CAPITOLO I :
INQUADRAMENTO
2 1.1 INQUADRAMENTO STORICO: Sviluppo del territorio attraverso le previsioni degli strumenti urbanistici; 1.1.1 Premessa Operazione preliminare all’impostazione di un impianto urbano, sia esso di piccole o grandi dimensioni, è la conoscenza del territorio d’intervento. L’unicità e l’identità di un impianto si ottiene quando i caratteri del paesaggio urbano e naturale diventano ingredienti fondamentali della progettazione. ll processo cognitivo dovrebbe quindi esser teso alla raccolta di indizi necessari alla ricostruzione e quindi alla comprensione dello “stato di fatto” del luogo. In questo capitolo cercheremo di ricostruire la storia del sito e del contesto territoriale in cui si inserisce. Un tema di analisi che comprende non solo lo studio della trasformazione degli usi del suolo e della struttura insediativa dell’area oggetto del Piano, ma anche la comprensione del ruolo da essa svolto nei cambiamenti del contesto.
Inizio, dunque, la presente tesi, con l’inquadramento storico dell’area proponendo un’analisi della pianistica pisana dal 1852 al 1992, volta non alla mera descrizione di quelle che sono state le trasformazioni del territorio e le vicende politiche ed economiche che le hanno condotte, ma alla verifica dell’efficacia dei piani regolatori nel guidare l’evoluzione dell’organismo urbanistico e alla comprensioni delle ragioni di eventuali insufficienze. Per cercare di comprendere il processo di trasformazione e di sviluppo che in poco più di cinquant’anni ha profondamente modificato l’abitato pisano, bisogna partire dall’analisi del centro storico entro le mura. La pianta del Grassi, risalente al 1831, mostra un aggregato urbano molto regolare e completamente inscritto all’interno della cinta muraria, ancora intatta, con la presenza di aree da risanare ed ambienti malsani.
3
In particolare l’area di Porta a mare, allora conosciuta come S. Giovanni al Gatano, era costituita prevalentemente da terreno agricolo con una limitata presenza di edifici residenziali; dallo Stato delle anime, il censimento effettuato dai parroci di S.Giovanni, si evince che le famiglie residenti qui, in questo periodo, erano soltanto 180. 1.1.2 1852: Il Piano dell’Hoste Il primo Piano Regolatore Generale venne redatto da Silvio dell’Hoste nel 1852 che propose una intensa opera di risanamento e di sviluppo soprattutto a livello viario per migliorare le comunicazioni. Queste indicazioni vennero riprese successivamente nel 1870 da Vincenzo Micheli, redattore del secondo Piano Regolatore: egli sviluppò soprattutto la zona sud della città dove, nel 1860, era stata costruita la stazione centrale ferroviaria e decise di realizzare il nuovo quartiere di S.Paolo a Ripa d’Arno (Forma Pisarum ‐ Tolaini Emilio).
4 1.1.3 I piani urbanistici tra le due guerre
Agli inizi del Novecento la città di Pisa presentava una struttura urbana legata agli sviluppi dei piani ottocenteschi; la città, che conosceva in questo momento una forte crescita demografica, necessitava di un programma per l’espansione e la riqualificazione. Il 1° agosto del 1929 viene indotto un concorso per Ingegneri e Architetti Italiani per “il progetto di massima del Piano regolatore di ampliamento e di sistemazione interna della città di Pisa”. Le principali direttrici del Piano esortavano ad utilizzare la tecnica del “diradamento igienico” per mettere in risalto gli edifici piu’ interessanti del centro senza alterarne i caratteri storico‐artistici; invitavano a progettare uno studio organico delle vie di comunicazione, teso a ridurre il traffico nella zona interna e a sviluppare fuori le mura nuovi sobborghi collegati al centro; infine prevedono lo sviluppo esterno della città con la localizzazione delle aree industriali e agricole di nuova espansione.
Il progetto vincitore del concorso, quello che interpretava al meglio le direttrici del bando è quello redatto dagli architetti Paniconi, Petrucci, Susini e Turafoli, il piano “3S‐PT”; il piano prevedeva lo sviluppo dell’area industriale della città a Porta a mare in particolare nella zona vicina al Canale di Navicelli. Il piano vincitore del concorso non fu mai adottato; negli anni successivi a Pisa si susseguirono a ritmo continuo interventi urbani, pubblici e privati, che non rispettavano le scelte previste.
L’Ufficio del Piano elabora tra il 1935 e il 1938 una proposta di ampliamento della città lontana da quella auspicata dagli ideatori del bando del ‘29. Le idee guida sembrano aver cambiato completamente direzione; la realizzazione della fabbrica delle Marzotto all’interno delle mura cittadine contrasta la previsione dell’ubicazione delle aree industriali nel quartiere di Porta a Mare.
In generale, la maggior parte degli interventi edilizi realizzati nel periodo tra le due guerre risultano isolati, non integrati al tessuto urbano e quindi
5
privi di qualsiasi organicità urbanistica. Lo sviluppo della città procede ormai al di fuori delle fondamentali regole di pianificazione; l’attenzione degli inizi del secolo ai temi della riqualificazione sembra svanita e si annuncia una situazione di degrado che sarà enfatizzata dalle distruzioni belliche e dagli interventi di ricostruzione che, come vedremo, urbanizzarono tutte le aree limitrofe alla cinta muraria fino ad arrivare alla creazione di una periferia priva di qualità urbana.
Durante la guerra Pisa subisce gravissimi danni. Il primo strumento urbanistico in atto nel periodo post‐bellico, è il “Piano di Ricostruzione
della città” approvato dal Ministero dei LL.PP. il 21.11.1947. Il Piano
interessava le 10 zone maggiormente danneggiate dalla guerra: 6 zone entro le mura e 4 in periferia tra cui quella di Porta a Mare.
Più che di un piano di ricostruzione si trattava di un PRG assolutamente privo di coerenza d’intervento, che portò, negli anni successivi, ad uno sviluppo urbano disordinato sia nella periferia, invasa da una edilizia scarsamente qualificata allargatasi a macchia d’olio in zone prive di opere di urbanizzazione e di servizi essenziali, che all’interno della cerchia muraria.
Si comincia dunque a sentire l’esigenza di uno strumento regolatore più idoneo. La redazione di un nuovo PRG venne affidata agli ingegneri e architetti Pera, Bellucci, Ciangherotti, Fascetti, e insieme alle successive varianti sarà lo strumento operativo dell’attività edilizia e urbanistica fino all’adozione del PRG del 1965.
Il contenuto principale del piano risulta l’espansione esterna di media e bassa densità giustificata sia dalle pressanti esigenze abitative che dall’impossibilità di operare all’interno del tessuto urbano, caratterizzato da una rete viaria insufficiente rispetto alle esigenze di circolazione e da una edificazione già troppo densa e malsana.
Tra gli interventi più significativi tra il ’45 e il ’60 troviamo: la ricostruzione delle “case dipendenti Saint Gobain” e altri progetti urbani dell’area di
6 Porta a Mare come la chiesa di San Giovanni al Gatano di Saverio Muratori, il Poliambulatorio di Roberto Menghi e la nuova sede della Canottieri Arno di Luigi Pera. 1.1.4 Il PRG Dodi‐Piccinato Nella prima metà degli anni sessanta viene redatto il PRG Dodi‐Piccinato, adottato nel ’65 e approvato nel ’70. Tale Piano manifestava innanzitutto l’esigenza di pianificare lo sviluppo razionale della città; risultava impostato in maniera aperta ma con indicazioni di sviluppo ben precise: ad est del centro storico, nell’area di Cisanello, era previsto l’insediamento residenziale, quello industriale viene localizzato lungo la via Emilia, in località Ospedaletto, mentre per i quartieri periferici già esistenti si attuano prescrizioni dirette ad assicurare la dotazione dei servizi e degli standard mancanti.
Nei vent’anni successivi il piano viene modificato da numerose varianti tra le quali quella generale del 1973 e quella dell’aggiornamento cartografico del 1979. Il complesso delle modifiche è tale da alterare il modello di sviluppo unidirezionale previsto dal Dodi‐Piccinato a favore del modello di espansione a macchia d’olio. La “variante generale del ‘73” di PRG è l’atto che dà un indirizzo al piano in tutt’altra direzione rispetto a quella che era alla base dell’ impostazione del medesimo: l’uni direzionalità dell’espansione, ad evitare il fenomeno “a macchia d’olio” e l’ arresto dell’edificazione nelle zone periferiche, vengono vanificate con l’introduzione delle “zone di completamento”, con la previsione di una ulteriore edificabilità nei quartieri urbani e nelle frazioni e con la riduzione delle fasce di rispetto stradali. Le zone di completamento hanno permesso l’edificabilità delle aree lungo la preesiste struttura viaria cosicché le periferie, che ancora negli anni ’60 costituivano abitati circoscritti tipologicamente e morfologicamente definiti, si sono sviluppate linearmente saldandosi tra di loro. E’ il caso di Porta a Mare‐ La Vettola‐
7
San Piero, che ha portato alla formazione di una città lineare lungo la via Livornese.
Per quanto riguarda la zona omogenea D, ovvero le aree industriali e quelle destinate alle attività produttive in genere, viene localizzata dal piano in due aree sedi di complessi industriali già esistenti: la zona di Pta a Mare, a cavallo dell’ Aurelia, e la zona del Viale delle Cascine. Problemi di fondo sono quelli dell’ inquinamento atmosferico che si manifesta nell’area dell’abitato di Pta a Mare e la circostanza che le due si trovano in posizioni strategiche per l’ingresso in città soprattutto nell’ipotesi formulata per l’Aurelia quale strada del “parco”.
Le aree ubicate sulla sponda est del Canale dei Navicelli sono zone destinate dal piano alle sole industrie cantieristiche per imbarcazioni di diporto.
Tutta una serie di attività produttive non evidenziate negli elaborati grafici del piano regolatore, ma trattate nelle Norme di Attuazione è quella delle “piccole e medie industrie esistenti” che vengono distinte tra quelle site nell’aggregato urbano e quelle al di fuori di esso e quindi in zona agricola. Confrontando gli elaborati grafici del piano regolatore generale Dodi‐ Piccinato e quelli della variante del ’73, si osserva che la nostra area d’intervento nel ’65 risultava “zona a destinazione agricolo panoramica”: qui le norme di attuazione consentivano la edificazione di soli edifici rurali, nei limiti prescritti dall’indice di fabbricabilità 0,02 mc/mq, con la finalità di tutela e salvaguardia del territorio agricolo; dal ’73 nella stessa area sembrano comparire nuclei abitativi e un insediamento di tipo industriale, gli stabilimenti dell’attuale Siticem. L’area cambia quindi destinazione d’uso diventando “zona destinata a piccole e medie industrie”: gli edifici su essa costruiti devono sorgere ad una distanza dal confine non inferiore all’altezza del fronte del fabbricato prospiciente il confine stesso; l’ altezza massima assoluta è di 15m; All’ interno del lotto devono esser lasciate aree libere destinate a parcheggio, manovra e carico scarico. Questo ad indicare
8
che la normativa, che aveva come finalità la tutela e la salvaguardia del territorio agricolo, fu ancora una volta mal interpretata dando luogo a nuovi episodi edilizi in aperta campagna. 1.1.5 Progetto preliminare di Giovanni Astengo Alla fine del 1986 l’ Amministrazione Comunale di Pisa decise di procedere all’ elaborazione di un nuovo Piano, affidando a Giovanni Astengo l’incarico di consulente generale di un gruppo operativo interno all’amministrazione comunale. Il processo di formazione del piano fu avviato con l’elaborazione di un “progetto preliminare” dal quale derivare il Piano Regolatore. Obbiettivo di fondo a cui dovranno tendere tutti gli interventi di piano è il riordino, la ristrutturazione funzionale e la riqualificazione ambientale dell’intero insediamento pisano. Per raggiungere tale obbiettivo risultava necessaria l’ individuazione di nuovi poli attrattivi, saggiamente distribuiti nel tessuto insediativo, dove trasferire le principali funzioni pubbliche e private in modo da
9
decongestinare le aree centrali. Contestuale a questo scopo è il recupero delle strutture esistenti, residenziali e non, del centro storico dove si vuole riordinare e rincrementare le attività terziarie.
Per le periferie, il cui problema non è quello di ricostruire il sistema preesistente ma di riqualificare e di dotare di una struttura urbana aggregati senza ossatura urbanistica e senza identità, Astengo adotta previsioni di ampi spazi di verde e verde attrezzato, con funzione di connettivo per la riqualificazione dei disordinati episodi edilizi. I nuovi volumi edificabili vengono limitati ai soli interventi di completamento che consentono di contribuire alla ricomposizione dell’aggregato.
Il piano mette in luce quelle che sono le potenzialità di trasformazione migliorativa dei tessuti e di inserimento di nuove attività economiche, oltrechè di spazi comunitari di alcune zone a sud dell’Arno, tra le quali quella di Pta a Mare.
Il settore urbano, a cui appartiene la nostra area, oltre a risultare particolarmente interessato dal nuovo sistema di infrastrutturazione della città (autostrada e superstrada) diviene, secondo le previsioni, anche un nodo di importante navigazione interna del territorio pisano. Il Progetto Preliminare prevede infatti un intervento diretto sul Canale dei Navicelli per una sua rivalutazione sia in termini di infrastruttura industriale‐ commerciale che di potenziale elemento della nautica da diporto. In questo caso si prevede che i territori posti sulla sponda ovest del canale vengano destinati ad attrezzature ricreative e per il tempo libero basate sul recupero degli attuali specchi d’acqua, residui di vecchie cave d’argilla. Anche lungo l’asse viario Aurelia si prevede la realizzazione di un’area sportivo‐ricreativa e turistica che si propone come riqualificazione funzionale e formale di questa parte del territorio.
Due i bacini proposti: uno come rimessaggio a ridosso dell’area industriale lungo il canale, in una zona dove già esistono ampie depressioni del terreno, l’altro tra il canale e la via Aurelia come vasca di canottaggio. Si
10
prevede anche il ripristino del collegamento con l’Arno tramite l’apertura dell’Incile che comporterebbe la creazione di un ponte mobile sulla via Livornese e sulla linea della tramviaria. A proposito di linea metropolitana leggera, il Progetto Preliminare prevedeva anche la riutilizzazione della vecchia linea che da Pisa conduceva al litorale via Parco naturale.
Si prevede poi il riordino dell’area industriale di Porta a Mare cercando di armonizzare il rapporto con il vicino abitato con il ricorso a sistemi produttivi di tecnologia avanzata, tali da abbattere l’inquinamento ambientale; nel settore in esame, caratterizzato da un’alta concentrazione di attività produttiva, si ha una forte concentrazione dei consumi di fonti energetiche e di acqua, con un conseguente livello elevato di emissioni di vario tipo derivanti dai processi produttrici (fiumi, rifiuti solidi e rumore). Dalla lettura della documentazione relativa all’analisi delle esigenze dell’imprese industriali ed artigianali presenti nel settore ‘Pisa Ovest’ si evidenzia che, già nel ’90, alcune imprese di zona manifestavano l’esistenza di problemi relativi ad una scarsa funzionalità nell’ubicazione degli stabilimenti;
Il Piano infine prevede, per la nostra area, l’integrazione dell’abitato esistente, che si sviluppa tra Porta a Mare e San Piero, con servizi ed attrezzature da localizzare saggiamente nei centri funzionali dei quartieri di Porta a Mare, la Vettola e S.Piero, in modo da renderli autonomi.
Purtroppo la prematura scomparsa di Astengo impedì la formazione del Piano Regolatore definitivo; nel giugno del 1992 viene nominato consulente generale per la formazione del Piano Regolatore Bruno
Gabrielli, un allievo di Astengo. Le scelte di Gabrielli, attuative ed evolutive
rispetto al Preliminare, si possono riassumere nei seguenti punti: • Contenimento della città entro i suoi limiti attuali
11
• Riorganizzatore della viabilità evitando l’attraversamento del centro urbano
• Riassetto dell’area di Cisanello
• Decentramento nella zone di Cisanello di alcune funzioni pubbliche • Riordino del sistema universitario con il decentramento delle attività di ricerca.
Il Piano sviluppa inoltre alcuni temi speciali tra i quali il recupero e la riorganizzazione della zona della Darsena. Gabrielli riprende l’indicazione del Preliminare e accentua la caratterizzazione di questa zona come spazio della città, prevedendo l’inserimento oltre che del centro nautico, del museo e di un’area per le fiere e le attrezzature. Quest’idea sarà ripresa nel ‘progetto PAN’ dall’Assessore Mauro Parisi; egli propone per questa zona l’idea di una ‘città parco ’ nell’acqua e nel verde, complementare alla città dentro le mura, con l’ulteriore funzioni di “trait d’union” tra il “Parco culturale” del centro storico e il “Parco naturale” di San Rossore.
Anche il Piano di Gabrielli non arriva all’approvazione a causa della crisi politica dell’Amministrazione Comunale.
12 1.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE: L’area in studio all’interno del contesto territoriale
Quando l’intervento s’inserisce in un contesto urbanizzato è necessario che il progettista ne studi la conformazione e la struttura in modo da rendere armonico il rapporto tra luogo e intervento.
Nel paragrafo analizzeremo preliminarmente la conformazione del contesto territoriale in cui la nostra area d’intervento s’inserisce, successivamente andremo a focalizzare la nostra attenzione sulla localizzazione ed i confini del sito, le sue principali caratteristiche antropiche, morfologiche e climatiche ed i suoi collegamenti più significativi. Osservando la foto si nota come al margine nord‐est, l’area confini con una vastissima zona verde, il Parco di Porta a Mare; Il parco, che ha un estensione di circa ha 64, rimane racchiuso tra l’abitato di via Livornese, il canale dei Navicelli e il tratto terminale della S.G.C. FI‐PI‐ LI realizzato all’inizio degli anni novanta, che ha separato,
13
interrompendone la continuità, l’area del parco dal territorio agricolo che si espande verso sud.
L’attuale configurazione del territorio, nei suoi caratteri principali, risale al periodo altomedievale a seguito dell’intervento di raddrizzamento del corso del fiume Arno. Segni dell’antico percorso del fiume si possono ancora leggere sulla base dell’orditura dei campi. I principali connotati dell’area sono di tipo prevalentemente agricolo e non presentano aspetti naturali e paesaggistici di particolare pregio da salvaguardare. L’unico elemento interessante è la zona dei laghetti, la zona paludosa formatasi a seguito di una depressione nata con le cave per l’escavazione dell’argilla. Di particolare interesse sono anche alcuni percorsi poderali che seguono l’andamento originario dei campi ed in particolare il tracciato dell’ex tranvia che taglia in senso longitudinale, da est ad ovest, tutta l’area. La presenza dell’edificato di via Livornese, trasversale all’andamento del territorio del parco ne interrompe la continuità e fa da barriera.
In questa porzione i tracciati viari storici secondari, quali la via Minore e il tratto iniziale della via Vicinale del Prataccio, risultano gli unici elementi di raccordo con le zone a sud del tracciato tranviario ed in particolare con l’area delle ex cave d’argilla.
1.2.1 localizzazione e confini
L’ area risulta inserita nella fascia urbanizzata lungo il filamento di Via Livornese, nei pressi della località La Vettola; quest’ultima posta a sud‐ ovest del territorio comunale pisano, tra l’abitato di Porta a Mare ed il Parco di Migliarino‐San Rossore‐ Massaciuccoli, rappresenta, per le sue caratteristiche morfologiche e agricole, un’area di alto valore paesaggistico.
Sulla vecchia Via Livornese, che l’attraversa in senso longitudinale, l’edificato va a costituire un aggregato lineare privo di qualsiasi centralità. Ed è proprio lungo tale filamento che si colloca la nostra area d’intervento,
14
esattamente nel punto in cui la Via Livornese incontra il rilevato della S.G.C. FI‐PI‐LI; le due infrastrutture viarie ne costituiscono i confini ad ovest e sud rispettivamente. L’area, di forma parallelepipeda, confina lungo tutto il lato est con una vasta zona agricola e a nord con un insediamento residenziale e una zona a verde incolto.
La tavola d’inquadramento, indicandone i confini, individua la nostra area d’intervento in maniera più definita; inoltre, contenendo un intorno sufficientemente ampio, ed evidenziando i collegamenti più significativi, pone in evidenza i rapporti geografici e logistici con il suo contesto territoriale. I n d i c a z i o n e C o n f i n i A r e a 1.2.2 Principali caratteristiche morfologiche e geologiche Lo studio dell’ ambiente naturale e delle sue risorse fisiche è fondamentale nell’ambito della pianificazione urbanistica e territoriale; la conoscenza di
15
tutte le componenti di questo settore (acqua, suolo e sottosuolo, aria e clima..) ne costituisce un momento preliminare e necessario.
La morfologia, ovvero la forma, l’altimetria, l’esposizione del territorio e la clivometria, può infatti imporre una serie di vincoli in sede di progettazione urbanistica.
La nostra area ha un andamento pianeggiante ed un’estenzione di circa 50000mq;
quota sul livello del mare: 0m latitudine: 43,698539°
longitudine: 10,369075°
Per quanto riguarda le caratteristiche geologiche l’attuale situazione geologica e stratigrafica degli strati superficiali di terreno della pianura pisana è il risultato della attività di trasporto ed esondazione del fiume Arno.
Sondaggi a carotaggio continuo, effettuati su un’area limitrofa la nostra, hanno evidenziato la presenza di terreni costituiti da argille e limi di colore bruno‐giallastro, con strati superficiali generalmente preconsolidati al di sotto dei quali si trova uno strato di argille plastiche (che possono talvolta contenere lenti sabbiose). La presenza della frazione limosa meno fine, che caratterizza tutte le aree poste in prossimità del fiume Arno, è dovuta alle ripetute esondazioni verificatesi nel passato nella pianura pisana.
Per quanto riguarda l’acquifero freatico superficiale, non è stata rilevata la presenza di un falda acquifera vera e propria ma solo deboli infiltrazioni superficiali; in via precauzionale, considerando che il sondaggio non è stato effettuato sull’area d’intervento, localizziamo il tetto della falda mediamente intorno a ‐2 m dal piano di campagna. Infine, l’area in esame è drenata mediante scolo naturale (Bonifica del Sanguinetto) con recapito nel “Canale Nuovo dei Navicelli”.
Ampie zone del territorio della Vettola ricadono in classe di pericolosità geologico idraulica 3c, alcune parti (in corrispondenza delle depressioni
16
morfologiche) sono in classe 4, altre sono poste in ambito B (in corrispondenza del Canale dei Navicelli) ed altre ancora di modesta estensione situate verso ovest sono in classe 3a.
L’area d’intervento ricade nella classe di pericolosità 3a: ciò significa che il tetto delle argille compressibili è posto a profondità superiore a due metri dal piano di campagna e che dunque non esistono particolari limitazioni nella nuova edificazione. 1.2.3 Collegamenti Via Livo rnes e SS1 - V ia A u re lia S u d S.G.C. FI-PI-LI Lung arn o G ab riele D’An nunz io
La scelta ubicazionale di un insediamento dipende dai canali di traffico esistenti; essenzialmente il movimento è una forza di localizzazione e la domanda di mobilità è determinata dall’uso del suolo. L’area d’intervento si collega al centro urbano mediante un’unica arteria di scorrimento, la Via Vecchia Livornese, classificata del Regolamento viario del comune di Pisa, come strada urbana locale interzonale primaria. Quest’aspetto risulterà determinante nella ripartizione delle superfici fondiarie per destinazione d’uso.
17
Nella foto sono evidenziate le arterie di comunicazione più significative. Considerando che la S.G.C. è in rilevato, l’unica possibilità di accesso a La Vettola è rappresentata dalla Via Vecchia Livornese; quest’ultima in alternativa al Viale D’Annunzio svolge un importante compito di connessione tra il centro cittadino ed il litorale pisano. In questa porzione i tracciati viari storici secondari, quali la via Minore e il tratto iniziale della via Vicinale del Prataccio, risultano gli unici elementi di raccordo con le zone a sud del tracciato tranviario. 1.2.4 Sistema Clima Le informazioni relative al sistema clima si ricavano dalla lettura del Piano Strutturale, in particolare dal documento “Elementi per la valutazione degli effetti ambientali”.
Per l’analisi delle condizioni climatiche il Piano Strutturale utilizza i seguenti dati:
• dati meteorologici della stazione dell’aeroporto di S. Giusto relativi al quarantennio 1951‐1991, elaborati dall’ARPAT17.
• dati meteorologici di 2 stazioni (Metato e S. Ermo) facenti parte della rete di rilevamento dell’ARSIA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricoloforestale) della Regione Toscana.
1.2.4.1 Temperature
Nella tabella e nei grafici seguenti sono riportate le temperature medie minime e medie massime mensili, rilevate dalla stazione meteorologica dell’Aeroporto Militare di S.Giusto.
Si può osservare che le temperature minime risultano sempre superiori allo zero, e l’escursione termica (Tmassima ‐ Tminima) si mantiene intorno alla decina di gradi per tutto l’anno. Il mese mediamente più freddo risulta essere Gennaio. Lunghi periodi freddi o torridi sono eccezionali.
18
Mese Tminima(°C) Tmassima(°C)
gennaio 2,3 11 febbraio 3 12,2 marzo 4,9 14,9 aprile 7,3 18 maggio 10,7 21,9 giugno 14,3 25,7 luglio 16,8 29 agosto 16,9 28,7 settembre 14,5 25,7 ottobre 10,6 21 novembre 6,4 15,4 dicembre 3,5 11,7 1.2.4.2 Precipitazioni
Nei grafici che seguono si riportano i dati di piovosità media mensile rilevati dalla stazione meteorologica dell’Aeroporto Militare di S. Giusto. Il mese di Novembre è mediamente quello più piovoso (vicino ai 140 mm di pioggia). La stagione invernale (Dicembre‐Marzo), particolarmente interessata dai fenomeni d’inquinamento, presenta una piovosità media di 90 mm.
Andamento medio delle temperature minime e massime, stazione meterologica S.Giusto
2,3 3 4,9 7,3 10,7 14,3 16,8 16,9 14,5 10,6 6,4 3,5 11 12,2 14,9 18 21,9 25,7 29 28,7 25,7 21 15,4 11,7 genn aio febb raio mar zo april e mag gio giug no lugl io agos to sett em bre otto bre nove mbr e dice mbr e T(°C) Tmassima(°C) Tminima(°C)
19
1.2.4.3 Anemometria
Nella tabella che segue sono riportati i valori medi di velocità del vento per ogni mese e per diverse fasce orarie giornaliere, rilevati nella stazione meteorologica di S. Giusto. Si nota che questi valori sono sempre molto modesti, e raggiungono i massimi solo nelle ore
pomeridiane dei mesi più caldi. Si tenga comunque presente che in questi valori medi sono conteggiati anche i periodo di calma di vento, che costituiscono una parte predominante di tutti i fenomeni esaminati.
20
Nella figura che segue sono riportate le percentuali di occorrenze delle direzioni medie (1951‐1991) del vento. Le direzioni prevalenti si situano sull’asse Est (terra) ‐ Ovest (mare), mostrando chiaramente il regime di brezza.
Distribuzione percentuale delle direzioni di provenienza del vento, calme escluse (1951‐1991).