VIII LEGISLATURA
XIV SESSIONE STRAORDINARIA
RESOCONTO STENOGRAFICO
Martedì 24 gennaio 2006 (pomeridiana)
Presidenza del Presidente TIPPOLOTTI MAURO
Vice Presidenti: Mara GILIONI - Enrico MELASECCHE GERMINI
INDICE
Oggetto n. 1
Approvazione processi verbali di precedenti sedute pag. 1
Presidente pag. 1
Oggetto n. 2
Comunicazioni del Presidente del Consiglio Regionale pag. 1
Presidente pag. 1
Oggetto n. 3
Progetto del Consorzio della bonificazione umbra di sistemazione
idraulica del fiume Topino e connessa demolizione di ponti attraversanti il fiume stesso in territorio del Comune di Foligno - valutazione
di progetti alternativi, attraverso percorsi partecipati pag. 4
Oggetto n. 4
Progetto del Consorzio della bonificazione umbra di sistemazione idraulica del fiume Topino - riconsiderazione generale del
progetto medesimo volta ad individuare una soluzione condivisa
e di minore impatto pag. 4
Oggetto n. 5
Progetto del Consorzio della bonificazione umbra recante interventi diretti alla riduzione del rischio idraulico e al risanamento ambientale nei bacini del fiume Topino e del torrente Chiona, in territorio dei Comuni di Cannara e Foligno - verifica della legittimità dell’iter di approvazione e della possibilità di soluzioni alternative -
programmazione opportuni percorsi di partecipazione pag. 4
Presidente pag. 5, 12, 33
47
Vinti pag. 5, 39
Bocci pag. 8, 37
Zaffini pag. 12, 32, 34
Rossi Luciano pag. 17, 42
Dottorini pag. 19
Girolamini pag. 21
Bracco pag. 24, 33
Assessore Bottini pag. 27
Laffranco pag. 43
Melasecche Germini pag. 45
VIII LEGISLATURA
XIV SESSIONE STRAORDINARIA
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TIPPOLOTTI MAURO
La seduta inizia alle ore 16.15.
PRESIDENTE. Colleghi, prendiamo posto. Constatata la non presenza del numero legale - questo è il primo appello - tra venti minuti riconvochiamo il Consiglio.
La seduta è sospesa alle ore 16.17.
La seduta riprende alle ore 16.35.
Si procede all’appello nominale dei Consiglieri regionali.
PRESIDENTE. Colleghi, prendiamo posto, grazie.
OGGETTO N. 1
APPROVAZIONE PROCESSI VERBALI DI PRECEDENTI SEDUTE
PRESIDENTE. Do notizia dell’avvenuto deposito presso la Segreteria del Consiglio dei processi verbali relativi alla seduta del 17.01.2006. Se non vi sono osservazioni, questi verbali s’intendono approvati.
OGGETTO N. 2
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE
PRESIDENTE. Do notizia delle assenze per motivi di salute dei Consiglieri Sebastiani e Spadoni Urbani, altresì do notizia di assenza per motivi istituzionali dell’Assessore Maria Prodi.
Comunico che è stata depositata presso la Segreteria del Consiglio Regionale la deliberazione della Giunta Regionale n. 1595 del 29/09/2005, concernente: Ripartizione
tra le Aziende UU.SS.LL. e le Aziende ospedaliere di ulteriore quota del Fondo sanitario nazionale per spese correnti - anno 2005 - Direttive vincolanti alle stesse Aziende - art. 3 - comma quarto - della legge regionale 20/01/1998, n. 3, recante: Ordinamento del sistema sanitario regionale.
Comunico che, per un errore di carattere materiale, è stata indicata - per la risposta in sede consiliare, sulla mozione n. 302 - la Presidente della Giunta Regionale Lorenzetti anziché l’Assessore Bottini.
Comunico che il Presidente della Giunta Regionale ha dato notizia, ai sensi dell’art.
20/bis, comma terzo, della legge regionale 21/3/95, n. 11 e successive modificazioni ed integrazioni, di aver emanato i seguenti decreti:
- N. 309 del 16/12/2005, concernente: “Legge regionale n. 43/1988. Sostituzione componente della Commissione Tecnica Consultiva per l’individuazione delle tariffe delle professioni turistiche”.
- N. 310 del 16/12/2005, concernente: “Legge regionale 27.1.1993, n. 4 - Commissione regionale per la classificazione e riclassificazione delle strutture ricettive alberghiere.
Integrazione DPGR n. 283/2005”.
- N. 312 del 16/12/2005, concernente: “Proroga dell’incarico del Commissario straordinario dell’Agenzia per il diritto allo studio universitario - A.D.i.S.U.”.
- N. 316 del 22/12/2005, concernente: “Legge regionale 27 marzo 2000, n. 30 - Art. 8 Costituzione del Comitato scientifico-istituzionale dell’Agenzia regionale umbra per la ricerca socio-economica e territoriale, denominata “Agenzia Umbria Ricerche”.
- N. 319 del 23/12/2005, concernente: “Designazione di una terna di nominativi candidati alla nomina di un componente di spettanza regionale nel costituendo Comitato di indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia”.
- N. 1 del 5/1/2006, concernente: “Nomina dei componenti del Comitato Regionale per le Comunicazioni (CO.RE.COM), di cui uno con funzioni di Presidente, ai sensi dell’art.
18 della legge regionale 19 gennaio 2000, 3”.
- N. 2 del 10/1/2006, concernente: “Proroga del Commissario straordinario della Fondazione Umbria Spettacolo (F.U.S.) con decorrenza dall’1.1.2006 al 30.4.2006”.
- N. 9 dell’11/1/2006, concernente: “Rinnovo della Consulta regionale della Cooperazione, ai sensi dell’art. 2, comma 2, della legge regionale 6 agosto 1997, n.
24”.
- N. 12 del 16/1/2006, concernente: “Fondazione per la conservazione ed il restauro dei
beni librari. Designazione dei componenti di spettanza regionale nel Collegio dei sindaci revisori dei conti”.
Comunico che è stata richiesta, ai sensi dell’art. 46 - comma secondo - del Regolamento interno, la procedura d’urgenza sul seguente atto:
ATTO N. 297 - Disegno di legge di iniziativa della Giunta Regionale, concernente: “Piano regolatore regionale degli acquedotti - Norme per la revisione e l’aggiornamento del Piano regolatore generale degli acquedotti”.
Per acquisire la procedura d’urgenza è necessaria la votazione del Consiglio, acquisendo naturalmente la maggioranza assoluta. Se non vi sono richieste di intervento una a favore ed una contro, propongo al Consiglio Regionale la procedura d’urgenza sulle norme sul Piano regolatore regionale degli acquedotti. Sospendiamo tre minuti.
La seduta è sospesa alle ore 16.40.
La seduta riprende alle ore 16.45.
PRESIDENTE. Se posso, colleghi, mi comunicano che c’è già un accordo in Commissione, ma nel momento in cui siamo, in presenza di una richiesta di procedura d’urgenza, il Consiglio è tenuto ad esprimersi, ancorché l’espressione diventa pleonastica.
Se non vi sono osservazioni, per alzata di mano.
Il Consiglio vota.
Il Consiglio approva.
PRESIDENTE. Abbiamo un’altra questione, la Seconda e la Terza Commissione consiliare, con riferimento all’ordine del giorno del Consiglio Regionale del n. 14 del 27 settembre, concernente “approfondimenti dei temi connessi alle condizioni di lavoro, alla precarietà e alla sicurezza nei luoghi di lavoro in Umbria” hanno chiesto, la Seconda e la Terza Commissione, che il termine loro assegnato per relazionare al Consiglio medesimo venga prorogato al 15 febbraio prossimo venturo. Su questa comunicazione, essendo una comunicazione pervenuta dalle Commissioni, non vi è discussione, vi è soltanto l’espressione del voto ed essendo un atto che venne definito con voto del Consiglio, il Consiglio è tenuto ad esprimersi. In pratica si tratta di prorogare al 15 febbraio il termine per la relazione sull’oggetto che vi ho testé letto.
Il Consiglio vota.
Il Consiglio approva.
OGGETTO N. 3
PROGETTO DEL CONSORZIO DELLA BONIFICAZIONE UMBRA DI SISTEMAZIONE IDRAULICA DEL FIUME TOPINO E CONNESSA DEMOLIZIONE DI PONTI ATTRAVERSANTI IL FIUME STESSO IN TERRITORIO DEL COMUNE DI FOLIGNO - VALUTAZIONE DI PROGETTI ALTERNATIVI, ATTRAVERSO PERCORSI PARTECIPATI
Tipo Atto: Mozione
Presentata da: Consr. Vinti Atto numero: 302
OGGETTO N. 4
PROGETTO DEL CONSORZIO DELLA BONIFICAZIONE UMBRA DI SISTEMAZIONE IDRAULICA DEL FIUME TOPINO - RICONSIDERAZIONE GENERALE DEL PROGETTO MEDESIMO VOLTA AD INDIVIDUARE UNA SOLUZIONE CONDIVISA E DI MINORE IMPATTO
Tipo Atto: Mozione
Presentata da: Consr. Bocci, Masci, Brega e Tomassoni Atto numero: 306
OGGETTO N. 5
PROGETTO DEL CONSORZIO DELLA BONIFICAZIONE UMBRA RECANTE INTERVENTI DIRETTI ALLA RIDUZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E AL RISANAMENTO AMBIENTALE NEI BACINI DEL FIUME TOPINO E DEL TORRENTE CHIONA, IN TERRITORIO DEI COMUNI DI CANNARA E FOLIGNO - VERIFICA DELLA LEGITTIMITÀ DELL’ITER DI APPROVAZIONE E DELLA POSSIBILITÀ DI SOLUZIONI ALTERNATIVE - PROGRAMMAZIONE OPPORTUNI PERCORSI DI PARTECIPAZIONE Tipo Atto: Mozione
Presentata da: Consr. De Sio, Laffranco, Lignani Marchesani, Melasecche Germini,
Modena, Nevi, Rossi Luciano, Sebastiani, Spadoni Urbani, Tracchegiani e Zaffini Atto numero: 331
PRESIDENTE. Bene colleghi, iniziamo la discussione delle tre mozioni presenti all’ordine del giorno. Sono tre mozioni che riguardano il medesimo contenuto e che sono state presentate e, secondo la presentazione cronologica, essendo la discussione unificata, avremo tre illustrazioni, non oltre i quindici minuti ciascuno, a cominciare dal Consigliere Vinti, Consigliere Bocci e Consigliere Zaffini. Prego Consigliere Vinti.
VINTI. Grazie signor Presidente. Dopo le tragedie avvenute nel meridione a causa delle alluvioni nel 2000, costate tra l’altro molte vite umane, la Protezione Civile, di concerto con i vari Ministeri ed altri organismi preposti, hanno stilato una mappa delle aree idrogeologiche a rischio del Paese, imponendo su di esse la costruzione di quelle opere e infrastrutture atte a garantire la sicurezza degli abitanti che su dette aree, appunto, insistono. Il bacino del fiume Topino e dei suoi affluenti è rientrato in questo grande progetto di riqualificazione e di messa in sicurezza del territorio perché a valle confluisce nel Tevere, anch’esso stesso inserito nel processo di regimentazione idrogeologica. La messa in sicurezza di corsi d’acqua contro i rischi di esondazione è un compito che noi giudichiamo assolutamente imprescindibile per le istituzioni che ne hanno appunto la responsabilità.
Visto che il Consorzio di bonifica umbra ha presentato un progetto che prevede la messa in sicurezza del fiume Topino di Foligno attraverso lavori di sistemazione idraulica con la costruzione di un bacino di laminazione della frazione di Budino comprendente 100 ettari di terreno agricolo circa, inserito tra il letto del Topino e quello del Chiona; che tale progetto prevede la demolizione del ponte della Vittoria e del ponte cosiddetto San Giacomo di Porta Firenze in Foligno, ponte quest’ultimo che costituisce uno dei monumenti storici più importanti della città e che per circa due secoli ha rappresentato la più caratteristica porta d’ingresso della città, alla quale, per motivi storici e culturali, sono fortemente legati tutti i cittadini della città; e che il provvedimento dell’Ente di bonifica determina l’allargamento dell’alveo del fiume Topino, con conseguente diminuzione della profondità del fiume ed inevitabili conseguenze per flora e fauna ittiche; che le soluzioni prospettate da un punto di vista tecnico - paratie, pannelli, eccetera - rischiano addirittura di aggravare il problema, snaturando il corso del fiume fino a farlo diventare grosso modo
un canale d’acqua; appurato che la messa in sicurezza del fiume può avvenire attraverso l’individuazione di aree di esondazione capaci di accogliere le acque, in caso di piena, a monte del centro abitato, prima che il fiume faccia il suo ingresso nell’agglomerato urbano;
appurato inoltre che a monte della città di Foligno sono individuabili zone che possono essere utilizzate come aree di esondazione controllata e che tali aree, pertanto, sono in grado di ridurre il rischio idraulico del fiume Topino e il rischio di esondazione e, inoltre, appurato anche che gli elaborati progettuali fanno emergere che la messa in sicurezza potrebbe essere conseguita attraverso la realizzazione di vasche di laminazione situate sicuramente a monte di Foligno e osservato che alla presentazione fatta a suo tempo dal Consorzio di bonifica il Comune di Foligno ha manifestato le proprie preoccupazioni richiedendo, tramite le procedure burocratiche, ai propri uffici una valutazione di impatto ambientale, che non è stata effettuata, e che tale difetto non può non incidere negativamente sulla legittimità del progetto proposto; osservato anche che i lavori di sistemazione idraulica verranno effettuati anche sul fosso Renaro e che rispetto a questi interventi è stata segnalata la necessità della valutazione di impatto ambientale in base alla legge regionale 11 del ‘98, il che dimostra la validità delle preoccupazioni circa l’impatto che tali lavori possono procurare ai corsi d’acqua ma anche l’assurdità, a nostro avviso, e la gravità di non avere disposto tale valutazione per i lavori che interessano il fiume Topino.
Osservato inoltre che la situazione di grave sofferenza che sta vivendo ormai da anni il fiume Topino a causa dei forti prelievi, che non sono mai stati compensati da concreti interventi volti a reintegrare la sua portata d’acqua e a preservare la sua sopravvivenza;
considerato che l’abbattimento del ponte della Vittoria e del ponte San Giacomo di Porta Firenze rappresenterebbe, per il valore artistico dei manufatti, un atto grave contro la cultura, la storia ed anche l’arte edificatoria folignate ed umbra; considerato inoltre, soprattutto, che il ponte San Giacomo di Porta Firenze occupa un ruolo sociale nella memoria delle generazioni di folignati per la sua insostituibilità nell’immagine stessa di Foligno, ponte immortalato da ritratti e fotografie, evocato e descritto da poesie che hanno eternato l’armonioso inserimento nelle mura urbiche; preso atto che evidentemente la cittadinanza e la comunità folignate debba essere correttamente informata e possa partecipare, nei limiti del possibile, alle scelte su temi così importanti per un’intera comunità, temi importanti per la sicurezza, temi importanti per la propria cultura, temi importanti per la propria identità, temi importanti per la economia della città; e preso anche
atto che, in una fase di cambiamento così profondo della città, è necessario attivare un serio percorso di partecipazione diretta e democratica dei cittadini e delle cittadine alla definizione di vicende e decisioni dell’Amministrazione comunale di Foligno e che tale volontà di partecipazione è manifestata dalla nascita di comitati che indicano una volontà di autorganizzazione dei cittadini, attraverso i comitati di Budino, di Borrone, di Sterpeto, di Santeraclio, e che testimonia appunto un protagonismo dei cittadini della città e di una comunità che vuole essere coinvolta sulle scelte e sul modello di sviluppo del territorio della città che si vuole perseguire ed indicare, la nostra mozione vuole impegnare la Giunta Regionale affinché questo progetto, che per tanto tempo così profondamente ha determinato un dibattito politico-culturale sull’idea della democrazia, ha determinato una fase di partecipazione che evidentemente ha scosso le antenne più profonde e gli interessi più profondi della cittadinanza, della cittadinanza di Foligno, ma anche della cittadinanza di Bevagna, e che hanno riproposto la questione della qualità del nostro intervento, perché non ci dobbiamo scordare che in particolare su Budino insiste una agricoltura di qualità e interessi economici consolidati, una agricoltura di qualità per cui noi abbiamo sostenuto, così come gli atti di programmazione, ma gli atti concreti della nostra Regione e della nostra Giunta hanno determinato un punto insostituibile per l’Umbria.
Visto che l’Umbria non è la California e che non si ragiona in termini di estensione ma in termini di qualità, gli ettari di agricoltura dove insiste questa qualità per noi sono i nostri gioielli, per noi sono i nostri pozzi di petrolio, che dobbiamo così salvaguardare. E pertanto indichiamo, e speriamo che la Giunta Regionale con la nostra mozione possa intervenire nei confronti del Consorzio della bonificazione umbra affinché modifichi la realizzazione dei lavori e del progetto che prevede appunto l’abbattimento dei ponti e la costruzione di un bacino di laminazione nella frazione di Budino. Invitiamo la Giunta ad effettuare una seria valutazione di impatto ambientale, perché noi riteniamo che il progetto non solo colpisca la storia, la sensibilità della città di Foligno, non solo colpisca gli interessi della nostra agricoltura di qualità, ma sia anche una ferita grave all’equilibrio ambientale, di cui invece ci siamo fatti portatori in questi anni di un percorso di salvaguardia del nostro patrimonio ambientale, della qualità ambientale, della qualità paesaggistica e della qualità culturale. E invitiamo la Giunta ad adoperarsi per concedere una proroga dei termini di scadenza del progetto affinché ci sia la possibilità di vagliare altri progetti, altre possibilità, che altri tecnici, studiosi, che il dibattito di queste settimane, di questi mesi ha indicato come possibile e non solo come costruzione di un’opposizione tout court, perché è giusto
che sia messo in sicurezza il Topino, ma il Topino può essere messo in sicurezza attraverso interventi che sono alternativi, ma è talmente chiaro che poi devono essere alternativi a valle, non a monte di Foligno. E allora su questo noi invitiamo la Giunta perché ci sia una possibilità concreta di modificare il progetto, a mettere in sicurezza perciò il fiume Topino per prevenire possibili piene che mettano a rischio la popolazione ed i centri abitati, attraverso l’individuazione di aree di esondazione controllata, capaci di accogliere le acque in caso di piena, a monte del centro abitato, prima che il fiume faccia il suo ingresso nell’agglomerato urbano, ma anche invitiamo la Giunta a realizzare interventi concreti volti a reintegrare la portata d’acqua del fiume Topino e ripristinare in tal modo una piena funzione ecologica del corso d’acqua.
Concludendo l’illustrazione, non sfugge a nessuno che c’è stato un deficit di democrazia;
noi pensiamo che certe scelte così profonde non possono essere scelte che si fanno sulla testa dei cittadini, delle comunità, degli interessi consolidati. Le nostre comunità hanno una pratica con la democrazia che è consolidata e, come dimostrano gli esempi in questi giorni, in queste settimane, la cosiddetta politica delle grandi opere se non è condivisa dal territorio, dai cittadini, dagli interessi locali, è una politica che si scontra direttamente con le popolazioni. Io penso che questo Consiglio Regionale possa costruire un’indicazione di una modifica significativa del progetto, ma che soprattutto venga ricostruito un rapporto con le comunità locali e che le comunità locali siano le protagoniste di un progetto di interesse generale, sapendo che la messa in sicurezza non è un optional ma è una necessità, sapendo che dentro queste pieghe è possibile equilibrare interessi differenti, ma che non possono essere interessi che vanno contro le comunità. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie Consigliere. Prego, per illustrare la mozione a firma Bocci, Masci, Brega e Tomassoni, la parola al Consigliere Bocci. Prego Consigliere.
BOCCI. Signor Presidente, la ringrazio. Ricordo che oggi è una giornata particolare anche perché oggi è la festa del patrono della città di Foligno, e quindi a credere agli auspici - così come facevano gli antichi popoli prima di ogni decisione - direi che questa giornata, anche caratterizzata dalla discussione sulle mozioni che sono all’attenzione del Consiglio Regionale, si potrebbe definire come una giornata ideale. E ricordo - così come chi ha avuto la fortuna di partecipare stamattina alla celebrazione della Santa Messa - che molti di noi sono reduci dall’ascolto dell’omelia di Monsignor Arduino Bertoldo, che da buon
pastore ha invocato per tutti pace e concordia. E non volendo disattendere il nobile appello cercheremo noi, come gruppo della Margherita, di impostare e di improntare il nostro ragionamento ai valori evocati della consapevolezza che la concordia, così come la pace, oltre che essere categoria dell’anima, è anche importante postulato della politica.
Politica intesa nel senso di polis, quindi di comunità, e se qualcuno avesse avuto in dono, nella vicenda di cui ci occupiamo oggi, la chiarezza, la linearità, oltre che la corresponsabilizzazione di quanto si andava decidendo, oggi forse la politica incasserebbe una ulteriore benemerenza, e invece siamo qua a discutere di mozioni su una vicenda che ha in qualche modo diviso la città e sta facendo discutere molto in una delle città più importanti della nostra Regione.
Mi vengono in mente due fiumi che la scienza spesso definisce carsici perché appaiono e scompaiono per autosotterramento e poi riaffiorano. Ecco la vicenda della messa in sicurezza potremmo definirla un po’ carsica, perché nel suo svilupparsi, nel suo apparire e nel suo scomparire, nel suo tagliare i traguardi e nel suo affrettare le tappe ha fatto troppe cose troppo in sordina.
E lo dico perché voglio subito ringraziare la Giunta Regionale come premessa al ragionamento e in modo particolare l’Assessore regionale Bottini perché ha permesso alle istituzioni e alla politica di recuperare uno spazio di cui in qualche modo la politica e le istituzioni erano state espropriate. Lo dico perché dentro a questa riflessione, che è più di metodo che di merito, c’è il grande confronto che in questa Regione abbiamo avviato sulle riforme, ovvero sulla necessità più volte ribadita dal Presidente della Giunta Regionale di arrivare ad una semplificazione del quadro dei riferimenti istituzionali sparsi qua e là per il territorio e di puntare finalmente sugli organi elettivi, ovvero su coloro che hanno una rappresentanza democratica.
Perché l’assurdo di questa vicenda sta nel fatto - e lo dico senza se e senza ma - che un organo non elettivo, che un organo senza rappresentanza democratica come il Consorzio della bonificazione anziché avviare un confronto, anziché stare dentro ad una programmazione, ad un dibattito con le istituzioni preposte a rappresentare democraticamente quel territorio, non solo non ha coinvolto in tempo utile le istituzioni ma ha fatto tutta una serie di atti che alla fine hanno costretto le istituzioni a rincorrere le decisioni di un organo che non ha rappresentanza democratica.
E dentro a questa contraddizione, colleghi, signor Presidente, c’è un po’ tutta la riflessione che noi come forze politiche dobbiamo avviare seriamente in questa Regione, per capire a
capo di chi sono le responsabilità degli atti, dei provvedimenti e delle decisioni che vengono assunte. Per quanto mi riguarda la responsabilità delle scelte competono esclusivamente agli organi che hanno una rappresentanza democratica e nessun altro all’interno del sistema può fare forzature, scorciatoie che non tengono conto di questo principio e di questo valore. E allora, come dicevo, c’è un problema soprattutto di metodo prima ancora che di merito, ma come si fa di fronte ad un Sindaco della città di Foligno, della seconda città della Provincia di Perugia, che in Consiglio comunale dichiara che ha preso atto, visione, conoscenza del progetto soltanto il 25 di settembre, come si fa di fronte a un Consiglio comunale dove tre forze politiche, Margherita, DS e SDI votano un ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale, ordine del giorno che dice tre cose:
necessità di approfondimento di quella ipotesi progettuale che girava lì all’improvviso, che chiedeva di nominare una figura terza, imparziale, un tecnico, un esperto per vedere se quella ipotesi progettuale era congrua, adeguata a una problematica che è giusta, che è sacrosanta, che è quella della messa in sicurezza del fiume Topino e delle aree che circondano il fiume Topino, come si fa rispetto a un Consiglio comunale che approva un documento che chiede una proroga, come si fa rispetto a decisioni del massimo organo di rappresentanza democratica di una città e di un territorio, non solo a restare silenziosi ma a continuare nelle procedure e nelle tappe come se nulla fosse successo, come se nulla fosse avvenuto nel Consiglio comunale di quella città e rispetto alle cose che il Sindaco di quella città aveva detto il 25 di settembre. Come si fa? Rispetto a un telegramma del Sindaco della città di Foligno che chiede al consorzio di attendere prima di aggiudicare i lavori, di non rispondere al telegramma del primo cittadino della seconda città più importante della Provincia di Perugia e magari il giorno dopo procedere all’aggiudicazione stessa senza dare alcun riscontro a quella richiesta del primo cittadino.
È questo il problema. Prima ancora che di merito, è questa la motivazione che ha spinto il gruppo della Margherita a presentare una mozione in Consiglio Regionale, è questa la ragione per la quale ringraziamo la Giunta Regionale, ringraziamo l’Assessore regionale perché all’indomani di queste sollecitazioni prendeva in mano la situazione e apriva un tavolo, un confronto in quella città mettendo insieme le istituzioni e i cittadini che nel frattempo si erano organizzati in comitati.
Nel merito, poche cose, io ho due prodotti, colleghi Consiglieri e signor Presidente del Consiglio Regionale: uno, elaborato su incarico del Consorzio della bonificazione umbra affidato ad una società nell’anno 2000 del gruppo Idea, che quell’incarico ha prodotto
degli elaborati che sono stati consegnati nel 2003, carte di esondazione nel 2004, e che quell’incarico conteneva dei quesiti posti dallo stesso consorzio, ben precisi. I quesiti erano: elaborazione delle carte di esondazione per piene con tempi di ritorno di cinquant’anni. Il Consorzio nel 2000 decide di affidarsi a questa società per di più, come si dice, con la consulenza dell’Università degli Studi di Firenze. Questi studi, queste carte non hanno suscitato alcun interesse nel Consorzio della bonificazione umbra, tant’è vero che nel 2004 dà un altro incarico e dà ad un'altra società di progettazione il compito di fare un progetto che arriva a conclusioni esattamente opposte rispetto a quelle pensate e in qualche modo accennate dalla prima società, ma non vent’anni prima, solo qualche anno prima.
Ma almeno, rispetto a due proposte che non coincidono nella valutazione, che hanno contenuti progettuali diversi, almeno rispetto a due ipotesi di questo tipo, il buon senso, la ragione, il senso di responsabilità, la capacità di ascoltare non soltanto di individuare la strada di percorrerla, indipendentemente da quello che avviene, da quello che succede e da quello che dicono le istituzioni, ma un minimo di riflessione, una persona di buon senso, una classe dirigente di buon senso l’avrebbe dovuta mettere in campo anche perché, e non entro nel merito e non dico se questa è un’ipotesi migliore rispetto a quell’altra, ma perché le carte che sono state pagate dal Consorzio della bonificazione umbra del primo incarico progettuale affidato, dicono cose particolarmente interessanti che se fossero state appena lette avrebbero evitato delle situazioni che oggi siamo costretti in qualche modo a discutere in questo Consiglio Regionale.
Dice una pagina, un passaggio: "Bisogna realizzare cose che siano compatibili con le esigenze di sicurezza, con interventi di riqualificazione, che in qualche modo permettano di realizzare opere che tengono conto degli aspetti ambientali, storici, urbanistici, paesaggistici. Ma per fare tutto questo - dice la cartella pagata dal Consorzio della bonificazione umbra con il primo incarico – occorre: a) il riconoscimento di diversi sottosistemi fluviali e delle reciproche relazioni ecologiche; b) - sentite, colleghi Consiglieri cosa scrivevano nel 2000 coloro ai quali era stato dato l’incarico di predisporre le schede - un diffuso consenso sociale da parte di tutto il territorio; c) una visione coordinata di sviluppo ambientale di aree urbane ed agricole a scala di comprensorio".
Allora, rispetto a queste cose mi meraviglio che qualcuno non abbia sentito l’esigenza, avvertito il dovere di allargare la conoscenza, l’informazione e la partecipazione.
Concludo dicendo che il Consiglio Regionale di oggi a mio parere ha tutte le condizioni
necessarie per impegnare la Giunta Regionale, che già si è attivata a mettere insieme la necessità di messa in sicurezza del bacino in questione, di attivare un tavolo di confronto subito con i Sindaci e con il comitato, di sospendere le procedure per permettere a questo tavolo di trovare soluzioni di sistemazione idraulica che rispetto a quelle finora individuate potranno permettere di trovarne altre più idonee, migliori, diverse, che in qualche modo rispondono ai diritti e ai bisogni della messa in sicurezza del fiume e dall’altro lato alle giuste legittime aspettative che sono state avanzate in queste settimane da numerosi cittadini e dalle istituzioni locali. Ridare alle istituzioni locali la responsabilità, il governo del territorio perché solo alle istituzioni locali compete il governo del territorio, a nessun altro, tanto meno a chi non ha alcuna rappresentanza democratica; a chi non ha alcuna rappresentanza democratica è concesso soltanto di eseguire materialmente opere, lavori che vengono programmati, che vengono indirizzati da chi, invece, ha una piena autorevole responsabilità politica.
PRESIDENTE. Grazie Consigliere. Per favore, ricordo a tutti i presenti sia all’interno dell’emiciclo che all’esterno, per evitare antipatiche decisioni, che non è consentito esprimere forme di dissenso o di consenso rispetto alla discussione consiliare. Ricordo altresì a tutti di provvedere a spegnere le suonerie dei cellulari per permettere una comprensione piena del dibattito.
Per illustrare la mozione a firma De Sio, Laffranco, Lignani Marchesani, Melasecche Germini, Modena, Nevi, Rossi, Sebastiani, Spadoni Urbani, Tracchegiani, Zaffini, la parola al Consigliere Zaffini.
ZAFFINI. Grazie Presidente. Io ho il piacere e l’onore di illustrare questa mozione a nome di tutti i colleghi dell’opposizione che hanno contribuito evidentemente alla sua elaborazione. Ritengo sia stato molto utile fornire a beneficio di questa discussione un documento della intera opposizione del Consiglio Regionale, perché, beh, evidentemente sembra di vedere una situazione abbastanza irreale che disegnerebbe in quest’aula una sorta di maggioranza eterogenea rispetto a questa posizione e a questo argomento e vedrebbe anche la forza di maggioranza relativa della Regione, cioè i DS, non avere teoricamente una posizione rispetto a questo argomento, per lo meno non avere una posizione espressa in un atto depositato a beneficio della discussione.
Immagino e spero che nel corso del dibattito, invece, questa posizione emerga ma
comunque quello che mi pare utile osservare è che appunto le tre mozioni designano e disegnano una sorta di maggioranza teoricamente e ampiamente utile ad ottenere gli scopi che le tre mozioni si prefiggono. Le conclusioni, gli "impegna" delle tre mozioni sono assolutamente analoghi se non identici e a tale scopo io partirei proprio dalla lettura dell’"impegna" della mozione del centrodestra che recita testualmente così, ovviamente non leggeremo tutta la mozione, anche perché è costruita in modo piuttosto dettagliato, e leggiamo solo l’”impegna”.
Rispetto a questo la nostra mozione dice che: "Il Consiglio Regionale impegna la Giunta Regionale a rivedere l’iter di approvazione del progetto vagliando la possibilità di soluzioni alternative a quelle prospettate, soluzioni che possano ovviare alla demolizione dei ponti del Comune di Foligno. A dare adeguato ascolto alle comunità interessate dall’intervento di risanamento ambientale del fiume Topino e del torrente Chiona, programmando opportuni percorsi di partecipazione, ad avviare le procedure di valutazione di impatto ambientale, come previsto dalle normative vigenti, a verificare la legittimità - ai sensi della vigente normativa - della divisione del progetto in due stralci".
Questi sono i quattro passaggi di impegno che noi prevediamo nel nostro documento e non mi sembra che rispetto a questo gli altri documenti si differenzino particolarmente, quindi mi premeva osservare appunto l’esistenza di questa maggioranza in aula. Rispetto, invece, al contenuto, allo spirito e al senso di questa giornata di dibattito, il primo passaggio che anche noi intendiamo rimarcare e osservare è quello che è stato definito un deficit di democrazia, quello che io più banalmente definisco il solito tentativo di mettere la gente davanti al fatto compiuto. Purtroppo non è la prima volta che questo accade, non è neanche la prima volta che ci troviamo a discutere in questa aula di questo stile amministrativo, ci sono autorevoli precedenti, in ogni situazione si è sviluppato un comitato.
Che dire di questo, Presidente? Questo comitatismo io mi sento di poterlo definire come una sorta di risposta autonoma e autorevole della gente che si trova molto spesso a conoscere le cose che li riguardano e che riguardano la vita quotidiana delle loro famiglie, delle loro comunità, dalla lettera di esproprio, perché questa è la prassi che purtroppo si va consolidando in questa Regione e in queste città di questa Regione a maggioranze sempre della stessa tinta e dello stesso colore, vogliamo dire che è una sorta di delirio di onnipotenza, potrebbe essere questo.
Però quando più volte ripetutamente, possiamo fare gli esempi, il caso dell’impianto a
biomassa dell'Amministrazione Comunale di Spoleto, il caso del mega depuratore della vicenda di Todi, della quale si è occupato il collega Tracchegiani diffusamente, il caso della polveriera di Foligno, il caso dell’impianto Elf Gas, sempre di Foligno, cioè tutte situazioni che attengono - e ne potrei dire altre cinquanta, sia chiaro - alla vita quotidiana dei residenti, delle comunità, dei cittadini e che piovono sulla testa degli interessati con la lettera di esproprio; questo è masochismo politico, è autolesionismo puro, perché è evidente che ormai i cittadini dell’Umbria hanno capito e hanno imparato.
Allora, se non è capace l’opposizione - e qui faccio un’autocritica evidentemente - a rappresentare compiutamente gli interessi dei cittadini laddove l’opposizione dappertutto non arriva, posto che evidentemente non era capace la maggioranza a capire quello che succede, è giusto ed è normale che intervengono i cittadini, che non hanno più l’anello al naso come una volta, e decidono di organizzarsi autonomamente, vanno a leggersi i progetti, si prendono i loro consulenti e decidono evidentemente di reagire. Questo è quello che per l’ennesima volta è successo a Foligno. Devo dire, mi sia consentito un passaggio proprio leggermente polemico perché non vorrei eccedere nella polemica in questo intervento, che a Foligno purtroppo succede spesso questo.
E poi va da sé che questo progetto non è un progettino qualunque, voglio dire, non è una cosa che può passare come a tressette. No, si tratta di demolire ponti, non la enfatizzo più di tanto come ha fatto il collega Vinti, anche perché sono abituato a maggiore concretezza, però comunque si tratta di buttare per aria i ponti, si tratta di espropriare cento ettari di terra, si tratta di livellare gli argini di un fiume. Voglio dire, non è un progetto di quelli che passano, così, si può pensare che passino, come dire, a tradimento, alla chetichella. Questo è masochismo politico!
L’altra vicenda che va osservata - e va osservata anche qui attentamente perché poi va a spiegazione della prima - è l’iter di questo percorso. Allora, il 17 novembre i cittadini apprendono dell’imminente avvio dei lavori con la lettera d’esproprio; il 21 dicembre il Consorzio aggiudica i lavori; il 30 dicembre un dirigente della Regione assume una determina - il 30 dicembre, il giorno prima del 31, proprio in piena dieta pre-cenone di fine anno -, il dirigente zelante va in ufficio e firma una determina dirigenziale che prende atto, la Regione prende atto di un progetto, e non esiste infatti in nessun atto deliberativo della Giunta Regionale. La Regione prende atto ma impegna 8.750.000 euro, con una presa d’atto. Non so se questo ha precedenti. Per altro, stessa cosa accade con il Comune di Foligno, cioè il Comune di Foligno, a quanto io ne sappia, in Giunta questo atto non l’ha
mai approvato; l’ha approvato un dirigente con una determina dirigenziale. Quindi il percorso mi sembra del tutto chiaro.
La terza questione, quella sulla quale noi ci sentiamo di avanzare ogni tipo di perplessità tecnica, io non faccio l’ingegnere idraulico, la politica non deve entrare nel merito tecnico dei progetti, perché è velleitaria quando tenta di farlo e rischia anche di dire qualche stupidaggine; per cui io non so, francamente, se è tutta colpa del Consorzio, non lo so, diciamo che mi interessa anche relativamente, mi dà l’idea di questo capro espiatorio appiccato a testa in giù, con la gola sgozzata e che cola sangue; se devo pensare ad un’immagine del Consorzio in questo momento mi pare di vederla così, mi pare come una sorta di scorciatoia, insomma, non mi piace. Però questa divisione in stralci del progetto in due è innegabile che fa riferimento al Consorzio. E allora la normativa vigente, come sapete colleghi, ma lo diciamo a beneficio di tutti, anche dello stenografico, impone la gara europea a 5 milioni di euro; allora è prassi abbastanza consolidata che, per evitare lungaggini, procedure, diciamo rotture di scatole, possiamo dire anche così genericamente, si decide di dividere in stralci, che però la legge impone essere funzionali.
Che significa? Che gli stralci devono essere autonomamente funzionanti. Questi stralci a giudicare dal progetto, sulla cui validità noi abbiamo tutti i dubbi del mondo, perché nessuno ha tentato di farcelo capire, e come noi evidentemente i cittadini, tant’è che sono presenti, questi stralci appaiono tutt’altro che funzionali, perché se mai avessero dovuto essere funzionali questi due stralci, il primo avrebbe dovuto essere proprio quello dell’abbattimento dei ponti, perché perdonatemi, se è vero - ed io, ripeto, ho tutte le mie perplessità e dubbi - che bisogna abbattere i ponti perché se arriva la piena i ponti fanno da imbuto e si allaga tutta Foligno, non è che costruendo l’invaso, la vasca di laminazione di Budino, questo problema si risolve, non credo insomma, i ponti stanno lì, l’imbuto sta lì, arriva la piena, si allaga Foligno, anche se c’è la vasca di laminazione realizzata. Quindi, se mai si voleva dividere in due il progetto bisognava fare: primo stralcio, l’abbattimento dei ponti; secondo stralcio, semmai, la vasca di laminazione a Budino o dove altro.
Questa è l’unica libera uscita tecnica che ci prendiamo nell’intervento, non ce ne vogliamo prendere altre di libere uscite tecniche, però ci sembra logico e ragionevole porci questo dubbio. Non è vero? Benissimo, spiegatecelo e sarà ovviamente nostra premura e cura tornare indietro su questo dubbio.
La quarta considerazione, e qui la faccio evidentemente anche nel mio ruolo di Consigliere Regionale, ma perdonatemi, colleghi, lo stesso zelante dirigente, che non
voglio sapere neanche chi è, non mi interessa, che il 30 dicembre va a firmare la determina, in Conferenza dei Servizi dice che non serve la valutazione di impatto ambientale. Allora, perdonatemi, ma qui io non capisco: un progetto del genere, che butta giù due ponti, che espropria 100 ettari, che butta giù gli argini, che ricostruisce gli argini, che allaga mezza Budino, non impatta ambientalmente? Ma come, dobbiamo fare l’impatto ambientale per aprire una finestra, a momenti, se dobbiamo aprire una
“cecarola”, che abbiamo un bagno, dobbiamo a momenti fare l’impatto ambientale, e per un progetto del genere non serve l’impatto ambientale? Non serve né per il primo né per il secondo stralcio, addirittura, si allarga lo zelante dirigente. Ma perdonatemi, la stessa cosa, però, collega Bocci, la fa il dirigente del Comune di Foligno, perché quando il dirigente del Comune di Foligno, dopo quella famosa presa d’atto del Sindaco di Foligno che scopre di questo progetto a settembre, come tu ci dici, va a fare la Conferenza dei Servizi ad ottobre, e dice: “Tutto bene, madama la marchesa”. Quindi se ci fosse stata questa sorta di folgorazione sulla via di Damasco del tuo Sindaco, per rimanere in ambito curiale, come tu scegli parlando del vescovo, della concordia e dei fiumi carsici e di tutto quello che cerchi, per rimanere sempre nelle Sacre Scritture, se fosse veramente folgorato sulla via di Damasco allora chiama il dirigente e gli dice: “Caro dirigente, fermati, perché non è tutto bene, madama la marchesa”, cioè non ci prendiamo in giro!
Allora, per dare una conclusione ed una connotazione di natura politica che si riallaccia all’inizio del mio intervento, colleghi, su questo argomento c’è una maggioranza vasta, ampia, la Margherita è d’accordo, Rifondazione è d’accordo, l’intera opposizione è d’accordo, ritiriamoci cinque minuti in camera di consiglio, noi chiederemo la sospensione - lo anticipo - a chiusura del dibattito, formuliamo una mozioncina che si libera e si spurga di ogni considerazione di natura politica e che lascia solo gli impegni, in modo che nessuno ha l’alibi per non firmare o per non votare, e votiamo banalmente questa cosa che appare del tutto evidente e cioè che bisogna rimettere mano al progetto dall’inizio, all’origine, chiarire alle popolazioni quello che succede, valutare una, due, tre soluzioni alternative e poi decidere - ammesso che sia indispensabile questa opera - che cosa fare.
Chiudo, però anche qui - perché io faccio politica e non faccio la dama di San Vincenzo - con un piccolo passaggio di strumentalizzazione, consentitemelo, no? Rifondazione sta in maggioranza a Foligno, la Margherita sta in maggioranza a Foligno, la Margherita peraltro ha pure il Sindaco o dovrebbe avercelo, che io sappia, rimango ai fatti e dico: se non si è d’accordo - specialmente lo dico a Rifondazione -, non si è d’accordo sulla 77, non si è
d’accordo sulla polveriera, non si è d’accordo neanche sulla..., perché anche lì ci vennero a dire che…, ma insomma, siamo partito di lotta o siamo partito di governo? Facciamola finita anche qui con tutte queste trappole, che davanti alla gente facciamo un discorso, quando ci sediamo in Giunta ne facciamo un altro perché ci serve per pigliare un Assessore, un Consigliere, un piatto di lenticchie. Basta! Se siamo contro questo progetto votiamo contro, ma traiamone le conseguenze politiche e amministrative, usciamo dalle Amministrazioni e determiniamo la crisi, se vogliamo essere politicamente coerenti, di quelle Amministrazioni, perché questi sono progetti che attengono, come detto dal Capogruppo Vinti, alla vita quotidiana delle popolazioni e al modello di sviluppo che ci proponiamo di seguire. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie Consigliere. Per favore, per favore, per favore! Alla prossima manifestazione sarò costretto a liberare l’Aula consiliare. Colleghi, inizia il dibattito.
Consigliere Rossi Luciano, prego.
ROSSI LUCIANO. Grazie Presidente. Bocci ci ha ricordato che è San Feliciano, però ha dimenticato di dire che è stato un santo martire, dunque con il sangue ha pagato la sua vita. Non c’è dubbio che Foligno ha conosciuto già troppi prezzi così alti da pagare e i comitati spontanei che hanno reso Foligno capitale, in effetti, certificano che non vogliamo però seguitare a subire, Presidente Lorenzetti. Bocci però ha anche ricordato che a Foligno scompaiono i fiumi; scompaiono anche le case, il comitato di Fiamminga ne sa esattamente qualcosa, dunque sono miracoli che continuano e dei quali forse ci siamo un po’ tutti stufati.
Credo che Vinti quando parla di deficit di democrazia non c’è dubbio che evidenzia un qualcosa che in effetti sta accadendo in maniera grave, reiterata nel territorio umbro;
giustamente gli va ricordato che se lui partecipa alle maggioranze qui in Regione, in Provincia e nei Comuni, in effetti non può dopo andare a sollevare le masse dicendo a queste masse: “Non vi abbiamo coinvolti, non abbiamo sollecitato un dibattito ed una partecipazione”, che a chiacchiere viene promessa e che nella sostanza non è accaduta.
La condivisione tecnica delle tre mozioni è condivisa non solo da me personalmente, da Forza Italia, in particolare quella che insieme a Zaffini, tutti insieme abbiamo sottoscritto e redatto, dunque una condivisione tecnica, ma dato che questa è un’Aula politica bisogna vedere se la politica riesce a questo punto a trasformarsi in un’azione concreta.
L’argomento è stato già conosciuto in Consiglio Comunale a Foligno e, Consigliere Bocci, Marini è stato... no, Marini quello importante, quello di Foligno, è stato coinvolto tardivamente, ma l’altro Sindaco, Salari, appartenente alla Margherita, negli anni dove stava su questo percorso? È comodo e grave di fatto scaricare responsabilità nel dire:
“Non sapevamo”. Non risolve il problema ma, se vogliamo trovare una soluzione al problema, siamo non pronti, di più, e credo che la partecipazione di popolo voglia sollecitare proprio questa soluzione, e vediamo se sapremo fino in fondo essere capaci di assumere questa responsabilità e di dare una soluzione a questo problema.
È vero - e Vinti ce l’ha ricordato, che l’Umbria è a grave rischio esondazione, lo sappiamo, purtroppo, dunque quanti errori anche nel passato. Ma è anche vero che Foligno, con il suo fiume Topino, nella recente esondazione che di fatto ha allagato l’Umbria e per la quale il Governo ha riconosciuto anche uno stato di calamità naturale, a questi fatti l’unico fiume che non ha tracimato, non è andato fuori guarda caso è stato il fiume Topino, dunque non capisco perché c’è questa emergenza, questa urgenza. Queste decisioni assunte nelle segrete stanze, non si capisce il significato. Non scendo in tatticismi e in strategie, vediamo se questa volta sapremo dare concretezza al nostro impegno nei confronti di un’aspettativa partecipata, diffusa, spontanea.
Noi in particolare a Foligno abbiamo saputo nel Consiglio Comunale, riuscendo poi ad aprire la porta, ad aprire un dibattito su questo argomento. Penso che sia stata una bella conquista di tutti, una vittoria proprio di tutti. Adesso però non serve limitarsi a questa apertura ma serve passare alle azioni concrete, e credo che non può essere non condivisa la volontà forte, determinata da parte dei comitati, ma oggi ci limitiamo al comitato che riguarda il discorso dei ponti, che riguarda Budino, nessuno dimentichi Bevagna, anche per la presenza apprezzata del suo Sindaco qui in sala, perché l’argomento riguarda un territorio vasto. Bene, allora se tutto questo è vero, se il gruppo della Margherita non fa tatticismi e vuole passare all’azione concreta, se Rifondazione vuole fare altrettanto, aspettiamo gli altri gruppi della maggioranza, vediamo se avranno veramente coraggio, io credo che noi possiamo fare due cose sostanzialmente: la prima è quella di pretendere uno stop serio, immediato ed un ripensamento totale, questa volta sì con una partecipazione pubblica, per partecipare e coinvolgere chi vive sulla propria pelle quei territori da secoli; la seconda, se questa cosa è veramente vera, quello che è stato detto, deficit di democrazia, bisogna punire chi è stato responsabile di questa situazione:
c’è un Consorzio che ha una sua struttura, bisogna pretendere un commissariamento di
quel Consorzio. Grazie ed ho concluso.
PRESIDENTE. Grazie Consigliere. La parola al Consigliere Dottorini, prego.
DOTTORINI. Grazie Presidente. Colleghi, la questione degli interventi diretti alla riduzione del rischio idraulico e al risanamento ambientale nei bacini del fiume Topino e torrente Chiona mette in evidenza problematiche di legittimità, congruità ed opportunità formale e sostanziale. E’ necessario mettere in chiaro da subito che per i Verdi e Civici una politica per la messa in sicurezza dei fiumi da rischio idraulico non solo è necessaria ed urgente ma dev’essere predisposta tenendo conto dell’attivazione di strumenti per la manutenzione costante ed efficace dei bacini fluviali, cosa che è mancata per svariati decenni e manca tuttora. A ricordarcelo paradossalmente è uno degli attori della vicenda oggetto della nostra discussione; il Consorzio bonificazione umbra infatti, per bocca del suo Presidente, ha sostenuto nei giorni scorsi che la manutenzione dell’alveo e delle sponde Topino è assente da almeno settant’anni. Voi capite che è semplicistico e oltremodo dispendioso, quanto meno discutibile pensare di intervenire affrontando i problemi senza avere messo in conto una adeguata politica di tutela del territorio da cementificazioni e abusivismi diffusi e troppo spesso tollerati.
Detto questo, non si possono nascondere forti dubbi e perplessità su come questi interventi sono stati predisposti e sull’iter seguito per la definizione del progetto e per le procedure di finanziamento. Il progetto di messa in sicurezza si basa sull’accordo di programma quadro tra il Governo e la Regione Umbria firmato nel luglio 2001 e fa riferimento al piano stralcio di assetto idrogeologico. Il fatto che gli interventi siano stati indicati già dal 2001 obbliga a qualche riflessione, per esempio sull’inopportunità di usare l’argomento dell’urgenza come una clava sui diritti di conoscenza e partecipazione delle comunità coinvolte, oppure riguardo alla presunta neutralità tecnica degli interventi predisposti, anche in considerazione del fatto che non sono stati presentati progetti da analizzare e confrontare. È del tutto evidente che la tempistica dell’erogazione dei fondi, maggio 2005, e dell’attivazione degli stessi, dicembre 2005, ha favorito un iter tutt’altro che partecipato e, se non ci fosse stata la forte mobilitazione civica delle settimane passate, è lecito pensare che non si sarebbero cercate soluzioni valide e condivise.
Noi ci domandiamo: ma è possibile che in questa, come in numerose altre vicende che riguardano la nostra Regione, i cittadini debbano essere visti come una controparte
pericolosa piuttosto che come interlocutori chiamati a condividere scelte e decisioni che riguardano la collettività? Possibile che sia necessario costituire comitati ed associazioni, chiamare in causa avvocati e regole per sentirsi a pieno titolo parte di un contesto sociale e civile? Ma c’è un altro aspetto che la cosiddetta urgenza porta con sé e che merita la massima attenzione, vale a dire la possibilità di rinuncia da parte dei soggetti attuatori dell’attivazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale che, al contrario, anche con procedure semplificate sarebbe stato utile prevedere, se non altro per tutelare il territorio vista la pesantezza degli interventi previsti. La verità è che ancora una volta ci troviamo di fronte alla ineluttabilità di interventi che prevedono tempi e procedure discutibili, pena la perdita dei finanziamenti.
Queste modalità fino ad oggi hanno provocato solo danni ambientali ed etici, danni alla democrazia prima ancora che al territorio, contribuendo ad allentare ancora di più il rapporto tra cittadini e rappresentanti istituzionali ed insinuando nell’opinione pubblica forti sentimenti di disistima e sfiducia nelle stesse istituzioni. Presidente, noi Verdi e Civici pensiamo che questa situazione, fattasi via via sempre più pesante, sia recuperabile, pensiamo che occorra la piena attivazione del tavolo partecipativo proposto dall’Amministrazione Regionale all’interno del quale si dovranno cercare soluzioni condivise, in primo luogo da quei cittadini che sono sottoposti all’esproprio di porzioni delle loro proprietà per la realizzazione delle vasche di laminazione dei territori di Foligno, in particolare per la frazione di Budino e Bevagna, è bene ricordare che oggi si discute del primo stralcio dell’intervento progettato dal Consorzio bonificazione umbra e non come invece, a nostro parere, dovrebbe essere del progetto generale di messa in sicurezza del sottobacino del Topino.
Questo non è un fattore secondario, infatti l’autorità di bacino del Tevere afferma chiaramente la necessità che l’intervento idraulico sia unitario cioè comprensivo dell’intera realtà idrografica presa in esame. L’assenza di unitarietà della progettazione mette in evidenza la incongruità di certi aspetti dell’intervento come la prevista demolizione e ricostruzione dei ponti di Foligno, San Giacomo e Della Vittoria, a fronte del mantenimento del cosiddetto ponte della ferrovia e del ponte Biscanzano, quest'ultimo assente dalla progettazione in quanto il progetto del Consorzio di bonifica è relativo al tratto di fiume cittadino e non, come dovrebbe essere, anche al tratto a nord di Foligno che storicamente è quello maggiormente interessato alle esondazioni.
E' anche utile ricordare che i principi tecnici per la messa in sicurezza dei reticoli fluviali
prevedono che la messa in sicurezza debba avvenire a monte dei centri abitati, ce lo ha efficacemente illustrato l’ingegnere Pelillo, rappresentante delle autorità di bacino del Tevere, nel suo intervento all’assemblea pubblica di Cannara di ieri, quando riferendosi alla città di Roma ha affermato che non avrebbe senso realizzare vasche di laminazione sul corso del fiume a sud della città e verso il mare, in quanto la protezione è data da un intervento lungo tutta l’asta del Tevere a nord di Roma.
Bene, questo è esattamente il contrario di ciò che avviene per la città di Foligno e obbliga le istituzioni ad ovviare nei tempi più stretti possibili a tale incongruità attraverso l’elaborazione contestuale alla fase di aggiustamento mitigatorio del progetto approvato e finanziato, di un progetto di massima per la messa in sicurezza del Topino, almeno dal tratto con la confluenza del fiume Menotre, Vescia, Scanzano, San Giovanni Profiamma.
Signor Presidente, questa vicenda è nata male e noi rischiamo seriamente di non riuscire a trovare una soluzione in grado di soddisfare alle stesso tempo le necessità tecniche per la messa in sicurezza del territorio e quelle dei cittadini, se non si ammettono gli errori compiuti a vari livelli, se non si ha l'umiltà di riconsiderare gli interventi, se non si sospendono le procedure per un tempo sufficiente a rivedere il progetto cercando la condivisione dei cittadini e il rispetto dell’ambiente.
Come Verdi Civici ci assumiamo la responsabilità di individuare soluzioni il più possibile condivise tentando di riparare al danno di una partecipazione praticamente inesistente, ma una cosa continuiamo ad affermarla con forza: non si può accettare un sistema decisionale che passi sopra la testa dei cittadini e delle istituzioni locali, su questo misureremo la reale volontà dell’Amministrazione regionale di cambiare rotta rispetto al passato, aprendosi concretamente alla partecipazione e garantendo la massima trasparenza di tutti gli atti amministrativi attuali e futuri. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie Consigliere, invito i colleghi ad abbassare i toni del brusio per permettere un corretto ascolto dei vari interventi. La parola al Consigliere Girolamini, prego Consigliere.
GIROLAMINI. Grazie Presidente. In queste settimane noi abbiamo avuto la città di Foligno al centro dei grandi dibattiti nei giornali e nelle televisioni, cittadini e istituzioni che si sono confrontati direttamente e si sono confrontati a distanza. Intanto io voglio dire che il tema che all’ordine del giorno, come veniva ricordato dai miei colleghi, ma a me piace
sottolinearlo, è quello di come prevenire e come tutelarci al meglio, e quindi tutelare al meglio i cittadini, dalle calamità naturali. Questo è il punto, utilizzando una serie di studi che appunto individuano le aree che sono idrologicamente a rischio nelle varie realtà italiane e anche nella nostra Regione, individuando queste aree a rischio anche nella nostra Regione si impone la costruzione di quelle opere, di quelle infrastrutture per garantire la sicurezza degli abitanti che sono in quelle aree stesse.
Quindi, per quanto riguarda le istituzioni tutte, questo è un obbligo di intervento, che ovviamente però deve seguire procedure, metodi e finalità. Ecco, io penso che non si debbono, come è stato detto da altri, fare le cose o fare le opere solo perché ci sono i soldi e quindi li dobbiamo comunque spendere, non è ovviamente questa la logica che è dietro il progetto. C’è un problema che dev’essere risolto, affrontato e risolto, ci sono le risorse per poterlo risolvere almeno parzialmente e allora, che il problema ci fosse io leggendo la stampa di queste settimane, addirittura si legge che il problema dell’esondazione lo segnalava l’ingegner Sabatini nel 1946, dirigente dipendente del Comune di Foligno, quindi è un problema assolutamente storico.
Voglio anch’io sottolineare però intanto un’azione positiva svolta dalla Regione e dall’Assessore Bottini in maniera particolare che ha messo insieme istituzioni locali e cittadini in un confronto per illustrare quelli che erano stati i percorsi, per comprendere le perplessità, le obiezioni e quindi avviare un percorso per nuove soluzioni, perché di questo oggi si tratta. Ecco, non si tratta di equilibrare chissà quali interessi particolari, come prima qualcuno adombrava nell’intervento, qui c’è un interesse generale dei cittadini e quindi un dovere delle istituzioni. Certamente io sono anche del parere, mi dovete perdonare se esco dal coro, non ritengo che noi dobbiamo mettere sulle spalle né dei tecnici, siano essi della Regione, siano essi del Comune, siano essi del consorzio, mettere sulle spalle responsabilità che, invece, attendono alle istituzioni, in maniera particolare appunto a chi ha poi la responsabilità di governo nel territorio.
Qui non ci sono state delle procedure formalmente errate, ci sono state certamente - come dire - delle procedure insufficienti, dei momenti di comunicazione, di informazione nei quali appunto singoli cittadini o comitati avrebbero dovuto e potuto dare, esprimere la loro opinione, la loro perplessità, esprimere anche una richiesta, perché per esempio tra le varie quella della valutazione di impatto ambientale, di incidenza ambientale è una richiesta che forse sul piano formale è da discutere, ma sul piano della sostanza credo che sia appunto un elemento importante che aiuta a capire, aiuta appunto a trovare anche
altre soluzioni.
Come Gruppo Socialista noi non abbiamo presentato alcuna mozione perché abbiamo visto il clima già fortemente infuocato e quindi ci siamo limitati a fare un incontro come gruppo della Regione insieme con l’Assessore Rometti e il nostro gruppo consiliare al Comune di Foligno, il Sindaco di Bevagna, abbiamo prima di tutto cercato di capire, ci siamo rapportati con l’Assessore Regionale, abbiamo detto: “Ci sarà il momento della discussione politica in Consiglio Regionale e quindi è lì che esprimeremo le nostre valutazioni”.
Ecco, quindi, la prima questione è stata ed è appunto quella di recuperare quell’incontro, quel confronto per poter migliorare il progetto così come è stato presentato. Non entro nel merito del miglioramento di che cosa significa, perché noi apparteniamo alle istituzioni, alla politica e quindi non siamo ingegneri, per cui noi dobbiamo pretendere dai tecnici la presentazione di più opportunità, di più possibilità, confrontarci con i cittadini e decidere insieme qual è la soluzione più condivisa, qual è la soluzione più accettata. Perché sostituirsi agli ingegneri in quella opzione o in quell’altra, io credo che insomma non sia poi il compito vero della politica. E allora, poiché i cittadini sono qui questa sera e non è la prima volta, è bene che sia così che il Consiglio Regionale sia partecipato direttamente dai cittadini ma non sono qui per sentire soltanto le singole posizioni dei gruppi consiliari ma per sentire degli impegni concreti.
Ecco, io credo che alla fine di questo dibattito dovrà esserci un ordine del giorno chiaro, su una serie di questioni, su un necessario protocollo d’intesa, di intenti che dev’essere costruito tra i vari livelli istituzionali in un confronto con i cittadini, sulla questione degli indennizzi, sulla questione dei residenti, degli imprenditori agricoli che sono in loco, quindi sull’insieme degli interessi, sulla questione dei ponti, eccetera, su tutte queste questioni aprire un tavolo locale nel quale una ad una possano essere sviscerate e possano essere comprese.
Questo credo sia oggi il compito del Consiglio Regionale, se poi questo ordine del giorno potrà essere approvato e sviluppato all’unanimità ben venga perché ovviamente se ci sono punti di raccordo, che vedono le varie forze politiche presenti senza demagogia, senza pregiudizi, presenti in questo Consiglio approvare all’unanimità un ordine del giorno, vuol dire che tutti i cittadini sentono che il proprio interesse particolare e generale ha veramente sede, trova veramente spazio in questa sede assembleare, in questa sede elettiva, grazie.
PRESIDENTE. Grazie Consigliere, la parola al Consigliere Bracco.
BRACCO. Signor Presidente, colleghi, credo che gli illustratori, i tre colleghi che hanno illustrato la mozione si siano ampiamente soffermati sugli aspetti tecnici di questa vicenda e quindi credo che poco ci sia da ricostruire per quanto riguarda proprio questi aspetti.
Credo, viceversa, che sia necessario fare il punto su alcune delle questioni che l’intera vicenda, così come il dibattito che noi stiamo svolgendo, sollevano. Ora, io ritengo che ci sia un punto su cui ci sia della concordia che auspicava il collega Bocci in introduzione del suo intervento, cioè che soprattutto dopo le grandi tragedie che hanno caratterizzato parte del nostro Paese, in particolare la tragedia di Sarno, ci sia la necessità di organizzare il governo - diciamo - idrogeologico del nostro Paese in modo completamente diverso e per questo allora noi provvedemmo con un rinnovamento della legislazione, il Parlamento allora provvide con il rinnovamento della legislazione in merito che sollecitò tutte le realtà locali e tutte le Regioni ad adeguare il proprio, il governo dei propri territori in modo tale da consentire il non ripetersi d tragedie di quel tipo.
La vicenda ha inizio da lì, ha inizio sul finire degli anni Novanta quando appunto la nuova legislazione imponeva - diciamo - una messa in sicurezza di tutta l’area del Topino, di tutto il territorio del Topino e dei suoi affluenti, cioè un’area che era stata classificata come a massimo rischio idrogeologico e pertanto un’area che necessitava di una messa in sicurezza; si è allora, credo, discusso - io non ho seguito né sono andato a ricostruire, ma credo che ci siano testimonianze giornalistiche abbondanti che lo possano comprovare -, si avviò una discussione ampia credo nella realtà del Folignate ma anche negli altri Comuni interessati, come per esempio il Comune di Cannara, il Comune di Bevagna o tutti gli altri territori della valle umbra, perché si dovevano mettere in atto degli interventi, interventi robusti capaci di mettere in sicurezza questo territorio.
Credo che allora si siano elaborate proposte, si siano elaborati progetti, sono stati ricordati fino ad arrivare a quest’ultimo progetto sul cui merito io non intervengo, perché non sono un ingegnere idraulico, quindi non sono nella condizione di valutarne la qualità, ma mi preme sottolineare l’aspetto politico che qui emerge. Cioè questo progetto è probabilmente, o sicuramente, un progetto dal punto di vista tecnico con una sua validità, però è un progetto che si è rivelato scarsamente condiviso e scarsamente partecipato.
Quello che emerge dalla discussione è proprio il deficit di partecipazione e, se si vuole,
una non sufficiente complessiva valutazione dei diversi problemi che nelle diverse realtà interessate dall’intervento venivano emergendo. Io credo che sia buon compito di un’Amministrazione o di rappresentanti dei cittadini quali noi siamo in presenza di una sollecitazione a ripensare, a correggersi, a rivedere, a cogliere queste sollecitazioni.
Quindi ritengo che abbiano fatto bene gli amministratori di Foligno, cioè coloro che in quella realtà più complessiva in questi giorni hanno partecipato a discussioni, incontri, dibattiti a segnalare il complesso dei problemi, che sono problemi di natura ambientale, che sono dei problemi di natura economica, penso alle questioni sollevate dagli agricoltori della zona di Budino, sono problemi che attengono anche quell’impalpabile rapporto che esiste tra i cittadini e la propria città di pietra, cioè la propria realtà monumentale, storica, cioè, a volte anche rispetto a cose che hanno scarsissimo valore da un punto di vista storico-artistico ma che pure hanno un grande valore affettivo per quello che rappresentano e per quello che hanno rappresentato nel vissuto delle diverse generazioni.
Io ritengo che bene abbia fatto l’Assessore, la Giunta Regionale e l’Assessore competente, l’Assessore Bottini, che anch’io ringrazio per il grande lavoro che ha fatto in questi giorni, dicevo bene abbia fatto ad approfondire e riaprire l’interlocuzione con la città, le sue istituzioni e con le forme organizzate che i cittadini si sono dati. Nell’interesse di tutti, nell’interesse dell’intervento che io credo tutti riconoscono che vada fatto, nell’interesse delle cittadine interessate, a cominciare dalla città più importante, la città di Foligno, dagli abitanti dei territori, e io credo che questo sia il dato positivo che emerge anche da questa discussione, le sollecitazioni che noi facciamo e che rivolgiamo all’Amministrazione di proseguire su questa strada, avendo però alcuni punti fermi. E questi punti fermi sono che l’intervento, io credo, ripensato, risistemato, migliorato, partecipato, comunque non possa non essere fatto, perché risponde anch’esso a delle necessità, a delle necessità di Cannara, a delle necessità di Bevagna, alle necessità di Foligno, perché riguarda la possibilità in quei territori di pensare anche rispetto al proprio futuro sviluppo, oltre che a quello di mettere in sicurezza i cittadini e le cittadine. Quindi un intervento che dev’essere fatto e la cui necessità va riconfermata. Ma dev’essere fatto con il metodo della partecipazione, cioè del coinvolgimento, dell’ascolto di tutti coloro che hanno qualcosa da dire e dell’ascolto degli interessi che in qualche modo da questo intervento sono coinvolti.
Allora io credo che sia urgente, come peraltro è già stato fatto, attivare un tavolo di confronto tra l’Amministrazione Regionale, cioè tra l’Assessore Regionale, i Sindaci dei