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Cosa può fare chi è pieno di debiti? Debiti con banche, Fisco, fornitori, privati, debiti di lavoro: tutti gli strumenti per tornare a vivere.

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Soluzioni ai debiti

Autore: Redazione | 01/07/2021

Cosa può fare chi è pieno di debiti? Debiti con banche, Fisco, fornitori, privati, debiti di lavoro: tutti gli strumenti per tornare a vivere.

L’ordinamento prevede numerose soluzioni ai debiti: soluzioni che dipendono principalmente dall’entità del debito stesso e dalle garanzie di cui dispone il debitore. In presenza di un soggetto solvibile, sarà più difficile trovare un metodo per non pagare o per pagare meno rispetto a chi è nullatenente. Ecco allora alcuni

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strumenti riconosciuti dalla legge e dalla pratica commerciale.

Cosa può fare chi è pieno di debiti?

Il nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza (la vecchia legge fallimentare) contiene una sezione dedicata al cosiddetto «sovraindebitamento»

ossia a quelle situazioni in cui il debitore non è in grado di far fronte ai propri debiti.

In particolare, per tutti quei casi in cui la crisi non è stata determinata da malafede o da grave colpa, è possibile ottenere la cosiddetta «esdebitazione» ossia la liberazione dai debiti e dall’eventuale pignoramento.

Vi può accedere sia il privato, cioè chi ha contratto il debito per scopi personali o familiari, sia colui che si è indebitato a causa del lavoro (imprenditore, professionista).

Se, di regola, con l’esdebitazione è possibile ottenere una decurtazione – anche sostanziosa – dei propri debiti (anche quelli con il Fisco), una recente riforma ha aperto la possibilità di liberarsi di tutte le passività senza offrire nulla in cambio, ossia senza pagare niente. Tale beneficio però può essere concesso una volta sola nell’arco della vita.

Se nei successivi quattro anni «sopravvengano utilità rilevanti, che consentano il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore al dieci per cento», il debitore dovrà assolvere ai propri obblighi di pagamento.

Se il debitore è un privato, la cancellazione (parziale o totale) dei debiti si ottiene con un ricorso in tribunale presentato con l’assistenza di un Occ (Organismo di composizione della crisi). Tale procedura andava prima sotto il nome di «piano del consumatore»; oggi invece si chiama «ristrutturazione dei debiti del consumatore». Viene depositata un’istanza con cui, rappresentate le “disperate”

condizioni economiche del ricorrente, si chiede la cancellazione dei debiti a fronte di un pagamento minimo (o, come detto, quando non il debitore non ha alcun reddito o patrimonio, senza pagare nulla). Varie possono essere le soluzioni offerte dal debitore come, ad esempio, la vendita di un immobile con soddisfazione dei creditori sul ricavato, la cessione di una parte dello stipendio o della pensione e così via.

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Al ricorso deve essere allegata una relazione, redatta dall’Occ, contenente una valutazione sulla completezza e l’attendibilità della documentazione depositata a corredo della domanda e che illustri la situazione economica, patrimoniale e finanziaria del debitore.

Il giudice decide se accordare il beneficio senza tenere conto della volontà dei creditori (non importa quindi se uno o più creditori si oppongono e non intendono concedere il saldo e stralcio).

Diversa è la procedura quando i debiti derivano dall’esercizio dell’attività lavorativa (professionale o d’impresa). Un tempo, si chiamava «accordo di composizione della crisi», ora è chiamato «concordato minore». In questo caso, dopo il deposito del ricorso al giudice, redatto sempre con l’assistenza dell’Occ viene chiesto ai creditori di votare e di dare il proprio consenso. L’esdebitazione passa solo se c’è una maggioranza pari al 60% dei crediti stessi.

Terza e ultima possibilità per liberarsi dai debiti è la liquidazione dei beni del debitore con l’accordo dei creditori, per soddisfare questi ultimi, che oggi si chiama

«liquidazione controllata del sovraindebitamento».

Restano esclusi dall’esdebitazione:

gli obblighi di mantenimento e alimentari;

i debiti per il risarcimento dei danni da fatto illecito extracontrattuale, nonché le sanzioni penali e amministrative di carattere pecuniario che non siano accessorie a debiti estinti.

Cosa può fare chi non riesce a pagare il mutuo alla banca?

Quando il creditore è la banca e non si riesce a far fronte alle rate del mutuo c’è la possibilità di ottenere una «rinegoziazione del mutuo».

La rinegoziazione del mutuo consiste nella modifica di una o più condizioni contenute nel finanziamento. Vi si ricorre quando le condizioni economiche del mutuatario sono cambiate nel tempo e questi ha la necessità di trovare soluzioni più soddisfacenti che gli consentano di sostenere il debito. Con la rinegoziazione è possibile, ad esempio, modificare la durata del mutuo (con allungamento o

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riduzione dei tempi di rimborso), il tasso applicato (da variabile a fisso o viceversa), il sistema di indicizzazione, lo spread, le commissioni legate al mutuo, ecc. Quindi, in pratica, con la rinegoziazione si ridiscutono le condizioni contrattuali del mutuo. Per ottenere la rinegoziazione del mutuo basta rivolgersi alla propria banca spiegando le proprie necessità e il mutato assetto economico-patrimoniale.

Un’ulteriore soluzione consiste nella «surroga del mutuo»: si tratta del diritto di trasferire, in qualsiasi momento, il proprio mutuo presso un’altra banca che conceda condizioni migliori, senza alcun onere a carico del cliente e senza che ciò possa implicare la decadenza da eventuali benefici fiscali. La surroga del mutuo, quindi, consiste nella portabilità del mutuo stesso presso un altro istituto di credito.

Alcune banche sono solite concedere un nuovo prestito per chiudere il precedente e negoziare quello nuovo a condizioni più vantaggiose: è la cosiddetta

«sostituzione del mutuo». Ma non sempre questo espediente è legittimo: se risulta che il debitore non ha le possibilità concrete per poter pagare, il comportamento della banca può essere censurato come concessione abusiva del credito a cliente insolvente.

Inoltre, la giurisprudenza ha ritenuto lecita la pratica di concedere un mutuo fondiario per estinguere un precedente prestito solo se il nuovo finanziamento non è un «mutuo di scopo».

Come trovare un accordo con i creditori con il saldo e stralcio?

Uno strumento molto utilizzato nella pratica commerciale tutte le volte in cui si ha a che fare con un debitore che non riesce a pagare è il cosiddetto «saldo e stralcio». Tecnicamente, si chiama «transazione»: si tratta di un accordo tra creditore e debitore con cui il primo concede al secondo, di solito, o una riduzione del debito a fronte dell’immediato pagamento, oppure una dilazione dei tempi di versamento a fronte però del pagamento integrale. Nulla esclude però delle forme di accordo misto con pagamento parziale e rateizzato.

Il saldo e stralcio non è chiaramente un diritto del debitore poiché richiede un accordo, possibilmente scritto. La possibilità di concludere il saldo e stralcio dipende unicamente dal tipo di garanzie che ha il creditore: se questi già dispone

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di un’ipoteca o ha già ha avviato un pignoramento sul conto corrente del debitore, sarà più difficile che possa rinunciare al soddisfacimento integrale del proprio diritto. Diverso è il discorso dinanzi a un soggetto privo di garanzie o comunque con redditi scarsi.

Come fare se si hanno debiti di gioco?

I debiti di gioco, in realtà, non sono debiti riconosciuti dall’ordinamento. Quindi, anche in presenza di accordi scritti, non è obbligatorio pagarli. Sicché, il creditore non potrebbe mai agire in tribunale contro colui che ha perso una partita a poker o alle scommesse. Conseguentemente, i debiti di gioco non si ereditano.

Chi paga un debito di gioco spontaneamente – senza cioè minaccia – non può più chiederne la restituzione.

Come fare se ho molti debiti con il Fisco?

Chi ha molti debiti con il Fisco e, in particolare, con Agenzia Entrate Riscossione può sempre accedere alla procedura di sovraindebitamento. Oppure potrebbe valutare la possibilità di chiedere una rateizzazione del debito, cosa che impedirebbe pignoramenti, ipoteche e fermi auto.

Il suggerimento più opportuno è comunque sempre quello di avvalersi di un professionista che possa analizzare l’estratto di ruolo per verificare se ci sono – così come succede spesso – cartelle esattoriali cadute in prescrizione o mai notificate e, perciò, non dovute. Non sono pochi i contribuenti che sono riusciti a liberarsi di buona parte del debito fiscale facendo leva su tali eccezioni.

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