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CAPITOLO 5 GLI INTERVENTI PROPOSTI

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 5

GLI INTERVENTI PROPOSTI

5.1 – Premessa

Il piano di recupero, come già accennato precedentemente, interessa il fabbricato della Fattoria Marchi, gli ex-granai posti di fronte alla Fattoria e da questa separati dalla via della Chiesa e il giardino storico adiacente ai granai.

Lo scopo principale è quello di ristrutturare gli edifici presenti e dare loro una nuova destinazione d’uso affinché questi possano uscire dallo stato di abbandono in cui si trovano attualmente.

Le scelte effettuate sono state frutto di uno studio che ha fatto leva sulle realtà di Nugola Nuova, sulle sue mancanze e sulle sue potenzialità.

Da questa analisi è emerso che Nugola Nuova manca di attrattive tanto da essere considerata, anche da molti dei suoi residenti, un quartiere dormitorio per Livorno.

La sola realtà degna di essere menzionata è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, fra l’altro recentemente restaurata, nonché unico luogo di culto pubblico oggi presente a Nugola.

5.1.1 – La chiesa dei Santi Cosma e Damiano

L’edificio si erge su una piccola altura e si collega alla via di Nugola Nuova con una scalinata che arriva di fronte al muro laterale della chiesa e alla via della Chiesa tramite un percorso pedonale che permette di raggiungere la facciata principale.

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L’edificio ha pianta a croce latina con il campanile addossato sul lato destro, a guisa di torre. Posteriormente sul lato sinistro è

annessa una piccola abitazione, la casa canonica, comunicante con la zona absidale attraverso il piccolo vano della sacrestia.

La facciata esposta a sud-est, con le soluzioni ornamentali e con la partizione degli spazi adottata, palesa a pieno

la cronologia ottocentesca.

Al centro accoglie la porta d’ingresso e due finestre simmetriche incorniciate a mo’ di bifora.

Fig.1 – Facciata principale della chiesa

Sul muro laterale sinistro si trova un altare in memoria dei caduti delle due guerre.

Per quanto riguarda l’interno, la struttura è ad unica navata con il coro semicircolare e la pavimentazione è in marmo bianco e azzurro.

Il soffitto è a volta a botte e scarica su semipilastri; la struttura è costituita da stoiati centinati a guisa di volta e raccomandati ai legnami del tetto, il cui manto di copertura è in cotto. I muri perimetrali sono intonacati.

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Nella controfacciata, una cantoria è sorretta da due colonne in muratura dipinte, poggianti su dadi a otto facce, ed è raggiungibile attraverso una stretta scala a spirale.

La chiesa è scarsamente illuminata, oltre alle due finestre ad arco ricoperte da vetri colorati collocate sulla facciata, due aperture rettangolari illuminano le due cappelle laterali.

La zona absidale è introdotta da un grande arco, chiuso ai lati da una coppia di semipilastri, sostenuto da semicolonne e delimitato da balaustre in marmo.

Nel coro a destra si apre l’accesso ad un piccolo vano adiacente il campanile dal quale si accede all’esterno. A sinistra, nei pressi della porta che introduce alla sacrestia, affisso al muro esiste un pulpito di legno, che una volta comunicava attraverso un’apertura con la casa canonica.

Il presbiterio è rialzato su due scalini in marmo e l’altare, anch’esso in marmo policromo, è ulteriormente rialzato di due scalini. Le cappelle laterali accolgono in posizione simmetrica due confessionali in marmo e due altari in pietra.

5.2 – La Fattoria Marchi: stato di fatto

Se in passato la Fattoria ha conosciuto momenti di splendore e di fervida attività economica, a oggi vive uno stato progressivo di abbandono.

Infatti se nel corso del XVIV secolo la Fattoria era uno dei fiori all’occhiello della produzione agricola toscana, per quantità e qualità dei prodotti raccolti, nel tempo, a seguito dei processi di urbanizzazione e di industrializzazione , si è vista trasformare da centro produttivo in attività a semplice dimora di campagna.

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La Fattoria si sviluppa su tre livelli di cui due sono completamente fuori terra e uno è seminterrato.

L’edificio ricalca il tipo della casa a blocco, per cui si presenta abbastanza compatto sia in pianta che in alzato.

La superficie utile complessiva è di circa 1773 mq così suddivisi: 786 mq al piano seminterrato, 658 mq al piano terra e 329 mq al primo piano.

Il piano terra e il seminterrato hanno lo stesso sviluppo planimetrico, ma la differenza tra le superfici utili deriva dalla diversa disposizione degli ambienti: al terreno gli spazi sono più frazionati per cui i disimpegni e i corridoi, non conteggiati nel calcolo, hanno un’estensione maggiore.

All’edificio è possibile accedervi per mezzo di più ingressi: quello principale è su via della Chiesa, dal marciapiede della quale si stacca una piccola scala a due rampe contrapposte che permettono di raggiungere il portone di ingresso, uno di servizio posto sempre sul prospetto nord ma decentrato rispetto a quello principale, uno laterale posto al centro della facciata est, uno piccolo sulla facciata ovest ed infine quattro portoni sotto il portico della facciata meridionale più due porte finestre sulla destra.

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5.2.1 – La raccolta dei dati

La base di partenza per il piano di recupero della Fattoria è stata una ricerca storica e bibliografica per conoscerne le origini, l’evoluzione e le tradizioni.

A questa ricerca di archivio si è reso necessario affiancare un rilievo, personalmente eseguito, per ricavarne lo schema strutturale e ricostruire con fedeltà la pianta del fabbricato.

Infatti inizialmente l’unico materiale di cui disponevo erano le piante catastali, inadatte però perché troppo approssimative e semplificate.

Fig.3 – Pianta catastale: piano seminterrato

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Fig.5 – Pianta catastale: piano

Nelle operazioni di rilievo ho proceduto misurando da prima stanza per stanza, dopodiché per collegarle e ricavare quindi gli spessori dei muri interni, ho tracciato un sistema di capisaldi interni che, passando per il corridoio, attraversavano tutta l’abitazione.

Per l’allineamento esterno del fabbricato con la strada invece, ho utilizzato l’aerofotogrammetrico messomi a disposizione dal Comune di Collesalvetti.

Per ricostruire le sezioni ho da prima fissato la linea di sezione in pianta e preso le altezze delle stanze sezionate poi.

Per il prospetto invece mi sono aiutata sia con le misurazioni degli interpiani, sia con il raddrizzamento fotografico.

Infine per lo spazio esterno ho fatto riferimento all’aerofotogrammetrico.

Le operazioni di rilievo, seppur hanno richiesto notevole impegno e dispendio di tempo ed energie, sono state estremamente interessanti poiché mi hanno permesso, oltre a ricostruire con fedeltà l’edificio, di toccare con mano la Fattoria e la sua storia. Infatti è soltanto attraverso un rapporto molto diretto, quale può essere un rilievo, che lo studioso percepisce la

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realtà e le trasformazioni che ha subito il fabbricato in questione, arrivando talvolta a farne delle ipotesi sulla sua evoluzione e sulle tecniche costruttive adottate.

5.2.2 – Il piano terra

Il piano terra è quello che ha l’ingresso su via della Chiesa seppure si trovi ad una quota maggiore rispetto al profilo stradale.

Il dislivello esistente è superato per mezzo di una scala in pietra a due rampe aventi sette alzate su quella di sinistra e sei su quella di destra.

Superato il portone si entra in un ingresso ampio in cui la mobilia è ridotta a qualche poltrona e ad un tavolo centrale. Il soffitto è molto alto e le travi della falda di copertura sono lasciate a vista. A destra si trova una porta che immette in una stanza: qui fino a qualche anno fa, trovavano la sede gli uffici della Tenuta della Fattoria di Nugola Nuova che comprende oltre alla citata proprietà, anche i vigneti di Frescobaldi a Mortaiolo. Oggi, che gli uffici sono stati spostati, lo spazio è lasciato alla conservazione della cartografia storica della Tenuta.

Un altro ufficio e un archivio sono posti invece sulla sinistra dell’ingresso.

Superato l’atrio si raggiunge un corridoio lungo il quale si affacciano quasi tutte le altre stanze.

Percorrendo il corridoio verso destra, si incontrano tre stanze una accanto all’altra ma non comunicanti tra di loro: la prima (T2) è oggi ridotta ad un deposito in cui sono accatastati vecchia mobilia e alcuni utensili, la seconda (T1), quando ancora la Fattoria era di supporto all’attività vinicola di Mortaiolo, era probabilmente destinata all’imbottigliamento del vino come

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potrebbero dimostrare alcune damigiane lasciate lì e l’odore di mosto ancora aleggiante nell’aria, infine la terza adibita a cucina come testimoniano alcuni elettrodomestici. La cucina ha pure un piccolo stanzino ad uso forse di dispensa.

Tendo a sottolineare che seppure la Fattoria sia oggi disabitata, è stata comunque abitata parzialmente, magari sfruttata come dimora di campagna, negli anni passati per cui non deve meravigliare il ritrovamento di elettrodomestici o altri attrezzi figli della tecnologia e della cultura moderna.

Superata la cucina, ci immettiamo in un disimpegno sul quale si apre un’altra porta d’ingresso che, rispetto a quella principale, rimane nascosta perché il blocco che la accoglie è arretrato sul filo strada. Il dislivello dal piano campagna è superato anche qui da una piccola scala esterna in pietra avente quattro alzate.

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Alla destra dell’entrata entriamo in un soggiorno con un tavolo al centro e un camino angolare; il soffitto è poco meno di 3 m ed è l’unica stanza ad avere una copertura piana all’esterno.

Diametralmente opposta a questo secondo ingresso vi è una porta che introduce in un altro disimpegno: questo permette l’accesso a due ampie camere matrimoniali, ognuna delle quali oltre a letto e a qualche mobile, ha pure un lavandino.

A questo punto risalendo il corridoio superiamo due porte: la prima, attraversando un piccolo corridoio, porta ad un bagno, mentre la seconda (T4), è oggi destinata a deposito così come la stanza subito accanto (T5).

Proseguendo incontriamo una sala-soggiorno dalla quale è possibile raggiungere un’ampia terrazza tramite una porta finestra.

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Più avanti si sviluppa un disimpegno sul quale si affacciano tre porte: la prima, subito sulla destra, immette nella scala ad un'unica rampa in pietra per il piano inferiore, la seconda sempre sul lato destro ma alla fine del corridoio, porta alla scala per il piano superiore, e l’ultima che sbuca sul terrazzo.

Di fronte all’atrio, si affaccia una stanza nella quale sono conservati tutti i documenti relativi alla contabilità della Fattoria; da qui un’apertura conduce in un corridoio in fondo al quale vi è un piccolo bagno.

Ormai quasi alla fine del corridoio, una porta immette in un’ala più appartata del piano dove incontriamo un camera matrimoniale e un bagno sulla sinistra, sulla destra un’ampia sala dalla quale è possibile raggiungere il terrazzo, e sul fondo una cucina con tanto di disimpegno davanti.

La sala a sua volta comunica sul fondo con un’altra stanza ed entrambe, così come l’anticucina, si affacciano sul pianerottolo delle scale a due rampe affiancate. Queste conducono, salendo, al piano superiore e ,scendendo, all’ingresso laterale sul prospetto est. Anche queste scale sono in pietra e non presentano rifiniture di pregio.

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E’ da sottolineare che il piano primo non ricalca l’impianto di quello sottostante: infatti sopra la zona dell’atrio, dell’ufficio 1, di T2 e T1, della cucina e del soggiorno, della camera 2 e della camera 3, del WC 2, di T3 e di T4, è impostata direttamente la copertura, la cui struttura è lasciata a vista in quasi tutte le stanze, fatta eccezione delle due camere matrimoniali, di WC 2, di T3 e di T4 che hanno invece un controsoffitto.

Fatta eccezione dei pavimenti, che mostrano con evidenza i segni del tempo, il piano è conservato tutto sommato in buono stato: non sono presenti danni strutturali ai muri portanti e anche i solai in legno assolvono con efficienza la funzione propria.

5.2.3 – Il piano seminterrato

Come già detto, il piano seminterrato ha una superficie utile maggiore del piano terra, nonostante lo sviluppo planimetrico sia lo stesso; questo perché i disimpegni e i corridoi sono ridotti praticamente a zero.

Nel descrivere il seminterrato potremmo dividere l’ambiente in due fasce: la prima comprende tutte le stanze che prendono luce dalle aperture sul prospetto sud, l’altra fa riferimento a quelle aventi delle piccole finestre a filo strada sul prospetto nord. Queste due zone sono direttamente comunicanti tramite aperture ad arco.

Rispetto alle scale e guardando a sud, sulla destra troviamo una sequenza di 4 stanze (S9, S10, S11, S12) che probabilmente fino a quando la Fattoria è rimasta “in funzione”, accoglievano un’autofficina come sembrerebbe capire dagli attrezzi che tutt’ora vi sono conservati. Cessata l’attività, ad oggi questi spazi sono

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usati come ricovero per un trattore, un taglia erba…ed altri attrezzi.

Fig.9 – Veduta della stanza

Sul retro troviamo le stanze della seconda fascia adibite a deposito. E’ da notare che mentre le stanze della prima fascia sono tutte collegate tra di loro per mezzo di archi quasi da dare l’idea di un unico grande ambiente, quelle retrostanti comunicano solamente con la stanza che hanno di fronte.

A sinistra delle scale, superato un piccolo disimpegno, ci immettiamo in un grande ambiente che dalla prima fascia si estende fino alla seconda per mezzo di un grande arco che smaterializza il muro divisorio.

Infine raggiungiamo la stanza S15 forse utilizzata come falegnameria così come testimoniano i numerosi telai in legno qui deposti, la segatura per terra ed una sega circolare nel mezzo della

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sala. Anche questo ambiente è separato dalla stanza retrostante tramite un arco.

La scelta di queste grandi aperture ad arco che mettono direttamente in comunicazione gli ambienti della prima fascia con quelli della seconda non è casuale: lo scopo è infatti quello di far arrivare più luce possibile a quelle stanze che hanno soltanto delle piccole bucature sul prospetto nord. Pertanto l’effetto finale è quello di una ambiente tutto sommato abbastanza illuminato anche laddove la luce diretta scarseggia.

In corrispondenza del terrazzo del piano di sopra, sotto si apre un porticato sorretto da colonne.

Le stanze che si affacciano sul prospetto rivolto ad est non sono comunicanti in nessun punto con quelle fino ad ora descritte. Infatti per accedervi, dobbiamo scendere le scale che collegano il piano terra con la porta di ingresso della facciata a est.

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Guardando la porta, sulla destra scendiamo in una stanza occupata per la maggior parte da un grande forno angolare in pietra e in un'altra ad uso di magazzino, mentre sulla sinistra si aprono altre due stanze anch’esse adibite ad oggi a deposito.

Fig.11 – Pianta piano seminterrato, stato di fatto

In generale il piano seminterrato richiede più interventi del piano terra: anche qui non sono presenti danni strutturali, ma i pavimenti sono completamente assenti, addirittura in alcuni punti è visibile il terreno sottostante. Si riscontrano inoltre problemi di umidità evidenti nelle macchie sui muri e dovuti probabilmente alla risalita capillare dal terreno.

Gli interventi previsti verranno comunque trattati in seguito. 5.2.4 – Il piano primo

All’ultimo piano si accede o tramite la scala a rampe sovrapposte collocata circa a metà pianta oppure dalla scala, che chiameremo “laterale” per distinguerla dall’altra, che collega la facciata est con il piano terra.

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Questo piano è più libero rispetto ai due sottostanti e la quasi totalità delle stanze sono camere da letto come è intuibile dalle reti e dai materassi che vi sono stati lasciati.

Le uniche stanze a non essere camere sono la P9, probabilmente un salotto separato dal corridoio per mezzo di una parete vetrata, la P8 che è un soggiorno con un angolo cottura e la P7 che invece è un bagno.

I soffitti sono controsoffittati in quasi tutte le stanze fatta eccezione della P10, P11, P12, P13 in cui le travi sono lasciate a vista.

Le unità sopra descritte, costituiscono una sorta di appartamento indipendente visto che la porta sulle scale centrali è un vero e proprio portone di ingresso.

Questo fatto potrebbe trovare un senso se pensiamo che in origine la casa di fattoria era occupata sì dalla famiglia proprietaria, ma ospitava anche quella del fattore, che era così sempre reperibile e poteva essere controllato più facilmente dal suo datore.

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Lasciato l’appartamento e superato il pianerottolo troviamo in un’altra stanza (P6) che immette in altre due non comunicanti tra di loro (P5 e P3) e tutte e tre senza pavimento.

Infine la scala “laterale” prosegue oltre il piano primo e conduce alla torre colombaia.

5.2.5 – L’esterno

I muri esterni della Fattoria sono interamente intonacati e alcuni resti di vernice testimoniano che le pareti erano tinteggiate di un giallo ocra molto tenue.

Fanno eccezione tutta la fascia del piano seminterrato del prospetto est e una piccola porzione di quello sud, dove l’intonaco lascia spazio ad un rivestimento in blocchi di pietra rispettivamente in bassorilievo nella prima, più marcato nella seconda.

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Le finestre che si ripetono ad ogni piano secondo il modulo di quello regolarità i prospetti nord, ovest e parte di quello sud. Le aperture delle altre facciate invece, hanno più libertà sia di forma che di dimensione, rispetto a quelle dei piani inferiori.

Gli infissi sono tutti in legno e le finestre sono oscurate da persiane verdi anch’esse in legno.

Le fasce marcapiano sottolineano l’orizzontalità dell’edificio e si pongono come linee di demarcazione fra un piano e l’altro.

Fig. 15– Prospetto est

Le coperture, ad esclusione di quella del soggiorno al piano terra che invece è piana, sono a padiglione e rivestite da coppi e embrici secondo la migliore tradizione toscana.

Le decorazioni sono ridotte al minimo: sono presenti alcune cornici rettangolari in stucco attorno ad alcune finestre e al

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portone principale su via della Chiesa, così come sul portone del prospetto est.

Sul retro dell’edificio si trova un giardino di pertinenza che circonda la Fattoria a nord e ad ovest; il tutto è recintato da una rete che termine con un cancello esterno su via di Nugola Nuova.

Fig.16 – Particolare del giardino

In fondo al giardino, di fronte all’ingresso nord, si trova una pensilina adibita a ricovero di attrezzi, mentre sulla destra è sistemata una legnaia chiusa su tre lati da muri in pietra e mattoni.

5.3 – I granai: stato di fatto

I granai sorgono sul lotto di fronte alla Fattoria dalla quale sono separati da via della Chiesa. L’edificio è posizionato sul fondo del terreno in modo da lasciare sul fronte una parte di spazio al verde.

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La struttura si compone di un unico blocco dalla geometria molto semplice: ha la forma di un parallelepipedo e l’unico prospetto visibile è quello rivolto a sud.

Fig.17 – Vista del prospetto sud

Infatti il prospetto est è nascosto da una scalinata che mette in comunicazione la via della Chiesa con un complesso residenziale sito in via della Vecchia Tabaccaia che, dalla via di Nugola Nuova sale fino a raggiungere la quota della copertura dei granai.

Sul lato ovest il muro di confine è addossato all’edificio mentre sul fronte nord il muro è interrato.

Le aperture sono ridotte al minimo: quattro piccole “bucature” forano la parte bassa della facciata quasi a mo’ di feritoie; d’altra parte la conservazione del grano non richiede una grande quantità di luce.

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L’accesso avviene per mezzo di una piccola porta sovrastata da un arco a tutto sesto collocata circa a metà del prospetto.

Addossato al muro di confine si trova un annesso in legno, più che altro una baracca, utilizzata probabilmente come ricovero per gli attrezzi.

Fig. 18– Particolare dell’annesso in legno e muro di confine a ovest

Al centro del lotto si trova un piccolo casottino in mattoni adibito un tempo alla pesa pubblica. Un cancello in ferro segna l’ingresso al lotto.

L’edificio dei granai si sviluppa su unico piano al livello del piano di campagna; fa eccezione un ambiente seminterrato raggiungibile tramite una scala ad una sola rampa collocata in posizione opposta all’ingresso.

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Il rilievo dei granai mi è stato fornito dall’Ufficio dei Lavori Pubblici del Comune di Collesalvetti che detiene la proprietà dell’immobile.

L’edificio, che vive uno stato totale di abbandono , è chiuso al pubblico, per cui è stato impossibile effettuare un sopralluogo interno. Conseguentemente a ciò, ho dovuto fare affidamento solo sul materiale che mi è stato consegnato, su un rilievo a vista dell’esterno e su ipotesi circa la struttura del fabbricato basate sulla conoscenza delle tecniche costruttive del tempo.

Le prime testimonianza che abbiamo sull’esistenza dei granai sono le tavole del 1786 conservate nell’archivio privato della Fattoria di Nugola, in cui accanto alle piante della Fattoria, compaiono anche quelle dei granai.

La pianta è molto semplice: si trovano tre celle rettangolari sulla destra dell’ingresso e altre due sulla sinistra.

Fig.19 – Pianta dei granai, stato di

Questi spazi venivano usati per il deposito e la conservazione del grano.

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Il fatto che le stanze non siano tra loro comunicanti non deve stupire poiché il grano veniva calato dall’alto da delle bocche ricavate nella copertura praticabile, le cui tracce sono tutt’oggi visibili, e probabilmente per entrare all’interno di ogni cella, venivano sfruttate le aperture sul prospetto.

Fig.20 – Particolare delle bocche di calata del grano

I soffitti sono molto alti e raggiungono i 5 m di altezza.

La struttura portante è realizzata in mattoni così come risulta dai punti in cui l’intonaco si è staccato dalla superficie della parete lasciando emergere i materiali sottostanti.

Tutto l’edificio probabilmente doveva essere tinteggiato con una vernice dello stesso colore della Fattoria, come testimoniano alcune macchie di colore presenti sui muri del casottino all’ingresso.

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