiquattrenne, nel 1209.265 Essendo Raimondo Roger figlio di Adelaide di Tolosa,266

che era chiamata comunemente ‘contessa di Burlatz’ poiché era nata lì, è abbastanza naturale ritenere il componimento destinato a questo personaggio. Mentre il Blacatz del verso 21 è il potente signore di Aups e noto protettore dei trovatori, morto nel 1237 o 1239.267 Numerosi sono stati i trovatori che hanno espresso, nelle loro opere, riconoscenza verso questo signore provenzale che non smise mai di essere generoso nei confronti dei cantadors (v. 26),268 e, del resto, anche lui stesso era un attivo trovatore, che scambiò partimens e tensos con diversi poeti.269

6. Elias Cairel

Vissuto tra gli anni 1182 e 1234,270 Elias Cairel nacque nel Périgord (dipartimento della Dordogna), e precisamente nella cittadina di Sarlat verso il 1170.271 Che fosse nato a Sarlat lo testimonia un documento del 1182, dove figura un Helias Cairel come testimone di un atto di concessione nei confronti di un abbazia presso Baigne, luogo prossimo a Sarlat.272 La sua attività poetica, collocabile tra gli anni 1204-1222 secondo Riquer e 1204-1226 stando a Lachin,273 coincide pienamente con quella di poeta girovago: dopo aver preso parte alla quarta crociata (1202-1204), si trattenne oltremare fino agli inizi del secondo decennio del Duecento, e dopo una breve permanenza in Italia (1212-1214), si recò presso

265 Ibid., p.242. Inoltre Appel osserva che il tono della poesia fa intuire di avere di fronte un destinatario

abbastanza giovane, cfr. Appel 1974 p. 17.

266 Figlia di Raimondo V di Tolosa, cfr. Zemp 1978, p. 242. 267 Zemp 1978, p. 245.

268 Fra i diversi trovatori che lo hanno celebrato possiamo ricordare Aimeric de Peguilhan, che lo ricorda

nella tornada di Anc mais de joi ni de chan (BdT 10.8), cfr. Shepard-Chambers 1950, p. 74. Viene citato anche in una tenso tra Peire Guilhem de Luserna e Sordello, En Sordel, que vos es semblan (BdT 344.3a = 437.15), cfr. Harvey-Paterson 2010, III, pp. 972-980.

269

Ha scambiato con Bernart BdT 52.5 = 97.12, con Raimbaut (de Vaqueiras?) BdT 97.4 = 388.3, con Peire Vidal BdT 97.7 = 364.32, con Bonafe BdT 98.1 = 97.10 e BdT 98.2 = 97.11, con Guilhem de Saint Gregori BdT 233.5 = 97.9, con Pistoleta BdT 372.6a = 97.13, cfr. Harvey-Paterson 2010, I, p. 133-140, 184-218, II, pp. 631-637, III, pp. 1027-1035.

270 DBT, p. 171. Probabilmente morì all’inizio della quarta decade del Duecento, cfr. DBT, p. 172. 271 Guida 1992, p. 237, Lachin 2004, p. 63, Riquer 2011, p. 1144 e DBT, p. 171.

272 Questo documento riguarda una concessione fatta da Guglielmo de Born a favore dell’abate benedettino di

Saint-Étienne de Baigne, nella diocesi di Saintes, cfr. DBT, p. 171.

273

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