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MI FIDO DI TE : UNA MATERIA PER RIFLETTERE

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Academic year: 2022

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I. I. S. P.T.C. "CASAGRANDE- CESI"

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“MI FIDO DI TE”: UNA MATERIA PER RIFLETTERE

Oggi, lunedì 07/11/2016, abbiamo visto in classe il video della canzone dal titolo “Mi fido di te” – tratta dall’album “Buon sangue”, 2005 – scritta da Lorenzo Cherubini, “Jovanotti”. Il video, girato a Budapest, ha come protagonista lo stesso Jovanotti insieme ai molti personaggi che incontra nel suo camminare attraverso diversi ambienti. Devo dire che l’analisi avrebbe potuto essere più approfondita e meditata se fossimo riusciti ad esprimere un maggior numero di contributi e a mediare tra essi per incanalarli verso la costruzione di un quadro collettivo condiviso. Fare “rete”

però non è sempre facile. Colgo l’occasione per ringraziare coloro che hanno partecipato esprimendo e condividendo, in modo ordinato ed efficace, le proprie opinioni gettando così le fondamenta di quest’analisi.

Le domande alla base della nostra riflessione erano:

1. Quali sono per te le scene più significative del video e il suo senso generale?

2. Quali sono gli oggetti-simbolo, i comportamenti-simbolo espressi?

Foto: Jovanotti si allontana con la bambina

Link al video della canzone: https://www.youtube.com/watch?v=LvG12qnnY_g

Prima di riportare, in forma di mappa, i vostri interventi, non posso non osservare come questo video sia pieno di simboli, tanto che, dalle sue immagini, può scaturire una pioggia di significati i quali possono essere intertessuti in vari modi, per dar corpo a numerose tematiche che, tuttavia, orbitano intorno ad un unico centro: l’apertura fiduciosa al prossimo attraverso il dono di sé.

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UNA BELLA STORIA… DA “LEGGERE”

Jovanotti cammina con la sua chitarra, c’è il sole. Ad un incrocio incontra una donna.

Jovanotti – donata la sua chitarra – cammina ancora, e ancora, questa volta da spettatore della vita.

Poi torna protagonista, alla fine del video, chiudendo così il suo scambio: chitarra (donata all’inizio) – pistola (ricevuta alla fine e buttata!). L’ultimo dono scambiato è quello di una bambina. Uno scambio che non si lascia inquinare dalla malvagità dell’oggetto offerto ma che torna a testimoniare – per l’ennesima volta e al massimo grado – la cosa più importante: la fiducia reciproca. Poi Jovanotti riprende il suo cammino, non è più solo: ora al suo fianco c’è la bambina. Quella bambina che ha annullato la malvagità mascherata da dono (significativa la “mimetica” indossata dai soldati) non utilizzando la pistola del soldato ma passandola semplicemente a Jovanotti, affidandola cioè ad un presente riconosciuto responsabile, che suggella definitivamente la rinuncia all’odio sbarazzandosi di quell’arnese mortifero. Il video si chiude con il presente (Jovanotti) e il futuro (la bambina) che camminano insieme, fianco a fianco, consapevolmente liberatisi dei “semi” del male e avendo fatto germogliare ancora, armoniosamente, la fiducia reciproca. Jovanotti (il presente) confida nel futuro, si affida1 ad esso, alla bambina, nonostante i presagi di morte che inizialmente reca con sé. Il futuro invece, rappresentato dalla bambina, si affida alla parte migliore del presente (Jovanotti), quella che crede ancora nella bontà dell’uomo, nella sua capacità di far dono di sé e di saper affrontare, a viso aperto, la violenza, con la salda promessa di rinunciare a moltiplicarla. Il cammino non finirà certamente qui, prosegue infatti nel finale: qualcuno dovrà ancora superare l’indifferenza, riprodurre l’amore del dono, farsi umile per ricevere, forse dovrà ancora riuscire a fidarsi dell’altro nelle situazioni più pericolose, per arginare il nero inchiostro dell’odio e della violenza che, a volte, intorbida fiume limpido dell’amore e della fiducia reciproca. Il mondo stesso dovrà tentare di realizzare ovunque quell’unione avvenuta tra Jovanotti e la bambina.

Il tema del video è la vita, intesa come viaggio di relazione con il prossimo. Una relazione di scambio fiducioso che, nella disposizione a “perdere qualcosa”, si arricchisce costantemente. Il tema è anche quello della scelta: moltiplicare la violenza o disattivarla? Essere insieme, nel dono di sé, o restare soli e indifferenti? Specchiarsi nell’altro o essere ciechi a sé stessi?

All’inizio, ciascuno riceve delle cose e ne dona altre. Donare infatti, è offrire qualcosa che racconti cosa si è nel profondo, è spendere la nostra unicità per gli altri, è saper accettare il dono altrui e

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ricambiare: Jovanotti dona la sua chitarra (la musica), la casalinga la sua borsa della spesa (il cibo), il professionista la sua valigetta (il sapere). Poi il flusso si riduce. Accade quando il ragazzo a mezze maniche scende in basso, nella semioscurità, dirigendosi verso la metro. Qui non si cammina più, è il luogo dove si attende, fermi, sopra un vagone, dove ci si lascia trasportare nei sotterranei, illuminati soltanto dalla luce artificiale. Il ragazzo non ha donato nulla a quel signore che gli ha affidato la sua valigetta. Donerà poi quella stessa valigia che non contiene nulla di suo, di personale, nulla che gli

“costi” veramente qualcosa e che racconti, che insegni (lasci un segno), qualcosa di sé. “Cosa sei disposto a perdere?”. Il senso del dono non può stare dentro un regalo riciclato. Forse questo ragazzo è troppo orgoglioso e pensa di non aver bisogno di nulla, infatti non prova nemmeno ad aprire la valigetta ricevuta, però la prende… perché? Perché tutti noi – chi più, chi meno – viviamo all’interno di relazioni: sta a noi poi renderle autentiche o meno, aprirsi scambiando o semplicemente “far passare” di mano in mano. Per esempio, chi ascolta le nostre confidenze per poi rivendersele al primo che incontra, è un buon amico? O forse deve ancora crescere, maturare? Forse costui non si è lasciato arricchire dalle nostre parole, non ha mai realmente aperto la porta del cuore e così ha anche avuto il timore di offrire in cambio qualcosa di sé. Il ragazzo della valigetta infatti non offre nulla all’uomo che gliel’ha donata, né dona niente di suo alla ragazza che incontra sulla metro.

Non ha realmente accettato il dono ricevuto (non apre la valigetta), né è stato capace di offrire qualcosa di sé agli altri. Ha fatto un po’ come i pettegoli che ricevono senza prendere ed offrono senza “soffrire” il costo del dono.

Poi c’è la ragazza seduta sulla metro. E’ lei che chiude la prima sequenza di scambi. La chiude perché non dona nulla, non si apre a nessuno. Forse rappresenta chi, per sfiducia o paura nei riguardi del prossimo, o per egoismo, resta chiuso in sé stesso. Preferisce non rischiare l’incontro, non mettersi in gioco laddove, perdendo qualcosa, si ha però occasione di crescere e far crescere. Cosa significa lo specchio? Forse che specchiandosi si rischia di diventare come Narciso, di trascorrere la propria vita nella contemplazione di sé senza mai riuscire a trovarsi, a ri-conoscersi veramente, perché si è felici di come ci si vede ma si è anche consapevoli di non corrispondere realmente a quell’immagine fasulla. Si può essere specchio di sé? Oppure nello specchio della nostra coscienza siamo sempre riflessi accanto al nostro prossimo? Anzi, è proprio il nostro prossimo a farci da specchio? L’abbiamo visto nella storia de “L’anziano e il cagnolino”, citando Debbie Ford: “Non possiamo vedere noi stessi:

dobbiamo avere uno specchio per farlo. Voi siete il mio specchio e io sono il vostro”. Lo specchio qui è quel signore brizzolato che mangia la mela della casalinga e che offre la sua 24 ore. E’ lui lo specchio

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nella coscienza della ragazza della metro, è l’immagine di sé che trova riflessa in quello specchio, un’immagine a cui manca esattamente l’esempio offerto da quell’uomo.

Poi c’è il barbone. Una persona che ha perso fiducia in sé e nel futuro e, ritenendosi incapace di dare qualsiasi cosa agli altri, si accontenta soltanto di ricevere, magari doni sentiti più come un dovere che come una gioia da parte di chi li offre. Finché arriva l’orologio… Il simbolo stesso del tempo. Un tempo che è soltanto attesa per chi è rassegnato. Un tempo però che è anche l’occasione donata alla vita. Quest’occasione sentirà nuovamente di avere quel barbone nel ricevere l’orologio. Per lui quell’orologio ha fatto da sveglia. E’ allora che decide di donare la sua mantella: certamente l’oggetto più prezioso che ha. Un riparo, una protezione per chi la possiede. Ma è veramente un’occasione quella che la società gli ha offerto? O era semplicemente il valore monetario dell’orologio? La società non accetta il dono del povero, non lo ammette, perché la fa sentire sporca.

Lo sporco di quel barbone è precisamente il suo sporco: uno sporco che si preferisce nascondere ed escludere in un angolo, anziché accogliere ed averne cura. Così il risveglio di chi è rassegnato corrisponde, spesso, soltanto a un’illusione: il destarsi diventa un entrare in un sogno ingannevole dove, alla fine, ogni cosa sperata si dissolve nuovamente. Eppure l’anziano troverà anche lui a chi affidare le sue speranze, il suo dono per l’altro: a Gesù. Un Gesù che soffre proprio come lui e che, proprio come lui, non è rassegnato. Un Cristo tra i banchi di una chiesa: “tra”, non “oltre”, nel lontano orizzonte dell’altare. Gesù in mezzo agli uomini, che soffre e spera con loro.

La speranza nel futuro compare per la prima volta in scena vestita di rosso. E’ il colore della mantella del barbone, donata a Gesù. Un rosso che è innanzitutto passione per la vita, da spendere; che è sangue, quello versato da Gesù; che rappresenta la concretezza dei gesti che “costano”, quelli che si fanno soltanto se non si è persa la speranza e dunque si è ancora capaci di donare, di donarsi. La bambina dona un ciondolo a forma di due cuori – uno più grande ed uno più piccolo – che si compenetrano. Uno è il suo, l’altro – probabilmente – è quello del mondo che accoglie la sua vita.

Lei vive nell’innocenza e nella fiducia di questa unione, e vuol condividerla. Il soldato ricambia il suo gesto con una pistola: questa riassume un altro insegnamento, opposto al suo, è la lezione che probabilmente ha appreso il soldato stesso dal mondo. E’ un insegnamento che può contagiare, perché il male si apprende tanto in fretta quanto il bene, e costa meno insegnarlo. La bambina però non coltiverà il germoglio del male che ha ricevuto, non lo accoglierà in modo acritico e, alla fine, non lo farà fiorire. Forse rinuncia perché ha avuto occasione di incontrare – proprio insieme al male

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con uno sguardo, che i cuori degli uomini sono realmente compenetrati l’uno nell’altro, come è

“scritto” nel suo ciondolo. Jovanotti non ha paura, ha fiducia invece in una comprensione affidata a qualcosa di molto più grande delle parole. Questo incontro dissolverà ogni dubbio insinuatosi nell’innocenza della bambina, gli confermerà che il mondo intorno sé, può effettivamente esser nato per rendersi innocente. Così la bambina si affida a Lorenzo e a lui affida anche quel simbolo di malvagità ricevuto, divenuto ormai innocuo come il sedimento cristallizzato sul fondo di un’acqua limpida. Non si creerà vincolo tra la mano di Lorenzo e quella della bambina: nessuno andrà avanti, nessuno dovrà seguire. C’è piuttosto il legame offerto dalla libertà della scelta, una scelta che, se condivisa, esprime il suo vincolo supremo nella reciprocità dello stare insieme. Penso a due frasi di Camus: “Non camminare davanti a me, potrei seguirti. Non camminare dietro di me, potrei non esserti guida. Cammina al mio fianco, ed insieme troveremo la via”, e: “La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente”. Un gesto coraggioso nel presente – come quello di Jovanotti che si affida ad una “bambina armata” – può aprire un futuro luminoso.

Ringrazio Francesco e Riccardo per aver osservato che, nel video, si ha un ripetersi di alcune scene. Il loro intervento ci ha consentito di aprire a questa domanda: “qual è il possibile significato di questo ripetere?”. In classe ho proposto la prima risposta che mi è venuta in mente: “per sottolineare le scene più importanti”. Ma Riccardo ci ha fatto notare che si ha una ripetizione anche del fotogramma in cui il ragazzo a mezze maniche scende verso la metro. Dunque anche questa è una scena-chiave? Si è aperto così un nuovo scenario di approfondimento ed affermata una forte motivazione a comprendere questo aspetto. Rivedendo il video più volte, ho deciso di annotare tutte le scene in cui si aveva una replica di immagini. Ecco le immagini che si ripetono, ordinate temporalmente:

1. Jovanotti cammina “alla luce” – Jovanotti cammina “alla luce”;

2. Jovanotti cammina “alla luce” – Jovanotti cammina “alla luce”;

3. Jovanotti cammina “alla luce” – Jovanotti cammina “alla luce”;

4. Volgersi verso – volgersi verso (Jovanotti e la ragazza con la spesa si rivolgono reciprocamente lo sguardo);

5. Dare la chitarra – dare la chitarra (Jovanotti);

6. Ricevere la chitarra – ricevere la chitarra (la ragazza);

7. Ricevere (mangiare) la mela – Ricevere (mangiare) la mela (il signore brizzolato che ha ricevuto dalla ragazza la busta con la spesa);

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8. Dare la valigia – dare la valigia (il sig. brizzolato);

9. Ricevere la valigia – ricevere la valigia (il ragazzo con le mezze maniche);

10. Scendere in basso – scendere in basso (il ragazzo con le mezze maniche, verso la stazione metro);

11. Il ragazzo cammina nel sotterraneo – il ragazzo cammina nel sotterraneo;

12. Il ragazzo si rivolge verso una ragazza – il ragazzo si rivolge verso una ragazza (seduta nella metro);

13. Ritornello “mi fido di te” associato al volto di Jovanotti rivolto verso lo spettatore;

14. Guardarsi allo specchio – guardarsi allo specchio (la ragazza sulla metro);

15. Ritornello “mi fido di te” + domanda “cosa sei disposto a perdere?” associati al volto di Jovanotti rivolto verso lo spettatore. [Considerazione personale: sembra dire alla ragazza:

“cosa sei disposta a perdere?”. Non “perderà” nulla.]

16. Stare straiato del barbone – stare sdraiato del barbone (alla luce del giorno). [Considerazione personale: il barbone è fermo, non dona nulla, attende soltanto];

17. Volgersi del barbone verso una donna – volgersi del barbone verso una donna, e contemporaneo donare della donna – donare della donna (una donna in tailleur dona un orologio al barbone);

18. Alzarsi – alzarsi (del barbone). [Considerazione personale: il barbone matura fiducia in sé e nel prossimo, ha di nuovo speranza nelle relazioni];

19. Donare – donare (il barbone tenta di donare ai passanti “ricchi” la sua mantella);

20. Avvicinarsi a Gesù – avvicinarsi a Gesù (il barbone entra in chiesa varcandone la soglia);

21. Donare – donare (la mantella a Gesù);

22. Ritornello “mi fido di te” associato al volto di Gesù rivolto allo spettatore;

23. Domanda “cosa sei disposto a perdere?” associata ad inquadratura in allontanamento dal crocifisso con replica dell’allontanamento stesso. [Considerazione personale: Gesù, che ha

“perso” la vita per noi, si allontana lascandoci liberi]

24. Avvicinarsi di Jovanotti allo spettatore associato al ritornello “mi fido di te” + domanda “cosa sei disposto a perdere?”;

25. Allontanarsi progressivo della bambina sul ponte, in direzione dei soldati;

26. Avvicinarsi di Jovanotti nella direzione della bambina;

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28. Donare – donare (il ciondolo della bambina ai soldati);

29. Prendere – prendere (la bambina prende la pistola);

30. Puntare avanzando – puntare fermandosi, poi puntare – puntare – puntare, la pistola verso Jovanotti (da parte della bambina);

31. Ritornello “mi fido di te” associato al volto della bambina mentre consegna la pistola a Jovanotti. [Considerazione personale: in questo caso è la bambina che esprime fiducia sia verso Jovanotti che verso lo spettatore cioè verso gli adulti, verso il mondo intero];

32. Nota: il donare la pistola a Jovanotti, da parte della bambina, è l’unico gesto di dono che nel video non è sottolineato con un doppio del fotogramma. Perché? Perché i bambini sono disposti a perdere tutto, non solo semplici oggetti! Questo non è un evento eccezionale da mettere in risalto, è la norma. I bambini donano sé stessi, la loro fiducia nel prossimo è un affidarsi totale. Per questo il passaggio della pistola non è sottolineato con la stessa modalità degli altri doni (con il doppio fotogramma), è invece associato al ritornello “mi fido di te” che dice molte più cose;

33. Domanda “cosa sei disposto a perdere?” mentre Jovanotti e la bambina camminano insieme.

[Considerazione personale: quel piccolo mondo “a due” ha ancora in seno una pistola… “cosa è disposto a perdere? In questo caso si dovrà rinunciare alle cose negative, si deve esser disposti a rinunciare alla violenza. Segue infatti il gesto del lancio della pistola, rimarcato da due diverse inquadrature];

34. Il camminare apre il video e lo chiude. Questa volta però si cammina in due (è il trionfo della fiducia su tutte le situazioni caotiche e incerte descritte nel testo della canzone. Come a voler sottolineare che, alla fine, la “voglia di volare” ha davvero la meglio sulla “paura di cadere”).

Da quest’analisi sorgono alcune nuove considerazioni.

Il tema del cammino (metafora della vita) è il tema che apre, che fa sviluppare, e che chiude il video.

Con la differenza che – come già detto – alla fine, si cammina insieme: Jovanotti e la bambina (il presente, con le sue incertezze ed inquietudini, e il futuro, come speranza confermata dal presente).

Poi c’è il tema dell’incontro, del volgere lo sguardo all’altro per poterlo incontrare. La possibilità dell’incontro – e poi dello scambio – dipende da noi, da quanto orientiamo il nostro sguardo, da quanto siamo attenti allo sguardo altrui e, di tutte queste cose, è necessaria la volontà. L’incrocio degli sguardi è inizialmente reciproco, quasi contemporaneo, poi lo sarà sempre meno e gli scambi saranno meno “fluidi” (al barbone saranno addirittura negati). Si può osservare che, nei primi tre

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scambi (Jovanotti–ragazza; ragazza–uomo brizzolato; uomo brizzolato–ragazzo con le mezze maniche), chi riceve si trova sempre in piedi ed in movimento, come ad esprimere una certa disponibilità, una propensione a “stare al gioco dello scambio”. Poi – cominciando dalla ragazza seduta sulla metro e continuando con il barbone e i soldati – tutti i donatari riceveranno donazioni stando fermi, come se, colui che dona, dovesse sostenere da solo lo “sforzo” necessario all’incontro e allo scambio. Più il video va avanti più aumentano gli scambi “falliti” (la borsa dell’uomo brizzolato sarà accettata solo al secondo tentativo, la ragazza della metro non donerà nulla, il barbone non riuscirà a donare nulla di sé ai passanti). Si nota anche che, ad un certo punto, chi offre qualcosa non riceve nulla dalla persona a cui ha donato, ma da altri personaggi (es. l’uomo brizzolato non riceve nulla dal ragazzo con le mazze maniche, così il ragazzo con le mezze maniche non riceverà nulla dalla ragazza della metro e anche la donna che dà l’orologio al barbone non riceverà nulla in cambio da lui). La simmetria nel donare è ripristinata soltanto alla fine del video quando la bambina, che ha donato la sua catenina ai soldati, riceve in cambio da questi una pistola. Questa perfetta reciprocità è però da intendersi in senso negativo perché è una reciprocità di opposti: si fa dono di un bene, si riceve in cambio un male.

Rispetto alle ripetizioni d’immagine, che ci hanno fatto notare Francesco e Riccardo, mantengo l’opinione iniziale: credo siano molto simili a passaggi di evidenziatore su un testo scritto, credo servano a porre in risalto qualcosa. Ad essere messe in risalto sono le azioni del camminare, quella del volgersi verso l’altro, quelle del donare e del ricevere, quella dello scendere in basso (lo scendere è inteso probabilmente come volontà di allontanarsi dal bene), quella dell’alzarsi del barbone (inteso come volontà di aprirsi nuovamente al prossimo), quella del fallimento nel donare subito dal barbone (da intendersi forse come la frustrazione spesso subita da chi si apre spontaneamente agli altri), quelle dell’allontanarsi e dell’avvicinarsi (l’allontanarsi della bambina in direzione della malvagità – verso i soldati – e l’avvicinarsi di Jovanotti alla bambina, seguito infine da un allontanarsi insieme, verso il futuro, la speranza). Molto significative sono infine le inquadrature “di viso” di alcuni personaggi, eseguite in corrispondenza del suono delle parole del testo: “mi fido di te” e “cosa sei disposto a perdere?”. A esprimere il messaggio di fiducia e la richiesta di disponibilità sono dapprima il volto di Jovanotti – autore della canzone e promotore del messaggio –, poi Gesù, che ha donato la sua vita per noi e che attende – sacrificandosi perennemente – la nostra risposta di amore universale e, infine, il volto della bambina: l’immagine della vita nella sua condizione di innocenza, di

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