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-Capitolo 2- Documento preliminare all’avvio della progettazione

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Academic year: 2021

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-Capitolo 2-

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2.1 Introduzione al Dpp

Il Dpp (Documento Preliminare all’avvio della Progettazione) è il documento che contiene gli obiettivi che si intendono raggiungere con l’opera programmata, le prestazioni attese, le esigenze del committente-utilizzatore, ed i requisiti per l’ottenimento di un prodotto rientrante nelle risorse economiche del committente, per quanto attiene la produzione, e dell’utilizzatore, per quanto riguarda la gestione nel ciclo di vita ipotizzato per l’opera in esame.

Con l’entrata in vigore, nel luglio 2000, del DPR n. 554 ”Regolamento di attuazione della legge 109/94” è divenuto operativo il nuovo ordinamento in materia di Lavori Pubblici che, oltre ad introdurre nuove figure quali il responsabile del procedimento (Project Manager), i coordinatori dei gruppi di progettazione (Design Leader), gli analisti del valore, ecc., prevede che il Responsabile del Procedimento rediga o si occupi di far redigere il Documento preliminare all’avvio alla progettazione.

Il Dpp ed il progetto, prendono in esame in maniera scientifica il comportamento dell’opera nel tempo, mettendo in campo tutti gli aspetti che influenzano il permanere delle prestazioni attese e comunque previste in tutto il ciclo di vita programmato. Ciò comporta l’analisi critica dell’utilità di ogni funzione esaminata, legata al concetto di valore, inteso come veicolo per un controllo delle prestazioni attese nell’intero arco di tempo della sua vita utile. Per il suo carattere di centralità all’interno del metaprogetto, il Dpp dovrà essere una vera e propria linea guida per tutti gli attori del processo progettuale, in grado di favorire il controllo e la rispondenza dei requisiti attesi, attraverso una struttura di tipo “check list” chiara e di semplice lettura. Riassumendo quanto espresso nelle disposizioni del Decreto del Presidente della Repubblica 21 Dicembre 1999, n. 554, nota come ”Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11 Febbraio 1994,

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n.109, e successive modifiche”, procederemo nello sviluppo del Dpp rispondente ai seguenti punti:

• Individuazione degli obiettivi generali e particolari che hanno suggerito l’intervento prefigurato.

• Descrizione della situazione iniziale, con indicazione dei vincoli imposti dalle vigenti leggi, dalle norme tecniche da rispettare, dai vincoli imposti dal committente,e dai vincoli geologici presenti nel sito.

• Evidenziazione delle classi di esigenze da soddisfare in rapporto ai bisogni del committente/utilizzatore all’interno di quelle definite dalla UNI8289, con segnalazione delle prestazioni attese e dei livelli qualitativi richiesti.

• Individuazione delle Unita Spaziali del progetto con segnalazione delle relazioni di dipendenza e la relative caratterizzazioni dimensionali tecnologiche e costruttive.

• Analisi finanziaria e verifica della rispondenza con i tetti economici imposti.

Il tema conclusivo verrà affrontato nel capitolo conclusivo e affiancato da una analisi preliminare sulla organizzazione e gestione del cantiere.

2.2 Obiettivi

Conclusa l’analisi conoscitiva è stata redatta una relazione che permettesse di focalizzare l’attenzione sulle problematiche emerse dalla analisi del territorio e delle esigenze turistiche ad esso connesso, e ponesse le basi per lo sviluppo del progetto vero e proprio. Viene quindi riportata la relazione riguardante obiettivi e scopi del progetto, sottoposta alla attenzione della Amministrazione Comunale al termine della prima fase storiografica. Si noti come in essa non siano ancora effettuate scelte definitive, relative alle

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tipologie edilizie da inserire nel complesso, ma ci si limiti all’individuazione dei requisiti e degli obiettivi che qualsiasi intervento dovrà rispondere.

Contesto territoriale

L’area in questione dovrà divenire un polo attrattore in grado di risollevare l’economia, la socializzazione, la cultura ed il turismo di una zona che da troppi anni soffre la vicinanza con gli altri centri della costa.

Analizzando questi ultimi da un punto di vista turistico, ci accorgiamo come Viareggio, Forte dei Marmi e la stessa Pietrasanta siano capaci di attrarre turismo non solo grazie alla storia del loro territorio, ma anche grazie alla capacità che ognuna ha avuto nel valorizzare i propri specifici aspetti. Si pensi al Carnevale di Viareggio e alla Cittadella che ne è nata, alla crescita dei salotti culturali, dalla Versiliana alle rassegne sull’arte a Pietrasanta, dallo shopping ai locali in di Forte dei Marmi.

Soffocata dallo sviluppo di questi centri e dalla generale crisi economica, la realtà del Lido si è a poco a poco spenta, disincentivando il ricambio dei flussi turistici e minando il futuro di molte realtà commerciali incapaci di sviluppare reddito.

In un contesto privo di importanti riferimenti storici, il nuovo volto del Lido dovrà poggiare su elementi in grado di conferirli unicità suscitando l’interesse della popolazione non solo nel periodo estivo, ma in tutto l’arco dell’anno. Alla luce dei progetti previsti nelle vicinanze, come il nuovo Arlecchino, e di quelli gia attuati, come l’ospedale, il centro commerciale, il nuovo pontile e i nuovi parcheggi a servizio,. emerge come un aspetto interessante, la ricerca dello sviluppo di una forma di architettura moderna, in cui materiali e strutture dinamiche creino spazi e volumi dalla forma espressiva ed il carattere flessibile.

Sorretta da questa ritrovata forza, l’intera zona nord, può così divenire una sorta di porta tecnologica alla città, in cui il nuovo si fonda con la storia dell’entroterra e la quiete degli abitati interni.

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Un intervento globale dunque che riqualifichi l’intero comprensorio, innovandolo e arricchendolo di quegli elementi propri di una edificazione del nuovo, cosciente e ben equilibrata.

L’area progettuale

Focalizzando l’attenzione sull’area oggetto dell’intervento, appare da subito evidente come l’importante estensione del lotto, la vicinanza col mare e la grande accessibilità della zona, risultino elementi in grado di influenzare positivamente ogni singola scelta.

Volendo, come detto, evitare la riproposizione di elementi, luoghi o manifestazioni propri delle altre realtà, il centro dovrà cercare di proporre la sua innovazione non soltanto nelle scelte architettoniche ma anche in quelle allocative. Bisognerà perciò cominciare con indicare quelle che possono essere le attività da inserirvi, compatibilmente con l’aspetto normativo e con quello finanziario. Alla luce della moderna introduzione del concetto di project financing, risulta infatti necessario disporre il progetto di uno studio sulla capacità del medesimo di generare flussi di cassa, in modo da rendere possibile l’eventualità di un finanziamento di tipo privato. Analizzando però, esclusivamente sotto questo punto di vista il problema, si può correre il rischio di identificare esclusivamente bisogni, opere e servizi, suscettibili della sola gestione economica, tralasciando o ponendo in secondo piano, gli aspetti socio culturali.

Come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Bisognerà perciò riuscire a condurre una analisi che prenda in considerazione entrambi gli aspetti, studiandone le connessioni, al fine di rendere omogeneo l’intero complesso ed evitare spiacevoli inconvenienti.

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Uno spazio per le rappresentazioni. Dal mito del passato alla ricerca del nuovo

Sorgendo nell’area dell’ex tendone di Bussola Domani, non possiamo non ricordare ciò che tale investimento ha rappresentato per Lido di Camaiore. Voluta dal patron della Bussola, Sergio Bernardini, per accogliere un maggior numero di persone, tale luogo riuscì ad attirare verso se l’interesse dei media grazie ad una serie di manifestazioni in grado di ospitare personaggi di calibro internazionale appartenenti al mondo della musica e dello spettacolo. Tutto questo, fino a metà degli anni ottanta, servì come importante mezzo di sviluppo del turismo, attratto dalla possibilità di poter ascoltare la musica di quegli stessi beniamini magari incontrati il giorno in riva al mare. Le alterne vicissitudini che portarono alla chiusura del locale, segnarono inesorabilmente lo spartiacque tra la fine dello sviluppo e l’inizio del declino turistico della zona.

Da questa analisi, emerge il desiderio di poter ridare linfa alle idee che mossero Bernardini e che tra l’altro ritroviamo argomento di molti libri e tesi, il tutto con la consapevolezza del mutare dei tempi e delle esigenze di un pubblico che non può, e non deve, essere inquadrato in fasce di età o cultura.

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Uno spazio dunque per rappresentazioni aperto a tutti, in cui il fruitore possa indifferentemente ballare musica rock o vedersi comodamente un’opera lirica. La struttura dovrà avere quindi un carattere flessibile non solo alla diversità degli spettacoli ma anche a quella del clima, ecco perché in fase progettuale non possiamo non pensare all’utilizzo di strutture mobili, capaci più di ogni altre di conferire allo spazio la massima libertà e flessibilità.

Altra considerazione da fare riguarda il collegamento con il Teatro dell’Olivo di Camaiore, poiché sarebbe delittuoso pensare di sviluppare una realtà nuova senza aver analizzato quella attuale e soprattutto, senza aver ipotizzato una collaborazione tra le due. Analogo discorso è valido per le altre manifestazioni come il LidoFestival e i premi letterari che potrebbero beneficiare di questi nuovi spazi per espandersi e rilanciarsi in un ruolo di primo piano a livello nazionale.

Spazi per la cultura del luogo

Caratterizzata dalla vicinanza della montagna al mare, la Versilia gode di una particolare conformazione del territorio in cui da sempre i contadini della montagna convivono con i pescatori della costa. Adesso che, con l’era moderna, l’accentramento delle attività ha fatto perdere questo carattere, sarebbe interessante riuscire a riproporlo attraverso l’allestimento di una esposizione. Un viaggio cioè in uno spazio capace di accogliere esperienze e strumenti dei palombari che prestavano servizio a Viareggio così come attrezzi e prodotti dei contadini della Candalla.

L’idea di uno spazio sulla cultura del luogo potrebbe però essere anche interpretato su scala maggiore, ad esempio attraverso la creazione di un acquario in cui troverebbero posto le specie marine che animano le acque Tirreniche. Un’esperienza questa già in uso in altre città ma che in Versilia risulterebbe completamente nuova e richiamerebbe sicuramente l’attenzione pubblica.

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In ottica di project financing, è chiaro come tale soluzione possa generare maggiore interesse negli investitori; tuttavia, è anche evidente che inserire l’opera in un complesso multifunzionale ne potrebbe eventualmente limitare l’estensione o la possibilità di futuri ingrandimenti. Bisognerà quindi valutare coscientemente le scelte, al fine di evitare forzature che dapprima accrescerebbero il prestigio del luogo, ma che alla lunga potrebbero risultare inadeguate e finire col decontestualizzare l’intero spazio.

Spazi commerciali

Le attività commerciali del Lido hanno come detto vissuto nel tempo un forte declino. Lo svuotarsi della passeggiata ha indotto molti commercianti a chiuder battenti, cosicché, molti dei fondi sono stati destinati ad abitazioni per gli stabilimenti balneari.

Visto che pensare di poter riqualificare commercialmente la passeggiata, sembra al momento cosa improbabile, è ipotizzabile poter impiantare nuove attività all’interno dell’area in questione, visto tra l’altro come negli anni si sia sviluppata nelle vicinanze la cultura dello store. Attraverso tale operazione conferiremmo un ulteriore motivo di richiamo oltre a fornire un incentivo affinché negli anni risorga una cultura del commercio anche nella passeggiata. Esperienza simile può infatti essere vista nella vicina Pietrasanta, dove la vicinanza con Forte dei Marmi anziché danneggiare ha nel tempo accresciuto l’interesse verso le attività del suo borgo.

Particolare attenzione dovrà quindi essere posta sulla fruibilità di questi spazi. Conferire maggiore visibilità aprendo all’esterno l’intera zona è uno degli aspetti fondamentali che dovremo seguire, poiché come detto può essere interessante supporre un collegamento con la realtà dei vicini store e cercare di accrescere la cultura del commercio nell’intero comparto.

Tuttavia non dovremo commettere l’errore di dar troppo peso a questa parte lasciando le altre attività in ruoli subordinati. Creare un centro commerciale

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non porterebbe infatti al raggiungimento degli obiettivi di rilancio globale che inizialmente abbiamo indicato e di cui Lido ha sicuramente forte bisogno.

Conclusioni.

Come detto, scopo dell’intervento dovrà essere quello di proporre un luogo che divenga da subito centro di attrazione dell’intera costa. Si dovrà quindi qualificare l’ingresso Nord e dettare una sorta di codice di riferimento per i futuri sviluppi architettonici, sottolineando nel contempo la propria dimensione pubblica, culturale ed economica.

Un complesso che risponda a questi requisiti, non potrà confondersi nel panorama preesistente, ecco perché si dovrà confezionare un’opera non solo a passo coi tempi ma addirittura capace di rappresentare novità assoluta. Solo in questo modo alla realizzazione potrà essere affidato il ruolo cardine dello sviluppo futuro e del rilancio dell’intera fascia costiera.

Scelte finali

A termine delle considerazioni e dopo una fase di concertazione con l’Amministrazione Comunale sono state individuate le due unità che insieme all’Auditorium comporranno l’area, ovvero:

- Acquario

- Centro commerciale

La stesura del Documento Preliminare all’avvio della Progettazione è stato redatto facendo riferimento all’opera nel suo complesso, in modo da fornire uno strumento utile in caso di attuazione effettiva del progetto.

Per ovvi motivi nella presente tesi verrà proposta la sola parte riguardante l’acquario.

In virtù di ciò per le indicazioni relative alle sale convegni e agli spazi commerciali, previsti nell’acquario, si farà riferimento al documento generale redatto in collaborazione con il collega Preti Manuel.

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2.3 Area di intervento

2.3.1 Ubicazione dell’area

L’opera sorgerà nella parte nord dei confini di Lido di Camaiore, in un’area di circa 78000 m2 di superficie, ad andamento totalmente pianeggiante, di forma rettangolare, i cui lati misurano metri 364 x 221 con il lato maggiore (lunghezza) orientato lungo la direzione est-ovest; risulta delimitata nella parte a Nord da Via Monte Pania, a Sud da Viale Kennedy, ad Est da Via Abetone e ad Ovest da Viale Cristoforo Colombo; trasversalmente è attraversata in direzione Nord-Sud, da Via Alighieri che la fraziona in due rettangoli di lunghezza pari a metri 273 e metri 79 e larghezza pari a metri 221. Dal rettangolo maggiore, nella parte a Nord-Ovest, dovrà essere sottratta una porzione di terreno non facente parte dell’area di intervento, di lunghezza pari a metri 70 e larghezza pari a metri 37 misurati a partire dall’intersezione tra Viale Cristoforo Colombo e Via Monte Pania.

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A A VIA ASTORIA FOCETTE VIA MONTE GABBERI VIA VI ALE

VIA MONTE PRANA

VIA MONTE ORNATO VIA MACH IAVELLI MATANNA MONTE CRISTOFORO PANIA MONTE COLO MBO B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B2 P V 1 6 A B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 1 V C V V V B1 P V P V V B2 IS V B1 B1 B1 V O VIA ASTORIA VIA ASTORIA VIA VIA VIA VIA VIA VIA VIA VIA VIA MONTE PENNA VIA MONTE RONDINAIO VIA GROTTA ALL'ONDA VIA PODERE VIA VIA VIA VIA VIA VIA VIA VIA PODERE BETTI UGO NEGRI ADA PIRANDELLO LUIGI TRIESTE PIRANDELLO LUIGI PROCINTO MONTE D'ORO MEDAGLIE NONA MONTE ALIG HIERI DAN TE COLLODI CAR LO PANIA MONTE PEDONESI ALIGHIERI DAN TE ABETONE D'ORO MEDAG LIE KENNEDY FITZGERALD JOHN TRIESTE TRIESTE VIA LIETO MONTE VIA GIOBERTI VINCENZO FATTORIA PODERE PEDONESE 2 3 RU B1 B1 B1 P P B2 1B2 V 2 P PE A A A A A A A B1 A B1 A A A A A A A A A A A A A A C B2 S B1 A A RU B1 3 1 S B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 2 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 V B1 B1 B1 B1 B1 B1 B1 P P P P P P P P P B2 A B1 P A B1 1 1 A A A B1 1 B2 B2 B2 1 B1 B1 B1 A B1 S P S 3 4 V B1 A A B1 B1 2 B1 B1 B1 VIA AURELIA (N 1)

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SCUOLA MEDIA ROSI

PIAZZACENTAURO

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VIA DEI GIRASOLI

VIA BEATA G.C. VIA FERRARIN VIA DE PINEDO DE G. V A A A A A B1 L B2 P B2 P 1 1 B2 2 A A 1 1 PP E P P E 1 1A 3 3 3 1 2 2 2 1 3 3 3 3 2 3 3 ? 3 2 2 2 3 3 3 3 3 3 2 3 3 3 3 2 2 3 1

È inserito in un contesto territoriale di recente formazione; infatti l’intera zona a Nord del centro storico è identificata come B1, vale a dire aree residenziali di completamento, o come B2, lotti liberi di completamento. Le aree urbanizzate di recente formazione delimitano l’area di intervento su ben due lati; sul fronte Est si tratta di edifici a quattro piani, uno porticato a piano terra, e gli altri destinati ad unità immobiliari. Su Via Monte Pania abbiamo invece una tipologia edilizia del tutto diversa, costituita da villette indipendenti.

Lungo Viale Cristoforo Colombo si trovano alcuni alberghi, e sul fronte opposto le attrezzature balneari e le strutture ricettive connesse.

Immagini 2.4;2.5- Immagini del fronte est e del fronte nord. Immagine 2.3– Stralcio del Regolamento Urbanistico

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2.3.2- Ambiti di relazione

Per formalizzare un’impronta identificativa nella definizione di un assetto architettonico e territoriale, si deve partire dagli elementi che il territorio mette a disposizione del progettista, in modo da non far nascere nulla dal nulla, garantendo al nuovo insediamento una perfetta integrabilità nel paesaggio circostante. Tale interazione tra il vecchio e il nuovo, tra il paesaggio naturale o già modificato e quello oggetto di rifacimento, è garantita da tutti gli elementi con forte influenza territoriale, per motivi architettonici, paesaggistici o di semplice attrazione turistica.

In questa ottica sono stati individuati due tipologie di ambiti funzionali, una di carattere extracomunale, gia affrontata nel primo capitolo, intesa come realtà cittadine limitrofe, ed una come ambiti territoriali interni al territorio sede dell’intervento. Andremo ad analizzarli, formalizzando per ognuno di essi gli obiettivi delle trasformazioni riguardanti il rapporto con l’area oggetto di intervento.

Ospedale Unico della Versilia

Ad est dell’unità di intervento si trova un ambito di relazione caratterizzato dall’Ospedale Unico della Versilia. Di recente costruzione, tale centro ha unito in una unica realtà le varie unità ospedaliere prima disseminate nell’intero territorio della Versilia. Tale intervento ha reso necessario un riassetto della intera rete viaria, con il rifacimento delle pavimentazioni e l’introduzione di una serie di rotonde disposte sull’intero tratto della via Aurelia che collega Viareggio a Pietrasanta. Tali interventi si uniscono a quelli sviluppatisi a seguito del rifacimento del nuovo centro commerciale Essellunga con cui confina e di cui parleremo successivamente.

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Gli obbiettivi delle trasformazioni riguardanti i rapporti con questa area dovranno interessare i seguenti punti:

1. Consentire un collegamento razionale tra l’area di progetto e la viabilità preesistente, compatibilmente con la qualità di transito richiesta per questi assi stradali, caratterizzati dalla necessità di vie di fuga per mezzi di emergenza.

2. Valorizzare le qualità ambientali presenti nell’area, mantenendo i sistemi pedonali attuali e migliorando la qualità degli spazi verdi.

Area commerciale Esselunga

L’ambito in questione è posto nelle immediate vicinanze dell’area oggetto di intervento, sul medesimo lato di viale Kennedy, separato da edilizia residenziale popolare. La recente realizzazione di questo complesso e la necessità di interfacciarsi correttamente con l’Ospedale Unico della Versilia, ha favorito la creazione di una rotatoria posta all’intersezione con via Aurelia, in grado di decongestionare il traffico dovuto al crescente flusso carrabile, in una zona da sempre anello debole del tessuto viario Versiliese. In questa ottica è stato inoltre effettuato un completo rifacimento del fondo stradale e dei marciapiedi di viale Kennedy, introducendovi un efficiente sistema di illuminazione e creando a margini aree verdi destinate al tempo libero.

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Gli obiettivi delle trasformazioni riguardanti i rapporti con questa area dovranno interessare i seguenti punti:

1. Mantenere il collegamento pedonale e ciclabile diretto, tra l’area dell’ex “Bussola domani” e il centro commerciale, evitando discontinuità;

2. Mantenere gli spazi a verde tra le due zone valorizzandone le qualità ambientali.

Passeggiata a mare

Tale ambito esteso dal tratto di circa due chilometri che va dal Ponte sul canale Burlamacco fino più a nord al confluire di Via Pistelli col Viale Colombo fu costruita negli anni '30 ed è rimasta per anni sostanzialmente immutata (legata agli anni '60 / '70 e ad un uso esasperato dell' automobile), fiancheggiata da semplici stabilimenti in muratura e separata dal viale a mare mediante una discontinua successione di aiuole a verde. Quasi rispettosa del ruolo di supplemento alla vicina e più importante stazione balneare, fedele all'

Immagine 2.8- Vista del comparto comprendente il centro commerciale (in basso) il tratto di Aurelia con le proprie rotonde e l’area del nuovo complesso ospedaliero (in alto)

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immagine del passato che la vedeva città luogo di turismo della borghesia e degli affari e dei ceti medi in ascesa.

Negli ultimi anni è stata intervento di una recente operazione di restyling comprendente sia il rifacimento della pavimentazione sia un riassetto della pista ciclabile da sempre fiore all’occhiello della amministrazione comunale camaiorese che per prima risolse negli anni ottanta il problema della differenziazione tra percorsi pedonali ciclabili e carrabile.

Dovrà quindi essere preso in considerazione:

1. Estensione del percorso pedonale oltre il limite nord della passeggiata, al fine di creare estendere il percorso integrandolo con l’area oggetto di intervento

2. Messa in sicurezza del tratto pedonale e carrabile della zona con l’introduzione di particolari accorgimenti in grado di eliminare i rischi connessi al traffico di attraversamento generato dalla interfaccia col traffico carrabile.

Pontile di Lido di Camaiore ed area Piazza Matteotti

Al momento ancora in fase di costruzione, tale opera è situata nell’area prospicente Piazza Matteotti nella parte sud della passeggiata del Lido, e rappresenta il primo grande intervento di architettura voluto dalla presente

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Amministrazione Comunale al fine di rinnovare un tessuto cittadino come detto immobile da troppo tempo.

Proposta come intervento di project financing, l’opera si estende come una propaggine sul mare per più di cento metri prolungando l’intervento di recupero ambientale che ha come punto di inizio l’area a verde attrezzato che sovrasterà il nuovo parcheggio interrato di Piazza Matteotti anche esso in fase di costruzione.

Per questo motivo dovrà essere ricercata: 1. Matrice architettonica comune.

2. Sviluppo di iniziative di collaborazione con ipotesi di percorsi di conoscenza comuni.

2.3.3- Vincoli derivanti da leggi e norme tecniche

Il Regolamento Urbanistico attualmente in vigore definisce la zona come verde attrezzato e per il tempo libero. Al fine di una radicale riqualificazione del luogo, l’Amministrazione Comunale prevede nel Piano Strutturale l’attuazione di varianti in grado di permettere una progettazione rispettosa delle aree a verde e dei materiali, nel rispetto delle caratteristiche morfologiche e paesaggistiche. Le normative in attuazione nell’area potranno

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dunque subire varianti a seguito di proposte progettuali rispondenti alle linee guida previste dal Piano Strutturale. A tal fine ci limiteremo seguire tali indicazioni considerando come vincoli urbanistici i soli dettati dal rispetto delle distanze minime tra i fabbricati.

2.3.4- Indagini geologiche

Le prove geotecniche attualmente condotte per sondare la struttura geomorfologia del terreno in prossimità dell’area di intervento, sono state svolte sia nel settore più a nord, nell’area compresa tra la via Aurelia e viale Kennedy, la quale costituisce il proseguimento a sud dell’area interessata dal progetto del nuovo centro commerciale Esselunga (sito 1), sia nel settore occidentale del territorio comunale di Camaiore (Marzo 2003), ad una distanza di circa metri 100 dalla linea di costa del Lido, compresa tra gli stabilimenti balneari e viale Colombo (sito 2), figura 2.11.

Di seguito sono riportati i risultati delle prove condotte sulle zone prima citate.

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Sito 1

Geologia

L’area è costituita da una serie di depositi di natura marini ed eolica prevalentemente sabbiosi, che caratterizzano l’ambiente della duna costiera, con passaggio da ovest verso est dai sedimenti di spiaggia a sedimenti di tipo continentale (depositi alluvionali e lacustri).

Idrogeologia

Il primo sito ricade in zone classificate P.I.3, aree classificate a “pericolosità idraulica”.Nell’area in oggetto risulta che l’acqua è presente sia in un acquifero freatico superficiale sia in acquiferi più profondi separati da quello superficiale, il quale può raggiungere, in condizioni di massima ricarica, quote intorno a 0.5 – 0.6 m.s.m. con oscillazioni di circa 0.5 metri. Nelle immediate vicinanze dell’area è presente il Torrente Baccatoio del quale è stato valutato il rischio di esondazione mediante una schematizzazione in moto vario condotta per l’evento di piena con Tr = 200 anni. È stata stimata un’altezza d’inondazione pari a 1.2 m.s.m. che sottende il volume critico.

L’andamento della circolazione idrica sotterranea si muove in direzione Est-Ovest con un gradiente di circa 0.25%. In base alle isopieziche riscontrate può dirsi che la zona in esame è interessata da livelli di falda che vanno dalla quota 0.00 m.s.m.a quota 0.5 m.s.m.

Sito 2

Geologia

Il secondo sito si sviluppa su un’area pianeggiante ad una quota media di circa 1.7-1.8 m.slm, ed è caratterizzato prevalentemente da depositi marini recenti, in genere ricoperti da un sottile strato di limi-sabbiosi e/o sabbie-limose poco addensate. La fascia parallela alla linea di costa è quasi ovunque costituita da sabbie di origine marina e/o eolica per uno spessore di oltre 20 metri.

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L’isobata del tetto delle sabbie marine e/o eoliche si aggira intorno ad 1.3-1.8 metri di profondità al di sotto del piano di campagna; a profondità superiori si trovano orizzonti sabbiosi più consistenti, anche notevolmente addensati.

Idrogeologia

Nella zona in oggetto si osserva la presenza di più falde sovrapposte con le rispettive piezometriche che tendono a stabilizzarsi ad un’unica quota di equilibrio. Le isopieziche sono state ricostruite in base a rilievi eseguiti nel luglio-agosto 1997 a seguito di un periodo siccitoso, quindi sono rappresentative di condizioni di magra della falda. L’andamento della circolazione idrica sotterranea si svolge lungo una direzione prevalente ENE-WSW, verso la linea di costa, con un gradiente idraulico medio di circa 0.13%, e presenta un livello piezometrico in fase di magra prossimo al livello del mare. In fase di ricarica il livello piezometrico tende a posizionarsi decisamente al di sopra del livello del mare.

Le prove penetrometriche eseguite hanno fatto rilevare una profondità della falda variabile tra 1.8 e 1.9 metri dal piano di campagna.

Valutazioni conclusive relative alle indagini geologiche

In sintesi, dai dati stratigrafici e geognostici rilevati, fatta eccezione per i primi 1.5 metri, risulta che i terreni affioranti nella zona delle indagini sono sostanzialmente caratterizzati da discrete proprietà geotecniche, lo strato di copertura dello spessore medio di circa 1.5 metri, risulta invece alterato e decompresso.

L’esecuzioni di scavi di una certa importanza comporta sicuramente una serie di problematiche; le sabbie e sabbie limose sono scarsamente addensate, quindi per strutture e infrastrutture in adiacenza sarà necessario prevedere la messa in opera di opere di sostegno degli scavi. La zona prossima alla costa è inoltre soggetta ad allagamenti in coincidenza di eventi piovosi intensi e mare alto. L’analisi del rischio idraulico, con Tr = 200 anni (tempo di ritorno),

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ha evidenziato la possibilità di allagamento con lame d’acqua compresa tra 10 e 30 centimetri nella zona in esame.

2.4 Descrizione delle esigenze e dei requisiti

In base alla UNI8289 vengono definite sette classi di esigenze, tenendo conto dei vincoli che l’ambiente naturale, le leggi, le norme cogenti e le raccomandazioni tecniche pongono all’ambiente costruito. Le classi in questione saranno: 1. Sicurezza. 2. Benessere. 3. Fruibilità. 4. Integrabilità. 5. Aspetto. 6. Gestione. 7. Salvaguardia dell’ambiente.

Andandole ad affrontare nel particolare immetteremo nel processo di progettazione gli input fondamentali per la corretta stesura del progetto.

2.4.1- Sicurezza

Per sicurezza si intende l’insieme delle condizioni relative alle incolumità degli utenti, nonché alla difesa e alla prevenzione dei danni dipendenti da fattori accidentali nell’esercizio del sistema edilizio. Essendo una delle classi di esigenze che caratterizzano l’ambiente costruito, è dunque una classe di requisiti rivolti all’incolumità dell’utenza nello svolgimento delle proprie attività, siano esse del semplice abitare o del lavorare, senza che si renda necessaria l’adozione di speciali misure protettive. In particolare la sicurezza va alle condizioni che possono determinare pericolo per tutte le categorie di utenza, sia all’interno dell’edificio sia nelle zone di pertinenza esterne.

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suscettibile di essere colpito, un agente che provoca l’infortunio e un ambiente che favorisce l’evento.

I soggetti ai quali rivolgere l’attenzione nel progettare la sicurezza sono costituiti da tutte le possibili fisionomie di utenza e classi di età, essendo tutti potenzialmente vittime di una progettazione scorretta perché disattenta al problema.

Gli ambienti possono ridursi al luogo di lavoro, all’abitazione e ai luoghi di relazione e divertimento.

Gli agenti più frequentemente ricorrenti sono il fuoco e l’elettricità.

Protezione dal fuoco

Si devono considerare due concetti distinti:

- la prevenzione incendi, come le misure dirette ad evitare che l’incendio possa insorgere;

- la protezione incendi, come misure dirette a limitarne la propagazione e le altre conseguenze una volta che l’incendio si è verificato.

Nella progettazione si devono tener presenti questi obiettivi: - salvaguardia delle persone;

- salvaguardia delle proprietà circostanti;

- limitazione del rischio nell’interno dell’edificio considerato;

- cercare di rendere meno possibile e pericolosa l’opera di spegnimento da parte dei Vigili del Fuoco.

I criteri generali di sicurezza a cui si riferiscono quest’ultimi sono: - Condizione e grado di isolamento;

- Resistenza al fuoco delle strutture;

- Sezionamento e compartimentazione verticale e orizzontale; - Possibilità di sfogo dei gas di combustione;

- Facilità di accesso dei Vigili del Fuoco;

- Esame delle risorse idriche esistenti nelle adiacenze;

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- Disposizione di mezzi antincendio e impianti di segnalazione.

Analizziamoli:

Condizione e grado di isolamento

Si ottiene interponendo tra l’edificio progettato e quelli circostanti delle aree libere la cui profondità sarà funzione della qualità e quantità delle materie infiammabili e dall’altezza degli edifici circostanti.

Tali aree libere potranno essere sostituite da muri tagliafuoco di spessore conveniente, solo nei casi in cui questo ripiego si renda indispensabile.

L’ubicazione degli edifici dovrà essere tale da favorire l’esodo delle persone in caso di emergenza.

I fattori antincendio da prendere in esame sono basati principalmente sulla resistenza al fuoco dei muri perimetrali e della copertura, oltre che sulle aperture non protette presenti nei muri esterni. Nei casi in cui vengano installati evacuatori di fiamme e fumo in determinati edifici o locali, deve essere prestata molta attenzione ai possibili effetti delle fiamme e dei gas caldi rilasciati su edifici adiacenti più alti.

Resistenza al fuoco

Attitudine di un elemento da costruzione ( componente o struttura ) a conservare, secondo un programma termici prestabilito e per un tempo determinato, in tutto o in parte la stabilità (R), la tenuta (E) e l’isolamento (I). ( DM del 30.11.1983 ).

Definiamo questi parametri:

- la stabilità di un elemento da costruzione è l’attitudine a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco;

- la tenuta di un elemento da costruzione è la capacità che ha nel non lasciar passare né produrre, se sottoposto all’azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas sul lato non esposto;

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- l’isolamento di un elemento da costruzione è la capacità che ha nel ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore.

I vari materiali vengono classificati tramite un parametro che esprime la loro resistenza all’azione del fuoco in minuti.

Ottenere dei buoni risultati equivale a confrontare la resistenza dei materiali con la durata di un incendio convenzionale che produrrà un surriscaldamento dell’ambiente in cui si è verificato.

I requisiti di resistenza al fuoco vanno valutati in funzione della Circolare del Ministero dell’Interno n° 91 del 14.09.1961.

In realtà questa Circolare si riferisce esclusivamente ad edifici con struttura in acciaio e ad uso civile, ma essendo le uniche prescrizioni, vengono adoperate per tutte le varie tipologie di edifici.

Queste prescrizioni contengono anche tabelle per calcolare parametri come il dimensionamento degli spessori dei muri degli edifici, e la loro classificazione in funzione del carico d’incendio.

Ai fini della prevenzione incendi vengono classificati i materiali in: - infiammabili;

- combustibili (legno, lana, ecc.); - incombustibili non resistenti al fuoco; - incombustibili resistenti al fuoco.

Sezionamento e compartimentazione

Si deve cercare di dividere l’edificio in vari ambienti rendendoli ermetici all’azione del fuoco, attraverso un sezionamento orizzontale e verticale, in modo da ridurre la propagazione di fuoco, fumi e gas.

Il dimensionamento di un compartimento (superficie, volume e spessore dei cari elementi), è in funzione del carico di incendio dell’edificio.

Nel nostro paese le dimensioni dell’area di compartimentazione vengono consigliate per edifici a medio rischio (120 kg/m2 di carico incendio) con valori compresi tra 2000-4000 m2.

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La compartimentazione potrà essere utilizzata per dividere locali in cui si svolgono azioni pericolose da altri con grande affluenza di persone, per dividere locali di valore elevato, o più semplicemente per proteggere le uscite di sicurezza.

La compartimentazione in senso orizzontale può essere realizzata tramite muri continui tagliafuoco, i quali si devono estendere senza aperture dalle fondazioni fino al tetto e oltre se questo è realizzato con materiali combustibili, o porte in metallo a chiusura automatica.

La compartimentazione in senso verticale avviene invece tramite solai che hanno un’adeguata resistenza al fuoco in relazione al carico che devono portare. Particolare attenzione deve essere posta per le condotte di servizio, quali quelle delle condotte di ventilazione o di riscaldamento, che se possibile devono essere dotate di serrande tagliafuoco che entrino in azione automaticamente in caso di emergenza.

Nel caso in cui esistano dei vani aperti nei solai, quali scale a giorno o gallerie affacciatesi sul piano sottostante, particolari precauzioni devono essere adottate per lo sfollamento delle persone dal piano superiore. In generale si tenderà comunque a limitare l’utilizzo delle scale a giorno.

Possibilità di sfogo dei gas di combustione

Studiando apposite aperture che dal locale sfocino all’esterno, si può contribuire a migliorare l’evacuazione dei fumi e di sostanze tossiche e al tempo stesso aumentare la visibilità e la vivibilità degli ambienti, favorendo l’accessibilità ai percorsi di sicurezza.

Facilità di accesso dei mezzi dei Vigili del Fuoco e risorse idriche esistenti nelle adiacenze

Prevedendo già in fase di progetto l’accesso ai mezzi dei Vigili del Fuoco e assicurandosi l’esistenza di fonti di approvvigionamento d’acqua si garantirà un’efficienza maggiore per la gestione dell’evento, facilitando il compito dei

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reparti addetti. Oltre a prevedere, all’interno e all’esterno dell’edificio, sistemi artificiali per fronteggiare l’incendio come idranti o bocche da incendio collegati all’acquedotto della rete cittadina, sarebbe opportuno verificare nelle immediate vicinanze la presenza di corsi d’acqua di facile accesso.

L’accesso dei mezzi di soccorso è possibile se in fase di progetto la viabilità dell’area è stata studiata con questo intento; a questo proposito dobbiamo rispettare alcuni requisiti minimi:

- pendenza delle strade di accesso non superiore al 10%;

- larghezza minima delle strade di accesso all’area di 3,5 m e raggio di curvatura di 13 m;

- altezza libera minima di 4 m; - resistenza al carico di almeno20 t;

- possibilità di raggiungere finestre o balconi ad ogni piano dell’edificio.

Presenza di uscite di sicurezza numerose e facilmente accessibili

Per definire questo criterio bisognerà conoscere i parametri caratterizzanti l’analisi delle vie di uscita, ossia:

- Densità di affollamento:

Rappresenta il numero massimo di persone ammesse sull’unità di superficie lorda di pavimento, in base alla destinazione d’uso del locale o dell’edificio considerato. Non può essere superiore a 0,4 persone/m2.

- Indice di affollamento:

Indica la superficie che ogni persona deve avere a disposizione; è l’inverso del parametro precedente e si misura in m2/persone.

- Modulo:

È la larghezza stabilita dalla normativa, pari a 60 cm occupata da una persona normale, e costituisce il modulo base della larghezza delle vie di esodo.

- Massimo affollamento ipotizzabile:

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determinato dal prodotto della densità di affollamento per la superficie. È funzione della destinazione d’uso dell’edificio.

- Capacità di deflusso:

Numero massimo consentito di persone che possono defluire attraverso un’uscita di modulo uno; le capacità di deflusso sono stabilite con i seguenti valori:

. 50 per locali a piano terra; . 37,5 per locali ai piani cantinati;

. 33 per locali in edifici a più di tre piani fuori terra; . 37,5 per locali in edifici a tre piani fuori terra;

- Ubicazione delle uscite:

Devono condurre direttamente verso l’esterno o in luogo sicuro e devono risultare efficacemente segnalate.

- Numero delle uscite:

Non può essere inferiore a due e le uscite vanno poste in punti ragionevolmente contrapposti dei locali o del fabbricato.

- Lunghezza delle vie di uscita:

La lunghezza del percorso, da un punto interno dell’edificio fino a luogo sicuro, non deve essere superiore a 30 m da qualsiasi punto dei locali serviti. È consentita una lunghezza di 40 m se i locali sono protetti da impianto di spegnimento automatico ad acqua frazionata.

- Larghezza delle uscite:

La larghezza totale delle uscite è determinata dal rapporto tra il massimo affollamento ipotizzabile nel piano e la capacità di deflusso. Possono essere conteggiate anche le porte di ingresso a condizione che siano dotate di battenti apribili nel senso dell’esodo. La larghezza di ogni uscita non può essere inferiore a due moduli ( 1,2 m ).

- Luogo sicuro:

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a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone o a consentirne il deflusso ordinato.

Per il calcolo delle aree delle vie di esodo, si assumono portate specifiche uguali a 50 persone/min. per uscite di larghezza pari a 1,5 m, e 60 persone/min. per uscite di larghezza superiore.

Collegamenti verticali di sicurezza

I collegamenti verticali di sicurezza possono avvenire tramite tre tipologie di scale:

- Scale a prova di fumo; - Scale protette;

- Scale esterne di scurezza. - Ascensori

Scale a prova di fumo

È una scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso ad ogni piano mediante porte di resistenza almeno RE predeterminate e dotata di congegno di autochiusura da spazio coperto (definizioni ministeriali). Interne o esterne le scale a prova di fumo devono avere le seguenti caratteristiche:

- essere completamente racchiuse da pareti in muratura da 38 cm, o in C.A. da 20 cm; il vetrocemento è ammesso solo per le pareti che prospettano verso l’esterno dell’edificio;

- l’accesso alla scala deve avere luogo solo da balconi o terrazze completamente aperti e di ampiezza adeguata;

- i serramenti delle porte di accesso devono essere robusti, resistenti al fuoco, a tenuta di fumo e a chiusura automatica;

- deve essere provvista di corrimano e i gradini devono avere pianta rettangolare; solo eccezionalmente potranno essere ammessi scalini di forma trapezoidale, purchè la pedata, a 40 cm dall’imposta interna,

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non sia inferiore ai 30 cm. La scala deve venire aerata attraverso

un’apertura senza serramento di almeno 1 m2 ricavata a quota

superiore alle porte di accesso dell’ultimo piano;

- l’accesso alla scala dal piano terreno o rialzato deve aver luogo, come per gli altri piani, da spazio aperto, oppure da un atrio, che può avere comunicazione solo con uno o due locali per il custode, a condizione che l’apertura di accesso ai medesimi abbia un serramento a chiusura automatica resistente al fuoco;

- non sono ammesse bocchette di scarico all’interno delle gabbie di scale;

- il cortile in corrispondenza della scala non deve avere una lunghezza inferiore ai 4 m e deve essere a cielo aperto.

Scale protette

Sono scale in vano costituente compartimento antincendio avente accesso diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI predeterminata e dotate di congegno di autochiusura. Spesso accade che la scala sbocchi su corridoi; in tal caso è opportuno creare una divisione tra questo e la scala tramite pareti in vetrocemento o telai metallici con vetri retinati, muniti di porte a chiusura automatica.

Scale esterne di sicurezza

Sono totalmente esterne all’edificio e devono avere le seguenti caratteristiche:

- essere lontane da vani in cui si possono sprigionare fiamme;

- essere munite di parapetto pieno di altezza 120 cm, allo scopo di non creare paura del vuoto;

- essere appoggiate a muri che presentano buona resistenza al fuoco, privi di coperture o protetti con serramenti resistenti al fuoco, comprese le porte;

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- essere antisdrucciolevoli.

Di seguito riportiamo alcune nozioni per il giusto posizionamento e dimensionamento di tutti gli elementi del pacchetto scale di sicurezza:

Ubicazione:

È conveniente e logico collocare le scale in modo da servire più ambienti possibile, in modo da sfollare il maggior numero di persone.

Numero di scale:

È un parametro fortemente legato alla destinazione d’uso dell’edificio e al numero delle persone che devono accogliere.

È definito in base alla superficie coperta:

− per edifici con altezza in gronda compresa tra 24-30 m adibiti ad abitazioni o uffici, si deve prevedere una scala se la superficie è minore di 400 m2, con l’aggiunta di una scala per ogni 350 m2 o frazione in più;

− per locali di pubblico spettacolo si devono prevedere almeno due scale simmetriche rispetto all’asse longitudinale dell’edificio;

− per edifici sanitari si devono prevedere almeno due scale.

Larghezza:

Deve essere di almeno due moduli (120 cm); scale e pianerottoli devono avere la stessa larghezza delle vie di uscita di cui fanno parte.

È funzione del numero di piani che essa serve.

Per edifici a tre piani fuori terra, è commisurata alla somma delle capacità di deflusso del primo e secondo piano; per edifici a più piani fuori terra alla somma delle capacità di deflusso dell’ultimo e penultimo piano, quando la capacità di deflusso da ogni piano sottostante rimanga uguale a quella dell’ultimo e penultimo piano. Per capacità di deflusso maggiori dai piani sottostanti, la larghezza, a partire da tali piani, dovrà essere uguale alla somma delle due capacità massime.

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L’ingresso deve avvenire da spazio pubblico, via o piazza.

Struttura delle scale:

Può essere realizzata in C.A. o in acciaio opportunamente protette per assicurare una resistenza al fuoco stabilita a 120 minuti.

Gradini:

Come già ricordato i gradini devono essere a pianta rettangolare, con pedata non inferiore ai 30 cm e alzata non superiore a 17 cm.

Rampe di scale:

Le scale devono avere rampe con andamento rettilineo; la loro lunghezza dipende dal numero di scalini, i quali devono essere in numero maggiore di 3 e minore di 15.

Sarebbe opportuno prevedere scale a due rampe rettilinee parallele.

Pianerottoli:

Devono essere previsti pianerottoli per permettere il recupero fisico dovuto ad affaticamento, e devono avere una larghezza pari a quella della scala.

Disimpegni:

Sarebbe opportuno prevedere spazi chiusi o comunicanti con l’esterno, tra il vano scale e i vari locali, in modo da proteggere la scala dall’ingresso del fumo.

Comunicazioni:

Non deve esistere alcun collegamento tra la gabbia delle scale e i locali destinati ai servizi come il riscaldamento o ad autorimesse.

Opere di finitura:

È molto importante stabilire alcuni parametri, anche di natura statica, delle ringhiere e parapetti; devono infatti sopportare una spinta orizzontale sul corrimano di 120 kg/m,se inseriti in un contesto pubblico, altrimenti la sollecitazione scende fino a 80 kg/m.

Rivestimenti:

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di gomma e materie plastiche, adoperando invece materiali incombustibili e antisdrucciolevoli.

Serramenti:

Hanno il compito di evitare la propagazione del fumo e del fuoco. Devono aprirsi nel verso dell’esodo, in modo da non ingombrare corridoi e passaggi.

Aerazione e illuminazione:

La superficie di ventilazione sarà del 20% della superficie della gabbia, se munita di finestre comandabili dai pianerottoli, e del 5% se sprovvista di serramenti. (minimo 0,2 m²).

Ascensori

In funzione del loro uso sono classificati in :

- Categoria A, ascensori adibiti al trasporto di persone;

- Categoria B, ascensori adibiti al trasporto di cose accompagnate da persone;

- Categoria C, montacarichi adibiti al trasporto di cose con cabina accessibile alle persone e di portata non inferiore ai 25 kg;

- Categoria E, ascensori a cabine multiple a moto continuo adibiti al trasporto di persone.

Ai fini della sicurezza si riportano alcuni criteri generali da seguire in fase di progettazione e realizzazione.

Il vano corsa deve essere isolato dagli altri ambienti dell’edificio e dal locale macchinario per mezzo di pareti cieche tagliafuoco, con resistenza al fuoco di 1-3 ore, in funzione della destinazione. Deve avere, nella sua parte alta, un’apertura diretta all’aria libera, di superficie complessiva pari al 5% dell’area della sezione del vano corsa e non inferiore a 0,2 m2. Tale ventilazione può essere ottenuta anche tramite camini che attraversano il locale macchinario. Nelle pareti del vano corsa sono ammesse solo aperture di limitata superficie per consentire il passaggio dei cavi; sono vietati il passaggio di canne fumarie, condutture o tubazioni che non appartengono all’impianto.

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Il macchinario deve essere posto in apposito locale collocato in alto, sopra o lateralmente, rispetto al vano corsa, e come questo, essere isolato rispetto agli altri locali. Deve essere aerato direttamente all’esterno attraverso un’apertura di superficie pari a circa il 5% della superficie del pavimento con un minimo di 0,1 m2. La porta di accesso al locale macchinario deve essere incombustibile, mentre quelle del vano corsa devono essere realizzate con materiale che presenti resistenza al fuoco non inferiore a 30 minuti.

Quando il numero degli ascensori è superiore a due, è bene che questi vengano disposti in due vani corsa distinti, mentre il locale macchinario può essere lo stesso.

2.4.2- Benessere

“Insieme delle condizioni relative a stati di sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti”.

Alcuni aspetti di benessere, importanti per qualsiasi tipologia di edificio, diventano parametri fondamentali per una progettazione cosciente di tutte le componenti del sistema edilizio.

Il benessere può essere:

- Termoigrometrico: raggiungibile andando ad operare sulla

temperatura e l’umidità relativa degli ambienti;

- Acustico: ottenibile attraverso lo studio di materiali e forme architettoniche dell’ambiente, in grado di riuscire a gestire al meglio l’andamento delle onde sonore, ottenendo così risultati di tipo amplificativo o di barriera al rumore;

- Visivo: ottenibile definendo con razionalità e buon senso gli spazi di fruizione;

- Iluminotecnico: garantibile attraverso una adeguata progettazione ed un costante controllo dei flussi di illuminazione;

- Igienico olfattivo: raggiungibile garantendo all’ambiente un giusto numero di ricambi d’aria, operando in modo naturale e non.

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Il fatto di dover operare con specie marine differenti, genera la necessità di dover garantire anche per loro una condizione di benessere, per cui dovremo assicurare un rispetto doppio delle condizioni di comfort cercando di circoscrivere quei casi in cui, il benessere delle persone, siano essi utenti che lavoratori, non coincide col benessere delle specie accolte in acquario.

Per questo motivo, nel capitolo riguardante l’analisi funzionale, verranno riportate le normative di riferimento che, seguite nella misura indicata nelle linee guida, ci permetteranno di comporre una struttura in grado di garantire il benessere nella sua accezione più completa.

2.4.3- Fruibilità

La norma UNI 8289 riporta quale definizione di accessibilità e fruibilità, “l’insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività”.

Nel caso specifico dell’edilizia, la fruibilità rappresenta “l’attitudine delle unità tipologiche ad essere raggiungibili e praticabili a diversi livelli, in particolare dalle persone con riduzione delle capacità motorie. La non adeguata rispondenza del progetto alle caratteristiche fisiche dell’utenza crea “BARRIERA ARCHITETTONICA”.

Per la completa accessibilità in un ambiente, è necessaria un’attenta progettazione dei punti chiave quali.

- Accesso all’edificio - Collegamenti orizzontali - Collegamenti verticali - Accesso ai servizi igienici

Già in fase di progettazione preliminare si dovrà affrontare l’argomento, mirando alla creazione di spazi tali da essere vissuti e superati dall’intera comunità; a questo proposito, a supporto del progettista, ci sono leggi e norme che aiutano a quantificare i vari parametri di accessibilità; con

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riferimento quindi, alla Legge n° 13 / 1989, al D.M. 236 / 1989 e al D.P.R. 503 del 24 Luglio 1996, riportiamo di seguito i vari accorgimenti da adottare per rendere accessibile, in tutti i suoi ambienti, un edificio, riportando fedelmente alcuni dei loro passaggi significativi, rimandando ad una lettura integrale delle normative ricordate, per un maggior approfondimento sul tema.

Accesso all’edificio

L’accesso ad un edificio pubblico rappresenta uno spazio fondamentale e al tempo stesso discriminante, essendo l’elemento di frontiera con l’ambiente esterno, e se non ben pensato pregiudica l’accesso all’interno dell’edificio stesso.

Deve essere lontano dal percorso carrabile tanto da creare una zona filtro per la preparazione ai differenti tipi di velocità e di movimento esistenti tra interno ed esterno.

Dovrà essere previsto un parcheggio riservato e appositamente dimensionato, ad una distanza di non più di 50 metri dall’ingresso, e una fermata per i mezzi pubblici che non dovrà trovarsi a più di 200 metri dallo stesso.

I percorsi pedonali dovranno avere una larghezza minima di 1,5 metri per consentire lo scambio di persone su sedie a rotelle e non. Dovranno essere evitate sagome sporgenti e la pavimentazione dovrà essere il più possibile continua e non sconnessa. Il dislivello ottimale tra piano pedonale e terreno o altre zone deve essere di 2,5 centimetri e non superiore ai 15.

La pendenza massima delle rampe non deve superare il 5 %, e può essere elevata ad un massimo dell’8% solo quando siano previsti un ripiano orizzontale di lunghezza minima di 1,5 metri ogni 10 metri di sviluppo della rampa, un cordolo ai lati del percorso alto 10 centimetri, e un corrimano posto lungo un lato del percorso pedonale ad un’altezza di 80 centimetri e prolungato per 50 cm.

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Si dovrà prevedere una luce minima di ingresso di 1,5 metri, con una delle ante di almeno 85 centimetri.

Per raccordare il piano esterno con quello interno praticabile si adotteranno, oltre ai gradini convenzionali, rampe di collegamento aventi le caratteristiche prima descritte. Se l’accesso è servito con una gradinata con larghezza maggiore o uguale a tre metri, occorrerà prevedere un doppio corrimano centrale oltre ai due laterali.

La porta d’ingresso deve essere coperta da una pensilina larga 1,5 metri e sporgente 2, oppure arretrata di 200 centimetri dal filo del fabbricato in modo da creare una protezione dalla pioggia.

Per le zone interne ed esterne all’accesso deve essere garantita una profondità di 150 cm.

Collegamenti orizzontali

Per lo studio di questi spazi sviluppo orizzontale, dovremo conoscere le caratteristiche specifiche di ognuna delle parti componenti il sistema, per cui individueremo:

Piattaforma di distribuzione

È uno spazio di raccordo tra i percorsi orizzontali e verticali, nonché la zona dalla quale si dipartono i vari percorsi interni degli edifici verso i singoli vani. Deve risultare libera da ingombri in modo da favorire l’agile manovra, anche di 360°, da parte di invalidi su carrozzina.

Le caratteristiche principali di una piattaforma si possono così riassumere: - la superficie deve essere di almeno 6 m² con lato minore non inferiore a 2m; - la sua ubicazione va prevista in zona sicura evitando che dalla stessa si possa imboccare involontariamente il vano scale;

- ogni piattaforma deve essere dotata di opportuna segnaletica indicante i vari percorsi e gli ambienti raggiungibili.

Corridoi e passaggi

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importante perché, oltre al semplice trasferimento, servono spesso come zona di incontro e scambio. Devono quindi presentare delle zone luminose e adatte alla sosta.

La larghezza del corridoio non deve essere inferiore a150 cm per permettere l’inversione di marcia di una carrozzella, e a 180 cm per permettere il passaggio contemporaneo e sicuro di due carrozzelle. Il pavimento, come sempre, non deve essere né sdrucciolevole né abbagliante, quindi non deve essere lucido. Si deve fare molta attenzione al movimento e all’ingombro di porte e finestre che possono costituire pericolo.

Occorre inoltre evitare la sporgenza di pilastri e colonne; eventuali variazioni di livello dei corridoi devono essere superate tramite rampe.

Collegamenti verticali

Analogamente andremo ad individuare:

Scale

La scala costituisce la maggiore barriera architettonica per le persone che hanno difficoltà nell’uso degli arti inferiori, ma può essere utilizzata dagli utenti con lievi difficoltà motorie.

L’andamento delle scale deve essere regolare ed omogeneo, presentare una pendenza limitata ed essere frequentemente interrotto da pianerottoli; le rampe non devono avere più di 10-12 gradini, i quali dovrebbero avere un’alzata massima di 16 cm e una pedata minima di 30 cm per tutto lo sviluppo della scala. La superficie dei gradini deve essere antisdrucciolevole e di facile pulizia.

La larghezza delle rampe deve essere di almeno 120 cm per permettere il passaggio simultaneo di due persone. Al piano la scala deve essere arretrata di almeno 100 cm dal filo del corridoio, per evitare di scivolare sul primo gradino di discesa.

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Il corrimano a circa 90 cm di altezza dal gradino, deve essere ai due lati delle rampe, cioè alla ringhiera e al muro per consentire a due persone di salire e scendere contemporaneamente in completa sicurezza.

L’illuminazione naturale, come quella artificiale, non dovrebbe avvenire di testa per evitare l’abbagliamento.

Rampe

La larghezza minima di una rampa deve essere di 150 cm. La sua pendenza non deve superare l’8%, a condizione che ogni 10 m di sviluppo lineare sia presente un ripiano di lunghezza non inferiore a 1,5 m. La pavimentazione deve essere eseguita con materiale antisdrucciolevole.

È ammessa l’interruzione delle rampe purchè precedute da ripiani di lunghezza minima di 1,5 m ciascuno oltre lo spazio per l’apertura delle ante.

Ascensori e montascale

L’ascensore è riconosciuto ormai come strumento indispensabile in tutte le strutture pubbliche, per garantire alle utenze la mobilità verticale degli edifici; la mancanza di tale impianto deprezza notevolmente i piani superiori al secondo in quanto di disagevole utilizzo.

La normativa vigente prevede che per gli edifici pubblici con più di un piano fuori terra debba essere installato un ascensore. Deve essere a diretto contatto con atri e piattaforme di distribuzione ed essere raggiungibile anche dalle autorimesse tramite percorsi orizzontali.

Le misure minime consentite per la cabina sono di 137 cm di larghezza e 150 cm di lunghezza; la porta, a scorrimento laterale automatico, deve avere una luce minima netta di 90 cm.

Lo spazio esterno libero antistante la porta dell’ascensore deve essere profondo almeno 200 cm e la piattaforma di distribuzione deve essere di almeno 6 m2, separata dal vano scale tramite un infisso.

Le piattaforme e i servoscala si utilizzano solo per l’adeguamento di edifici esistenti.

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Servizi igienici

In tali ambienti l’interazione tra uomo e spazio risulta di una certa complessità sia per la presenza di strutture fisse sia per la generale preoccupazione di ridurre il più possibile lo spazio.

Riportiamo qui di seguito alcuni criteri guida per la loro progettazione: - possibilità di aprire e chiudere comodamente la porta;

- possibilità di accostarsi al wc e trasferirsi nel modo più consono alle proprie capacità;

- possibilità di trasferirsi dal wc al bidet nel modo più diretto;

- possibilità di trasferirsi sul seggiolino della doccia e di manovrare comodamente la rubinetteria;

- possibilità di entrare autonomamente in vasca; - possibilità di accostarsi all’eventuale finestra; - possibilità di eseguire le pulizie dei locali; - possibilità di usare l’eventuale lavatrice;

- sicurezza rispetto alla distanza tra presa elettrica e vasca o doccia; - funzionalità impiantistica.

Il principale problema progettuale è il corretto posizionamento tutti gli apparecchi sanitari.

Le dimensioni minime del locale igienico devono essere di 180 x 180 cm. La porta di accesso deve avere una luce minima di 85 cm e deve essere apribile verso l’esterno o del tipo a scorrere, per evitare che all’interno una persona colta da malore, possa essere di impedimento per l’apertura della porta stessa; inoltre la porta deve essere apribile dall’esterno anche se chiusa a chiave.

Il lavabo deve essere posto preferibilmente nella parete opposta a quella dove è fissata la tazza del wc, lateralmente all’accesso e con il piano superiore ad un’altezza di 80 cm da terra. Deve essere di tipo a mensola, in modo da non impedire alla carrozzella il suo avvicinamento, e deve rispettare una distanza minima di 55 cm dal suo centro fino alla parete laterale.

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Il posizionamento del wc deve garantire da un lato l’avvicinamento e la rotazione di una sedia a rotelle, dall’altro una distanza tale da consentire a chi usa il wc un agevole appiglio. Deve essere posto ad una distanza di 40 cm da una parte e a 140 cm dall’altra. L’altezza del piano superiore della tazza deve essere di 50 cm dal pavimento.

2.4.4 – Integrabilità

“Insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro”.

L’integrazione del complesso dovrà avvenire su due livelli: - tra ambiente circostante ed edificio;

- all’interno dell’edificio stesso come giusta aggregazione degli spazi.

La struttura dovrà aprirsi all’ambiente esterno, secondo principi di funzionalità, attraverso la giusta collocazione dei vari ingressi rispetto ai punti di arrivo e di socializzazione dell’area contestuale; questo obiettivo deve essere raggiunto tramite soluzioni architettoniche armoniose che ben colleghino i due elementi. All’interno degli edifici si dovranno prevedere spazi tali da permettere il regolare svolgimento di tutte le funzioni e i servizi per cui il fabbricato è pensato. L’interazione tra i diversi ambienti verrà di seguito approfondita nel paragrafo in cui verrà affrontata l’analisi funzionale, giustificando le varie scelte progettuali e di localizzazione degli spazi.

2.4.5 - Aspetto

“Insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti”.

L’obiettivo sarà quello di dare all’edificio un aspetto architettonico di facile lettura, con una chiara divisione dei relativi spazi in funzione della loro destinazione d’uso, così come insegnava Bruno Zevi in una delle sette invarianti. In questo modo la fruizione dei visitatori e degli utenti sarà

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semplificata, avendo un richiamo immediato del percorso da fare per raggiungere il luogo di accesso o di svago desiderato.

Inoltre si dovrà conferire alla struttura una forma tale da far percepire un richiamo immediato al tendone preesistente della Bussola domani, nonché riferimenti espliciti ad elementi caratteristici del luogo, di tipo naturale e non. Caratteristiche che si dovranno ripetere anche all’interno della struttura, e che dovranno essere di facile lettura soprattutto per i percorsi che conducono alle vie di esodo e a posti considerati sicuri in caso di emergenza.

Le caratteristiche legate all’aspetto dovranno essere funzionali alle esigenze di benessere, per cui andranno previsti interventi capaci di rispondere a molteplici classi di esigenza

2.4.6 – Gestione

Definita come “insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio”.

L’articolo 15 comma 1 del D.P.R. 554 prevede che:

“La progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento

di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di costruzione, manutenzione e gestione. La progettazione è informata, tra l’altro, a principi di minimizzazione dell’impegno di risorse materiali non rinnovabili e di massimo riutilizzo delle risorse naturali impegnate dall’intervento e di massima manutenibilità, durabilità dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi, compatibilità dei materiali ed agevole controllabilità delle prestazioni dell’intervento nel tempo”.

sicurezza. È inutile dire che questa divisione degli spazi minimizza le spese di esercizio, evitando un completo funzionamento del complesso in caso di fruizione parziale.

Si tratta di requisiti connessi all’intervento sull’ambiente per garantire l’economia e l’efficienza dei servizi. Le caratteristiche tipiche da ricercare saranno:

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- Sostituibilità: attitudine a consentire la collocazione di elementi tecnici al posto di altri;

- Riparabilità: attitudine a ripristinare l’integrità, la funzionalità e l’efficienza di tutti gli elementi guasti;

- Facilità di Intervento: possibilità di eseguire interventi di ispezione e manutenzione in modo agevole

- Manutenzione: possibilità di eseguire adeguatamente e

facilmente le operazioni di manutenzione, mantenendo le prestazioni richieste sia prima che dopo tali interventi;

- Pulizia: attitudine a consentire la rimozione di sporcizia e di tutte le altre sostanze indesiderate.

2.4.7 – Salvaguardia dell’ambiente

“Insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte”.

Salvaguardare l’ambiente significherà prevedere interventi capaci di garantire l’equilibrio ambientale attraverso l’introduzione di sistemi non invasivi e garanti del rispetto verso l’ambiente, così come proposto nelle più attuali leggi. Nel caso di emissioni di fumi dovranno quindi essere rispettati i parametri del protocollo di Kioto così come dovrà essere studiato un utilizzo delle risorse riproducibili. Il rispetto degli ecosistemi presenti dovrà essere un ulteriore parametro a cui fare riferimento.

2.5 Analisi funzionale

La progettazione di ambienti complessi in cui più funzioni si svolgono al loro interno, comportano un approccio alla progettazione laborioso, o quanto meno non immediato, fuorviando talvolta le intenzioni e gli obiettivi del progettista, che può trovarsi disorientato nell’assemblare, con logica

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funzionale, ambienti che costituiscono una specifica unità spaziale, che a sua volta va relazionata con le altre.

Minimizzare il problema, suddividendo attività complesse in funzioni semplici raggruppandole in unità ambientali fra loro compatibili spazialmente e temporalmente, è l’approccio giusto alla progettazione.

L’obiettivo dell’analisi funzionale è dunque quello di individuare le unità spaziali del progetto, relazionandole in funzione delle loro caratteristiche dimensionali, tecnologiche e costruttive.

Le operazioni da compiere saranno:

1. Elencare le funzioni da esplicitare e le attività da svolgere;

2. Raggruppare le attività elementari in unità ambientali, attività tra loro compatibili spazialmente e temporalmente;

3. Determinare le unità spaziali per mezzo dell’introduzione dei requisiti dimensionali e tecnologici propri delle singole unità.

Seguendo tale filo logico potremo sviluppare una vera e propria coscienza del progettare ed evitare le problematiche tipiche del progetto non pianificato.

2.5.1 Elenco delle funzioni da esplicitare

Sulla base delle considerazioni preliminari gia svolte, e limitandoci al solo caso dell’acquario, verranno elencate le funzioni principali che dovranno esservi svolte, in modo da definire correttamente lo scopo del progetto e prefigurare gli obbiettivi prefissati. Tali funzioni saranno distinte in:

- Funzioni relative alle attività dei visitatori - Funzioni relative alle attività dei dipendenti - Funzioni relative alle attività delle specie marine Analiziamole:

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