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Psicologia della formazione — Portale Docenti - Università  degli studi di Macerata

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Academic year: 2022

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(1)

Narrazione ed identità collettiva:

un’esempio aziendale

Cesare Kaneklin

Maria Cristina Isolabella

(2)

Premessa

Il tempo

In contesti socio-organizzativi, lavorando su problemi reali, di natura umana e sociale

complessi, è necessario porsi in una prospettiva di medio-lungo periodo.

ATTENZIONE:

Il processo è di lunga durata

non l’intervento dei formatori

(3)

Il caso: media impresa familiare del settore manifatturiero

( tipico anche delle nostre zone marchigiane, dove famiglia e impresa si mescolano ed è difficile

una concezione meccanicistica dell’organizzazione )

320 dipendenti Opera

Produce attraverso 3 stabilimenti nel nord Italia (mercato italiano, statunitense,

tedesco e giapponese)

(4)

L’esperienza inizia nel 1992….

Richiesta iniziale: a noi si rivolge il Direttore generale, 40 anni, figlio del Presidente

Due problemi:

1. Conflitto con il padre derivante dal progetto di ristrutturazione aziendale che prevede

l’accorpamento in un un’unica sede. Il conflitto ha elevate valenze emotive

2. Difficoltà ad assumere un ruolo professionale in seno al board direzionale (lui e 9 altri direttori) che non esprime unità di intenti e di azioni

(5)

L’esperienza inizia nel 1992….

Nel 2° semestre del 1992 il gruppo dei formatori incontra il D.G. altre 4 volte

I formatori volevano

1. Capire se il D.G. voleva un aiuto e un supporto personale o un intervento sui problemi aziendali ( i

formatori dai vari colloqui optano per la 2° ipotesi) 2. Ragionare con il D.G. sulla sua richiesta di formazione

per il gruppo dei Direttore: andare sarebbe stato presentarsi come alleati contro la Direzione

(6)

La costruzione di uno spazio discorsivo:dicembre 1993

Il D.G inizia a modificare la percezione dell’azienda e il suo operato (mette anche in discussione tra sé la decisione dell’accorpamento)

Questo porta al primo colloquio tra 1. consulenti/formatori

2. Presidente

3. Direttore generale

Per parlare di questa ipotesi di lavoro con la Direzione

(7)

La costruzione di uno spazio discorsivo:dicembre 1992

L’incontro tra Presidente (padre) e Direttore generale (figlio) evidenzia subito problemi di tipo affettivo,

competitivo

Il padre ha un atteggiamento paternalistico e critico (anche se benevolo) e di diffidenza nei confronti dei formatori

Entrambi sono molto dispiaciuti del fatto che i loro problemi si riflettano sull’azienda.

Si decide di fare una (!!) giornata di formazione per il board direzionale (9 direttori più il figlio)

(8)

La costruzione di uno spazio discorsivo:dicembre 1992

La formazione si farà

sull’analisi della cultura aziendale, così come si può ricavare dal reale

funzionamento dell’azienda

• Un colloquio di due ore con ogni direttore

• compilazione di un questionario sui valori che caratterizzano la cultura dell’azienda

(9)

Ci si prepara al luglio ‘93

Il questionario aveva la funzione di rimanere più distaccati e meno coinvolti, i suoi dati permettono di acceder allo spazio della metafora, in uno spazio intermedio tra ciò che è e ciò che non è e in cui è possibile sospendere massicce

identificazioni affettive. Il materiale raccolto serviva per la giornata di luglio.

(10)

Ci si prepara al luglio ‘93

I colloqui:

si conferma una modalità di funzionamento comune e, inconsapevolmente condivisa, di bassa integrazione.

Il board si divideva tra

• Chi stava a guardare il conflitto tra padre e figlio

• Chi stava dalla parte o del padre o del figlio

Questa realtà non era assolutamente esplicita in azienda

(11)

Ci si prepara al luglio ‘93

Due modalità di risposta del gruppo di direzione al vissuto aziendale

1. Il ricorso alla “gerarchia”, con un atteggiamento passivo e da osservatore (“vediamo ora cosa faranno…)

2. Una presa di distanza affettiva dai problemi, di chi si ferma a guardare i problemi

(12)

Ci si prepara al luglio ‘93

Da qui si andavano precisando le piste di lavoro per la riunione di luglio ed anche le difficoltà.

Difficolta:

• impossibilità da parte del gruppo di direzione di pensare ai problemi in presenza di emozioni molto forti (trasformate in manifestazioni private di insoddisfazione, di timore e di

aggressività verso i colleghi)

• necessita di aiutare il gruppo di direttori a “mettere a

massa” l’aggressività agita, e osservare gli accadimenti in modo diverso

(13)

Ci si prepara al luglio ‘93

(centrare l’attenzione sul problem setting e non sul problem solving)

Guardare i problemi, conoscerli confrontandoli con le false spiegazioni di un mondo aziendale statico e non adegatamente interpretato.

Tutto il lavoro di un anno era servito a proporre

una giornata di formazione in cui fosse possibile

un linguaggio secondo dimensioni meno operative,

assertive e dimostrative, per accogliere anche

dimensioni che possiamo definire più affettive,

simboliche, orientate alla comprensione

(14)

Luglio ‘93

Nella giornata si lavorò principalmente sui risultati dei questionari

Il clima di coinvolgimento era alto

Anche i Direttori erano soddisfatti dal momento che si poteva parlare di problemi aziendali, di rapporti tra proprietà ed azienda cosa impensabile fino a poco tempo prima

La giornata andò molto bene e servì a capire che

• erano stati accomunati e confusi due problemi diversi

Il problema della diarchia, fatto personale tra padre e figlio, anche se connesso all’azienda e alla transizione

E quello della fluttuazione da un funzionamento personalistico e individualistico (passato) ad uno regolato sulla base di informazioni e di risultati (passato)

(15)

Luglio ’93/settembre ‘93

Il lavoro evidenziò un’aspirazione condivisa della direzione verso un funzionamento più orientato ai risultati, anche se la situazione attuale era di stallo e di incertezza.

I formatori decisero di stendere un documento sui lavori.

Nel settembre ’93 i formatori si incontrano con padre e figlio per discutere sul documento e poi fu fatto un colloquio con la Direzone

Vengono proposti due setting differenti

–Uno privato/casalingo tra padre e figlio

–Uno aziendale (4 incontri con la direzione) per capire insieme su come capire meglio e gestire la fase della transizione

per sottolineare la connessione, ma anche la distinzione tra storie familiari e storie aziendali

(16)

Scrivere un libro

Il clima è più disteso e non si confonde più casa e bottega Il D. G. lavora con il board che sta imparando a lavorare come gruppo di lavoro, non senza traumi (3 direttori se ne sono andati e non verranno sostituiti)

Si introduce la nozione di “dialogo aziendale”, dopo aver appreso ad ascoltare le verità di tutti

Volevamo uno strumento che potesse comprendere e raccontare la storia dell’azienda tra il passato e il futuro

Nasce l’idea del libro

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